Una volta alle spalle della ragazza si sentì più sollevato, come fosse finalmente al sicuro lontano dai suoi occhi. La morsa di tensione che gli aveva afferrato lo stomaco nell'istante in cui aveva riconosciuto Ayumu si allentò. Nik si lasciò persino sfuggire un sorriso sghembo al suo tentativo di rassicurazione. "Credevo dovessi temere le tue braccine secche, hai già cambiato idea?". Era sembrata piuttosto convinta nel reclamare la micidialità dei suoi pugnetti esili. Il fatto che si fosse subito contraddetta pur di tranquillizzarlo lo rincuorò un poco. La ragazza probabilmente era esattamente come sembrava. Forse "innocente" sarebbe stata una parola un po' grossa, però fino a quel momento tutto di lei gli gridava a gran voce quel termine. Aveva saputo cogliere i suoi sentimenti tra le note, gli si era avvicinato, nonostante per lei fosse uno sconosciuto, pur di fargli i complimenti, e poi si stava lasciando insegnare senza preoccuparsi minimamente che fosse alle sue spalle, lì dove non poteva vederlo. Si era fidata di lui con una naturalezza che in parte lo lasciava spiazzato. Nel suo mondo la fiducia era una debolezza. In quello di Ayumu sembrava essere semplicemente una sfumatura. Il peso di quel termine accanto a lei sembrò quasi alleggerirsi. La gelosia e l'incertezza che lo avevano assalito mentre stava con Isobelle gli sembrarono invece macigni di cui non era stato possibile liberarsi. Non sapeva se fosse giusto, o sbagliato dare fiducia agli altri, eppure per qualche ragione sentiva che avrebbe voluto tanto essere come Ayumu, avrebbe voluto poter avere indietro la sua innocenza. Gli tornò in mente il modo infantile con cui aveva tolto le scarpe per sentire il contatto dell'erba sotto i piedi. Il sorriso obliquo di Nik si addolcì impercettibilmente. Per distrarsi dall'amaro di quei pensieri si cimentò nelle sue dettagliate descrizioni riguardo l'uso della fisarmonica, che come al solito lo trascinavano in un vortice di parole. La meccanica degli strumenti musicali, ma in generale di qualsiasi oggetto, lo affascinavano. Era difficile persino per lui da capire, eppure ritrovare la semplicità nella complessità, la creatività nella linearità gli faceva battere il cuore. Una fisarmonica, un flauto, un pianoforte, una batteria erano oggetti con le loro dinamiche di funzionamento, a volte intuitive altre volte più ragionate, eppure ciò che ne veniva fuori era inspiegabile a parole, un'infinità di armonie che poteva anche scatenare delle emozioni negli altri. Come funzionassero le emozioni, invece, gli era del tutto oscuro. Un attimo prima era in ansia, in quel momento invece era perso tra le proprie parole. Il movimento delle mani di Ayumu per un momento lo distrasse. Aveva dita esili e affusolate, pallide fino alle nocche dove la pelle si raggrinziva appena come la nodosità di un albero dal tronco liscio, diventando leggermente più rosa. Aveva delle mani piccolissime. La osservò incuriosito, cercando di capire cosa facesse. Qando ci arrivò rimase imbambolato a fissarla. Il suo era il modo in cui si accarezzano gli oggetti. Se ne sfiorano i difetti e le imperfezioni, così come le linee perfette e le curvature. Stava facendo amicizia con la sua fisarmonica. La lasciò fare d'improvviso ammutolito. La vide giocare con le note con movimenti rapidi delle dita. Capì come mai le dita erano così lunghe, anche lei suonava il piano, quella era una specie di deformazione professionale. Anche se non l'avrebbe mai definita deformazione. Aprì il palmo delle proprie mani davanti a sè chiedendosi se anche le sue dita sembrassero ramoscelli d'ulivo, tutte nodi e lunghezza. La voce della ragazza la riportò alla sua attenzione. Percepì nel suo tono una nota cristallina, come se fosse divertita e impaziente insieme. Tornò a stirare le labbra in un'espressione soddisfatta. Strofinandosi le mani sulle cosce. "Giusto" fu l'unica parola che riuscì ad articolare in risposta alla sua domanda. Si rese conto di avere una voce un pò roca così la schiarì con un leggero colpo di tosse."Si, esatto è un pianoforte in miniatura... e si, hai ragione la posizione della mano è strana, ma ti assicuro che con un po' di pratica ti uscirà naturale. Prima ad esempio sei stata già molto svelta, prendi confidenza facilmente con gli strumenti, vero? Insomma voglio dire... una che presta attenzione a certe cose a cui magari nessuno presterebbe attenzione. Come prima, quando hai sentito il pezzo che suonavo e... beh insomma sembra che capisci certi aspetti che a volte altri non guardano... Scusami... non sono bravo a spiegare le cose... è una specie di complimento... credo. Insomma sei brava, te la caverai, non aver paura". Si schiarì di nuovo la voce, continuava a strozzarsi e incespicare sulle lettere. Iniziava in effetti a sentirsi un po' a disagio. "Io... non saprei... devo... ho un impegno quindi non posso, però ti ringrazio lo stesso, non tutti offrirebbero il pranzo ad uno sconosciuto... è un gesto molto... non lo so, gentile, immagino. Si, ecco sei gentile". Si passò la mano tra i capelli per grattarsi la nuca, stava iniziando a dare i numeri. Non aveva la più pallida idea del perchè si sentisse così impacciato tutto d'un tratto. "Comunque quel ventaglio di carta al centro, si chiama mantice, è come il polmone della fisarmonica. Serve far passare aria attraverso quello per produrre i suoni, altrimenti come hai notato non esce niente. Quando lo apri devi muovere solo la mano sinistra, mentre la destra rimane ferma a suonare il tastierino. Devi fare movimenti lineari, non a ventaglio, molti sbagliano, e devono essere movimenti piccoli, altrimenti il suono esce come stridulo e senza fiato. Come quando hai paura e non riesci a parlare perchè hai l'affanno. Devi... devi azionarlo con calma e con dolcezza, lo so sembra strano, ma è un po' come una donna, o meglio un uomo per te, a meno che non ti piacciono le donne, non lo so, vedi tu. Però devi immaginare di sfiorare una persona che ami molto. E devi avere pazienza. Come con le persone immagino. Non sono bravo con le persone quindi in verità forse è una stupidaggine. Io riesco ad essere paziente con gli strumenti musicali, ma non con le persone. Quindi in verità si, si, ho detto una stupidaggine, scusa. In ogni caso devi farlo con calma così da dare la possibilità alle ance di vibrare con regolarità, ottenendone un suono omogeneo". Ci pensò su qualche secondo, forse stava facendo un discorso troppo complicato. Quei concetti per lui venivano facili, aveva studiato a lungo come funzionava la fisarmonica, la ragazza invece ne sfiorava per la prima volta una. "Le ance sono come il cuore della fisarmonica. Vibrano con l'aria che entra e producono il suono, capito? Beh in ogni caso stai attenta a fare tutto con calma. Ti faccio vedere, posiziona le mani come ti ho fatto vedere prima". Attese che mettesse la destra sulla tastiera e la sinistra sotto la fascetta apposita. "Ora.. io... beh si ecco, così ". Poggiò con tutta la delicatezza di cui era capace le proprie mani su quelle della ragazza, anche se il gesto che ne uscì fu piuttosto grossolano. Strinse la fisarominca facendo passare le dita tra le sue. "Ora tira". Attese di sentire la trazione sotto i palmi per aiutare il gesto. Il suono langiudo e vagamente lamentoso della fisarmonica fischiò per qualche secondo nell'aria. "Ecco devi aprirla più o meno così. Devi stare attenta quando inverti il movimento del mantice ad essere il più delicata possibile, così che lo strumento non lo percepisca. Insomma come una carezza. Quando dai una carezza devi stare attenta che non sembri uno schiaffo, quindi poggi la mano con delicatezza. In questo modo eviti pressioni troppo forti, o strappi, che potrebbero rovinare lo strumento". Fece una leggera pressione sulle mani della ragazza per spingerla a richiudere il mantice. Il movimento di Nik fu molto leggero e delicato, o almeno sperò che lo fosse. "Capito? Prova tu da sola adesso" sfilò di fretta le mani così da lasciarle la possibilità di provare da sola.