Posts written by Joy.

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    Trevor
    Bonus post: 34

    Appunti:
    Si tratta del tuo primo post di scontro diretto, quindi ti faccio notare un paio di cose, ma tutto ciò non toglie all'ottimo lavoro che hai fatto fin ora. Oltre agli incantesimi anche alcune azioni richiedono l'esito, ad esempio cercare di svincolarsi da una presa è una di queste. Dal momento che si tratta della prima volta non considero questo errore e farò finta che effettivamente sei riuscito a svincolarti, ma dal momento che si tratta di una sesta azione, come di prassi non considero l'ultima (cioè la seconda energisfera).
    Il secondo appunto è l'oggetto che animi. Non avendo osservato con cura (cioè non avendo usato un'azione per osservare) non sapevi bene che oggetti c'erano e ne hai animato uno casuale senza specificare di che oggetto si tratti. In una miniquest\quest ufficiale avrebbe comportato un aumento della cd, ma anche in questo caso lascio correre, perchè è la prima volta e hai tutto il diritto di sbagliare ^-^

    Esito:
    Dopo essere sgusciato dalla presa di uno dei due sconosciuti con l'eleganza di una saponetta, utilizzi palmo di luce (cd35), che sorprendentemente ha effetto accecando i due avversari, che ringhiano scoprendo i denti e con essi un paio di canini affilati. Si tratta in effetti di vampiri. Ti volti e (cd10: 13) incroci lo sguardo del vampiro che tenta di riacciuffarti , utilizzi ipnosipedia (cd40: 34+20) e gli imponi di uccidere (attento! Se si tratta di vampiri Pelor non ha problemi, però se si tratta di esseri umani a meno che non hai la prova certa che si tratti maghi neri, o persone disoneste, è meglio evitare l'omicidio. E' pur sempre il dio della compassione e della misericordia) il suo compagno. Si avventa così su di lui, che scarta di lato e cerca di fuggire, ben consapevole della situazione. I due incappano in uno scontro piuttosto violento. Intanto tu dai una rapida occhiata in giro e intraviste delle grosse tenaglie le animi (cd40: 34+17) perchè si avventino contro il mago nero. Mentre è impegnato pensi bene di generare un'energisfera (cd37: 34+19) che colpisce in pieno in mago nero che va a sbattere contro il muro alle sue sballe. L'uomo rimane tramortito. I vampiro che hai soggiogato intanto riesce a sguarciare la gola il petto del tuo avversario e strapaprgli il cuore. Quello cade a terra come un sacco di patate. Il vampiro lascia perdere il cuore rinsecchito che stringe e si rivolge di nuovo verso di te. Scatta in avanti con i canini sfoderati, pronto ad attaccarsi alla tua giugulare pulsante.

    Sblocchi skills:

    Nome: Lama splendente
    Requisiti: 20 terza lezione chierico scacciademoni
    Descrizione: Il mago genera un'arma fatta della luce sacra di Pelor, che non fa danni fisici, trapassa, infatti, senza alcun effetto persone non contaminate dal sangue nero. Brucia come fuoco se trapassa, invece, un mago dal sangue corrotto causando appunto danni da bruciatura.
    La lama splendente può avere effetto anche su creature intangibili.
    Formula: arma Pelori
    Movimento: è sufficiente allungare la mano che stringerà l'impugnatura perchè la spada di luce compaia.

    Nome: Tomba di luce
    Requisiti: 26 terza lezione chierico scacciademoni
    Descrizione: prigione di luce, che incarcera persone con intenti malvagi, oppure con un'aura corrotta (nera).
    Mentre è imprigionato il mago nero ancora può effettuare incantesimi di qualsiasi genere.
    Durata: 1d4
    Formula: sceleratum cenicio
    Movimento: sigillo del cavallo

    Nome: Luce di purezza
    Requisiti: 28 terza lezione di chierico scacciademoni
    Descrizione: Una luce dorata circonda il chierico, potenziando gli incantesimi per allontanare i non morti. Per stabilire il raggio non si usa più il d4, ma il d6. La cd scende a 5:
    tiro del dado<5 il non morto viene messo in fuga
    tiro del dado>5 il non morto viene disintegrato
    Formula: lux puritatis

    Nome: Barriera di luce
    Requisiti: 30 terza lezione chierico scacciademoni
    Descrizione: Barriera cupolare di luce che non può essere superata da un'aura nera.
    Durata: 1d4
    Formula: Vallum lucis
  2. .
    Peter Cunningham
    Medimago
    Sacred Heart
    Sposato
    40 anni
    confraternita
    «“Questa è la moderna medicina. Progressi che mantengono in vita persone che avrebbero dovuto morire tanto tempo fa, quando perdettero ciò che le rendeva persone. Ora il tuo lavoro è restare abbastanza sano così che quando qui arriva qualcuno che puoi davvero aiutare, non ti ritrovi tanto sballato da distrarti.”
    (Dr. Cox)»

    La versione della ragazza faceva acqua da tutte le parti. Non è che ci avesse davvero provato a cercare di essere quantomeno credibile. Gli aveva prima sbattuto in faccia il fatto che gli stesse raccontando una balla e poi gliene aveva rifilata una che in quanto a plausibilità stava allo stesso livello degli asini volanti. Alzò gli occhi al cielo cercando di mantenere un minimo contegno professionale, anche se ormai erano soli e nessuno lo avrebbe visto se avesse dato sfoggio delle sue "amorevoli cure", come le aveva definite Bezzy. In effetti non aveva alcun motivo per mostrare contegno. "Senti un po', partiamo dal presupposto che le scale non hanno i cornicioni, quelli al massimo ce li hanno i palazzi. Quindi o sei caduta per le scale, o ti è caduto un cornicione in testa, dal momento che è palese che vaneggi per il dolore rispondo al posto tuo che forse mi esce una storia più credibile. Facciamo che eri distratta a pensare a quanto ami il tuo ragazzo, ai suoi riccioli doro e ai suoi addominali scolpiti, che sei inciampata su un gradino e sei caduta per le scale lussandoti una spalla. Spero davvero che casa tua abbia le scale!" si affrettò a scribacchiare con furia i suoi appunti sulla cartellina, senza fingere nemmeno per un momento che il fatto che sia una menzogna lo riguardi in qualche modo. "E ora ti do quei maledetti antidolorifici, perchè Pelor non voglia che mi scrivi una brutta recensione su tripadvaisor non appena ti rimetto a posto la spalla" inscenò un rammarico talmente plateale e sentito che persino lui si commosse. Finse persino di asciugarsi delle lacrime, l'atto finale della sua piccola messinscena, come se effettivamente la cosa lo ferisse nel profondo del cuore. Con una piccola spinta fece scivolare le rotelle della sedia fino all'armadietto lì accanto dove poggiò penna e cartella per prendere una boccetta ed una siringa. Pozione fresca di calderone, la sentiva ancora bella calda tra le sue dita. "Devo immaginare che una tipa tosta che eroicamente cade per le scale non abbia paura degli aghi, giusto? o vuoi che ti stringa la manina?". Ovviamente era ironico. Aveva stretto la mano ad un solo paziente ed aveva meno di dieci anni. Non ricordava nemmeno il suo nome. John. In ogni caso era un nome comune. Prese uno dei batuffoli di cotone da un piccolo cestello che riempì di disinfettante. Alla fine aspirò il contenuto della boccetta in una siringa. Si alzò con delicatezza ed una certa indifferente lentezza. Tastò la pelle gonfia e livida intorno alla spalla della ragazza, era davvero una brutta lussazione, doveva metterla a posto il più in fretta possibile. Dopo aver disinfettato con il cotone affondò l'ago in diversi punti perchè si insensibilizzassero per bene. "Ecco fatto" gli sfuggì un tono piuttosto soddisfatto. "Comunque non mi hai detto come ti chiami" borbottò ritornando sul ripiano per buttare tutto il materiale. "Non perchè mi interessi, ma devo completare la cartella...". In verità iniziava già a pentirsi del suo scoppio di poco prima. La ragazza era messa male e la spalla in fin dei conti doveva fare davvero un male cane. Si voltò incrociando le braccia al petto e poggiandosi appena sul ripiano. Occorreva aspettare un po' di tempo che gli antidolorifici facessero effetto prima di provare a fare qualcosa, tanto valeva scoprire il nome della sconosciuta. "O vuoi inventarti qualcosa anche per quello? Con la tua fantasia potresti ritrovarti con un nome come Erminia Garcia".

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  3. .
    Peter Cunningham
    Medimago
    Sacred Heart
    Sposato
    40 anni
    confraternita
    «“Questa è la moderna medicina. Progressi che mantengono in vita persone che avrebbero dovuto morire tanto tempo fa, quando perdettero ciò che le rendeva persone. Ora il tuo lavoro è restare abbastanza sano così che quando qui arriva qualcuno che puoi davvero aiutare, non ti ritrovi tanto sballato da distrarti.”
    (Dr. Cox)»

    Dannazione. Doveva alzarsi. Aveva appena posato le sue stanche terga su quel comodo sgabello imbottito. Pensò ai diversi modi in cui poteva gentilmente declinare l'invito senza sembrare uno stronzo. Ma poi da quando si preoccupava di non sembrare uno stronzo? Era la sua arma migliore per tenere lontani esseri viventi e parassiti annessi. "Ultimamente ti vedo molto sciupato, Ed". Iniziò a tastare il terreno, magari lo poteva far passare per sport fuori orario, calorie consumate gratuitamente. Lo faceva per lui a rimanere seduto. In fin dei conti quello già sposato tra i due era lui, non aveva bisogno di tenersi il fisico. Mentre Ed d'altro canto aveva ancora la sua bella vedova nera da ghermire. E se non voleva fare la fine della mosca sulla ragnatela era meglio che si dava da fare per mettere su quei muscoletti smagriti che aveva sulle braccia. E poi quella pancia da birra... andiamo! Era impresentabile. Si era fatto un test per il diabere? Il suo colorito non lasciava intendere niente di positivo. C'era anche da dire che Ed era il suo unico amico. Gli faceva fare colazione sopra le tombe e ogni tanto gli faceva finire anche la sua birra. Per una birra poteva fare lo sforzo di alzarsi. "No, mi sono sbagliato è la luce di neon che non ti dona, o forse è l'aria da mortorio che si respira qui dentro, non saprei". Borbottò qualche impropero sottovoce, si massaggiò la schiena vistosamente così che Ed lo vedesse. Si era alzato anche se soffriva terribilmente, se n'era accorto? Lo faceva solo per lui. "Ah si lui lo ricordo" esclamò mentre afferrava un'estremità del signore smilzo e palliduccio. "Si chiamava... ma che ne so, sicuramente un nome come Norman, o Reginald. Insomma aveva una sciatica, semplice semplice. Lo mollo al reparto degli alchimisti, sai quelli si divertono a giocare ai piccoli chimici con i nervi e quant'altro. Quando poi un giorno scopro che è morto. E poi mi chiedono perchè li insulto. Gli lascio un paziente vivo e mi ritrovo a dover spostare il suo cadavere insieme al becchino". Alla fine Ed se lo caricò dove doveva caricarselo. Peter si stiracchiò cercando di rimettere in asse quel poco di vertebre sane che gli rimanevano. "Farà pure bene alla circolazione, ma a me sembra che stia per venirmi un'ernia, forse dovremmo far costruire degli scivoli con tanto di botole. Sarò pure sacrilego, ma diamine quando sarò morto spero che il mio cadavere non affligga nessuno. Gettalo pure in un forno, o nell'immondizzia fuori da qui, non voglio saperne niente". Si diresse alla fine verso il loculo che Eddie gli aveva indicato. Tirò con uno scatto e per fortuna quel secondo cadavere non aveva idea di chi fosse. "Non hai un carrello, o qualcosa del genere? Una volta Archimede disse "dammi una leva e ti solleverò il mondo", a te basterebbe sollevare un cadavere, non dovrebbe poi esserti difficile. Potresti provare con un cric e farli cadere direttamente sul carrello".

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  4. .
    Peter Cunningham
    Medimago
    Sacred Heart
    Sposato
    40 anni
    confraternita
    «“Questa è la moderna medicina. Progressi che mantengono in vita persone che avrebbero dovuto morire tanto tempo fa, quando perdettero ciò che le rendeva persone. Ora il tuo lavoro è restare abbastanza sano così che quando qui arriva qualcuno che puoi davvero aiutare, non ti ritrovi tanto sballato da distrarti.”
    (Dr. Cox)»

    Flertava ormai già da un po' con un tenero foruncolo da pozione andata a male, cresceva enorme e decisamente prolifico sulla faccia della signora Kneen. Tutt'intorno ce n'erano parecchi più piccoli, sembrava una coltivazione. Erano verdastri, pieni densi di qualche prodotto purulento dovuto all'ingestione della fiala sbagliata. I lunghissimi minuti passati lì a pensare come spremerglieli senza che niente gli finisse in faccia gli fecero rivalutare l'importanza delle etichette. Metterne tante e specifiche. Sopratutto se come pozionista non te la cavi. Non appena vide una piccola matricola scansafatiche bighellonare nelle sue vicinanze l'afferrò per metterla al suo posto. I giovani andavano educati, sopratutto quando c'erano di mezzo casi come quello. Sarebbe stata di certo un'esperienza importante per un motivo che si sarebbe fatto venire in mente più tardi. Buttò i guanti di lattice nel primo cassonetto strofinandosi ancora le mani sul camice per l'orrore. Era diretto al distributore di merendine, aveva puntato una barretta mars che aspettava solamente lui, le monetine erano già pronte nella tasca del camice. Le fece tintinare all'interno giusto per pregustarsi il paicere al cioccolato e caramello che sicuramente avrebbe finito per associare al contenuto verdastro del foruncolo della Kneen... D'improvviso gli passò la fame. Fu proprio mentre rallentava vagamente disgustato che sentì lo scambio di battute tra una paziente e la donna all'accettazione del pronto soccorso. L'infortunata era bionda, spocchiosa e per disgrazia divina a consocenza di parole come "ferita lacero contusa". Era una di quelle che tra le lagne aveva trovato il tempo di cercare su google la propria diagnosi. Le peggiori. Cercò di sgusciare via di soppiatto, indietreggiando lentamente, moolto lentamente, a piccoli passetti. Ebbe anche modo di sentire proteste decisamente autoritarie riguardo la somministrazione di pozioni antidolorifiche. Era anche una di quelle per cui "ogni scusa è buona per un po' di sballo". Doveva assolutamente sparire prima che... "Dottor Cunningham!". Betty, cara, dolce Betty, dolcissimo bocciuolo di rosa. "Sssii?" domandò con finta aria innocente, quasi sorpresa. Lei lo guardò con un ghigno malefico. Maledetta strega. "Qui c'è una paziente che ha assssolutamente bisogno delle sue amorevoli cure". Mi correggo, maledetta baldracca. Quando ci vuole, ci vuole. Peter squadrò la ragazza da capo a piedi, come se facesse parte della diagnosi, quando invece pensava solo al modo migliore per sbolognare anche lei a qualcun altro. Non si stava sottraendo al suo giuramento di Ippocrate, piuttosto si premurava di permettere ai suoi studenti di imparare. Era carina. Bel fisico. Occhi da cerbiatta. Quegli idioti tutto ormoni e niente cervello si sarebbero accapigliati per prendersela. Sfortunatamente a causa della signora foruncolo erano tutti magicamente scomparsi dalla sua vista. Mai e poi mai prendere come specializzandi degli alchimisti, sanno mimetizzarsi meglio di un fantasma. In effetti quella pianta lì in fondo era sospetta. C'era già prima? Dal momento che aveva una pessima memoria in materia di arredamenti con un sospiro stanco si arrese all'evidenza. La paziente tossicodipendente e con la googlata facile toccava a lui. "Certamente, Betty, ti ringrazio davvero tanto, anche se ero molto impegnato, ma vabbene non fa niente. Signorina, pergo, mi segua". Condusse la gentil pulzella in una saletta vuota, relativamente spaziosa, con le tende celeste ospedale tirate. Le indicò il lettino mentre recuperava una nuova cartella e l'ennesimo paio di guanti in lattice. Gli sarebbe venuta un'allergia, sicuramente. "Bene, mi dica nome e cognome e..... diamine cosa ci ha fatto con quel braccio?" esclamò guardando finalmente la spalla della ragazza. Era messa decisamente male, sul lacerocotuso in effetti non si sbagliava.

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  5. .

    « Drăculeștii, ramo della stirpe dei Basarab, signori di Valacchia»
    Wladislaus III Drăculeștii [sheet]
    30 Novembre 1431
    vampiro originale
    Dunque anche Ra'am, di tanto in tanto, si abbassava a sguazzare nelle torbide acque dell'ironia. Strano per uno che tendeva a non rischiare mai di sporcarsi i vestiti. Se avesse sfoggiato più spesso il suo senso dell'umorismo forse per lui avrebbe nutrito persino un briciolo di stima. Invece Ra'am rimaneva sempre serio e rigido come un albero di tasso in un cimitero. Quello scambio di punzecchiature invece non gli dispiaceva, la presunzione di Ra'am diventava meno una spina nel fianco se messa ai servigi di battute argute, o quantomeno passabili. Una risata tonante allargò così il suo sorriso stentoreo, tradendo un'ilarità quasi bonaria. Quello scoppio spontaneo durò giusto pochi istanti poi si spense dietro il filtro della sigaretta. "Mi compiaccio di essere riuscito nella mitica impresa di farti cambiare idea, Ra'am". Una vittoria che finiva nel novero delle spiritosaggini tanto marcate da meritare un morso alla giugulare. Niente di particolarmente cruento, giusto un colpetto alla nuca per spezzargli il collo e poi un affondo deciso sulla pelle ancora calda. Ma in fin dei conti Vlad sapeva anche ridere di se stesso mentre segnava un nodo sul fazzoletto che poi rimetteva in tasca. "Spero che il tuo amico lì, quello con cui dividi l'affitto, e il suo rettile di compagnia siano d'accordo. Non vorrei problemi durante il rito. A pensarci forse sarebbe meglio lasciare che sia qualcuno di più... affidabile ad occuparsene. Non che stia mettendo in dubbio le tue capacità". Beh si, in realtà lo stava facendo. Sapeva fosse una mossa troppo azzardata, ma vedere quello scintillio omicida negli occhi di Ra'am gli dava una soddisfazione non indifferente. L'idea che volesse ucciderlo, ma che non potesse lo lasciava assuefatto. Spense la sigaretta ormai termianta sotto la suola della scarpa, lasciandosi il tempo di un silenzio gravido di pathos, prima di rispondere alla sua ennesima ricerca di conferme. Ra'am doveva essere un uomo piuttosto insicuro, o un terribile malfidato, a guidicare dalle mille domande che gli stava propinando. "A tempo debito, Ra'am. Abbi pazienza e saprai tutto. Detto ciò mi farò vivo io, nel frattempo cerca di non metterti a giocare con un altro gruppo di ragazzini. Sarebbe meglio evitare di creare scompiglio. Tieniti lontano da scuole e asili, potrebbero finire per fraintendere le tue intenzioni". Voltò le spalle per andarsene senza mostrare alcun tipo di indecisione al riguardo. Non lo temeva e provava una certa dimostrazione a dargliene l'ennesima conferma.

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    « I'm your nightmare »
    Wladislaus Dragwlya [sheet]
    Vlad
    vampiro
    La maschera d'impassibilità di Vlad si incrinò per un istante. Un'ombra fugace attraversò i suoi occhi per un solo attimo prima che tornassero cupe pozze d'inespressività. Il baratro lo richiamò sul fondo con tentacoli viscidi. Si avvilupparono più stretti intorno al suo cuore marcito stritolandolo in una morsa di rassegnazione che quasi non faceva più male, quasi. Avrebbe volentieri distolto lo sguardo, ma aveva ormai imparato ad ignorare i tormentati rimpianti che di tanto in tanto pungolavano la sua anima dannata, ultimi strascichi di un'emotività morente. Avevano lo stesso effetto di reti trascinate sul fondo del mare come artigli arruginiti per strappare gli ultimi singulti di vita dalle tane in cui si annidano. Nella sua rete era rimasto incastrato il doloroso fallimento della sua paternità, che era deciso a soffocare con un'ultima azione di crudeltà pura. Solo per dimostrare a se stesso e ai suoi fantasmi boriosi e grassi che non provava nemmeno uno scrupolo verso chi lo tradiva. Annuì grave prendendo la prima profonda boccata dal sigaro. "Questo è un buon motivo per festeggiare, James. Mi fa piacere scoprire che comprende il potere di una discendenza". Non era certo che comprendesse quello più profondo di famiglia, ma il fatto che non volesse semplicemente rallegrarsi delle sue caduche vittorie era un piacere. Fortunatamente era meno stupido di quanto si era aspettato. Essere sorpreso in quel modo era un evento raro, sfortunatamente la sorpresa, così come la stima, erano fragili come il filo grigio di fumo che si solleva da una candella appena spenta. Il compianto tornò a pungolarlo, come la terribile sensazione che stia provando in qualche modo invidia. Invidia per quell'uomo e per tutti gli uomini in grado di avere una progenie da chiamare propria. L'ombra gravò di nuovo sul suo sguardo, ma rimase in bilico sulle sue iridi. Non avrebbe mostrato più di quanto fosse necessario, non ad un alleato che ancora non aveva provato completamnte il suo valore. Però, nonostante tutto, aveva un consiglio da dare a quell'uomo. "L'infanzia sarà il momento migliore. Mentre l'adolescenza minerà i suoi passi, in quel periodo potrebbe allontanarsi pericolosamente dal cammino che immagini per lui e forse arrivare a cambiarlo al punto da trasformarlo in qualcosa che non sarai più in grado di amare. Se mai avrai la fortuna di provare amore per tuo figlio". Quel genere di cos enon erano scontate, l'amore poteva avere diverse forme, a volte persino scoprirsi un vuoto gelido d'insoddisfazione, incapace di dare il calore e l'emozioni che si era creduto potesse trasmettere. Tristan era stato questo per lui, un velo di illusione che gli aveva scaldato il cuore per un po'. Poi la sua anima debole e la sua natura umana, avevano distolto quel velo mostrando la sua vera natura. Uno squallido uomo, un omuncolo che lo aveva pugnalato al cuore, come il più becero degli ingrati, nonostante lo avesse cresciuto come figlio suo. Ma non lo era. Non lo era affato. Portò di nuovo il sigaro alle labbra, questa volta rigidamente, senza tentare di mantenere lo sguardo sul suo interlocutore, ma portandolo lontano al giorno doloroso in cui sentì il frassino attraversargli il petto come brace ardente.

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  7. .
    Trevor

    Gli uomini che ti tengono le braccia ti sono uno al fianco sinistro e uno destro, ma non vi badi conservando la tua attenzione piuttosto all'uomo difronte a te. Si fa una grassa risata alle tue parole.
    "MI pare di averti dato 25 cents? no? Poco fa, hai la memoria corta? Quella era al tua parte. Per il lavoro... beh... c'è, ma non credo sarà piacevole, o almeno non per te. Dicono che fare la cavia, o diventare carne da macello per vampiri o altre bestie simili troppo ingentiliti per andare a caccia, non sia proprio una passeggiata. Non che la cosa mi importi. Su, mettetelo a nanna così lo rendo innocuo e poi lo facciamo partire con il prossimo carico"
    I due uomini ti spingono verso il lettino, man mano che ti avvicini puoi notare delle cinghie di cuoio che servono per bloccare mani e piedi.
    Le cose si stanno mettendo decisamente male.
  8. .
    Quest'esito sfortunatamente sarà molto breve, ma per risollevarti il morale una buona notizia sblocchi le skills della seconda lezione della specializzazione!

    Trevor

    Non appena superi la soglia ti trovi davati ad una stanzetta di cemento, piuttosto umida, illuminata fiocamente da neon opachi per via della polvere depositata nei lucernari di plastica. Al centro della stanzetta c'è un lettino di ferro e una serie di banconi su cui sono posizionati degli attrezzi, di fronte a te c'è un'altra porta. Improvvisamente senti quattro braccia afferrarti le spalle e bloccarti le mani.

    Nome: Mano di fede
    Requisiti: 18 seconda lezione chierico scacciademoni
    Descrizione: il palmo sollevato del mago si illumina di una luce intensa, tutte le creature non sacre a Pelor, che entrano nell’area del raggio di luce sono stordite per un turno, durante il quale non possono attaccare o difendersi.
    Nota: l'incantesimo può essere usato solamente una volta per turno e ogni tre turni
    Formula: manus fidei
    Movimento: si solleva una mano verso l'alto e si pronuncia l'incantesimo, una luce abbagliante splenderà per un attimo sul palmo paralizzando le creature

    Nome:Tocco del fantasma
    Requisiti: 20 seconda lezione corso di chierico scacciademoni
    Descrizione: conferisce ad un’arma la capacità di colpire creature intangibili, come fantasmi, ombre, spiriti e demoni.
    Formula: Imago tange
    Movimento: si passa il 2° e il 3° dito della mano dominante ad un centimetro dal filo della spada, per tutta la sua lunghezza

    Nome: Volontà d'arma
    Requisiti: 25 seconda lezione corso di chierico scacciademoni
    Descrizione: il chierico anima una qualsiasi arma che combatte da sola con un avversario designato.
    L'arma ha 1 azione d'attacco e 1 di spostamento a disposizione, che non rientra nel numero di azioni del mago.
    Durata: 1d4
    Formula: Incito arma
    Movimento: direzionare il 2° e 3° dito verso l'arma designata, che si solleverà da terra, e direzionarla contro il bersaglio. L'incantesimo non funziona se l'elsa è impugnata da qualcuno o qualcosa.

    Nome: Consacrare
    Requisiti: 30 seconda lezione corso chierico scacciademoni
    Descrizione: Il chierico consacra un oggetto di qualsiasi tipo (anche armi o armature) che conferisce al proprietario bonus +3 contro non morti.
    E' possibile consacrare anche esseri umani per impedire che subiscano gli effetti di tutti gli incantesimi ad area di magia bianca.
    Formula: Pelori consacro
    Movimento: poggiare il 2° e 3° dito sull'oggetto, o sulla fronte della persona, che si vuole consacrare
  9. .
    · Professore di magia bianca · Capo dei Defensores·

    A
    ll'inizio si era sentito un po' in colpa. Le indagini su Greed erano ancora in alto mare, Astrea era scomparsa e anche se aveva la certezza che Caspar si stesse prendendo cura di lei e di sua figlia, qualcosa gli diceva che era sbagliato. Era sbagliato uscire con Argo in quel periodo, prendersi del tempo proprio in quel momento. I problemi facevano capolino ad ogni porta e la situazione non era delle migliori, nè al mafi, nè tra i defensores. La questione che doveva essere risolta alla svelta, prima che creasse problemi seri, era la faida tra Turner e Jeremiah. Il capo del mafi era un uomo tutto d'un pezzo, lo si capiva anche solo dal modo in cui si muoveva, o guardava le persone, come se non le vedesse. C'era sempre la sensazione che le attraversasse, attratto da qualcosa di molto più importante che lo spingeva anche a modi risoluti. Veniva scontato pensare che fosse perchè avesse per la mente un qualche caso particolarmente difficile. Ogni sua scelta determinava la salvezza di molti maghi, vite umane, per le quali Daniel non poteva essere che grato. Sulle sue spalle gravava il peso di responsabilità enormi. Eppure quelle stesse responsabilità sembravano averlo indurito nel suo ruolo. Non vedeva più le persone come tali, almeno a lavoro. Si era costruito come una roccaforte contro cui Jeremiah continuava a scontrarsi, deciso per qualche ragione ad abbatterla. Il loro, però, non era uno scontro ad armi pari. Turner era un superiore e se anche apparteneva ad un dipartimento diverso Jay doveva riuscire a tenere a posto la sua testa calda. Era una consapevolezza che accettava a malincuore, sapeva che non sarebbe stato facile spiegarglielo e sopratutto farglielo capire. Poi c'era Will, qualcosa in lui non andava, percepiva provenire dalla sua aura una sensazione strana che strideva con l'indole riflessiva e per certi versi controllata di quando era ragazzo. Si trattava di un'agitazione di fondo che cercava senza successo di dominare. Se non fosse riuscito ad aiutarli a riequilibrare il loro chi quando avessero incontrato di nuovo Greed non avrebbero vinto. Dovevano risanare i rapporti che il tempo aveva logorato e in qualche maniera riuscire a collarboare con Turner ed il resto del mafi. Greed e la sua cricca non erano un nemico che potevano affrontare da soli, non quando erano solamente in tre. Una stretta al cuore lo prendeva ogni volta che quel pensiero attraversava la sua mente. Per quanto non pensarci fosse l'unica soluzione per mantenere la calma doveva prendere una decisione. Sostituire i vecchi membri voleva dire chiudere definitivamente un capito ancora troppo importante della sua vita, non sarebbe stato facile. Eppure si era costretto a considerare quella possibilità. Sapeva già a chi avrebbe chiesto di unirsi ai defensores. Trevor era la prima scelta. Aveva completato gli studi sotto la sua guida e prima ancora li aveva iniziati sotto quella di Edward. Era stato un ragazzo maturo e sincero, crescendo era diventato un uomo buono che già metteva le sue capacità al servizio del bene lavorando per il mafi. Aileen era la seconda scelta. Lei avrebbe iniziato la specializzazione di lì a poco. L'idea di metterla in pericolo lo tormentava di notte quando sognava di perderla improvvisamente esattamente com'era stato per suo padre. Però quel posto apparteneva a lei com'era appartenuto ad Edward. Era una sorta di tacito lascito, che portava scritto il suo nome a chiare lettere. L'avrebbe istruita durante la specializzazione assicurandosi che fosse pronta non appena sarebbe arrivato il momento. Poi c'era una nuova possibile recluta. L'aveva vista una sola volta, eppure era bastato perchè comprendesse le sue innate capacità. Lei era come Caspar. Portava dentro di sè una luce intensa di cui era completamente inconsapevole. Si trattava di Jillian Lagrange. Lei probabilmente non aveva idea di chi fossero i defensores, ma un giorno avrebbe cominciato a parlargliene e forse avrebbe preso l'incauta folle idea di affiancarli nella loro missione. Astrea sarebbe tornata, un giorno o l'altro. Fosse anche solo per merito di Adam, che avrebbe smosso mari e monti pur di ritrovarla. Gli aveva letto quella determinazione nello sguardo gelido, come nel suo modo di fare più razionale e pragamatico del solito. Il che per Adam voleva dire raggiungere il livello di distacco di un computer, un robot dalle fattezze umane. Decisamente non gli faceva bene. Lui ovviamente non se ne rendeva conto e la sua stolida tenacia nel preservare i suoi modi controllati faceva vacillare persino Daniel, che a tratti si domandava se non si sbagliasse. Forse era possibile avere quel grado di dominio di se stesso e poter comunque essere una persona emotivamente sana. Al mafi vedere il modo in cui lui e James interagivano senza nemmeno rivolgersi la parola lo aveva annichilito. Si rimpoverava ancora il fatto di non aver ancora provato a stringere un rapporto con lui. Si rimproverava anche di essere scappato con la coda tra le gambe di fronte la possibilità di avere contatti con la sua famiglia biologica. In verità era arrivato a vergognarsi di come erano andate le cose. Se ne vergognava più di quanto non si vergognasse della reazione che aveva avuto nel rivedere Caspar dopo anni. Se nel secondo caso forse aveva delle minime scusanti, con Adam non si concedeva nemmeno quel lusso.
    Nascosti tra tutti quei problemi ce n'erano altri ancora, più vecchi, sedimentati dentro la sua anima come licheni aggrappati ad una statua secolare. Quando ci ripensava si sentiva vecchio. Aveva quarant'anni. Se ne rese conto guardando il tramonto dal porto di Staten Island, mentre sistemava le ultime cime. Era davvero invecchiato. Il suo tempo era trascorso silenziosamente, come la luce di quel giorno ormai al crepuscolo. Nonostante la sua vita si fosse fermata quando Caspar era scomparso, il suo corpo era invecchiato e la sua anima aveva accumulato quasi il doppio dei suoi anni in sofferenza. Chissà se Caspar quel giorno sentiva il peso dei suoi quarant'anni. Si scoprì malinconico. Forse era il momento della giornata, al tramonto scopriva spesso di vedere le cose in modo diverso. Sui pensieri si gettava un'ombra, che era il presagio del buio della notte, quando le sue paure potevano animarsi nei sogni e farsi più cupe e spaventose. Oppure era quel giorno. Un giorno che come tanti altri Greed gli stava strappando dalle mani. Stringendo l'ultima cima, si rese conto di sapere esattamente cosa avrebbe fatto di lì a poco. Altrettanto chiaramente capì che non sarebbe riuscito ad impedirselo, si sarebbe presentato all'indirizzo che ormai aveva imparato a memoria e avrebbe bussato alla porta. Si sarebbe presentato, avrebbe stretto la sua mano, si sarebbe fatto accomapgniare fino al divanetto dove chissà quante altre persone fortunate si erano sedute. Loro avevano avuto del tempo con lui. Avevano potuto parlargli ed essere ascoltate. Un privilegio che a Daniel sembrò inestimabile. Si sentì quasi ferito da un senso d'ingiustizia, che sovvenne insieme al desiderio inalienabile che aveva semplicemente di guardarlo. Era una possibilità che ancora lo scuoteva fin dentro l'anima e di cui si era privato solo per il suo bene. Nessnuo torna mai dal mondo dei morti, eppure il suo Caspar ci era riuscto, lo aveva fatto, era resuscitato inspiegabilmente ed era seduto in quel momento, quel giorno, difronte ad un estraneo zittendo se stesso per riuscire a concentrarsi su di lui. Tornò ancora quella sensazione di disagio, il desiderio di prendersi qualcosa anche se non avrebbe dovuto. Si sentiva come un bambino pronto a rubare un biscotto dalla credenza prima di cena. Fu una sensazione febbrile. Si voltò improvvisamente di nuovo pieno di energia per guardare Argo e assicurarsi che fosse tutto in ordine. La osservò a lungo, anche più del necessario. Aveva passato una giornata perfettamente pigra e nonostante ciò enormemente stancante. Aveva veleggiato per buona parte della costa di Staten Island per raggiungere una zona di pesca. Lui e Trevor avevano pescato due belle trote che avevano cucinato e accomapgnato col vino che il suo ex studente aveva portato. Non era abituato a bere, eppure aveva alzato comunque il gomito, spinto da una spensieratezza che non era stato disposto a contraddire. Il sapore del vino bianco non gli era mai sembrato più buono. E alla fine prima del tramonto erano tornati indietro. Si era concesso persino un bagno prima di partire. Il sole per tutto il tempo lo aveva accompagnato sciogliendo la sofferenza come nodi di gelo. Sentiva la presenza di Pelor più forte che mai, permeava la luce come la carezza affabile di un padre. Con un salto piuttosto incauto passò dalla poppa di Argo alla banchina di cemento senza l'uso della passerella. Fu un tentativo vertiginoso che fortunatamente non si concluse con un secondo bagno e che per qualche ragione lo fece sentire euforico. Il vino doveva ancora solleticargli la mente per renderlo così ridicolmente felice anche in un momento come quello. Mentre camminava ad una luce sempre più fioca verso la macchina, si rese conto di quanto fosse bollente, irradiava calore. Doveva essere stato tutto il sole di quel giorno. Si osservò allo specchietto dell'auto una volta che l'ebbe raggiunta. In effetti era rosso in viso e sulle braccia, lì dove la polo bainca aveva lasciato scoperta la pelle. Abbassò la testa solo per avere la conferma che i bermuda blu notte avevano fatto lo stesso lavoro. Rise di se stesso per quel modo ridicolo in cui si era abbronzato, chiedendosi quanto tempo ci sarebbe voluto per rimediare. Salì sull'auto e partì con i finiestrini anteriori abbassati e il gomito sinistro poggiato per metà di fuori. Il vento s'incanalava nell'abitacolo dell'auto, sollevando mulinelli che gli scompigliarono i capelli. Il sole, grazie anche ai cristalli di sale ancora intrisi, aveva finito per schiarire alcune ciocche, che all'ombra del macusa sarebbero tornate prontamente nere. Ogni volta che passava del tempo fuori in barca finiva in quel modo, come se intrappolasse dentro di sè dei raggi del sole. Quella strana euforia forse era dovuta allo spicchio di sole che era riuscito a rubare, oppure alla sua meta. Il fatto che si fosse concesso con tanta facilità un capriccio come quello rendeva la corsa dell'auto eccitante come una fuga fuori orario. In quel momento stava scappando dalla casa dei genitori dalla finestra per andare sotto al balcone del ragazzo che amava. Quel pensiero alleggerì un po' il peso degli anni che si sentiva addosso. Stava andando da lui. Stava andando da Caspar. Se lo ripetè un po' incredulo e un po' impaziente. Ogni volta che pensava il suo nome l'eccitazione cresceva e così anche la fretta, che lo spingeva a premere sull'acceleratore più di quanto avrebbe fatto altrimenti. Era il tipo di guidatore che non supera mai i limiti stradali, preferendo mantenere la destra che irritare uno dei poliziotti No-Mag. Con un incantesimo psichico avrebbe potuto congedarli in pochi secondi, ma la tentazione non lo aveva mai sfiorato, anche quelle poche volte che lo avevano fermato per controllo di routine. Mostrava i documenti, sorrideva con garbo e poi ripartiva. Gli piaceva seguire le regole di quel mondo di cui si sentiva solamente un ospite. Caspar invece con il suo lavoro ci si era insinuato come se fosse un luogo sicuro. Edward Callahan. Avrebbe dovuto pensare anche lui ad un cognome per il suo personaggio fittizio. David... Clark... Campbell... Carter... Cooper. David Cooper. Sembrava abbastanza anonimo, un professore di letteratura inglese di un liceo. Uno di quelli che indossano una giacca di tweed e camice a quadri. Con sorpresa si rese conto di essere arrivato. Aveva divagato con la mente tanto di quel tempo che aveva pericolosamente smesso di prestare attenzione alla strada. Si ammonì di essere più presente durante il ritorno, nonostante sapesse con certezza che i ricordi dell'ora passata con Caspar gli sarebbero apparsi davanti senza controllo. Il tempo che impiegò a parcheggiare fu intollerabile. Di solito era molto più paziente, invece quella sera non ne voleva sapere di tardarsi ulteriormente, non aveva intenzione di dare a Caspar nessuna scusante plausibile per rimandarlo a casa senza concedergli un'ora di visita. Chiuse la portiera dell'auto e si premurò di bloccare le serrature. Era pronto. D'improvviso immaginò un auto investirlo mentre attraversava la strada per raggiungere il citofono dall'altro lato. Il terrore che una cosa del genere potesse impedirgli di arrivare lo spinse a prestare un'attenzione quasi eccessiva alla strada prima di attraversare. Altro tempo inutile. Cercò di calmarsi, prendere un profondo respiro davanti al cancello. Riuscì ad entrare nel momento esatto in cui una donna usciva. Ne approfittò anche per chiederle dove potesse trovare il dottor Callahan. Pronunciarlo ad alta voce quasi gli fece venire da ridere. Ringraziò la sconosciuta, che gli lanciò un'occhiata incuriosita, in effetti non doveva essere passato per sano di mente. Fortuna che Caspar era psichiatra, così la copertura non saltava. Quando si trovò di fronte la porta si fermò di colpo. Il cuore in petto batteva come un tamburo da guerra, lo incitava ad avanzare con prepotenza, lo sentiva rimbombare fragorosamente persino nelle orecchie. Il petto si alzava e si abbassava rapido e vistoso. Respirò profondamente. Soppresse l'aura. Respirò ancora. Alla fine il sorriso impetuoso che gli aveva illuminaso il viso fino a quel momento si addolcì in una linea sottile, obliqua. I capelli erano scompigliati dal vento e addosso aveva ancora l'odore di mare, sole e sudore, ma non ci badò nemmeno per un attimo. Allungò quasi tremante la mano fino al capanello, vi esercitò una pressione leggerissima. Il trillo violento quasi lo fece trasalire, ma si costrinse a rimanere fermo, composto. David era un uomo mite, un po' trasandato, che facilmente passava inosservato. Voleva essere come lui. Sperava che Caspar avrebbe capito e non facesse storie, che reggesse il gioco. Non appena avesse visto la porta aprirsi e il dottor Callahan emergere avrebbe allargato un po' il suo sorriso, fingendo un'aria distaccata, ma gentile. "Salve dottor Callahan, sono David C...ooper, David Cooper, e sono qui per una visita".
    Daniel Callaway

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    Ogni uomo è
    colpevole
    di tutto il bene
    che non ha fatto

    © .isabella.

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    · Professore di magia bianca · Capo dei Defensores·

    Il
    tempo di reazione fu rapido. Le ombre dei mastini scivolarono sul manto erboso della radura attirando l'attenzione di Daniel in un attimo. Fu un fruscio che attirò i suoi sensi quanto il segnale di pericolo che percorse la sua aura. L'allarme lo raggiunse insieme all'istinto di ferocia che percepì vibrargli nello stomaco come una fame crudele e insaziabile. Si voltò molto lentamente, ascoltando con estrema attenzione le parole di William poco più avanti, la sua conoscenza illimitata si rivelò ancora una volta un bene prezioso che probabilmente gli avrebbe salvato il collo. James era dietro di lui, lo vide scattare immediatamente per eseguire gli incanteismi di luce. In quello stesso istante mosse rapidamente le mani per eseguire i sigilli necessari ad attivare la "Lux fidei". L'aura di Pelor avrebbe avvolto prima James e poi successivamente se stesso, così che assistesse i loro incantesimi con la sua energia. Daniel a quel punto espanse la propria aura per avvolgere completamente le tre creature. In quel modo si sarebbe messo in contatto con la loro emotività e avrebbe potuto provare a rasserenarle. Chiuse gli occhi assumento una posizione rigida di meditazione. Dietro le palpebre vedeva le aure delle creature in modo limpido e chiarlo, le loro emozioni avrebbero invaso la sua anima così come le sue avrebbero invaso la loro. Inspirò profondamente ed espirò di conseguenza. Tentò di allontanare ogni paura che le creature lo attaccassero, erano affamate, incattivite e forse anche aizzate contro gli intrusi da qualche incantesimo di manipolazione. Avrebbe tentato dunque anche una diagnosi dell'aura per comprendere se si trattasse di creature generate da negromanti, o se la loro mente fosso offuscata da un qualche tipo di incantesimo. La calma si spanse nel suo petto insieme al ricordo delle sue veleggiate con Caspar, i momenti in cui era stato più sereno. La quiete si spanse dentro di lui e nelle tre creature, salda eppure inoffensiva. Erano solo passanti, sarebbero andati così come erano venuti. Non avevano intenzione di invadere il loro territorio, nè cacciarli.
    Daniel Callaway

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    colpevole
    di tutto il bene
    che non ha fatto

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    Skills utilizzate nel post

    Daniel:
    1) Usa luce di fede x2
    Nome: Luce di fede
    Requisiti: 18 prima lezione corso chierico di supporto
    Descrizione: una luce splendente, chiarissima, circonda colui che riceve questa benedizione, così che qualsiasi incantesimo viene potenziato (+3). Dura un numero di turni stabilito dal d4.
    Nota:
    1) L'incantesimo non riesce se viene castato su maghi con un'aura corrotta, oppure con intenzioni malvagie (come ad esempio uccidere, rubare, ferire un innocente).
    2) L'effetto non si addiziona se viene usato due volte di seguito, ma può addizionarsi al potenziamento eseguito con altri incantesimi, di qualsiasi genere essi siano.
    Formula: lux fidei
    Movimento: sigillo del serpente seguito dal sigillo della tigre

    3) espande l'aura per entrare in contatto con le tre creature
    4) usa empatia animale per calmare le creature
    Nome: Empatia Animale
    Requisiti: CAPACITA' EMPATICHE
    Descrizione: il mago ematico può percepire le emozioni degli animali e trasmettere le proprie. In questo modo è possibile calmare un animale imbufalito, o agitato, o sofferente, trasmettendo emozioni positive.
    Movimento: serve contatto visivo, o fisico, sono sufficienti alcuni minuti di concentrazione, più il mago è esperto ad empatizzare con l'animale, più gli sarà facile. Il tocco e il contatto visivo possono aiutare.

    5) diagnosi dell'aura sulle tre creature
    Nome: Diagnosi dell’aura
    Requisiti: completamento della prima lezione
    Descrizione: Permette di ottenere informazioni su
    - Stato del ki di un mago
    - Dettagli riguardanti un incantesimo castato
    - Il tipo di incantesimo che sta usando un mago, in questo caso si ottiene un bonus +1 sugli incantesimi lanciati per difendersi dall'attacco
    - Malattie magiche, come corruzione del sangue, licantropia, vampirismo, cannibalismo wendigo-derivante.
    Formula: è sufficiente concentrazione, chiudere gli occhi può aiutare in tal senso.



    Bonus del PG/Bonus Razza

    Bonus Spiriti Elementali:

    - Spirito principale: Vers
    Specie: Akhi
    Livello: IV
    Skills:

    I Livello
    Dominus corallii. [non necessita del tiro del dado]
    Tutti gli incantesimi di Corallo ottengono +2 ai tiri per colpire.

    II Livello
    Unione. [non necessita del tiro del dado]
    Gli incantesimi in combo del mago ottengono un bonus di +2.

    III Livello
    Coscienza universale [non necessita del tiro del dado]
    Lo spirito è in grado di mettersi in contatto con ogni altro spirito in un raggio di 15m. Può sapere cosa vede, sente e pensa in quel momento, arrivando così ad avere anche una vaga idea di quello che pensa il mago a cui è connesso.

    IV Livello
    Luminescenza [non necessita del tiro del dado]
    Lo spirito può emettere luce quando si trova al buio e richiamare una scintilla luminosa dagli spiriti a cui era connesso nel Caos Elementale. Se emessa vicino una manifestazione elementale di erba, questa guadagna resistenza. Se sono presenti altri Akhi che usano Luminescenza verranno attratti l'uno verso l'altro per dare inizio alla loro caratteristica danza, chiamata Almrija, che sblocca automaticamente Fioritura. L'Almrija può essere usata una volta ogni tre turni solo se sono presenti almeno 3 Akhi.
    Contenuto del sacchetto di velluto presente nella tasca destra:

    1) 2) Ematite Da un bonus di +3 ai tiri per colpire se stretta durante l'incantesimo (x2) UNA LA HA CEDUTA A JAMES APPENA è ARRIVATO
    3) Giada Se attivata riesce ad emettere un'aura in grado di potenziare gli incantesimi runici nel raggio di 2m (bonus +3).
    4) Lapislazzuli Il mago può vedere chiaramente attraverso questa pietra anche al buio se viene attivata.
    5) Opale Assorbe un incantesimo di magia nera se brandito davanti a sé. Può essere emesso contro l'avversario a proprio piacimento. Causa un malus di -3 agli incantesimi del turno.
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    Lo sconosciuto ti osserva bonario e soddisfatto, come se avessi preso la scelta giusta, eppure in qualche modo ha una posa rigida.
    "Posso darti un lavoro, se vuoi, cerco un paio di braccia per una serie di affari di mio interesse, la paga è buona. In ogni caso, per quel che vale, puzzi meno di altri. Seguimi"
    L'uomo s'incammina verso gli sportelli della metropolitana e devia scendendo una lunga scalinata, attraversa una porta di servizio e dall'altro lato trovate una seconda rampa di scale che scende. Spuntate sulle piattaforme di arrivo dei treni, a quell'ora stranamente non c'è nessuno, in ogni caso la nebbia sembra spandersi anche in quelle zone rendendo difficile scorgere per bene alcun che. L'uomo supera la striscia gialla di protezione e fa un balzo sulal ghiaia che circonda i binari di ferro.
    "Seguimi non aver paura, il prossimo treno arriva tra venti minuti"
    Prosegue come se desse per scontato che tu lo seguirai, cammina a passo relativamente svelto perdendosi nel buio della galleria della metropolitana.
    "Sono qui vienimi dietro"
    In lontananza ci sono delle luci al neon alcune sfarfallano altre sono spente. Il mago fa scorrere la mano lungo la parete sudicia fino a quando non si volta e scompare. C'è infatti una piccola galleria in disuso che si apre dopo una serie di svolte difronte ad una porta di ferro grigia sopra la quale c'è un neon bianco. L'uomo entra come se niente fosse, sulla soglia si volta e ti fa segno con la mano di seguirlo.
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    "A che serve un nome? Non ti sfama" lo sconosciuto ripete le tue parole. "E non hai ragione solo su questo, qui a nessuno importa di te, non ti aiuteranno nè ora, nè in futuro, John. Tempo fa anche io avevo bisogno di una mano, ma me la sono cavata da solo, perchè alle persone non fregava niente di me. E adesso che le cose mi vanno bene di tanto in tanto aiuto chi è nei casini. Conosco un posto qui vicino, dove puoi farti una doccia, rimetterti in sesto, se vuoi seguirmi ti ci porto" . L'uomo rimane in silenzio aspettando una tua risposta
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    «Then someone will say what is lost can never be saved
    Despite all my rage I am still just a rat in a cage
    Tell me I'm the only one, tell me there's no other one
    Jesus was an only son
    And I still believe that I cannot be saved»
    Nik
    24 anni
    Dreadwolf
    Tra tutte le cose che gli piacevano della musica, la capacià di trasmettere ciò che provava era l'aspetto che preferiva. Parlare non era il suo miglior mezzo di comunicazione, spesso lo faceva troppo, con le persone importanti troppo poco. Non era mai riuscito a mettere a parole ciò che si portava dentro, faticando a capire come gli altri potessero riuscire a trovare quelle giuste tra milioni possibili. Non era arrabbiato, non era solamente triste, non era malinconico, nè afflitto. Forse, però, era tutte quelle cose insieme e molte altre ancora. Non ne aveva idea e non sapeva come spiegarlo nemmeno se ci fosse stato qualcuno pronto ad ascoltarlo. Per certi versi il fatto che non ci fosse nessuno era una fortuna. Non aveva mai volontariamente cercato la solitudine, ma trovarcisi in quel periodo era stato un buon modo per non ripensare a quello che era successo. Ayumu, d'altro canto, era comparsa all'improvviso e anche se non le aveva detto niente e apparentemente non lo aveva riconosciuto aveva intuito in qualche modo una cosa importante di lui. Dovette di nuovo costringersi a non sollevare lo sguardo per scorgere il suo viso. Lo manteneva piuttosto piantato sul bordo superiore della fisarmonica, lì dove la luce del sole illuminava la vernice nera lucida. Anche se non voleva guardarla e rischiare così di essere riconosciuto Nik si soffermò sulla sua voce gentile, era morbida e sottile, sembrava vagamente intimidita. Forse come al solito era stato troppo irruento. Si sedette più comodo cercando di dissimulare la sua tensione, si portò una mano al cappello per sistemarlo meglio sui ricci scuri con un gesto che sperava sembrasse naturale. "Grazie..." mormorò piano divagando con lo sguardo sul resto del parco. Quando percpì uno spostamento d'aria e un leggero tonfo sordo al suo fianco si ritrovò sorpreso a guardare una borsa . Non appena Ayumu la seguì Nik rimase a bocca aperta. Gli ci vollero diversi secondi per smettere di fissarla mentre si muoveva per raggiungerlo. Abbassò lo sguardo e con la coda dell'occhio vide che si liberava delle scarpe per poggiare i piedi nudi sull'erba. La spontaneità infantile di quel gesto lo divertì al punto da fargli sfuggire involontariamente un sorriso. Tentò di nasconderlo allontanando lo sguardo e portarlo altrove. "N...Klaus" rispose senza riuscire a trattenere un tono ilare. Abbassò la testa e alla fine annuendo si decise che in fin dei conti non era una cattiva idea insegnarle a suonare. Se fosse rimasta distratta non si sarebbe concentrata su di lui e magari non gli sarebbe venuto in mente che era misteriosamente scomparso dopo il disastro del vecchio di Ardan. "Non preoccuparti, è divertente da usare. Ti aiuterà anche a mettere su un po' di muscoli su quelle brccine secche che ti ritrovi" esagerò volontariamente per stuzzicarla mentre si portava le mani dietro la schiena per aprire la cinghia che teneva salde le bretelle con cui sosteneva lo strumento. Se lo sfilò con movimenti goffi, rischiando persino di dare una gomitata alla ragazza. L'imbarazzo lo costrinse a calare ancora più in basso la visiera del cappello. "Ora ti aiuto a metterlo, aspetta" si alzò in piedi portandosi alle spalle di Ayumu, così da poterle allacciare le bretelle dietro la schiena. Le sistemò meglio sopra le spalle e la lasciò andare solo quando fu sicuro che fosse tutto in ordine. Si inginocchiò mentre era ancora alle sue spalle sedendosi sui talloni degli anfibi che indossava. "Allora prima di tutto devi premere questo pulsante qui a sinistra, si, qui, così la fisarmonica si apre e prende aria" cominciò indicandole il bottone perchè lo vedesse. "Ti faccio vedere le prime note, cioè i primi tasti che devi premere in sequenza" aggiunse "Sai usare il pianoforte? Cioè sai come si usano questi tasti? Alla fine è la stessa cosa, i bottoni a sinistra invece non sono delle note singole sono degli accordi, sono 48" aggiunse indicandoli casualmente. "Ti insegno dopo ad usare questi, ora ti faccio vedere le note, posso? .... insomma, ora...". Puntò meglio le ginocchia sul terreno così che lo reggessero e non rischiasse di cadere mentre allungava una mano per posarla sui tasti. Le mostrò una dopo l'altra le posizioni delle dita senza però che lo strumento emettesse alcun suono. "Capito? Riesci a rifarlo tu".

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    Jesus was an only son
    And I still believe that I cannot be saved»
    Nik
    24 anni
    Dreadwolf
    C'era da dire che l'illuminazione del locale non era ottima, ma quello che si accennò per un attimo sul viso di Cassandra era sembrato proprio un sorriso. Era uno di quelli di circostanza che si impara a sfoggiare da bambini quando ci si presenta a qualcuno e che difficilmente si riescono a trattenere. Cassandra in fin dei conti per conservare la sua aria da dura non doveva sorridere poi molto, o almeno non con i clienti che attaccavano bottone. Nik si sorprese a ricambiare il suo sorriso. Non aveva molte occasioni per sfoggiarne, nè poi tutti questi motivi, così si lasciò liberamente trasportare dal momento. Il calore di una certa riconoscenza gli inondò lo sguardo, che intimidito abbassò sulla sigaretta per prendere un altra boccata di fumo. Anche lui come la barista aveva la sua maschera da mantenere e quella da duro strafottente era particolarmente impegnativa. Alle parole che seguirono mimò un'espressione afflitta decisamente troppo teatrale per passare anche solo per vagamente sincera. Si portò persino una mano al petto, all'altezza del cuore, per dare maggiore impatto drammatico alla sua pantomima. "Così mi spezzi il cuore. Impedire ad un irlandese di cantare..." fece schioccare la lingua sul palato scuotendo la testa bassa in segno di dissenso. Era un crimine, sopratutto in un bar che sprizzava celticità da ogni consunta e sudicia asse di legno. "Lo privi di metà del suo rozzo fascino da ubriacono. Meglio bere per dimenticare" concluse con aria melodrammatica mentre inforcava il boccale di birra per mandare giù un'altra lunga sorsata. Alla fine si passò il dorso della mano per asciugare le labbara. "Sai cosa mi chiedo?" esordì nuovamente avvicinando il filtro stretto tra le dita alle labbra. Lo lasciò andare inspirando profondamente, poi lo recuperò di nuovo. "Che ci fa una texana (perchè sei texana, vero? l'ho capito dall'accento, ho un buon orecchio, sai? Suono anche il pianoforte, se vuoi posso suonare quello mentre sono ubriaco, ne hai uno qui a portata di mano?) cmunque... mi chiedevo che ci fa una texana in un bar irlandese". Picchiettò con le dita sul bancone osservando la donna dall'altro lato del bancone. "Se proprio vuoi fare soldi facili, sai senza complicazioni, ti ci vedrei di più in una bisteccheria, una di quelle con le cucine unte e affumicate, e i tavoli affollati da motociclisti con giacche di pelle e teschi disegnati sulla schiena, con un bel tatuaggio su una spalla a forma di cuore con su scritto "mom"", la descrizione era piuttosto colorita, il Texas e il Montana erano di quei posti che avrebbe voluto visitare e su cui aveva fantasticato parecchio. Ci teneva particolarmente che la ragazza afferrasse la sua descrizione pittoresca, in cui lei svettava con lo stesso fascino e la stessa ferocia della donna armata de la libertà che guida il popolo, solo con un cappello da cowboy in testa. Si premurò così di proseguire, testardamente. "Insomma uno di quei pub in cui potresti insegnare com'è che si cavalca un toro meccanico, hai presente? Quelli finti che piacciono tanto a voi americani, che cercano di disarcionarti tutto il tempo e che ti schiacciano per bene le palle, al punto che dopo ci rimani sterile per tre o quattro mesi". Si beh il caldo aiutava la birra e il whiskey a trovare la strada fino al cervello. Un luogo che era rimasto muto, grigio e deprimente per un mucchio di tempo e che ora si lasciava andare ad un po' di sano svago. E in più a Nik era smepre piaciuto parlare, o meglio straparlare.

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    Trevor
    Bonus post: 35

    Dopo aver ripetuto l'incantesimo della forza d'animo (cd30), utilizzi il camuffamento (cd40: 35+20) per sembrare un barbone che ti riesce alla perfezione (+3 nei tiri diplomazia per convincere gli altri). Anche se i vestiti comunque rimangono quelli che avevi prima, dissonando vagamente con il suo aspetto. Camuffi le tue intenzioni (cd47: 35+20) di modo che nessuno possa utilizzare un incantesimo psichico per capire perchè sei in quella metropolitana. Infine sopprimi l'aura.

    Scendi le scale per arrivare alla stazione della metropolitana (poi mi spieghi come si "recita la parte del barbone", managgia a te che non spieghi per bene), non ci sono molte persone, quelle poche che ti passano davanti non ti prestano molta attenzione anhce quando ti stravacchi a terra. Passano un paio d'ore e la metropolitana rapidamente si svuota. C'è un certo silenzio e le luci iniziano a sfarfallare cupamente. Cala un certo freschetto che non ti aspetteresti in pieno Agosto. nella stazione d'improvviso cala una lebbia leggera, ma sufficiente a distorcere i confini degli oggetti lontani. Una moneta tintinna ai tuoi piedi e un uomo avanza dalla fuligine sempre più densa. E' solo un contorno scuro inizialmente, poi avanza abbastanza da permetterti di riconoscerlo. E' un uomo sulla trentina, relativamente giovane, ti guarda con un'aria pietosa, eppure sul fondo del suo sguardo si può facilmente notare un certo malcelato disgusto.
    "Come ti chiami?"
545 replies since 2/6/2013
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