Votes given by Wackadoodle

  1. .
    sean
    Sean Bishop
    Maestro degli Spiriti
    “When you light a candle, you also cast a shadow.”
    percettore
    “Ah e pensare che credevo di averti chiesto io di venire per aiutarmi. Invece sei una spia dei Crain”, ovviamente non era così. Nell’ironia si nascondeva una scintilla di verità, certo, ma sapeva fin dall’inizio che era venuta per dare una mano su indicazione di Morgan. Aveva scartato già l’ipotesi che in quella storia c’entrasse anche lo zampino di Caiden. Doveva interessarsi raramente a facilitare il lavoro altrui quando si trattava di qualcosa che probabilmente avrebbe preferito sbrigarsi in prima persona e da solo. Era giusto una supposizione, ma non credeva di essere troppo distante dalla verità. Qualcosa lo metteva in guardia nei confronti del figlio più piccolo di Alan, forse perché non gli somigliava per niente anche se aveva la sua stessa scintilla frenetica nello sguardo, quella che aveva intravisto l’ultima volta che si era fatto vedere ancora vivo. Poi nei suoi occhi non c’era stato più niente se non le fiamme in cui l’avevano bruciato. Era un pensiero fin troppo cupo persino per lui, così lo accantonò tornando sul viso allegro di Nadia. L’impellenza che le impediva di nascondere del tutto il sorriso che aveva accennato sulle labbra finì quasi per far ridere lui. Se non ci fossero state delle vittime, se ogni giorno che lui perdeva non avesse significato nuove morti forse avrebbe riso davvero. Invece espirò pesantemente e annuì. “Va bene, te la faccio vedere, così possiamo metterci a lavoro”.
    Sean voleva mettere testare l’incantesimo che aveva creato per trovare gli altri alloioti e soprattutto risalire al collegamento che aveva con il suo creatore. Per ultima voleva studiare la bussola di Nadia, perché si poteva adattare perfettamente ad un progetto che aveva visto tra gli appunti degli uomini di lettere. Aveva in mente di creare un modo semplice con cui Morgan potesse riconoscere facilmente la presenza di un banditore indipendentemente dal fatto che fosse nascosto nel corpo di un ospite, utilizzare il sangue era indispensabile, ma quasi impossibile da ottenere. Eppure una parte di lui dava già per scontato che un giorno si sarebbe presentato alla sua porta per portargliene un po’, anzi magari direttamente ricoperto di sangue di banditore. Dovette ammettere che forse lo vedeva molto più cruento di quanto non fosse in realtà. I pregiudizi che conservava su quel fronte erano ancora parecchi.
    Si fermò lungo il tragitto per la scalinata di ferro che dal salone conduceva al piano superiore dove teneva solitamente le creature che ospitava. Si voltò in direzione di Nadia con un’espressione seria, “non chiamarla Patrick Swayze, ti prego. Mi fa sentire troppo stupido ogni volta che lo faccio. Chiamala alloiote. È greco… almeno così sembra che sappiamo cosa stiamo studiando”, dettaglio di cui non era ancora del tutto certo. Forse aveva acquisito delle informazioni che li avrebbe aiutati ad uccidere tutti gli alloioti, trovare il loro creatore e toglierlo di mezzo, ma la loro esatta natura… quella era un mistero che si annidava nell’incantesimo che li aveva generati.
    Lo spirito che aveva messo a guardia della porta dissolse il sigillo vedendolo passare e alla fine aprì la porta di ferro con le chiavi.
    “Non dare di matto” fu una battuta anche quella, ma sottendeva una verità diversa, in poche parole “non perdiamo altro tempo”. Ancora non si fidava completamente, avrebbe potuto passare ai Crain anche cose che voleva tenere per sé per il momento, ma voleva la loro fiducia e se passava attraverso Nadia a lui stava bene, anche se non era di famiglia la conosceva da tempo e con lei era molto più semplice parlare, che con Morgan, o Caiden.
    Quando si trovarono di fronte alla creatura, confinata da un incantesimo quasi invisibile se non per il vago bagliore che ne permetteva di riconoscere i limiti, fu come essere davanti ad una macchina creata appositamente per uccidere, posizionata a giusto qualche metro di distanza. Non aveva lasciato quasi più niente intatto, tutti i mobili erano distrutti e le sue catene avevano rune su rune, tra le più potenti che conosceva, per impedirgli di frantumarle.
    “Ti presento la mia nuova ragazza. Abbiamo passato parecchio tempo insieme nell’ultimo periodo, non ama gli spazi stretti, non è una gran chiacchierona e sta lentamente morendo di fame. La nutro con carne di capra, perché ha qualcosa del chupacabra, ma chiaramente non è abbastanza, quindi dobbiamo fare in fretta”, in verità non era esattamente così. Aveva provato diverse combinazioni di carne perché la dieta a base di umani fosse del tutto esclusa dalla sua alimentazione, ma il problema per cui continuava a deperire erano le quantità. Perché anche se non ci avrebbe potuto mettere la mano sul fuoco, probabilmente in quella stanza non c’era un solo alloiote, ma due. Un’informazione del genere avrebbe fatto impazzire i Crain e non potevano farlo prima che avesse tutte le informazioni che gli servivano. Sperava che quella storia reggesse e la facesse desistere dall'indagare ulteriormente.
    “Allora… dobbiamo trovare il suo creatore e i sui simili, tu hai suggerimenti?” annunciò abbassando gli occhi sulla ragazza per scoprire se c'era qualcosa a cui non aveva ancora pensato.
    ©
  2. .
    morgan crain
    changed 32y.o. Voice Song Look Aesthetic
    È quasi ironico che le due persone che sanno di questa storia, entrambe, mi abbiano detto che non dobbiamo ucciderlo. Cioè, capisco che sono un Cacciatore e la gente pensa che tutto quello a cui penso è uccidere e uccidere e uccidere, che è vero per carità, ma fino a qualche mese fa. Anche io sono capace di formare un pensiero come “per uccidere una cosa che non sappiamo come si uccide bisogna prima studiarla”.
    Certo ovviamente il mio studiarla consisterebbe nel prenderla, provare tutti i metodi che conosciamo e vedere quale funziona, che non è esattamente quello che vuole sperimentare Sean e immagino neanche Nadia. Ed è per questo che sono stato tristemente costretto ad accettare le condizioni di Mister Maniaco del Controllo Bishop, per il momento.
    È incredibile come spesso la gente non capisca che sto mentendo.
    Come quando gli ho detto che non ho intenzione di uccidere l’alchimista. Davvero? Che ridere. Okay dai, forse quello è più credibile soltanto perché sono un Cacciatore e non dovrei uccidere esseri umani, ma che dire, dopo aver cacciato da solo per tre anni il mio farmi scrupoli di questo genere è un po’ scemato. Oltre al fatto che lui è più responsabile della morte della mia famiglia rispetto al Patrick stesso in questione, e ho intenzione di fare piazza pulita.
    Completamente.
    Tiro dalla sigaretta ma non le tolgo gli occhi di dosso. È un piacere avere a che fare con una persona che sa come cazzo si lavora con noi Cacciatori, davvero, dopo tutti i casini con gli Uomini di Lettere posso dire quanto cazzo è bello tornare ai miei vecchi, amati, non problematici contatti.
    Nadia è una persona piacevole. Mi rendo conto che è strano dirlo visto che sembra fredda quanto un cubetto di ghiaccio in un bicchiere d’alcool, ma è un complimento questo, giuro. Preferisco gente pragmatica, seria, professionale, piuttosto che tipi che si mettono a indagare nei problemi personali prima di dare una risposta e un aiuto. Dopotutto io di base mi aspetto che la gente si comporti con me ripagandomi con la stessa medicina, se mi tradisci, ti tradisco, se ti tradisco, accetto che tu mi tradisca. Rispetto e serietà, stesso discorso, e soprattutto riservatezza. Questo è il principio di una buona collaborazione. E infatti non ho nessun problema a parlare con Nadia mettendo le cose in chiaro.
    «Sì, è quasi certo che si tratti di un alchimista, probabilmente anche mago nero appunto. Sean dice che con un po’ di tempo potrebbe trovarlo, risalire al luogo in cui l’ha trovato, non so esattamente come ma immagino tu ne possa capire di più» sì quel discorso mi ha un po’ fuorviato, devo ammetterlo, ma non sono un alchimista dopotutto e di queste cose ne capisco il giusto. Quello che mi serve, per ottimizzare lo spazio nel mio cervello e non sovraccaricare la mia memoria.
    Sbuffo una nuvola di fumo, ma ancora continuo a guardarla. Sono più serio adesso nel parlare ma è semplice, appunto, professionalità. Lei sta lavorando, io sto lavorando. Pace. «Ce l’ha Sean, la bestia. Ti posso dare il suo contatto. Purtroppo il maniaco del controllo ha paura che lo ammazziamo prima di lasciarglielo studiare cosa che sinceramente per ora non mi interessa fare, voglio arrivare anche io a chi li sta creando, e ho bisogno di sapere tutto il possibile prima di andarci contro. Non voglio crepare al primo tentativo di uccidere lui» non specifico il soggetto ma insomma è ovvio che sto parlando del responsabile della mia strage famigliare.
    Lascio passare un paio di secondi prima di continuare, nei quali mi porto più avanti verso il tavolo staccando la schiena dalla sedia e puntellando i gomiti sul tavolo, abbasso leggermente la voce, giusto per precauzione anche se qui dentro penso che non ci sia nessuno che si scandalizzerebbe sentendomi parlare di Sean in questo modo. Dopotutto, ha fatto quel ha fatto e la gente come noi non dimentica. «Senti, Nadia, ho un favore da chiederti a questo proposito. Penso che Sean non sia così propenso a dirmi tutto ciò che scopre, non si fida di me e mio fratello, ma questa cosa… è una cosa personale, è vendetta per la mia famiglia, capisci?» è una domanda che diventa retorica nell’attimo stesso in cui la sto pronunciando perché sì, è ovvio che lei capisca. Sta praticamente nei Foulger dopotutto, anche se non proprio.
    «Lo so che capisci, in realtà, fai parte della nostra gente, Sean no. Sean ha tradito i Bishop e si è allontanato dai Cacciatori e fa tutto solo come cazzo gli pare a lui, parlando di una cosa a cui do la caccia da più di tre anni» e infatti lo dico subito dopo, quasi rispondendomi da solo, che lo so che lei può capire quando parlo di vendetta. I Cacciatori vendicano la loro famiglia e Sean si è appropriato di questa cosa. Ho cercato di non focalizzarmici perché non voglio problemi e voglio essere civile, ma è una cosa che resta, e resta davvero tanto attaccata nella testa. «Ho bisogno di avere tutte le informazioni e che non mi metta i bastoni tre le ruote, chiedimi tutto quello che vuoi in cambio».
    CREATURES HUNTER – PARABATAI – DIMENSIONAL POLITICAL REFUGEE – MAINE ACCENT
  3. .
    ghost hunter & perceiver
    hoodoo magician of 28 yo
    Potrei fare una battuta sul freddo pungente, sulla gente che gira da queste parti che non sono poi le peggiori dove andare a pescare creature, ma no, niente. Brutta bestia avere un pensiero fisso. Che poi non è fisso, giusto una cosa che torna di tanto in tanto, una a cui dire no il più delle volte finché non arriva quella che proprio non si riesce a non ascoltare, e... ma a chi voglio darla a bere. Il Jolly, sempre lo stesso posto. Si è già fatta un'abitudine, e questo, sì questo, dovrebbe dirla lunga sul concetto di "pensiero fisso" visto quanto poco tempo passiamo fermi in un solo posto. E io dei posti dove siamo stati ormai saprei dire quali sono i posti dove potermi perdere un po' più di quanto non sappia dire dove si trovano le persone che abbiamo davvero aiutato, e questo è triste. Non era così all'inizio. Quando ero un ragazzino lo potevo capire, ero fottutamente incasinato, ma dopo... dopo ci ho provato davvero. Capito che era una mia responsabilità quello che facevo e non potevo dare la colpa a qualcun altro - una divinità, tipo - ci ho provato. Solo che è questo il punto. È una mia responsabilità. Un mio dovere. Una mia colpa. E io non sono in grado di farlo.
    Secondo mio padre sono a Caccia, o quasi. Abbiamo trovato questo strano picco di schifose aberrazioni che girano di notte, aggrediscono le persone, le solite cose. E quando dico schifose intendo schifose sul serio, non per il simpatico razzismo da Cacciatore che gira tanto fra noi. No, intendo che ieri uno ha iniziato a vomitarmi addosso una sostanza disgustosa, e se non mi fossi ricoperto di una barriera nel giro di un momento chissà cosa mi avrebbe fatto quello schifo. Quindi, secondo mio padre sono a "indagare", ma tanto ha fatto quello sguardo che conosco. Quello di chi ha una reale idea su cosa abbiamo davanti, e non pensa che ce la possa fare. Per questo mi ha dato un compito del cazzo, come chiedere in giro nel quartiere, sapendo che tanto non avrei scoperto niente di nuovo rispetto quanto già sapessi. E quindi eccomi qui. Al Jolly. A prendere un po' di quella roba che mi farà dimenticare tutto. Quello che ho fatto nella mia vita e che rifarò ancora perché non ho mai capito come sia possibile che sia accaduto tutto ciò, gli incubi che stanno tornando e ormai penso non mi abbandoneranno mai. Dovrebbero essere i fantasmi il mio problema, quelli che sento, che so dove sono e mi fanno stare di merda. Non tanto la loro vista, perché ehi, sono forse l'unico percettore che non li vede, che li sente, ma il peggio resta quella sensazione che portano con sé. I brividi, il freddo che sembra venire dall'interno del mio corpo, le viscere che mi si stringono e mi danno alla nausea. Dovrebbero essere loro il problema, ma a quanto pare sono sempre stato io, un po' fuori di testa. Anson pensava che le voci che sentivo da bambino fossero quelli, fantasmi, e mi ha aiutato a controllarle. Ma o mi porto un fantasma addosso, ed è piuttosto improbabile, oppure no, non sono fantasmi, almeno non solo. Sono io. Io che ho di nuovo gli incubi perché non riesco a superare quello che mi è successo, quello che ho fatto, il fatto che da quando avevo meno di dieci anni tutto è diventato mia responsabilità e mi è stato dato troppo potere, e sinceramente non lo voglio. Non voglio poter decretare la fine delle persone, non voglio decidere per gli altri, dio, per quanto non voglia essere nemmeno una completa delusione per mio padre, non voglio neanche occuparmi di creature ma solo di fantasmi, perché quelli almeno sono già morti. Per loro una scelta è stata già fatta, non posso sbagliarmi così tanto, ma le creature... quelle no. Se dovessi sbagliarmi ucciderei una persona che non c'entra niente. Se dovessi sbagliarmi forse ucciderei qualcuno che non se lo merita, e cazzo, io mi sbaglio troppo spesso. Ma queste sono tutte cose che "non voglio". Me lo sono chiesto, in parallelo, allora cosa volessi. La risposta non mi è piaciuta, perché è il motivo per cui sono qui.
    Voglio sparire. Smettere di sentire questa voce nella testa che mi porto dietro da così tanto tempo. Quella che mi ricorda cosa ho fatto, quanto male sia riuscito a fare con così poco, rovinando tutte le persone che avevo intorno. La mia famiglia, quella che non definisco così da tanto tempo, perché ormai la mia famiglia sono i Foulger. E lo vedo che anche per loro non sono esattamente quello che si aspettavano. Ma questo è solo un altro motivo per essere qui, no? Con le mani nelle tasche che a tratti sembra un gesto convulso e lo è, perché quel pensiero fisso, fisso lo è per davvero. È esattamente il punto dove arrivano tutte le strade che cominciano nella mia testa. E sto scalpitando. Non che la tipa di Edward sia in ritardo, ma ogni secondo passato qui fuori senza niente è una fottuta eternità come ogni secondo di pace è invece una frazione infinitesimale di tempo che passa veramente troppo in fretta. Sarebbe stato meglio se fossi rimasto fermo lì, ma l'attesa è snervante. Per questo mi sono mosso. Fermo ad aspettare davanti al Jolly, poi dieci passi per non allontanarmi troppo, e di nuovo lì, nello stesso punto. L'orologio diceva che mancavano dieci minuti e succedono veramente tante cose in dieci minuti. Trenta passi, abbastanza per coprire quel buco di attesa, ma niente. Tornato nello stesso punto di minuti ne mancavano otto. Alla fine di un'altra serie di passi, più breve perché più si avvicinava l'ora dell'appuntamento e meno volevo allontanarmi dal luogo dove dovevamo vederci, l'ho vista. Sinceramente non mi sono mai chiesto troppo chi sia questa ragazza, perché sia finita a fare questo lavoro. Non ha la faccia che hanno di solito le persone che sono al suo posto, ma questa non è una cosa che mi interessa. Brutto da dire, ma quello che mi interessa è quello che ha nascosto nel cappotto o nella borsa, non come sia arrivata qui, anche se poi è una domanda che mi farò e mi sono fatto, ma solo quando potevo avere una distanza maggiore da questa pressione che sento nel sangue, quella che preme quando le voci si fanno più insistenti. «Ehi, raggio di sole... sapessi come mi rende felice vederti ogni volta». Sì, ecco, immagino lo sappia. Immagino si renda anche conto che è per lo stesso motivo per cui i miei occhi corrono alle sue mani, magari è il motivo per cui non è troppo disposta ad essere carina con me. O forse non sa sorridere, altra cosa che ho pensato, ma sinceramente trovo più probabile non esserle simpatico. E come darle torto. Ma è un'altra cosa su cui non mi sono interrogato troppo, perché alla fine, lo do per scontato. Non di non piacere alla gente - forse anche quello - ma che tanto quale che sia la loro prima, seconda, o ultima impressione, sono tutte cose che si addensano in quei pochi momenti in cui mi vedono, mi parlano. Poi si torna al solito cambiare città, il solito vagabondare, il solito andare via. E questo è anche il motivo per cui non mi importa se è davvero così, se quell'impressione è così sgradevole. Non avrò mai il tempo di riscrivere la sua opinione, solo quello di sperare che non sia abbastanza orribile da non farmi avere un contatto umano nemmeno per quel poco tempo che posso concedermi, perché la verità è che quei sedativi che voglio spararmi in vena o come in questo caso, fumare fino a perdere la concezione di me, mi servono per avere una cosa sempre più rara, ed è il silenzio. La pace data da una mente che non produce voci insistenti, crudeli, che vogliono sempre mettersi lì a ricordare tutto quello che di sbagliato c'è e c'è stato. Ma la verità, dicevo, è che quello dura solo un momento. la parte positiva. Poi è una corsa per riprendere quel secondo perduto, quello che era il momento in cui tutto è iniziato, una corsa per non dover arrivare invece al secondo in cui il silenzio si fa terribile ugualmente. Si fa solitudine. «Vuoi portarmi sul retro o in un posto più carino?». Ed è per questo che continuo ostinatamente a scherzare con un sorriso sfacciato, lo so, persino se è per chiedere dove far avvenire uno scambio che so ugualmente non possiamo fare qui, all'ingresso del locale. Lo faccio sempre. Ma è così che si fa quando si deve ignorare l'astio e chiedere solo un momento di umanità, non è così?
    otis foulger


    Mio dio, scusa il ritardo indegno, ma fra preparativi e quest mi sono persa un bel po' >.<
  4. .
    sean
    Sean Bishop
    Maestro degli Spiriti
    “When you light a candle, you also cast a shadow.”
    percettore
    Quella mattina, una volta sveglio, continuò a sentirsi stanco. Rimase seduto sul bordo del letto massaggiandosi una spalla per lunghi secondi. Era reduce di un turno di lavoro infinito e anche se normalmente la cosa lo avrebbe abbattuto solo per il tempo che ci voleva per raggiungere il bagno e fare una doccia bollente, le cose in quel caso erano differenti. Lavorava sulla creatura da esattamente un mese ormai e temeva che i fratelli Crain fossero talmente impazienti da fare irruzione da un momento all’altro per prendere in mano la situazione.
    Dubitava che sarebbero riusciti a fare di meglio, ma era anche penosamente consapevole del fatto che avrebbero usato metodi molto più rischiosi e sicuramente brutali dei suoi. Dove non arrivava lui di certo la violenza prima o poi l’avrebbe fatto, nel peggiore dei casi avrebbero finito per uccidere la creatura. Dubitava che la cosa gli avrebbe tolto il sonno. Lui invece, ci stava lavorando con attenzione. Stava creando alcuni incantesimi e se le circostanze non fossero state tanto raccapriccianti sarebbe arrivato anche ad essere grato di quella possibilità, lo aveva spronato a rovistare gli angoli più nascosti dell’alchimia. Non aveva trovato altro che teorie, supposizioni, esperimenti inconcludenti.
    Uscito dalla doccia era pronto a dire che forse, questa volta, sarebbe stata la volta buona. Poi avrebbe dormito. Circa quarantotto ore continuate. Avrebbe tollerato solo quelle casuali sorprese che Raja aveva cominciato a fargli sempre più spesso, sostituendo progressivamente dei reali appuntamenti. Passavano direttamente dalla porta di casa al letto, a volte si fermavano anche prima. Quel pensiero lo fece sorridere mentre indossava la felpa, così quando suonò il citofono per un istante dimenticò che aspettava Nadia.
    L’attese sulla soglia della porta, poggiato allo stipite come se potesse sorreggere lui e tutta la sua stanchezza. La forza di volontà no però, quella c’era tutta. In particolare nel suo sguardo quando la vide precipitarsi attraverso la soglia in una fiammata di capelli dorati che gli ricordò tanto Rexana, per il cipiglio sbrigativo e il fisico minuto. Poteva non essere una Bishop, ma era fatta di una forgia decisamente molto simile. “Ciao anche a te, Nadia. Io? Bene, grazie. Tu? Tutto bene? Mi fa piacere sentirlo” la canzonò con un mezzo sorriso chiudendo la porta solo quando finì con i convenevoli. Frivoli. Inutili. Una perdita di tempo, generalmente. Tuttavia la fretta era nemica del buono e inoltre c’era anche la certezza che quella storia andasse presa con le pinze, quell'atteggiamento precipitoso lo metteva sull'attenti. Aveva già giocato questa partita con i Crain, a confronto Nadia era un labradoodle.
    Si mosse in direzione della cucina per versarsi il caffè appena fatto. “No, non ha parlato. Però, non ci ho ancora provato seriamente, perché ero solo. Così come non ho potuto ancora testare alcune idee su cui ho lavorato nell’ultimo mese. Per questo sei qui”, la indicò con la tazza, senza la grossa pretesa di sembrare autorevole, prima delle nove era difficile che tirasse fuori quel genere di verve. L’unico che ci era riuscito, Caiden, alla fine lo aveva anche spinto a pentirsene, non del tutto ovviamente, ma in piccola parte. Abbastanza da sapere che non succedeva niente di buono prima del caffè. Le chiese con un cenno se voleva una tazza anche lei.
    “La creatura è in parte wendigo. So che sembra strano, ma lo è davvero solo in parte. E per questo ho paura che qualsiasi contatto con la sua psiche causi… beh… un’insaziabile appetito di carne umana. I Crain pensano che sia un’idiozia, ma non ne sono sicuro, quindi vorrei che qualcuno che conosce i rischi sappia cosa mi potrebbe succedere”, annuì poi prese un sorso di caffè, nero, dolce, ottimo per esorcizzare la paura di finire per diventare un mostro che la sua famiglia sarebbe stata costretta a braccare.
    “Ah inoltre ricordo di un tuo progetto, una bussola, vorrei poterti aiutare a realizzarla, sarebbe utile come rivelatore in un paio di circostanze. Se per te va bene”, concluse il discorso dando fondo alla tazza che lasciò nel lavandino. Aprì la fontana e la sciacquò rapidamente per non far incrostare il fondo, “ovviamente devo chiederti un grosso favore prima, devi dirmi se ne hai parlato con i Crain e cosa ti hanno detto. Sono particolarmente paranoici e voglio sapere che cosa si sa in giro di questa storia, o cos’hanno davvero in mente quei due”.
    ©
  5. .
    morgan crain
    changed 32y.o. Voice Song Look Aesthetic
    Otto mesi di vita.
    Aver venduto l’anima ad un Dio del male di stocazzo.
    Prospettare di morire sbranato vivo e finire poi all’inferno per il resto della mia eternità.
    Avere quelle due cose che mi stanno col fiato sul collo, una che uccide il resto della mia famiglia e l’altro che mi manda regalini inquietanti alla Hannibal Lecter neanche fossi davvero Clarice.
    Tutte cose molto brutte è vero, davvero molto brutte, anche perché quel Cacciatore morto ce l’avrò sulla coscienza per tutto il resto della mia esistenza anche dopo la morte, laggiù nel Calvario. Ma nessuna di queste è brutta quanto essere costretto a dover cambiare macchina momentaneamente perché Slater a quanto pare mi spia. E io, per quanto ami Baby, non posso rendermi così rintracciabile e smerdare la gente con cui ho a che fare. Soprattutto non il Double Deuce.
    Anche se Baby sta piangendo, sono sicuro, la sento fino a qua. Lì parcheggiata da sola, a troppa distanza da me, abbandonata. Mi odierà per sempre dopo questo immenso tradimento ma che posso fare se la gente mi ama così tanto che vuole torturarmi psicologicamente fino al giorno in cui riceverò la visita di uno dei cari cagnolini di Samenar? Perché insomma anche questo è evidente, no? Se no me lo sarei già trovato in faccia a cercare di uccidermi, fosse quella la sua intenzione. No, si sta solo divertendo a fare l’innamorato mandandomi poesie romantiche dentro cadaveri mezzi sventrati.
    Ho una vita così movimentata, stupendo.
    Ma mi sono rotto il cazzo, tipo ufficialmente, sì, mi sono rotto le palle. Ho un alto grado di sopportazione, davvero, ma ultimamente sta succedendo troppa merda e non ne ho più voglia, quindi lascerò passare il tempo necessario affinché pensi che non ho intenzione di fare nulla e poi gli recito un sonetto in faccia su quanto mi emoziona il pensiero di ucciderlo, e vediamo chi è più dotato con la poesia.
    Nel frattempo mi distraggo con altro.
    Perché sì è palese che mi sto cercando di distrarre dai mesi che si riducono molto velocemente, però sì, l’ho detto anche a mio fratello, ne ho bisogno. Ho bisogno di tenermi occupato e di fare cose oppure sprofonderò dentro un bicchiere di whiskey e chi s’è visto s’è visto. Non è decisamente il caso.
    Quindi grazie Nadia per la soffiata, non so quale, non so perché e non so ancora un cazzo, però ci stiamo vedendo per questo quindi fantastico. Lavoro. Sono proprio un maledetto stacanovista, che uomo.
    Mi siedo al suo tavolo abbandonandomi sulla sedia tanto qua dentro non ho neanche bisogno di ordinare, neanche fosse solo per Edie, ormai lo sanno tutti cosa bevo. «Hola chica, ¿Cómo te va?» le sorrido, parlando con uno spagnolo totalmente casuale e un accento che sì, è palese non sia una lingua che conosco davvero, è più per scherzo. Prendo subito il pacchetto di sigarette dalla tasca e lo poggio sul tavolo distendendo un po’ le gambe sotto e allungando la schiena contro la sedia mentre prendo il filtro con i denti e accendo con lo zippo.
    CREATURES HUNTER – PARABATAI – DIMENSIONAL POLITICAL REFUGEE – MAINE ACCENT


    Edited by hime. - 18/11/2020, 17:28
  6. .
    OH CIAO. Non so se ti ricordi, che non mi ricordo neanche che nickname avevo (magari questo, non ne ho idea) MA, muovevo Isy. Non so se ti ricordi neanche lei. Abbiamo fatto revenge nella cella insieme (detto così proprio feeling due internate, ma da manicomio, vabbè). Comunque che bello che sei tornata <3
  7. .
    CITAZIONE (Wackadoodle @ 12/11/2020, 14:35)
    CITAZIONE (Arka. @ 12/11/2020, 14:15) 
    Io sì!!!! BENTORNATAAAAAAA <3 anche se non so se ti ricordi di me, questa è la nostra unica role. Wow quanto tempo è passato, chi hai in mente come pv? Sempre se ti va, sei prenotata per una role v.v

    INVECE MI RICORDOOOOOOOO, assurdamente ho scoperto di ricordarmi praticamente tutte le role. Le stavo rileggendo e che bellezza <3 Mi scuso proprio per la qualità di alcuni post già che ci sono che non si sa mai.
    Reputami prenotatissima, per ora il pv mi sa che è Dakota Fanning. Però l'incognita vera è se fare una femmina o un maschio, quindi booooh.

    Oh che bello! Ovvio ti aspettano un sacco di personaggi nuovi con i quali interagire e davvero tante novità! Allora aspetto di leggere il nuovo piggio, qualunque sia il sesso. Ancora bentornata!
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    Ma ciaoooo❤❤❤ che bello rivederti qui, bentornata❤
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    SCUOLE FREQUENTATE
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    RAZZE E ABILITA
    Percettore Spiritico | NO - 1990
    PROFESSIONE
    Cacciatore di fantasmi (no mag) | 2005-2012
    Investigatore privato (no mag) | 2014-ora
    ORGANIZZAZIONI E SETTE
    Cacciatori | 2004
    FEDINA PENALE
    Cemetery desecration | SI | NO - 2001 - No mag - Wyoming
    Fortune Telling | SI | NO - 2007 - No mag - New York
    Cemetery desecration | SI | NO - 2008 - No mag - Idaho
    Fortune Telling | SI | NO - 2009 - No mag - Florida
    Fortune Telling | SI | NO - 2011 - No mag - Ohio
    Criminal possession of a controlled substance | SI | NO - 2012 - No mag - Montana
    Cemetery desecration | SI | NO - 2013 - No mag - Texas
    Fortune Telling | SI | NO - 2013 - No mag - California
    Criminal possession of a controlled substance | SI | NO - 2014 - No mag - Indiana
    Cemetery desecration | SI | NO - 2017 - No mag - Louisiana
    Criminally possessing a hypodermic instrument | SI | NO - 2017 - No mag - Louisiana
    Criminal possession of a controlled substance | SI | NO - 2017 - No mag - Louisiana
    Fortune Telling | SI | NO - 2019 - No mag - Missouri
    IMMIGRAZIONE
    Americana | Nascita | Legale



    data
    macchina Partiamo dalla mia piccola bimba, una Thunderbird volante verde, se qualcuno prova a dire che è scassata gli cavo i denti, va ancora da favola, ci sono frotte di persone che vorrebbero averla. Ci ho vissuto dentro per un bel po' di tempo, anche adesso ci dormo spesso, soprattutto se devo andare in qualche posto del cazzo e non mi fido a lasciarla da sola.

    roba di lavoro Ombrello ripara-magia. L'ombrello ripara-magia ripara chi si trova al di sotto da incantesimi come fosse uno scudo. È più efficace con le barriere, la cui magia è costante e meno potente localmente. Dopo un certo numero di utilizzi è necessaria la manutenzione perché torni come nuovo. [Piccolo, 1 persona; utilizzi: 5]
    Mano della Gloria. La Mano della Gloria è un oggetto magico costituito dalla mano di un impiccato disseccata e conservata in salamoia fino alla successiva notte di luna nuova.
    Effetti: ponendo una candela fra le dita, la luce emessa sarà vista solamente dal portatore e resistente al vento/aria che non farà sì che si spenga. Se viene illuminata da un'altra luce mentre è accesa, chi la guarda (una persona a turno per un massimo di tre persone, dopo la candela si spegne) viene temporaneamente paralizzato per 3 azioni.
    Borsa celata. Appare come una semplice borsa della dall'aspetto personalizzabile. Dimensioni medie ➛ borsa/zainetto. Grazie al rivestimento in pelle di moke all'interno è molto più spaziosa (circa 50 volte le dimensioni dell'oggetto), e permette quindi di contenere molti oggetti. Nell'immettere gli oggetti nella borsa celata questi si ridimensionano automaticamente, ma se l'oggetto è troppo grande perché il rimpicciolimento possa avvenire anche solo in modo progressivo, bisognerà utilizzare un'azione per immettere l'oggetto e una per richiamarlo, perché sarà necessario "forzare" la procedura con la magia. È possibile in ogni caso utilizzare un'azione di richiamo per avere immediatamente un oggetto preciso al suo interno (max 5), senza perdere tempo a cercarlo, organizzando l'interno come uno scaffale e sfruttando la formula (passare la mano sul braccio dominante con il pugno chiuso e dare un colpetto sul dorso della mano con le dita alzate: ad ogni dito corrisponderà un oggetto).

    droghe REMx3. Potenzia esponenzialmente le capacità del cervello, andando ad aumentarne la capacità strategica e intuitiva. Ha una durata di 6 ore; l’uso prolungato crea danni collaterali gravissimi sia sul piano mentale che fisico, provocando psicosi, allucinazioni e crollo fisico.
    +2 alla strategia (azioni concatenate), +2 intuizione (ricerca indizi, tracce, prova osservare etc..)
    Durata: 3 turni, non ripetibile (per effetti collaterali)
    Somax3
    Antidepressivo, euforizzante. Rende tutto bello insomma, fa sentire come onnipotente: buttarsi giù da un ponte non sembra un’idea così folle.
    Da un bonus +2 su azioni pericolose; l’effetto collaterale è la facilità che si ha a convincere queste persone a fare qualcosa (-2 prova volontà)
    Durata: 2 turni, ripetibile ogni 3
    White Soundx3 Crea la concezione di “non paura della morte” nell’individuo; ciò porta ad un bonus +2 su tutto ciò che riguarda la morte (non morti in generale e creature oscure). L’uso prolungato porta..si alla morte.
    Durata: 2 turni, ripetibile una volta soltanto dopo 3 turni

    pietra La zoisite è una pietra verde. In natura si trova come massa grezza, formatasi grazie alla metamorfosi della magmatite basica. Il colore verde è dato sia dalla presenza di cromo che di vanadio. Il nome deriva da colui che la identificò per la prima volta, Sigmund Zois, mineralogista sloveno. La zoisite è possibile rinvenirla soprattutto in Tanzania. Il barone Zois però, la trovo però la prima volta in Austria, a Kaernten nel XVIII secolo. Anche se è difficile, la zoisite si può trovare in natura con delle bellissime inclusioni di rubino. In cristalli non ben delineati, in aggregati cristallini anche bacillari, in cristalli appiattiti. Spesso ingloba dei rubini. Proprio per la forte differenza tra i due minerali, è di difficile levigatura.
    YIN: Appiccicoso, adesivo, la Zoisite è la pietra di chi avvinghia, di chi aggancia e non molla, di chi ha paura della solitudine. Ha un vuoto interiore affettivo per un dolore subito, per una infanzia priva di affetto per esempio. Capita che quando parli si aggrappi agli altri, li tocchi in continuazione, cerca sempre qualcuno che gli tenga compagnia e cerca di riscuotere a tutti i costi la simpatia altrui. E’ il bambino bisognoso di coccole, di attenzioni e di protezione.
    La ciaroite si trova tra le rocce magmatiche e metamorfiche e nasce grazie al contatto di soluzioni magmatiche basiche che entrano in contatto con le rocce circostanti. E' di colore porpora, vorticosa, va dall'opaco al traslucido cangiante e ha inclusioni di formazioni detritiche nere e di Calcite dorata. Cristallizza nel sistema monoclino. E’ stata scoperta nel 1976 nella zona di Charo, da cui prende il nome, nelle montagne del Murun a nord est di Aldan in Yakutien (Russia). Si tratta di un minerale il cui colore varia dal porpora al rosso viola.
    YANG: La Ciaroite oscura segna persone che sono tormentate dai loro rimpianti, non riescono a superare il peso di ciò che forse avrebbero dovuto fare ma che non hanno fatto o viceversa, continuano a pensare ossessivamente a cosa sarebbero successo e sono assillati dai se e dai ma, con cui a volte tediano anche le persone che gli stanno intorno.

    hoodoo stuff
    role Nadia Hoecke [12/14] — Ryan Wilson & Chrysanthemur Sinister [05/20] — Edie Çevik [08/20] — Rita Foulger [09/20] — Chester North, Rita Foulger, Morgan Crain & Sean Bishop [09/20] — Dyani Tekakwitahni [08/14 - 08/14 - 12/31] — Dyani Tekakwitahni e Chester North [12/31]

    1986 Dovevo essere troppo piccola per ricordarmi della nascita di mio fratello minore, invece è il mio primo ricordo. Ricordo lui, avvolto in una coperta che se stava nella culla, a piangere ogni volta qualcuno si allontanasse da lui. Piangeva tantissimo. I primi anni, lo odiavo. I nostri genitori a volte raccontavano ridendo i miei tentativi di rovesciare la culla, tanto che avevano dovuto incantarla con un incantesimo fissante. Ad un certo punto mi sono rassegnata al fatto che non sarei stata più la principessa di casa, immagino, perché cominciai a volergli bene, anzi, mi vantavo con i miei amici di avere un fratellino, a quell'età tutto sembrava un potenziale motivo di vanto. Ma se devo essere onesta, è stato Milo, il fratello maggiore, più grande e che sapeva sempre tutto. Mi aveva detto lui di "farla finita" e l'ho fatto. Cominciai a prendere la cosa della sorella maggiore molto sul serio, ancora di più perché ad un certo punto - Otis doveva avere quattro anni - divenne ancora più pauroso. Non riusciva a dormire, saltava per ogni cosa, era terrorizzato dai mostri che vedeva in camera sua. Mio padre, anche se era stanco per il lavoro, faceva il giro della cameretta per assicurarsi non ci fosse nulla del genere, ma Otis non si tranquillizzava. Vedeva delle cose, cose che non esistevano, e così ad un certo punto, mia madre si preoccupò abbastanza per quelli che non erano più solo "amici immaginari" e lo portò da uno strizzacervelli.
    1990 Una sera, ricordo che era estate, i miei genitori ci presero da parte per spiegare a Milo e me che Otis era malato. Doveva prendere delle medicine e continuare ad andare regolarmente dallo strizzacervelli, io come sorella maggiore dovevo proteggerlo se a scuola vedevo che qualcosa non andava, stare attenta a certe cose, perché Milo era nella sua scuola per "ragazzi speciali", e ci stava tutto l'anno. Era un compito difficile, anche perché Otis aveva praticamente smesso di parlare. Agli estranei non rivolgeva la parola neanche volendo, spesso anche a casa restava in silenzio per giorni. Si metteva a giocare da solo sotto un vecchio tavolo di vetro e non si muoveva più da lì, mia madre pensava fosse perché quella stanza era bella, e poteva guardare fuori attraverso le finestre a tutta parete, senza però dover uscire in giardino. A volte rimaneva a fissare un punto per un sacco di tempo, e aveva cominciato a spaventarmi. Così ho smesso di vantarmi del mio fratellino. Ad un certo punto, avevo anche solo smesso di parlarne.
    Non sapevo perché scelsero la nostra famiglia. Eravamo una famiglia normale, nostro padre, Vernon, lavorava in una conceria, nostra madre, Lucy, faceva la casalinga. La domenica andavamo in chiesa, poi ci fermavano a mangiare da Sonny's, la steakhouse dove nostro padre aveva fatto la proposta. Erano sempre stati premurosi, attenti, l'unica cosa che non era così normale era Otis, ma loro cercavano sempre di essere dei bravi genitori. Mio padre aveva smesso di andare in camera sua a fargli vedere che non c'erano fantasmi, ma a volte si metteva sulla sedia ai piedi del suo letto e si addormentava lì, almeno per assicurarsi che Otis dormisse. In effetti, quando c'era lui aveva meno problemi a dormire.
    1992 Quando tutto cominciò io avevo nove anni, Milo undici. Un giorno, mio padre era a lavoro, è venuta questa donna minuta, tutta ossa e rigidità, e si è messa in salotto a parlare con mia madre, vicino due poliziotti. Noi non avevamo idea di cosa stesse succedendo, solo che all'improvviso la casa ha iniziato ad affollarsi, hanno preso Otis e me, Milo era a scuola, e ci hanno portato alla centrale. Otis ha urlato a pieni polmoni, si è attaccato alle gambe di mia madre che anche urlava e non voleva più staccarsi. Io ero la sorella maggiore e dovevo occuparmi di lui, così quando ci portarono via cercai il più possibile di mettermi vicino a lui e non lasciarlo mai da solo. Non so che fine avesse fatto Milo, se gli era successo lo stesso. Dovevo solo stare attenta ad Otis, e lo feci. Le uniche volte in cui non ero con lui erano quando andava a parlare con la psicologa o ci andavo io. Sempre separati, restavamo lì un bel po' di tempo. Ci facevano domande, credo le stesse. Non capivo dove volessero andare a parare finché la cosa non scoppiò, e casa non la vedemmo mai più. Avevano detto che mio padre aveva fatto qualcosa di brutto. Io avevo negato, avevo spiegato che non era vero, ma ormai la cosa era già cominciata. Otis diceva di ricordare tutto, l'aveva raccontato lui. Storie che non erano neanche lontanamente immaginabili. Aveva detto che uccidevano animali, che facevano dei riti. Ma non era vero, e io lo sapevo. Me ne sarei accorta. Mi sarei resa conto se cose così terribili fossero accadute in casa, se fossero tutti usciti per portare mio fratello in quei posti.
    1994 Dopo un anno e mezzo, siamo stati divisi. Io sono stata adottata da una famiglia di Orlando, sarei dovuta diventare Ruth Mullen, ma preferivo restare una Valentine fino alla fine, lui invece divenne Otis Foulger. Sapevo che era stato a portarlo a Pahokee anche se non avrei dovuto. Di Milo non avevo più notizie. Non c'era niente di regolare in quello che ci era successo. Niente. Ma queste cose le ho capite quando sono diventata un'adolescente. Il giorno in cui i Foulger vennero a prendere mio fratello fu l'ultima volta che l'ho visto, almeno da viva.
    1995 La mia vita è continuata spedita. Sono stata adottata, separatamente da Otis perché non volevano che stessimo insieme, sono finita molto lontano, a Orlando. I Mullen non erano una famiglia così perfetta, ma da fuori lo sembravano davvero. Non mi piacevano granché, non che fosse colpa loro alla fine, non mi sarebbe piaciuto nessuno in quella situazione. Continuavo a cercare di vedere i miei genitori, di informarmi su quello che era accaduto, che fine avessero fatto, ma non trovavo niente. All'inizio non cercai Otis, lo ammetto. Penso che una parte di me ha sempre pensato fosse colpa sua se ci fosse accaduto tutto questo. E penso anche sia stato questo a tenermi "sveglia" anche da morta, il pensiero di tutto quello che ci è successo e non è mai stato scoperto, quello che ha patito mia madre, mio padre, ancora in prigione. E sì, alla fine, anche mio fratello.
    2000 Quando avevo circa diciassette anni, ho cercato di ricostruire anche le sue, di tracce. Scappai di casa, perché i Mullen, per quanto fossero brave persone, non volevano mi mettessi in contatto con il mio passato. Lo capisco, dal loro punto di vista. Loro pensavano che la mia fosse una famiglia terrificante, che mi avevano salvato da qualcosa di assolutamente orribile, che per fortuna non mi aveva toccato troppo. Avevo incontrato Milo per caso poche settimane prima. Era stato adottato da una bella famiglia, che gli aveva lasciato più libertà di quanta ne avessi avuta io.
    Fu difficile riconoscerlo. Non solo perché era cambiato fisicamente, tutto era diverso. Di Otis pensava avesse ragione. Guardandosi indietro, diceva che avremmo dovuto capirlo, tutti quanti. Che nostro padre era un mostro, che qualcosa non quadrava. «Non te lo ricordi? Si metteva sempre in camera sua, lo portava in giro» mi disse. Alle mie lamentale trovava sempre una risposta, come che forse ero troppo piccola allora, e non mi ricordavo bene com'era. Certo, come se quei due anni di differenza che avevamo cambiassero tutto. No, io lo sapevo che mio padre e mia madre non avrebbero mai permesso niente di tutto questo, ma lui aveva le sue informazioni segrete. Poi, mi confessò di averlo visto, Otis. L'anno prima. Trovarlo era stato difficile, perché i Foulger, da quando l'avevano adottato, avevano avuto qualche problema. I primi anni Otis era stato solo taciturno e pauroso, ma più cresceva, meno riusciva a nascondere le sue stranezze. Avevano cambiato casa molte volte, qualcuna in una nuova città, altre solo in un nuovo quartiere per cambiare un po' l'aria. Ho detto a Milo che non avrei voluto più saperne, ma mentivo.
    2001 C'era un pezzo del puzzle che mi mancava. Mio padre non era un uomo "qualunque", su questo ci avevano preso. Le sue stranezze erano però riconducibili a qualcosa che avevamo anche noi. Milo, quando a undici anni era andato in un'altra misteriosa scuola, in realtà era a Ilvermorny. Mio padre, come lui, a quanto pare era un mago, solo che mia madre non ne aveva idea, e voleva restasse così. Aveva chiuso con quella vita, avrebbe voluto far parte del mondo di mia madre e basta. Così quando Milo ha dimostrato di aver ereditato dei poteri, ha venduto la storia della scuola per giovani dotati, mia madre era così felice che Milo andasse in un posto tanto esclusivo. Per me la cosa era un po' diversa, c'erano stati incidenti, ma a quanto pare i miei poteri non si sono mai davvero manifestati, e beh, i Mullen non erano maghi, quindi la mia lettera, se mai è esistita, è andata perduta. Quando ho scoperto queste cose ho pensato che fosse successo qualcosa di simile anche a Otis. Quindi niente Ilvermorny neanche per lui. Cercai Milo, e riuscii a trovarlo. Anche se avevo detto che non volevo più saperne, invece eccoci lì.
    Quello che non capivo era perché pensasse che Otis avesse "i chiari segni" di qualcosa che non andava quando lui lo sapeva cos'era. Era la magia, per questo era strano, e se mio padre avesse avuto il coraggio di dire tutto a mia madre, niente sarebbe successo. Invece no, mi sbagliavo, sosteneva, perché lui aveva studiato la magia e non c'entrava niente. Otis non faceva cose strane, vedeva cose strane, e dovevamo solo rassegnarci al fatto che non era una qualche abilità particolare, era tutto più facile del previsto, era pazzo e basta. Pazzo, certo. Non sapevo più a che pensare. La verità, è che anche io avevo qualche stranezza, e l'avevo spiegata in quel modo. Mi ero arrabbiata, perché se solo fossi stata ancora a casa, sarei andata a Ilvermorny come Milo. Ero maledettamente piena di rabbia e avevo bisogno di dare la colpa a qualcuno. Così scappata di casa iniziai a vivere per strada, indagai su quello che era successo, finché non iniziò a non importarmi più di niente. Che cosa avrei potuto cambiare, in fondo? Mio fratello maggiore era un coglione. Saccente, fottutamente saccente, e ben deciso a vivere la sua "vita normale", lasciandosi tutto alle spalle. Mio fratello minore era fuori di testa, con il tempo è diventato solo peggio. Milo me l'aveva fatto trovare, praticamente passava le sue giornate a drogarsi e autocommiserarsi, che imbecille. E i miei genitori erano in prigione. Avevo solo una famiglia adottiva che mi cercava, cosa piuttosto fastidiosa, perché con una denuncia di scomparsa pendente nascondermi era complicato.
    2004 Sinceramente, non so perché ero lì. Volevo festeggiare la mia totale indipendenza visto che ero completamente maggiorenne, forse. Andai a casa, casa nostra, a Pembroke Pines. Cristo, nessuno aveva più voluto viverci, era completamente abbandonata. Sicuramente la storia dei riti satanici là dentro non era stato un incentivo per gli affari. E mentre ero lì, ubriaca a camminare in equilibrio sulla ringhiera delle scale, attaccandomi alle grate del separé abbandonato accanto al corrimano, accadde qualcosa di inspiegabile. Un rumore, prima, il soffitto che tremava fino a far vibrare il lampadario. Poi ho visto un uomo. Mi ha chiamato, voleva che andassi nella vecchia cameretta di Otis. Sinceramente credevo di essere ubriaca persa, fatta, e che in un certo senso fosse anche divertente. Non del tipo "ahah, che risate", più simile a "ah, sì? vediamo proprio che vuoi da me". Andiamo, era tutto così assurdo. Ma quello è stato il giorno in cui sono morta.
    È difficile spiegare cosa c'è dopo la morte. Per me, solo altra vita. Mi rifiutai di morire in quel modo, cercai di scappare da quell'uomo e non-morire mi sembrava il giusto modo per farlo. Invece è stato il giusto modo per diventare uno spettro. Esatto, signori e signore, proprio così. Un fantasma. Un Casper post adolescente ancora pieno di rabbia e bloccato in una stupida casa a guardare il suo cadavere imputridire. Prima di quello, però, ci sono state altre cose strane, che mi hanno fatto solo incazzare di più. Chissà se quel saputello di Milo, dall'alto della sua presunzione, avrebbe potuto spiegarmi perché avevo visto quelle cose. Forse ero solo pazza, oppure che ne so, dicono che quando muori ti passa davanti tutta la vita, perché non anche quella di qualcun altro? Vidi Otis, bambino, che mi guardava con gli occhi sgranati e pieni di terrore. Lo presi in giro, pensavo fosse una specie di allucinazione. Avrei dovuto capire come non lo fosse perché era meno piagnucoloso di come lo vedevo io. Un moccioso che si ostinava a far finta di non vedermi e non parlarmi, comunque. Piccola parentesi, a quanto sembrava non ero solo una delle cause per cui mio fratello era stato ritenuto pazzo. La prima manifestazione di magia di Milo? Potete chiamarla "Ruth incazzata cerca di dargli un pugno e invece fa cadere l'amata palla di vetro con paesaggio innevato della mamma". Non so come mi faccia sentire questa cosa. Male, perché ero sempre lì. Avrei potuto avvisarli. Non ero neanche l'unica a provarci, c'era anche quell'uomo, a volte appariva e lo vedevo di spalle disperarsi dietro quel moccioso di mio fratello. Avrei voluto dirglielo, "sveglia, quell'idiota non farà niente per noi e nemmeno per la mia famiglia". No, non farà niente. Verrà creduto pazzo, lo porteranno ai servizi sociali, racconterà di aver visto suo padre farlo violentare da una cricca di satanisti. Storia memorabile. Averi voluto dirglielo, ma alla fine, ho finito per fare il suo stesso errore.
    2006 Controllare i propri poteri da fantasma non è facile, per niente. L'unica cosa che ottenni, un paio d'anni dopo la mia non vista morte, fu raggiungere Otis in sogno. L'esperienza mi ha poi insegnato a essere più delicata con quell'inutile testa di legno, perché a quanto sembrava solo con la dolcezza si poteva ottenere qualcosa, ma insomma, fra lui e Milo francamente non so chi fosse meno utile in quel caso. Milo è anche venuto qui, una volta, anche se è rimasto sul vialetto e non è voluto entrare. Non ci crederete, ma ha pensato fossi viva. Mi ha visto, sono riuscita a farmi vedere, ma quel demente ha creduto fossi viva e mi ha detto di tornare a casa, a Orlando, che non mi faceva bene rimanere legata ad un posto come quello. "Andare avanti", ecco la politica di Milo. Ma io non potevo andare avanti. Io ero morta, se solo avesse avuto le palle di entrare in casa avrebbe sentito il mio odore fino al pian terreno, probabilmente. Otis era rimasto la mia unica speranza, e vi giuro che era un'altra battaglia persa.
    2002 Era diventato un cacciatore di spettri. Una vaccata, sono d'accordo, ma la mia esistenza mi fa se non altro pensare che sia meno stupido di quanto avrei pensato da viva. La cosa davvero spassosa è che il tizio che gli aveva insegnato a esserlo, il suo delizioso padre adottivo, era fra i responsabili di quello che c'era successo. Anson Foulger, stupido bastardo. Sua moglie non riusciva ad avere figli, credeva fosse colpa sua, ma quello che il nostro maschione non aveva le palle di dirle è che invece il problema era lui. Era stato maledetto durante una caccia, non avrebbe potuto avere figli neanche volendo. Anson Foulger, il celebre cacciatore, così ammirato, che non poteva mettere al mondo uno stupido marmocchio. E beh, lui non voleva figli, voleva un degno erede che diventasse un cacciatore come lui.
    1991 La roba dei satanisti era una stronzata, una roba messa in piedi dai responsabili dell'adozione e quella fottuta psicologa. Le famiglie che di solito non finivano proprio in cima alla lista delle adozioni pagavano il loro succulento extra, e ottenevano un bambino. Non avessimo avuto un passato tanto travagliato sarebbe stato impossibile, perché dovevamo essere bambini "indesiderabili" per finire a loro, che raschiavano il fondo delle famiglie adottive papabili. Pensate quanto indesiderabili potessero essere un undicenne mago cresciuto con no mag, una bambina di nove anni che strappava i capelli a tutti quelli che le rivolgevano la parola, uno schizofrenico, tutti e tre con i genitori in prigione perché satanisti. Insomma, facevano la fila per noi tre, davvero. I Mullen erano la migliore delle alternative, perché almeno loro non sapevano i retroscena, avevano solo pagato, si erano aggiunti all'affare all'ultimo perché la famiglia che doveva adottarmi aveva avuto un problemino legale, e non potevano adottare affatto. I Foulger no, erano i peggiori, come la famiglia di Milo, i Presnell. Gente fuori di testa, maghi fissati con l'idea che uno come Milo doveva stare con i suoi simili, e non una stupida famiglia no mag. Indovinate un po'? L'avevano conosciuto a Ilvermorny, erano dei sostenitori di quella maledetta scuola, e a quanto pare Milo era così brillante, davvero triste che però avesse una famiglia che avrebbe distrutto le sue ambizioni. Non posso credere di non aver mai pensato che fosse anche colpa sua, sua e della sua stupida aria da saputello, di quella scuola esclusiva e tutto il resto. Ed ecco il quadro completo, eravamo un bersaglio perfetto. I Presnell hanno avuto il loro Milo, i Foulger il loro Otis. Per inciso, i dettagli sul satanismo e tutta quella roba indovinate a chi sono venuti in mente. Oh, sì, Anson Foulger, felice di crescere Otis con le stesse stronzate, marciando sul fatto che la sua famiglia era stata piena di gente strana che faceva proprio di quella roba, e che doveva combatterla. Peccato che non era esattamente il bambino che avrebbe voluto. Mi fu difficile raggiungerlo proprio perché per lui ogni occasione era buona per infilarsi una siringa nel braccio, e quello stato lo rendeva non esattamente predisposto a sentirmi, persino in sogno. Ma volendo diventare un cacciatore decente, soprattutto perché a causa della sua poca lucidità Anson perse un occhio - che dire, anche se per sbaglio qualcosa di buono l'ha fatta, mio fratello - ha smesso di drogarsi. Per un pochino. Vedeva gli spiriti, quel potere ipotizzato da Anson poté finalmente svilupparlo lontano dalle droghe. Ed ecco perché io, ormai morta, devo affidarmi a lui nella speranza che avendo un corpo vivo e vegeto possa sgambettare altrove, e cercare di far uscire di prigione i nostri genitori. O dare un pugno a Milo, a questo punto mi basterebbe anche solo quello.
    Ma, come dicevo, mio fratello - indifferente quale, in realtà - è un idiota. La prima volta che gli sono apparsa in sogno all'inizio pensava fosse una qualche fantasia erotica, stupido bastardo. Ho provveduto a togliergli quell'impressione facendogli vedere le cose più terrificanti che potessi immaginare. Ma, come dicevo, serviva un po' di gentilezza.
    2007 Trovarlo di nuovo in sogno fu difficile, perché se pensavo avrebbe smesso con quella roba della droga, beh, mi sbagliavo. Ma ce la feci. Iniziai a insinuargli il dubbio che Anson non fosse chi pensava, e che ci crediate o meno, ci ha messo solo più di un intero anno per capire che non stavo scherzando.
    2008 Prossimo ai ventitré anni finalmente capì che i suoi ricordi non erano reali. E se pensate che questo significasse che ce l'avevo fatta, beh, vi sbagliate, perché la sua mossa successiva fu altra autocommiserazione.
    2009 Come ho potuto pensare fosse vero? Ho rovinato la mia famiglia sulla base di una bugia? Non posso sapere cosa pensasse davvero Otis, ma il sunto era più o meno questo. La sua missione divenne cercare di capire come avesse fatto a ricordare cose mai successe, con mia somma frustrazione, perché onestamente, non me ne frega un cazzo. Io volevo solo che tutta quella faccenda venisse fuori, dei suoi stupidi sensi di colpa non mi interessa. Sono morta per questo. Sono morta credendo che mio padre fosse un mostro quando mostri lo erano gli altri. Sono morta odiando i miei fratelli e ne ho avuta conferma nel mio aldilà che è sempre stato tutto per loro, ha sempre ruotato intorno a quei due imbranati. Ma Otis no, non voleva cercare di liberare i nostri genitori. Incredibile che l'unica a volerlo sia io, che ormai sono solo ossa.
    La verità è che Otis non ne aveva le palle, lo so. Non aveva il coraggio di andare da loro dopo più di dieci anni, e ammettere che era stata tutta colpa sua. Quando si fissò con quell'idea che c'entrava Anansi, non ce l'ho fatta. Aveva scomodato una fottuta divinità pur di non assumersi le sue responsabilità, cazzo.
    2012L'ho lasciato in pace, me ne sono lavata le mani, e quell'imbecille ha passato tre anni a cercare di mettersi in contatto con una dea solo per scoprire che lei non aveva fatto niente. Lei era proprio quella che sussurrava nelle orecchie delle persone per far loro credere quello che voleva, ma a Otis no, non ha mai detto niente. Pensavo che capito non fosse stata lei responsabile delle sue cazzate avrebbe fatto qualcosa, ma ovviamente non è stato così. Fa solo in modo che sia sempre più difficile parlargli, fa il cacciatore in giro. Stupido idiota. Ma un giorno, lo troverò. Lo costringerò a tornare a Pembroke Pines perché voglio schiaffargli la verità in faccia e costringerlo a fare qualcosa, almeno per mio padre, perché per mia madre, ormai, è troppo tardi. 2016
    nome Otis, nome da vecchio, molto meglio Ozzy.

    cognome Foulger, è il cognome della mia famiglia adottiva, il vecchio è stato un bene abbandonarlo, almeno si può avere un po' di pace finché qualcuno non ficca troppo il naso.

    nascita Il 01 gennaio del 1986 a Pembroke Pines, in Florida, ma l'ho lasciata presto, anche prima di cominciare a girare.

    professione A voler essere onesti non lo so se si può considerare una professione, perché i no mag non pagano molto e i maghi... beh, loro non sempre vogliono liberarsi dei fantasmi. Se poi lo vogliono fanno da soli, sapete quante volte serve un professionista? Meno di quanto si pensi. C'è poi l'intoppo che mio padre, Anson, mi ha riempito la testa su questa e quella tradizione, e pare farsi pagare per questo sia sbagliato. E lo è, figurarsi. Ma dovrò anche mangiare. Sono un cacciatore di fantasmi, qualche volta strappo questo o quel lavoretto perché me la cavo bene con il muletto, il più delle volte cerco di vendere qualcosa ottenuto durante le cacce e rubacchiato qua e là. Ho preso una licenza come investigatore privato, ma serve più alla caccia che ad altro, perché non è esattamente remunerativo. Sarà perché giro troppo, non ho un ufficio, neanche una fissa dimora. L'odore di alcol nell'alito. Chissà, probabilmente è perché non si fidano di un biondo.

    razza Umano, mago, nessun potere in particolare, almeno non che io sappia. Sono il più normale fra i normali.
    NOTA Il fantasma di sua sorella Ruth gli sta sempre appiccicato addosso, tranne quando ha a che fare con Cacciatori.

    inventory
    mojo La magia, più che con il catalizzatore, la uso con il mojo. E non un mojo stupido come quelli fatti con sangue, ossa, parti di cadaveri vari, dio, il primo modo per dare a un defunto l'occasione di tornare a rompere le palle. Ci sono anche maghi hoodoo che lo reputano fantastico, non io: i fantasmi dovrebbero stare nel loro posto, nella Cortina, e non in mezzo ai vivi dove ad un certo punto a tutti salta una rotellina e decidono di impressionare con i loro poteri sovrannaturali. No, il mio è un mojo semplice, terra di cimitero, in particolare quella dove ho fatto il mio primo rituale. Alcuni dicono che è un po' impersonale, per questo i miei incantesimi non sono esattamente il massimo, ma sapete una cosa? Chi se ne frega, preferisco non portarmi in giro roba del genere.

    portafortuna Non dico di essere superstizioso, ovviamente sono tutte cazzate, ma qua e là mi hanno regalato qualcosa per la mia povera anima. Lo so che erano solo poveracci che non potevano pagarmi, dovrei smetterla di fare cose gratis. Comunque, uno dei miei portafortuna più vecchi è una zampa di coniglio, la tengo attaccata alle chiavi della macchina.
    Questo che ho al dito invece è un anello che trovano bruttino, ma che devo dire, a me piace. Sono due code di lucertola intrecciate, e sapete perché dovrebbero portare fortuna? Perché appartengono alla stella lucertola.

    erbeBorragine. Utilizzata spesso per potenziare di incantesimi o rituali che abbiano componenti economiche (es. sono fatti allo scopo di guadagnare denaro) e in generale quelli associati all'elemento terra. Chi ne inala i fumi è in grado di riconoscere più facilmente i percorsi e le azioni che gli permetteranno di avere maggiori profitti e guadagni. [3 utilizzi]
    Camomilla. Utilizzata come rilassante e per potenziare componenti psichiche di incantesimi e rituali. Chi ne inala i fumi può potenziare incantesimi psichici che necessitano concentrazione. Se usato prima di andare a dormire aumenta la probabilità di sogni premonitori. [3 utilizzi]
    Canna da zucchero. Utilizzata per rituali e incantesimi di purificazione di ambienti precisi. Attivando il potere dei suoi fumi, questi assumeranno un colore nero intenso se sono presenti persone con cattive intenzioni nell'ambiente in cui ci si trova (impossibile usarlo in luoghi troppo dispersivi). [3 utilizzi]
    Lauro. Utilizzato in rituali e incantesimi di ricerca, permette di aumentare le probabilità di trovare la persona bersaglio. Chi ne inala i fumi e finisce in uno stato di trance, può vedere anche se in modo indistinto, disegnato nel fumo, il volto di qualcuno che gli ha rubato qualcosa. [3 utilizzi]
    Pino. Utilizzato per diminuire la durata dei rituali, velocizzando il contatto con gli Antenati o entità spiritiche da cui si prendono i poteri. [3 utilizzi]

    olii benedetti Chiodo di garofano. Potenzia la comunicazione con gli spiriti e infonde un senso di benessere. [3 utilizzi; durata: 3 turni]

    roba per gli spettri Incenso spiritico. Potenzia incantesimi di richiamo spiritico. Se usato durante un rituale, facilita il contatto con uno spirito o un antenato preciso. [3 utilizzi]
    Lanterna traccia-spiriti. La lanterna traccia-spiriti si illumina ogni qualvolta uno spirito (o gli effetti dei poteri degli spiriti) si trovi a massimo 3m da essa.
    Tavola Ouija. L'apparecchio è costituito da una superficie piatta di legno lucido sulla quale sono disegnate tutte le lettere dell'alfabeto, i numeri dallo 0 al 9, un "sì" e un "no". L'indicatore mobile, la planchette, è formata da un buco che sottolinea così la lettera, parola o numero che lo spirito vuole evidenziare spostandosi su di esso. Lo scopo è quello di interagire con gli spiriti ed entità appartenenti al mondo dei morti anche se non sono visibili o non possono parlare.
    Effetto: non servono azioni, ma visto che gli spiriti che vi entrano in risonanza devono spostare la planchette su ogni lettera, parola o numero la comunicazione può essere lenta. Se ci sono molti spiriti è necessario un mago esperto di spettri o di magia hoodoo che "isoli" i segnali di un solo spirito alla volta, altrimenti i messaggi si potrebbero accavallare e diventare così indecifrabili.

    incanti su carta Fune infinita [x]. Una volta aperto, sarà possibile creare una fune energetica che si allungherà all'infinito da un foglietto all'altro. L'allungamento continua muovendo i due foglietti, ma non oltre un certo limite di tempo. [2 pezzi]
    Incanto ignifugo [x]. Rende ignifugo ciò a cui viene applicato grazie ad una patina energetica. Taglia: L [oggetti grandi quanto un uomo di taglia medio-grande; Durata: 1 turno; 5 pezzi].
    Lampadina [x]. Si illumina come una luce al neon quando viene aperto. Ne esistono di tutti i colori, ogni pacchetto può contenerne a scelta sia 5 pezzi dello stesso colore che di varie tonalità. [8 pezzi]
    Manette invisibili [x]. Le manette invisibili sono un incantesimo che permette di legare due oggetti tra loro applicando una forte attrazione. Per attivarlo basterà separare i due fogli che lo costituiscono ed applicarli sui due oggetti. [5 pezzi]
    Salva-carta-incantesimi [x]. Applicabile solo a incantesimi su carta, permette di aumentarne la durata di 2 turni. [5 pezzi]
    Otis Foulger
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    Alcuni segni li vedevo già quando eravamo piccoli. È sempre stato pauroso, si attaccava alla sottana di mia madre ogni volta che eravamo fuori, quando c'era un estraneo, si nascondeva dietro le sue gambe e non voleva che gli parlassero altri. Mi annoiava perché si attaccava sempre anche a me, soprattutto quando abbiamo iniziato ad andare nella stessa scuola. Poi si è fatto silenzioso, quando ha capito che non gli credevano. E ora? Io lo vedo ancora così. Si attacca alle persone solo che non se ne accorge più tanto, gli gironzola intorno, ma con il suo caratteraccio fa finta non gli serva. Infatti non se ne accorgono spesso. Notano di più il cattivo umore, le tendenze autodistruttive, quel miasma di parole che alla fine sono esattamente come il suo mutismo di bambino. È nella testa che sta zitto, sempre. Scappa ancora da tutto, ma fa finta di non accorgersene. Sì, fa finta. Tutta scena. Penso che sia una delle ragioni per cui a volte deve partire con il cervello, così da annegare anche questa insieme a tutto il resto. È che mio fratello è un codardo. Un fottuto codardo. E questo, non cambierà mai.
    altezza 6ft - 185cm---|--- peso 72kg

    tatuaggiSimbolo anti-possessione, magari non aiuterà per spiriti realmente pericolosi, ma almeno un qualsiasi spettro del cazzo non può farsi un giro a spasso con il mio corpo. E anche se i tre leoni celtici che ho sul dorso della mano sinistra servono come protezione per le forze oscure, beh, quello l'ho fatto da ubriaco. O fatto. Difficile tenere il conto, ma era una delle due.
    Oh, ne ho anche uno dietro il labbro superiore. "Vis Maxima" (scritta), c'è scritto, serve a rendere più potenti le formule, sapete, tipo quelle degli esorcismi. Un tocco di classe, lo so, nemmeno ricordo come ci abbia pensato, neanche qualcuno me lo avesse sussurrato all'orecchio.

    capelli Biondo cenere, lisci, sempre corti, difficilmente pettinati.

    occhi Blu, e ci tengo a specificare blu, non azzurri, cerulei, e cazzate del genere.

    cicatrici Beh, non si fa il mio lavoro senza riportare qualche piccolo danno. Ho una cicatrice sull'inguine, a destra, uno spettro piuttosto incazzato che per poco non mi ha evirato.
    Dietro l'orecchio, visibile perché non ci crescono capelli sopra, c'è invece un altro taglio, quella è una storia più imbarazzante. Stavo indagando su questi strani fenomeni a Delhi, in Lousiana, c'erano un sacco di spettri fuori controllo. Beh, viene fuori che erano no mag, un gruppo di pazzi che si credeva una congrega di streghe, ma per qualche ragione erano riusciti a comprare dei gingilli niente male, roba di magia vera, e potrei averli sottovalutati un po'. Morale della favola, mi sono trovato legato con questa roba che in teoria bloccava i miei poteri, stavo per essere usato come sacrificio umano, ad un certo punto, mentre uno di questi con un bel coltellaccio ricurvo sta per farmi uno scalpo, arriva Cora dal nulla e mi ha un po' parato il culo. Sì, più o meno è andata così.
    Ah, poi ho questo bellissimo taglio verticale sul fianco, pare che mi abbiano sbudellato. Invece no, ci hanno solo provato. Tulpa curioso.
    character
    appearance


    Edited by Tippete - 12/10/2022, 21:37
  10. .

    “ Cheat, cheat if you can't win.
    Nobody knows what they are doing.
    It's beyond your control, an'Friday night's a ruin . ”
    Riley Dylan Colroy• 30 y.o • Wesen • Song

    Chiunque potrebbe affermare l'impossibilità di leggere i sentimenti di Riley affidandosi alla semplice osservazione del suo volto: egli è solito mostrarsi impassibile, come se fosse stato addestrato per quello. I suoi occhi chiari, di un marrone tendente alla nocciola, non si diramano mostrandosi sorridenti alla vista di chi più ama, né lo fanno gli angoli della sua bocca, i quali si muovono solo per permettere alla sigaretta di aderirvi meglio. Nel solito silenzio statico a cui si è abituato a vivere, egli si muove cercando di dedicare alla ragazza il medesimo spazio di cui persino se stesso necessita, restando sempre ben attento a rispettare le regole non scritte dell'interazione interpersonale.
    ''Josh?'' Biascica buttando fuori il fumo dal naso per poi lasciarsi cadere sul bordo del letto e lasciar che lei possa fare lo stesso. ''L' ultimo arrivato, il ragazzino dai capelli corvini e gli occhi color del ghiaccio? Magari è andato a fare due passi. Magari è andato a fare gli straordinari. '' L' affetto che Riley è in grado di provare è estremamente modesto e contenuto: non sa essere espansivo con tutti né sa affezionarsi a chiunque gli si avvicini, seppur con le migliori intenzioni. E i suoi dipendenti non sono per lui altro che una fonte di denaro, quel medesimo denaro sporco con il quale si nutre e da sfogo alle sue peggiori dipendenze. Quel denaro che non vorrebbe possedere, non così.
    ''Spero tu non stia pensando di andarlo a recuperare... tornerà, se ne avrà voglia.'' Mormora dolcemente, osservandola rassettargli la stanza, lasciando riemergere quell'ordine assente persino nella sua testa. La guarda con devozione, così come gli capitava di guardare sua madre quando era piccolo...o Emms, provando orgoglio per le donne della sua famiglia. Alla sua domande, egli scuote lievemente il capo, lasciando scivolare lo sguardo lungo il pavimento, il quale osserva per un breve lasso di tempo. ''Ti preoccupi troppo per gli altri.'' Alza nuovamente lo sguardo per così incentrarlo sui suoi occhi. ''Ti chiedi mai se c'è qualcuno in grado di preoccuparsi così anche per te?'' Riley detesta il velo religioso con cui ella guarda il mondo e le sue credenze, grazie alle quali riuscirebbe persino a considerare il Pendragon un posto in cui potersi redimere. Chissà se guardando l'uomo ella possa vedere del buono.


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  11. .

    “ Baby you're my angel
    Come and save me tonight. ”
    Dorothy Hastings''Betty''• 25 y.o • Amish • Song

    Nonostante fossero passai anni dal suo arrivo in casa Colroy, Dorothy non poteva fare a meno di sentirsi spaesata ogniqualvolta, mettendo i piedi nudi giù dal letto che il patrone si era premurato di offrirle, si ritrovava ad osservare le mura spoglie della propria stanza. A differenza di quella in cui Emma dormiva, la quale era abbellita da poster e fotografie, le sue rimanevano pallide ed decorate da crepe leggere pronte a sancire lo scorrere del tempo: nessuna foto dei suoi familiari era stata appesa, nemmeno l'iconografia del suo Signore, tanto da costringerla a dimenticare ogni loro connotato. Guardando indietro, ella poteva vedere le fiamme avvolgere la sua vecchia casa. Poteva sentire ancora i canti rivolti al Dio che l'aveva tradita e le preghiere sussurrate a mezza bocca, tra le lacrime che scivolano copiose lungo le guance rosee ed i lunghi capelli pronti a coprirle il viso. Casa Colroy, oltre ad essere estranea era l'incarnazione stessa del peccato e a confermarlo era la forma demoniaca assunta dai componenti, i quali sapevano ricoprirsi di squame ed emanare fumo e fuoco dalle labbra, così come ella aveva generato il fuoco dalle sue stesse mani. Quelle manine ancora piccola e delicate tremavano dinanzi a tale spettacolo e rimanevano gracili quando il signor Colroy le invitava a stringersi saldamente contro uno dei tanti pali di lap dance posti nel loro locale. A Dorothy però quasi piaceva inciampare e farsi male, sentirsi debole di fronte al peccato, come se quella stessa debolezza fosse per lei fonte di una punizione divina. Eppure si sforzava affinché essa venisse meno e nonostante le mura della casa continuassero a sembrare sempre più strette e soffocanti qualcosa, insito nel suo petto, la spingeva a resistere.
    In fin dei conti, quella era la vita migliore a cui potesse auspicare. Migliore persino di quella condotta sino a quel momento nel villaggio in cui era cresciuta.
    « Stai leggendo di Dio?» I campi che circondano la casa sono ciò che più le piace di quel posto. Sono ciò che le ricorda quei brevi momenti di felicità vissuti nei campi di grano dietro la vecchia fattoria. Anch'essi devono aver preso fuoco. Con sguardo timido la osservò da capo a piedi, invidiosa di come l'amica avesse già un corpo da donna a differenza sua, la quale restava minuta ed esile nonostante l'aumentare degli anni.
    A Dorothy piaceva passare del tempo assieme a May ed ascoltarla leggere, specie perché lei non sapeva farlo.


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    scusa il ritardone c.c
  12. .
    Allora...io non so cosa dire. E' molto imbarazzante. Davvero. Maria io esco.

    ardan ciaran morley
    21 years old
    placebo - for what is worth
    No one cares when you're out on the street Picking up the pieces to make ends meet, No one cares when you're down in the gutter, Got no friends got no lover

    L'unica cosa che fece, d'istinto, fu quella di afferrare con forza il braccio di Havel, rialzarla per tirarla via dalla sua posizione, in ginocchio. Si dimenticò pure come si facesse per respirare, fu un gesto così automatico da essere svolto senza porsi altre domande. Si scordò pure di pensare. Pur di distanziarla da cosa stava accadendo, dall'irreparabile, pur di non darsi per vinto mai, pur di restare ancora una volta attaccato alla vita insieme a lei, Ardan la raccolse tra le sue braccia facendo in modo che Havel desse le spalle al corpo di Maverick. La stava proteggendo con delle bugie. La stava privando della vista, premette una mano e un braccio contro la sua testa per impedirle di voltarsi indietro. Era l'unica reazione che era riuscito a imporre ad un'esistenza che si stava sgretolando letteralmente sotto il suo sguardo. Non rispose, non ci riuscì, non riuscì a fare altro che guardare, in silenzio, il corpo di Maverick che scompariva letteralmente, dissolvendosi come quello di Fianna poco prima...e restò come ipnotizzato da quel processo, con la gola arsa da un fuoco irritante che non credeva di conoscere.
    Ciò che provò Maverick, quella sensazione di solitudine contornata da un bagliore talmente effimero da scomparire ancor prima di entrare nelle vene non fu placata dalla scia acquosa che colò dalla palpebra, anzi, sembrò acuirsi sempre di più, un crescendo che avvolse tutta la stanza, come Ardan stava stringendo Havel. Una forza che non avrebbe voluto percepire, perché l'umanità era difficile da assimilare. Era difficile, perché non aveva una forma, non aveva uno scopo, semplicemente esisteva...e lui, che ne avrebbe voluto fare a meno, si sentiva sempre imbrigliato da quella altrui, forse perché, in fondo, la cercava, restando così sempre inerme.
    Ecco, la quarta morte che vide. Quattro morti, in poco meno di due anni. Forse era meglio etichettarle come scomparse, dato che nessuna di loro gli aveva dato la prova di poter toccare con le sue stesse mani quei corpi che per un brevissimo tempo erano rimasti accanto a lui. Forse era lui, quello che stava morendo, forse tutto quello a cui stava assistendo era semplicemente un sogno. Eppure era così reale, era reale il cuore di Havel che sbatteva contro al suo petto, come anche quella dissolvenza che sembrava risalire le spire d'aria come cenere. Era una disgregazione talmente crudele, talmente precaria da poter solamente colpire lo sguardo, nulla più. Cosa ancora peggiore, non c'era un atto che giustificasse quella morte. Suo padre, Nik, erano stati uccisi, aveva assistito a quell'invasione sulla propria carne, ma adesso, a sparire, era una casualità.
    Durò un istante. Un solo istante in cui le paure di Ardan affondarono sempre più insieme alle emozioni di Maverick, come lo era stato per Nik, ma al contrario, quella volta Ardan cercò con tutto se stesso di distaccarsene, di scappare lontano. Quando si era immerso nella morte di Nikolaus ne era uscito assolutamente privo di senno. Non sarebbe riuscito a farlo con Havel tra le sue braccia.
    Doveva, semplicemente...lasciarli andare. Per quanto fosse crudele. Per quanto non riuscisse ancora a respirare lui stesso e ancora, ancora una volta, si sentì guardato in faccia dalla morte, ma spinto via.
    Nell'istante in cui Maverick scomparve, Ardan ebbe un'altra visione. Una visione breve, sua, che sua non era. Ardan era sulla cima di un palazzo con Isobelle. Stavano guardando tutto dissolversi, andar via. Aveva appena alzato un braccio, con uno slancio aveva sciolto la presa dove delle zampe di un corvo erano poggiate sul dorso delle dita. Erano rimasti a guardarlo volare via, verso l'annullamento, verso l'orizzonte che si faceva sempre più vicino, confuso, uno schermo bianco che inghiottiva ogni cosa. Ci era passato attraverso. Aveva sentito la propria disgregazione ancor prima di provarla, aveva chiuso gli occhi, ma non aveva avuto paura. Non aveva avuto paura, perché era ciò che voleva, essere lì, con la persona che più aveva amato, mentre il mondo stava per finire.
    Pensò che alla fine, Ardan stava provando la stessa cosa.
    « Non ti lascio » le sussurrò,abbassando lo sguardo e tuffandosi sull'angolo vuoto della sua spalla, tra i capelli scomposti, il calore di ciò che per lui era veramente prezioso. Avrebbe mentito su qualsiasi altro, su chiunque, ma Havel sarebbe stata sempre l'unica al di fuori di ogni cosa, al di fuori di qualsiasi spazio, tempo o altro concetto potesse morire.
    « Se te ne vai, io verrò con te. Non sparirò senza di te »
    Stava farneticando. Probabilmente sì. Aveva così tanta paura di scomparire prima che lei potesse farlo, aveva il terrore di guardare, come ultima diapositiva della sua vita di merda, anche il viso di Havel totalmente disperato per causa sua, di nuovo.
    Si scostò appena e la guardò negli occhi costruendo un sorriso spezzato, ma allo stesso modo convincente. Tutto il mondo era insignificante di fronte a quella visuale. Ogni passo che aveva compiuto fino a quel momento non aveva importanza, avrebbero potuto cancellarsi in altri ricordi del suo stesso io, avrebbe potuto perderli, confonderli, gli sarebbe bastato unicamente quell'istante.
    Se Havel per prima si era mostrata molti mesi fà, adesso, Ardan, sempre più sicuro che le loro vite come quelle di tutti gli altri avessero raggiunto una loro fine, in uno slancio riuscì solo a chiederle sottovoce un pensiero che non aveva mai compreso fino a quel momento.
    Rise appena in un brivido di terrore, contagiato dalla follia di quell'epilogo. Se fosse stato un sogno unicamente suo, allora sarebbe stato meglio. Lei non avrebbe saputo mai nulla. Se si fossero dissolti, invece, sarebbe stata solamente una stupida conferma. Una tradizione, che almeno per lui avrebbe voluto che finisse nel modo giusto, forse ancor prima di iniziare.
    Suo padre aveva fatto una promessa a una donna che aveva solamente coltivato nel suo grembo il germe di una rovina che avrebbe spazzato via un'intera stirpe. A volte si sentiva ancora colpevole, ma poi, rivolgendosi al passato di quell'unione, già provava disgusto alla sola idea che i suoi genitori si fossero giurati amore eterno. Aveva creduto, per anni, che non esistesse. Aveva fatto in modo di ignorare quella possibilità, denigrandola e torturandola, relegandola negli stati più bassi della dignità umana...ma poi, a nulla era servito.
    L'amore non era tutto, era vero. L'amore, quello reale, era composto da un'infinità di pensieri, parole, ripensamenti, frustrazioni...ma poteva giurare su Dio, quando era convinto che senza quella parte che non sapeva neanche cosa fosse, nella sua vita, Ardan sarebbe sparito davvero molto tempo prima.
    « Vuoi sposarmi? » disse, di getto, senza neanche pensarci. Aveva come l'impressione che il tempo stesse per avvicinarsi a ciò che aveva desiderato nel momento in cui era uscito fuori dalla dimensione ombra.
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    Edited by » avalanche - 31/5/2018, 19:45
  13. .

    “ Cheat, cheat if you can't win.
    Nobody knows what they are doing.
    It's beyond your control, an'Friday night's a ruin . ”
    Riley Dylan Colroy• 30 y.o • Wesen • Song

    Il Pendragon è una cazzo di topaia dall'aspetto fatiscente. Le luci al neon sembrano luminol pronto a mettere in luce gli umori altrui pronti a decorare ogni centimetro delle sue pareti instabili: fortezza inespugnabile di un precario e pericoloso mondo. La musica assordante che serve a coprire i gemiti silenziosi di chi lascia scivolare la propria mano lungo la zip dei pantaloni, non riesce più a cullare il sonno del giovane Colroy, il quale siede esasperato ai piedi del proprio letto intento a fissare il muro di fronte a sé.
    Quello è lo stesso muro che May e Betty si sono premurate di addobbare nel vano tentativo di rendere quell'alloggio meno spettrale del resto. Quello è lo stesso muro dove la testa del biondo è andata a poggiarsi, premendo insistentemente affinché il ronzio sempre presente in essa cessasse. Quello è uno delle quattro mura della prigione che egli stesso ha scelto, premurandosi di averla il più lontano possibile, ma allo stesso tempo vicina a quel mondo che ormai lo ha risucchiato.
    Con la sigaretta stretta tra le labbra, lascia scivolare le dita dure lungo i bottoni della camicia, ritornando a respirare ad ogni apertura di questi. Respira, respira profondamente, lasciando che lunghi tiri vado a mescolare la nicotina all'ossigeno, per poi spingere l'aria in fondo alla gola, lasciandola mescolare al vapore che ora giace silenzioso sulla bocca dello stomaco. Buttando fuori il fumo, fiammelle leggere vanno ad accompagnarlo, rendendo la stanza fin troppo calda per essere considerata un posto accogliente.
    Così lascia scivolare la camicia sul letto, lasciando che dalla finestra aperta giunga un po' di vento pronto ad accarezzargli la pelle pallida e bollente. Rimane in silenzio, il quale non è veramente mai presente e mentre l'attenzione va momentaneamente a ricercare le parole di quella canzone che - ogni sera - egli ha udito sino allo sfinimento, un altro rumore va a svegliarlo.
    '' May? '' Il corpo si muove da solo in direzione della sua voce e con un gesto veloce, la mano va a girare il pomello, lasciando che la porta vada ad aprirsi sul corridoio scuro, le cui strip led ripercorrono la strada sino alla sua stanza. Rimane fermo sulla soglia ad osservarla, rilassato dalla sola presenza di un volto familiare. Perché May e Dorothy è come se facessero parte della famiglia alla pari di Emms e per quanto il loro ruolo là dentro porti alla mercificazione del corpo femminile, lo strano affetto che egli nutre nei loro confronti continua a rimaner vivo e vero, seppur risulti difficile scorgerlo nei suoi silenzi.
    '' Entra. '' Si avvia verso il letto lasciandole modo di muoversi, sventolando una mano per aria come per tentare di rimuovere l'odore di quella sigaretta continua a consumarglisi tra le labbra. Con sguardo attento va ad analizzare l'espressione del suo volto, lasciando che esso ripercorra la sua figura interamente, come uno scanner pronto ad individuare qualsivoglia problema. Eppure egli i problemi sente di non saperli risolvere e per quanto la propria indole lo porti a farsi vicino a coloro a cui tiene, il suo carattere chiuso lo respinge via. Sarà per sempre solo.


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  14. .
    Damian Icarus Lagrange
    26 y.o. | vampire | extra | sheet
    Da quando avevo abbracciato la mia nuova natura di vampiro mi risultava assai difficile spendere del tempo in solitudine. Se da umano avevo trovato l'assenza di persone la mio fianco stimolante e avevo apprezzato quella calma che implicava la mancanza di chi mi faceva sentire un verme, da vampiro avevo iniziato a trovare fondamentale circondarmi di personalità insulse in grado di gonfiare ulteriormente il mio ego.
    Tuttavia, a volte, le prostitute e gli stupidi che rendevo miei compagni con una semplice ipnosi smettevano di bastarmi. Quelle volte avevo bisogno di qualcuno che mi sapesse tenere testa. Dulcinea, ad esempio, era una delle poche persone che consideravo mie pari. Oppure Helena, che con i suoi numerosi anni alle spalle riusciva quasi a farmi sentire un bambino. E stare con loro, con quelle donne che spezzavano una routine di cui mi lamento ma che in realtà amavo, era come farsi di una potentissima droga, solo senza l'antipatico inconveniente dell'avere un corpo morto in grado di smaltirle troppo velocemente.
    Avevo trovato una nuova piacevole presenza negli ultimi tempi, un'altra donna che per natura e carattere risultava essere il mio opposto. E trovavo immensamente eccitante sentire il suo odore così forte all'interno di quel solito pub. Mi era stato detto di stare attento a quelli che puzzavano di cane e io, ovviamente, avevo fatto tutto il contrario.
    «Andrea, carissima.» La scena era sempre la stessa. Non appena la notavo brillare all'interno della feccia mi avvicinavo, invadevo i suoi spazi solo per ammirare con quanta insistenza lei avrebbe cercato di respingermi. Andava avanti da un po' di tempo ormai, tanto che a volte sembrava perfino gradire la mia presenza, anche se in modo piuttosto nascosto.
    «Ti direi che è una piacevole coincidenza averti rivista qua, ma sappiamo entrambi che le coincidenze non esistono.» O forse che per lei non era esattamente piacevole, così come per me non si trattava affatto di un caso. Non mi era mai dispiaciuto non essere gradito, anzi, rendeva il tutto una sfida ancora più divertente da giocare.
    «Posso offrirti da bere?»
  15. .

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    Maverick 2 Leveau Williams - 19 Y.O. - Song -
    The world is covered by our trails
    Scars we cover up with paint

    Le membra cominciarono a perdere sensibilità e la lucidità avuta fino a quel momento cominciò a scemare. Le palpebre divennero talmente tanto pesanti che nemmeno quando si sentì prendere di peso ebbe la forza di reagire in qualche modo. Un balbettio confuso di protesta che si spense non appena l'ennesima visione non irruppe nel suo cervello, ferendolo gravemente per l'ennesima volta.

    Aveva appena terminato la portata principale e ingoiato una buona sorsata di acqua per placare la sete che il cibo eccessivamente salato gli aveva provocato, quando una figura algida e vestita di scuro gli si avvicinò improvvisamente e prese posto d'innanzi a lui. Istintivamente Maverick spostò lo sgabellino all'indietro, poggiando le mani sul bordo del tavolo e posando lo sguardo verdeggiante sui lineamenti dell'altro. Tratti del viso marcati, contratti in modo eccessivo, e uno sguardo penetrante, letale nel suo trafiggere le persone quasi ne volesse succhiare via la vita. [...] "Potrei dirti chi sono io, ma dal mio punto di vista che non sarà mai uguale al tuo. La domanda diventa, quindi: a te interessa? Ti ho chiesto chi fossi per capire chi volessi essere ai miei occhi, ma non mai preteso di avere una risposta univoca; ero solamente curioso. E tu lo sei?" gli chiese con una serietà involto atipica per un adolescente della sua età, una potenza dello sguardo che lasciava intuire quanto profonda fosse stata la riflessione precedente al suo parlare. Naturalmente, ogni termine era stato calibrato con una maniacale precisione.
    "Per quanto mi riguarda sono solito farmi conoscere come Maverick." disse subito dopo, sorridendo lievemente tra le pieghe della notte estiva. Gli lasciò giusto il tempo di azzardare una breve risposta, prima di continuare il filo logico che si era srotolato nella sua mente durante il monologo di Randall. Diversamente dal fare scenico dell'altro, le sue labbra si dischiudevano con precisi tempi, un valzer fatto di pause e movimenti curati nei minimi dettagli.



    Aprì di scatto gli occhi disperati e confusi, fuori dalle orbite. Steso in quell'ambiente claustrofobico ne soffrì ancora di più, la sensazione di soffocamento si fece più impellente e forte. Non riuscì a distinguere nulla di ciò che veniva pronunciato, echi lontani di persone altrettanto sconosciute. Si accorse giusto della presenza di una ragazza che non aveva mai visto - o forse sì? - prima di girarsi su un lato e rimettere per l'ennesima volta quel composto informe di sangue e saliva che puntualmente gli si bloccava in gola. Cominciò a sentire freddo e inevitabilmente sopraggiunsero gli spasmi dovuti a quei brividi immaginari che il suo corpo gli stava provocando. Eppure dentro, intorno alle ferite, si sentiva bruciare, come se la carne fosse stata torturata da tizzoni ardenti, inseriti più e più volte sotto pelle. E le forze venivano sempre meno, prosciugate da un potere esterno, da una capacità oscura che non gli era propria.
    Emise l'ennesimo gemito, le mani provano a stringersi intorno alle spalle ma diedero ben presto forfait. Nemmeno i gesti più semplici gli vennero concessi, neanche tenere gli occhi aperti e distinguere le figure che lo circondavano. Aveva paura dannazione, non voleva morire! Nonostante questo, la sensibilità dei nervi ormai era visibilmente compromessa, solo un miracolo avrebbe potuto evitare quella discesa nel baratro della morte. Troppo sangue. Troppo sangue ovunque. Il suo, quello di Morgana, quello delle professoresse e studentesse che avevano osato intralciare il cammino della cupa mietitrice.
    Anche gli ultimi muscoli in tensione crollarono sotto il peso delle infezioni magiche e non, mentre le gambe - ormai completamente insensibili - presero a schiarirsi lentamente, a diventare vacue immagini di una realtà concreta. Sempre più debole, sempre più trasparente.


    Code by Northern;Light~ Find your own in Wonderland.


    Perdonate il post, ma oggettivamente a parte morire male non è che potesse far molto.
169 replies since 5/3/2015
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