Votes taken by Joy.

  1. .

    «Then someone will say what is lost can never be saved
    Despite all my rage I am still just a rat in a cage
    Tell me I'm the only one, tell me there's no other one
    Jesus was an only son
    And I still believe that I cannot be saved»
    Nik
    24 anni
    Dreadwolf
    Ed eccola lì. Ci mise meno di due secondi a riconoscerla. Era l'amica di Mal. Due grandi occhi da cerbiatta, labbra carnose, pelle olivastra. Non doveva essere alta più di un metro e sessanta, eppure il suo accento da texana col grilletto facile la rendeva di presenza, insomma una con cui non valeva la pena scherzare. Forse per questo il proprietario l'aveva messa dietro il bancone, come a dire guardate ma non toccate. A giudicare dalla clientela, in effetti, non doveva poi essere difficile che qualcuno abbastanza ubriaco da non sapere cosa stava facendo allungasse incautamente le mani. Non osava immaginare come finissero poi quel genere di prodezze. La sua predisposizione al pugno duro l'aveva già intuita guardandola con Mal, erano esattamente due opposti e per questo ogni dettaglio standole vicino era andato risaltandosi. Una era focosa e ribelle, l'altra lasciva e affascinante. Fuoco e acqua. Insomma, il sogno erotico di molti uomini. Anche il modo in cui gli servì da bere era di quelli rudi da donna del vecchio far west. Nik si voltò definitivamente verso di lei poggiando i gomiti sul bancone e sfilando la sigaretta dalle labbra. "Già, siamo solo io e un altro mezzo milione di irlandesi che ordiniamo birra e whiskey" ironizzò sollevando il bicchiere di whiskey in segno di ringraziamento. Lo versò con una certa malagrazia nel boccale. Il liquido ambrato affondò nella schiuma e giù tra le bollicine di birra per poi risalire di nuovo a galla. "D'altronde se una cosa funziona perchè cambiare? Come le patatine nel milk-shake, o il formaggio sulla pizza". Si, faceva discorsi intellettualmente elevati. Roba da massimi sistemi. Chiacchiere da bancone. E ancora non aveva bevuto. Si trasformava in un tipo piuttosto loquace da ubriaco. Lanciò un'altra occhiata alla donna prima di sollevare la birra. Bella amara come piaceva a lui, com'è la vita. Ecco che la filosofia usciva fuori. Tanto amara da sembrare aspra sul fondo della lingua, ma la cosa non faceva altro che rinforzare la metafora. Ne buttò giù quasi metà, tutta d'un sorso. Il caldo e la maglietta sudata attaccata alla schiena fecero scendere la birra liscia come un bicchier d'acqua. Quando finalmente posò il fondo sulla superficie del bancone fece schioccare la lingua in segno di gradimento. "Niente male" concluse con una certa soddisfazione, "Comunque non so se ci siamo presentati, io sono Nik" aggiunse allungando una mano oltre il bancone. "Sono un'amico di Mal, lei mi ha suggerito di venire qui, cercavo un posto dove sai... non si incontrasse gente del MACUSA a fare da cani da guardia. Un posto tranquillo tra i No-mag, è il meglio che potessi chiedere. Magari questo potrebbe diventare un posto abituale, che ne pensi? Giuro di non essere molesto quando bevo... più o meno. Potrei iniziare a cantare se la prendo particolarmente male". Avrebbe tenuto la mano tesa fin quando la donna non l'avesse stretta, a costo di doversela reggere con l'altra. Sapeva essere un tipo piuttosto insistente e in più adorava fare amicizia con i baristi, ogni tanto ci sfuggiva una birra gratis, e non si dice mai di no ad una birra gratis. "Allora, tu conosci già il mio nome, il mio futuro pub preferito e il fatto che mi piace cantare da ubriaco. Cosa puoi dirmi di te?".

    code by .isabella.
  2. .

    «Then someone will say what is lost can never be saved
    Despite all my rage I am still just a rat in a cage
    Tell me I'm the only one, tell me there's no other one
    Jesus was an only son
    And I still believe that I cannot be saved»
    Nik
    24 anni
    Dreadwolf
    Era ubriaco. Ubriaco fradicio. Ubriaco come non lo era da parecchi mesi. Aveva cominciato a bere appena arrivato, poi il tempo si era trasformato in una variabile relativa. Fuori dalle finestre c'era solamente la luce arancine dei lampioni, nessun indizio sulle ore che aveva passato lì. Nel frattempo dentro il caldo si era fatto quasi asfissiante. Un ventilatore solitario sferragliava languido ad un lato del bancone, incantando buona parte degli ubriaconi da bar come lui. Ventata d'inverno e poi di nuovo savana. Poi inverno. E ancora savana. Alla fine decise che era il momento di piantarla con quel mortorio e risollevare un po' il morale del bar. Anche solo per il fatto che lui passava già buona parte del suo tempo a deprimersi da sobrio, sperava di evitare di fare la stessa fine anche da ubriaco. Così si sollevò di scatto dal bancone su cui si era spalmato. Si piazzò in piedi sopra il suo sgabello con lo stile che avrebbe avuto un pappagallo sul suo trespolo. E iniziò a cantare, così com'era, con la birra al whiskey ancora in una mano e la faccia rossa.
    "I've been a wild rover for many's the year and I spend all my money on whiskey and beer"
    Si trattava di una vecchia cantilena da bar, che aveva imparato il periodo trascorso in Irlanda. Niente di particolarmente complesso, o sofisticato, ma abbastanza nota da far vibrare un paio di corde vocali. Il chiacchiericcio del bar non sembrò arrestarsi in un primo momento, anche se diverse teste si erano girate verso di lui e avevano preso a guardarlo. Bene, almeno non stava passando completamente inosservato, serviva solamente un po' di insistenza e l'assoluta mancanza di amor proprio, o anche solo un po' di ritegno. Fortunatamente Nik non aveva nessuno dei due. Per sicurezza si premurò di alzare ancora di più la voce per sovrastare il resto dei rumori.
    "And now I'm returning with gold in great store And I never will play the wild rover no more"
    Silenzio. Il bar si era quasi completamente zittito, un brusio di sottofondo ancora resisteva, ma probabilmente parlavano di lui. Cassie, dietro il bancone, sicuramente lo fissava con aria contrita, con una mano poggiata su un fianco e gli occhi al cielo. Si voltò appena per lanciarle un'occhiata, bastò quello perchè rischiasse quasi di perdere l'equilibrio. Traballò, la birra nel boccale si agitò cadendogli in parte sulle dita. Tornò a guardare la folla.
    "Avanti gente! SIAMO IRLANDESI, O NO?!"
    Un gridò selvaggio sollevò tutti i boccali. Era quello che aspettava. Il cuore prese a battergli nel petto all'impazzata costringendolo ad arricciare le labbra in un ampio sorriso. Prese un'abbondante sorsata e poi riprese per guidare il coro. Confidava nel fatto che almeno la metà di loro conoscesse la canzone.
    "And it's no, nay, never. No, nay, never, no more"
    Scoppiò a ridere mentre il resto del bar gli faceva eco. Si erano unite meno persone di quanto si aspettasse ma le altre seguivano il coro sbagliando le parole. Saltò sul bancone e ad ogni parola teneva il tempo con i piedi.
    "And I'll play the wild rover. No never, no more!"
    Incubi e tradimenti, desideri inconfessabili e violenze represse, aggressioni vere e immaginarie. Tutto si perse in un istante tra le voci che lo accompagnavano in quella canzone. Quasi si sentiva più sobrio. Sicuramente più contento. Continuò a sgolarsi fino alla fine. Cassie lo costrinse a scendere dal bancone. Poco male, cantando prese a girare tra le barbe rosse e le facce paonazze quanto la sua. Afferrò persino uno sconosciuto per la nuca per premergli la fronte contro la sua mentre gridava a gran voce le strofe della canzone. Puzzava di alcol e sudore, ma mai gli era sembrato di essere più vicino all'anima di qualcuno che in quel momento. Alla fine della canzone si alzò in piedi su un'altra sedia, scatenando un fischio di disapprovazione di Cassie che gli intimò di scendere con un gesto rapido. Nik la salutò allargando le dita di una mano, prima di tornare al suo pubblico.
    "Bene, concittadini" cominciò quasi con le lacrime agli occhi per la commozione di sapere finalmente di essere irlandese e poterlo spiattellare in giro a quel modo. "Ora vi sfido all'unica vera arte di noi irlandesi. BERE! Esatto proprio così. Chi di voi osa sfidarmi?" gridò allargando le braccia per poi battersi i pugni sul petto in puro stile scimmione da circo.

    code by .isabella.


    Edited by Joy. - 5/9/2017, 19:41
  3. .

    «Then someone will say what is lost can never be saved
    Despite all my rage I am still just a rat in a cage
    Tell me I'm the only one, tell me there's no other one
    Jesus was an only son
    And I still believe that I cannot be saved»
    Nik
    24 anni
    Dreadwolf
    L'afa stritolava la metropoli in una morsa calda e umida. Ad agosto New York diventava insopportabilmente simile ad un ventre di vacca. Non che ci avesse mai passato del tempo in un ventre di vacca, ma a Durmstrang dicevano che era il posto migliore per evitare un'ipotermia. Fortunatamente non aveva mai dovuto verificare di persona. Piuttosto aveva passato le ultime cinque ore a scoprire come doveva sentirsi un tacchino in forno il giorno del ringraziamento. Aveva tenuto d'occhio i clienti delle ragazze del cigno a Meatpacking District. Tutti grand'uomini con i macchinoni, gente raffinata è chiaro, eppure ogni tanto una ragazza ne usciva con un livido e allora potevano indossare anche giacca e cravatta, si andava giù di calci e pugni comunque. Quel lavoro non faceva altro che fargli venire di più la nausea al pensiero di ciò che aveva fatto ad Isobelle. Aveva perso la testa. Se lo continuava a ripetere, eppure non sembrava mai una giustificazione valida. Affondare le nocche in faccia a quei dannati maiali, però, assomigliava parecchio ad un'assoluzione. Un po' come all'inferno, continuava a rivivere il suo peccato più vergognoso ritrovandolo sulla faccia di quelle povere ragazze, con l'unica differenza che lui poteva farci qualcosa, di certo non rimediare, ma almeno riequilibrare la bilancia della giustizia. Per una volta essere un cane rabbioso gli permetteva di fare qualcosa di positivo. Alla fine del turno si allontanò senza attaccare bottone con nessuno. Non voleva finire impelagato in quella vita più di quanto non ci fosse già immerso. Aveva promesso a Persephone di tenersi fuori dai guai, ma gli servivano soldi e in più rimanere a fare il bravo ragazzo al Manor non era mai stata davvero un'opzione. Inforcò Bezzy, la sua Harley, e filò rapido per una stradina laterale, semideserta, per allontanarsi tranquillo dalla zona di Meatpacking. Conosceva lì in giro un pub irlandese, non ci era mai andato, in verità gliene aveva parlato Mallory, diceva che ci lavorava una sua amica. Gli serviva un nuovo posto dove andare, uno che non centrasse niente con il felix e in cui potesse portare avanti la sua prolifica carriera da alcolista senza il rischio di incontrare qualche faccia nota. Voleva solamente starsene in disparte, scambiare quattro chiacchiere con il barista e ridursi tanto male da essere certo di riuscire a chiudere occhio una volta arrivato al Manor. Non appena intravide l'insegna del Joe's appesa fuori da una porticina verde, una di quelle da cottage, parcheggiò la custom e tirò via la chiave. L'esterno lo riportò all'istante in Irlanda. Le vetrate gialle, il cigolare dell'insegna di legno, il vociare che emergeva quando qualcuno usciva, aveva esattamente il sapore di casa. Picchiettò il fondo del pacchetto morbido di lucky strike, ne tirò fuori un'unica sigaretta che accese con una certa soddisfazione. Espirò un paio di boccate di fumo prima di entrare. Il profumo di alcol e tabacco mischiato a quello di sudore lo investì insieme al calore umido del posto. Un unico ventilatore guardava prima a destra e puoi a sinistra, smuovendo senza successo l'aria del pub. Puntò il bancone e uno degli sgabelli liberi. Prese la sigaretta tra le dita e con un gesto della mano attirò l'attenzione di chiunque ci fosse dietro il bancone. "Aye, birra e whiskey, binneas".

    code by .isabella.


    Edited by Joy. - 22/8/2017, 15:23
  4. .

    « I'm your nightmare »
    Wladislaus Dragwlya [sheet]
    Vlad
    vampiro
    Adulazione. L'arte del compiacere l'orgoglio con lusinghe raffinate, convenevoli stucchevoli e un servilismo quasi stomachevole. C'era un tempo in cui forse avrebbe funzionato persino su di lui, quando si fregiava della sua posizione di potere e ne faceva un vanto che imponeva al prossimo. In quel periodo era accecato dalla presunzione e forse era anche stato il periodo più felice della sua vita, ma era accaduto secoli prima e il tempo come una spirale non tornava mai sui suoi passi. James d'altro canto era un vero artista, sapeva strisciare senza essere smaccato, mostrava un'ambizione che rasentava l'arroganza senza mai arrivare a toccarla. Poteva dire che fosse un verme eppure non avrebbe saputo trovare un motivo reale per cui gli faceva ribrezzo. Semplicemente i suoi modi viscidi, la sua convinzione che potesse in qualche modo offuscare la sua vista con formalità di basso grado lo disgustava, eppure era molto lontano dall'oltraggio, anche solo per il fatto che l'orgoglio si era trasformato in lui in un'immagine riflessa sulla sabbia. Una semplice illusione, proveniente da un tempo lontano. Ormai era arrivato a pensare a se stesso come una sanguisuga, eppure non lo faceva nemmeno più con odio, semplicemente con rassegnazione e consapevolezza. Non si permise di sciogliersi in un sospiro, continuò semplicemente a guardare James con un'impassibilità rigida. "Ogni tanto anche ai leader dovrebbe essere concesso il piacere di gioire per i propri successi, giusto come buon augurio per i prossimi, non sia mai che il fato scambi la contrizione per irriconoscenza". Parole circostanziali, una frase che conteneva in sè una contraddizione in termini. Gioire per una battaglia è il presagio per la futura sconfitta. Si festeggia solamente al termine della guerra, prima di essa è pura arroganza. L'umano non stava dimostrando la sagacia che sperava, fortunatamente il pensiero che sfruttasse il compiacimento come un pretesto per conoscere il nemico gli permetteva di perdonargli quell'atto di spacconeria. In fin dei conti lo aveva capito fin dall'inizio che genere di uomo era e quello era il motivo per cui lo aveva cercato. Vlad prese con una certa soddisfazione il sigaro sollevandolo poi davanti gli occhi insieme ad un cenno di apprezzamento. Si trattava bene, il caro James. "Festeggiare con un sigaro è sempre un ottimo modo di festeggiare, soprattutto se non devi temere il cancro". Portare la conversazione su toni meno formali forse lo avrebbe risparmiato dalla prossima sviolinata. Tirò fuori dalla tasca del giaccone di pelle l'accendino a benzina che si portava sempre dietro e con un paio di boccate bruciò le foglie di tabacco. La brace scricchiolò per qualche istante poi calò di nuovo il silenzio. "Sono felice che tu sia venuto perchè proprio in questo momento stavo andando al Manor di Persephone per raccontarle un evento piuttosto interessante. Magari potrei raccontarlo a te, che sei così gentile e andare tu stesso a riferirglielo. Cosa ne pensi?". Un semplice scambio. I latini lo chiamavano do ut des, dare per ricevere. Sapere cosa stava architettando in cambio dell'informazione che un trio di maghi ficcanaso si era aggirato per i wheeping woods. Gli avrebbe fornito una posizione di potere e Persephone avrebbe saputo che non doveva più organizzare festicciole private in casa sua senza un invito col suo nome sopra. "Prima, però, sono curioso di sapere a cosa stiamo festeggiando, fumare un sigaro senza conoscere le circostanze non ha lo stesso... sapore"

    code by .isabella.
  5. .
    tumblr_inline_mpj71cocMi1qz4rgp
    Incantatore
    divider
    Dovette respirare profondamente per riuscire a non perdere il controllo. Quando riaprì gli occhi il suo riflesso lo osservava gelido. Il completo nero che indossava era perfettamente lindo. Dietro di lui le foglie larghe della pianta che ravvivava l'ambiente del bagno riflettevano la luce gialla dei faretti. Si lavò le mani con gesti meccanici ma precisi, nessuno dei clienti del ristornante guardandolo avrebbe potuto immaginare che stesse solamente fingendo di prestare attenzione a quel gesto. Nella sua mente vigeva imponente l'espressione compiaciuta di James, mentre gli diceva che Caspar era sicuramente tornato a casa. Quando, invece, gli stava portando via Emma proprio sotto il naso. Quel maledetto sorriso gliel'avrebbe strappato dalla faccia. Si accorse di aver rotto il dispenser del sapone quando uno schiocco secco attirò la sua attenzione. Una donna al suo fianco lo osservava attraverso lo specchio con un misto di sconcerto e curiosità. Non appena Randall si voltò per incrociare il suo sguardo, la sconosciuta immediatamente afferrò una delle salviette e dopo gesti frettolosi abbandonò il bagno. L'uomo ritornò a respirare profondamente. Terminò di sciacquarsi le mani e dopo averle asciugate per bene si allontanò, fermandosi solo per avvertire una delle inservienti nel piccolo atrio del bagno che il dispenser era rotto. Si assicurò che il primo bottone della giacca fosse chiuso mentre si avvicinava al tavolo. Persephone era lì, rigida in una posa composta, ma elegante, sicuramente affinata con anni di buone maniere. Era in grado di sembrare assolutamente naturale, come se quella posa fosse solamente un altro capo di vestiario da indossare per via delle circostanze. Sapeva cosa voleva dirgli silenziosamente. Quel distacco era un chiaro messaggio. Un campanello d'allarme. Era sulla difensiva, non aveva bisogno che aprisse bocca per saperlo. Si sedette davanti a lei accennando un sorriso e aprendo il fazzoletto bianco per stenderlo sulle gambe. Anche lui, però, le aveva dato un segnale piuttosto eloquente. L'aveva portata al Jean Gorge, un inutilmente costoso ristorante francese di fronte Central Park, in uno dei pacchiani grattaceli di Trump. Gli anni che avevano passato insieme a Parigi erano i migliori della loro vita e se anche erano finiti in malora, niente poteva oscurare il fulgore che il loro rapporto aveva visto in quel periodo. Una cameriera gli offrì la carta dei vini e fu proprio mentre la sfogliava silenzioso e solo fintamente interessato, già certo della sua scelta prima ancora di ricevere la lista, che arrivò un biglietto al tavolo. La mascella si contrasse inevitabilmente. Per quanto amasse un po' di movimento inaspettato, quelle non erano affatto le circostanze più adatte. "Gli irlandesi. Vogliono vederci" mormorò rivolto a Persephone mentre alzava una mano per chiedere il conto più breve della storia.
    I lampioni sfrecciavano uno dopo l'altro in intervalli di luce arancione. La sua Bentley correva rapida sull'asfalto ancora tiepido. L'autista alla guida era un uomo di cui si fidava. Raramente assumeva qualcuno che non avesse soggiogato mentalmente ed in effetti anche in quel caso poteva essere sicuro che l'uomo non avrebbe detto una parola su quella deviazione in territorio estraneo. Persephone al suo fianco condivideva probabilmente lo stesso dubbio che attanagliava la sua mente, dandogli finalmente tregua dall'immagine di James. Perchè?
    "L'uomo che incontreremo si chiama Donovan Lane, è uno degli uomini di Gideon Foley, forse il suo nome non ti è nuovo...".
    accennò quelle informazioni guardando la strada davanti a sè, oltre il cruscotto e la nuca del suo autista.
    "Visto la fine che hai fatto fare a tuo marito non credo che avrete problemi ad andare d'accordo" ironizzò senza riuscire ad impedire ad un angolo delle labbra di sollevarsi appena.
    Il motore della Bentley miagolò sempre più sommessamente, fin quando il fischio appena percettibile dei freni non arrestò l'auto difronte al Saint & Sinners. Randall scese con movimenti calmi, senza fretta. Aprì la portiera di Persephone e le offrì una mano. Come sempre Persephone abbandonò l'auto con un misto di eleganza e sensualità che lo lasciò piacevolmente incantato. L'accompagnò sottobraccio fino all'ingresso del bar irlandese, poi, come d'usanza, le aprì la porta per concederle la galanteria di entrare per prima.
  6. .
    Trevor
    Bonus Post: 36

    L'incantesimo insonorizzante (cd40: 36+14) ti riesce senza troppi problemi, fuori dalla cucina non vi sentirà anima viva ed in effetti ancora nessuno è venuto a disturbarvi. Il piccoletto mangia piuttosto soddisfatto il suo biscotto, mentre ti ascolta.
    "Mi chiamo Carl. I miei genitori io invece li conosco, mio padre è in galera e mia madre è in una casa dove la stanno curando, me l'ha detto suor Theresa. Quando starà meglio verrà a prendermi. Jimmy dice che non è vero, ma è solo invidioso, mia mamma me l'ha promesso"
    Guarda piuttosto sorpreso la foto che gli mostri, ci vogliono diverse occhiate perchè ti riconosca nel bambino sorridente. Il fatto di vedere suor Theresa così giovane lo lascia letteralmente sbigottito, per qualche ragione non aveva mai pensato che anche lei non fosse sempre stata vecchia. Non appena gli proponi di usare l'avventurina ti guarda speranzoso e accetta senza pensarci un attimo.
    "Si qui è bello, però preferisco stare con la mia mamma. Sam invece... beh lui ha provato un mucchio di volte a scappare, diceva che i suoi genitori erano due artisti di strada che anche lui voleva girare per le città. L'ultima volta quando l'hanno riportato qui mi ha raccontato che mentre era via ha conosciuto un uomo che gli aveva promesso un mucchio di soldi in cambio di entrare nel suo gruppo di girovaghi. E ieri sera è venuto a prenderlo per portarlo via. Mi ha chiesto se volevo andare anche io e quando ho detto di no si è arrabbiato. Sam mi ha detto di tenere la bocca chiusa, così non l'ho detto a nessuno... beh prima di ora. Ti prego non lo dire nemmeno tu, è che mi sento solo senza Sammy".
    L'incantesimo dell'occhio vigile (cd40: 36+15) ti dice che non c'è niente fuori posto, se non per la serratura della porta, che è chiaramente squagliata.
    L'incantesimo di percezione dell'aura(cd35), unitamente con quello di percezione del male (cd40: 36+17) ti permette di scoprire che Il mago nero è passato per la cucina ed è uscito per la porta sul retro, dove ha eseguito un incantesimo (puoi facilmente intuire che si tratta di un incantesimo per aprire la serratura della porta chiusa dalle suore per impedire a Sam di scappare come sempre). Insieme all'aura del mago nero percepisci anche quella meno intensa di un bambino.
  7. .

    « I'm your nightmare »
    Wladislaus Dragwlya [sheet]
    Vlad
    vampiro
    Non si aspettava che il signorino ci mettesse così poco a cercarlo. Doveva essere piuttosto ansioso di proseguire la sua scalata verso l’olimpo. Trepidante di sedere sul suo trono dorato per essere osannato come un dio. Durante il loro primo incontro non aveva fatto mistero dei suoi desideri, così Vlad non aveva dovuto fare altro che assecondarli. James era un tocco di argilla smanioso di essere trasformato nella figura di una divinità, senza sapere che questo non sarebbe bastato a renderlo tale. La sua ambizione, d’altro canto, era una leva troppo preziosa perché il rumeno accettasse di privarsene. Quando avanzò nelle ombre dei palazzi, allungate dal sole sull’orizzonte, e intravide la figura di James, Vlad rallentò il passo fino a fermarsi. Sapeva dove trovarlo perché i suoi uomini lo avevano avvertito del suo arrivo, ma era stato il suo odore a condurlo fino a lui. Era inconfondibile, colonia e dopobarba, doveva essere uno che ci teneva a presentarsi sempre in modo impeccabile. La vanità era il più ridicolo tra i vizi capitali. Finire all’inferno per un po’ di profumo era come presentarsi ad una serata di gala in boxer. Lo trovava comico, eppure vergognoso. In ogni caso la vanità di James non era più di una maschera in una recita decisamente più grande di lui. Chissà se avrebbe fatto in tempo a diventare utile prima di fare lo sgambetto alla persona sbagliata. Poggiò una spalla contro il fianco di cemento che costeggiava il marciapiede, subito prima della svolta in un vicolo. Prese il pacchetto di sigarette e ne tirò fuori un cilindro completamente bianco. L’accese con calma, deliziandosi del rumore crepitante del tabacco che diventa cenere. Inspirò a fondo. Insozzò ancora i suoi polmoni che raccoglievano secoli di lerciume e di cenere. Sfilò la sigaretta dalle labbra stringendola tra pollice e indice. Seguì con lo sguardo la figura di James fin quando non seppe con certezza che lo aveva visto, anche con i suoi occhi orbi da umano. Svoltò l’angolo lasciando la sigaretta sul marciapiede, come la briciola di pane di Hansel. Lo condusse fino ad un vicolo dove era certo che i suoi figli si fossero appostati per essere sicuri che nessun occhio indiscreto li spiasse. «Bentrovato, James» esordì rimanendo fermo, immobile, al suo posto. Dietro di sé la parete di cemento dell’ennesimo palazzo gli copriva le spalle, mantenendolo all’ombra del sole. «E’ una visita di cortesia, o sei venuto qui per reclamare i favori della nostra giovane alleanza?»

    code by .isabella.
  8. .
    Peter Cunningham
    Medimago
    Sacred Heart
    Sposato
    40 anni
    confraternita
    «“Questa è la moderna medicina. Progressi che mantengono in vita persone che avrebbero dovuto morire tanto tempo fa, quando perdettero ciò che le rendeva persone. Ora il tuo lavoro è restare abbastanza sano così che quando qui arriva qualcuno che puoi davvero aiutare, non ti ritrovi tanto sballato da distrarti.”
    (Dr. Cox)»

    D’accordo era andata più o meno bene. Però il primo era sempre quello più secchione. E aveva scelto anche un caso semplice. Non che si lamentasse, anzi non dover fare niente era quasi una gioia. In fin dei conti lui era un uomo semplice, si accontentava delle piccole cose, come passare la mattina ad abbracciare la cartella senza dover alzare un dito. Amava il suo lavoro, ma insomma adorava anche rmianersene in panciolle. Quando la specializzanda gli diede l’impressione che avesse terminato intervenne facendo una rapida diagnosi dell’aura per valutare la presenza di eventuali tracce residue dell’incantesimo che il paziente stava cercando di produrre giocando a fare il piccolo chimico con il suo calderone. Fortunatamente non c’erano residui di incantesimi che ne alterassero il flusso di energie. «Jones, non sono il tipo che elargisce complimenti ed in effetti non lo farò nemmeno in questo momento, peccato. Ogni volta che c’è di mezzo un incantesimo di qualsiasi tipo bisogna fare una diagnosi dell’aura per valutare la presenza di incantesimi ancora presenti sul paziente. Questa volta sei fortunata e la pozione del genio qui era scadente. Si, signor Carver lei è un pessimo pozionista, la prossima volta cerchi di non ammazzarsi e contatti un alchimista decente». Scandì quell’ultima parte della frase in modo che il paziente la sentisse nonostante continuasse a guardare la sua specializzanda. «Infine un consiglio, cara la mia Jones, usi l’incantesimo degli occhi penetranti mentre fa la pranoterapia, così potrà essere sicura di eseguire tutto accuratamente e non dopo, quando ormai il danno è fatto. In ogni caso…» esordì rivolgendosi anche al resto dei ragazzi. «se doveste scoprire di aver eseguito male la pranoterapia vi ritroverete costretti ad usare l’incanteismo di magincisione per riaprire la ferita e risanarla d’accapo e mettendoci un po’ di attenzione. Non venitemi a dire che la pranoterapia è un incantesimo del primo anno di magia bianca, perché sono certo che se controllassi metà di voi non la saprebbero eseguire correttamente. Fortuna vuole che la signorina Jones qui non abbia sfregiato accidentalmente il signor Carver». Si, va bene, magari esagerava, si trattava di tagli non poi tanto profondi e l’incantesimo era stato eseguito con attenzione quindi il problema era stato evitato. Però si divertiva tanto a ricordargli che erano delle matricole. «Bene signor Carver, riposi, le sue cellule hanno fatto parecchio lavoro oggi, rimanga a letto ancora per qualche ora e poi cerchi di non tornare qui. Se scopro che ha di nuovo fatto esperimenti di pozionistica mi assicurerò che non si dimentichi più la lezione. Andiamo ragazzi».
    Il secondo paziente era più o meno idiota come il precedente, era un geniale magizoologo che era stato graffiato da un Occamy da una spalla. La lezione decisamente brutta a guardarsi attraversava tutta la parte anteriore del torace fino alla spalla destra. Le infermiere si erano preoccupate di fasciarlo per impedire che perdesse troppo sangue. Gli antidolorifici erano già stati somministrati, doveva semplicemente essere rimesso a nuovo. «Questo è il signor Alex Mayer, magizoologo, 24 anni, fate ciao con la manina» esordì prendendo la cartella appesa ai piedi del letto. «Bene, chi si arrischia a fare un’anamnesi e una diagnosi? Signorina Miller? Sarai tu la fortunata?»


    code by .isabella.

  9. .
    Scusate il ritardo indegno ho avuto un milione di cose da fare e di role da recuperare, adesso sono tutta vostra :3

    Margaret
    Bonus Post: 36

    L'incantesimo di pranoterapia (cd30) è meticoloso e adeguato, non hai alcuna fretta e presti attenzione ad ogni dettaglio, dopo di che potenzi la vista per valutare lo stato del derma del tuo paziente (cd40: 36+19) che è perfettamente risanato.
    Ottimo lavoro!

    Nuova skill che puoi usare:

    Nome: Magincisione, o taglio telecinetico superiore
    Prerequisiti: Psicocinesi, 22
    Descrizione: Taglio telecinetico ad altissima precisione, al punto da poter effettuare tagli anche millimetrici. E' inoltre possibile stabilire la profondità del taglio, molto utile in associazione con occhi penetranti.
    Formula: incido
    Movimento: utilizzare l'indice della mano dominante per eseguire il taglio, posizionarlo a pochi centimetri di distanza dalla superficie da tagliare


    Aspettate il mio post prima di proseguire!
  10. .
    Trevor
    Bonus post: 34

    Prima di avviarti utilizzi un incantesimo di camuffamento (cd39: 34+14) che ti permette di modificare il tuo aspetto, sopprimi anche la tua aura cosi da impedire a chiunque di riconoscere la tua aura da mago bianco (good job!).
    Il Bronx non è il posto migliore in cui uno di Manhattan dovrebbe bazzicare dopo una certa ora, ma tu conosci la zona e non ti lasci intimidire dalle facce che si vedono in giro. Si tratta per lo più di gente che non si può permettere una vacanza fuori New York e rimane a divertirsi al caldo della grande metropoli. Nessuno sembra interessato a te, ricevi giusto qualche occhiata, ma niente di più. Arrivato all'orfanotrofio ti intrufoli dalla porta sul retro, raggiungi senza problemi il dormitorio. Utilizzi l'incantesimo dell'occhio vigile (cd38: 34+5) che ti permette tranquillamente di individuare i dettagli della stanza nonostante sia semibuia. Poche cose sono cambiate, la disposizione dei letti è sempre quella, i disegni appesi alle pareti invece sono diversi, mentre i quadri canonici sono sempre lì. I ragazzi sono tutti già a letto. uno dei 1lettini però è vuoto. La percezione dell'aura (cd37: 34+10) ti permette di sapere che alcuni stanno dormendo, altri sono ancora nel dormiveglia, uno di loro invece è sotto le lenzuola con quella che sembra una torcia, la luce si intravede attraverso il tessuto di cotone.
  11. .

    BronxNew York
    12/08/17
    ore


    Miniquest di recupero.
    Come funziona? Si tratta di un’indagine, più andrai avanti dimostrando di possedere le doti di compassione e bontà che si confanno a tutti i devoti di Pelor più skills otterrai.

    Mi raccomando se vuoi diventare un defensor devi seguire pedissequamente gli otto gradini della scala di luce.

    Nota: a piè di post scrivi che specializzazione vuoi seguire se scacciademoni, supporter, o entrambe.

    Ambientazione

    È il 12 Agosto 2017 (puoi decidere tu che ore sono). La città è calda e quasi vuota, sono tutti andati in vacanza tranne te, qualsiasi sia la ragione tu sei ancora al mcausa a lavorare come un mulo sui rapporti della tua ultima missione. Sei lì da cinque anni eppure sembra che non si smetta mai di fare gavetta. Il capo del mafi, James Turner, è impegnato con la ricerca della corona di Tharizdun sottratta al Museo di arti naturali e lascia sulla tua scrivania il fascicolo di un nuovo caso, senza aggiungere molto altro.

    Cosa c’è nel fascicolo

    Trovi nel fascicolo le foto di un bambino, Samwell Shelby, 11 anni, scomparso. Si tratta di un caso che normalmente verrebbe affidato ad una matricola, ma c’è un dettaglio che facilmente può farti capire il perché Turner abbia lasciato proprio a te quel fascicolo. Sam, infatti, non ha genitori, era ospite nella casafamiglia di Tremont Ave., numero civico 900.

    Indicazioni

    Puoi comportarti come preferisci, ogni scelta e tua, io esiterò le tue azioni e muoverò il resto dei personaggi. Se hai mai giocato a d&d sei già familiare a questo genere di miniquest. Sfrutta tutte le tue abilità, sia di mago che di agente mafi. La quest durerà una settimana, possiamo allungare a due se le cose dovessero andare a rilento quindi non farti venire l’ansia, tranquillo.
    Hai per ogni post 5 azioni disponibili, per azioni intendo tutte quelle di cui non puoi essere certo del risultato e che necessitano del mio esito, insomma che ti dico io che cosa succede dopo. Ad esempio puoi camminare dal macusa fino al bronx senza problemi, quindi non è considerata un’azione, ma se usi un incantesimo io devo esitarlo perché non puoi sapere quali sono gli effetti, dal momento che dipendono più o meno dal caso.
    Puoi portare con te quanti oggetti non magici desideri, mentre invece puoi portare solamente 5 oggetti magici, che siano cristalli, molto utili nella cristalloenergetica di magia bianca (trovi tutti gli effetti nella lista incantesimi), oppure pergamene se hai magia runica, o altri oggetti legati ad es ad harry potter o altro.
    Puoi suggerirmi tu stesso nel post il nome di chi lavora nell’orfanotrofio, così che muoverò direttamente loro :3

  12. .

    « Drăculeștii, ramo della stirpe dei Basarab, signori di Valacchia»
    Wladislaus III Drăculeștii [sheet]
    30 Novembre 1431
    vampiro originale
    Prima o poi il corpo deforme dell’ospite di Ra’am non sarebbe riuscito a contenere il suo ego. Probabilmente sarebbe esploso da un momento all’altro, glielo si leggeva in quella sua faccia compiaciuta. Si crogiolava nella propria arroganza con la stessa gioia di un maiale in una grossa pozza di fango. Lo osservò tentare di nascondere la soddisfazione come un grugnito di gioia che gli risaliva dallo stomaco, ma persino per l’immortale doveva essere difficile resistere ai peccati di vanità dei comuni esseri umani. Sul viso di Vlad, in mezzo alla barba ispida, si aprì un sorriso ironico. «Tutti ci attacchiamo a qualcosa, Ra’am, esattamente come le sanguisughe, o i parassiti». Era meglio non dimenticasse che sguazzavano nella stessa merda. Niente li rendeva più nobili di insetti, né la loro immortalità, né il suo “scopo superiore”. Per quanto si divertisse a rimirare il mondo attraverso il suo velo di illusione, ciò che Ra’am continuava a guardare non erano altro che ombre distorte della realtà. Avrebbe risparmiato ad entrambi un mucchio di tempo se avesse lasciato la diffidenza nel corpo precedente. Vlad lo guardò con bonaria condiscendenza. Gli sorrise perfino. Non stimolava in lui né riverenza, né paura, solo irritazione e a tratti indifferenza. «Sei secoli sono tanti Ra’am. Persino a me, di tanto in tanto, capita di pensare. Giusto quel minimo indispensabile per capire come te funzionano certi incantesimi di trasferimento» sminuì scrollando le spalle. Tirò fuori dalla giacca di pelle un pacchetto di sigarette e un accendino. Ne accese una con calma, lasciando che Ra’am continuasse a parlare. Respirò a fondo tornando a guardarlo negli occhi. «Oh Ra’am non essere ingenuo, non siamo mossi dagli stessi moti. A me della tua campagna di purificazione non importa niente. E' semplice vendetta personale. Ero un uomo passionale, una volta, sai? Certo, non mi aspetto che un bacchettone come te possa capire, quindi direi di finirla qui con le domande». Inspirò ancora una volta il fumo della sigaretta, senza osare togliersi dalla faccia il proprio sorriso. Lasciargli il dubbio che lo stesse prendendo in giro era decisamente una soddisfazione appropriata a bilanciare l’enorme pazienza che stava dimostrando. In fin dei conti per lavorare insieme non dovevano necessariamente piacersi e lui di fare il leccaculo come i suoi discepoli non ne voleva proprio sapere. «Lasciamo per un attimo perdere tutti i fronzoli con cui i maghi neri infiocchettano le tue miracolose rinascite. Vediamo se ho capito bene. Tu passi da un corpo ad un altro prima che questi manifesti il suo carattere, così è abbastanza debole per sopraffarlo senza problemi. Sei uno a cui piace vincere facile, eh? Per farlo ti serve un incantesimo che sprigioni abbastanza energia per consentire il trasferimento. Io mi sto procurando un oggetto magico in grado di trasferire da un'altra dimensione un intero esercito. Quindi energia più che sufficiente per spostare le inconsistenti terga di uno spirito centenario, anche se si tratta del sommo Alchimista. Se tu sei in grado di cacciare le palle e affrontare una personalità già formata, potrai evitarti l’ennesima adolescenza e iniziare a lavorare su qualcosa di serio da queste parti, in più avrai il mio aiuto. Cosa voglio in cambio già lo sai, ritengo sia inutile proseguire più del dovuto questa conversazione».

    code by .isabella.
  13. .

    «Then someone will say what is lost can never be saved
    Despite all my rage I am still just a rat in a cage
    Tell me I'm the only one, tell me there's no other one
    Jesus was an only son
    And I still believe that I cannot be saved»
    Nik
    24 anni
    Dreadwolf
    Si accorse del muffin e del bicchiere di carta solamente sull’ultima nota, quando alzando gli occhi se li trovò davanti. Chi glieli aveva lasciati era rimasto abbastanza distante da non distrarlo mentre suonava. Anche se era pur vero che non prestava molta attenzione al mondo esterno in quei momenti. La musica si comportava come un ospite felicemente ingombrante, occupando ogni angolo della sua mente e concedendogli una tregua dai soliti pensieri. Da qualche mese si sentiva come sospeso su un filo del rasoio. Se continuava a rigare dritto senza fare stronzate poteva sperare di arrivare alla fine del tunnel, altrimenti… La musica cancellava la paura del vuoto. Era sotto i suoi piedi e lo osservava famelico, ma lui poteva guardare in alto e pensare ad altro. Non era rinchiuso a doppia mandata nel manor, poteva uscire più o meno quando gli andava, ma si sentiva comunque un carcerato, anche lì in quel momento, a Central Park, non poteva dire di essere veramente libero. Forse lui stesso era la sua gabbia ed era inevitabile che se la portasse dietro dovunque. Suonare lì e non al manor era giusto un capriccio di atmosfera. La musica era il vero tramite per sentirsi libero e più o meno felice. Trovarsi quel muffin davanti, però, gli fece venire quasi un infarto. Abbassò immediatamente la visiera del cappello, portandosela fino alle sopracciglia. Dannazione. Si arrischiava ad uscire per la prima volta dopo chissà quanto e subito veniva beccato. Sfortunatamente non era riuscito ad abbassare lo sguardo abbastanza velocemente e aveva incontrato, giusto per un attimo, gli occhi di una delle ragazze di Brakebills. L’aveva riconosciuta, era quella della prova nella confraternita degli artisti. Avevano fatto lezione di evocazione insieme, ma poi non ricordava null’altro. Né il suo nome, né precisamente chi fosse. Se era meglio evitarla, oppure cercare di fingere indifferenza. Prendere e andarsene, nel caso l’avesse riconosciuto, sarebbe stata una pessima mossa. Mentre ancora pensava al dafarsi e guardava il muffin, che sprigionava un invitante profumo di mela, la ragazza gli chiese il titolo del pezzo. Nik ingoiò un po’ di saliva, ma aveva la bocca talmente secca che inizialmente non uscì un filo di voce. Articolò un paio di vocali, poi alla fine rispose. «N-non lo so, non me lo ricordo» borbottò accarezzando la tastierina della fisarmonica, ancora indeciso. Forse era meglio fingersi un artista di strada qualunque. In fin dei conti gli erano cresciuti i capelli e anche un po’ di barbetta, magari non l’avrebbe riconosciuto, o forse non avrebbe notato che nel frattempo era diventato beh un mago nero. «Me l’ha insegnata un artista di strada, Dominique Rivièrve» ricordò quel nome con una certa tenerezza. Era un uomo sulla cinquantina, forse di più, se li portava bene e il suo accento francese gli faceva avere un gran successo con le ragazze. Era un don giovanni. Mentre suonava chiudeva gli occhi e sembrava che parlasse con la musica, era così che faceva colpo. «L’ho conosciuto a Londra, suonava a Piccadilly Circus, era… straordinario. All’epoca non pensavo di fermarmi molto perché volevo venire qui in America, poi l’ho ascoltato, ho comprato una chitarra di seconda mano da uno della sua compagnia e niente, sono rimasto lì per un po’, ho vissuto con lui e il resto del gruppo, c’era un vecchio teatro abbandonato fuori Londra, loro stavano lì. Mi sono fatto insegnare da lui come si suona, anche se a suo dire sono terribile» mormorò senza riuscire ad impedirsi di ridere quando formulò quel pensiero. Per lui la fisarmonica era qualcosa di sacro, un pezzo di storia del suo paese, che tutto il resto del mondo sembrava star dimenticando. Certo, quando era partito gli aveva consigliato di smettere di suonare la fisarmonica perché altrimenti ci faceva brutta figura. Fortunatamente non era stato tanto furbo da seguire il suo consiglio. Sospirò appena guardando di sottecchi la ragazza. «Ti va se ti insegno? Magari tu imparerai a suonare meglio di me, Dom sono certo che apprezzerebbe se diffondessi “il verbo”» chiese titubante, senza il minimo raziocinio.

    code by .isabella.
  14. .

    «Then someone will say what is lost can never be saved
    Despite all my rage I am still just a rat in a cage
    Tell me I'm the only one, tell me there's no other one
    Jesus was an only son
    And I still believe that I cannot be saved»
    Nik
    24 anni
    Dreadwolf
    Finse di scrivere su una lista immaginaria, agitando le mani come se davvero ce l’avesse davanti. La sua innata teatralità lo spinse a fare gesti esagerati, accompagnati da un’espressione concentrata, quella che a suo parere doveva avere babbo natale quando segnava i regali dell’anno. «Vodka per il piccolo Roy, che quest’anno è stato tanto bravo e ha portato da mangiare al suo solo e disperato vicino di casa». Finse di mettere un bel punto e posare la lista nella tasca posteriore dei pantaloni di tuta che indossava. Fu inevitabile pensare che la cosa poteva avere un interessante risvolto da film porno: “Roy quest’anno sei stato così bravo che ti ho portato prima il tuo pacco”, ma preferì tenerselo per sé ridacchiando giusto sotto i baffi - anche se più che baffi si trattava di un'inspida barbetta incolta -. L’erba iniziava a fare il suo sacrosanto effetto. Si era aspettato una giornata deprimente e solitaria, invece Roman era apparso come un’allucinazione nel deserto, una piccola gioia che in altre circostanze lo avrebbe spinto a grattarsi le palle per scaramanzia. Quello che la vita da, la vita toglie. E la vita è una gran figlia di puttana. Quando non c’hai proprio niente che ti può levare si preoccupa di rifornirti per bene. Come minimo la lasagna gli avrebbe fatto venire un cagotto di quelli epici di lì a qualche ora. Alla fine, però, si decise che tanto valeva godersela. Prese un’altra forchettata che si preoccupò di mandare giù prima di rispondere. «Ho studiato a Durmstrang e fattelo dire sei stato fortunato ad andare ad Hogwarts, ti sei evitato un mucchio di smutandamenti. A Durmstrang sembra che i bulli li facciano con lo stampino, tanto per assicurarsi che ce ne siano sempre abbastanza di stronzi. Ovviamente un giorno sono diventato più grosso di tutti e li ho pestati per bene». La storia del condominio fu una stoccata piuttosto dolorosa. Non aveva fatto in tempo a diventare di casa lì da quelle parti che lei se n’era andata e lui aveva iniziato a mettersi sotto con le lezioni di magia nera ed elementale. Scrollò le spalle versandosi un altro bicchiere. Ammutolito all’improvviso aveva preferito tenersi impegnato con qualcosa, giusto per non dare adito a domande a cui non voleva rispondere. Riempì anche il bicchiere di Roy così da farlo stare allegro, magari più stava bene più tempo rimaneva. Ingollò la vodka a occhi chiusi, prima di sbattere il bicchiere sul tavolo con un bel tonfo. «Non mi faccio vedere molto. Ho parecchio da fare in giro, i soldi non crescono sugli alberi e io mango per cinque e bevo per dieci. Devo pur mettere su la pancia entro natale, no? Altrimenti quando passo con le renne mica mi riconoscono. Sarebbe spiacevole se iniziassero a lanciarmi le palline dell’albero di Natale se mi beccano in salotto a bere latte e mangiare biscotti. Che poi mai uno che mi lasciasse birra e sigaro, oh! Te lo dico io è una vitaccia quella di babbo natale, sempre in giro a soddisfare i desideri di tutti quanti tranne che i propri, a nessuno piacciono mai i regali che ricevono e se non ne ricevono affatto finiscono per lagnarsi tutto l’anno. Mai uno che pensasse: cosa vuole babbo natale a natale? Te lo dico io: starsene a casa con sua moglie e il suo zabaglione, quello corretto con la fiaschetta di vodka che si porta sotto la giubba rossa di nascosto da mamma natale. Magari con i piedi sul davanzale del camino e perché no? Fare un marmocchio, o due, da guardare giocare sul tappetto sotto l’albero. Che poi con la storia che i bambini del mondo sono tutti come figli suoi, lui dei figli suoi veri non li ha mai fatti. Non ti sembra un’ingiustizia? A me sembra un’ingiustizia». Si, l’erba stava iniziando a fare il suo porco effetto. Prese un’altra generosa boccata dalla canna, osservando poi il fumo levitare fino al soffitto. «Comunque lasciamo perdere babbo natale, che fa troppo caldo per pensarci. Non ti ho chiesto perché sei qui a New York. Vai a Brakebills?» domandò lanciandogli un’occhiata incuriosita, magari faceva jackpot e anche lui era un mago nero, così se gli andava bene non avrebbe tentato anche lui di accopparlo in futuro. Sarebbe stato piuttosto ironico, a pensarci. Forse era esattamente quello che stava architettando qualche entità benevola che lo aveva preso evidentemente in antipatia.

    code by .isabella.
501 replies since 2/6/2013
.
Top