Posts written by .happysong.

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    sport: corsa (annoiata)


    Era tardo pomeriggio quando cominciò l'ennesima lezione di Psicocinesi.
    Oltre la Negromanzia e la Magia Nera era forse la materia che più lo affascinava.
    Non c'era un motivo in particolare, ma lo trovava un campo più diretto, più pratico, più di impatto. Se fosse più utile di altre materie non lo sapeva ma cosa certa era che tutti i ragazzini biondi e carini desideravano muovere gli oggetti con la forza del pensiero.
    Medea Loveridge fu abbastanza sbrigativa: grazie al cielo. Finalmente le cose si facevano sul serio.
    Non che Cassius fosse un animaletto intollerante e agitato (o forse sì), ma tornare sui banchi, più o meno, era qualcosa che aveva odiato proprio fisicamente.
    Passò subito il portale aperto e si ritrovò presso l'ingresso di una cattedrale, o almeno di quello che ne rimaneva. Spogliata, divelta, gettata nello scompiglio e nella più caotica blasfemia. Non che la sua presenza lì contribuisse a ridare o almeno a riconoscere una santità di quel luogo: gente come lui non aveva proprio nulla di santo. In compenso il suo schifoso egocentrismo era uno sputo nella dissacrante visione di quel luogo martoriato.
    Doveva essere stato pure un gioiello architettonico non indifferente, ma ormai di esso non rimaneva che una pallida tetra ombra insieme ai piombi ancora integri delle grandi vetrate. La porta (o quello che ne rimane) è spalancata e dentro la visione è ancora più tremenda. Animo e sangue corrotto ma resta comunque sempre un dispiacere vedere luoghi in condizioni simili.
    Il lungo tappeto che porta direttamente fino all'altare è logoro, bruciato malamente in alcuni punti. Ma la cosa che più lascia sconcertati è l'altrettanto tappeto di ossa che si stende lungo tutta la navata.
    Il messaggio è abbastanza chiaro: quello è un campo minato.
    Non ci andavano quasi mai leggeri con loro i professori. Il Circolo aveva ben poco a che vedere con Hogwarts: lì niente punteggi, niente tavolate di compagni, niente sciarpe verdi colorate e scale mobili sulle quali spingere i Tassorosso distratti per poi svignarsela.
    Se Medea Loveridge voleva un oggetto in particolare forse quegli sventurati avevano avuto la stessa saggia idea di cercarlo. Di certo, se c'erano tanti resti questo fantomatico oggetto non doveva trovarsi in così bella mostra. Che fosse tutto finto, oppure tutto reale Cassius non poté non pensare di trovarsi adesso da solo probabilmente nella stessa condizione di quegli uomini che adesso se ne stavano riversi a terra a giocare a shanghai con i mignoli.
    Dall'ingresso, senza muoversi, lascia rimbalzare lo sguardo da un parete all'altra della cattedrale cercando il da farsi dapprima solo con lo sguardo.
    Non si sarebbe messo a percorrere la navata fischiettando in maniera incauta.
    Potrebbe usare il suo totem e quelle sue maledettissime doti da farfallina per spostarsi da un luogo ad un altro: si ma dove? Quello davvero potrebbe essere un covo di tranelli e mortali trabocchetti. E poi ha la certezza che Medea Loveridge lo sta osservando da chissà dove. È Psicocinesi no?
    Si affaccia sollevando lo sguardo verso il soffitto e lasciandolo lentamente scivolare fin sopra le colonne. Un pezzo di matroneo è già crollato e la colonna sottostante ha fatto lo stesso.
    È l'unico modo che ha per sapere se qualche trappola scatta (sempre che ve ne siano e già pare alquanto strano in una cattedrale, ma altrettanto strani sono tutti quei morti senza tomba), e per trovare un punto sicuro dove poggiare i piedi. Prendere il posto di mezzo busto mancante di una colonna crollata gli pare la cosa più sicura e certa da fare. Trappole e feritoie si progettano prima di tirar su definitivamente i muri, e se un sostegno lì è stato eretto allora lì era destinato sicuro a stare. Il come fosse poi stato buttato giù ..beh.. da qualche parte doveva cominciare ad escludere tutte le possibili minacce di quel luogo.
    Esercita una forza telecinetica verso la colonna che riesce ad entrare nel suo campo di azione per scongiurare ogni possibilità che possa rovinare ancora a terra con il suo peso. Solo assicuratosi della sua stabilità e sicurezza avrebbe invece sfruttato le doti del suo animale totem e per trasferirsi su quella colonna e osservare dall'alto la zona. Avrebbe forse allora notato il grosso "morso" tirato al tappeto proprio presso le ultime colonne della navata.
    «Everybody wants to rule the world»
    MAGO NERO | 1995 | [scheda]
    © ShadowCorner



    Skills utilizzate
    -Forza telecinetica
    -Dispersione corporea (Totem)
    Bonus pg
    Animale totem: Falena.
    Altre materie
    Skills Sbloccate
    -Spostamento telecinetico
    -Forza telecinetica
    -Accelerazione o Decelerazione telecinetica
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    Ciao! Ti dispiace se ti metto in lista per ora? Perché devo aprire già un'altra role con Michelle.
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    A Cassius l'America fa schifo.
    New York fa schifo, e questo lo pensa da che ha messo piede in questa città. A soli cinque miseri anni neanche aveva avuto la possibilità di sviluppare un pensiero veramente critico a riguardo: i palazzi erano alti e grigi uguali. Adesso però che a ventitre anni si ritrova in un bar squallido e psichedelico come il Felix Felicis, Cassius si sente pienamente convinto della sua affermazione.
    Non è mai stato, e forse non sarà mai, un romantico sentimentale patriota inglese con la croce di Saint George al petto che saluta i ragazzini in alta uniforme durante le feste cittadine, ma Londra resta ineguagliabile, e soprattutto resta indubbiamente casa sua. Ciò è incontrovertibile.
    Gli americani somigliano più a una massa senza volto, senza caratteri, un indistinto e nervoso blob che nei vicoli del Bronx puzza di piscio.
    New York non ha faccia. Ne ha troppe, mischiate assieme che cercano di prendersi a cazzotti per farsi spazio senza un cazzo di senso e di ordine.
    E' anche questo ciò che non capisce della sua famiglia, il motivo che ha spinto gente come gli Waldegrave a mescolarsi con gente simile e in simili luoghi. L' America sputa solo soldi, ed era questo che interessava a suo nonno. No, non li sputano: li vomitano. L' America, gli americani ingurgitano tutto senza ritegno, senza garbo, senza chiedersi, e rivomitano soldi, soldi a palate per chi negli anni si è fatto furbo. E' la miniera degli stupidi, e la sua famiglia, suo nonno non aveva guardato in faccia a nessuno all'epoca.
    Le raccomandazioni di Kassandra non servono a niente: Cassius sa che anche a lei fa schifo stare lì.
    Allora tanto vale buttarsi nella feccia di un bar: è soltanto uno dei tanti e troppi lati di un dado storpio che parla male inglese.
    Nessuno bada a Cassius quando varca la soglia del Felix, al contrario di lui. Per quanto possa essere disturbato in generale dalla situazione non si fa sfuggire nemmeno un dettaglio.
    Si abbassa il cappuccio grigio della felpa e si siede a bancone facendo balzare lo sguardo dalle venature metalliche del banco scuro alla parete addobbata di liquori e di bottiglie più o meno variopinte.
    La lingua moscia del barista che gli chiede cosa vuole bere è una microscopica punta di quella che è una giornata già abbastanza orripilante. Cassius nemmeno sopporta l'accento americano.
    Prende del gin. Non è un gran bevitore, ma almeno il sapore prettamente di alcool gli annienta le papille gustative e lo tiene buono almeno per una mezzoretta prima di inveire mentalmente e non contro lo schifo dell'alcool d'Oltreoceano.
    A catturare la sua attenzione vi fu solo il suono duro e legnoso delle stecche contro le palle da biliardo in fondo alla sala. Vi posò per qualche istante lo sguardo, poi tornò a buttar giù piccoli sorsi di gin.
    «Everybody wants to rule the world»
    MAGO NERO | 1995 | [scheda]
    © ShadowCorner
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    Aveva passato troppo tempo con i No-Mag. Aveva lasciato che il velo della umana quotidianità scivolasse nuovamente sui suoi occhi, assopendo i suoi primordiali e genetici istinti; quel formicolio che produceva la magia brulicando nelle sue vene. Poteva passare tutte le settimane che voleva in tombe come quella a cercare di sviscerare i più antichi misteri di quella civiltà magica, ma forse lei per prima scendeva in quei siti con una mano sugli occhi, per scorgere tra le dita solamente una parte di quel tutto nascosto agli occhi di molti. Forse il lavoro di suo padre era, sotto questo aspetto, molto ma molto più onesto. Da lì riusciva a comprendere una parte di quel suo desiderio di veder la figlia continuare la sua opera e mettere a frutto tutti quegli anni alla Brakebills. Ahimè anche Nathan Paxton aveva tuttavia capito quale fosse il "limite" dei suoi figli: avevano vissuto troppo come semplici No-Mag. Persino lui per anni aveva creduto di non aver trasmesso nulla del suo gene ai suoi pargoli. Emma poi era una semplice babbana e aveva cresciuto Alexandria e Justin come tali. Non poteva averne nessuno la colpa: le cose erano andate nel loro semplice ordine naturale, e nel caso di Alexandria, Natura aveva voluto che il suo approccio alla magia fosse stato più tardivo, forse anche meno viscerale.
    Natura era una cosa, ma le scelte volontarie erano ben altre. Forse se avesse subito seguito il consiglio del padre avrebbe saputo riconoscere immediatamente l'aura dell'uomo che le stava quel giorno a fianco. Forse non sarebbe nemmeno stata lì proprio quello stesso giorno. Un bene o un male?
    Forse fu anche causa della sua "cecità" temporanea il non riuscire a comprendere nell'immediatezza le parole di David Kingsley. Rimasero piuttosto sospese nell'aria stantia e polverosa della tomba, lasciando ad Alexandria solamente l'imbarazzo di non saper come rispondere.
    La camera nella quale erano scesi sicuramente aveva molta più importanza dei loro commenti sul quanto le avrebbe fruttato quel lavoro nella sabbia calda dell' Egitto. L'eco chiaro della sua voce che narrava dei luoghi e degli abitanti di essi rimbalzava insieme a quelle storie sulle pareti, quasi come a conferma di quanto la sua "magnifica tesi" avesse poi un misero significato davanti al vero valore di quelle pareti apparentemente scarne.
    Le sue ultime parole persero via via la decisione e la martellante precisione con la quale erano state inizialmente pronunciate: troppo persa ad osservare l'indice del signor Kinglsey scivolare sulla parete davanti a lei. Dubbio, interesse, incompresione: cosa credeva di fare con quella mano su una parete antica di millenni?
    Si aggrappò con le mani alla cintura, spostando il peso sulla gamba opposta e umettandosi appena le labbra con una punta di nascente nervosismo.
    «Un popolo piuttosto vendicativo, gli egizi. Non tanto diversi dai romani e la loro damnatio memoriae, ma di certo erano assai più creativi nell'infliggere dolore.»
    «Signor Kingsley, tolga la mano dalla parete» gli disse priva della giovialità di qualche minuto prima.
    La sua sicurezza le metteva un nervosismo crescente addosso, e non si trattava solamente di quella povera parete solida ma delicatissima agli occhi di un archeologo come lei. No, non era solamente il violare una delle tante, seppur basilari, norme della conservazione dei reperti storici.
    Quell'uomo trasudava una invisibile determinazione che di minuto in minuto le toglieva tutta la tranquillità con la quale era entrata nella tomba.
    Forse era solo una sciocchezza: una punta di nervosismo che sarebbe scomparsa non appena avesse dato retta alle sue indicazioni.
    O forse no.
    La semplice tensione divenne gelo quando riconobbe la pietra incastonata nel suo oggetto comparso come da nulla da dentro le sue innocue vesti da dottore di Cambridge.
    Lo divenne davvero quando, nel primo impeto di viscerale reazione, ricordò di non avere più la sua al polso. La sua era nello scatolone, insieme a tutta la roba della Brakebills. Era così tanto tempo che non indossava il suo bracciale con la pietra, ma in quel momento fu come se il suo polso si fosse orribilmente alleggerito a causa di quella mancanza ora improvvisamente vitale.
    Serrò la mascella e rimase immobile a guardare il kunai sprofondare in quello che riconobbe perfettamente essere un cerchio alchemico: ne aveva visti così tanti negli anni in cui aveva studiato Alchimia.
    Solamente il suono secco della pietra alle loro spalle riuscì a liberarla da quello stato di paralisi, facendola scattare inutilmente in direzione della parete che adesso aveva come inesorabilmente chiuso l'entata e allo stesso tempo la loro unica uscita. Il buio calò nella tomba, e mai come in quel momento Alexandria desiderò non essere mai arrivata in quella Valle, in Egitto, in Africa stessa.
    Battè sulla parete stranamente fredda inutilmente. Neanche il professor Bennet sarebbe riuscito a sentirla, nè tantomeno avrebbe potuto effettivamente fare qualcosa di concreto: non sarebbe bastata una semplice ruspa o qualsivoglia macchina per "scardinare" una parete posta da magia stessa.
    Stare al buio con quell'uomo poi era la cosa che più la spaventava al momento. Senza pensarci ulteriormente afferrò la pila dalla sua cintura e la accese puntandola con silenziosa violenza su David Kingsley chino a terra sul suo cerchio e con la mano macchiata di sangue. L'odore di ferro parve saturare l'aria: quanto ne stava versando?
    La visione e l'odore le diedero alla testa, ma si fece a sua volta violenza costringendosi a rimanere attenta e a temprare i suoi nervi scossi.
    La luce del cerchio alchemico si riflesse in un bagliore carminio per tutta la sala, lasciando conseguentemente spazio al suono altrettanto duro e freddo della pietra: al posto della parete un'apertura nuova. Rimase per qualche istante a fissare la porta nerissima senza nemmeno avere il coraggio di puntarvi contro la torcia. Il respiri profondi e sempre più scanditi furono l'unico suono che echeggiò nella tomba, come se dopo millenni anche essa fosse tornata a vivere, come se il suo ospitante fosse tornato nuovamente dal mondo dei morti. L'ipotesi che potessero diventare loro i nuovi proprietari del funerario luogo non osò sfiorare Alexandria sul momento. Non avrebbe retto anche un attacco di panico.
    «Chi diavolo è lei? »
    Non riuscì a dirgli altro. Cosa avrebbe potuto aggiungere? Era ormai piuttosto evidente che il "signor Kingsley" non fosse dell'università di Cambridge.
    Non le interessavano nomi e cognomi, voleva solamente sapere quali fossero le sue intenzioni lì e soprattutto come uscire da quella situazione. Poteva trovarsi persino con un serial killer tra quelle quattro pareti scure e proprio per questo la sua esigenza di uscire di lì si faceva sempre più urgente.
    Ma come in un vero film di Indiana Jones l'unico modo per tornare alla luce del sole era andare avanti no? E in quell'assurda, quanto cinematografica situazione, la loro opportunità di andare avanti era data da quella porta e da quel cerchio disegnato a terra. Ah e dal suo sangue.
    Dare per avere. Ma certo...
    Non aveva tante altre scelte. Come uscendo dalle sue difese si avvicinò all'uomo e, pur rimanendo alla debita distanza di sicurezza, gli strappò dalle mani il kunai. Sempre con gli occhi fissi nei suoi e la torcia puntata contro il suo volto si chinò sul cerchio lentamente. Spostò la presa dell'unica fonte di luce sulla falangi per fare appena più spazio al kunai che si adagiò sul palmo della sua mano.
    Prese qualche respiro, si morse violentemente le labbra e premette contro la pelle chiara lasciandovi uscire un vivace rigagnolo di sangue.
    Ci impiegò diversi secondi prima che le gocce scarlatte si distaccassero dalla sua mano imbrattata per andare a macchiare a loro volta il cerchio alchemico.
    Qualche istante, qualche goccia e di nuovo il solito rumore di pietra sulla sabbia. Il corridoio di aprì oltre il varco nero mostrando loro l'unica ed obbligata via per proseguire nella speranza di uscire di lì.
    «Dopo di lei. Se permette»
    Non sarebbe stata lei a dargli le spalle, questo era poco ma sicuro.
    «There's no place like home»
    STUDENTESSA IN ARCHEOLOGIA | 25 ANNI | [scheda]
    © ShadowCorner
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    Ok hai già qualche idea su dove/come?
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    Si può fare! Però avverto... Cassiolino bello di mamma non è esattamente la persona più socievole del mondo. Non rispondo delle sue cattive azioni ♥
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    L' autunno a New York le ricordava la scuola, la campanella che scandiva le mattinate tinte di bruno e di arancio, i pancake di sua mamma, la sua voce che dalla camera arrivava sino alla cucina quando cercava di far alzare Justin, la nebbiolina che si stendeva sulle finestre poco prima del sorgere del sole. L'autunno le ricordava Magia Runica, le ricordava le vecchie facce della Brakebills, l'ansia per gli esami, i cappotti pesanti per i primi freddi, le ossa intirizzite dalle folate gelide.
    Adesso sua madre non c'era più: beveva veloce un caffè la mattina, e al posto del cappotto pesante e poco estetico adesso indossava un trench beige e degli stivaletti che ritmicamente battevano il leggero tacco sull'asfalto della Avenue.
    Qualche ora libera da lavoro le faceva sempre comodo: le faceva in primis ricordare che c'era il sole oltre le pareti del Reliquiarium, custodito come un vero reperto, una vera reliquia gigantesca nell' "ipogeo" del Macusa. Non che le dispiacesse: si trovava bene lì, e Rohan aveva fortunatamente subito inteso quale fosse il suo carattere e il suo habitat naturale (merito soprattutto della sua professione prima di essere una Spezzaincantesimi). Suo padre aveva avuto ragione.
    Che improvvisamente però Alexandria Paxton fosse tornata la persona "magicamente attiva" di un tempo era irreale, escludendo l'impegno e le necessità che le richiedeva il suo lavoro. Pian piano, a poco a poco avrebbe recuperato tutto, persino quello, persino quella maledettissima nostalgia della New York autunnale.
    Non aveva una meta precisa, e venne unicamente attratta dagli sgargianti colori dei palloncini che decoravano l'entrata della libreria. Anche quando era solo una ragazzina le piaceva farci un giro per vedere i titoli dei libri, magari senza nemmeno comprare nulla.
    Entrò senza troppe titubanze, cogliendo subito le indicazioni di quello che doveva essere un evento per bambini proprio all'interno della libreria. Trovava tanto carine quel genere di cose e gli occhietti curiosi dei bambini che in gita con la classe giravano per New York tenendosi tutti per le manine.
    Rivolse un sorriso gentile alla ragazza all'ingresso, vestita probabilmente già per l'occasione, e cominciò ad aggirarsi per i corridoi. Passò in rassegna tutti i manuali di archeologia, conoscendone in gran parte ma non trovando, forse con dispiacere, quello di sua madre: un testo forse troppo specialistico per una semplice libreria. Dall'archeologia passò alla geografia, e dallo scaffale le saltò in mano una di quelle belle guide illustrate e costosissime nel suo caso del Portogallo.
    Coimbra: erano passati appena due anni e il Portogallo già le mancava terribilmente. Non poteva permettersi adesso di fare uno dei suoi viaggi flash per gettarsi nuovamente sugli scavi, così come al momento non poteva permettersi quella guida che avrebbe fatto il vuoto nel suo portafoglio.
    «There's no place like home»
    SPEZZAINCANTESIMI & ARCHEOLOGA| 29 ANNI | [scheda]
    © ShadowCorner
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    Ok io penso al ricevimento, te fai i tavoli e i fiori <3
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    AGGIORNATO ♥


    Aggiunto Cassiolino ♥
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    Non vede niente Michelle. Nella mente ha solo stampato il nero della palpebra e qualche lampo luminescente e pulsante che le si fissa sulla cornea in maniera ben più che fastidiosa. Ah ma non è quello ad essere il suo vero problema e a generarle una simile tensione.
    La cosa stava diventando ben più reale, ben più coinvolgente, che ben poco aveva a che fare con le quiete lezioni dei college.
    Nei mille pensieri, uno, in fondo al cervello, continua a fare capolino facendole domandare se davvero tutto ciò fosse necessario e soprattutto controllato dal professor Sigurðsson. In fondo era stata "avvertita" da quella strana donna quando il primo giorno le era stata consegnata la pietra del suo catalizzatore.
    Sicuramente questo genere di lezioni era molto più "coinvolgente" di quelle fatte a voce piatta da un semplice professore davanti alla lavagna: nessun rischio di addormentarsi sul banco. No, qui non era neanche vagamente possibile.
    India non riesce a vederlo, ma sente il ragazzino allontanarsi dalle sue mani che si sporgono avanti con le dita come uncini pronti ad aggrapparsi, ad afferrare disorientate in quell'improvviso stato di cecità.
    In casi simili si sarebbe sentita semplicemente impotente, ma in quel momento, spinta da chissà quale forza interiore e presa di iniziativa, sente di dover assolutamente reagire, fare qualcosa.
    Sente che il ragazzino si è allontanato, sente i suoi passi trascinati e brevi sull'erba mentre dalla sua gola stretta si leva un pianto stridulo, fastidioso, estremamente tipico dei bambini come lui.
    Continua a stento a capire le sue parole: in esse vi è un messaggio ben più profondo che tuttavia Michelle non riesce a capire. La carta dei tarocchi della Stella era estremamente personale, era unicamente sua. Quel ragazzino, quella Stella di rimando doveva parlare proprio a lei, ma al momento India non la comprende. E' troppo presa dal strofinarsi le mani sugli occhi per cercare di recuperare un po' di visibilità e di capire cosa altro aspettarsi.
    Mette più volte i piedi in fallo sul terreno muovendosi senza grazia mentre ancora il giovane parla.
    Comincia a vedere di nuovo qualcosa, ma ciò che scorge è quella macchia di luce allargarsi ed allargarsi fino ai suoi piedi.
    Il lago diventa un gigantesco cratere luminescente, e tutto il terreno cede ad esso, vi rotola come dentro vorticosamente insieme a tutte quelle stelle.
    Michelle si sente mancare il terreno sotto i piedi e finisce inevitabilmente anche lei in quell'imbuto di cielo aperto su chissà cosa.
    Ancora vede a stento ma avverte distintamente il senso della caduta e infine qualcosa che la frena, come uno strano attrito, che tuttavia non la fa tornare coi piedi per terra, ma la sostiene in quel lago, in quel cielo. Galleggia ma non vi è acqua. Vola ma non vi è un vero cielo. È un cuscino stellato freddo, sempre più freddo.
    Lo trova paradossale: delle stelle così grandi, così vivaci e feroci dovrebbero emanare un calore pari solo al loro risplendere; ed invece tutto è ghiaccio, tutto è gelo.
    La runa Fortitude ormai ha perso il suo effetto, ma non sente di averne più bisogno.
    Finché ha tatuata ancora Endurance sente di poter star sicura da un lato da improvvisi ed inaspettati attacchi di qualsiasi genere.
    Quello strano ragazzino non le sembra violento in fondo: il suo pianto stridulo tradiva forse anche la sua incapacità di far veramente del male.
    Non sa dove sia finito adesso e si ritrova sospesa in quel cielo stellato e pulsante. Forse per la prima volta da che ha preso la sua carta tra le mani sente di poter ritenere quell' "ambiente" quasi affascinante, ma la cosa dura poco quando comincia ad avvertire la gelida lingua che la lambisce oltre la maglia, proveniente da quelle stelle forse morte sebbene cariche di luce.
    Ha tutto dell'assurdo. Una sorta di dimensione onirica terribilmente vivace e concreta.
    Di nuovo cerca di non perdersi d'animo e di espandere di nuovo la sua percezione energetica: ha bisogno di capire in quale nuovo scenario si ritrova e come uscirne soprattutto.
    Ma fa freddo, sempre più freddo, e così casta Thermis per aumentare la sua temperatura e lasciare che il calore l'avvolga e la preservi da quel gelo incalzante.
    Non sa neanche in che posizione si trova, se è sotto, se è sopra. Volta il capo e vede solo quei globi luminescenti.
    «Ehi!» prova a chiamare il ragazzino, sempre più convinta che non lo sia in senso strettamente letterale.
    Fa parte di quel mondo letteralmente sottosopra: solo lei è l'intrusa.
    «Ho trovato la stella. Ho trovato quale stella pescare» dice ancora.
    Non lo sa bene neanche lei cosa o chi le suggerisce quelle parole, ma sente essere l'unico modo per continuare a relazionarsi con quel fanciullo.

    «Come what may.»
    I ANNO |1996 | [scheda]
    © ShadowCorner


    Skills utilizzate nel post
    - Percezione energetica (I livello)
    Requisiti: Completamento I lezione I anno
    Raggio: I livello raggio di 5 metri (area circolare con al centro il mago di 10 metri)
    Durata: immediata
    Movimenti: Il mago si concentra sui flussi energetici circostanti, distinguendo chiaramente l'energia multiversale.
    Effetto: Sfrutta la capacità del mago di riconoscere l'energia del multiverso in sè stesso e nell'ambiente circostante. Permetterà una sorta di analisi di ciò che circonda il mago attraverso i flussi energetici che l'energia del multiverso attraversa, nonchè di individuare eventuali incantesimi runici incisi, o l'eventuale presenza di maghi runici, incantesimi runici in atto, variazioni energetiche superficiali.


    - Thermis
    Requisiti: //
    Raggio: //
    Durata: 2 turni
    Movimenti: L'incisione della runa avviene attraverso il tocco del mago sulla pelle. Concentrandosi attentamente sulla runa prescelta e sul suo effetto, il mago incanalerà attraverso le proprie mani l'energia del multiverso nella runa, che comparirà marchiata sul corpo del mago.
    Effetto: Thermis permette al mago di utilizzare l'energia del multiverso per aumentare o diminuire la propria temperatura corporea di 5°C, conservando all'interno del corpo od aumentando la dissipazione di energia sotto forma di calore.
    Bonus del PG/Bonus Razza
    //
    Oggetti/Elenco skills sbloccate:
    - Percezione energetica (I livello)
    - Disattivazione Shadowhunter (Skill Passiva)
    - Fortitude
    - Endurance
    - Thermis
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    Lo avverte: quel ragazzino è pregno di energia. In un certo senso non potrebbe essere diverso: se lui è lì in quel mondo, che neanche sa quanto è fittizio, tanto diverso non poteva essere quel fanciullo dalla pelle chiarissima. No, non è solo la pelle a risplendere, è tutto lui che sta diventando pian piano sempre più luminoso. È una sua impressione o è il riflesso delle luci delle stelle che altrettanto innaturalmente si riflettono sulla superficie nera del lago sempre più chiara?
    A guardarle non sembrano stelle: appaiono come grosse lucciole che danzano appena sotto il velo dell'acqua.
    Qualcosa sta cambiando, lo avverte. L'aver castato Fortitude la aiuta a scacciare quella strana angoscia che nasce dagli occhi del ragazzino e che direttamente la trafiggono, ma la sua risposta sembra non soddisfarla.
    Nonostante sia forse tutta una finzione costruita dal professore ancora seduto chissà dove dietro la sua cattedra, Michelle si sente terribilmente coinvolta. È trepidante, ha degli strani sentimenti addosso che non riesce a decifrare.
    Cosa vuole? Cosa si aspetta? La sua risposta andava bene? Perché la guardava ora così.
    Accidenti al nervosismo.
    Anche quell'ansia stava diventando quasi illusione in quello scenario di cui sempre più difficilmente riusciva a scorgere e definire chiaramente i limiti con la realtà.
    Michelle si limita solo a seguirlo con lo sguardo mentre si sporge a sfiorare l'acqua che ribolle di luce.
    Non sa bene rispondere alla sua domanda: a stento riesce a distinguerle le stelle riflesse sempre più luminescenti, tanto da costringerla a strizzare gli occhi.
    Non ha tempo di rispondergli.
    Si arrabbia, e più grida più esplode di luce, e India a stento lo comprende: è più impegnata a fronteggiare il bagliore sempre più forte che ha reso la notte giorno. Ciechi davanti alla verità.
    Prova a indietreggiare dalla Verità ma quella luce la abbaglia. In cosa l'ha cacciata il professore? È così anche per tutti i suoi compagni?
    Guardami. Guardare la Verità. Ma non ce la fa, non ce la fa. È importante?
    «Sì! Sì!» gli urla cercando di coprire il viso con le mani per ripararsi da quell'accecante e furioso splendore mentre lui la costringe a guardarlo.
    Non ce la fa, è resa per il momento cieca da quella luce sempre più forte che si irradia dal ragazzino. Il cuore le batte all'impazzata nel tempo.
    Non ci vede, non può neanche tentare di scappare: cadrebbe con ogni probabilità nel lago nel migliore dei casi, ma posa un dito sul braccio e a memoria, letteralmente alla cieca tenta di castare Endurance per resistere a quel bagliore che anche fisicamente la schiaccia.
    Non lo vede più, ma gli tende le mani, per tentare di spingerlo, di allontanarlo da sé come può, come riesce.
    «Come what may.»
    I ANNO |1996 | [scheda]
    © ShadowCorner


    Skills utilizzate nel post
    - Runa Shadowhunter: Endurance
    Requisiti: //
    Raggio: //
    Durata: 2 turni
    Movimenti: L'incisione della runa avviene attraverso il tocco del mago sulla pelle. Concentrandosi attentamente sulla runa prescelta e sul suo effetto, il mago incanalerà attraverso le proprie mani l'energia del multiverso nella runa, che comparirà marchiata sul corpo del mago.
    Effetto: Questa runa aumenta la resistenza fisica del mago, attingendo all'energia del multiverso come vera e propria riserva. Conferisce all'incantatore un bonus alla Resistenza Fisica di +3. Se utilizzata per più di tre turni consecutivi, tuttavia, può indebolire progressivamente il mago, a causa del sovraccarico.
    Bonus del PG/Bonus Razza
    //
    Oggetti/Elenco skills sbloccate:
    - Percezione energetica (I livello)

    - Disattivazione Shadowhunter (Skill Passiva)

    - Runa Shadowhunter: Fortitude

    - Runa Shadowhunter: Endurance

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    Ecco, tutto si può dichiarare cominciato.
    Michelle, davanti a quella scrivania e davanti al professore, solleva la carta e vi vede La Stella.
    No, non è India a vedere la Stella, è la carta che guarda dentro India. Le trafigge gli occhi, la afferra per il collo della maglietta e la tira chissà dove. Sulla carta ruvida l'astro brilla, brilla sempre più forte finché non la abbaglia quasi.
    Chiude gli occhi e come primo segno di non trovarsi più in aula, ma probabilmente nemmeno alla Brakebills, è quella leggera brezza che le sfiora guance e naso e che ha tutto il sapore dell'estate che si sono lasciati alle spalle da un mesetto buono.
    Riapre gli occhi e l'aula è stata veramente cancellata, quasi come si fosse scoperchiata lasciando che si aprisse al cielo scuro e al lago, enorme specchio davanti a Michelle.
    Sono spariti tutti: non ci sono le facce nuove dei suoi compagni, non c'è né il professore, né l'assistente giovane e ben vestito.
    C'è solo lei e il lago.
    Si guarda attorno ma non vede nulla in un primo momento. La luce è scarsa ma si riflette come in una moltitudine di piccole lanternine collocate proprio sotto la superficie dell'acqua del lago.
    Le stelle: la sua carta parlava chiaro.
    Prende un sospiro, consapevole di non poter stare in eterno a contemplare quella natura probabilmente fittizia. Ha bisogno di mettersi all'opera e perciò, proprio sull'argine del lago, attenta a non finirci dentro, chiude ancora gli occhi e si concentra profondamente. Esercita la sua percezione energetica, lasciando che da lei, fulcro, si apra il raggio fin quanto le sue capacità ancora le permettono.
    Ma non è da sola. Una voce giovane la coglie alle spalle.
    È un ragazzino, con in mano una canna da pesca che la fissa con una certa serietà, fin troppo marcata forse per la sua giovane età.
    Cosa un ragazzino tanto giovane voglia pescare nella notte in un lago lo ignora, ma la risposta non tarda ad arrivare.
    Pescare le stelle. Certo, il riflesso nel lago. Ovvio. Ma lo è davvero così tanto? È solamente la fantasia di quel ragazzetto, o davvero è in grado di pescare il riflesso di una stella? Michelle ormai si sente in condizioni di dover credere praticamente a tutto.
    Ed improvvisamente, davanti agli occhi così seri del ragazzino, prova un profondo senso di malessere, di angoscia, inquietudine. È forse quel "non mentirmi" a farla sentire così? Si sente come costretta da quegli occhi così giovani ed apparentemente innocui.
    Non le piace quella sensazione: le mette la testa in subbuglio, non le permette neanche di rispondergli su due piedi. Si avvicina lasciando che anche lui entri nel raggio della sua percezione energetica e casta la sua runa, Fortitude.
    «Sì, penso di sì» gli risponde infine.
    Non sa neanche se dispiacersi o scusarsi con quei due occhietti chiari e indecifrabili.
    «Come what may.»
    I ANNO |1996 | [scheda]
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    Skills utilizzate nel post
    - Percezione energetica (I livello)
    Requisiti: Completamento I lezione I anno
    Raggio: I livello raggio di 5 metri (area circolare con al centro il mago di 10 metri)
    Durata: immediata
    Movimenti: Il mago si concentra sui flussi energetici circostanti, distinguendo chiaramente l'energia multiversale.
    Effetto: Sfrutta la capacità del mago di riconoscere l'energia del multiverso in sè stesso e nell'ambiente circostante. Permetterà una sorta di analisi di ciò che circonda il mago attraverso i flussi energetici che l'energia del multiverso attraversa, nonchè di individuare eventuali incantesimi runici incisi, o l'eventuale presenza di maghi runici, incantesimi runici in atto, variazioni energetiche superficiali.

    - Runa Shadowhunter: Fortitude.
    Requisiti: //
    Raggio: //
    Durata: 2 turni
    Movimenti: L'incisione della runa avviene attraverso il tocco del mago sulla pelle. Concentrandosi attentamente sulla runa prescelta e sul suo effetto, il mago incanalerà attraverso le proprie mani l'energia del multiverso nella runa, che comparirà marchiata sul corpo del mago.
    Effetto: Questa runa aumenta la resistenza mentale del mago, attingendo all'energia del multiverso come vera e propria riserva. Conferisce all'incantatore un bonus alla Resistenza Mentale di +3 (vale per prove di Volontà, resistenza interiore...). Se utilizzata per più di tre turni consecutivi, tuttavia, può indebolire progressivamente il mago, a causa del sovraccarico.
    Bonus del PG/Bonus Razza
    //
    Oggetti/Elenco skills sbloccate:
    - Percezione energetica (I livello)

    - Disattivazione Shadowhunter (Skill Passiva)

    - Runa Shadowhunter: Fortitude

  13. .
    Sei nervosetta India Cohen. Sei molto nervosetta. Eppure andiamo...non è nemmeno la prima volta. Hogwarts non era così differente. Se te ne volevi stare buona a riscaldare una sedia andavi in qualche noioso college di New York dove il massimo coinvolgimento che puoi sperimentare è l'ebrezza di sollevare la mano durante la lezione per chiedere chiarimenti al professore.
    Era sera e il tramonto bagnava la Brakebills.
    Era strano, ma allo stesso tempo affascinante fare lezione a quell'ora, quando tutto sembrava farsi più quieto, quando anche gli animi parevano smettere quel nervoso oscillare giornaliero e distendersi per l'arrivo della sera.
    Forse era proprio la condizione fisica e mentale giusta per affrontare la lezione di Magia Runica, non sapeva dirlo neanche lei.
    L'aula delle lezioni era estremamente caratteristica. Tappeti, arazzi, non aveva niente a che vedere con l'aspetto asettico e minimalista delle classiche aule da college con le pareti monocrome e chiare, e le sedute laccate e pulite (si fa per dire). No, stavolta non era neanche esattamente tutto regolare, o almeno consueto. Le sedute erano state spostate e collocate attorno alla scrivania del professore in maniera quasi più intima rispetto alla classica disposizione tavolo-banco. Al centro dell'aula un braciere ardente che proiettava la sua luce e i suoi bagliori teneri sugli arazzi, sulle librerie, sulle teche che occupano tutte le pareti.
    Quella luce diventa un fulcro ancora più intenso quando i tendaggi vengono calati sulle vetrate.
    A quel punto tutto comincia, ma Michelle non poteva comunque fare a meno di sentirsi un'incapace cronica. Stona forse con quell'atmosfera quasi mistica.
    Gli anni dopo Hogwarts in quel bistrot l'avevano forse un po' arrugginita?
    Sì, sicuramente. Già da sola l'idea di ritrovarsi a 22 anni al primo anno non la entusiasmava più di tanto. Certo, istituzionalmente non isarebbe interessato a nessuno, come nelle università, aperte a tutti e a qualsiasi età degli studenti adulti, ma ciò non cambiava la strana sensazione di ritrovarsi grande tra i "piccoli". Non lo sapeva ancora: l'aula si stava riempiendo e da una prima occhiata potevano tutti sembrare suoi perfetti coetanei. Sperava solo di non sentirsi troppo come un pesce fuor d'acqua.
    Discorsi da vecchi.
    Il professor Sigurðsson aveva un modo affabile di parlare: spiegava con trasporto e ciò in parte bastava a catalizzare l'attenzione, almeno di Michelle, su di lui. Perchè aveva scelto magia runica? Non avrebbe saputo spiegarlo bene: era stata la classica ispirazione a guidarla verso quel corso. Per parlare di "fascino" sentiva di dover attendere la fine della lezione, ma la presenza di quel mazzo di tarocchi aperto sulla cattedra le suscitava una certa curiosità.
    Non aveva mai creduto troppo al destino, alle premonizioni lette sul palmo della mano, ma anche dopo gli anni di Hogwarts senitva di non poter mettere in alcun modo in dubbio il potenziale delle carte, se usate nel giusto modo.
    Stava tutto lì: nel sapere usare. Anche il mondo magico giocava su questa Capacità. Bisognava saper vedere, saper sentire, saper cogliere, e quelle lezioni a ciò servivano, a fornire quel Sapere.
    Eccola la nostalgia del Tassorosso.
    Atttese il suo turno alzandosi dalla sedia ed avvicinandosi alla cattedra. Rivolse un tiepido sorriso al professore e stette qualche secondo ad osservare le carte. E infine ne puntò una con l'indice.
    «Come what may.»
    I ANNO |1996 | [scheda]
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    Skills utilizzate nel post
    //.
    Bonus del PG/Bonus Razza
    //
    Oggetti/Elenco skills sbloccate:
    - Percezione energetica (I livello)

    - Disattivazione Shadowhunter (Skill Passiva)

    - Runa Shadowhunter: Fortitude

  14. .

    AGGIORNATO ♥


    Aggiunta Michelle e tanto tanto disagio ♥
  15. .
    Era un fenomeno particolare, che a tratti le era sempre parso pure proprio di quel tipo di terra: il calore sembrava ribollire presso rovine, siti desertici o comunque luoghi non solamente come quello, perso tra le sabbie di Luxor. Ricordava bene dell'afa tra le rovine di Cnosso, quando l'anno prima i suoi studi l'avevano portata in Grecia insieme al gruppo di studenti del suo corso. Quella vista si rivelò in parte deludente per Alexandria, ancora troppo legata alle illustrazioni sui libri dell'integro palazzo cretese: cioè che rimaneva della gloria palatina cretese erano solo fondamenta e ricostruzioni in calcestruzzo armato di qualche colonna dorica.
    Sembrava che la terra, ora dove tutto era quieto, rigettasse tutto il calore che per anni, secoli, aveva trattenuto sotto i piedi degli uomini che l'avevano calpestata. E tutto quel sole, quel caldo che cuoceva i mattoni crudi e le membra, scompariva la sera lasciando spazio ad un innaturale freddo che, solo chi è stato nel deserto, sa descrivere sulla pelle. Quasi brucia questa, come quando si fa scivolare del ghiaccio su una ustione.
    Anche per questo, tecnicamente, ad una determinata ora il campo andava lasciato.
    Erano una paio di notti che Alexandria dormiva a stento nella camera del piccolo hotel in città. Si rigirava più e più volte tra le lenzuola patendo il caldo che la sua pelle buttava fuori dopo averlo accumulato tutto il giorno.
    Se il signor Kingsley non era abituato alla sabbia e al deserto allora dubitava che anche lui avrebbe passato una nottata tanto tranquilla. La cosa migliore era cedere alla stanchezza fisica e al sonno pesante.
    Il professor Bennet allo stesso modo, pativa quella calura, non più abituato a muoversi sul campo come avrebbe fatto baldanzoso venti anni prima. Ma ciò che non gli era venuto a mancare negli anni era lo spirito di quel giovane archeologo che molti anni prima aveva indossato con orgoglio la sua corona d'alloro proprio a Cambridge.
    Sentire dallo stesso signor David la sua stessa eccitazione per quegli scavi caricò il professore di un palpabile entusiasmo, riflesso in quei due piccoli occhietti chiari ingabbiati in una tela di rughe sempre più fitta anno dopo anno.
    Allo stesso modo Alexandria non esitò un attimo nel recuperare tutti gli strumenti necessari per entrare nella tomba.
    Era già la terza volta che vi scendeva. La prima non la si poteva spiegare.
    La KV55 non era bella e decorata come tante altre, ma non per questo perdeva il fascino dell'aver accolto e racchiuso nel sonno il suo faraone.
    Tanti miti e arcani misteri sulla civiltà egizia restavano infondati e assolutamente insignificanti all'occhio critico e scientifico di un archeologo; tuttavia quell'antica società, in tutto il suo misticismo continuava ad esercitare un fascino intramontabile, duraturo, perpetuo. Stava lì il suo vero mito, la vera magia.
    Con i passi appesantini dalla sabbia si avviarono verso l'ingresso della tomba, indossando il caschetto e sistemando la cintura un po' troppo larga in vita.
    Gettò appena lo sguardo verso di lui al sentire la sua domanda, conseguenza giustamente della sua.
    La risposta era abbastanza facile.
    «Proprio lei. Insieme a lui» disse puntando la torcia spenta verso l'ingresso più buio, ma dove già si intravedeva il sistema di luci elettriche installate nel corridoio per scendere verso la camera. E quel lui era ritratto sul piccolo schermo del palmare che tirò fuori dall'ampia tasca dei pantaloni per porgerlo al signor Kingsley. Era saggio avere sempre con sé più immagini possibili del sarcofago in tutti i suoi dettagli e della mummia, così così come lo era integrarle con immagini di statue o rappresentazioni del presunto ospitante della tomba. Era un buon metodo per mettere insieme e confrontare gli elementi.
    Lo precedette scivolando nel corridoio e scendendo con attenzione la scalinata mangiata dalla sabbia e dal tempo.
    Lo avvertì di fare attenzione puntando ulteriormente la torcia, adesso accesa, proprio sul pavimento in discesa nonostante vi fosse un'esigua ma sufficiente illuminazione.
    «In realtà sto lavorando alla mia tesi di laurea» continuò certa di averlo messo in guardia dai gradini corrosi, e di essere lei stessa in condizione di scendere con tranquillità verso la camera funeraria.
    La sicurezza al primo posto. Sicurezza. Assoluta "Sicurezza": lo aveva sentito talmente tante volte che anche per muovere un singolo passo aveva bisogno di tastare prima sufficientemente il terreno con la punta del piede.
    «Questa è la camera funeraria » annunciò finalmente, una volta percorso l'ultimo tratto del corridoio sempre in discesa.
    Non c'era da aspettarsi oro, zaffiri, geroglifici di impressionante bellezza. No, la KV55 era una piccola camera semplicemente intonacata.
    Per quanto tentasse di rimanere "archeologicamente seria", ad Alexandria non poteva che ricordare uno scantinato brutto dove attaccare la lavatrice e stendere i panni umidi. Certo, c'era una storia incredibile racchiusa tra quelle pareti "bianche", ma il primo impatto era pur sempre quello, specie per chi scendeva in simili tombe con aspettative da National Geographic.
    «Non ci sono molti dati certi su questa tomba. » esordì Alexandria lasciando rimbalzare lo sguardo da una parete all'altra.
    E via con il pippone archeologico-storico.
    «Si è discusso a lungo se potesse appartenere alla regina Tiy, ad Akhenaton o al suo successore Smenkhara, anche se le ipotesi oggi riconducono più al secondo faraone. Il che ha un senso, oltre alle datazioni al radiocarbonio»
    Attaccò la torcia alla cintura e aprì di nuovo l'immagine sul palmare del sarcofago che gli aveva mostrato poco prima.
    «Il sarcofago è stato vittima di una distruzione selettiva e mirata. I cartigli sono stati asportati e il volto distrutto.» disse scorrendo le immagini e ingrandendole sui dettagli.
    «Esistevano credenza mistiche e vitali per le quali rimuovere un cartiglio era come asportare all'anima il nome stesso di colui al quale apparteneva. Una punizione meritata per chi aveva offeso gli dèi e gli egizi tentando di instaurare il culto dell'unico dio del sole, Aton, a dispetto di tutto il pantheon tradizionale.»
    Il tentativo del faraone e della moglie Nefertiti aveva sempre affascinato storici e teologi: il culto del dio Sole era quanto di più vicino ci si potesse avvicinare all'epoca agli attuali culti monoteisti.
    «Da lì il suo nome è stato cancellato da tutti i registri e la sua memoria distrutta quanto più possibile. La tomba così scarna è sintomo di una sepoltura rapida, senza onori. E la mancanza di glifi ci rende le cose più difficili »
    Concluse avvicinandosi alle pareti e porgendogli alcune lenti.
    «There's no place like home»
    STUDENTESSA IN ARCHEOLOGIA | 25 ANNI | [scheda]
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1123 replies since 29/7/2012
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