[Magia Elementale] I Lezione, II Anno

Anno 2017/2018 [Compresenza Alchimia - Psichica]

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  1. Joy.
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    Nik
    « La musica ha un grande potere: ti riporta indietro nel momento stesso in cui ti porta avanti, così che provi, contemporaneamente, nostalgia e speranza.»
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    Robert gli aveva portato una tazza di caffè e un vassoio con toast e uova strapazzate. Le fissò pensieroso mentre si frizionava i capelli con una delle asciugamani bianche che qualche misteriosa cameriera si preoccupava di sostituirgli ogni giorno. Non era certo di avere fame. La verità era che non ne aveva idea. Sentiva distintamente un senso di vuoto che gli si allargava dentro, un enorme buco là dove c'era il suo stomaco, là dove ci sarebbero dovute essere sensazioni come l'appetito. Invece aveva la netta sensazione che da lì tutto scivolasse via, fame, rabbia, odio, paura, dolore. Le passioni che si erano agitate costantemente in lui negli ultimi mesi e che lo avevano spinto sempre avanti, riempiendolo e dando forma alla sua mente, parevano essersi del tutto spente, lasciando dietro di sé solo la vaga eco della loro forma, e lui ne era solo il loro tumulo. Forse a furia di reprimerle era riuscito a dominarle. Se la rabbia non fosse più tornata tutto sommato l'avrebbe considerata una vittoria. Stava avendo la meglio sulla corruzione. Forse. Sbuffando lanciò l'asciugamano in un angolo del bagno e si allungò verso l'armadio per recuperare boxer, calzini, un paio di jeans e una maglietta. Mentre infilava gli anfibi lanciò un'ultima occhiata alla tazza di caffè. Si deciso così di muoversi in direzione del comodino. Lo aprì sgarbatamente. La bottiglia di whiskey rotolò sul fondo del cassetto urtando la scatola in cui teneva conservate le lettere che gli tornavano indietro. Il giorno prima non aveva avuto modo di rendersene conto perché il lavoro lo aveva assorbito, ma la notte successiva avrebbe potuto scrivere di nuovo a Pan. Prese un profondo respiro e poi afferrò la bottiglia. Si preparò un irish coffe, più irish che coffe, e con il manico della tazza in una mano si diresse verso l'aula dove Persephone lo aveva informato ci sarebbe stata la lezione. "Giorno", mugugnò senza alzare gli occhi sul docente, ma dirigendosi al primo posto libero. Lì diede fondo alla tazza mentre aspettava che il resto della truppa si facesse viva. A pensarci non aveva idea di chi partecipasse alla lezione. Adocchiò Ariel all'ingresso, sembrava più di là nel mondo dei sogni che in aula. La seguì con lo sguardo fino a quando non si sedette accanto a lui. "Svegliati e risplendi, raggio di sole" mormorò con tono ironico incrociando le dita dietro la nuca. Prese a dondolarsi sulla sedia e fu allora che giunse la seconda buona notizia. Zed. Era da una vita che non lo vedeva in giro. Gli lanciò un'occhiataccia quando per fare il lecchino con il professore offese un povero pianoforte che forse non veniva suonato da mesi. Era uno scempio. Alla fine il tizio di magia psichica prese a parlare. Lasciò che tutte le sue parole gli scorressero addosso; rimase immobile, fissando particolarmente assorto il vuoto davanti a sé. Si riscosse solo quando Zed ebbe l'idea geniale di ricordargli della notte delle arene. Non doveva essere il suo giorno fortunato. Non ebbe modo di convertire la sua espressione da assente a cagnesco, così Murray non ebbe modo di notare lo sguardo con cui gli fulminò la nuca. Prese la sua maschera da samurai e seguì Ariel verso i due portali che il professore aveva aperto. «Per favore, dimmi che ti piace di più questo.». Lanciò un'occhiata ai due passaggi ed in effetti lo attirava più la violenza che emanava l'altro. Per nessun altra ragione se non perché erano maghi neri e ipoteticamente appartenevano a posti come quelli. Andare dov'era più sicuro era solo una pretesa ipocrita. Si limitò però a scrollare le spalle, "Certo". Infilò la maschera e alla fine seguì Ariel nel portale scelto.
    La prima cosa che vide fu la cinta muraria in legno davanti a lui, era alta, ma forse non abbastanza da reggere un assedio. Circostanza che probabilmente si stava verificando proprio in quel momento a giudicare dai clangori che si sentivano provenire dall'esterno, anche se non fu solo quello il motivo per cui dedusse di trovarsi in battaglia. Un certo via vai di persone in armatura giravano tra civili in abiti medievali. Tentò di capire lo stato di allarme degli individui che gli correvano intorno, se si fossero accorti del loro arrivo e se fossero agitati, o del tutto tranquilli e indifferenti. Molti degli edifici erano costruiti in mattoni e cemento, quindi probabilmente si trattava di una cittadella più che di un accampamento vero e proprio. Si guardò intorno cercando di intuire qualcosa riguardo la natura e lo scopo di quel luogo. Nel frattempo si rese conto che l'aria era calda e afosa. Il cielo innaturalmente plumbeo, come fosse carico di cenere e non di pioggia. Era tutto reale? Oppure era un'illusione creata dal docente? prima che potesse domandarlo ad Ariel gli arrivò una gomitata che lo fece girare nella sua direzione. Seguì con lo sguardo le strutture che gli indicava. "Vuoi che li bruci?". La voce di Zed arrivò alle sue spalle. E fu allora che capì cosa voleva dirgli Ariel. "Davvero ti preoccupa il dress code? Qualcuno dall'altro lato sta cercando di sfondare l'ingresso e quando ci riuscirà non credo che gli importerà come siamo vestiti quando cercheranno di ucciderci". Alla fine seguì i due in direzione di quelli che sperava avessero ragione di pensare fossero magazzini. Pregò che dentro ci fosse anche qualche riserva di alcol, giusto per liberarsi dei freni inibitori e massacrare qualcuno degli assalitori. "Se vedi un martello prendilo" sussurrò ad Ariel mentre le camminava accanto. Cercò di fingersi del tutto a suo agio, in fin dei conti non era poi vestito in un modo così insolito nemmeno per un periodo medievale. Se si escludevano beh i jeans. Non si poteva dire lo stesso di Ariel. "Scommetto che quando hai scelto quel cappotto pensavi fosse un'ottima idea". Superò poco dopo lei e Zed l'ingresso del tendone, diventando spettatore della sua ridicola caduta. Avrebbe volentieri fatto una battuta di spirito se una voce farfugliante e dal tono sconosciuto non lo avesse avvertito della presenza dell'estranea. D'istinto le rivolse uno dei suoi sorrisi sghembi nella speranza di conquistarla con il suo fascino, solo per poi ricordarsi di avere la maschera in testa. "Ah.... beh scusa". Si avventò rapidamente sulla donna, sperando che la sorpresa e le mani occupate le impedissero di reagire in alcun modo. Le piantò una mano davanti la bocca e il naso, mentre le cinse il collo con l'altro braccio. Una volta afferrata avrebbe cominciato a stringere l'avambraccio contro la gola. Se era simile a loro probabilmente se avesse premuto abbastanza forte le avrebbe impedito di prendere fiato esattamente come sarebbe successo a qualsiasi altro essere umano. Il fatto di riuscire a percepire le sue vene pulsare contro la pelle non aiutò, ma non si lasciò distrarre, né da quello né dagli eventuali tentativi di ribellione. "Tienlia ferma Ariel". Avrebbe continuato a stringere finché la donna non avesse perso i sensi.






    Primo elemento: fuoco
    Secondo elemento: terra
     
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122 replies since 6/11/2017, 22:40   2446 views
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