Posts written by Joy.

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    Scusate il ritardo indegno ho avuto un milione di cose da fare e di role da recuperare, adesso sono tutta vostra :3

    Margaret
    Bonus Post: 36

    L'incantesimo di pranoterapia (cd30) è meticoloso e adeguato, non hai alcuna fretta e presti attenzione ad ogni dettaglio, dopo di che potenzi la vista per valutare lo stato del derma del tuo paziente (cd40: 36+19) che è perfettamente risanato.
    Ottimo lavoro!

    Nuova skill che puoi usare:

    Nome: Magincisione, o taglio telecinetico superiore
    Prerequisiti: Psicocinesi, 22
    Descrizione: Taglio telecinetico ad altissima precisione, al punto da poter effettuare tagli anche millimetrici. E' inoltre possibile stabilire la profondità del taglio, molto utile in associazione con occhi penetranti.
    Formula: incido
    Movimento: utilizzare l'indice della mano dominante per eseguire il taglio, posizionarlo a pochi centimetri di distanza dalla superficie da tagliare


    Aspettate il mio post prima di proseguire!
  2. .
    Trevor
    Bonus post: 35

    L'incantesimo della traccia magica (cd35) non ti permette di avere alcuna informazione, il mago nero sfortunatamente non è nei registri del macusa.

    Il bambino ti guarda per un po' poi alla fine annuisce. Mentre v'incamminate fino alla cucina stringe il bordo della tua maglietta. Si arrampica su uno degli alti sgabelli che sono affiancati al bancone al centro della stanza e si siede piuttosto contento del fatto di essersi allontanato dalla camerata dove dormiva. La prospettiva di mangiare i biscotti lo rallegra e li aspetta fremente. In mano stringe ancora la sua torcia a cui lancia diverse occhiate mentre gli racconti della tua.
    "Un mio amico, Sam... quando avevo paura del mostro che vive sotto il letto mi faceva dormire insieme a lui, ora però se n'è andato"
    Si zittisce immediatamente come se avesse detto qualcosa che non avrebbe dovuto dire.
    "Hai detto che vivevi qui prima. Anche tu non hai i genitori? Perché non ti ho mai visto?"
    E' evidente che stia provando a cambiare argomento, tuttavia è anche palese che non intenda fidarsi troppo facilmente.

    Sblocchi i seguenti incantesimi!

    Nome: Purificazione energetica
    Requisiti: 18 prima lezione corso di chierico scacciademoni
    Descrizione: purifica l’energia di un’ambiente corrotto dagli incantesimi di un mago nero, o di un negromante, così da spezzare incantesimi di corruzione ad area e non subire malus
    Nota: Non ha effetto sugli incantesimi come corruzione mistica, che non corrompono l'ambiente, ma hanno effetto solamente sul mago nero
    Formula: ab cruoris morbo purgo
    Movimento: porre i palmi aperti davanti a sè

    Nome: Purificazione elementale
    Requisiti: 18 prima lezione corso di chierico scacciademoni
    Descrizione: Il mago bianco infonde energia benefica ad un elemento dissipando le sue energie distruttive
    Formula: ignis\aer\acqua\tellus\fulgur\ecc purgo
    Movimento:

    Nome: Raggio purificatore
    Requisiti: 20 prima lezione corso di chierico scacciademoni
    Descrizione: raggio di pura energia bianca, che infligge danno da bruciatura alle creature corrotte, come Wendigo, Lycan, Vampiri, Banshee e derivati.
    Formula: Lux purgans
    Movimento: allungare i palmi delle mani posti l'uno sull'altro

    Nome: Giorno di Luce
    Requisiti: 25 prima lezione corso da chierico scacciademoni
    Descrizione: genera una luce molto intensa che ha l'effetto di allontanare le creature sensibili, come ad esempio ombre e vampiri, in un'area di raggio pari a 10 metri.
    Per dissolvere le ombre bisogna tirare un d20:
    - da 15 a 20: l'ombra scompare
    - da 10 a 14: l'ombra viene solamente sbiadita, così che perda la possibilità di fare azioni fisiche (ciò vuole anche dire che non si può più materializzare, dunque non può essere colpita da incantesimi o attacchi fisici)
    - da 1 a 9: l'ombra perde la capacità di appiattirsi al terreno e di tornare al suo "padrone"
    Durata: 1 turno.
    Formula: Diurna lux
    Movimento: sollevare le braccia sopra la testa avvicinare i palmi delle mani e allontanarli subito dopo aver pronunciato l'incantesimo. Sopra il chierico comparirà un globo luminoso che si solleva nel cielo.
  3. .
    Trevor
    Bonus post: 34

    Non appena si avvicina al letto del piccolo ancora sveglio Trevor pensa bene di abbandonare il camuffamento alchemico per tornare a mostrare la sua faccia da bravo ragazzo. L'incantesimo di percezione dell'aura, unito a quello di diagnosi (cd34) gli permette di capire che c'è una profonda distorsione nell'aura del ragazzino, data la sua esperienza può dedure dal colore scuro e dalla scarsa luminescenza che si tratta di tristezza. Nonostante, non essendo un mago empatico, non possa percepire i sentimenti l'intensità dell'aura è notevolmente smorzata quando un animo è afflitto. Facendo appello a Pelor (cd39: 34+15) percepisci distintamente la certezza che in quel luogo è passato un mago nero. L'incantesimo insonorizzante (cd40: 34+15) ti permette di isolare l'area intorno al letto del bambino sveglio.

    Interazione:

    Il bambino quando ti metti a parlare ha un sussulto, ma rimane sotto il lenzuolo con la torcia accesa, senti distintamente i suoi respiri rapidi e angosciati, che però si calmano man mano che parli. Hai una voce calda e amichevole, la tua calma e il riferimento ai biscotti (cd30) convincono il bambino a sbirciare oltre il lenzuolo portando con sé la sua torcia. Ti illumina accecandoti, così non ti è facile vedere il suo viso, ma da quel poco che hai visto è pallido e visibilmente spaventato.
    "Suor Theresa dice che non devo accettare dolci dagli sconosciuti. In verità non ci devo nemmeno parlare..."
    Ha una voce arrochita dal sonno, bassa e appena tremante, ma è facilmente udibile nell'area che hai insonorizzato. Il bambino ci pensa ancora un po', poi riprende a parlare.
    "Se vengo con te in cucina, non mi porterai via, vero?"
  4. .
    Trevor
    Bonus post: 34

    Prima di avviarti utilizzi un incantesimo di camuffamento (cd39: 34+14) che ti permette di modificare il tuo aspetto, sopprimi anche la tua aura cosi da impedire a chiunque di riconoscere la tua aura da mago bianco (good job!).
    Il Bronx non è il posto migliore in cui uno di Manhattan dovrebbe bazzicare dopo una certa ora, ma tu conosci la zona e non ti lasci intimidire dalle facce che si vedono in giro. Si tratta per lo più di gente che non si può permettere una vacanza fuori New York e rimane a divertirsi al caldo della grande metropoli. Nessuno sembra interessato a te, ricevi giusto qualche occhiata, ma niente di più. Arrivato all'orfanotrofio ti intrufoli dalla porta sul retro, raggiungi senza problemi il dormitorio. Utilizzi l'incantesimo dell'occhio vigile (cd38: 34+5) che ti permette tranquillamente di individuare i dettagli della stanza nonostante sia semibuia. Poche cose sono cambiate, la disposizione dei letti è sempre quella, i disegni appesi alle pareti invece sono diversi, mentre i quadri canonici sono sempre lì. I ragazzi sono tutti già a letto. uno dei 1lettini però è vuoto. La percezione dell'aura (cd37: 34+10) ti permette di sapere che alcuni stanno dormendo, altri sono ancora nel dormiveglia, uno di loro invece è sotto le lenzuola con quella che sembra una torcia, la luce si intravede attraverso il tessuto di cotone.
  5. .

    BronxNew York
    12/08/17
    ore


    Miniquest di recupero.
    Come funziona? Si tratta di un’indagine, più andrai avanti dimostrando di possedere le doti di compassione e bontà che si confanno a tutti i devoti di Pelor più skills otterrai.

    Mi raccomando se vuoi diventare un defensor devi seguire pedissequamente gli otto gradini della scala di luce.

    Nota: a piè di post scrivi che specializzazione vuoi seguire se scacciademoni, supporter, o entrambe.

    Ambientazione

    È il 12 Agosto 2017 (puoi decidere tu che ore sono). La città è calda e quasi vuota, sono tutti andati in vacanza tranne te, qualsiasi sia la ragione tu sei ancora al mcausa a lavorare come un mulo sui rapporti della tua ultima missione. Sei lì da cinque anni eppure sembra che non si smetta mai di fare gavetta. Il capo del mafi, James Turner, è impegnato con la ricerca della corona di Tharizdun sottratta al Museo di arti naturali e lascia sulla tua scrivania il fascicolo di un nuovo caso, senza aggiungere molto altro.

    Cosa c’è nel fascicolo

    Trovi nel fascicolo le foto di un bambino, Samwell Shelby, 11 anni, scomparso. Si tratta di un caso che normalmente verrebbe affidato ad una matricola, ma c’è un dettaglio che facilmente può farti capire il perché Turner abbia lasciato proprio a te quel fascicolo. Sam, infatti, non ha genitori, era ospite nella casafamiglia di Tremont Ave., numero civico 900.

    Indicazioni

    Puoi comportarti come preferisci, ogni scelta e tua, io esiterò le tue azioni e muoverò il resto dei personaggi. Se hai mai giocato a d&d sei già familiare a questo genere di miniquest. Sfrutta tutte le tue abilità, sia di mago che di agente mafi. La quest durerà una settimana, possiamo allungare a due se le cose dovessero andare a rilento quindi non farti venire l’ansia, tranquillo.
    Hai per ogni post 5 azioni disponibili, per azioni intendo tutte quelle di cui non puoi essere certo del risultato e che necessitano del mio esito, insomma che ti dico io che cosa succede dopo. Ad esempio puoi camminare dal macusa fino al bronx senza problemi, quindi non è considerata un’azione, ma se usi un incantesimo io devo esitarlo perché non puoi sapere quali sono gli effetti, dal momento che dipendono più o meno dal caso.
    Puoi portare con te quanti oggetti non magici desideri, mentre invece puoi portare solamente 5 oggetti magici, che siano cristalli, molto utili nella cristalloenergetica di magia bianca (trovi tutti gli effetti nella lista incantesimi), oppure pergamene se hai magia runica, o altri oggetti legati ad es ad harry potter o altro.
    Puoi suggerirmi tu stesso nel post il nome di chi lavora nell’orfanotrofio, così che muoverò direttamente loro :3

  6. .
    · Professore di magia bianca · Capo dei Defensores·

    Mr
    White stava cercando quel forziere. La carcassa nominata nella lettera, la fialetta, tutti gli indizi lasciavano intendere che fosse quella la creatura da cui voleva ottenere informazioni. White cercava un uomo che gli aveva rovinato la vita e che lo aveva separato dal resto della sua famiglia. Inizialmente aveva creduto che fosse uno dei tanti finiti nella foresta per caso, rimasto imprigionato lì dentro, tormentato da un qualche sadico mago nero. Però, forse, era lì per un motivo preciso, cercava un uomo. Chiunque fosse quella creatura doveva saperne qualcosa. Avevano solo tre domande. Una di quelle dovevano conservarla per sapere se lì giravano maghi neri e se magari aveva visto il luogo in cui si era tenuto l’incantesimo per attivare la gemma. L’ultima domanda, invece, doveva riguardare il signor White. Cosa gli aveva chiesto e cosa gli avesse risposto. Era essenziale che entrambe le informazioni fossero compresse in un’unica domanda. Daniel guardò prima William, poi Turner, alla fine fece un passo in avanti per poter parlare con la creatura. Allungò il primo e il secondo dito, sollevandoli parallelamente ad essa, per poi sussurrare la formula dell’incantesimo di verità «Veritas dice». Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Non voleva rischiare di trovarsi per le mani informazioni sbagliate che li avrebbero depistati facendogli perdere tempo prezioso. Si prese un attimo per formulare la prima domanda, non doveva fornire alcun appiglio perché non rispondesse dicendo esattamente ciò che voleva sapere. «La prima cosa che vogliamo sapere è il luogo preciso in cui si è svolto un rito di magia nera che ha coinvolto una delle gemme rosse di Tharizdu» esordì mantenendo una voce ferma e sicura. «Poi vogliamo sapere tutto ciò che hai detto al signor White, sappiamo che ti ha cercato perché voleva informazioni su un uomo, un mago probabilmente». Lasciò la terza domanda in sospeso, preferendo attendere le risposte alla prime due domande, per decidere quale sarebbe stata l’ultima. Intanto, sotto suo ordine, Vers avrebbe controllato le vicinanze.
    Daniel Callaway

    «
    Ogni uomo è
    colpevole
    di tutto il bene
    che non ha fatto

    © .isabella.



    Skills utilizzate nel post

    Daniel:
    1) usa "obbligo di verità"
    Nome: Obbligo di verità
    Requisiti: 20 seconda lezione corso chierico di supporto
    Descrizione: Il bersaglio dell'incantesimo non può mentire per un turno
    Nota:
    - funziona su un bersaglio entro 5 metri dal mago
    - può essere contrastato da un tiro volontà con cd15
    Formula: Veritas dice
    Movimento: è sufficiente allungare il 2° e 3° dito in direzione del bersaglio, che per una frazione di secondo viene circondato da un'aura dello stesso colore dell'utilizzatore.

    2) e 3) fa le prime domande delle tre disponibili

    Vers
    controlla le vicinanze
    Bonus del PG/Bonus Razza

    Bonus Spiriti Elementali:

    - Spirito principale: Vers
    Specie: Akhi
    Livello: IV
    Skills:

    I Livello
    Dominus corallii. [non necessita del tiro del dado]
    Tutti gli incantesimi di Corallo ottengono +2 ai tiri per colpire.

    II Livello
    Unione. [non necessita del tiro del dado]
    Gli incantesimi in combo del mago ottengono un bonus di +2.

    III Livello
    Coscienza universale [non necessita del tiro del dado]
    Lo spirito è in grado di mettersi in contatto con ogni altro spirito in un raggio di 15m. Può sapere cosa vede, sente e pensa in quel momento, arrivando così ad avere anche una vaga idea di quello che pensa il mago a cui è connesso.

    IV Livello
    Luminescenza [non necessita del tiro del dado]
    Lo spirito può emettere luce quando si trova al buio e richiamare una scintilla luminosa dagli spiriti a cui era connesso nel Caos Elementale. Se emessa vicino una manifestazione elementale di erba, questa guadagna resistenza. Se sono presenti altri Akhi che usano Luminescenza verranno attratti l'uno verso l'altro per dare inizio alla loro caratteristica danza, chiamata Almrija, che sblocca automaticamente Fioritura. L'Almrija può essere usata una volta ogni tre turni solo se sono presenti almeno 3 Akhi.
    Contenuto del sacchetto di velluto presente nella tasca destra:

    1) 2) Ematite Da un bonus di +3 ai tiri per colpire se stretta durante l'incantesimo (x2) UNA LA HA CEDUTA A JAMES APPENA è ARRIVATO
    3) Giada Se attivata riesce ad emettere un'aura in grado di potenziare gli incantesimi runici nel raggio di 2m (bonus +3).
    4) Lapislazzuli Il mago può vedere chiaramente attraverso questa pietra anche al buio se viene attivata.
    5) Opale Assorbe un incantesimo di magia nera se brandito davanti a sé. Può essere emesso contro l'avversario a proprio piacimento. Causa un malus di -3 agli incantesimi del turno.
  7. .

    « Drăculeștii, ramo della stirpe dei Basarab, signori di Valacchia»
    Wladislaus III Drăculeștii [sheet]
    30 Novembre 1431
    vampiro originale
    Prima o poi il corpo deforme dell’ospite di Ra’am non sarebbe riuscito a contenere il suo ego. Probabilmente sarebbe esploso da un momento all’altro, glielo si leggeva in quella sua faccia compiaciuta. Si crogiolava nella propria arroganza con la stessa gioia di un maiale in una grossa pozza di fango. Lo osservò tentare di nascondere la soddisfazione come un grugnito di gioia che gli risaliva dallo stomaco, ma persino per l’immortale doveva essere difficile resistere ai peccati di vanità dei comuni esseri umani. Sul viso di Vlad, in mezzo alla barba ispida, si aprì un sorriso ironico. «Tutti ci attacchiamo a qualcosa, Ra’am, esattamente come le sanguisughe, o i parassiti». Era meglio non dimenticasse che sguazzavano nella stessa merda. Niente li rendeva più nobili di insetti, né la loro immortalità, né il suo “scopo superiore”. Per quanto si divertisse a rimirare il mondo attraverso il suo velo di illusione, ciò che Ra’am continuava a guardare non erano altro che ombre distorte della realtà. Avrebbe risparmiato ad entrambi un mucchio di tempo se avesse lasciato la diffidenza nel corpo precedente. Vlad lo guardò con bonaria condiscendenza. Gli sorrise perfino. Non stimolava in lui né riverenza, né paura, solo irritazione e a tratti indifferenza. «Sei secoli sono tanti Ra’am. Persino a me, di tanto in tanto, capita di pensare. Giusto quel minimo indispensabile per capire come te funzionano certi incantesimi di trasferimento» sminuì scrollando le spalle. Tirò fuori dalla giacca di pelle un pacchetto di sigarette e un accendino. Ne accese una con calma, lasciando che Ra’am continuasse a parlare. Respirò a fondo tornando a guardarlo negli occhi. «Oh Ra’am non essere ingenuo, non siamo mossi dagli stessi moti. A me della tua campagna di purificazione non importa niente. E' semplice vendetta personale. Ero un uomo passionale, una volta, sai? Certo, non mi aspetto che un bacchettone come te possa capire, quindi direi di finirla qui con le domande». Inspirò ancora una volta il fumo della sigaretta, senza osare togliersi dalla faccia il proprio sorriso. Lasciargli il dubbio che lo stesse prendendo in giro era decisamente una soddisfazione appropriata a bilanciare l’enorme pazienza che stava dimostrando. In fin dei conti per lavorare insieme non dovevano necessariamente piacersi e lui di fare il leccaculo come i suoi discepoli non ne voleva proprio sapere. «Lasciamo per un attimo perdere tutti i fronzoli con cui i maghi neri infiocchettano le tue miracolose rinascite. Vediamo se ho capito bene. Tu passi da un corpo ad un altro prima che questi manifesti il suo carattere, così è abbastanza debole per sopraffarlo senza problemi. Sei uno a cui piace vincere facile, eh? Per farlo ti serve un incantesimo che sprigioni abbastanza energia per consentire il trasferimento. Io mi sto procurando un oggetto magico in grado di trasferire da un'altra dimensione un intero esercito. Quindi energia più che sufficiente per spostare le inconsistenti terga di uno spirito centenario, anche se si tratta del sommo Alchimista. Se tu sei in grado di cacciare le palle e affrontare una personalità già formata, potrai evitarti l’ennesima adolescenza e iniziare a lavorare su qualcosa di serio da queste parti, in più avrai il mio aiuto. Cosa voglio in cambio già lo sai, ritengo sia inutile proseguire più del dovuto questa conversazione».

    code by .isabella.
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    «Then someone will say what is lost can never be saved
    Despite all my rage I am still just a rat in a cage
    Tell me I'm the only one, tell me there's no other one
    Jesus was an only son
    And I still believe that I cannot be saved»
    Nik
    24 anni
    Dreadwolf
    Si accorse del muffin e del bicchiere di carta solamente sull’ultima nota, quando alzando gli occhi se li trovò davanti. Chi glieli aveva lasciati era rimasto abbastanza distante da non distrarlo mentre suonava. Anche se era pur vero che non prestava molta attenzione al mondo esterno in quei momenti. La musica si comportava come un ospite felicemente ingombrante, occupando ogni angolo della sua mente e concedendogli una tregua dai soliti pensieri. Da qualche mese si sentiva come sospeso su un filo del rasoio. Se continuava a rigare dritto senza fare stronzate poteva sperare di arrivare alla fine del tunnel, altrimenti… La musica cancellava la paura del vuoto. Era sotto i suoi piedi e lo osservava famelico, ma lui poteva guardare in alto e pensare ad altro. Non era rinchiuso a doppia mandata nel manor, poteva uscire più o meno quando gli andava, ma si sentiva comunque un carcerato, anche lì in quel momento, a Central Park, non poteva dire di essere veramente libero. Forse lui stesso era la sua gabbia ed era inevitabile che se la portasse dietro dovunque. Suonare lì e non al manor era giusto un capriccio di atmosfera. La musica era il vero tramite per sentirsi libero e più o meno felice. Trovarsi quel muffin davanti, però, gli fece venire quasi un infarto. Abbassò immediatamente la visiera del cappello, portandosela fino alle sopracciglia. Dannazione. Si arrischiava ad uscire per la prima volta dopo chissà quanto e subito veniva beccato. Sfortunatamente non era riuscito ad abbassare lo sguardo abbastanza velocemente e aveva incontrato, giusto per un attimo, gli occhi di una delle ragazze di Brakebills. L’aveva riconosciuta, era quella della prova nella confraternita degli artisti. Avevano fatto lezione di evocazione insieme, ma poi non ricordava null’altro. Né il suo nome, né precisamente chi fosse. Se era meglio evitarla, oppure cercare di fingere indifferenza. Prendere e andarsene, nel caso l’avesse riconosciuto, sarebbe stata una pessima mossa. Mentre ancora pensava al dafarsi e guardava il muffin, che sprigionava un invitante profumo di mela, la ragazza gli chiese il titolo del pezzo. Nik ingoiò un po’ di saliva, ma aveva la bocca talmente secca che inizialmente non uscì un filo di voce. Articolò un paio di vocali, poi alla fine rispose. «N-non lo so, non me lo ricordo» borbottò accarezzando la tastierina della fisarmonica, ancora indeciso. Forse era meglio fingersi un artista di strada qualunque. In fin dei conti gli erano cresciuti i capelli e anche un po’ di barbetta, magari non l’avrebbe riconosciuto, o forse non avrebbe notato che nel frattempo era diventato beh un mago nero. «Me l’ha insegnata un artista di strada, Dominique Rivièrve» ricordò quel nome con una certa tenerezza. Era un uomo sulla cinquantina, forse di più, se li portava bene e il suo accento francese gli faceva avere un gran successo con le ragazze. Era un don giovanni. Mentre suonava chiudeva gli occhi e sembrava che parlasse con la musica, era così che faceva colpo. «L’ho conosciuto a Londra, suonava a Piccadilly Circus, era… straordinario. All’epoca non pensavo di fermarmi molto perché volevo venire qui in America, poi l’ho ascoltato, ho comprato una chitarra di seconda mano da uno della sua compagnia e niente, sono rimasto lì per un po’, ho vissuto con lui e il resto del gruppo, c’era un vecchio teatro abbandonato fuori Londra, loro stavano lì. Mi sono fatto insegnare da lui come si suona, anche se a suo dire sono terribile» mormorò senza riuscire ad impedirsi di ridere quando formulò quel pensiero. Per lui la fisarmonica era qualcosa di sacro, un pezzo di storia del suo paese, che tutto il resto del mondo sembrava star dimenticando. Certo, quando era partito gli aveva consigliato di smettere di suonare la fisarmonica perché altrimenti ci faceva brutta figura. Fortunatamente non era stato tanto furbo da seguire il suo consiglio. Sospirò appena guardando di sottecchi la ragazza. «Ti va se ti insegno? Magari tu imparerai a suonare meglio di me, Dom sono certo che apprezzerebbe se diffondessi “il verbo”» chiese titubante, senza il minimo raziocinio.

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    Nik
    24 anni
    Dreadwolf
    Finse di scrivere su una lista immaginaria, agitando le mani come se davvero ce l’avesse davanti. La sua innata teatralità lo spinse a fare gesti esagerati, accompagnati da un’espressione concentrata, quella che a suo parere doveva avere babbo natale quando segnava i regali dell’anno. «Vodka per il piccolo Roy, che quest’anno è stato tanto bravo e ha portato da mangiare al suo solo e disperato vicino di casa». Finse di mettere un bel punto e posare la lista nella tasca posteriore dei pantaloni di tuta che indossava. Fu inevitabile pensare che la cosa poteva avere un interessante risvolto da film porno: “Roy quest’anno sei stato così bravo che ti ho portato prima il tuo pacco”, ma preferì tenerselo per sé ridacchiando giusto sotto i baffi - anche se più che baffi si trattava di un'inspida barbetta incolta -. L’erba iniziava a fare il suo sacrosanto effetto. Si era aspettato una giornata deprimente e solitaria, invece Roman era apparso come un’allucinazione nel deserto, una piccola gioia che in altre circostanze lo avrebbe spinto a grattarsi le palle per scaramanzia. Quello che la vita da, la vita toglie. E la vita è una gran figlia di puttana. Quando non c’hai proprio niente che ti può levare si preoccupa di rifornirti per bene. Come minimo la lasagna gli avrebbe fatto venire un cagotto di quelli epici di lì a qualche ora. Alla fine, però, si decise che tanto valeva godersela. Prese un’altra forchettata che si preoccupò di mandare giù prima di rispondere. «Ho studiato a Durmstrang e fattelo dire sei stato fortunato ad andare ad Hogwarts, ti sei evitato un mucchio di smutandamenti. A Durmstrang sembra che i bulli li facciano con lo stampino, tanto per assicurarsi che ce ne siano sempre abbastanza di stronzi. Ovviamente un giorno sono diventato più grosso di tutti e li ho pestati per bene». La storia del condominio fu una stoccata piuttosto dolorosa. Non aveva fatto in tempo a diventare di casa lì da quelle parti che lei se n’era andata e lui aveva iniziato a mettersi sotto con le lezioni di magia nera ed elementale. Scrollò le spalle versandosi un altro bicchiere. Ammutolito all’improvviso aveva preferito tenersi impegnato con qualcosa, giusto per non dare adito a domande a cui non voleva rispondere. Riempì anche il bicchiere di Roy così da farlo stare allegro, magari più stava bene più tempo rimaneva. Ingollò la vodka a occhi chiusi, prima di sbattere il bicchiere sul tavolo con un bel tonfo. «Non mi faccio vedere molto. Ho parecchio da fare in giro, i soldi non crescono sugli alberi e io mango per cinque e bevo per dieci. Devo pur mettere su la pancia entro natale, no? Altrimenti quando passo con le renne mica mi riconoscono. Sarebbe spiacevole se iniziassero a lanciarmi le palline dell’albero di Natale se mi beccano in salotto a bere latte e mangiare biscotti. Che poi mai uno che mi lasciasse birra e sigaro, oh! Te lo dico io è una vitaccia quella di babbo natale, sempre in giro a soddisfare i desideri di tutti quanti tranne che i propri, a nessuno piacciono mai i regali che ricevono e se non ne ricevono affatto finiscono per lagnarsi tutto l’anno. Mai uno che pensasse: cosa vuole babbo natale a natale? Te lo dico io: starsene a casa con sua moglie e il suo zabaglione, quello corretto con la fiaschetta di vodka che si porta sotto la giubba rossa di nascosto da mamma natale. Magari con i piedi sul davanzale del camino e perché no? Fare un marmocchio, o due, da guardare giocare sul tappetto sotto l’albero. Che poi con la storia che i bambini del mondo sono tutti come figli suoi, lui dei figli suoi veri non li ha mai fatti. Non ti sembra un’ingiustizia? A me sembra un’ingiustizia». Si, l’erba stava iniziando a fare il suo porco effetto. Prese un’altra generosa boccata dalla canna, osservando poi il fumo levitare fino al soffitto. «Comunque lasciamo perdere babbo natale, che fa troppo caldo per pensarci. Non ti ho chiesto perché sei qui a New York. Vai a Brakebills?» domandò lanciandogli un’occhiata incuriosita, magari faceva jackpot e anche lui era un mago nero, così se gli andava bene non avrebbe tentato anche lui di accopparlo in futuro. Sarebbe stato piuttosto ironico, a pensarci. Forse era esattamente quello che stava architettando qualche entità benevola che lo aveva preso evidentemente in antipatia.

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    Nik
    24 anni
    Dreadwolf
    La voce di Isobelle arrivò attutita dallo scrosciare della fontana. Il rumore dell’acqua non riuscì a nascondere il suo tono duro. La palla gelida ebbe un pericoloso battito, un gemito di odio che risalì il petto. L’aveva aspettata. Aveva deciso di rifiutare l’evidenza: lei che torna all’alba dopo essere stata con un tizio che si è scopata e che lo aveva minacciato di scoparsela di nuovo se gli fossero girate. Era rimasto zitto, deciso a non farle pesare le sue scelte, deciso a rispettare la sua libertà, nonostante lo ferisse, nonostante lo avesse lasciato solo dopo una notte tremenda. Era colpa sua. Lui aveva fatto la stronzata spinto da una gelosia furiosa, una gelosia che aveva deciso di zittire tirando fuori un autocontrollo che non credeva di avere. Le aveva preparato un bagno. D’improvviso si sentì ridicolo. D’improvviso l’autocontrollo che stava mantenendo per preservarla sembrò solo un modo per renderle le cose più facili. Si sentì preso in giro. Voleva che se ne andasse? A testa bassa magari, continuando a non fare domande? Pronto ad essere usato, buttato via e sostituito a suo piacimento? La palla gelida s’incrinò. Una crepa superficiale, una crepa che gli permise di assaporare uno spasimo eccitante di libertà. Non era uno zerbino. Tutte le sue attenzioni non erano obbligate. Allungò con calma una mano per spegnere la fontana. Tirò via il tappo per far scolare via l’acqua. Voleva continuare a tenersi addosso il suo odore? Bene. Che facesse pure. Si alzò poggiando le mani sulle ginocchia, si voltò incrociando le braccia davanti il petto per poi poggiare una spalla sullo stipite della porta del bagno. «Quando sono tornato… che ora poteva essere: l’una? le due?... mentre ti aspettavo sapendo che eri da quello lì, Noah» disse il suo nome gonfiandolo di sarcasmo, come se fosse un nome importante, importante tanto da giustificare la solitudine di quella notte «Ho pensato a quello che volevo dirti. Non era semplice, perché tutto poteva portarti ad odiare di più Ardan, mia madre, il circolo e quello che sono diventato, quello che sono adesso. Quindi dovevo scegliere bene le parole e quello che potevo dirti. Se avessi saputo che non saresti tornata, che avresti passato la notte con Noah, mi sarei risparmiato tanti arrovellamenti, anzi mi sarei risparmiato proprio di venire, così potevi fare i tuoi sporchi comodi senza doverti sentire in obbligo di tornare. Magari ti sei rivestita anche di fretta perché non ti eri resa conto che si fosse fatta l’alba, sbaglio? Guarda come sono premuroso anche ora, anche se mi stai cacciando da casa mia. Ti avrei detto “fai con calma” se lo avessi saputo, perché tanto non sarei tornato nemmeno io». Istintivamente si mise a ridere, una risata isterica, furiosa. Passò una mano davanti la bocca stringendo le labbra tra le dita, quando l’allontanò tornò a parlare. «Ma visto che ormai sei qui e io come un cazzone ti ho aspettata, sai che ti dico? Parliamo. Mi ero preparato un bel discorso, sai? Ma ora voglio dirti come stanno davvero le cose nel Manor. Ogni notte io torno da mia madre per fare lezione, lei anima la mia ombra e le dice di uccidermi. Passo buona parte del tempo a cercare di non farmi accoppare da beh me stesso, chiedendomi se la mia morte per mano della mia ombra potrebbe essere considerata suicidio, tanto per fare ironia, tanto per ridere. Però, poi, stringo i denti e tengo duro perché voglio tornare a casa da te. Di solito ci riesco, poi capitano certe notti strane. Notti come quella in cui Ezra, quello che ti sei scopata, ricordi? Beh si quello, mi ha ucciso, così, per divertimento. Mi ha fatto anche il favore di ricordarmi che avete fatto sesso mentre morivo, giusto per rendermi più facile il trapasso. Poi sfortunatamente qualcuno ha pensato bene di riportarmi indietro. A pensarci ora ti avrei fatto un bel favore a rimanere morto, così potevi andare a farti consolare da Noah, ma andiamo avanti. Ogni mattina quando mi sveglio e vengo da te trovo le scie di sangue dei cadaveri che Alaska si porta in camera. Ah e non dimentichiamo che la prima notte che ho passato lì un gruppo di loro, tra cui c’era sempre Ezra, hanno inseguito per il manor una ragazza babbana. La sentivo gridare mentre loro ridevano. Non so cosa ci hanno fatto alla fine, forse l’hanno violentata, o forse l’hanno semplicemente uccisa, o entrambe le cose. Non ne ho idea. E sai io cosa continuavo a pensare quella notte? Che potevi essere tu. Tu con quella dannata bocca larga, tu che non sai stare zitta e non sai stare al tuo posto. Ogni volta che venivi al manor morivo di paura perché temevo che incontrassi uno di loro. Così siamo venuti a vivere qui. Mia madre, mia madre, la donna che ho desiderato conoscere per tutta la vita, mi ha detto che era una pessima idea. Lei non voleva che venissi a vivere con te. Forse ha davvero paura, ma forse è gelosa, o semplicemente non le piace che frequenti una maga bianca. Quindi passo il tempo chiedendomi se un bel giorno non si sveglierà e deciderà di liberarsi di te per farmi tornare al Manor. Magari potrebbe farlo passare per un incidente, spingerti giù per le scale, o farlo fare alla tua ombra. Così muoio di paura anche qui a casa nostra. Mi dico che se fossi un uomo migliore mi farei odiare, così mi rimarresti lontana. Però io ti amo e ho bisogno di te per credere che la felicità esista e quindi ti tengo stretta cercando di non metterti troppo in pericolo, cercando di tenerti lontana dal mio mondo per non rischiare che qualcun altro, qualcuno con meno sale in zucca di Ardan, ti prenda in antipatia. Invece poi scopro che passi la notte con Noah come se niente fosse. Forse perché ti disturba che non ti coinvolga nella mia vita, o forse perché a me non ci tieni abbastanza. Beh dovevo capirlo dal fatto che non mi hai mai detto “ti amo”. Come un idiota mi sono detto che tu lo dimostri con i gesti, non sei il tipo che lo dice apertamente». Scosse la testa sciogliendo la stretta delle braccia. «Allora vediamo un po’ i tuoi gesti, eh Isy? Che cosa ne pensi?» Nik fece un passo in avanti, a cui ne seguirono altri per sancire ogni punto della lista «Dopo la notte dell’attentato alla scuola vengo a cercarti per spiegarti ogni cosa, finisce che ci abbracciamo, ti prometto che non ti abbandonerò mai. Vado a cercare Ardan, che ha appena dovuto fare a fette il cadavere di suo padre ed è da solo chissà dove. Quando lo trovo ci nascondiamo per un po’, giusto un paio di settimane, aspettiamo che si calmino le acque perché farsi vedere in giro è troppo pericoloso. E tu che fai? Pensi bene che io me ne sia scappato via, perché giustamente io ho fatto la stessa stronzata dieci anni fa. Quindi ti sembra giusto scoparti un mio amico per ripicca. Ma io mi dico “era convinta l’avessi abbandonata, non mi sono fatto sentire, sono scomparso e lei ha ragione a non fidarsi di me”. Quindi tutto perdonato. Dopo di che facciamo l’amore a Natale e tu non mi permetti di scostarmi quando vengo, quindi io penso che finalmente hai deciso di mettere su famiglia con me. Penso che mi ami tanto da rinunciare alla tua liberta. Quindi credo di essere l’uomo più fortunato del mondo e quando mi chiedi di abbandonare mia madre, ripeto: la donna che ho sperato di incontrare tutta la vita, e Ardan, il ragazzo per cui ho sacrificato la mia libertà, sono ben felice di farmi odiare da entrambi per stare con te. Sono innamorato, l’amore è molto più importante di qualsiasi altra cosa per me. Poi la gelosia mi fa fare un’altra stronzata, Noah è troppo perfetto, è il buono della storia, quello con cui hai già fatto sesso e con cui vai all’università. Noah rappresenta tutto quello che potresti avere e che io non sono: un tizio senza complicazioni, che non ha una madre che potrebbe ucciderti e non è ricercato dal macusa. Lo odio… sono invidioso, lo ammetto, lui è fottutamente perfetto e se fossi un uomo migliore questa notte, vedendo che non tornavi, me ne sarei andato e ti avrei lasciato con il pensiero di averti abbandonata di nuovo. Tanto per te è facile pensarlo, molto facile, appena io potrei fare un errore tu mi precedi e ti scopi qualcuno, meglio ancora se è uno che conosco così posso immaginarti per bene. Perché in fin dei conti è meglio ferirmi piuttosto che darmi una cazzo di possibilità. Giusto?». L’ultima frase quasi la gridò, incapace di trattenere la rabbia che filtrava ad ondate violente dalle crepe del suo autocontrollo. Ormai le era vicinissimo, ad un passo dal suo viso. «Però, sfortunatamente nel tuo piano perfetto di vendetta personale, c’è un piccolissimo dettaglio che non funziona: io torno sempre» ringhiò afferrandole le guance con una mano. Lasciò scivolare il suo mento rotondo nell’incavo tra pollice e indice. Affondò le dita nelle sue guance e la costrinse a guardarlo negli occhi. «Anche se non riesco a guardarti in faccia, perché sai quello che vedo? Vuoi saperlo? Vuoi entrare nella mia testa?» latrò digrignando i denti. Il suo viso non era quello che si trovava davanti, ma la smorfia di piacere mentre Noah le entra dentro. Sentiva i suoi gemiti, gli stessi che aveva ascoltato lui stesso con l’orecchio schiacciato contro le sue labbra quando era lui a starle sopra. La vedeva mentre Noah le baciava il seno, le toccava le gambe e passava le dita tra le sue cosce. La vedeva prenderglielo in bocca e poi osservarlo soddisfatta e compiaciuta venirle sul viso o sul resto del corpo, o magari dentro di lei mentre gli stringeva i fianchi con le gambe. E poi la vedeva accarezzarlo, baciarlo, guardarlo. Quelle immagini lo tormentavano, erano pungoli insopportabili sul fondo del suo cuore che non riusciva ad articolare a parole. Pensieri strazianti gli dicevano che lui non era niente e non meritava niente. Non meritava di essere amato, non meritava di essere consolato. Voci meschine che sussurravano nella sua testa dalla mattina alla sera e che ostinatamente si costringeva a sopprimere, nonostante Ardan continuasse ad odiarlo, nonostante Isobelle continuasse ad allontanarsi, nonostante sua madre continuasse ad ignorarlo come fosse solo un fantasma, qualcuno che l’aveva costretta ad uccidere suo marito tanto tempo prima. Nessuno poteva amarlo e Isobelle d’improvviso era la prova vivente di quella delusione cocente, di quella decisione cosmica per cui lui non meritava di avere una famiglia, né tantomeno essere felice. Strinse ancora più forte la presa sul suo viso, per sopprimere il dolore e la rabbia in quella che era tutta l’intimità che ormai riusciva ad avere con lei. Era solo violenza. Pura brutalità che gli ribolliva nelle vene. Era il sangue nero, lo sapeva, il suo schifosissimo sangue corrotto. In un altro momento avrebbe allentato la presa sul suo collo, le avrebbe permesso di respirare, si sarebbe allontanato e sarebbe scappato via disgustato dal fatto di averla anche solo sfiorata. Invece in quell’istante Isobelle non era nient’altro che il dolore che continuava ad infliggergli e contro cui era sempre stato impotente, incapace di sapere come reagire, cosa dirle per non ferirla, per non farla allontanare. Aveva sempre rispettato la sua libertà, anche quella mattina lo aveva fatto, a discapito del rispetto verso se stesso. Strinse ancora di più la presa, ormai il controllo era lontano anni luce, la palla di ghiaccio nel suo stomaco bruciava come un incendio. E alla fine urlò. Più di un urlo voleva essere un ruggito, voleva essere l’uluato del lupo davanti la luna, il suo grido di solitudine e di rabbia, era il baratro vuoto che non si era mai concesso di provare…

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    Edited by Joy. - 10/8/2017, 11:16
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    «Then someone will say what is lost can never be saved
    Despite all my rage I am still just a rat in a cage
    Tell me I'm the only one, tell me there's no other one
    Jesus was an only son
    And I still believe that I cannot be saved»
    Nik
    24 anni
    Dreadwolf
    Isobelle si voltò lentamente. Mantenne gli occhi bassi e un viso inespressivo. Non avrebbe saputo dire se era stanca, triste, o arrabbiata, potevano essere tutte e tre le cose e nessuna di esse. Poteva rimanere di spalle e alla fine non avrebbe fatto differenza. Eppure nei suoi lineamenti c’era qualcosa di rincuorante, la possibilità di indagare i suoi occhi bassi, le sue ciglia lunghe, il modo in cui i suoi capelli le scivolavano sulle guance e sopra le orecchie. Nik s’impresse nella mente ogni spaventoso dettaglio di quella faccia senza espressione. Non l’aveva mai vista così, non è che fosse sempre felice, o sempre arrabbiata, o triste, ma anche quando era normale aveva un’espressione sua, un’espressione di cui non si era mai reso conto fino a quel momento. Non avrebbe saputo dire in cosa era diversa da quella faccia lì. Forse se avesse passato più tempo a guardarla, più tempo ad ascoltarla, avrebbe saputo cosa c’era di diverso. Invece niente, era un muro di pietra che non gli diceva niente e proprio per questo gli faceva paura. Credeva di essersi spaventato da solo con i propri pensieri e il dubbio che in un momento qualsiasi si fosse sciolta i capelli, invece quello non era che un vago timore in confronto a ciò che si ritrovò a provare guardandola. Una palla gelida di ferro, arrivata chissà come nel suo stomaco, gli pesava al punto da rendergli insopportabile l’immobilità. Sentiva l’agitazione fremere sotto la pelle, il bisogno di muoversi, fare qualcosa, qualsiasi cosa, per combattere quello che stava succedendo in quel momento, quello che sarebbe successo di lì a poco. Quando Isobelle parlò guardandolo finalmente negli occhi per poi rifugiarli subito dopo altrove, Nik ne fu agghiacciato. Senza motivo. Semplicemente sentì un gelo inspiegabile entrargli nelle ossa. Forse era per questo che Ardan cercava il freddo, perché paralizzava ogni cosa, ogni sentimento, ogni frustrante pretesa di mobilità. Nik stava sfiorando i confini inesplorati tra paura e sospetto. Sentiva certi pensieri muoversi meschinamente sotto il ghiaccio. Non osò rompere quell’armatura impenetrabile perché era certo di non voler sapere cosa gli stessero dicendo. Isobelle aveva risolto il problema. Isobelle ha risolto il problema. Se lo ripeté forse milioni di volte, fino alla nausea, fino a quando non sentì la testa girargli. Era il lupo che smetteva di correre perché era troppo faticoso, troppo doloroso. Nik aveva rallentato e si era lasciato inghiottire. Si rese conto che ci sono due modi per avere paura. Uno è cadere sempre più in basso nel buio come nel vuoto di un baratro. E l’altro è rimanere sospesi nel vuoto delle stelle, dove non c’è gravità e i pianeti si muovono tanto lentamente da sembrare immobili. In quel momento lui le stava sperimentando entrambi. Il suo corpo era sospeso nel vuoto tra le stelle, in mezzo a pensieri luminosi. Era libero, era tutto apposto, Isobelle aveva risolto il problema, lui non sarebbe stato condannato a morte e lei non sarebbe finita in carcere, il loro bambino sarebbe cresciuto con loro, un futuro era ancora possibile, le cose si erano sistemate. La sua mente, invece, da qualche parte in un posto molto più buio, molto più profondo, irraggiungibile, stava precipitando ad una velocità vertiginosa. Sotto il ghiaccio quei pensieri lo appesantivano trascinandolo sempre più a fondo. Era in quella palla di ghiaccio che gli si era appesa alla bocca dello stomaco che stava succedendo tutto. Non l’avrebbe sciolta, non lo avrebbe mai fatto, il solo pensiero lo inorridiva. Si alzò lentamente dallo sgabello del pianoforte. Non sapeva di essere ancora in grado di muoversi, eppure lo fece. I muscoli tremavano per lo sforzo sotto la pelle, li sentiva instabili e rigidi, eppure si stava muovendo e tanto bastava. Smise di guardarla con la certezza che forse non l’avrebbe più fatto per un bel po’ di tempo. Isobelle aveva fatto ciò che era andata a fare per lui. La profezia che si avvera proprio sulla strada per evitarla. Quel pensiero spinoso era serpeggiato dalla palla di ghiaccio e lo aveva colpito come una frustata al petto. Lo costrinse a ritrarsi con una violenza che non si era mai sentito dentro. Si era promesso di diventare il più cattivo di tutti e aveva appena deciso di iniziare con se stesso. Se non era in grado di imporsi sui propri pensieri, se non era in grado di sopprimere le proprie paure, il coraggio e la forza sarebbero rimasti solo i sogni irraggiungibili di un ragazzino che spera di diventare come Godric Grifondoro e poi scappava in Germania barattando vigliaccamente un sogno per un altro. Le aveva promesso che non avrebbe più fatto lo stesso errore. Per questo era arrivato il momento del compromesso. Legare e imbavagliare una parte di lui, capricciosa e infantile, per permettere al resto di essere felice. Annuì molto lentamente, si rese conto del gesto mentre già la sua testa si muoveva. «Bene». Non sarebbero dovuti andare da nessuna parte, Isobelle poteva continuare ad andare all’università, si sarebbe laureata e avrebbe trovato un lavoro che la rendeva felice. Forse un giorno si sarebbe resa conto che non aveva bisogno di lui, che senza di lui la sua vita era più facile e meno pericolosa. Prima di allora si decise che avrebbe accolto tutti i momenti in cui alla fine tornava, anche all’alba dopo essere stata con un tizio con cui aveva fatto sesso, anche dopo che quel tizio gli aveva detto che l’avrebbe fatto di nuovo. Anche se faceva un male cane. Alla fine lei era lì a braccia conserte, ma c’era. Era quella la cosa importante, l’unica cosa importante. Sentì di nuovo un istinto violento premere i confini della palla di ghiaccio, indurirla ancora un po’ per contenere tutto quanto non voleva sapere. «Sarai stanca» tentò di dirlo con dolcezza. Pensò a quando avevano fatto l’amore e non l’aveva scostato. Era quello a cui si doveva aggrappare. Forse portava nella pancia il loro bambino e fin quando lei fosse tornata la felicità sarebbe stata dietro l’angolo, doveva semplicemente fare un altro lentissimo, dolorosissimo, passo avanti, come il lupo bianco. «Vieni ti preparo un bagno caldo, con la schiuma, come piace a te. Poi dovrò andare, prima che si accorgano della mia assenza». Un’altra certezza era che non doveva mettere in pericolo il resto del circolo. La voce di Persephone rimbombava adirata e triste insieme dentro la sua testa. Sentì la propria delusione verso se stesso come fosse quella di sua madre.
    Si avviò a passi brevi e lenti, con le spalle appena piegate, la testa bassa a guardare le assi di legno rovinate del pavimento. Aprì la porta del bagno e si inginocchiò davanti la vasca, poggiandosi sui talloni. Come sempre chiuse il piccolo tappo di acciaio di cui non sapeva il nome e accese il rubinetto per far scorrere acqua tiepida. Lui amava l’acqua bollente ed era certo che come sempre Isy amasse l’opposto, ma l’acqua gelida non era il massimo, il torpore della stanchezza si sarebbe ritirato intirizzito e non sarebbe riuscita a dormire. Quindi acqua doveva essere tiepida e non si discuteva. Ci spremette dentro una quantità abbandonate di bagnoschiuma. In verità si era assentato guardando l’acqua gorgogliare formando bollicine come neve così era finito per mettercene troppo. Lo lasciò sul bordo della vasca così se voleva Isy poteva mettercene altro, per lei niente era mai abbastanza. Ricacciò quel pensiero. Era più subdolo, più meschino, ma lo riconobbe ugualmente. Proveniva da lì, dal ghiaccio. Si sedette con le spalle contro il muro tra la vasca e il lavandino, aspettando che la vasca si riempisse e che Isobelle c’entrasse. Non l’avrebbe guardata spogliarsi e non l’avrebbe guardata entrare. Sarebbe rimasto lì il tempo necessario e poi sarebbe tornato al Manor per mentire per la prima volta a sua madre. Non aveva ancora avuto occasioni per farlo, tutto qui. Sapeva di esserne capace, con i Winkler non aveva fatto altro, perché con sua madre doveva essere diverso? Poggiò le braccia sulle ginocchia sollevate e incrociò le dita davanti a sé. Si perse nei movimenti del pollice lungo le linee del suo palmo, chiedendosi quale fosse quella della vita e quella dell’amore, se mai s’intrecciassero, o rimanessero sempre divise.

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    Shay
    Bonus Post: 35

    I rapporti con Jeremiah non sono iniziati con il piede giusto ed in effetti non ci vuole molto perché le cose s'infiammino, il che non è una novità, se c'è shay per lo mezzo è assicurato che qualcosa prenderà fuoco. Fortunatamente per il Felix questa volta è solo una figura allegorica. Jeremiah tira fuori le manette di serie del macusa e Shay pensa bene di spaccargli il boccale di birra in testa(cd35: 35+17-5[malus perché è ubriaco]). Ora stiamo a vedere se J riesce a schivare e se Shay a sua volta riesce a non farsi beccare dal contrattacco (tirerò il dado per la schivata nel post di Jeremiah).
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    «Then someone will say what is lost can never be saved
    Despite all my rage I am still just a rat in a cage
    Tell me I'm the only one, tell me there's no other one
    Jesus was an only son
    And I still believe that I cannot be saved»
    Nik
    24 anni
    Dreadwolf
    Nel sogno c’era un giovane lupo bianco. Correva nel bosco disperatamente. Niente lasciava intendere che fosse disperato, o impaurito, eppure guardandolo Nik era certo che lo fosse. Al suo passaggio le ombre degli alberi si chiudevano divorando i contorni della foresta. Il lupo bianco correva con la lingua di fuori, sempre più stanco e sempre più lento. Finché ogni passo non divenne troppo faticoso e la distanza coperta troppo breve. Quando l’ombra lo raggiunse il lupo cadde nel vuoto. Un tuffo al cuore e il colpo secco dell'anta del frigo lo costrinsero a svegliarsi. Una violenta scheggia di luce gli ferì gli occhi. Richiuse immediatamente le palpebre, ma sotto di esse s’insinuò un intenso bagliore bianco. Tentò di girare la testa per scacciare la luce, ma i muscoli del collo gli fecero un male cane bloccandolo dov’era. Lentamente cominciò a percepire il proprio corpo, prima la nuca dolente, poi il braccio piegato sotto la testa. Ogni volta che tentava di socchiudere gli occhi la luce era meno intensa. Riuscì ad individuare i contorni della finestra che aveva lasciato aperta. A giudicare dalla luce doveva essere mattina. I ricordi tornarono ad emergere dai meandri della sua coscienza sopita, accompagnati da un senso crescente di inquietudine. Stava aspettando Isobelle, poi come un idiota doveva essersi addormentato. Lo trafisse il pensiero che le fosse successo qualcosa. Si alzò di fretta massaggiandosi la nuca. Fu quando riuscì finalmente a voltarsi che la vide. Era in piedi davanti il ripiano della cucina, di spalle. Il suono del cucchiaino contro la vaschetta di plastica era inconfondibile, stava mangiando. Nell’innocenza di quell’attimo tirò un sospiro di sollievo. La paura che l’aveva afferrato appena sveglio sciolse la sua presa intorno al petto così rapidamente da fargli venire le vertigini, solo per afferrarlo di nuovo. Quando era tornata? Perché non lo aveva svegliato? L’aveva aspettata per chissà quante ore e alla fine si era addormentato. Probabilmente aveva pensato che fosse meglio lasciarlo dormire e invece era una catastrofe, doveva tornare al Manor e in fretta, prima che sua madre o Robert scoprissero quella ridicola copertura con i cuscini. La fretta arrivò a scuoterlo, eppure rimase inspiegabilmente in silenzio. Ci vollero ancora diversi secondi perché tutti i pezzi della sua coscienza tornassero al loro posto. L’aveva aspettata fino a quando il cielo non aveva iniziato a schiarire, quello era il suo ultimo ricordo. Si era affacciato, l’aveva cercata con lo sguardo lungo il marciapiede. Quanto tempo prima poteva essere successo? Non molto, la luce fuori la finestra era meno intensa di quanto avesse pensato inizialmente. Tornò ad osservarla senza osare chiamarla per attirare la sua attenzione. Sentiva solo quel suono, il cucchiaino che scavava nella vaschetta e poi arrivava alle labbra. Quando era tornata? Continuava a farsi quella domanda senza però rispondersi. Continuò piuttosto a guardarla, le scapole le piegavano appena la maglietta sulla schiena, mentre le maniche corte lasciavano scoperti i gomiti spigolosi che teneva attaccati ai fianchi. Doveva essere la sua maglietta dei falcons. Ricordò la partita alla radio, si rese conto solo in quel momento che l'aveva interrotta durante il quidditch. Si trattava di una questione importante, ma gli dispiacque averle rovinato quel momento. Notò anche che aveva i capelli sciolti, non erano lunghi perché a natale li aveva tagliati, arrivavano appena sulle spalle. Non riusciva a ricordare se la notte prima ce li avesse legati. Era un dettaglio senza alcun significato, eppure non smetteva di pensarci. Li aveva legati? Non lo ricordava. In ogni caso non aveva importanza. Eppure sembrava una cosa essenziale. Più cercava di non pensarci, più quella domanda tornava a galla. Magari aveva usato una matita, quella che infilava tra i capelli quand’era per casa. Iniziò a cercare la matita con lo sguardo, ma era una cosa tanto assurda che smise quasi subito. Più continuava a pensare a quella stupidaggine più si sentiva ridicolo, eppure era come un trapano che gli torturava il cervello. «Isobelle» chiamò quasi disperato, non voleva rimanere ancora da solo nella sua testa, non con quel pensiero assurdo che ci ronzava dentro. Aspettò che si voltasse, aspettò che i loro occhi si incrociassero. Non osava chiederle della denuncia, non voleva sapere che accidenti avesse deciso di fare Noah, né perché ci avesse messo così tanto a decidersi. Voleva solo che gli dicesse dov’era la matita, quella gialla che usava per legare i capelli, come faceva quand’era bambina. In fin dei conti era una domanda semplice, forse ad Isobelle sarebbe sembrata strana e lui allora avrebbe fatto un gesto vago per sminuire la cosa. Non le avrebbe chiesto di Noah. Se mai avesse deciso di denunciarlo
    sarebbero andati per un po’ a New Orleans come avevano deciso a Natale. In fin dei conti non era colpa sua se non era riuscita a convincerlo. Non doveva sentirsi in colpa, era lui che aveva combinato l'ennesimo casino. Più ci pensava più si rendeva conto che probabilmente era quello il motivo per cui non l’aveva svegliato. Non voleva dargli la brutta notizia, così si era presa del tempo, aveva camminato fino all’alba per cercare il modo di dirglielo e probabilmente ancora non lo aveva trovato. In ogni caso mai e poi mai avrebbe preteso di sapere dov’era andata. Lei era libera di prendersi il tempo che voleva per andare dove voleva e fare quello che voleva. «Dove sei stata?». Seppe che era stata la paura a farglielo dire. Quella che gli si era attanagliata allo stomaco un attimo prima che aprisse bocca. L’aveva fuggita fino all’ultimo secondo, poi ci era crollato dentro. Era come una pozza buia che lo teneva lì fermo sullo sgabello, paralizzato. Gli imponeva di stare seduto e di aspettare una spiegazione che non voleva. Non voleva saperlo dov’era stata. Non lo voleva sapere davvero, perché era sicuro che Isobelle avrebbe reagito male a quella domanda e in quel momento aveva tutto il diritto di arrabbiarsi a differenza sua. Lei aveva curato Ardan anche se non voleva, era andata da Noah per aiutarlo anche se lui aveva reagito male alla proposta. Isobelle aveva fatto tutto per lui. Il minimo che poteva fare per lei era evitare di starle con il fiato sul collo. «Io sono venuto, ti ho aspettato» lo disse con un tono quasi supplicante, come se avesse voluto che lei gli riconoscesse quel merito. Era stato pericoloso, eppure era venuto per parlare. Stava facendo passi avanti, stava cambiando. Non lo vedeva? Se lei non se ne rendeva conto era tutto inutile. Rimanere non era stata una scelta facile. Sarebbe stato molto più facile fuggire via, invece non lo aveva fatto. Era rimasto. Era rimasto perché gliel'aveva promesso.

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  14. .

    « Drăculeștii, ramo della stirpe dei Basarab, signori di Valacchia»
    Wladislaus III "Tepes" Drăculeștii [sheet]
    30 Novembre 1431
    vampiro originale
    Gli si mostrò con la sua faccia da immortale, quella che si portava dietro ad ogni reincarnazione, quella che non era in grado di abbandonare insieme all’ennesimo cadavere. Non era vanità, ma attaccamento alla tradizione. Senza tradizione non sarebbe stato altro che una squallida sanguisuga. Un parassita che di generazione in generazione si appropriava di carne non sua. Ra’am doveva fare di tutto per sopprimere il pensiero di essere esattamente come lui. In fin dei conti non erano poi così diversi. Vlad poteva conservare il proprio corpo, l’alchimista la propria magia. Entrambi avevano barattato qualcosa che amavano per poter ottenere l’infinità dei giorni. Tuttavia il timore che l’immortalità fosse una maledizione e non un dono, la paura lancinante di essere stato in qualche modo truffato, di tanto in tanto, doveva aver sfiorato anche la sua mente. Nonostante il ribrezzo che Vlad poteva provare per un essere del genere, Ra’am era la cosa più vicina ad un amico in cui potesse sperare. Un amico che disprezzava. Condividevano lo stesso destino, eppure, ne era certo, l’alchimista era troppo tronfio e orgoglioso per poter arrivare a comprenderlo, come invece lui aveva fatto nei secoli che avevano separato il loro primo incontro da quel fatidico momento. A quei tempi avevano provato ad uccidersi. Entrambi ci erano andati molto vicini. Avevano sfiorato la morte, quella definitiva, quella da cui non c’è ritorno. Ed entrambi erano scappati come conigli impauriti. Una scelta strategica, ovviamente. La promessa di vendetta, certo. Tuttavia rimaneva pur sempre una vigliaccheria, il peccato capitale che li aveva portati sulla strada dell’infinito e che li avrebbe condotti fino alle soglie del tempo. Dopo secoli di riflessioni e di buio, dopo anni fallimentari in cui aveva provato a costruirsi una famiglia ad adattarsi alla vita normale di un essere umano, quella che gli era stata strappata via da Radu, aveva capito una sola cosa. Per lui quel mondo aveva perso qualsiasi significato. Niente era più in grado di eccitarlo come una volta, niente smuoveva più la sua anima granitica. Stava marcendo. Il ticchettare del tempo si era trasformato in quella consapevolezza crescente. Marciva in ogni istante, ogni secondo, ogni minuto ed ogni ora del giorno. Dentro di sé l’infinito si stava deteriorando per trasformarlo in qualcosa di molto simile ad una statua, modellata dallo scalpellare incessante del tempo. Sarebbe arrivato un giorno in cui la polvere si sarebbe depositata sulle sue spalle e sulla sclera dei suoi occhi, eppure lui sarebbe rimasto immobile, in contemplazione del nulla, riflesso dell'infinito che si portava dentro. E con quella consapevolezza la disperazione era cresciuta muta e lenta, anno dopo anno, fino a portarlo a quel momento. Doveva fare qualcosa e Ra’am era l’unico che mai avrebbe potuto capirlo. Non cercava gloria, non cercava vendetta, potere, o stragi. Vlad voleva smuovere il proprio animo. Voleva di nuovo una missione da compiere, qualcosa per cui combattere e a cui tendere per dare un senso a se stesso e alla sua non vita. Durante tutte quelle riflessioni rimase in silenzio a fissare il volto dell’Immortale. Forse sarebbe riuscito a leggere nei suoi occhi quella disperazione quieta, o forse le sue iridi scure sarebbero rimaste impenetrabili come i bulbi di vetro di un grosso alce impagliato. «Dovrei fare come te e portarmi dietro la mia casa» mormorò senza nascondere il suo malinconico accento dell’est. Lo conservava tra le consonanti per abitudine, un tempo lo faceva per orgoglio, ma anche quel sentimento si era sopito. Accennò con lo sguardo al corpo della chimera, l’armatura di Ra’am, fatta di carne ed ossa. L’alchimista aveva molto di più in comune con una vecchia tartaruga che con l’essere umano che vestiva. «Sono qui perché ho una missione, Ra’am. Una missione che intreccia la tua». Se solo qualcuno glielo avesse detto qualche secolo prima, lo avrebbe ucciso. Tuttavia le cose cambiano, persino per un essere immutabile. Estese ancora il tempo come una maglia sfilacciata, per permettere a Ra’am di vederne le trame. «Purificare è distruggere. Distruggere è purificare. Io, Wladislaus Drakulestii, l’impalatore, sono dio della distruzione per questa terra miserabile. Dove il mio piede si posa la natura appassisce, le persone muoiono, le anime si corrompono. Tu, Ra’am, l’alchimista, sei dio della purificazione, ad ogni morte purifichi te stesso nascendo di nuovo, come fenice tra le ceneri. Se sei disposto a collaborare io sarò le ceneri per questo mondo, mentre tu sarai la rinascita». Scelse di rivolgersi con il “tu” nonostante non fosse sua abitudine, scelse di trattarlo come pari pretendendo di ricevere la stessa accoglienza. «Sarò sincero con te, in onore della nostra secolare… conoscenza. Non nutro fiducia in te. Sono certo che concedendo la mia spada alla tua causa metto in pericolo me stesso. Non sei tanto sciocco da accettare un’alleanza senza essere certo di liberartene al momento opportuno. Lo so, perché anche io farei lo stesso. Se così non fosse allora sei uno sciocco». Vlad mantenne la testa alta e gli occhi fissi in quelli dell’alchimista. Non gli interessava aver apertamente dichiarato che avrebbe potuto uccidere Ra’am a cuor leggero, così come non si fece remore a smascherare quella che sarebbe stata una farsa talmente lampante da essere ridicola anche la sola pretesa di interpretarla. «Ho solo due richieste in cambio della mia alleanza: voglio che colui che mia moglie aveva spacciato per mio figlio diventi il tuo nuovo contenitore. Ucciderlo non mi darebbe soddisfazione alcuna. Voglio umiliarlo, voglio distruggere la sua anima, voglio che perda completamente ogni potere su se stesso e osservi impotente e terrorizzato ciò che compi con il suo corpo. Voglio strappargli via il libero arbitrio nel modo più doloroso possibile, con la certezza che l’ultima cosa che avrà negli occhi sarà il suo cuore spezzato. Solo allora il dolore che mi ha arrecato in tutti questi anni sarà ripagato a dovere». La sua voce echeggiò nella foresta. Calma, monocorde, eppure talmente roca e profonda da ricordare il rombo di un tuono, lo scontrarsi di nuvole cariche di tempesta. Nessuna parola del vocabolario umano poteva descrivere la delusione che aveva provato nello scoprire che Tristan non era suo figlio. Quel dolore lo aveva spezzato fin dentro le viscere, era maturato come una consapevolezza silente, che pian piano lo aveva spinto verso l’odio e l’alcol, diretta conseguenza dell'odio. Riuscì a calmarsi solamente quando arrivò un pensiero più dolce. Eris. Non era altro che un fragile fuscello tra le sue mani. Un pulcino caduto dal suo nido, che lui stesso aveva raccolto. Per necessità non le aveva ancora spezzato il collo. Tuttavia quella fortuita casualità aveva generato qualcosa di potente. La tenerezza quando la vedeva sfiorava di nuovo il suo animo. Un sentimento talmente leggero da percepirlo appena, più simile alla caducità di un pensiero affettuoso verso qualcosa di naturalmente bello, che ad un vero sentimento. L’orgoglio per i risultati che riusciva ad ottenere nella sua missione non aveva fatto altro che alimentare quella tenerezza fioca. «C’è una maga molto giovane, ma anche molto potente, una maga che ho assoggettato, che rientra nelle schiere dei miei… fedeli. Voglio che lei sia risparmiata. Ha servito bene ed è una risorsa inestimabile. Sono certo che non avrai difficoltà ad apprezzarne anche tu la sua inclinazione verso l’obbedienza. È malleabile creta, scossa dal piacere solo quando è toccata da mani che sanno come modellare la sua anima. Se le farai da guida quando io avrò terminato il mio compito, avrai l’Eva di cui hai bisogno per fondare la tua nuova».

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    Buonsalve! E Benvenuta, a te tocca il primo paziente, molto bene, non so se sei familiare alle nostre pratiche di esitaggio, ma te ne do un primo assaggio, aggiungendo qualche consiglio utile

    Margaret:
    Bonus Post: 34

    Punto primo: hai 5 azioni disponibili, sottolinea solamente le azioni che hanno bisogno di esito, ad esempio l'azione di salutare il paziente è gratuita, quindi puoi andare tranquilla e salutarlo senza che io debba esitare.

    "Salve, buongiorno dottoressa, faccia pure"

    Osservi e analizzi i tagli sul volto il torace e le braccia del paziente (cd40: 35+16) non ci sono principi di infezione, probabilmente il medico del turno di notte gli ha dato qualche farmaco\pozione antibiotica, in attesa di vedere se il paziente manifestava infezione non ha curato le ferite, onde evitare, esattamente come hai pensato anche tu (ottima intuizione!) di curare la pelle, ma non rimuovere i patogeni insinuati nella carne.

    Prima di usare qualsiasi incantesimo di cura disinfetti le ferite (good job! La prossima volta cerca di prodigarti di più nella descrizione di ciò che fa la tua piggì cosi potrai avere un bonus post piu alto) utilizzando un batuffolo di cotone e del disinfettante, ovviamente utilizzando guanti in lattice e tutto il materiale necessario (che magari ti ha portato un'infermiera, o era già lì)

    "Direi... 6, poco fa le infermiere mi hanno somministrato un antidolorifico, me l'ha prescritto il medico del turno precedente, il dottor... Williams, credo..."

    Per curare non hai bisogno di usare le suture, ma un semplice incanteismo di pranoterapia, appreso al primo anno di magia bianca, per il momento questi sono gli incantesimi delle specializzazioni che sblocchi con questo primo post, inseriscili in scheda, faranno parte delle tue conoscenze da medimago:

    CHIRURGIA GENERALE:

    Nome: Occhi penetranti
    Requisito: 18
    Descrizione: Questo incantesimo permette di vedere i diversi strati del corpo, dal sottocutaneo ai muscoli, fino ai visceri interni e alle ossa. Permette inoltre di ingrandire con un limite di risoluzione teorica di circa 0,2 µm (simile a quello di un microscopio ottico), così da poter osservare i tessuti ed eventuali lesioni.
    Bonus: +1 sulla pranoterapia di lesioni traumatiche
    Formula: Acutus Oculus
    Movimento: è sufficiente porre le mani parallele alla zona da osservare, chiudere gli occhi e sussurrare la formula latina, per poi riaprire gli occhi.
545 replies since 2/6/2013
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