In un attimo rimase immobile, osservando lo sguardo perso e quasi sognante dell'uomo che le aveva allungato una mano con il pacchetto di sigarette. Genevieve aveva imparato ad accettare le sigarette soltanto quando un volto poteva darle anche solo un barlume di interesse eppure, quello strano istinto l'aveva spinta ad avvicinarsi a quello che sembrava essere l'uomo meno affidabile a cui chiedere una sigaretta. Allungò la mano ed in un istante toccò la sua che sembrò ghiacciata come fosse una liscia statua di marmo lasciata in una stanza chiusa di un museo e non potè fare altro che alzare lo sguardo dritto in quello quasi brillante come se fosse di diamante dell'uomo. Quel gelido segnale di qualcosa di estremamente noto, di qualcosa che aveva percepito ed aveva riconosciuto essere un problema.
Sospirò, alzando di scatto la testa, come se si fosse attivata una sorta di meccanismo mentale in qualcosa di ancora troppo fosco ed estremamente sfocato ed oscuro, rimase a guardarlo adesso, col volto di Genevieve che con forza si imponeva in quello di Pauline. Genevieve l'aveva avvertito, quel segnale, molto più chiaro e nitido di Pauline, lasciandola bloccata all'interno di quell'oscura coltre di sicurezza.
"Sì, lo so, sono appena uscita da lì..."
annuì, sfiorando la sigaretta con le dita prima di portarla alle labbra. Non aveva nemmeno cercato nella borsa, piena di pietre trafugate, aveva osservato l'uomo con un sorriso smaliziato, tendendo testa e collo nella sua direzione.
"Mi accendi?"
pigolò, senza smettere di fissare il suo volto, la sua pelle, ogni curva del suo viso.
"Non l'abbiamo già visto, vero?"C'è qualcosa di noto, nel suo sguardo."
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