Trevor Lynch

APPROVATA || PNG || Agente MAFI

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    Disclaimer
    • La struttura della scheda non è opera mia, non copiate nulla, se volete usarla vi basta andare qui.
    • Il personaggio di Trevor Lynch è frutto della mia invenzione e della mia creatività. Come tale, non vorrei che venisse usato altrove e da terzi ed è quindi vietata la copia anche solo parziale di ogni sua parte.
    • Se volete entrare in contatto con Trevor, fatevi avanti, non esitate a contattarmi! Sono a vostra disposizione! ;
    • Il prestavolto è Theo James e non lo condivido, dato che al momento ci sono moltissimi prestavolto liberi.
    • Anche se la scheda è quasi finita, il personaggio è in continua evoluzione e i suoi contenuti saranno modificati e rivisti, nel corso della storia.



    Trevor Lynch

    × nome
    Trevor
    × cognome
    Lynch
    × età
    27 anni
    × orientamento
    eterosessuale
    × data di nascita
    14 dicembre 1990
    × luogo di nascita
    Bronx, New York.
    × nazionalità
    Americano
    × occupazione
    Agente M.A.F.I. (se possibile)
    × istruzione:
    Ilvermorny
    × casata
    Wampus, intensamente polemico ma leale.
    × istruzione:
    laurea specialistica in Criminalistica e Criminologia
    × animale guida:
    Tigre
    Quando nasci nel Bronx

    conosci povertà e spaccio.

    Ma hai solo due strade.

    O diventi uno di loro

    o fai di tutto per evadere.



    inventario
    Non ci sono oggetti
    relazioni
    Non ci sono relazioni


    aspetto fisico
    Sono alto all’incirca 1.83 m e peso 78 kg. Sono il più classico dei mesomorfi, con spalle larghe e vita stretta. Curo l’alimentazione, perlopiù mitigando gli eccessi, anche se non posso dirmi costante: molto dipende dal mio umore. Ho capelli e occhi castani, con la particolarità di avere un’iride molto chiara che ai riflessi del sole sfuma in pagliuzze dorate. Mi piace portare i capelli corti e la barba appena accennata. Le regole ferree non hanno mai fatto al caso mio, perciò mai stato incline a dare al fisico più importanza di quanto richiedesse. Per il lavoro di agente è naturale avere un fisico pronto ed allenato, ma nulla che ecceda in aspetti puramente stilistici come nel caso dei bodybuilder. Ho un tatuaggio sulla schiena, che la percorre dalla base delle vertebre cervicali fino quasi all’osso sacro. Guardandolo, non ha un significato preciso, ma per me rappresenta il passato che mi sono lasciato alle spalle.
    carattere
    Ecco il primo argomento dolente. Il lato positivo è che per natura sono un buono, di prassi nulla di cui stupirsi, ma se si considera l’ambiente in cui sono cresciuto, la criminalità che mi circondava e le diverse occasioni per passare al lato oscuro, per una vita più in discesa, protetto da chi aveva il monopolio del Bronx, non è poi così scontato restare integri. Sottolineo integri e non integerrimi, perché non sono il classico paladino della giustizia, non vedo tutto bianco e non posso definirmi ligio alle regole, non tanto perché non le rispetti, quanto perché il caso viene prima della regola. Questa, di per se, nasce generica e conta di essere modus operandi corretto, in quasi tutte le situazioni. E’ il quasi a fare tutta la differenza per me e non ho problemi a deviare dalle istruzioni ricevute se ritengo che la situazione lo richieda. Sono incline alla distrazione, nonostante la disciplina mi sia stata insegnata, ma ahimé non è mai stata il mio forte. Sono fiducioso sul nostro futuro nonostante il mondo tenda a sembrare un posto sempre meno ospitale e non temo la povertà. Sono scapolo, scopatina a tempo perso, ma nulla di particolarmente serio. Nel lavoro che ho scelto non c’è spazio per i legami e non voglio che questi mi siano d’intralcio.

    Allineamento
    Caotico Buono: Coloro che sono più caotici che buoni. Credono nella libertà e pensano che tutti debbano essere liberi di seguire i loro desideri – è solo un caso che sia nella loro indole desiderare di fare del bene. Non vedono il fare del bene come un dovere, e possono reagire male e rifiutare qualunque tentativo di costringerli a farlo – anche se la posta in gioco è particolarmente importante; ma nella maggiorparte dei casi, nonostante le proteste, finiranno probabilmente per farlo comunque - giustificando le loro azioni dicendo che tanto era proprio ciò che avrebbero voluto fare comunque. E’ il tipo di personaggio che potrebbe non essere d’accordo sul farsi chiamare ‘eroe’ o qualcosa di simile, non apprezzandone le implicazioni. E’ anche l’allineamento dei ‘ladri buoni’ alla Robin Hood che, pur rubando, rubano solamente ai ricchi, non fanno del male agli innocenti, e compensano facendo del bene in tutte le altre aree della loro vita.

    storia
    Ed ecco il secondo argomento dolente. La mia storia può dirsi triste, ma dipende da chi l’ascolta. Passo presto a spiegare. Non ho mai conosciuto i miei genitori. Ero appena neonato quando fui lasciato sui gradini del civico n. 900 di Tremont Ave, sede dell’Amazing Grace Orphanage Home International, alle cure materne di diverse suore. Uno dei pochi luoghi forse, in cui mi sia sentito davvero al sicuro. Perché, per quanto gli anni peggiori del Bronx fossero ormai alle spalle, la criminalità era ancora molto presente e diffusa anche tra i più giovani, in particolar modo nelle scuole. In tenera età, bastava fingere disinteresse e starne fuori anche se si trattava di qualcuno che conoscevi. Era l’unica regola per non finire nei guai e, da buona regola, la infransi alla prima occasione, quando vidi l’anziano di un negozio di abbigliamento, poco distante dall’orfanotrofio, avere dei problemi da dei ragazzini poco più grandi di me, che spacciavano all’ingresso del suo negozio. Lui gli aveva chiesto solo di andarsene, ma loro gli si erano rivoltati contro, malmenandolo. Il mio intervento servì a nulla. Lasciai andare lo zaino e corsi ad aiutarlo, ma fui pestato malamente assieme al vecchio. Urlai con quanto fiato avevo in gola, ma mi fecero tacere a furia di percosse, finché sulla soglia della porta non si stagliò la figura di un uomo che intervenne ad aiutarci, facendo scappare i ragazzini. Lo minacciarono, ma lui non parve farci caso. Si sincerò delle mie condizioni e si prese immediatamente cura dell’anziano. Mi chiese se fossi suo nipote, ma gli risposi di non avere alcun legame col vecchio. Ero intervenuto solo perché questi non lo meritava.
    Mi alzai e uscii dal negozio, senza proferire parola. Mi sedetti sul muretto vicino, asciugandomi il sangue al labbro con la maglia, prima di rientrare dalle suore. Spiegare cosa mi fosse accaduto le avrebbe rese più apprensive e volevo evitarlo.
    Non mi accorsi dell’uomo finché non mi fu alle spalle. Mi offrì il suo fazzoletto per pulirmi e si sedette accanto a me.
    - Volevi fare l’eroe? – chiese. – Che speranze avevi di aiutarlo? –
    Non gli risposi, tenendo basso lo sguardo, ma in realtà non me ne lasciò nemmeno il tempo perché la sua voce si fece di colpo sorpresa.
    - Come ci sei riuscito?! – esclamò.
    Lo fissai con sguardo interrogativo.
    - I capelli! In negozio li avevi biondi! E ora li hai castani. – spiegò con evidente curiosità.
    Lo fissai stranito, convinto che delirasse e mi allontanai, abbastanza impaurito da quell’uomo.
    Tornato all’orfanotrofio, spiegai che avevo rubato una bici ed ero caduto. Fui messo in punizione, ma nulla di più. Raggiunsi i bagni del dormitorio per darmi una ripulita. Nello sciacquarmi la faccia, ripensai a quanto accaduto e una cupa rabbia nei confronti di quei ragazzini per ciò che mi avevano fatto, mi montò dentro e d’istinto fissai lo specchio per guardarmi. Lanciai un urlo quando osservai distintamente i miei capelli diventati color porpora. Mi raggiunsero un paio di suore, spalancando la porta, allarmate. Mi trovarono seduto sul pavimento con le mani nei capelli.
    Mi aiutarono a rialzarmi, ma quando mi guardai nello specchio, i miei capelli erano tornati al loro colore originale. Preso in contropiede dalla situazione, inventai che mi avesse spaventato un insetto e aspettai che mi lasciassero nuovamente solo.
    Mi fissai stranito allo specchio. Tentai di concentrarmi provando ad emulare ciò che prima era stato così naturale, ma nulla cambiò.
    Riflettei, sperando di trovare una soluzione al problema, ma questa non venne finché il ricordo di quei ragazzi non mi riattraversò la mente. Fissai sbalordito i miei capelli tingersi di piccole pagliuzze dorate. La sorpresa mi fece preoccupare, ma anziché urlare cercai di calmarmi cercando di pensare ad altro. In quello stesso istante, i miei capelli tornarono ad essere castani.
    Mi fissai, sbalordito da me stesso. Che diavolo era questa capacità? Da dove spuntava?!
    La sorpresa lasciò il posto alla preoccupazione. Da quella breve esperienza avevo imparato che per comparire dovevo lasciar spazio alle emozioni. Sarebbe bastato contenerle, respirare a fondo e soprattutto stare lontano da qualsiasi tipo di rissa.
    Mi sciacquai nuovamente il volto, ma in quell’istante sentii distintamente il campanello dell’orfanotrofio suonare. Non ci badai molto, probabilmente pensai era un altro dei ragazzi appena rientrato, ma aguzzai l’orecchio quando sentii distintamente dei passi, procedere spediti nella direzione dei bagni.
    Spiai da dietro la porta del bagno e riconobbi di spalle, l’uomo che mi aveva salvato al locale.
    Con passo felpato, scostai la porta per allontanarmi. Se non mi avesse trovato, probabilmente sarei stato dimenticato presto, ma l’uomo colse il mio movimento, voltandosi nell’esatto momento in cui lasciai il bagno.
    I miei occhi incrociarono i suoi e presi a correre. Lui rimase dov’era, ma lo sentii distintamente mormorare in una lingua sconosciuta. Mi irrigidii come fossi fatto di pietra e caddi riverso sul pavimento in marmo del lungo corridoio.
    L’uomo mi raggiunse, sollevandomi di peso e muovendosi verso l’uscita dell’orfanotrofio. Solo i miei occhi erano capaci di muoversi. Vidi le suore mentre l’uomo le scavalcava a grandi passi. Sembravano essersi addormentate.
    Feci appello ad ogni fibra del mio essere per urlare, ma le mie labbra erano serrate.
    Non potei far altro che lasciarmi trasportare fin dentro la sua auto che partì a velocità considerevole, lasciando il quartiere.
    L’uomo si fermò pochi minuti più tardi. Appena fuori città, mi fece uscire dall’auto e mi prese la mano.
    Fui risucchiato in un vortice e mi sentii lo stomaco in subbuglio per qualche secondo, finché atterrai sul pavimento di un motel. L’uomo chiuse a chiave la porta e mormorò altre strane parole, prima di rivolgersi a me e spezzare la pastoia che mi bloccava.
    Istintivamente corsi verso la porta e urlai per farmi sentire, ma dalla mia bocca non uscì alcun suono. Guardai inorridito l’uomo che noncurante si era seduto ai piedi del letto e mi fissava. Aver perso la voce mi impaurì molto e fissai l’uomo in lacrime.
    - Sta tranquillo. Non voglio farti del male ragazzino. –
    Non gli credetti, ma cercai di calmarmi per quanto possibile, appiattendomi ad un angolo della stanza con gli occhi fissi sull’uomo.
    - Ti ho tolto la voce solo temporaneamente. C’è qualcosa che devi sapere e, a giudicare dalla tua età, non hai molto tempo. –
    La mia sorpresa crebbe, ma la paura era maggiore.
    Fu allora che mi rivelò l’unica cosa che non mi sarei mai aspettato di sentire. Io ero un mago.
    Persino per l’uomo la cosa si rivelò inusuale. Accennò al fatto che la comunità magica evitava il bronx per il tasso di criminalità, che comunque fosse una zona controllata da un certo ministero e che quello che riuscivo a fare, pur se inconsciamente, era un dono molto raro.
    Mi restituì la voce quando ormai fu conscio che volevo saperne di più. Mi raccontò di Ilvermorny, una scuola di magia e stregoneria americana e che fossi nell’età per frequentarla.
    Con mia grande sorpresa mi anticipò economicamente le spese dell’occorrente per il primo anno. Mi riportò solo più tardi all’orfanotrofio, spiegandomi che sarei dovuto restare lì l’estate perché non poteva adottarmi, ma che avrebbe provveduto lui alla mia istruzione Mi informò anche che sarebbe giunto all'istituto un incaricato del Ministero che avrebbe "spiegato" alle suore che un anonimo benefattore si era offerto per occuparsi della mia istruzione presso un rinomato collegio americano.
    In tutto questo, sfuggì la cosa più ovvia e fu solo appena prima di salutarlo che gli chiesi come si chiamasse.
    Mi lasciò solo il suo nome: Fredrick.
    Avvenne come mi aveva anticipato. Conoscere Ilvermony e gli altri miei simili fu un’esperienza quasi surreale. Alcuni del primo anno eccellevano molto più di me nelle materie, con le quali inizialmente ebbi qualche difficoltà. Ci misi un po’ per mettermi in pari e da quel momento conservo solo ricordi piacevoli di quell’esperienza.
    Il problema erano le estati. Il Bronx non cambiava, anche se da fuori appariva il contrario. Il monopolio dello spaccio era di pochi uomini che si arricchivano alle spalle della povera gente. Inoltre, io mi sentivo sempre più un pesce fuor d’acqua in quel posto.
    Ad alcuni dei ragazzi dell’orfanotrofio, che avevano ormai una posizione consolidata nella criminalità, non sfuggì che ritornavo lì sempre allegro e ben nutrito. Mi chiesero dapprima di spacciare, ma rifiutai diverse volte, poi si interessarono alla mia vita, facendomi domande alle quali non potevo rispondere. Ero bravo ad inventarmi stronzate sul momento, ma il loro scopo non era quello di sapere la realtà. Erano perlopiù convinti che avessi rubato qualcosa di valore e mi pagassi gli studi.
    Una notte mi tesero una trappola e mi malmenarono, cercando di farmi parlare, ma esagerarono e, preoccupati delle mie condizioni, fuggirono.
    Quando le suore mi trovarono, fui ricoverato d’urgenza nell’ospedale più vicino. Le suore dell'istituto informarono Fredrick dell’accaduto e lui mi trasferì in un ospedale magico.
    Mi curarono le ferite in un batter d’occhio, nonostante avessi una costola incrinata e qualche osso rotto.
    I colpevoli spalancarono gli occhi dalla sorpresa quando mi videro ricomparire sulla soglia dell’orfanotrofio in perfetta forma, solo un paio di settimane dopo il loro tiro mancino.
    Ero purtroppo obbligato a tornarci finché non fossi diventato maggiorenne, ma conscio che potesse ricapitare, Fredrick mi insegnò diverse mosse di autodifesa in quel lasso di tempo e i risultati si videro subito.
    Per quanto fossero in gruppo, erano solo ragazzi disagiati e senza spina dorsale. Bastò spaventarli per essere lasciato in pace, ma come tardai a scoprire, l’esperienza non mi aveva insegnato niente.
    Tronfio delle mie capacità, qualche anno dopo, alla fine della mia esperienza ad Ilvermorny, mi capitò di essere nuovamente coinvolto nel Bronx, stavolta durante una rapina. Ci presero in ostaggio e, convinto com’ero delle mie capacità, feci l’enorme cazzata di voler mandare a monte la rapina. Oh ci riuscii, pur rimediando una pallottola nel fianco, ma quel che è peggio, mi inimicai uno dei boss del Bronx. Riuscii a scamparla in orfanotrofio e fui costretto a lasciarlo, vivendo perlopiù da latitante.
    Diverse volte fui costretto a fuggire, ma complice l’adrenalina degli inseguimenti, fui presto in grado di servirmi del mio dono per depistare i miei inseguitori, scoprendo di riuscire a modificare non solo i capelli ma anche gli occhi e altre peculiarità fisiche, pur non avendone ancora il controllo.
    Arresosi all’idea di vedere i suoi sforzi vanificati inspiegabilmente, il boss tentò più e più volte di reclutarmi tra le sue fila dietro cospicue somme di denaro che mi fecero vacillare, promettendomi la morte se avessi rifiutato.
    Messo con le spalle al muro accettai, ma al primo colpo importante, il Governo ci beccò e riuscii a non lasciare tracce del mio coinvolgimento solo grazie al mio essere metamorfomagus.
    Carico di adrenalina, mi smaterializzai nel motel dove alloggiava Fredrick, ma lo stupore si tramutò in orrore nel vederlo a terra, privo di sensi.
    Cercai di rianimarlo, ma non c’era polso. Il suo colorito era freddo e i suoi occhi fissavano il soffitto.
    Con le lacrime agli occhi, glieli chiusi delicatamente e avvertii il ministero del decesso.
    Poco prima che arrivassero, notai che la lampada del suo scrittoio era rimasta accesa. Avvicinandomi per spegnerla, notai la lettera che stava ancora scrivendo. Era la risposta alla mia, dove lo informavo di essere stato costretto a servire il boss per avere salva la vita.
    Conservo ancora quella lettera:

    “Caro Trev,
    al contrario di quello che pensi, capisco bene la tua scelta.
    Tu hai un dono e te lo ripeterò sempre, non va sprecato. Non serve solo a cavartela quando sei con le spalle al muro. Può fare del bene, può aiutare in modi che ancora non comprendi.
    Tu sei diverso da me e forse, per certi versi, questa diversità ti ha tenuto in vita finora, ma ricorda una cosa. Il boss di un quartiere non sarà mai lontanamente paragonabile a un mago oscuro.
    Se vuoi scappare fallo, è lecito, ma qualsiasi ordine viene intimorito dagli ambienti e dai loschi traffici magici e non, che girano all’interno del Bronx.
    Ti ho incontrato, facendoti conoscere il mondo al quale appartieni, solo perché sono stato così folle da dare la caccia all’uomo sbagliato! Ma grazie a questo tu ora puoi fare una scelta, puoi decidere di dare un senso alla tua vita e raccogliere questa eredità.
    Spero di inviarti questa lettera prima che sia troppo tardi, ma voglio insistere. La tua vita e il dono che ti è stato dato, sono da preservare! Ma se guardi appena più in là di te stesso, capirai che c’è qualcosa di più importante! Confido in te ragazzo, l’ho sempre fatto. Raccogli la mia eredità.”


    Mi sentii svuotato e caddi in ginocchio con la lettera in mano. Le lacrime mi rigavano le guance e quasi non sentii la porta del motel si spalancarsi per lasciar entrare gli agenti del Ministero.
    Mi trascinarono via assieme al corpo esanime del mio mentore per interrogarmi, ma il veritaserum mi scagionò da possibili accuse.
    Fu quella la prima volta in cui venni a contatto col M.A.F.I. e ne rimasi affascinato. Da Fredrick avevo saputo, in passato, che pochissimi dei suoi colleghi volevano aver a che fare col Bronx e avvertii la sottile pergamena della sua lettera, farsi pesante dell’eredità che mi lasciava.
    Mi iscrissi a Brakebills e completai la laurea specialistica in Criminalistica e Criminologia, facendo richiesta, dopo essere stato sottoposto ad un duro addestramento, di far parte del M.A.F.I. come agente.
    Il mio difetto, fin da subito, fu la scarsa propensione a seguire le regole o le indicazioni ricevute e fui presto etichettato come polemico.
    Eravamo diversi io e Fredrick, in particolare in quello: lui così propenso alle regole, io così incline a non esserlo. Non ero lui e forse mi sarei fatto uccidere anche prima, ma senza la sua ferma convinzione io non avrei mai conosciuto una sola alternativa alla criminalità.




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    Brakebills University
    Nome e Cognome: Trevor Lynch
    Materie: Magia Psichica, Magia Bianca, Alchimia
    Anno di iscrizione: 2009

    BONUS
    DOVE E QUANDODESCRIZIONE
    Scrivete dove e quando vi è stata assegnata.Descrizione della skills.
    I ANNO
    MATERIAI SEMESTREII SEMESTRE
    Materia: Magia PsichicaVoto: 25
    Incantesimi appresi: Intentio, Observo
    Voto: 25
    Incantesimi appresi: .
    Materia: Magia BiancaVoto: 25
    Incantesimi appresi: Animale guida, Espressione e Soppressione dell’aura, Percezione dell’aura, Diagnosi dell’aura. Pranoterapia, Forza d'anima
    Voto: 25
    Incantesimi appresi: Confusione luminosa, Palmo di luce, Scudo di luce
    Materia: AlchimiaVoto: 25.
    Incantesimi appresi: Combattimento Alchemico [skill passiva], Manipolazione delle parti, Crescita Accellerata
    Voto: 25
    Incantesimi appresi: Mutazione metallica base, Mutazione metallica avanzata
    II ANNO
    MATERIAI SEMESTREII SEMESTRE
    Materia: Magia PsichicaVoto: 25
    Incantesimi appresi: Deceptio, Impedimenta, Ipnosipedia parziale
    Voto: 25
    Incantesimi appresi: Edicto, Prohibeo
    Materia: Magia BiancaVoto: 25
    Incantesimi appresi: Scudo Energetico, Energisfera
    Voto: 25
    Incantesimi appresi:Incantare cristalli bianchi
    Materia: AlchimiaVoto: 25.
    Incantesimi appresi: Assenza di dolore Alchemico [skill passiva], Manipolazione delle parti umane
    - Manipolazione della pelle
    - Manipolazione del grasso
    - Manipolazione dei peli
    Manipolazione delle parti vegetali
    Voto: 25
    Incantesimi appresi: Incantesimo di Disillusione, Composizione Interna, Manipolazione Organi Interni
    III ANNO
    MATERIAI SEMESTREII SEMESTRE
    Materia: Magia PsichicaVoto: 25
    Incantesimi appresi: Observo Maxima, Optikòs
    Voto: 25
    Incantesimi appresi: Spòlium, Conducto, Conducto Oscuro
    Materia: Magia BiancaVoto: 25
    Incantesimi appresi:
    Voto: 25
    Incantesimi appresi:Benedizione di Pelor: Impronta del male: Percezione del male
    Materia: AlchimiaVoto: 25.
    Incantesimi appresi: Scheletro Animale, Manipolazione delle parti animale
    Voto: 25
    Incantesimi appresi: Fractura, Manipolazione atomica


    Edited by Arka. - 19/11/2017, 17:01
     
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    Ora sei ufficialmente un membro del mondo magico di New York! La prima cosa che devi fare è comunicare che la tua scheda è stata accettata e che quindi il prestavolto non è più prenotato ma IN USO, qui.
    In seguito controlla nella bacheca se ci sono eventi in corso, potrai subito partecipare, oppure cerca qualcuno con cui ruolare in questo topic o sul gruppo di Facebook!
    E' obbligatorio creare il tuo portfolio e/o diario del personaggio, per tenere traccia degli avanzamenti dei personaggi attraverso le quest e tutto ciò che non si può segnare all'interno del libretto scolastico, in questa sezione scoprirai come si fa!
    Non è necessario, ma qualora volessi vederti assegnata una pietra magica, puoi aprire qui una discussione intitolata "Scelta della Pietra - Nome Pg (Adulto)" e postando nella discussione semplicemente il link della scheda.
     
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