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.orchidea calarisQuando il mio ginocchio tocca il suo ventre, percepisco di non essere riuscita per davvero a farle del male ed i suoi movimenti ci sbilanciano, facendoci cadere sul terreno, l'una sotto l'altra. La guardo, dal basso, col desiderio di spaccarle la testa a calci, mentre sento la presa del suo corpo opprimere il mio troppo tempo prima che io possa liberarmene. Solo a posteriori mi sono potuta chiedere cosa portasse in quella donna così tanta rabbia da avventarsi contro un'avversaria in un ring. Per me, era liberare qualcosa, quando colpivo un sacco da boxe potevo sfogarmi, ma non era la stessa cosa se ad essere colpita era un'altra persona. Qualcuno che poteva reagire, qualcuno che poteva farsi fin troppo male anche con un solo calcio assestato in faccia. Mi fa male tutto, il corpo trema, le gambe fremono. Il desiderio di fare male fin troppo celato in me riprende a fare capolino nella mia testa. Mi scappa un grido di nervosismo, mentre mi sento oppressa dalla sua presa che, inevitabilmente, mi blocca sul terreno.
Sento il colpo delle sue nocche sulla faccia. Un dolore acuto, lancinante, che mi fa iniziare a gemere di dolore, mentre con la bocca piena di saliva che adesso sa fortemente di sangue. Il dolore aumenta, mentre cerco di divincolarmi dai movimenti della mia avversaria che adesso mi sovrasta totalmente col suo peso. La bocca si riempie di nuovo di sangue e di saliva e questa volta non perdo tempo a sputare sul terreno, quanto più rivolto la faccia nella sua direzione per sputarle in pieno volto per cercare di distrarla dai colpi che sento potrebbero arrivarmi in faccia. La guardo, sentendo il forte dolore alla faccia e spero di averla distratta abbastanza per poter puntare con forza i piedi sul terreno e cercare di issarmi con tutto il suo peso addosso, nel tentativo di liberarmi fortemente. Digrigno i denti, mentre sento qualcosa dentro di me trasformarsi fin troppo repentinamente. Cerco di trattenermi, mentre sento la rabbia ribollire nel dolore del mio corpo e cerco in qualsiasi modo di spostarla indietro col mio peso, cercando in un modo o nell'altro di assestarle un quanto più forte calcio per allontanarla da me il più rapidamente possibile in modo tale da allontanarmela facilmente di dosso.
“You can run on for a long time
Run on for a long time
Run on for a long time
Sooner or later God'll cut you down
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.orchidea calarisNon pensavo che Flow sarebbe venuto veramente all'incontro. Forse perché volevo immaginarmi di vivere quell'evento come il solito incontro anonimo che meritavo di intraprendere, o forse perché l'idea di perdere davanti a lui mi preoccupava più di quanto non volessi ammettere. Era bellissimo però, sapere che finalmente avevo qualcuno con cui condividere anche le botte ed il sangue che mi rendevano tanto viva. Non si direbbe, ma nonostante tutto i miei movimenti non erano dettati da una sorta di rabbia repressa, tanto più dal desiderio di sfogare degli istinti che soltanto negli ultimi tempi facevano capolino nella mia mente. Sapevo cos'ero, ed a poco a poco il mio passato oscuro si faceva forse fin troppo chiaro. Ricordavo quante volte avevo colpito sacchi pieni di sabbia per allenamento immaginando il corpo di Alan Darko inerme davanti a me, consapevole che la mia stessa esistenza era dovuta a lui, ma anche la mia totale solitudine, dato che era stato lui ad uccidere la famiglia di cui avevo inutili ed inesistenti ricordi.
Mi mossi rapidamente, vedendo come il corpo della ragazza contro la quale mi scontravo scivolasse sul terreno mentre la voce di Flow giungeva dalla folla e mi faceva sorridere per una frazione di secondo. La paura negli occhi della mia avversaria, mentre riesce a schivare con facilità il mio colpo. La vedo, adesso, china e pronta a scattare rapida nella mia direzione. Non le vado contro, semplicemente mi limito a scansarmi di lato, per fare in modo di ritrovarmi al suo lato, e vederla tentennare in avanti per colpa del contatto che non è riuscita a raggiungere.Se riesce a scansarsi (la prima azione di Aimee non va in porto)
In questo modo posso evitare la presa che prova ad agguantare la parte inferiore del mio corpo, sono in posizione di vantaggio, sono distaccata dai suoi movimenti e lei sembra essere visibilmente in disequilibrio. Provo quindi cercando di colpirla lateralmente con un calcio con l'intera pianta del piede in modo tale da farle perdere ulteriormente l'equilibrio verso il basso. Macino la distanza che ci separa in pochi passi, iniziando a colpirla con la punta del piede, diretta, alla bocca dello stomaco.Se non riesce a scansarsi (la prima azione di Aimee va in porto)
Sento le sue mani stringersi intorno al mio busto, il suo corpo che mi spinge indietro, posso sentire la sua testa premere contro il mio petto. Pianto con forza i piedi sul terreno, per evitare di mancare nell'equilibrio, facendo in modo di contrastare i movimenti della cosìddetta Bomba Sexy - che poi, ero quasi sicura di essere alla stessa altezza, in fatto di sensualità, non sono le cosce lunghe a fare sensuale una donna! - per rimanere in equilibrio. Avrei quindi fatto perno su un solo piede, per provare ad alzare l'altra gamba per colpirla con una ginocchiata in pieno ventre e fare in modo di vederle perdere la presa contro il mio busto. Una volta sentita allentarsi, avrei piegato il gomito per piantare un colpo quanto più forte possibile contro la schiena, per farla definitivamente cadere sul terreno.
“You can run on for a long time
Run on for a long time
Run on for a long time
Sooner or later God'll cut you down
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.orchidea calarisIniziai a camminare con lentezza all'interno del Felix Felicis sentendo su di me gli sguardi che già conoscevo. Volevano vedermi combattere, erano tutti lì ad assistere al momento più rozzo e basso dell'essere umano. Nonostante tutto, però, mi piaceva sentire quegli occhi intorno a me bearsi dei movimenti miei e della mia sfidante. Lasciai che le mani scivolassero a toccare il bordo del ring mentre la folla si faceva forte e gracchiante intorno al nostro palcoscenico. Quando salii sul ring attesi che la mia sfidante facesse lo stesso. Sul perché davanti a me ci fosse una così semplice ragazza, invece, facevo fatica a rispondere. Nonostante tutto, i miei occhi si voltarono in direzione della folla, prima di sentire le parole di David che anche stavolta faceva le veci di Ezra. Mossi la testa, lasciando scricchiolare il collo e pochi istanti dopo la spina dorsale, lasciando che lo sguardo si muovesse rapido tra a gente alla ricerca di qualcosa: a quanto pare le scommesse vertevano di più sulla mia sfidante, quindi non potevo fare altro che dare del mio meglio - o quanto meno, provarci - "Questa storia del Puffo deve finire. Abbiamo un nickname da cambiare, assolutamente!" Bofonchiai, mentre le parole di David ci introducevano con placida foga all'incontro. Di quegli incontri spesso non sentivo la gloria, o il desiderio di vittoria a spingermi nel movimento e nei colpi, ma tanto più il desiderio di liberare qualcosa che in me si celava più profondo. Mi avvicinai, facendo qualche passo lento, per poi scattare nella sua direzione nel tentativo di colpirla con una spallata, in modo tale da colpirla con forza, o al massimo, farla tentennare. Successivamente, avrei scivolato con una gamba fra le sue, per allargarla verso l'esterno per fare in modo di farle perdere l'equilibrio. L'ultimo movimento, poco dopo - qualora fosse caduta - sarebbe stato colpirla con un calcio sul ventre.
“You can run on for a long time
Run on for a long time
Run on for a long time
Sooner or later God'll cut you down -
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.SPOILER (clicca per visualizzare)once a puffo, forever a puffo, povera Orchidea
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.Chandra Xavier
Auf Der Heyde
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single
teacher -
.Victor Ledrec - 26 - OCD -♔▷Pieces"Una merda" bofonchio alzando lo sguardo in direzione di quella Jordana Romanoff, Jordana Romanoff, quella che continuava a chiedermi di chiamarla Dana, ma che io non riuscivo a non chiamare se non con nome e cognome.
Nome e cognome.
Nome e cognome.
Jordana Romanoff.
Scossi la testa, portando piano il mento prima di roteare indietro gli occhi come a voler guardare io stesso i movimenti del mio cervello, come pulsasse nella mia testa in seguito al fastidio che mi provocava. Lasciai cadere la mano lungo la scrivania, tremante, infastidita e dolorante, consapevole del tremore che ormai non nascondevo. Gli occhi mi facevano male, ma mai quanto i lividi sul corpo. Ero arrivato lì dentro con ossa rotte e l'unico desiderio di addormentarmi con della morfina giustificata in corpo, mesi fa, eppure nel momento in cui Doc, ovvero il dottor Merez mi aveva scaraventato in psichiatria ero sicuro che non sarebbe andata liscia. La mia mente vagava da un pensiero all'altro, come se nel frattempo potessi fare e non fare continuamente qualsiasi cosa. Era da molto che non ci vedevamo, ma non mi sembrava che le fossi mancato.
Era una frase di routine.
E' da molto che non ci vediam.
Mesi, settimane, giorni, minuti, ore, secondi.
No, prima le ore e poi i minuti ed i secondi. Era passata una settimana, non un mese. Era un mercoledì, che mi ero fatto vedere lì dopo qualche mese, qualche anno, no, non erano anni che stavo in America, e non erano tanti mesi che andavo da lei.
Mi piaceva chiacchierare con lei. Jordana Romanoff.
"Non so neanche perché sono qui. Mi prescrive delle medicine per il mal di testa? Ho il cervello che scoppia."Code by Northern;Light~ Find your own in Wonderland. -
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