A warning to the prophet, The liar, the honest, This is war.

Ardan/Noah/Nik

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    ardan ciaran morley
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    « Idiota »
    Lo soffiò tra le labbra, la maschera ancora calata sul volto. Due ragazzi seduti sul ciglio di un marciapiede, due ragazzi che dal basso vedevano passare a volte strani personaggi di quartiere che li squadravano straniti per poi continuare a camminare ancora, svoltare l'angolo in cui ancora, a bordo di quell'edificio fatiscente, vi era l'entrata del Felix.
    Non sapeva neanche cosa stesse provando in realtà. Voleva solo ignorare quella paura strisciante, quel timore di essere scoperto, di rischiare la vita, la poca reputazione che si ritrovava. Quella sera era stato incauto, fin troppo. Aveva acconsentito alla richiesta di Nikolaus, si era esposto seppur fosse rimasto immobile in un angolo della stanza, camuffato come poteva...e anche Nikolaus aveva rischiato la pelle. Li aveva visti arrivare tutti, uno dopo l'altro: la scarica di pugni di quello stronzo di Brdy era arrivata letale e precisa, mossa da una rabbia recondita che gli occhi di Ardan avevano catalogato come insoddisfazione.
    Non l'aveva più visto da quella volta. Non l'aveva più visto da quella volta in cui era riuscito a scappare con Joachim, quella volta in cui...
    Distolse un attimo lo sguardo dalla ferita al braccio di Nikolaus. Lo sguardo, di cui se ne riusciva a scorgere solo un occhio, divenne furente, la mascella si indurì mentre il volto cadeva sulle nervature dell'asfalto ricoperto di benzina, piscio e lattine accartocciate.
    Prese un lungo respiro, chiuse le palpebre per poi tornare a tamponare la ferita. Per tutto il tempo che erano rimasti lì non vi era stato molto scambio di parole. Ardan era furioso, ma era ancor più furioso per una considerazione in particolare, ovvero il fatto che avendo rinnegato la magia bianca non potesse in alcun modo curare nessuno.
    Schifosa quella creatura, Pelor, dall'inizio alla fine. Tanto ipocrita quanto fintamente caritatevole solo con i suoi adepti, ed era ciò che in generale pensava per qualsiasi divinità: predicava il bene precludendo il proprio credo a chi, come Nikolaus, in quel momento ne avrebbe avuto bisogno. Con la sinistra gli sollevò di poco la manica per poter arrivare alla porzione di pelle tumefatta che si diramava al di sopra come una nube tossica. Quella maschera gli stava portando un prurito inimmaginabile ovunque, perciò con uno scatto aggressivo staccò ancora una volta le mani da quel braccio, si sfilò la maschera e la gettò in mezzo alla strada. La vide sbattere più volte, la vide rotolare e inclinarsi riversa. Era orribile. Perché nascondersi.
    Perché nascondersi davanti a un mondo che non faceva altro che portarlo a perdere le uniche persone a cui aveva dato fiducia. In quel momento avrebbe voluto distruggere tutto e ricominciare da capo.
    Silente, ancora una volta, ricominciò da dove aveva interrotto, come se a piccole dosi quelle azioni avessero modo di sedarlo in quei processi meccanici, la fronte imperlata del sudore che era rimasto racchiuso dentro quella copertura così pesante per fin troppo tempo.
    « Lo sapevo » disse a un certo punto, lo sguardo concentrato sul braccio di Nikolaus, le mani quasi tremanti di rabbia: « Te l'avevo detto, ma fai sempre di testa tua, cazzo. Sempre, in continuazione...non ti bastava morirmi davanti quella volta, vuoi...cristo » alzò lo sguardo per un secondo altrove, il nervosismo che gli pizzicava gli occhi.
    "Vuoi fare la stessa fine di mio padre".
    Ecco cosa avrebbe voluto dire.
    Non riuscì neanche a finire la frase. Non ci riuscì perché era troppo complicata da dire e non voleva ascoltarsi né farla sentire a Nikolaus che non avrebbe capito, non avrebbe mai capito.
    Non riusciva a crescere. Era ciò che più aveva attratto Ardan al suo carattere così differente da sempre. Si ricordava ancora quando da piccolo lo guardava con ammirazione, lui, il randagio di Durmstrang, quello che per la propria felicità e libertà avrebbe fatto di tutto e a cui non importava cosa potesse pensare o dire la gente, vedeva in lui un modello di vita che l'aveva accolto come un fratello...ma adesso le cose sembravano capovolgersi.
    Forse erano stati gli anni di lontananza. Forse erano stati quei mesi, che avevano messo a dura prova entrambi, ma se Ardan palesava quello scontento Nikolaus invece nascondeva tutto sotto strati di battute idiote, di sorrisi.
    Ardan si sentiva come se costantemente Nikolaus gli stesse mentendo, gli stesse nascondendo ciò che provava.
    « Non dirmi che esagero. Non lo dire, perché so che lo stai pensando...e guarda qui... » commentò quasi come lo stesse mormorando tra sé e sé con fatica, in un sussurro lieve che sembrò fagocitare tutta l'aggressività precedente. Ora c'era solo un malcelato sconforto. Aveva finito con il braccio e già si preoccupava di altro, sfilandogli la maschera ed esaminando il profilo di Nikolaus, tenendogli ferma la faccia con entrambe le mani all'altezza della mandibola per inclinarla leggermente verso di lui. Avrebbero dovuto già essere a casa, avrebbero dovuto essere al sicuro, al Manor, ma Ardan proprio non ce l'aveva fatta a portarselo dietro in quel modo, con quella faccia tumefatta e ricoperta da lividi
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    · Mago Nero · 23 anni · Dreadwolf ·

    Si
    , non era al massimo della sua forma fisica, ma quello davvero combinato male era il suo orgoglio. Il fatto di dover salire le scale dello scantinato sottospalla non lo aiutava per niente. «Oh, andiamo! cammino da solo, ce la faccio te lo assicuro». Ovviamente non appena era riuscito a liberarsi della presa di Ardan si era ritrovato con la faccia schiacciata a terra. Va bene. Nemmeno l’equilibrio era messo benissimo. A peggiorare la sua figura di merda c’era lo sguardo pietoso dei presenti a cui badò meno di quanto avrebbe dovuto. Il significato del termine “inosservato” gli era del tutto estraneo, seppure fosse un ricercato. Avrebbe dovuto mantenere un basso profilo e dare scena di sé e della sua patetica sconfitta non era affatto una buona mossa. Sarebbe rimasto volentieri per bersi un cicchetto al bancone, ma Ardan non sembrava della stessa idea. «Dai che un whiskey disinfetta le ferite». Magari aiutava anche a levare via quel sapore di sangue e di sconfitta. Il freddo della notte lo investì come una ventata d’inverno, eppure erano alle porte della primavera. Quel gelo arrestò improvvisamente il vorticare del resto del mondo. Morley lo scaricò sul marciapiede con malagrazia, un gesto che gli causò una fitta di dolore che dal culo arrivò fino alla spalla. A giudicare dalla sua reazione la ferita al braccio era decisamente brutta. Abbassò lo sguardo con noncuranza per poi mugugnare un «Cazzo…. Hai una spillatrice e una bottiglia di whiskey? La metto a posto in un attimo». Non appena gli sfilò la maschera Ardan fece la stessa espressione di uno che si ritrova, che so, una strana escrescenza sulla punta dell’uccello. A metà tra l’inorridito e il terrorizzato. Che melodrammatico. La sua faccia era sempre stata così. Fortunatamente non c’era uno specchio per contradirlo. Gli avrebbe fatto notare quanto la sua reazione fosse dannatamente esagerata se non lo avesse zittito per tempo. Urgeva una battuta idiota per sdrammatizzare. «Dì un po’ sono carina?» chiese abbozzando un sorriso, prima di sputare un grumo di saliva e sangue sul tombino che aveva in mezzo ai piedi. La saliva era più densa del solito, colava tra le fessure della grata di ferro con una certa affascinante lentezza. «L’uomo d’acciaio non era niente male, ma ti assicuro che la prossima volta lo trasformo nell’uomo di latta. Alla fine dell’incontro andrà in giro a cercare il suo cuore». Scoppiò a ridere da solo rischiando persino di cadere all’indietro. Non era mai stato un amante della lettura, ma aveva visto il film del mago di Oz ad Ashville dov’era stato per un po’. La similitudine era decisamente azzeccata. «E tu, amico mio, tu sei il leone» aggiunse tirando fuori dalla giacca il pacchetto di sigarette per sfilarne due con un colpetto alla base. «Tira fuori la fiaschetta perchè ti devo dire una cosa importante e vorrei brindare insieme a te».
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    La risata grossa e spontanea di Nikolaus gli fece ingarbugliare lo stomaco. Lo guardò senza proferire parola, senza un'espressione tangibile. Quella vita non era fatta per le favole, non c'era spazio per quei racconti stupidi. C'era solo la dura realtà con cui fare i conti, la realtà di aver portato un amico al fare un patto con un'entità che gli aveva donato solamente altro sangue, la realtà di averlo invogliato a seguire una causa che non era stata mai sua e di intraprendere un destino che avrebbe potuto portarlo alla distruzione.
    Senza neanche dargli tempo Ardan fece roteare il braccio sinistro e sostituendolo al destro, alla stoffa umida, un pugno fece inclinare di poco il volto di Nikolaus. L'aveva tirato in modo leggero, ma la rabbia furente nascosta negli occhi gelidi era montata con l'ultima frase. Non si curò poi neanche della reazione dell'altro, gli tenne stretta tra le dita la mascella del viso per non farlo muovere e continuò imperterrito a passare la stoffa anche sul labbro: « Se fossi stato il leone non ti avrei seguito. Non sarei neanche qui » disse scandendo le parole e con gli ultimi tocchi completò il lavoro, almeno grossolanamente. In alcune parti ancora sanguinava ancora, ma non era un problema, magari se lo sarebbe ricordato la prossima volta in cui avrebbe combinato una simile cazzata.
    Fece come gli aveva detto. Da casa si erano portati un fiaschino di whiskey, ne avevano preso un po' dalla dispensa di Persephone, e visto che Ardan era già parecchio nervoso accettò di buon grado quella proposta. La tirò fuori dal taschino, ne prese un ampio sorso per poi passarlo a Nikolaus: « Spara »
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    · Mago Nero · 23 anni · Dreadwolf ·

    Il
    pugno di Ardan era più eloquente di tanti bei discorsi. Gridava “Sei un idiota”, ma anche “Cazzo, mi hai fatto preoccupare” e in generale “Hai una bella faccia tosta a dire che sono un codardo”. Quell’ultima cosa però l’aveva sottolineata anche a parole, giusto per ricordargli che ferire l’orgoglio di un Morley non è mai una mossa intelligente. Gliel’ha fatta passare perché sono amici, ma in effetti quella battutina da idiota se la poteva pure risparmiare. «Il fatto è che ti preoccupi troppo. Sul serio, sono molto più duro di quanto pensi. E poi se ti ho seguito fin qui, figurati se tiro le cuoia proprio ora. Non voglio mica perdermi quello che viene dopo, conoscendoti sarà un gran bel casino». Si portò le sigarette alle labbra mentre Ardan continuava a giocare alla piccola infermiera. Era davvero carino in quelle vesti, un bel viso, begli occhi preoccupati, gli avrebbe strappato un bacio se non fosse stato che ad Isobelle aveva promesso fedeltà e ad Ardan quell’iniziativa non sarebbe piaciuta per niente. Eppure tutta quell’apprensione che gli incupiva lo sguardo e gli increspava la fronte in rughette infastidite era una cosa da far battere il cuore. Di solito quella che si preoccupava per le sue ferite era solo Isobelle, lui invece era il suo protetto, non sapeva nemmeno che avesse così a cuore la sua sopravvivenza prima che quella merda lo uccidesse. «Approposito. Ricordami che un giorno di questi dobbiamo pestare quel fottuto bastardo di Ezra, ancora non gliel’ho fatta pagare per lo scherzo al bosco. Io gli ho dato la mia casa, gli ho dato il mio lavoro, gli ho fatto anche quel fottuto regalo a natale. Tu lo sapevi che si è scopato Isobelle? Me l’ha detto prima di uccidermi. Io già lo sapevo però». Scosse la testa accendendo entrambe le sigarette con un profondo respiro. Ne porse poi una ad Ardan. «Quello che non sapevo era che mentre facevano sesso lei ha pianto e ha iniziato a dire il mio nome. Il mio nome, capisci? Cazzo, e quello ha continuato a scoparsela come niente fosse. Se ci penso vorrei spezzargli il collo, cristo santo. E non nel bosco di quello schizzato di negromanzia, no. Sul retro del felix. Però prima gli taglierei le palle. Se non avessi promesso ad Isy che non mi scopavo qualcun altro glielo mettevo in culo che era un piacere. L’avrei fatto piangere anche io. Poi gli avrei chiesto se si divertiva e dopo gli avrei tagliato le palle. Magari gliele facevo pure mangiare». Prese un lungo sorso dalla fiaschetta che gli aveva passato Ardan. Avrebbe dovuto brindarci, ma era troppo incazzato. «Mi dovrò accontentare di pestarlo per bene, o forse no. Devo ancora decidere». Ciccò sul marciapiede per poi stendersi a terra con un grugnito. «Cazzo, quel Brody mi ha conciato proprio male. Se Isy te lo chiede dille che ho vinto io però. Ci manca solo che scopre che un altro che si è scopata me le ha date di santa ragione. Che sfiga che ho, cristo. Volevo dimostrarle che posso mantenere la promessa che le ho fatto e spaccare il culo a tutti quelli che si possono mettere tra di noi, ma ho fatto solo una figura di merda». Prende un altro respiro dalla sigaretta così da intossicarsi ben benino i polmoni oltre che il fegato. Allunga la fiaschetta ad Ardan prima di tirare il cappotto e costringerlo a guardare la striscia di cielo nero sopra di loro. «Inquinamento luminoso. Che schifo. E' tutto diverso da Durmstrang, ve’? Lì c'erano le stelle nel cielo, mi sentivo invincibile, invece ora…. Va beh non ci pensare ho una cosa importante da dirti. Hai della coca? Perché questa è roba da droga pesante, potrei sconvolgerti la vita».
    Nik

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    ardan ciaran morley
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    "Perché mi hai seguito davvero?"
    Ardan voltò la testa incrociando la porta malmessa del retro di uno dei tanti palazzi. Un brivido gli percorse la schiena. Non ci aveva fatto caso prima, troppo occupato a pensare a ciò in cui si era cacciato quel coglione di un Winkler, ma adesso si ricordava perfettamente quel vicolo stretto e cupo, totalmente buio.
    Lì era dove avevano combattuto con Crane. Lui, Alexis, Hynes, Brody...tutti e tre per lui avevano significato una distruzione e un capolinea da cui ripartire, in modi differenti. Baluardi del proprio passato, li sentiva ancora bruciare di quel rancore che sotterraneo era stato ricoperto dall'insensibilità del ghiaccio.
    Prima o poi sapeva che ci sarebbe stato un ritorno, una sfida finale, e in cuor suo non aspettava altro...ma non era ancora il momento. Uno, uno dopo l'altro, li avrebbe rovinati a suo modo, con i suoi mezzi, ma per adesso non ne era ancora in grado. Avrebbe ripulito prima o poi il mondo da quei dannati che lo trasformavano nel demone che non era mai stato.
    Nikolaus non avrebbe dovuto seguirlo. Egoisticamente gli aveva chiesto un aiuto di cui adesso si pentiva. Quella non era la sua strada. Nikolaus non aveva scelto di essere in quel modo, e in quel frangente neanche Ardan...ma Ardan aveva un suo scopo. Nikolaus chi aveva? Lui? Sua madre? Isobelle? Tutto in base agli altri. Mai che prendesse la vita davvero di petto per le cose più importanti.
    Da ragazzini non ci si rendeva conto di quel dettaglio. Da ragazzini ogni stupidità prendeva importanza e peso come un mostro da combattere, e Nikolaus era dannatamente bravo a vincere e a lottare contro l'inutile per fuorviare la propria vita.
    Ardan avrebbe voluto chiedergli cosa sperava di ottenere in tutta quella situazione...un "dopo" incerto? Un dopo basato sugli incubi di un ragazzo irlandese che ad ogni passo prendevano un corpo e un volto differenti?
    Anche Ardan non si curava molto del futuro, per adesso era già un miracolo che riuscisse a pensare al presente, ma Nikolaus doveva mettersi in testa che le persone che inseguiva non ci sarebbero state, non per sempre.
    Un giorno anche Ardan avrebbe rischiato la vita...e in quel caso, Nikolaus sarebbe riuscito a prendersi cura di se stesso? L'aveva ritrovato al Felix dopo anni a fare la parte del barista in uno squallido e schifosissimo buco proprio perché era stato lasciato da solo, senza alcuno scopo.
    Non gli disse nulla. Come al solito, Nikolaus non avrebbe capito.
    « Già » si limitò a dire, le labbra serrate e lo sguardo distante. Era quasi felice di quel casino. Stupido idiota.
    Poi la valanga di discorsi lo colpì in pieno come un treno. Ardan rimase immobile per tutto il discorso, gli occhi che si fecero sempre più ampi e increduli, il volto che lievemente girato di tre quarti scattò definitivamente per guardare quello di Nikolaus. Un'enormissima furia gli montò addosso, poteva sentire il suo respiro farsi più pesante, le sopracciglia piegarsi, la mascella serrarsi e le gambe cominciare ad ondeggiare scontrando le ginocchia tra loro.
    Perché glielo diceva adesso. Cazzo, perché glielo diceva solamente adesso?!
    Trattenne un urlo per miracolo, un ringhio che dovette sedare nella propria mente in cui ormai la sua belva interiore stava sbranando le pareti riducendole in pezzi, strappandole con le fauci aperte e invischiate di sangue...e allora, allo stupore si sostituì un vortice furente, un'ira cieca che coprì qualsiasi sua premura, qualsiasi suo pensiero.
    Ezra. Nikolaus era stato ucciso per mano di Ezra. Ezra aveva assassinato Nikolaus e Ardan, troppo preso dallo scontro con il titano non l'aveva visto.
    Per tutto quel tempo si era incolpato di quella possibile morte. In quel bosco l'aveva cercato, aveva gridato il suo nome, aveva quasi ucciso una ragazza per assicurarsi dell'idea che Nikolaus non fosse davvero morto e quando l'aveva rivisto all'esterno del Manor un risentimento contro se stesso aveva fatto scattare il palmo violentemente sulla guancia dell'altro dandogli dello stupido, solo perché Ardan non era stato capace di martoriarsi davvero per non essere stato in grado di evitare quella potenziale perdita, di nuovo.
    Istinto di sopravvivenza. Se Ardan avesse pensato ai propri sbagli sarebbe morto di conseguenza, perciò meglio ignorare, meglio far finta di nulla mentre i sensi di colpa per non essere abbastanza avevano continuato a corrodergli lo stomaco. Giorno dopo giorno si era quasi abituato a quella sensazione quando guardava Nikolaus negli occhi e lo vedeva, comunque, felice.
    Era stata invece tutta una bugia. Nikolaus non aveva rischiato di morire per i mostri che avevano ucciso, Nikolaus era stato ucciso da Ezra.
    Ezra Hughes. Voleva la sua testa appesa all'albero di noce, il più grande della foresta intorno al Manor, quello su cui si arrampicava quando doveva svignarsela fuori di notte. In quel momento pensò a mille e mille altri modi per torturarlo mentre gli impediva di esalare l'ultimo respiro proprio per farlo soffrire ancora, ancora e ancora.
    Serrò un pugno, con l'altra mano prese la sigaretta che Nikolaus gli diede, fece un tiro profondo e solo allora si accorse di star tremando. Dove cazzo era in quel momento. Voleva saperlo, voleva trovarlo, voleva fargli ricordare la propria merdosa, miserabile vita.
    Non sapeva chi cazzo si era messo contro. Dal primo sguardo Ardan l'aveva capito, si era tenuto pronto perché il suo istinto come la sua mente raramente sbagliava...adesso era venuto il momento di porre fine a ciò che credeva di essere Ezra. L'avrebbe fatto pentire di essere nato, gli avrebbe riso in faccia mentre avrebbe contato le urla che sarebbero uscite da quella fogna del cazzo e i litri di sangue che gli avrebbe fatto inghiottire a forza.
    La frenesia di quella visione quasi lo fece sorridere, un sorriso contornato da uno sbuffo che distolse lo sguardo da Nikolaus, una smorfia sinistra e tetra in cui gli occhi scintillavano di un odio furente che neanche Joachim aveva avuto l'onore di guardare. Il volto di Ardan sembrava quello di un angelo storpiato dall'eternità della dannazione.
    Il mondo era malato. Il mondo non faceva altro che prendere, che ingannare, e allora anche lui avrebbe giocato in quel modo, del resto era bravo in quelle cose, molto più degli altri...e si divertiva a torturare. L'aveva scoperto prima con Alaska, poi con Ariel, poi ancora con quell'amichetta di Noah. Psicologicamente sentiva una spinta nel portare la mente altrui verso un baratro in cui le paure più recondite se ne nutrivano.
    Quello di Hughes sarebbe stato profondo e spietato. L'avrebbe rovinato senza aspettare.
    In tutto ciò Nikolaus si era alzato e riseduto di nuovo. Ardan non l'aveva neanche notato.
    Prese la fiaschetta, allontanò la sigaretta per un momento dalle labbra, prese un sorso e poi un altro tiro. La cenere si accumulò sulla punta. Era troppo occupato al pensare al modo migliore per tranciare di netto quella testa dal collo.
    « Bene. Mentre tu decidi se pestarlo o meno io l'avrò già ucciso » sibilò tra i denti, un ringhio rabbioso che contenne appena. Un altro sorso.
    Violentare una donna. Neanche Ardan sarebbe arrivato a tanto. Avrebbe ucciso, torturato fino alla morte, insultato nei modi più subdoli e annullato il volere di una persona, ma violentare...
    Pensò a Isobelle, per quanto gli desse fastidio al momento, un fastidio immenso. La vide volteggiare con quella tavola in mezzo al cielo, superarlo in picchiata verso il vuoto mentre lui seduto sul ciglio di quel burrone fumava come al solito prima che i tempi cambiassero.
    Un brivido. Havel. Se qualcuno l'avesse trattata in quel modo Ardan probabilmente avrebbe perso ancor più la testa...invece Nikolaus ancora temporeggiava, ancora picchiava altri e non il diretto interessato, ancora si nascondeva nella necessità di sfogarsi.
    Ora capiva, ora capiva quel bisogno impellente di sfidare gli altri in quel circolo di scommesse abusive. Nikolaus avrebbe voluto redimersi, ripulirsi da tutto quel mare di stronzate a suo modo...e Ardan, come al solito, non se n'era reso conto.
    « Sì, hai fatto proprio una figura di merda Winkler, ma non glielo dirò » biascicò alla fine cercando di calmarsi. Altro sorso, gli passò la fiaschetta per poi guardare ancora altrove. Non era pronto per guardare la faccia di cazzo di Nikolaus, il nervosismo lo stava divorando pronto a scattare contro il primo che sarebbe passato per quella strada, così, tanto per tenersi pronto per lo sterminio.
    « Tanto, comunque sia, lei non me lo chiederà, non a me. Non abbiamo nulla da dirci » specificò, tanto per essere chiaro. Quel breve pensiero su Isobelle, non sarebbe stato facile da trattenere, ma le cose non cambiavano: le stava sul cazzo a prescindere, tanto più adesso...si era scopata Brody.
    Doveva avere una disabilità che le impediva di tenere le gambe chiuse. Una disabilità al cervello.
    Brody. Incredibile. In tutta New York proprio Brody. Cazzo, tra lei e Nikolaus Ardan si chiese chi fosse il più cretino.
    Si calmò solamente quando vide Nikolaus alzare gli occhi al cielo, così fece lo stesso. La sigaretta era quasi arrivata al filtro in un paio di minuti...ma si rese conto di quanto quella frase lo fece sollevare. Probabilmente perché capì una cosa molto importante: nonostante tutto, entrambi guardavano sempre in alto. Non importava lo scopo, non importavano le intenzioni, lo sguardo di entrambi cercava in quello spazio inquinato e irraggiungibile quello che non potevano avere.
    « Invece ora pensi solo a farti pestare come un coglione. Questo non è cercare di essere invincibile...prima non lo facevi » replicò fin troppo duramente, poi buttò un respiro insieme al fumo, le spalle si abbassarono e per un attimo qualcosa gli fece scivolare via tutta la furia e la ricerca di morte: « A Durmstrang era tutto fantastico. Anni meravigliosi. Se un giorno cercheranno di rinchiudermi da qualche parte scapperò e mi nasconderò in quella foresta...e tu saprai dove trovarmi, e quando lo farai accenderemo il fuoco e ci faremo di MD, come quella volta »
    Lo sguardo distante, il tono troppo serio per essere colto con leggerezza.
    « Non ce l'ho la coca...e mi hai fatto pure perdere i soldi, brutto bastardo. Parla, se sarò troppo sconvolto al ritorno me la offri tu »
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    un vicolo dimenticato da dio capita spesso di pensare che razza di mondo sia. Se il limite tra giusto e sbagliato esiste, oppure una labile bugia che l’uomo si impone per scacciare i sensi di colpa. Deve ucciderlo? Non deve ucciderlo? Non ne ha idea. L’unica cosa certa è che ogni fibra del suo corpo vorrebbe farlo. Deve prima parlarne con Isobelle e prima di parlarne con Isobelle dovrebbe dire ad Ardan che l’ha messa incinta, magari anche che a breve andranno a vivere insieme. Che casino, dio mio. Non è certo quale delle due notizie possa essere peggio. Forse la prima. Un figlio è la fine di un’era. L’inizio di qualcosa di nuovo, ma pur sempre la fine di altro. Ardan e Nik sembravano destinati a finire prima ancora di iniziare. Erano appena arrivati ai circoli, a stento avevano ripreso a parlare come una volta, sono finiti per picchiarsi più volte di quante avessero davvero scambiato due parole in croce. La verità è che si sente in colpa per essere stato così distratto ultimamente, assente. Isobelle è un dono che gli ha regalato la vita, ma Ardan è il suo protetto, quello che difenderebbe anche a costo di essere preso a mazzate, quello che seguirebbe ciecamente, senza perché, senza spiegazioni. Lo ha abbandonato già una volta e questa volta sembra essere la seconda, anche se non lo è davvero. Non sparisce, va solo a dormire da un’altra parte. Eppure scegliere Isobelle al suo posto gli sembra proprio un tradimento. Come può aver fatto una scelta simile e confessarglielo a cuor leggero? In quel momento si sente tutto fuorchè dalla parte della ragione. Si ripete di essere solamente un ragazzo innamorato, ma davvero è sufficiente per abbandonare un amico? Scote la testa passandosi una mano tra i capelli. No, non lo abbandona si sposta solo a qualche chilometro di distanza. Niente coca. Che serata di merda. Dovrà procurarsene un po’, giusto quel poco per sentirsi più leggero e non un tale stronzo. Magari potrebbe tornare al felix a comparne da Tristan, pare sia diventato il nuovo spacciatore. Chissà, magari ci scambia quattro chiacchiere come ai vecchi tempi, niente di impegnativo, un ciao, come va la vita e poi un paio di sguardi, un whiskey, niente di più. Scuote la testa e volta lo sguardo verso Ardan. «Non uccidiamo proprio nessuno, prima devo parlarne con Isy, quella se scopre che ho alzato un dito senza il suo consenso mi ammazza». La verità è che Ezra un po’ lo spaventa. Quando lo ha ucciso se l’è fatta letteralmente sotto, niente a che vedere con le stronzate che si vedono in televisione. Era letteralmente morto di paura. Fare un figlio con lei era diventata una necessità che aveva colto al volo alla prima occasione buona. Ancora si chiedeva se era successo davvero, o magari se lei non prendesse qualche pozione che neutralizzasse il suo sperma. Insomma, non aveva idea se davvero volesse un figlio o lo stesso solamente prendendo in giro. Lui ci credeva, e per qualche istante, ogni tanto pensava che anche lei ci credesse. Cazzo, continuava a farlo senza preservativo e a voler arrivare fino alla fine, qualcosa voleva pur dire, o no? Si porta entrambe le mani alla fronte, stringendo le dita tra le ciocche sfatte di capelli impregnati ancora di sudore. «Io te lo dico, ma tu non dare di matto, cazzo». Da cosa iniziare? Forse la cosa della casa era una botta più leggera del bambino in arrivo. «Io e Isy andiamo a vivere insieme». Lo dice così. A bruciapelo. Non soddisfatto aggiunge. «Penso che sia incinta, ma non glielo dire». Beh si forse avrebbe potuto renderla meglio, ma insomma, non era mai stato il massimo con le parole. «Si, insomma, facciamo sesso come due che vogliono avere un figlio quindi ad un certo punto succederà, spero. Insomma voglio un figlio da lei. Voglio una famiglia ecco, e voglio che tu rimani al mio fianco, così come io rimarrò al tuo, sempre. Tu mi credi, vero? Insomma, io non ti tradirei mai». Sposta lo sguardo in quello ancora incredulo del ragazzo. Non voleva nascondergli una bomba del genere, né lanciarla lì in quel modo, ma forse non c’erano molti altri modi di dirlo, o almeno spera che sia così. «Per te va bene? Insomma tutto okay?». Porta la sigaretta alle labbra, ma ormai si è spenta, parla sempre troppo quando invece dovrebbe fumare. «Dannazione». Tira fuori l’accendino di plastica dalla tasca della giacca che ha sule spalle e cerca di accenderla di nuovo, ma le scintille annunciano inclementi che il gas è decisamente finito. «Cazzo, hai da accendere?».
    Nik

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    Noah Joseph Brody
    scheda - voce - licantropo - viaggiatore - 22

    Gli aveva dato del filo da torcere, comunque, qualche dolorino ancora ce l'aveva, Noah si tolse velocemente le bende che gli avvolgevano strette le mani per infilarsele in tasca, creando un piccolo bozzolo sotto il tessuto di jeans scuro, macchiato di sangue e sudore, giusto qualche goccia che era finita lì durante il combattimento, così come sulla maglietta nera che gli cingeva il petto.
    Si sentiva finalmente così vuoto, una voragine estremamente piacevole che gli permetteva di trarre un sospiro di rilassatezza dopo tutto quelle energie sprecate a trattenere la sua rabbia e la sua violenza, in quella società che non permetteva la sincerità ma desiderava e imponeva una finta calma nel trattenere ciò che di vero e reale c'era negli esseri umani. Il Felix gli offriva, oltre che un'ampia varietà di droghe - seppur vendute da Tristan... - anche la possibilità di essere se stesso e sfogare ciò che reprimeva giorno dopo giorno, per via, oltretutto, della sua insana e malata condizione da Licantropo. Nonostante con il tempo fosse venuto a patti con quella sua caratteristica, Noah ancora si riteneva malato, da bruciare vivo al pari di un appestato, da isolare e da macellare, nonostante lui stesso non avesse il coraggio di farlo.
    Passandosi una mano tra i riccioli bagnati di sudore nè appiattì alcuni sul capo, ripensando al tizio assurdo con cui aveva combattuto si chiedeva come mai portasse una maschera. Ciò che aveva visto non gli aveva suggerito niente, ma dopotutto poteva semplicemente trattarsi di un ricercato che si nascondeva, ricercato persino da altri maghi neri - dato che il Felix pullulava di quest'ultimi -? Prese a camminare verso la porta che dava sul retro del locale, aveva bisogno di una sigaretta e di farsi un cicchetto soprattutto, anche un po' di aria fresca non gli avrebbe fatto male, così imboccò l'uscita aprendo con uno scatto la porta e se la richiuse alle spalle, godendosi in un attimo di pace, quell'aria gelida che gli sferzava la pelle sudata.
    Velocemente, afferrò dalla tasca del giubbotto in pelle il piccolo cilindro che portava sempre con se, stappandolo e portandolo alla narice destra, tirò su forte con il naso per inalare una buona quantità di polverina bianca senza che nessuno potesse accorgersene. Quando lo rimise in tasca, prese anche il pacchetto di Marlboro Touch Gold e ne sfilò una con i denti, dopo averlo accostato alle labbra, fece scattare l'accendino e fu proprio in quel momento, attendendo che la sigaretta prendesse fuoco, che notò le due figure sedute leggermente in disparte sul bordo del marciapiede, poteva notarne di sfuggita il profilo e insieme alla capigliatura bionda e quel corpicino da femminuccia, Noah capì immediatamente chi avesse davanti.
    Immediatamente, prima di lasciarsi sfuggire di mano la situazione, tentò di mandare un messaggio telepatico ai lycan: Joachim, Skadi, Lara, Joelle e Orchidea « Ho trovato Ardan, raggiungetemi sul retro del Felix Felicis ADESSO » si sforzò affinché le parole più importanti venissero comunicate, come l'indirizzo del locale e il nome di Ardan, non voleva rischiare di lasciarsi scappare un'occasione del genere per prendere ciò che serviva a Papa Chinue, ma non voleva neanche rischiare di non avere tempo per ammazzare di botte quello stronzo.
    Inalando profondamente un lungo respiro di fumo dalla sigaretta, Noah fece un paio di passi verso i due tenendosi comunque a distanza di sicurezza e poi la sua voce risuonò beffarda accompagnata da un sorrisetto piegato di sarcasmo « Alla fine hai ripiegato su una con le gambe più aperte eh » parlava di Havel ovviamente, quella stronza che aveva minacciato di accoltellarlo pur di proteggere quel rifiuto umano « Alexis almeno sei riuscito a scopartela? Aveva delle gran belle tette, io ne avrei approfittato fossi stato in te » allargò di un poco il suo sorriso « Havel non è altrettanto difficile no? Credo che lo possa confermare tutto il campus » lo stava solo punzecchiando per dargli fastidio, niente di più, non gli interessava davvero insultare quelle due idiote.


    Edited by himë - 20/4/2017, 12:08
     
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    ardan ciaran morley
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    30 seconds to mars - This is war
    It's the moment of truth, and the moment to lie, the moment to live and the moment to die, the moment to fight.
    Dopo le parole di Nikolaus Ardan provò a dire qualunque cosa. Provò ad articolare il grumo di una delusione che sotterranea, se ne rese conto in quel momento, c'era sempre stata, ma tutto ciò che ne uscì fu un fiato arrochito che lo costrinse a schiarirsi la voce mettendosi una mano davanti alle labbra. Parola dopo parola gli occhi di Ardan si erano assottigliati sempre di più, due lame taglienti in un viso sconvolto che speravano in un qualche scherzo, ma Nikolaus era serio, era tremendamente serio quando impalcava ragionamenti confusi per andare al sodo e bypassare tutta la marea di stronzate che l'avevano portato a scollegare il buonsenso con il proprio cervello - semmai ce ne avesse avuto uno nella vita.
    « Stai scherzando »
    Non era una domanda. Pronunciò quelle parole scandendole piano, un filo di vento freddo che con un profondo odio represso montava attimo dopo attimo, poi il crescendo. Ardan si alzò di scatto, le gambe che oscillarono sulle ginocchia per un attimo. Fece due passi in avanti, diede le spalle a Nikolaus mentre nervosamente la mascella torturava i denti, il palmo di una mano pressava le nocche dell'altra facendo scrocchiare le giunture.
    Scosse la testa. Gli occhi si abbassarono nel guardare i propri piedi, poi tornarono al loro posto, di fronte a lui solo un muro scrostato di un palazzo che come una colonna sembrava sorreggere e delimitare i propri gesti che in quel momento avrebbero voluto scatenarsi violenti.
    Un figlio...un figlio...
    Gli angoli della bocca si incrinarono in un sorriso a labbra strette che si schiusero solamente per lasciar fuoriuscire una risata roca, bassa, monotona, una risata che si spense dopo pochi attimi come fosse stata inghiottita e corrosa nello stomaco.
    Prese una boccata d'aria come avesse in mano una sigaretta prima di voltarsi e guardare Nikolaus negli occhi.

    Guardalo. Guardalo com'è ridotto male. Ha preso pugni dall'ennesimo coglione che Isobelle si è scopata. Si è lasciato togliere la vita da uno che a causa di un gioco malato di Isobelle ha esagerato e che meriterebbe la tortura e la morte più di ogni altra cosa. Guardalo come si convince che avrà la forza necessaria per accontentare i capricci di quella maledetta. Brutto coglione.

    L'ennesima volta. Si rese conto che per l'ennesima volta nella sua vita non c'era mai stato nessuno. Non nel senso più banale del termine, ma in quello forse più complesso, un senso totalmente slegato e differente da qualsiasi manifestazione affettiva o d'amore che fosse, per quelli che ci credevano ancora.
    Non c'era mai stato nessuno in grado di raggiungere la propria persona. Nessuno sembrava in grado di comprendere i pensieri, le opinioni, la morale su cui si basavano i suoi principi, non perché non volessero arrivarci o lo considerassero sbagliato...semplicemente non ci riuscivano. Era come se si sentisse sempre un piano sopra gli altri che ancora si ritorcevano e guardavano il dito invece che il cielo, come se camminassero bendandosi gli occhi e intravedessero, tra il tessuto poroso della garza, solo quelle sagome vicine e rassicuranti a cui aggrapparsi.
    Forse un tempo l'amicizia con Nikolaus sarebbe potuta andare bene. Erano ragazzini, erano spensierati, erano...loro. Ora Ardan non c'era più, aveva fatto il salto mentre tutto ciò che aveva alle sue spalle era crollato rovinosamente, e probabilmente Nikolaus era rimasto ancora lì, sotto le macerie, a reggerne gli ultimi strascichi, a ergersi come colonna portante di un passato che pian piano si stava disgregando.
    Ora, ovviamente, se ne andava. Nel peggiore dei modi, di nuovo.
    Ardan non sapeva cosa lo stesse facendo più incazzare, ma poi capì che era tutto collegato da un filo generale di incoerenza, e quell'incoerenza lo rendeva terribilmente nervoso, terribilmente basito e quindi furioso, una furia che montava solamente all'interno mentre all'esterno solo gli occhi potevano in qualche modo dimostrare una piccola parte di ciò che stava pensando.
    Nikolaus aveva appena trovato sua madre. Sua madre. La madre che aveva perso...Ardan era stato tremendamente felice per quello, aveva pensato che la perdita di Ryan Morley avesse portato comunque, nell'immenso disastro, qualcosa di buono, una scintilla di vita che Ardan aveva tolto a se stesso passandola a Nikolaus.
    Nikolaus aveva trovato lui. Ardan era l'unica persona che poteva in qualche modo riuscire a condurlo, dopo la rovinosa discesa verso il baratro, a qualcosa di più.
    Invece, adesso, se ne andava. Probabilmente non era abbastanza, Nikolaus non lo era mai stato perché troppo limitato, come tutti gli altri...e ancora Ardan si illudeva del fatto che potesse rappresentare una persona degna con cui lasciarsi andare e confessare le proprie paure.
    Avrebbe dovuto lasciarlo lì, sul ciglio della strada. L'avrebbe fatto se non si fosse sentito in qualche modo ancora in debito con lui per tutta la faccenda del sangue nero, della vita prima del circolo.
    Avrebbe voluto che Nikolaus non l'avesse mai trovato dopo il combattimento nella dimensione ombra, mai. Sarebbe stato meglio, odiava dover frenare le proprie gambe, le proprie decisioni per quel briciolo di onore che ancora gli era rimasto, nonostante tutto. Che si facesse la sua vita come cazzo credeva, che sbagliasse, che sbagliasse tanto, troppo, che ci morisse nelle sue decisioni, ma non riuscì a frenare la propria lingua, non in quel momento.
    La parola "figlio" aveva sancito una rottura troppo forte, ancor di più perché Nikolaus l'aveva pronunciata così, con leggerezza.
    « Vuoi un figlio per avere un famiglia? Cos'è, tu e Lagrange avete deciso di fare spesa grande al discount? Cristo, che enorme tristezza... »
    Nikolaus era come sua madre Cressida. Nel bel mezzo di una crisi aveva deciso di proporre a suo padre di avere un figlio, come se lui fosse la soluzione a tutti i suoi problemi, e così l'aveva cresciuto, l'aveva cresciuto morbosa e possessiva per evitare di morire non appena Ardan se ne fosse andato.
    La odiava. La odiava con tutto se stesso, e allo stesso modo Nikolaus gli sembrava una mera copia.
    « ...che grandissimo testa di cazzo. Vuoi una famiglia... » ripassò con sdegno quelle ultime parole.
    Ardan non concepiva di base l'avere una famiglia con qualcuno, l'avere un figlio, occuparsi di altro. Tutti i concetti troppo stabili lo disgustavano e la sola idea che la sua vita avrebbe potuto imporgli di fermarsi un giorno trasformandolo in una persona plasmata da un'altra o da delle altre nuove vite lo ripugnava profondamente.
    Ardan sarebbe rimasto per sempre solamente Ardan, nessuno avrebbe potuto farlo sviare dal proprio percorso, nonostante gli piacesse sostare a volte tra i pensieri degli altri.
    Si passò una mano sulla mascella ancora contratta, cercò di rilassare i lineamenti che rimanevano comunque sempre duri,
    inflessibili: « ...credi che ad Isobelle gliene importi, di una famiglia? Neanche a te importa. Smettila di dire cazzate, tu vuoi solamente impedire che Isobelle se ne vada, perché hai una paura fottuta di perderla. Però invece che uccidere e torturare quello stronzo che l'ha violentata ti nascondi e speri che Isobelle possa avere un figlio da te per trattarlo come un trofeo, perché è questo quello che succederà. Ma alla fine certo, fai quello che cazzo ti pare Winkler. Davvero, fai quello stramaledetto cazzo che ti pare » sibilò alla fine, scandendo l'ultima frase in un moto di collera che lo portò a piegare in avanti le spalle e piegare la schiena verso Nikolaus, le mani che si infilarono nelle tasche dei pantaloni.
    Non si voltò neanche quando sentì un'altra voce. Sapeva benissimo di chi fosse.
    Non sarebbe dovuto uscire fuori dal manor quella sera. Lo sapeva, un'energia negativa nell'aria aveva preso i propri pensieri per portarli altrove, ma l'aveva fatto per Nikolaus. L'aveva fatto per salvargli la pelle, se le cose fossero andate male...ed erano andate male.
    Eppure la belva dentro di lui si agitava furibonda. Per l'ennesima volta avrebbe voluto ridurre tutto a pezzi, per l'ennesima volta avrebbe voluto torturare, uccidere e ricoprire di morte quel mondo che non meritava gli esseri umani, stupide creature che non facevano altro che parlare di errori.
    Gli occhi di Ardan rimasero fissi su quelli di Nikolaus per tutto il monologo di Noah. Lo guardava senza battere ciglio, come se Noah non fosse lì, come fossero ancora soli. Noah stava parlando rivolgendosi disperatamente al profilo di Ardan, alla camicia sgualcita e macchiata di sangue non suo, dai capelli fin troppo ordinati per un volto così acido, per un abbigliamento così consumato.
    Sì, aveva voglia di uccidere qualcuno e Noah era quello giusto. La propria mente s'imbevette delle visioni legate ad Alaska, dei ricordi che in quella dimensione ombra gli avevano impedito di ragionare e scegliere ciò che fosse più giusto. Noah l'aveva limitato, Ardan si era accasciato smettendo di reagire mentre quel ragazzo lo prendeva a pugni e lo feriva...ma adesso nulla lo bloccava. Adesso Ardan era molto diverso, era stato plagiato dai propri rimorsi e dalle proprie perdite e adesso stava cercando la propria strada, una strada differente da ciò che aveva lasciato.
    Alexis, Havel. Solo persone. Non era lì il punto debole di Ardan, non si trovava lì il nodo che avrebbe potuto in qualche modo smuoverlo dalla propria stabilità momentanea.
    « E' divertente quanto tu sia molto più informato di me riguardo la mia vita sessuale. Grazie per essere venuto fin qui e avermi fatto i complimenti ricordandomi quanto scopo »
    Dopo quella frase finalmente si voltò e seppur cercasse di nasconderlo vi erano tracce di rabbia silente sul suo volto, residui dei pensieri che gravitavano ancora oltre se stesso e raggiungevano le parole di Nikolaus.
    « La prossima volta potrei mandarti, che ne so, un video con me e la Morgernstern, magari così ti aggiorni un po' »
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    Noah Joseph Brody
    scheda - voce - licantropo - viaggiatore - 22 - song

    Aveva fatto parecchie stronzate per trovare Ardan, tra cui minacciare Havel, evento con cui non aveva ancora fatto i conti e che gravava sulla sua coscienza come tanti altri momenti guidati dall'impulsività della sua mente. Trovarselo di fronte, così all'improvviso, senza faticare ulteriormente, senza dare niente in cambio, fu inizialmente un piccolo shock che non gli permise di mettere subito mano alla sua arma più potente ma anche più pericolosa - di cui Ardan era perfettamente a conoscenza, era intelligente e grazie a quella dote che per Noah non era disponibile, avrebbe potuto sopraffarlo, l'inglese sapeva di dover stare attento.
    La rabbia accecante di Noah arrivò dopo, in ritardo, seguita dalla piena consapevolezza di poter fare finalmente qualcosa, quando Ardan pronunciò il cognome di Alaska. La sentiva palesarsi sempre più concretamente all'interno del suo corpo, con il battito del cuore che accelerava, il sudore che gli imperlava le mani e la fronte, il respiro frammezzato da attimi di nervosismo. Alaska, era stata lei a far scaturire tutta quella rabbia? Era bastato davvero sentire il suo cognome pronunciato da quella voce putrida a farlo entrare in contatto con la parte più oscura di sé?
    Noah sentì la voce di Havel nelle orecchie nel sussurro di un ricordo, gli diceva che erano cambiati e in cuor suo sapeva quanto fosse vero, sapeva anche quanto avesse usato Alaska come scusa per cercare di trovarsi a quel punto, per cercare di nascondere ciò che provava davvero. A quel punto in cui avrebbe dovuto mettere da parte la rossa, per fronteggiare il vero odio che provava e un desiderio di uccidere che non sentiva suo, ma piuttosto sentiva come un parassita che si cibava della sua rabbia.
    Perché voleva uccidere Ardan? In quel momento non gli importava più dell'onice, né dei lycan che sarebbero arrivati per aiutarlo, lui voleva soltanto buttarsi su di lui, rovinargli per sempre quel faccino angelico, piantargli un coltello nella giugulare e guardarlo morire mentre gli chiedeva perdono per ciò che aveva fatto. Eppure, si chiedeva, in rari momenti di lucidità cosciente, che cosa avesse fatto. Ardan aveva fatto del male a Joachim, si era detto, aveva rapito Alaska, si era risposto, ma nel sottotesto c'era qualcosa che Noah non era mai stato capace di leggere, che in realtà Joachim era felice con Irene e probabilmente avrebbero abbandonato New York di lì a poco, che in realtà Alaska faceva parte del suo passato e quell'immagine di lei a cui si aggrappava era soltanto una scia di qualcosa che era finito tanto tempo fa - sempre che quel qualcosa fosse realmente esistito, si erano mai davvero amati? Si era domandato più volte, se quello tra lui e Alaska fosse stato amore, senza mai trovare una risposta.
    Perché voleva uccidere Ardan? La coca lo aiutava sempre a vedere più chiaramente all'interno della sua testa, sfilava il filo ingarbugliato dei suoi pensieri e lo rendeva molto più simile ad una lunga strada da percorrere, appena asfaltata, liscia e priva di qualsiasi buca che avrebbe fatto sobbalzare la macchina. La coca era questo: chiarezza, togliere il coperchio della propria mente e lasciare uscir fuori il velo della società che incombe sulle proprie personali idee e che le mescola insieme alle regole esterne, la coca lo aiutava a conoscere sé stesso, quello vero, quello oltre l'immagine che gli altri avevano di lui. Fu proprio grazie a lei, che in quel momento capì che in Ardan identificava la sua incapacità di risolvere i problemi, la sua impotenza di fronte a ciò che lo torturava, in Ardan identificava la sua vigliaccheria.
    Inalò una generosa boccata di fumo, quando fumava sotto coca inalava troppo sembrando quasi che succhiasse via il tabacco dalla sigaretta, era perché non riusciva a sentire propriamente i movimenti del suo viso, anestetizzato dalla droga che gli era passata attraverso. L'aveva scoperto la prima volta che aveva sniffato MD e gli aveva fatto un male cane, che poi l'emme non gli fosse piaciuta era un altro discorso.
    Dischiuse le labbra per lasciar uscire il fumo insieme alle parole seguenti « Ah già, adesso ti dai allo stupro, strano... pensavo che preferissi il sadomaso, sai... da come ha cercato di difendersi, avevo pensato che fosse Havel la mistress della coppia » fece un piccolo sorrisetto, repentino e velenoso, il piede cominciò a battere sul marciapiede un ritmo indefinito, Noah stava provando a non saltargli subito addosso, voleva che facesse lui la prima mossa e che rivelasse di essere identico a lui, alla fine dei conti. Fece scivolare il peso del corpo da una gamba all'altra, adesso era l'altro piede che tamburellava mentre prendeva un altro respiro di nicotina e assaporava l'amaro sulla lingua, inclinò di poco il viso verso destra e ancora una volta le parole uscirono in una nuvola di fumo « Dai Ardan, dimmi dove si trova Alaska e facciamola finita » mentì « Non ho intenzione di spaccarti tutte le ossa del corpo come ho fatto a Ottobre, questa volta ti do l'opportunità di scappare se ti va » le labbra sottili si mossero sotto il peso di un sorrisetto sarcastico. Ovviamente mentiva, ciò che voleva era proprio fare quello, se poi fosse riuscito ad ottenere anche Alaska lei sarebbe stata soltanto un premio per il suo ego.
    In quel momento, spostò per un attimo lo sguardo sul ragazzo accanto a lui, era quello che aveva appena massacrato sul ring e sebbene fosse ridotto abbastanza male, lo riconobbe come l'amichetto speciale di Ardan che lo seguiva ovunque a Brakebills, quello che ci aveva provato con Isy a Criptozoologia secoli prima « Quando vuoi lo rifacciamo eh » lo sbeffeggiò fintamente cordiale « Con Isobelle alla fine ce l'hai fatta? Se vuoi qualche consiglio chiedi pure » continuò su quel tono falso e carico di disprezzo sempre crescente « Ha un buonissimo profumo » soggiunse poco dopo, più lentamente, come se volesse fargli assaporare la consapevolezza che se l'era scopata.
    Provocare due possibili maghi neri non era affatto una buona idea, lo sapeva, ma sapeva anche di essere perfettamente in grado di combattere due contro uno. Si divertiva troppo a vantarsi dei suoi trofei sessuali, proprio come un uomo delle caverne insomma.
     
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    · Mago Nero · 23 anni · Dreadwolf ·

    Lo
    sguardo di Ardan è quello di chi è stato appena pugnalato alle spalle. Occhi sgranati, bocca spalancata, commenti acidi, c’è tutto il repertorio al completo, quando deve fare una scenata la fa in grande stile. In fin dei conti è proprio un Morley. Suo padre ha smosso tutta la scuola per la sua vendetta personale figuriamoci se il componente Junior della famiglia non veniva-sù come fosse la prima ballerina di Broadway. «La stai facendo decisamente troppo tragica» borbotta tirandosi su a fatica, prende un tiro che espira con qualche colpo di tosse e una fitta alla milza. Uno dei lati positivi del frequentare Isobelle sicuramente è quello di non doversi più preoccupare dei lividi. «Senti un po’, questa storia del bambino è molto più semplice di quanto pensi. Sono cresciuto senza una famiglia e ne voglio una, fine della storia. Non ho paura che mi lasci, anche perché la troverei dovunque vada a nascondersi grazie al trucchetto del lupo» mormora picchiettando sulla tasca dei pantaloni della tuta, lì dove il simbolo del lupo è inciso sull’onice, giusto nel caso si dimentichi quale sia il proprio totem. «Voglio solo rifarmi una vita, tutto qui e voglio che…» prima di poter completare la frase il suono melodioso della voce di Brody si solleva alle loro spalle. Nik porta con uno scatto la mano alla maschera, ma non appena Noah incrocia il suo sguardo sa che è già troppo tardi. Spegne la sigaretta sull’asfalto e la lancia nel tombino ai suoi piedi. «Guarda un po’ chi si vede, già iniziavo a mancarti?» mormora sardonico rimettendosi in piedi nel modo più fluido possibile. Sopprime un gemito dissimulandolo in un sogghigno. Si porta al fianco di Ardan infilando di nuovo la maschera sul viso. Ormai non ha molta importanza, ma fa scena e non ha intenzione di svelare la sua identità a più persone del dovuto. Ascolta le lagne di Brodi e sorride pietosamente al pensiero che Alaska se la sta cavando benissimo insieme a loro, si è dimostrata molto più a suo agio nei suoi nuovi panni da banshee assassna che in quelli di emotiva studentessa di Brakebills. Quando nomina Isobelle si irrigidisce. Per un momento lo immagina sopra di lei. Vorrebbe spaccargli la faccia, sfortunatamente sa fin troppo bene che è un bersaglio oltre la sua portata, senza magia. Stringe i pugni e affonda le unghie nei palmi, sente una fitta di dolore non appena arriva abbastanza a fondo da raggiungere le vene, dura solo un attimo, poi si rilassa, scuote la testa e sorride. «Amico» si avvicina a passi lenti, cadenzati, vuole che pensi gli stia per saltare addosso, vuole vedere il suo sguardo irrigidirsi anche se sa non lo consideri nemmeno una minaccia. «Tu sei fortunato, moolto fortunato, e sai perchè? Perché sei simpatico ad Isobelle. E a lei non farebbe piacere se strapazzassi il suo giocattolo preferito». Sente il sangue pulsare sotto la pelle pompato dalla frustrazione, ma anche da una certa euforia. «In più devo ammettere che non mi dispiace che a Brakebills ci sia qualcuno con tanti muscoli e niente cervello che le ronza intorno, insomma che le guardi le spalle. Quindi ti farò un favore e ti risparmierò la figura del coglione. Fa anche rima». Gli si porta a pochi centimetri dal viso, dice quel nome e lo dice con un tono profondo, risale le sue viscere, gonfia il suo stomaco e arriva alla gola come il rimbombo di un antro.«Alaska». Sorride mentre lo mormora, ma lui non può vederlo dietro la maschera. Sa che è distratto, sa che sta pensando alle mille cose che potrebbe essere lì lì per dire.* Approfitta di quel momento per sussurrare con un filo di voce la formula del taglio di sangue. Tra le sue dita sarebbero comparse tre lame di sangue per ogni mano. Si avvicina ancora un poco per potergli confessare all’orecchio ciò che spera preda come il consiglio sincero che è. «Non ha alcun bisogno di essere salvata, soprattutto… non da te». Mentre ancora parla porta le lame della mano destra chiusa a pugno davanti al suo stomaco così che le lame premano contro la pelle, pronte ad affondare al primo passo falso.
    Nik

    © .isabella.




    scusate torno al pv originale perche è stato bocciato in massa, poi cambio le gif agli altri post
    ovviamente è tutto in condizionale da qui*
     
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    Letto, cibo, bevande e maratona serie tv: il programma dei campioni. O delle campionesse, in questo caso. Da quando si erano conosciute, Joe e Lara avevano trovato più punti d'interesse comuni di quanti ne avessero immaginati agli albori. Dopo le lezioni, le camminate e le faticate in palestra o in giro per la confraternita, accadeva spesso che le ragazze si rintanassero nella stanza della più socialmentesfigata delle due per chiudersi davanti allo schermo del pc, sempre a caccia di nuove serie televisive da guardare e commentare insieme. Quella era la serata d'inaugurazione di Vikings.
    «Comunque lei...», disse di punto in bianco Joe, indicando lo schermo con l'unico dito libero della mano che reggeva il bicchiere, «... mi sfugge il nome ma va bene. Non c'è problema, vai così Joëlle! Dicevo... lei è molto cazzuta. Mi piace. Lui...»
    Cosa pensasse di lui restò un mistero, perché all'improvviso la ragazza si ammutolì. Fu una sensazione strana, all'inizio, un'intrusione mentale alla quale lasciò un'apertura per poter capire meglio quello che sembrava essere un messaggio. Era arrivato all'improvviso, come un sussurro di una persona invisibile ma dal timbro inconfondibile. Restò a guardare lo schermo, estraniandosi dai rumori provenienti dalle casse del pc per concentrarsi sul breve flusso di parole che le stava attraversando la mente. Il messaggio telepatico era leggermente confuso, quasi disturbato forse per via di un legame non ancora ben definito, ma il succo, ciò che d'importante Noah voleva che trapelasse dalle sue parole, era arrivato chiaro come il sole. Trascorsero una manciata di secondi, poi sollevò di scatto le spalle e si voltò verso Lara per essere certa di aver sentito bene. Le bastò uno sguardo per avere la certezza che Noah avesse trovato quello che stavano cercando e che sicuramente avrebbe avuto bisogno di loro, al Felix.
    «Molliamo Ragnarr.»
    Detto questo chiuse il laptop, afferrò una felpa da mettere sopra la tuta e insieme all'amica e agli animali medicina uscì di corsa dal dormitorio e dal Brakebills.

    Raggiungere il Felix fu semplice, così come trovare Noah affidandosi principalmente al fiuto. Quando fu certa di essere arrivata nei paraggi si allontanò da Lara per tentare di accerchiare il trio senza dare nell'occhio. Si mosse in silenzio per avvicinarsi e si tenne nascosta nell'ombra, cercando al contempo di affidarsi all'olfatto, uno dei suoi sensi più sviluppati, per tenere sotto controllo la situazione nella zona. Da quella posizione inziò anche a preparare l'evocazione di un'armatura, così da tenersi pronta per eventuali attacchi futuri.


    Scusate lo schifo ma almeno sono entrata.

    Potenziamenti Sensoriali PASSIVI:
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    Chierica Applicata - 22 anni - Lycan
    La serata prevedeva serie tv, cibo spazzatura e commenti cretini di qualsivoglia genere, come succedeva piuttosto spesso da quando aveva conosciuto Joe. Con quella ragazza si sentiva in sintonia, si trovavano sui gusti delle serie tv, avevano un modo di vedere le cose simile e cosa molto più importante, la francese aveva aiutato, che ne fosse consapevole o meno, in maniera esemplare Lara nel non perdersi nei meandri della maledizione con cui ormai doveva imparare a convivere. Certo, aveva Sam, lei ci sarebbe sempre stata, ma Joe poteva capire nel profondo quello che la scozzese viveva ogni mese, proprio perché anche lei lo viveva sulla propria di pelle, e non attraverso un legame di intimità sancito. La sigla di Vikings in sottofondo diede ufficialmente il via libera alla serata nerd; Lara si appostò comodamente mezza sdraiata, con una ciotola di popcorn appena scoppiato sulla pancia, le dita che sornione ne agguantavano uno ogni tanto per poterlo gustare, ogni tanto lanciandone uno all'amica, tanto per dispetto e appurare se fosse effettivamente sveglia. Non che i suoi commenti sui vari personaggi le facessero pensare il contrario. Commenti che si interruppero bruscamente.
    Rivolse uno sguardo all'amica, come a verificare che potesse percepirlo anche lei. Il suo legame con Noah, che l'aveva trasformata e in un certo senso si conosceva già prima, era più forte rispetto a quello che avevano la francese e l'alpha, tuttavia il messaggio telepatico era inconfondibile. Come inconfondibile era la rabbia che le trasmetteva, tremenda, rossa e pulsante. Annuì al commento di Joe, spegnendo la televisione e avviandosi in direzione del Felix, la loro nuova destinazione della serata. Non c'era tempo da perdere. In così poco tempo i piani erano stati sconvolti, ma il branco del Brakebills era da giorni che era in attesa, alla ricerca febbrile delle loro prede.
    Durante la strada, Lara cercò di accedere alla mente del loro alpha, cercando di attirare la sua attenzione quel tanto che bastava dal farlo scostare da tutta quella rabbia. Non si sentiva pronta ad odiare quelle persone, non attraverso un sentimento che non era suo, scaturito dal contatto con Brody.
    Noah, sono Lara. Siamo vicine al Felix, stiamo arrivando; che informazioni puoi darci rapidamente sui tizi? Giusto per avere un'idea e non andare alla cieca.
    Tutto ciò che avrebbe saputo, lo avrebbe riferito alla compagna, di modo da velocizzare il passaggio di informazioni. La connessione le avrebbe permesso di ovviare alla mancanza di informazioni. Raccoglierle da zero avrebbe richiesto tempo e una strategia diversa; tuttavia, per non lasciare nulla al caso, Lara diede un rapido sguardo al suo falco pellegrino, in modo da richiamarlo vicino. Eseguì per primo l'incantesimo del linguaggio, tenendo la mano dominante in contatto con l'animale e l'altra stretta intorno al proprio catalizzatore, pronunciando di seguito la formula tedesca Sprache, di modo che potessero dialogare e capirsi. Avrebbe poi aperto il contatto mentale, di modo da poter sapere anche a distanza quello che succedeva in maniera diretta da Revali; prese nuovamente la sua pietra, stringendola nel pugno, portandola poi alla nuca tenendola tra due dita, con la formula Geist. Tutto ciò cercò di farlo quando ancora era piuttosto lontana dal loro obiettivo, così da non destare i sospetti anche delle orecchie più fini. Mandò in ricognizione Revali dall'alto, premurandosi di lasciarlo per ora fuori portata di attacco. L'ultima cosa che voleva era che rimasse ferito o peggio. Basandosi poi sulle informazioni di Noah e - forse - di Revali, si sarebbe mossa in silenzio, come Joe, solo in direzione opposta, per avvicinarsi senza farsi notare, di modo da aver la situazione sotto controllo.
    Come ultimo, iniziò a preparare una difesa, un'armatura, in caso le cose fossero precipitate troppo rapidamente. Con due maghi neri nei paraggi, non ci si poteva aspettare di meglio.

    Lara Lilnoir [ sheet ] í‚ Alcuni legami superano, vincono su tutto
    [ code by psiche ]


    Eccomi qui, all'appello...se il passaggio di informazioni con Noah vale come azione, togliete pure l'ultima.
     
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    Ardan
    Mentre parli con Nik una sorta di eccitazione ti assale. Come una morsa, si stringe intorno al tuo cuore, portando una nota di sottile divertimento a macchiare quella rabbia e quel risentimento che nutri nei confronti del tuo amico. Sai di aver ragione, ma sai anche di aver perso la tua battaglia per la fedeltà di Nikolaus. Sai che una donna te l'ha portato via, che metterà sempre lei al primo posto. Sai...
    «...di essere solo?»
    La voce sardonica arriva come un flebile anelito a distrarti
    «Io te l'avevo detto Ardy... ma tu, tu non vuoi crederci»
    La voce interrompe le pause che intercorrono tra le provocazioni di Noah, appena arrivato, e le tue eleganti risposte dense di sadico disprezzo. Eppure, come ad acquisire forza da quello stesso disprezzo, essa si fa più pressante nella tua testa.
    «Tuo padre è caduto...»
    Più forte
    «Il tuo migliore amico cade, ora...»
    Più forte
    «Tutti crollano, prima o poi. Rimaniamo sempre e solo noi due, in attesa del Gran Finale»
    Riesci quasi a vederlo ormai. Il ghigno si profila oltre le spalle di Noah, oltre quel corpo massiccio cui si avvicina Nikolaus. Osservi la scena come da oltre un vetro appannato, e non puoi fare a meno di concentrarti su quell'ombra, su quel ghigno che fende l'aere e la ragione.
    «Ma... sarai pronto? Ahah, direi di no, la tua faccia viziata e arrabbiata mi dice tutt'altro, però ehi: chi sa i casi della vita? Magari, e dico magari, la piantina di Testiculae Masculinis ti è cresciuta, tra quelle gambette ossute... magari...»
    Ora, puoi quasi vedere il lampo rossastro dei suoi occhi, un tempo cari alla tua memoria come cerulei
    «...magari sei pronto a far si che questo schifoso cane implori pietà e si prostri ai tuoi piedi»

    Nik
    Bonus Post 30
    Incidi la tua pelle con le unghie, pronto a manipolare il tuo sangue con la magia nera, ma non subito: vuoi cogliere di sorpresa il licantropo, e come tale nascondi le tue lame in attesa del momento giusto per colpire.
    Quando ti avvicini, provocandolo, riesci a sussurrare senza essere sentito (CD:10, Tiro Riflessi di Noah:2+superudito: comunque non abbastanza) la formula del tuo taglio di sangue, che riesce (CD:35, Punteggio:43). Lame di sangue degne di Wolverine cominciano ad uscire dalle tue mani, eppure non tutto va come hai sperato andasse.
    E' vero, Noah non ti considera, non è attirato dalla tua figura, non tanto quanto da quella di Ardan. Eppure stiamo parlando comunque di un Licantropo, un licantropo venuto lì per combattere, pronto a scattare alla minima avvisaglia di un'apertura e con i sensi perfettamente all'erta. Ti ha provocato per primo, sa che risponderai a tono, e persino il nome di Alaska non basta del tutto a distrarlo (Tiro Riflessi di Noah, CD:7, Punteggio:10), che prima che sia troppo tardi riesce a vedere le lame di sangue che si allungano dalle tue mani verso di lui.
    Noah, hai 24 ore per reagire di conseguenza o difenderti

    Joelle e Lara
    Bonus Post 30
    Il messaggio di Noah vi ha raggiunto, ma sembra che il Lycan non abbia preso abbastanza tempo per consentire a tutti di arrivare. La distanza che vi separa dal Felix non è così elevata, eppure il messaggio telepatico di Lara arriva esattamente mentre Nik muove i primi passi verso Noah.
    Purtroppo, vi manca ancora un po' per arrivare.
    Calcolando che dall'avviso telepatico di Noah all'attacco di Nik intercorrono giusto 3-4 battute di discorso diretto, mentre la vostra descrizione indica che vi trovate al Brakebills, e anche facendo tutto di fretta si può supporre ci mettiate comunque un po' di tempo per arrivare al Felix (siamo a New York, non a Castellammare), il vostro esito si interrompe momentaneamente qui in attesa, per lo meno, della risposta di Noah all'attacco di Nik e dell'evoluzione degli eventi.

    tuttavia Noah sente il messaggio telepatico di Lara e può rispondere
     
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    Scusate il post terribile ma non tornerò a casa mia fino a domani sera t_t



    Noah Joseph Brody
    scheda - voce - licantropo - viaggiatore - 22 - song

    Quel ragazzo, che aveva riconosciuto come Nikolaus qualcosa, ma che per lui era sempre stato l'amichetto gay di Ardan, gli si avvicinò risistemandosi la maschera sul viso. Era davvero così masochista da chiedere un altro round, lì fuori dove oltre alla forza bruta Noah poteva affidarsi anche alla magia? Isobelle doveva avere qualche serio problema per aver creato un qualsiasi tipo di rapporto con quel tipo, o era incredibilmente stupido oppure lo faceva apposta a servire il suo culo su un piatto d'argento. L'inglese piegò le labbra sul ghigno snudando i denti « Non ti nascondo che è uno dei miei più grandi sogni erotici essere il giocattolino preferito di una gnocca del genere » girò il coltello nella piaga, perché sapeva che con la frase precedente lui una ferita l'aveva aperta, una ferita nell'orgoglio di un uomo innamorato. Si vedeva, che era innamorato di lei, si vedeva nei suoi occhi e si sentiva dalle parole che aveva scelto per parlare di lei. Per un attimo provò pena per lui e poi invidia, Noah avrebbe voluto essere mosso dall'amore per Alaska piuttosto che dalla rabbia e dal desiderio di vendetta... la realtà però era un'altra, quell'amore era ormai sfocato nel tempo, nelle liti e nell'odio, e non sarebbe mai più tornato.
    Gli occhi saettarono in basso quando la distanza si fece troppo ridotta per non risultare pericolosa e subito le vide, quelle lame di un rosso talmente scuro da essere confuso con il nero, che fuoriuscivano dal pugno del suo avversario pronte a affondare nella pelle della sua pancia, tranciandogli i muscoli... eppure Noah non si mosse, non subito per lo meno. Lo lasciò avvicinare a sé, senza però rischiare di essere corrotto dal suo sangue, ricordava esattamente ciò che era successo in quel bosco fittizio contro l'Incantatore. Mantenne le distanze affinché le lame di sangue oscuro sfiorassero la maglia nera che indossava senza però toccare la pelle « Alaska è innamorata di me e mi sta aspettando » la sua voce aveva malcelato una palese insicurezza, era una bugia quella che aveva pronunciato con tono feroce, confusa dalle parole di Havel che gli rimbombavano nella testa. "Sono cambiati", aveva detto con immensa saggezza, l'aveva capito guardando negli occhi Ardan ed era certo, che se avesse avuto l'opportunità di guardare ugualmente Alaska, anche lui l'avrebbe compreso.
    Appellò il suo spirito richiamandolo all'interno della sua testa e come risposta sentì delle parole risuonare nella sua mente: « Come te la passi? »
    « Tu che dici? »
    « Dico che senza di me potrebbero... com'è che dici sempre? Farti il culo? »
    Non rispose, quello scambio di battute durò il tempo necessario per permettergli di pensare a come agire. Nikolaus era stupidamente troppo vicino a lui e ciò poteva andare a suo vantaggio. Noah tentò di appellarsi al suo spirito per circondarsi dell'aura elettrica1 che, essendo estremamente vicino a Nik, avrebbe immediatamente colpito il corpo di quest'ultimo folgorandolo all'istante. Subito dopo, sia che fosse stato folgorato o meno con successo, avrebbe tentato di scagliarlo via in direzione di Ardan servendosi di una schivata psicocinetica, schiaffeggiando l'aria con la mano nella stessa direzione in cui sostava il biondo.
    Mentre si prendeva un attimo di tempo per preparare l'armatura, il suo spirito2 tentò di lanciare una folgore ai piedi di Ardan, in modo da colpire entrambi quando Nikolaus gli sarebbe caduto addosso, anche se Noah si sarebbe accontentato di colpire anche soltanto l'irlandese.
    In quel momento la voce di Lara risuonò nella sua testa e pur stando ben attento a non distrarsi dai suoi due nemici, Noah le rispose immediatamente, fu tentato di dire qualcosa del tipo "sono due frocetti del cazzo" ma si rese conto di quanto potesse essere inutile in una situazione del genere « So solo che Ardan usa spesso il ghiaccio, che usano la magia nera e credo che l'altro se la cavi con l'evocazione » il tono che avrebbe potuto percepire sarebbe stato leggermente stizzito « Adesso sono occupato comunque » mandò quell'ultimo messaggio come a volerle dire che aveva iniziato a combattere, sperando di non ricevere nessun'altra domanda che rischiasse di distrarlo durante quel combattimento potenzialmente letale.


    Noah
    - Destino Comune
    - Intoccabile
    - Schivata
    - Prepara Armatura

    Rakhdev
    - Folgore

    Quando torno a casa metto tutti i bonus etc ♥

    1 Intoccabile aka "Can't touch this"
    Requisiti: 26; [I Lezione; I Anno]
    Durata: 1d4
    Il corpo del mago acquisisce un'aura pervasa da scariche elettriche silenti, che si attivano folgorando qualsiasi bersaglio ritenuto estraneo acceda allo spazio peripersonale.

    Nome: Schivata
    Requisiti: 24 a Telecinesi I; 15 a Telecinesi II
    Tipologia: istantaneo
    Descrizione: accelerazione vettoriale monolaterale in grado di deviare oggetti. Ha effetto anche su persone o oggetti impugnati o indossati, ma minore.
    Formula: NA
    Movimento: colpo laterale della mano nella stessa direzione in cui si vuole deviare l'oggetto (schiaffeggio)

    2 Fonte Spiritica
    Requisiti: 30L; Affinità spirito Liv. 3 [gratuita]
    L'utilizzatore può far partire un attacco dallo spirito invece che da se stesso.

    Folgore
    Requisiti: 26; [I Lezione; I Anno]
    Il mago scaglia un fulmine dal palmo delle mani, che emette un rumore assordante quando colpisce il bersaglio. Da usare come minimo ad una distanza di quattro metri. Il fulmine ha una gittata massima di 6 metri (controllata), oltre la reazione a catena è incontrollata (non puoi mirare dai 6 metri in poi). Il voltaggio della carica dipende dal tiro di un (d20+d12)x10, voltaggio massimo 320v, amperaggio 50mA.
     
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    Noah
    Bonus Post 35
    Lasci avvicinare Nik quel tanto che basta per farlo cadere nella tua trappola. Le lame toccano la tua pelle nel momento in cui attivi il tuo incantesimo elementale (CD:37, Punteggio:52) riuscendo ad elettrizzare il tuo corpo e colpire Nik. Il corpo del giovane viene pervaso da una scossa che lo sbalza all'indietro, provocandogli lievi ferite e convulsioni (più intense sul braccio destro, punto di contatto), impendendoti tuttavia di effettuare la schivata telecinetica su di lui a cuasa del movimento opposto. Riesci a preparare la tua armatura (CD:35), ma non a far scagliare la folgore dal tuo spirito (CD:40, Punteggio:36), lasciando la possibilità ad Ardan e Nik di contrattaccare.

    Dal post di contrattacco in poi i Licantropi potranno cominciare a raggiungere il campo di scontro
     
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76 replies since 1/4/2017, 12:14   6461 views
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