Votes taken by Patrizia.

  1. .
    princess - valkyria
    24 y.o.
    Lo sente come i propri respiri si siano già regolarizzati e non lo sa se sia normale, non sa altro che ciò che i suoi istinti le richiedono e che le permettono di guardare un po' oltre un orizzonte in tempesta. Sa che la presenza di Dėlïshk sa tranquillizzarla anche nell'aver portato con sé inevitabili e malvagie notizie, sa che sarebbe diverso, se lui non fosse lì, ma soprattutto che sarebbe diverso se non ci restasse. Perché è più facile incurvare le labbra in un sorriso speranzoso nel saperlo vicino, nel saperlo accanto a lei ancora per giorni che non importa quanti siano, ma che esistano e che siano condivisi. Forse ci spera di potergli offrire un rifugio che in qualche modo gli doni la casa che gli manca, lei che ha sempre vissuto al sicuro di muri tra cui scorre un affetto più efficace di qualunque barriera ed arma forgiata allo scopo di cacciare i pericoli. Pensa che non potrebbero esisterne, di pericoli, in una vera casa, e così non ne esisteranno neanche per lui in un futuro di cui non importa l'entità ma solo la presenza. Perché anche nel non considerarsi un'ottima guida lo sa come nascondersi da domande che non dovrebbero essere poste e pericoli così diversi da quelli che molti umani conoscono, lo sa come non dare nell'occhio senza compiere sacrifici che non vuole far pesare sulle spalle di nessuno, tanto meno su quelle di Dėlïshk. «Non ti preoccupare, sarà solo per breve tempo, poi sarai libero di sfogarti e ricevere tutte le attenzioni che vorrai.» E lo sa con un sorriso sincero quanto sia importante, quanto sia difficile contenersi in un posto nuovo per chi tra i posti nuovi ci è vissuto nel trovarci la propria normalità. La ricorda l'euforia di Callie ad ogni scoperta, ad ogni paesaggio che sembrava sempre più sorprendente dell'ultimo visitato, ed è qualcosa di cui vorrebbe non doverlo privare, neanche per quei primi istanti di permanenza. Ci sono cose di cui ha scoperto l'importanza anche senza doversi sforzare davvero per capirla, ci sono cose che sono importanti e basta, così tanto da renderlo semplice perfino per chi non comprende davvero da dove derivino. «Ok, Eså.» Sa tenerselo appena sulle labbra con un sorriso, come a saggiarne quel nuovo sapore che si sa già di poter apprezzare. «Appena avrò finito ti porterò a vedere qualcosa, promesso.»
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  2. .
    jackals
    18 y.o.
    C'è un sorriso che si apre sulle sue labbra mentre annuisce, mentre accetta un futuro così prossimo da fargli godere ogni istante che li accompagnerà fino a perdersi di nuovo, fino a ritrovarsi ancora e ancora sui loro stessi corpi. C'è un sorriso che viene presto soffocato in un bacio e in movimenti rapidi, quasi impazienti, perché sono momenti in cui sa vivere ogni istante ma anche ogni desiderio con la testa già proiettata oltre, tra sensazioni diverse ma che sanno ridursi sempre allo stesso soffocante bisogno che prova per lei, per loro, per pensieri mai conosciuti prima e brividi che gli percorrono la pelle facendolo sentire più vivo di quanto potrebbe mai aspettarsi. Lo è così tanto con Abigail, lo è nel riscoprire desideri da cui non pensava di potersi lasciar toccare, bisogni che esistono in una normalità sorprendente e anche in tutte quelle situazioni che sanno vivere solo loro, rendendole sempre così diverse da tutto il resto. E sa sempre assecondare tutto, ogni necessità che si infila tra dettagli e spazi che vorrebbe sempre colmare. Sa assecondare il bisogno di stringerle ancora le sue dita, anche quando non c'è più una macchina a coprirli dal mondo ma solo un buio in cui scivolare fino a casa, a quella che sa essere davvero una casa solo perché ci si trovano loro, alla ricerca dell'ennesimo rifugio. E lo sa che non ha bisogno di una qualsiasi droga per non trattenere più nulla e lasciar fluire liberi pensieri ed istinti, lo sa che è solo un modo per avere di più, sempre di più, per saziare una fame che tra di loro è costante. Ma non trattiene neanche parole che nascono e muoiono in un infinito di verità e che forse lo fanno sentire un po' stupido, ma che sono semplicemente così giuste.
    «Tu puoi fare sempre quello che vuoi con me, Abby.» Non si è mai chiesto se siano giuste davvero, se lo siano anche per leggi più grandi di quelle che hanno deciso di scrivere loro stessi ma che adesso non importano, così come non importa tutto ciò che lo spinge a stringerla di nuovo, aderendo alla sua schiena mentre le braccia le circondano il ventre e il petto. Non importa un egoismo che, lo sa, è ovunque, non importa una paura che così spesso lo avvolge fino a lasciarlo senza fiato e che ora sfuma rapida come un ricordo lontano. Perché non è reale il timore che prova nel vederla vicina ad altri che non la conoscono, non così, ma sa diventare asfissiante l'idea che altri possano sfiorarla e vedere questo stesso desiderio riflesso nei suoi occhi.
    «E di questo sono veramente geloso.»
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  3. .
    princess - valkyria
    24 y.o.
    Ci sono abitudini che dovrebbero cancellarle il sorriso dal volto anche nel sembrare così dolci, così giuste, così facili da ricordare e da rivedere in un passato che non sa abbandonarla mai, ma solo stringerle la mano per accompagnarla in ogni passo. Perché lo sente permeare l'aria l'odore dei pancake e lo sa in quali mattine Madeleine si ritaglia del tempo per lasciare ai propri pensieri il potere di invaderla, travolgerla e spazzare via infinite certezze. Ma allo stesso modo sa quanto la sua sola presenza può fare in momenti come quello, anche se si è presa dieci minuti in più per svegliarsi e per lasciarle lo spazio di cui forse ha bisogno, solo per poi raggiungerla con un sorriso ancora più dolce. E' successo così spesso che lo sa già che quando gusterà i pancake non ci sarà più spazio per pensieri pesanti e sorrisi tristi, ma solo per l'incoraggiamento che si sanno dare giorno dopo giorno anche nel risolvere i drammi che per l'altra sembrano le tragedie di una vita intera. Non lo sono mai, non quelle che richiedono i pancake almeno, ma anche se lo fossero saprebbero comunque come affrontarle, insieme. Così sa entrare in cucina con quel sorriso dolce che non ha bisogno di prepararsi sul volto ancora leggermente stanco, con uno sguardo che sa cercarla senza ancora porre domande, semplicemente per farle avvertire una presenza che c'è ed è solida, come lo è sempre stata. «Con tutti questi pensieri mi farai ingrassare, sai che non resisto ai pancake.» Ma sa raggiungerla anche tra scherzi che non vogliono mai mettere in dubbio le sue insicurezze, ma solo regalarle un appoggio su cui provare a conoscere la sua medesima spensieratezza. La abbraccia delicatamente aderendo alla sua schiena, alzandosi sulle punte per raggiungerle una guancia oltre alle spalle per poi prendere posto sulla sedia più vicina. «Dimmi almeno che riguardano un bel principe azzurro.»
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  4. .
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    jackals
    23 y.o.
    Forse una parte di me lo sa che ci sono correnti fredde a spingere i miei pensieri in una sola direzione, su un percorso che sappiamo odiare così tanto perché ci allontana e non sa fare altro, perché ci impone una sola verità che è la distanza che dovremo sopportare per giorni e anni. Una parte di me lo sa che dopo aver scalato l'euforia fino alla sua vetta più alta in una sola notte, esistono solo dirupi nella mattina seguente e scarpate da cui cadere per tornare ad una realtà che è più scura di quanto possiamo averla mai vista, che sembra così piena di ombre, di negatività, da farci desiderare solo la quiete e un silenzio che stringendoci sappiamo colorare a nostro piacimento. Ma è nel silenzio che so sentire questi suoni così forti, assordanti, è nel silenzio che diventa impossibile allontanare questi pensieri, perché sono qui assieme a noi, sono così vicini e così capaci di permeare l'aria da non potermene sbarazzare. Perché ci sono anche se al tuo corpo mi ci stringo con così tanta disperazione da arrossarti la pelle e se so lasciarmi inebriare dal tuo odore nello spingermi con il volto ancora più a fondo in questo abbraccio che non so sciogliere, non per qualche altro secondo che le nostre infinite promesse me le ricordi una ad una. «Mh, restiamo fino a domani allora.» E' ancora un sussurro stanco a sfiorarti la pelle e a cercare di non essere troppo pesante, di non lasciare troppo il segno in questo momento che è ancora nostro e che non so evitare di prendermi, stretta dopo stretta e anche nell'allontanare appena il viso per guardarti di nuovo con occhi tristi, o forse solo socchiusi dal sonno, per annuire appena perché forse non le ho le forze di fare altro. Non vorrei essere triste anche se è una sensazione che sento spingere nello sterno ogni volta che espiro, che mi si ferma in gola in un pianto che non esiste perché so soffocarlo nello stringere qualcosa che c'è e da cui ancora non so separarmi, mai, nemmeno quando mi allontano appena per afferrare un pacchetto di sigarette e le dita dell'altra mano cercano ancora le tue, sempre le tue, come se potessero ricordarmi dove torneremo a distanza di secondi o anche di anni. «Tie', però ora non me voglio sveglia'.» So accennarla l'ombra di un sorriso prima di spingermi ancora contro di te e trovare spazio tra le tue braccia per muscoli stanchi e una testa pesante che appoggio al tuo petto senza trattenerla, senza trattenere più niente di quello che sbuffo tra sussurri deboli insieme al fumo di una sigaretta. «Non voglio che vai via, Marcus.»
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  5. .
    princess - valkyria
    24 y.o.
    Ha imparato nel tempo a non imporre mai la propria gentilezza, in nessuna delle forme che essa ben conosce. Ha imparato ad offrire ospitalità senza apparire invadente e ad essere generosa senza pretendere una risposta affermativa, ma offrendo comunque ogni cosa anche in vista di un rifiuto, ha imparato a trattare oggetti e persone come se fossero ricoperti di una patina di cristallo così facile da far vibrare, da distruggere, e così ha compreso come anche gli atti di bontà avessero un peso, una frequenza capace di far crepare quelle barriere, una forza che è costretta a contenere fino a quando non riceve una risposta che, se affermativa, sa scatenare in lei una familiare euforia. E anche se c'è così tanto altro a trattenerla e a far sprofondare i suoi occhi verso fondali su cui la gioia non sa posarsi, c'è un sorriso che cerca di restare allegro ad incurvarle le labbra e ad incastrare affetto denso quanto il miele nelle fossette agli angoli della sua bocca. Perché da qualche parte in lei esiste un bisogno che spinge più delle abitudini e le chiede di farlo restare, di tenere Dėlïshk al suo fianco per altri istanti che siano giusti quanto questo, giusti per lei che avverte la necessità di quel calore che poco prima la ha stretta con naturalezza tra le sue braccia e giusti per lui che avrà bisogno di una casa, di una guida, anche se temporanei.
    «Sono felice che resti.» Lo è davvero, anche con rimasugli di lacrime a disegnare buffe forme sulle sue guance senza che possa importarle e con le dita ancora strette attorno ad un bracciale da cui non saprà separarsi perché simbolo di un legame che non sarà mai infranto. Perché Calien sa ancora essere in quell'oggetto e in tutto il resto, anche in questa nuova gratitudine che forse non nasce da lei, ma che porta il suo nome scritto in ogni gesto e in ogni sorriso che lotta per distendersi.
    «L'importante è che eviti di attirare l'attenzione finché non troviamo un modo per farti sembrare in regola. Ma non ci saranno problemi per questo.» Perché ha imparato a confondersi con quelle folle che prima tanto riuscivano a spaventarla e ora conosce infiniti modi per accompagnarlo per le strade senza dover essere letteralmente assalita. E sa già dove potrà cercare se un desiderio di Dėlïshk dovesse essere quello di mimetizzarsi a tal punto da essere parte integrante del caos di questa città o di qualunque altra.
    «Vieni, andiamo di sopra, ti faccio vedere le camere. E dovrei anche farti conoscere mia sorella appena rientra, ma prima vorrei... bhe, parlarle qualche minuto. Lei conosceva Calien, così come io conosco te.»
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  6. .
    jackals
    28 y.o.
    Non pensa di aver avuto molti amici durante la propria vita, quello che ha cercato sempre sono stati dei complici, persone che condividessero con lui qualche sfortuna o la visione pessimistica capace di adattarsi ad un mondo ingiusto. Ha sempre cercato individui che gli assomigliassero, che non cercassero di strappargli qualcosa dal petto ma che semplicemente riflettessero in qualche modo la sua figura su un'altra superficie per farlo sentire meno perso, meno solo. La verità è che non ha mai avuto bisogno di nessuna di queste persone, che se ne è circondato rimanendo comunque vuoto, fino a che alcuni non hanno compiuto davvero un passo nella sua direzione per provare ad essere più che semplici ombre ed illusioni. Non ha mai saputo compiere quel passo per primo, forse non ha semplicemente voluto farlo per non inciampare nell'ennesima delusione, ma la sente adesso una forza premergli nel petto, quella forza che sa mancargli in ogni momento e che forse lo rende una persona più umana, meno codarda, meno sola. Perché sa rendersi conto di quanto poco abbia bisogno di capirla, di capire le ragioni di Vivianne e i motivi per cui le sue lacrime si sciolgono sulle sue guance in modo così disperato. Sa desiderare di farle smettere anche senza guardare in faccia segreti e incomprensioni, sa sperare in un futuro in cui non dovrà più vedersi così, così sbagliata, nell'unico modo in cui forse potrebbe assomigliargli. Ed è una persona così diversa, è una presenza su cui non desidera vedere la propria immagine riflessa ma solo quella stessa luce incerta che le è brillata negli occhi dal primo giorno in cui la ha casualmente incontrata. E' quella che sa importargli, anche senza che se ne sia mai reso conto, è quella che gli preme di far sopravvivere quando il buio li ha già raggiunti e sa essere così invadente, così minaccioso.
    «Vivi sei tu. Questa sei tu, non importa se sembri diversa.» Si preoccupa solo di buttare il mozzicone di una sigaretta ormai consumata a terra prima di stringerle le spalle con entrambe le mani, con una forza che non pensa di avere ma che si sforza di spingerle addosso tramite uno sguardo che tenta di farsi strada così, con tutta la convinzione che non ha mai posseduto ma che cerca su questa nuova via.
    «Io lo so che sei tu. E tuo padre saprà che sei tu.» E se è quello che le importa sa diventare necessario anche per lui adesso, tra parole che semplicemente fluiscono e non trovano modo di arrestarsi, non quando non esistono solo per lui ma per qualcosa di più grande.
    «E se tuo padre è così importante per te, saprete conoscervi di nuovo. E' solo... presto, adesso.»
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  7. .
    student
    17 y.o.
    Ci sono respiri che sanno di libertà anche nel non sapersi mai chiedere come sia possibile, esistono semplicemente e le fanno sparire tutte quelle barriere di filo spinato che invece intravede in così tante altre ore, in così tante situazioni da poterne avvertire la nausea e in tutte quelle costrizioni che lo minacciano di sentirsi ancora asfissiato, vittima di una claustrofobia senza cause visibili. E li sa riconoscere così bene quei momenti in cui invece i polmoni sono liberi di prendere tutta l'aria che desiderano, quella di cui hanno bisogno e forse ancora, altra in più. Li sa rivedere tutti nel volto di Kali, pochi in qualche altro momento di una vita piuttosto monotona che cerca sempre di spingere verso l'alto con sforzi che inevitabilmente lo fanno sprofondare un po' di più in quello stesso fango da cui desidera scappare. Kali è una costante, è come acqua gelida su escoriazioni a cui vorrebbe dirsi abituato, ma che ancora bruciano quando si trova nel silenzio o tra suoni troppo assordanti. Ma con lei no, lei sembra conoscere il volume perfetto per non fargli tremare i timpani e per non lasciarli credere sopraffatti da un oblio da cui si fa spaventare così tanto. E lo sa, alla fine, che è grazie a lei che sa sopportare tutto il resto, in una delle poche certezze che non ha mai saputo nascondere a sé stesso né agli altri.
    «Farti annegare? E poi come lo sopporto questo posto?» Ci sono verità che semplicemente sanno rimanere a galla su acque troppo torbide i cui fondali attirano tutto il resto, tutto ciò che si rifiuta di vedere per la paura di sentirlo poi scivolare lontano dalle proprie dita. Ma questo, questa complicità che si scambiano tra sorrisi un po' impacciati e tanto rapidi, non sa davvero temerlo. Ed esattamente così sa sorriderle un'altra volta, girandosi in fretta per tentare di lanciare lontano il tappo di una bottiglia che forse non finiranno, ma che adesso sembra la loro promessa più vicina. Ne prende un sorso che sa sembrare disperato anche se non vorrebbe, prima di passargliela e perdere un istante di troppo sui suoi lineamenti, perché a volte è solo difficile farne a meno, perché sono cresciuti così vicini da saper bene come rifiutare ogni distanza che invece, in continuazione, si impongono. Ma è normale, è tutto normale perché se non lo fosse saprebbe essere un problema anche quello, anche quell'unica libertà che si concedono lontani da tutti nel passarsi una semplice bottiglia il cui sapore storce a entrambi le labbra. E sa prenderne ancora qualche sorso di forza prima di raggiungere il sasso più basso e sapere già fin dove vuole arrivare, dove forse i suoi pensieri sapranno alleggerirsi appena e non farlo sentire più così pesante, così costretto, così costantemente a disagio.
    «Buttiamoci adesso. Poi avremo così freddo che ci toccherà berla tutta e magari domani stiamo pure male. Ma io voglio fare il salto.»
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  8. .
    millie tobin aalina holstein
    princess - valkyria
    24 y.o.
    Tra tutte le costrizioni che le sono state imposte e che da sola si è costruita intorno ha sempre lasciato lo spiraglio per una boccata d'aria come questa. Ha sempre, fin da bambina, cercato di dare spazio ad una fantasia che non conosceva barriere e che crescendo non ha fatto altro che espandersi fino a richiedere intere strade capaci di districarsi tra infinite rocce. E nel silenzio se le è prese quelle piccole libertà, l'una dopo l'altra e senza mai cadere in una peccaminosa esagerazione, si è presa qualche piccola vittoria per togliersi semplici sfizi, così come qualche permesso che fosse invece più profondo, più importante. Ma una vita normale, una risata normale, la prospettiva di una serata perfettamente normale sono sempre state il suo più frequente capriccio. Lo ha fatto così spesso con Madeleine, rinunciando agli agi di una principessa per vivere semplicemente qualcosa che fosse loro, più intimo, più dinamico, così come lo ha fatto spesso anche da sola e con un volto che le sa assomigliare così tanto, in tutto se non nella mancanza di una corona che adesso, lontana, non sa affatto pesare. Non sa farlo perché sono così spontanee e leggere le risate che gli incurvano le labbra e le fanno socchiudere gli occhi, perché è semplicemente divertente vedere Ray giocare in quel modo mentre cerca di ricordarsi ogni aggiunta che hanno scelto di fare al suo solito ordine. «Sono riuscita ad ordinare tutto senza sembrare completamente svitata.» Perciò lo alza anche lei un pollice verso l'alto in segno di vittoria, con lo sguardo acceso dalle luci di una nuova complicità che ha saputo infiltrarsi così bene in ogni spiraglio che ha lasciato aperto. Sa chiederselo se siano tutti così, così semplici, così piacevoli, da non doversi più fare paranoie su una posizione di normalità che non ha mai pensato veramente di poter occupare. Ma non le importa, adesso, non le importa di altri che di Ray e di un'aria che sa farsi sempre più tiepida per metterla finalmente a suo agio.
    «Se posso essere sincera, adoro Sherlock ma le regole del delitto perfetto è la serie tv migliore.» Lo ha sempre sostenuto, infinite volte, obbligando perfino Madeleine a guardarla con lei per la propria quarta volta, perché sa esserci sempre un dettaglio che si potrebbe perdere e un nuovo particolare per cui emozionarsi e lei lo sa bene.
    «Ti direi che mi sembra di averti sentito parlare russo, ma la verità è che il russo lo capisco meglio di così. Gobscosa C'è una risata sottile a mangiarsi quell'ultima parola, una risata che non teme di farsi strada su per la sua gola e di espandersi in questa stanza che sa sembrarle più calda adesso. «Immagino che si senta dall'accento ma non sono americana. Sono però una grande fan di qualsiasi dolce esistente e quindi accetto, ad occhi chiusi, io ti aiuterò a studiare e tu mi farai scoprire queste... meraviglie?» E' con un sorriso vittorioso che prende posto sulla sua nuova sedia, quella tanto faticosamente recuperata dall'altro angolo della stanza da un buffo Ray, prima di sfregarsi le mani sulle cosce e controllare l'orario dal display del proprio cellulare. «Dai, vediamo qualcosa prima che arrivino i nachos e le tue innumerevoli birre. Io ne reggo al massimo due. Cosa stavi studiando?»
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  9. .
    princess - valkyria
    24 y.o.
    Se anche potesse esistere un momento in cui far vivere solo le proprie sensazioni, solo i pensieri che la riguardano così direttamente da scavare nuovi solchi su una pelle perfetta quanto il marmo più pregiato, si rifiuterebbe di viverci dentro. Perché non è abituata a una solitudine insopportabile nella sua testa, non vuole essere l'unica protagonista di una storia quando ci sono pagine ricoperte di lacrime a scorrere l'una dopo l'altra, così come non sa farlo quando ogni suo sorriso è sempre condiviso con qualcuno, quando ogni sua preoccupazione sa investire così tante persone e mai solo lei. Questo istante non è diverso anche nell'esserlo da tutto ciò che conosce, da sembrare così lontano anche se lo sente premere dentro i polmoni che forse così tanta fatica per respirare non la hanno fatta mai. Ma non è solo suo, non potrebbe esserlo quando già sa quante lacrime saprà versare ancora e in altri momenti, poggiandosi fedelmente alla spalla di Madeleine, non è solo suo e per questo non può riempirsi del suo solo dispiacere. C'è anche altro, c'è un'anima così affine ai viaggi ma incapace di trovare un rifugio che sia vero, una figura che le sembra così persa anche nell'avere sempre una risposta pronta e che sa smuovere infinite preoccupazioni anche se non vorrebbe, non vorrebbe metterlo a disagio o farlo pensare più di quanto sia strettamente necessario. Eppure ci sono domande che non trattiene e un sorriso che dolce si distende su labbra incerte, che illumina appena anche uno sguardo ancora così triste. «Almeno su questa dimensione, se avrai bisogno di una mano potrei dartela volentieri.» Sa essere una certezza così sincera, istintiva, che non si preoccupa di nasconderla tra parole più caute o cortesi. Perché a costo di apparire invadente, lo sa con quanto ardore desidera ricambiare un gesto che le è apparso enorme in ogni suo sforzo e più nobile istinto. Ed è semplicemente naturale pensare di aiutarlo, farlo senza sforzare proposte che nascono sincere e senza alcuna spinta. «Senza che tu ti senta obbligato, abito qui con mia sorella e abbiamo cinque stanze vuote. Potresti restare un po'. Oppure sono diventata un'ottima guida della città, se dovesse servirtene una.» Esiste un po' di speranza capace di illuminare il suo sguardo, di farsi strada tra dolori e preoccupazioni che non sanno mai lasciarla davvero, ma che nemmeno la appesantiscono fino a costringerla contro il suolo. Perché sa preoccuparsi così istintivamente per lui e di lui, di chi non dovrebbe nemmeno potersi trovare lì con lei ma che ci sta così bene, che sembra essere così giusto, da non volersene privare per neanche un istante che più di molti altri potrebbe assumere le forme di un vuoto insopportabile. E non è mai stata brava a tenere con sé le persone, a dar loro una casa o qualcosa da condividere, ma sembra semplicemente facile donare a Dėlïshk il suo sorriso più accogliente, quello privo di qualsiasi incertezza e che semplicemente cresce, si srotola sul suo viso per regalargli l'appiglio di qualche secondo in cui respirare. Perché ancora una volta sa dirsi commossa da gesti che non si sarebbe aspettata, non da chi le è stato vicino in modi diversi da quelli a cui è abituata, sa guardare un oggetto e riconoscerlo come simbolo di una storia così grande da non poter essere dimenticata. «Me lo ricordo così bene. E' bello... davvero. E' bello averlo.» Anche se sa vacillare un attimo prima di accettarlo, di stringere qualcosa che sia di Calien per la prima volta e anche l'ultima. Ma sa farlo e vederlo brillare tra così tante importanze, prima tra tutte quella di un ricordo tangibile che non sappia mai zittirsi come ha fatto tutto il resto. «Grazie.»
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  10. .
    princess - valkyria
    24 y.o.
    E' incredibilmente facile lasciare che muscoli perennemente carichi di euforia si distendano per trovare riposo, lo è quando ci sono braccia che sanno così tanto di casa ad accoglierla, lo è quando ci sono infinite promesse a riempire giorni di un futuro che è finalmente vicino e non più solo un sogno. Non è mai stata brava a quietarsi, ad accontentarsi e rimandare ciò che conosce di eccitante al giorno dopo, ma con Madeleine al suo fianco sa farlo, con sua sorella che non sarà più una presenza temporanea, per qualche giorno, ma di nuovo il punto fisso a cui è stata abituata per così tanti anni, quasi ogni anno della sua vita. E ora sono di nuovo insieme, ora può rimandare qualcosa al giorno successivo senza temere di perdere un'occasione, perché hanno un'altra vita insieme che si snoda davanti agli occhi e permea ogni muro di una casa perfetta. E così sa essere calma, sa sorridere contro la sua pelle e alzarsi pigramente per farsi sfilare a sua volta il vestito, ora che stare a casa sembra la prospettiva più dolce che possano avere. E sa eccitarla anche questa serata, a suo modo, come potrebbe farlo con una bambina che per mesi e anni ha aspettato un affetto che solo ora può ricevere nella sua dolce completezza. Così sorride, semplicemente, quando ogni parola sa di promesse così facili da mantenere perché loro, così vere perché sincere fino a dentro un sangue che gemello a quello di Madeleine conosce solo verità brucianti quanto quelle che si pronunciano da che ne hanno memoria. Sa metterci tutta la gioia che prova in un sorriso così semplice, un po' stanco, sa metterci un affetto senza confini che infantile la spinge ancora tra parole pronunciate mille volte, ma sempre così vere. «Ho aspettato solo questo per molti anni e ora lo so, che è qui che devo stare. Mi sei mancata così tanto.»
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  11. .
    princess - valkyria
    24 y.o.
    Ci sono storie che sanno essere così lontane dalle favole che è abituata ad ascoltare, quelle che compongono il suo passato e che spesso si è trovata ad immaginare di poter incastrare in un futuro perfetto e non poi così lontano. Lo sa di avere binari da cui non potrà scostarsi ma ha imparato, con il tempo, a riempirne il paesaggio adiacente con visuali mozzafiato create dalla sua immaginazione o da quella degli altri. Perché non ogni costrizione sa essere buia e obbligata, non ogni dovere sa essere dritto e rigido, privato di un piacere che invece sa far insinuare ovunque e nelle piccole cose. Le storie di Ethan sanno sposarsi così perfettamente con i paesaggi che ammira, sanno regalarle l'avventura da cui raramente si è potuta lasciar investire, ma mai senza una purezza che ancora, a volte, si sorprende di veder brillare nei suoi occhi così sinceri. Perché è facile, per lei, avere buone intenzioni, ma sa essere più forte l'altruismo che come una scintilla prende fuoco nei corpi di chi, spesso, non ha avuto tutto ciò su cui Aalina può contare. «Non mi sorprende, sai, con mia sorella diciamo sempre che sono le pietre a sceglierci e non il contrario.» Ma è solo un commento buffo, un modo per sentirsi vicina a ciò che di più lontano da lei dovrebbe esistere e per far apparire un sorriso che non sia solo carico di dolcezza ma anche complice, in un modo che solo lei ed Ethan conoscono. Perché per loro è sempre stato facile trovare somiglianze anche in vite così diverse, trovare un armonia in questo legame che potrebbe sembrare assurdo, ma che da entrambi parte con così tanta sincerità da non poter davvero essere reciso, da non trovare nemmeno ostacoli su un cammino che risulta sempre perfettamente battuto per ospitare i loro passi. E sa ascoltarlo rapita, affascinata, perché è sempre un po' più facile sentire le storie pronunciate da una voce vicina, una familiare, una che saprebbe farla credere in ogni dettaglio e non pentirsi mai di averlo fatto. «E' meraviglioso. Vorrei avere il tempo di studiare ogni branca della magia ovviamente, ma come al solito mi faccio prendere dall'entusiasmo e di Elementale devo già fare il doppio delle ore!» Ma non sa essere un lamento, non quando esiste una magia capace di esprimere ogni sua sensazione e trasformarla in ciò che la circonda, così come lei vuole, senza alcuna regola che non sia stata scelta da lei. «Ma potresti aiutarmi in Psicocinesi ora che ci penso, a volte mi sento un po' un'imbranata.»
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  12. .
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    jackals
    23 y.o.
    Non lo so se faccio bene, Marcus. A volte so semplicemente domandarmelo per un istante prima di scacciare via ogni pensiero a riguardo, prima di rifiutarmi di far insinuare questa mancanza in spiragli che non vorrei esistessero prima ancora che effettivamente accada nelle nostre vite. Perché la verità è che non dovrò rinunciare solo ad un abitudine ma a tutto ciò che ci siamo scritti così a fondo sotto la pelle e in fondo all'anima, la verità è che già so di come saprà solo spezzarmi un vuoto che non dovrebbe esistere e che non sarò forte abbastanza da sostenere. Lo sai quanto può pesare, il vuoto? Infinitamente, immagino, perché è così immenso quello che sento premere al di là di barriere che ancora mi sforzo di tenere salde e in piedi, perché so quasi sentirne il fantasma addosso anche se non dovrei, non vorrei, perché questa paura non è diversa da un segreto che mi macchia fino all'anima. Ed è per questo che respingo sempre via tutto, ogni pensiero, ogni idea, perché è quello che faccio con tutti quei timori che non dovrebbero sfiorarmi. A volte so pensarci così intensamente al contrario di questa paura che, semplicemente, sparisce. Ma a volte, come adesso, non so averla da sola questa forza e sento il bisogno sincero di strapparla dal mondo, di pretenderla, perché è ciò di cui ho bisogno così disperatamente. E' quello che so fare anche adesso nel sentir premere il tuo braccio contro di me e nel volerne ancora, di più, perché è questo il contrario delle mie paure ed è questo che voglio stringermi addosso per non sentire brividi di freddo così sbagliati, così lontani da noi e da tutto ciò che ci siamo promessi tra le nostre stesse fiamme.
    «Fanculo no, non voglio nessuno. Manco pe' il caffè.» Voglio solo assecondare bisogni che mi tremano nei muscoli e mi spingono più a fondo, scivolando tra il tuo corpo e il materasso per stringere un abbraccio che mi faccia affondare tra la tua spalla e il collo, qua dove posso nascondere questo attimo di insicurezze e ritrovarmi così facilmente, forse senza farlo mai. Perché lo so con che violenza mi investiranno nuovamente tutte queste paure non appena perderò il contatto con il tuo calore, ma so avere ancora bisogno di un ritardo nello stringere tutto ciò che trovo contro la tua schiena, contro le tue spalle, nel chiudere le dita su qualsiasi lembo di pelle e affogare sussurri contro il tuo petto. «Te voglio 'n po' pe' me.»
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    jackals
    18 y.o.
    Lo sa così bene come sia la sua patina di perfezione ad aver scatenato un'attrazione che ora sa permeare ogni muscolo e non avere più limiti, lo sa che è sempre stata quella sua posizione irraggiungibile a spingerlo in sua direzione, verso una meta impossibile e idealmente bellissima, perché ha sempre funzionato così il suo prevedibile groviglio di pensieri e non sa più stupirsi di quanto la bellezza ne sia il motore principale. Ma è servito conoscerla e sentirsela premere addosso per sapere cosa davvero, di Abigail, potesse farlo impazzire, cosa sapesse scatenare correnti nuove, inaspettate, in una mente che gli sembrava di conoscere alla perfezione. E adesso lo sa che non c'è abbastanza nella principessa che vede tra stanze affollate, che quello è solo un involucro che sa attirarlo verso momenti come questo, in momenti veri che gli ricordano realmente quale sia la forma di un desiderio. E' questa, quella che stringe sempre con una scintilla di foga in più capace di alimentare ogni incendio, anche quello che già sembra indomabile. E' ciò che Abigail gli riversa addosso tra respiri che non conoscono più un luogo solo in cui esistere ma che possono spargersi ovunque, riempire ogni cosa, senza restrizioni e vincoli che sanno essere parte della sua stessa bellezza, ma non di quella che gli riserva in una bestiale autenticità di cui non sanno essere mai sazi. Perché è questa Abigail, quella a cui si stringe più forte nel non averne abbastanza di un corpo già unito al suo, ciò che sa desiderare davvero, è questa Abigail a fargli sperare di poter avere un momento così sempre, in mezzo a tutti gli altri, un istante che sia così vero da spaccare ogni imposizione e far tremare una pelle che conosce amaramente ogni risvolto di un mondo ormai banale e sa farsi sorprendere solo da questo, da ciò che è più reale del resto.
    «Oh, lo sai fare benissimo.» Sa soffiarglielo sulla pelle tra il petto e il collo come una dichiarazione che non potrebbe conoscere bugie, come una verità che sa solo esistere e non può essere storpiata perché niente può, perché ora esiste solo la loro forma più pura che chiede pelle da consumare e carne da stringere, mai tutto ciò di cui si ricoprono giorno dopo giorno. «Ti basta essere te e io impazzisco.» Ed è l'ennesima verità che rimane sospesa tra le loro labbra quando ora sa solo guardarla ancora e ancora, con gli occhi rivolti verso l'alto e immersi nel suo viso, con le dita che non si sanno fermare su nessuna curva ma solo accarezzare tutto in moti che non conoscono mai fine. «Ma impazzirei anche se andassimo su a farci di tutto quello che non ti sei fatta alla festa.»
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  14. .
    princess - valkyria
    24 y.o.
    Non sanno essere strane come si sarebbe immaginata braccia che si stringono a lei e non lasciano spazio ad altro che ad un dolore che solo così sa sembrare accettabile. Non sanno essere strane come lo sono sempre state tutte le altre strette, tranne quelle di Madeleine, perché non è abituata ad abbassare le proprie barriere per far avvicinare così tanto chiunque altro. Ma esiste un disagio che si scioglie a contatto con la sua pelle e si dissipa in un'aria che viene congelata da così tanto altro, troppo altro, qualcosa che riempie ogni spazio e un po' lo affatica il respiro, ma che non potrebbe far altro che essere lì, come se fosse semplicemente giusta la sua presenza. E' giusto piangere Calien, è giusto lasciare che non sia solo una mancanza ma anche un ricordo capace di unire corpi che si sono visti solo attraverso di lei, intangibili, che ancora non sanno quanto già hanno saputo condividere. Lei lo saprebbe, Aalina ne è certa, lei saprebbe vederli e dire quanto è giusto quell'abbraccio, così come saprebbe dire così tante altre cose esatte dopo un semplice sguardo attento. Ma non può farlo e c'è solo una fantasia a farla perdere per un attimo di troppo contro una spalla che sa di rifugio nello stesso violento e totalizzante modo in cui ha portato certezze pochi istanti prima. Perché è così vero, tutto quello, Dėlïshk è vero e lo sono parole che ha aspettato per così tanto, in attesa di notizie che sono solo arrivate nella forma più tragica che potessero assumere.
    «Non ti devi sentire in colpa. Non potevi essere in grado di farlo, di fare tutta quella fatica ancora.» Perché a volte era come sentirla sulla propria pelle nel non sentire Calien affatto, nel trovarla esausta o addormentata e nel visitare sogni sempre troppo vividi, troppo agitati, per essere davvero fonte di riposo. Eppure lo sa che lei, una fatica così, non può averla mai provata, lo sa nell'innalzarla tra idee che la rendono un'impresa più che eroica, sensazionale, ma comunque così lontana da un mondo come il suo, da una vita come la sua.
    «Io apprezzo già così tanto che tu sia venuto adesso.» Ed è quanto di più sincero potrebbe dire, l'unica rassicurazione che conosca e che possa farlo sentire almeno un ospite gradito, se non in un rifugio, se non a casa. Così sa farli sorridere appena gli occhi, anche tra le lacrime, sa farlo per una gratitudine che esiste e per un attimo sembra mettere in ombra troppe altre sensazioni per donarle un sospiro di sollievo.
    «Hai già deciso dove andare? Resterai? Un po' o... hai bisogno di un posto dove stare? E' difficile saperlo con- te.» Con loro lo è sempre stato, prevedere quale sarebbe stato lo sfondo durante la sua visita successiva, quale sarebbe stata la storia da farsi raccontare e la meraviglia a cui prendere parte. Ed è semplicemente qualcosa di così normale da uscire come un suono senza filtri anche se il fiato le si spezza ancora in gola a tratti, anche se niente è davvero normale in un momento così diverso da tutti gli altri.
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  15. .
    jackals
    28 y.o.
    Lo sa che la rabbia sa essere solo l'ennesimo scudo, che sarà l'ultimo muro da erigere di fronte ad una carne altrimenti spoglia e pronta a ricevere addosso ogni lama scaldata apposta per affondarci dentro. Lo sa perché conosce ogni filo di acciaio che sa celarsi dietro ad ogni barriera, perché lo ha sentito premere contro la pelle infinite volte, scavare marchi che solo il tempo avrebbe potuto guarire nell'illusione che i suoi sbagli, nel tornare così spesso a perseguitarlo, potessero avere almeno una fine in cui tutto si sarebbe dissipato per lasciargli quiete. Ma è un giorno che non sa arrivare mai quando ogni senso di colpa è ancora tanto lucido, quando non può far altro che coprirsi gli occhi con dita tremanti per smettere di vedere ciò che ha volutamente nascosto nella speranza di saperlo sparito, prima o poi. Perché non ha mai saputo pensarlo, niente di tutto quello, nessuna di quelle parole che hanno sempre orbitato distanti e che hanno provato a raggiungerlo solo tramite echi così facili da soffocare. Ma ora sono suoni così nitidi, ora sono colpi netti che anche nel non pronunciare ciò che è esistito di orribile sanno farlo permeare in ogni crepa di muri ormai infranti. E' difficile accettare la verità anche quando la vita non ha mai cercato di addolcirne nessuna, quando si potrebbe dire di essere abituati alle cattive notizie, alle storie malvagie, ai fatti inevitabili di chi non ha mai avuto fortuna. Ma è diverso, con Kali, è diverso sapere di aver sbagliato per lei e non solo per sé stesso, di non essere stato abbastanza, se non nulla, in una vita che il suo nome lo urlava a gran voce e che in risposta ha ricevuto mani troppo lontane per essere davvero un appiglio. Si chiede se con un po' di coraggio avrebbe potuto cambiare le cose e la conosce già, la risposta, lo sa quanto avrebbe potuto fare se solo non si fosse fidato dei fili che lo muovevano così lontano da gesti eroici e più banali consapevolezze. Perché la verità ha sempre saputo sembrargli il destino peggiore, perché era più facile non accettare ciò che il mondo aveva deciso di riservare a tutti loro, ma semplicemente passarci sopra nella speranza che non si rivoltasse da sotto le sue suole. Ma su di lui, contro di lui, la realtà non ha mai aperto ferite così profonde come quelle che ora vede sanguinare dagli occhi di Kali, dalla sua rabbia, da parole a cui non sa rispondere e colpi che non si preoccupa di incassare in modo composto, ma che accetta in qualsiasi loro forma.
    «Hai ragione.» E forse non dovrebbe neanche dirlo quando non ne ha altre di parole capaci di nascere in una gola ormai stretta, chiusa da un'amarezza che forse è sempre stata nascosta da qualche parte, ma che solo ora sa riversare su sé stesso per accogliere ogni ustione ritardata nel tempo. Ma sa farlo adesso, sa azzerare l'attesa di ciò che ha spinto sempre un po' più in la, un po' più lontano, un po' più tardi. Sa lasciarsi investire da tutto ciò che è stato nascosto tra parole mai accettate e che forse non saprà mai guardare realmente in faccia, ma che ora può assalirlo il suo corpo tra tremori che lo annullano per lasciarlo nel tutto che si è premurato di scansare prima di questo momento. Perché non c'è più niente di distinto, non c'è rabbia, non c'è disperazione, non c'è un senso di colpa che non sa più essere nitido ma solo mischiarsi a tutto il resto e lasciarlo spoglio di ogni convinzione, perché anche i suoi sbagli si sono tramutati in peccati più gravi e così difficili da accettare, perché non sa più per cosa provare colpe troppo grandi per essere accolte in un solo momento di tragicità.
    «Perché mi hai lasciato tornare? Perché? Non posso rimediare a questi errori Kali, non posso fare niente, non posso neanche ucciderlo.» Ma non è un'impotenza familiare a spaventarlo quando non è mai stato capace di cambiare neanche una curva di strade intricate e decise da altri, mai da lui, mai davvero. Non sa se possa esistere qualcosa che sia peggio di una colpa da mantenere per sempre, senza possibilità di redenzione, quando ogni gesto non sarà mai abbastanza per coprirla da occhi che, una volta aperta, non lo conoscono il meccanismo per richiudersi e tornare nell'ombra. Perché in lei vedrà sempre quello, ciò che non ha fatto e che non è più possibile fare, ciò che gli rimane addosso senza realmente smuoverlo in una disperazione che non conosce alcuna reazione ma solo la condanna a provarla per sempre.
    «Perché non me l'hai detto? Che non andavo bene per te, non posso andare bene.»
    ©
1446 replies since 24/10/2010
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