[Magia Bianca] Lezione Magia Bianca II - seconda lezione primo anno

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  1. ·Shy.
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    Felicity Daisy Johnson
    ecoempatica - mezza fata della terra - 22 anni - ingenua
    « if i wanted, i could destroy everything. but i'm a good girl »

    La situazione aveva preso una svolta inaspettata, un cambiamento talmente repentino che Felicity si ritrovò ancor più spiazzata, a tal punto da abbassare le braccia e lasciarle lì, inerme di fronte al pianto della copia. Non si trattava semplicemente di una persona da consolare, di qualcuno con una ferita aperta da abbracciare e stringere forte, no. In quel caso sarebbe stato naturale, facile per la ragazza che avrebbe saputo perfettamente come muoversi. Ma lì non c'era una persona qualunque. C'era lei. Nonostante la devastazione fisica che il corpo della manifestazione aveva dovuto subire, era pur sempre Felicity Johnson, con i suoi stessi dolori e paure. Capì di non essere sicura di poter affrontare tutto quello. Il docente le stava facendo affrontare una prova che le sembrò d'improvviso così dura, anche troppo per lei. Ogni singola parola che uscì dalle labbra della copia fu come una pugnalata allo stomaco della ragazza che annaspò, alla ricerca di aria. Il dolore era come le onde di un'oceano in tempesta, scalfendola in ondate sempre più maestose e spinta al limite, per un attimo, un solo attimo che però fu sufficiente per odiarsi, pensò di attaccarla pur di farla sta zitta. « No, no! » quasi urlò portandosi le mani alle orecchie, abbassando il capo in segno di una disperazione incontrollabile. Puntò lo sguardo verso un punto ben preciso, dove iniziava il bosco e dove solo lei sapeva esserci la strada verso il rifugio speciale della sua famiglia. Mosse il piede destro, con l'intenzione di scappare via da tutto. Dalla copia, dal luogo, da Diana.. da lei stessa in qualche modo. Qualcosa però si fece improvvisamente largo dentro di lei, inchiodandola sul posto. No, non poteva abbandonarla anche se voleva. Una, due.. decine di lacrime iniziarono a scorrere lungo il volto di Felicity, incapace di fermarle. « Scusami.. » sussurrò, posando lo sguardo appannato lungo i fili d'erba del prato. « scusami se ti ho fatta dubitare di te. Tu.. tu non c'entri niente con la loro morte » faceva male parlare, far uscire quelle dannate parole dalle labbra. La gola le doleva e i singhiozzi invece di cessare aumentarono, obbligandola a prendersi diverse frasi tra una parola e l'altra. « Era arrivato il loro momento. Si chiama destino » sperando che il tono fosse stato sufficientemente alto da essersi fatta sentire, smise di parlare per prendersi qualche secondo tutto per sè. Non spostò lo sguardo da terra mentre la mano destra andava ad asciugare le lacrime già quasi del tutto asciutte, grazie al vento impetuoso che fino a quel momento aveva smosso ogni cosa, anche se Fee intuì che si sarebbe calmato presto. Dovevano entrambe accettare che il suo discorso fosse totalmente vero e andare avanti, per poter vivere con serenità tutto ciò che il destino mettesse loro sulla strada. I ricordi dei genitori sarebbero mutati in dolci e preziosi frammenti di una vita passata che sempre avrebbero portato con loro, ricordandoli però con placida tranquillità. Felicity percepì di esserci vicino, di poter finalmente far diventare realtà quei pensieri. Ma la sua copia? Ci sarebbe riuscita? Rialzò lo sguardo verso il limitare della foresta, spostandolo poi sul corpo dell'altra. Quel corpo così ferito, sia dentro che fuori. Quasi senza pensarci due volte avanzò verso di lei, colmando lo spazio che le separava. Se le avesse dato il permesso l'avrebbe stretta a sè in un lungo abbraccio, talmente forte da farle sembrare per un attimo un tutt'uno. « Ti va di venire con me in un posto? » avrebbe sussurrato al suo orecchio, sciogliendosi di poco dall'abbraccio per poter così accarezzare la parte del volto bruciata della copia. Il sorriso che lei poteva scorgere sul volto di Felicity era un sorriso colmo di dolcezza. Se avesse accettato l'avrebbe presa per mano e portata con sè al rifugio speciale pieno di margherite. Si sarebbero sdraiate osservando il cielo, raccontandosi magari aneddoti divertenti su Talia e Leonard. Si, avrebbe fatto di tutto per farla star meglio. Voleva che anche lei capisse. Che potesse essere felice.
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