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| | | time after time, i think about leaving, but you know that i never do, just 'cause you keep me believing | Non sono di grande utilità qui. No, potrebbero benissimo fare a meno di me, come potrei farne a meno io. La mia presenza non cambia molto adesso che sono tra i nuovi arrivati. Sì, potrei farne a meno anche io. È che non ho altro da poter fare. A Sunset Park da sola non mi ci fanno stare, probabilmente perché hanno paura che mi ammazzi o cosa, solo perché credo di aver detto, tra le tante cose deleterie, che volevo morire. Ma non è quello, non ci crede nessuno, nemmeno io. Da sola mamma e papà non mi ci fanno stare perché mi dimentico di mangiare, perché non ho voglia di farlo, perché lascio le porte aperte, perché mi trascino da una stanza all'altra, perché faccio le cose senza cognizione di causa, perché mi scordo di tutto. A Sunset Park non mi ci fanno stare perché sanno che sono una cazzo di masochista, e perché sanno perfettamente che è lì che adesso me ne starei di più, a non fare niente. Perché non voglio fare niente, perché non ho voglia di fare niente, non ho voglia di sentire niente. Non riesco a tollerare niente, veramente più niente. Non sopporto le voci, non sopporto le distrazioni, non sopporto la televisione accesa, non sopporto la voce della mamma, non sopporto i silenzi di papà, non sopporto il silenzio, non sopporto il caldo, non sopporto il freddo. Voglio solo stare da sola, anche se stare da sola fa male, anche se ci sono ancora le cose di Lucian a Sunset e a me non riesce nemmeno guardarle. Perché spero se le venga a riprendere, perché spero mi risponda a quel maledetto messaggio, perché spero sia solamente un po' stronzo da non rispondermi o da non controllare nemmeno. E poi la bolla si rompe e allora Lucian è morto. E basta. E allora voglio stare a Sunset Park perché sta città fa schifo, questa realtà è una merda, e io sono la versione di me stessa più orrenda. Perché Canarsie non era alla fine una sorta di tempio del dolore per papà? E allora perché non posso averci il mio? Perché cazzo non posso almeno decidere questo? Perché non so dove cazzo altro stare. Perché non so ancora nemmeno dove è che l'hanno messo. Perché alla fine non so nemmeno se voglio saperlo, perché non mi va di sentire più male di così, perché forse fa più male che rimanere chiusa in bagno tutto il giorno a farmi torturare dal silenzio. Una voce mi fa sobbalzare sulla panchina, stringere la sigaretta più forte con i denti. Fa quasi male al cuore, al petto sicuramente: ho avuto una specie di piccolo spasmo. Mi sembra essere fatta di cartapesta. No, nemmeno di vetro, ameno quello, per quanto fragile, una certa consistenza dura la conserva. A me sembra di essere malata, tirata con i fili come fossi un manichino da tenere in piedi. L'avevo già rivista Edie qui al Sacred Heart, e considerando la nostra prima conoscenza, non avrei potuto trovarla altrove. Ma anche quella volta mi sembra così lontana. Mi sembra di non essere la stessa persona. Adesso sono forse solo la larva di quella Vivianne che andava a cercare Lucian dentro la nebbia. Mi fa rabbia. Sono sopravvissuta a quello, a delle merde di alien annidati dentro i fegati, siamo spravvissuti a così tanto, cazzo... «Mh, sì.» è tutto ciò che le rispondo, tirando appena su di naso e prendendo un tiro profondo dalla sigaretta. Se la guardo in faccia probabilmente mi metto a piangere.
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