[Magia Bianca] Lezione Magia Bianca II - seconda lezione primo anno

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  1. ·Shy.
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    Felicity Daisy Johnson
    ecoempatica - mezza fata della terra - 22 anni - ingenua
    « if i wanted, i could destroy everything. but i'm a good girl »

    Le braccia erano inermi lungo il corpo, come se qualcosa le togliesse la forza o l'energia per riuscire a commettere anche il più piccolo movimento, mentre il collo incassato tra le spalle era un evidente tentativo di sparire, trovandosi da tutt'altra parte ma non di certo lì, ad affrontare un suo macabro riflesso. Eppure qualcosa la tratteneva da scappare, un turbamento che le nasceva dal suo più profondo essere. Un'improvvisa e tagliente raffica di vento mosse i capelli della ragazza, lasciando che lunghi ciuffi biondi le si posizionassero davanti al volto e lì restassero, visto che i muscoli di Fee non fecero neanche il più breve movimento per spostarli, impegnata ad osservare la sua copia. Il busto era spostato in avanti, i muscoli tesi ed i pugni serrati in un gesto che lasciava poco spazio anche al più piccolo dubbio nel capire l'emozione che l'attraversava. L'unico sopracciglio presente nel viso era abbassato, formando delle profonde rughe verticali sulla fronte. Fee poteva vedere i denti serrati lasciati scoperti dalle labbra sollevate in un ghigno di puro rancore, deformato dalle cicatrici della bruciatura. Tutto in lei sembrava voler urlare quanta rabbia stesse provando, ma era lo sguardo forse quello che riusciva a caratterizzarla di più. Quegli occhi trasparenti che conosceva così bene erano fissi su di lei, incastonati nelle tese palpebre che riusciva ad aprire solo parzialmente. C'era qualcosa in quello sguardo che la mente di Fee percepiva non solo come segnale di pericolo, no, nel profondo era come se stesse urlando una muta richiesta di aiuto. Un'aiuto che non avrebbe di certo chiesto o voluto, ma che la mezza fata voleva donarle senza nessun dubbio. Voleva comprendere, aiutare, prendersi cura di lei. Sapeva che prima iniziava a parlarle e meglio sarebbe stato, ma non appena aprì le labbra per dirle qualcosa, capì che non era quello l'esatto momento. La situazione di pericolo venne percepita prima dal suo corpo che dalla mente, in confusione e totalmente smarrita, ritrovandosi a reagire d'istinto liberando le ali sotto pelle, che formarono due buchi nella maglietta, per permetterle di tentare una schivata aerea all'indietro. Piegò le ginocchia staccandosi dal terreno e facendo un paio di metri al ritroso, provando a portarsi fuori area dal possibile pericolo e mettendosi davanti a Diana, per essere sicura di poterla proteggere se l'altra avesse tentato di attaccare anche lei. « Per favore calma » mormorò, portando i palmi delle mani davanti al corpo per tentare di farle capire che non voleva combattere « cosa... cosa avrei fatto ai nostri genitori? Vorrei capire. Posso sentire la rabbia e la disperazione che scorre furiosa in te. E' come se ti togliesse il fiato vero? » parlava con la solita dolcezza che la contraddistingueva. Non le importava che il suo riflesso smettesse di odiarla, non era quello il suo scopo, voleva solo aiutarla. Ogni volta che percepiva il dolore in un'altra creatura era come se il suo corpo si spegnesse, provando quella sensazione di angoscia e smarrimento che tanto odiava. Doveva aiutare, sempre. Era un dovere che fluiva nella sua mente fin da piccola. « So bene cosa significhi essere disperate » la rabbia era un'emozione che raramente nasceva in lei, ma la disperazione invece la conosceva molto bene, avendo perso entrambi i suoi amati genitori « e capisco che tu possa pensare di non avere scelta. Ti senti sopraffatta da tutte quelle orrende e crudeli emozioni negative, lo so. Ma usare la violenza non cambierà niente » un improvviso nodo in gola le impediva di parlare chiaramente, ma serrò la mascella e andò avanti, completando il suo discorso « Quindi ti prego, parliamo e confrontiamoci. Ma senza arrivare a tanto » Il battito cardiaco era accelerato per via della situazione e i brividi di freddo le scorrevano lungo il corpo, mentre annusando l'aria intorno a lei capì che la pioggia era davvero imminente. Aspettando in silenzio una sua risposta, tentò di calmarsi e ritrovare la concentrazione necessaria per tentare una diagnosi dell'aura e avere così informazioni sul riflesso. Era la sua copia e forse era uguale a lei, ma Fee non aveva niente da perdere, così provò.
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