| Sono stati mesi complessi. Passare gli ultimi mesi della gravidanza senza Rufus non era esattamente quello che avevo immaginato, ma eseguendo un parto indotto era almeno riuscito ad essere presenze, grazie ad un permesso che tutti avevano capito era meglio concedergli. Zoe è nata sana e forte, splendida in tutta la sua fragilità, un piccolo essere che ora può permettersi il lusso di farsi proteggere, ma che con il tempo prenderà il suo posto nella famiglia, con i giusti insegnamenti. Mi sento piena di orgoglio ogni volta che mi fermo a guardarla, cosa che capita fin troppo spesso, dato che esco poco dai confini di Casper con lei così piccola. Rufus è da poco a casa, ma a parte qualche tempo per godersi la nostra compagnia, è stato assorbito dalle attività da Capofamiglia, come giusto che sia; aveva qualche arretrato da gestire, e non volevo che mettesse in secondo piano il suo ruolo solo per stare con noi. Ci avrebbe trovate a casa, lo sa. Forse però è la noia, forse anche un po' di eccitazione, che mi porta a scrivere un rapido messaggio ad Eme. Un semplice invito qui a Casper, per due chiacchere e qualsiasi cosa possa offrirle. La sua risposta non si fa attendere, così preparo qualche biscotto ingannando l'attesa, una ricetta del mio paese con cacao amaro ed un infuso di erbe tipiche, che mia madre mi ha insegnato, una ricetta adatta alle donne che hanno da poco partorito. Il mio udito, già piuttosto fino, sembra essersi acuito ancora di più da quando ho partorito, sento Zoe muoversi, emettere qualche suono; deve essersi svegliata, così mi dirigo verso la culla e la prendo in grembo, in adorazione, mentre mi fissa con i suoi occhi grandi. Ciao Mija, ben svegliata. Sta arrivando Tìa Eme, sai? Per quanto il mio tono sia addolcito mentre le parlo, non prende le tipiche note acute di chi sta parlando con un bimbo piccolo. La cullo, canticchiando a bassa voce una ninna nanna, mentre una scia di dolce profumo di biscotti inizia a diffondersi per la cucina. |