Eyecatcher

Riley/Nathaniel

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  1. Patrizia.
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    32 y.o.
    «E allora costruisci il tuo futuro su una ripicca.» C'è della rabbia incontrollabile nelle sue parole, in quelle verità lanciate apposta per far male, per ferire la pelle e mostrare ciò che al di sotto di essa c’è di più debole, quei punti proibiti dove hanno sempre deciso di colpire pur senza volerlo, perché solo dopo il profondo di mille strati erano capaci di incontrarsi. Ma non è con una parola affilata che vuole arrivare sotto quella carne, non quando c'è una segreta malinconia a seguire i suoi pensieri e una spiccata delusione, una tristezza che intende gelare le ossa per renderle fragili quanto lo sono state le sue, a quella notizia. E' incredulità, forse, ma anche sfiducia, anche il rimpianto per non aver saputo soddisfare quell'unico desiderio che, più forte di ogni altro, aveva legato i loro corpi in una promessa apparentemente indissolubile. E non lo sa se si è sciolta, infine, con una distanza che in realtà non ha sfumato nulla, nessun ricordo, nessun contorcersi delle viscere che ad ogni parola fanno riaffiorare memorie di sensazioni lontane, ma sempre più lucide. Una rabbia familiare, un'impotenza che non ha mai provato se non quando asserzioni taglienti gli hanno mozzato il respiro a metà della gola. Per questo non parla quando suoni di ghiaccio e di un amore lontano si alternano in storie mai sentite, forse immaginate, ma mai ancora vissute su una pelle che non è mai stata pronta a tanta sincerità e verità bollenti. Lo sente il dolore che provocano sul suo corpo già provato, quelle notize di un amore lontano e di una sofferenza che ha voluto allontanare dal suo sguardo volutamente meno attento. Si annebbia il suo sguardo nell'incapacità di parlare, perché non avrebbe senso spiegare un'altra volta le catene che lo hanno mosso come un burattino in una scena già scritta, perché sarebbe impossibile motivare azioni che non sono nate dalle sue viscere, ma dall'epilogo di un libro che custodisce da sempre. E anche se non glielo hanno mai detto, se mai gli hanno descritto il dolore di Riley tramite immagini e scene di una vita realmente vissuta, ha saputo sentirli sulla pelle come se fossero suoi, anche senza saperli, anche senza averli visti.
    «Lo sapevo che non avresti rinunciato... per me.» Così come lui non ha rinunciato a nessun passo su quell'infinito sentiero sempre troppo dritto. «E non mi serviva sapere come tu avessi sofferto. Ho sofferto quanto te, Riley, solo in modi diversi.» Anche se non ha mai pensato di dirglielo, di rigirare una lama sotto pelle che piano cercava di rimarginarsi dietro scelte estreme, sbagliate, impossibili. Perché lo stanno dimostrando, adesso, come fosse solo illusione quella distanza mai realmente accaduta, almeno tra i loro cuori. E c'è un contatto che brucia sul suo corpo, uno che lo spinge a trovarne dell'altro con dita che si ancorano dietro la base del suo collo per sancire una vicinanza necessaria, mentre fiati di rabbia e malinconiche delusioni si alternano così vicini al suo viso. «Noi non saremmo mai potuti essere niente, Riley. Non in questa vita, non vivi. Credi che sarei capace di innamorarmi di un'idea? Io? Continuo ad amarti come ti ho amato dal primo istante ed è la cosa più vera che io abbia mai provato. E amo te, non un'idea. Se credi di amare un'illusione che ti sei creato in quella testa di cazzo dimmelo ora e sparisco, perché non saprei più chi ho di fronte.»
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9 replies since 3/1/2022, 16:11   218 views
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