I
segni che spiccavano ai suoi occhi, sul marmo, non la convincevano per niente. Avevano attirato la sua attenzione e sapeva bene che non l'avrebbero più persa. Decise di non perdersi in particolari congetture riguardo all'arma evocata, adesso. Doveva
seguire le tracce. Il telefono vibrò in tasca per un secondo - Jeremiah si era spostato all'esterno dell'edificio. Aveva visto parte delle tracce tagliare per il secondo piano, dove lui aveva scritto di essere stato. Fu chiaro, allora, che fosse molto più conveniente seguire la direzione opposta, verso il cafè - forse avrebbe potuto capirci qualcosa.
"
Fammi sapere. Io rimango sulla scena".
Mentre seguiva il sentiero solcato da qualcosa che non aveva ancora avuto perfettamente modo di comprendere,
manipolò la densità del suolo perché risultasse temporaneamente malleabile, così da potere spostare il materiale intorno ai solchi e osservare quanto fossero profondi. Allora, respirò profondamente.
«Akti Fos». Concentrandosi sul senso della vista, proseguì, attenta a carpire qualsiasi minuziosa informazione - non doveva sfuggirle nulla, non più; aveva lasciato l'azione al collega volontariamente, per potersi concentrare sul lavoro mentale, sul ragionamento, per fornire una base rinforzata alle indagini: era più che sicura che molto di ciò che serviva si trovasse ancora dentro il museo, nei punti chiave in cui il furto era stato compiuto.
Una volta raggiunto il cafè, si sarebbe assicurata che i segni non si interrompessero,
mettendosi alla ricerca di qualsiasi apertura o irregolarità nell'economia della stanza. Si guardò intorno con estrema attenzione, perché ogni informazione potesse rimanerle in mente per essere utilizzata in caso di necessità, e si avvicinò piano ai muri, certa di riuscire a trovare qualcosa di interessante - una crepa, magari, o finestre che potessero essere state lasciate aperte; se la missione era andata male doveva esserci un motivo. A discapito della scarsa fiducia che provava nei confronti di chiunque, non aveva dubbi che tutti, lei compresa, avessero fatto del proprio meglio. La prima parola che la attraversò fu, naturalmente,
sabotaggio. Era impossibile, impossibile che la scena non fosse stata adeguatamene preparata perché fossero loro a fallire. C'era un programma astuto dietro, un'organizzazione intensa ed efficace. Non potevano essere così lontani dallo smascherarla.
We can do things, and we can try to feel okay about them.