Knives and Pens

Caleb & Grace | 12 novembre 2021, Pelham Bay and Split Rock Golf Courses

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    Lo sa Gray che tutto questo è strano. Lo è stato dal primo momento in cui si son tirati su e scrollandosi di dosso gli odori dell'altro un po' come cani usciti fuori dalla fanga, hanno scelto cosa ordinare. Ed hanno ordinato così tante cose da non sapere nemmeno se ce la faranno davvero a mangiare tutto. Che sono solo due ragazzini, sì, ma sembra abbiano la fame di bestie. E quella della tigre solitamente è un salire sino alla trasformazione. Lo stomaco che brontola effettivamente è uno di quei sintomi che solitamente lo fanno allarmare, ma che non dovrebbero dar problemi se non sono accompagnati dalla spossatezza ed il nervosismo.
    ''Sembra tu abbia una sorta di sindrome premestruale''
    ''Dici che sembro una schizzata?''
    ''No, non proprio. Ho solo paura che finirai per mangiare anche me.''

    Ma Froy ci ha sempre scherzato su. D'altronde lui non ha mai avuto paura della tigre, nemmeno la prima volta che Grace si è trasformata dinanzi a lui. Froy viene da una famiglia di domatori di bestie: con i leoni e le tigri ci è cresciuto.
    Il fatto è che ora non c'è Froy qui, ma Caleb e lui non sa nulla di com'è che funzioni questa storia. Non sa nemmeno com'è che passa il tempo Gray quando sparisce per due giorni interi. Due giorni, cavolo se è già alla frutta.
    ''Dici terrà davvero al caldo questo coso?'' Ed il coso è il pigiama che un po' gli sta grande, tanto che i pantaloni gli finiscono sotto i talloni quando cammina, anche se poi l'elastico l'ha ben stretto in vita tanto da sembrare un bambino. Sale le scalette che portano al letto e si incastra nell'alcova con i piedi ancora che penzolano fuori. Gioca distratto con il loro laccio ma la smette subito, quando si sta rendendo conto di voler sapere i motivi che spingono Caleb a mettersi in pigiama con una prostituta. Come se ci fosse qualcosa da spiegare affinché dinanzi l'alcova si innalzi una barriera atta a separarli: Caleb che si muove libero per casa sua e lui lì, fermo dietro ad un vetro ad osservarlo vivere come se quelle proiezioni potessero in qualche modo essere le sue. Si sporge sul letto, ma lo fa per tastare gli adesivi ed i poster al muro: Sembra la camera di un ragazzino che è dovuto crescere in fretta. Non sa se invidiarlo o temerlo per ciò che è e per il modo in cui lo ostenta. Lui non può essere così, non lo è mai stato nemmeno per un istante.
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    "Ehi ehi.." lo ammonisce Caleb, nel dargli palesemente dell'ingrato. Insomma, dai, gli sta dando le cose più calde che ha perché la stufetta è un dramma a scoppio ritardato che potrebbe spegnersi durante la notte. E nessuno vuole che la sua puttana preferita si congeli nel sonno. Anche se.., ci riflette nel guardarlo annaspare per tirare fuori i piedi, affogati in braghe che sono troppi centimetri più lunghe... metti caso che abbia freddo, sarei la fonte di calore più vicina. "Intanto quel coso, è una delle poche cose che servono davvero nel mio guardaroba" continua a guardarlo, che non li sa mica staccare gli occhi da lì, dall'immagine mista di un nano da giardino ed uno hobbit. Ha quasi paura a dirlo a voce alta, sia perché sembrerebbe reale, e sia perché poi dovrebbe scomunicare Gray per oltraggio alla cultura pop. "E poi ai Jedi si porta sempre rispetto" e nn sa dirlo senza ridere, che quell'immagine rimarrà impressa più o meno per sempre, perfino le maniche sono così lunghe che Gray potrebbe nascondervici le mani e nessuno le troverebbe più. Il cuore pompa troppo sangue, ha caldo. No io non-
    Il fattorino. Grazie a Cristo esistono i fattorini, tanto che Caleb si forza troppo a staccare gli occhi dal modo in cui Gray gli si muove per casa, come se la esplorasse a metà, e beh, forse può anche capire perché. Ritirare le borse è solo un meccanismo automatico, che metà di quanto hanno ordinato finisce in frigorifero per quei morsi di fame notturna che non si negano a nessuno. Il resto lo raduna in qualche confezione, a cui aggiunge posate di carta e giusto le salviette e lo passa, con un sorriso smagliante, a Gray. "Fai spazio per il godimento vero.."che il cibo messicano non lo batte nessuno, non c'è storia, proprio zero. Tanto che ha preso qualcosa di talmente piccante, preannunciandoglielo pochissimo.
    A Caleb importa poco di cosa sia giusto o sbagliato, soprattutto se poi si issa sul letto con lui ed incrocia le gambe lunghe come un indiano. E' felice, e questo è giusto a prescindere. Così sa dirsi da quando ha lasciato Portland, anche se c'è un messaggio a Juno , fermo in lettura da ore. Guarda il cellulare giusto un secondo, gli cade proprio l'occhio lì, ma lo fa per spostarlo sul bordino del piccolo oblò al fianco.
    La mano poi la allunga a lato, fa poca pressione perché il piccolo schermo piatto si scolli dalla parete in cui è incassato e si fermi ai loro piedi, sopra gli scalini. "Si lo so, è la parte più bella della casa" srotola la tendina.
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    Lo ha studiato come fosse una cavia di laboratorio. Di quelle da cui trai conclusioni solo perché sono giorni che gli vai dietro. Ed ogni minimo movimento gli è sembrato importante, così come il modo in cui alterna il movimento dei polmoni alle parole. Ha tutto un ritmo suo che forse parte dal cuore, forse dai muscoli sempre in tensione. E Gray crede di averglielo un po' scoperto. Di aver capito cos'è che muove davvero il suo mondo. Le espressioni spontanee del suo viso che sono un po' come quelle dei bambini. Un po' come quelle di Jonah quando usa la sua schiena come pista per le macchine e, sì, bellissimi i grattini, ma dopo un po' uno inizia ad annoiarsi. Di Caleb, però, immagina sia impossibile che possa accadere qualcosa del genere e non perché ci sia qualcosa di speciale in quella sua vita racchiusa in un caravan - D'altronde è una vita comune a tante altre - quanto perché non ne ha mai capito i pattern.
    Nel senso che lui il pigiama nemmeno lo indossa. Forse non ne ha uno: Nessun parente glielo ha mai regalato per natale, ad esempio. Lui non passa la sera a guardare la tv o a mangiare schifezze: Di solito beve, gioca a carte con Froy e poi si lascia andare a Morfeo quando si ricorda di aver anche questa possibilità. O scopa e scopare è una di quelle poche cose che un po' lo sfianca, che appena toccata una superfice orizzontale un po' lo manda k.o. Non è sveglissimo nemmeno ora, che ha gli occhi quasi socchiusi in piccole fessure ed il sorriso gli si tira su sfatto. Sfatto dalla stanchezza. Che oggi ha lavorato tanto, dice e Caleb è stato l'ultimo di cinque clienti. Un finale perfetto, però, perché il messicano lo adora e la tigre ha fame. Ha fame di carne macinata e chili. ''Questo coso puzza di te.'' Tira su la felpa sino al naso e l'annusa senza alcuna vergogna. Non soddisfatto poi, ci lascia incastrata la bocca ed il mento. Lo guarda con solo il naso e gli occhi fuori. ''E chi sono i Jedi?'' Dice tirandosi le maniche della felpa sulle nocche. Non ha freddo, non ancora almeno, ma se c'è una cosa che gli piace è lasciarsi sprofondare nel tessuto. Per questo indossa prevalentemente abiti di una taglia più grande: Per chiudersi in sé stesso. Poi gli fa spazio sul letto e se non fosse per la tv che spostandogli gli fa venire per un istante un colpo al cuore, potrebbe persino dire di sentirsi sereno, quasi in pace con se stesso. ''Oh cazzo!'' Tira su i piedi sul letto. Le dita gli spariscono tra le lenzuola. ''Quanto devi esser bravo a carte per vincere un coso del genere?'' Si sporge in avanti per guardarlo meglio, quasi avesse visto chissà cosa di strano. ''Ho deciso di assumerti per un colpo molto importante: Voglio vincere casa con la piscina.'' Scherza, ovviamente: Al mare od in piscina evita di andarci a causa del proprio corpo. Odia farsi vedere in costume, lo detesta da morire. ''Che porno metti?'' Ama da morire alludere al sesso, soprattutto quando non lo sta facendo. ''Comunque questo posto mi piace molto...'' Vorrebbe già ritornarci e nemmeno è andato via.
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    "Sei serio?" ma prima di finire di chiederlo, ride. E lo sa, eccome, che Gray non sta scherzando, e non ha idea di cosa sia uno Jedi. Ed è così che in genere Caleb passa dalla risata al falsissimo atto teatrale per cui si dimostra profondamente offeso, colpito così nel profondo da non sapere cosa dire. Eppure, eppure qualche parola ancora la sa incastrare per benino, perché si assottigli ed entri come un ago sotto pelle. Magari si ricorderà di me. "E pensare che la cultura pop dovrebbe essere il tuo campo, mica il mio, quasi giovane padawan" e no, non ha la più pallida intenzione di spiegargli da dove venga il termine, per nulla, preferisce definirlo un giovane padawan tutta la sera, così che possa - tornando a casa - chiedersi che diamine significhi. Mi penserà si.
    "E dopo puzzerà di te, suppongo che saremo pari.." si riferisce al maglione, tirando di poco la cordina che penzola dal collo, i canini si aprono in un ghigno che promette, forse, di superare la stanchezza in qualche altro modo. Ma Caleb è anche un gradasso, è quel ragazzo in grado di promettere una nottata di puri istinti, ma poi crollare come un bambino per le troppe ore di sonno arretrato sulle spalle. E stavolta ne ha parecchie, dato che non dorme da trentadue ore, quasi trentatré.
    Gray però è illegalmente carino, soprattutto quando ritira velocemente i piedi perché non si aspettava il maxi cinema a letto. Così Caleb che ha sempre qualcosa da ridire, tace per un istante, rapito da una singola reazione, incastrata ora nel cervello come un jingle di Natale: uno di quelli che a distanza di anni sa ancora esserci.
    "Diciamo che sono bravo abbastanza da far credere di non esserlo, ecco.. " si riprende in un respiro che gli serve, per primo. Stronzate, ovviamente, è stata tutta fortuna e quel pizzico di magia nera che gli è servita per soggiogare l'uomo, farsi firmare il contratto di cessione e poi permettergli di farlo a pezzi ed essiccarlo in magazzino. Però la partita a carte l'ha vinta davvero, su quello non mente, ne va ancora fiero.
    "Chiedi un preventivo alla Sharp s.p.a e avrai la casa dei tuoi sogni, per un solo giro di carte! Affrettati, l'offerta è limitata al primo che chia-..ma.." imita una voce che non gli appartiene.
    Però, Gray che si avvicina è un sorriso che si affievolisce di poco, un morso che stringe le labbra morbide, e quei piercing che battono lenti la loro litania. Esageri.. e non ho ancora parlato del cuore.
    Perché a parte il porno, che gli regala un ghigno sornione, è forse l'ultima l'affermazione che lo blocca, con la mano ferma sulle patatine fritte, tutte ricoperte di formaggio filante. Ingoia un piccolo rospo, non ha la forza di dirgli che probabilmente non avrà così tanti soldi di nuovo, per chiamarlo e pagarlo altre notti. Che per un attimo gli è sembrato solo che non importasse a nessuno dei due, del lavoro e di.. altro. "Si.." riprende a mangiare, piano.."Ti direi che puoi tornare tutte le volte che vuoi, anche se lo so che non è una cosa fattibile" che, appunto, è al verde, ma dissimula. Insomma, ci prova a non far vedere che davvero potrebbe essere l'ultima sera se il tour non si decide a pagarlo. La prima e l'ultima.
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    Diciamo che le serate giù in tenda con Froy sono sempre un po' troppo diverse da queste: Non ci sono grandi schermi su cui guardare un film, né svaghi che vadano oltre la lettura o le semplici chiacchiere. Si divertono semplicemente loro e lo hanno sempre fatto quasi di comune accordo, come se i gusti fossero equamente condivisi da entrambi e non vi fosse mai motivo di litigare sul da farsi. Nonostante tutti questi anni passati insieme, poi, non si sono mai ritrovati annoiati l'uno dell'altro. Froy ha imparato ad apprezzare gli anime che tanto piacciono a Gray e Gray, beh, ha letto Orwell quanto basta per averne la nausea. L'unica cosa che probabilmente i due hanno in comune, oltre all'affetto che ormai è tutto ciò che li tiene ben ancorati alle loro vite, è Neon Genesis Evangelion. E Dio solo sa quante notti hanno passato a speculare sui suoi significati più intrinsechi, quante.
    Dunque l'apparizione di quel tipo di tv per lui è qualcosa di nuovo: Non tanto perché appunto non è a conoscenza della tecnologia in voga nel 2021, quanto perché è sempre stato abituato a vedersi le puntate sul telefonino, restando disteso di pancia.
    ''Vuoi che menta? Dicono che sono bravo a farlo.'' Ha un sorriso furbino che gli tira su gli zigomi quanto basta a fargli sparire gli occhi dietro le ciglia lunghe. Che quelle non sono cambiate con gli ormoni: Sono come quando era una ragazza e gli occhi, per quanto siano scuri e di un nocciola dimenticabile, beh, sono bei occhi. Espressivi, più che altro, tanto che è possibile leggerci verità al loro interno.
    ''Oh beh'' Si finge offeso. Alza le mani già in segno di resa. ''Ora sono il vecchio di turno solo perché anagraficamente sto arrivando ai trent'anni?'' E dice così perché non se ne sente nemmeno la metà di quanti ne ha ora. Si sente piccolo, ancora fragile e disperato nell'aver scelto di abbandonare un padre in virtù di una vita lievemente meno tossica. ''Tu non conosci il mio spirito giovanile...il mio fuoco! Ragazzo.'' Ma nel parlare muta la voce e lo fa nascondendo gli incisivi dietro alle labbra, proprio come fosse un vecchio senza dentiera - Che sì, che schifo, ma magari sono comodi nei pompini - . ''Sembra quasi una di quelle pubblicità un po' osé degli anni '80.'' Ride tirandosi su il cappuccio della felpa e restando ad osservarlo dal suo piccolo oblò ristretto dai lacci precedentemente tirati. Incastra le dita tra le patatine e lo fa rubandole appositamente da lui: Gli piace dargli fastidio, ricordargli che è lì e che ha bisogno di tutte le attenzioni possibili.
    ''Perché non è fattibile?'' Domanda poi a bocca piena, voltandosi verso di lui con l'innocenza di chi davvero non ha pensato ai soldi. Non ora, non oggi. ''A me piacerebbe tornare qui se...se a te va, insomma.'' Manda giù il boccone aiutandosi con un goccio di Fanta. Poi lo capisce o almeno, crede debbano essere andate così le cose: Forse Caleb ha qualcun altra e sarebbe normale, insomma, è carino e non sarebbe il primo cliente a cornificare la compagnia con lui. ''Ho paura di sapere quanto piccheranno quei così.'' E si riferisce ai tacos di cui già sente l'odore quasi pungente. ''Ma se dovessi vomitare giuro che sarò lì a reggerti la punta dei capelli, sia mai che ti scomponga. '' Ma lo sta idealizzando e nel guardarlo, già inizia ad immaginarsi come potrebbe essere la mattina: Se struccato e con i capelli pettinati all'indietro.
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    Edited by ( : - 27/11/2021, 10:20
     
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    "Mentire? Cielo no! Le bugie sono bandite da casa mia" un po' si sente di modulare la voce come una madre puritana, come se non sapesse anche lui mentire. Beh, oddio, Caleb più che altro omette, che lo sa a volte la verità fa solo più male di tutto. Ma non sa pensarci ora, quando può fingersi totalmente indignato da un oltraggio simile, che tutto fa scena e tutto lo porta a stare bene. E quando sta bene, ha fame, quindi scava anche nei nachos per sgranocchiarne un paio, divertito. E' indeciso, non sa se a farlo ridere di più sia l'imitazione - ben riuscita - di un vecchio al limiti dell'artrosi, o il fatto che poi Gray si chiuda nel cappuccio e la sua testa sembri un uovo. Che poi è carino anche così, come fa? In tutti i casi, comunque, Caleb cerca di non tirare troppo le cordine prima di lasciarle andare ed ammirare l'opera.
    Ma quindi, perché non è fattibile che Gray torni tutte le volte che vuole? Beh, ce ne sarebbe da dire. In primis perché Caleb si sta innamorando e no, non è che ci si possa davvero innamorare di qualcuno che paghi per scoparti fino allo sfinimento. Però ora non.. Di secondo punto, c'è che non ha più soldi, il vasetto al massimo ha risparmi per altre due o tre sveltine, ma messi insieme non fanno una notte. Però magari io.. . Potrebbe trovare, si, un modo per fare soldi, ecco, ma spenderli tutti subito lo riporterà al verde come prima. E per terzo, c'è la faccenda che ha visto abbastanza di come gira il mondo se non paghi la puttana che compri. Eh, si, io non lo vorrei il muso spaccato per questo.. E Caleb dovrebbe proprio dirle tutte queste cose, magari a voce alta, anche quando poi si fissa negli occhi di Gray, in quelle ciglia lunghe, nel castano che brilla al riflesso della TV che si accende. E non dice un cazzo. No, Caleb sorride, convinto profondamente di stare sbagliando tutto, ma di aver anche letto che Grace vuole stare lì, con lui. Lui che è un cliente ma per un minuto intero non sa sentirsi tale. "Sì" Per quel secondo non ritratta, non spiega, sembra incredibilmente serio, prima di bacchettare le dita di Gray che gli ruba il cibo. "Ovviamente è una rottura doverti dare i miei vestiti, perché non sai vestirti ma.. è sopportabile, si." Tira su un sorriso raro.
    L'attenzione per i tacos ci mette un attimo a tornare, che in un primo momento non vuole interrompere una connessione a cui non sarebbe umano credere. Non ha più la forza mentale di dirsi che è un cliente, che farà così anche con altri, che probabilmente sta mentendo anche adesso. La paranoia non attecchisce, non quando è così felice da sentirsi bene in una giornata nata di merda.
    "Sono i tacos più piccanti del Bronx e, vorrei dire, non è che ti vengano labbra come le mie per puro caso" che lui regge il piccante, come se il suo stomaco fosse fatto d'acciaio. D'altro canto, a diciotto anni, potrebbe perfino essere amianto. "Non vuoi sfidarmi, Gray.." nel dirlo si fa più vicino, solo per passare con una mano accanto alla sua, e rendergli un furto per un altro, sfilandogli una patatina dalle dita ed imboccandola subito, prima che possa protestare. ".. l'ultimo che l'ha fatto, ha perso la casa. Tu che sei disposto a perdere?" E la zampina si sposta ad artiglio sopra i tacos, il sopracciglio si solleva, furbo, sopa l'occhio destro, mentre il sorriso si apre sullo stesso lato. "Ti do un taco di vantaggio, perché sono magnanimo, gentile, meraviglioso, un ospite spettacolare e voglio cinque stelle su Air B&B. Ah, e non ti dimenticare di accennare all'ottimo sesso sul pavimento" ride.
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    Non lo sa Gray cos'è disposto a perdere. A ventisei anni e con la maledizione attaccata al culo, forse la risposta più giusta potrebbe essere ''Niente.'' Perché non esistono per lui cose più cedibili di altre e non perché sia diventato terribilmente venale quanto perché soffre dell'attaccamento a determinate cose. E tutto fa parte della sua vita: Ogni singolo oggetto con cui entra in contatto, ogni singolo momento che vive come fosse l'ultimo. Tanto che anche quella cena potrebbe esserlo. Quello potrebbe essere l'ultimo tacos, quelle le ultime patatine e quello l'ultimo sorriso che potrebbe rivolgere a Caleb prima di dimenticare il suo volto. Quindi no, Gray non è disposto a perdere qualcosa, a giocarsela con il rischio di non poterla più avere indietro. La chiamiamo paura? Sicuramente è un termine appropriato, ma questo non significa che, insomma, dovendola superare poi uno sia disposto a cedere.
    Ma gli sorride mentre ci pensa e lascia che la vita di Caleb gli scorra davanti gli occhi come se fosse un quadro animato laddove i dettagli si rivelano in pennellate coraggiose. E Caleb è coraggioso: Un ragazzino fantastico su quel fronte. E Gray non lo pensa solo perché sia carino e capace in ciò che fa, quanto perché effettivamente, nell'osservarlo muoversi libero nel suo territorio, un po' sa lasciarsi cogliere dalla gelosia che lo vorrebbe vedere al suo pari. Se non terribilmente identico a lui.
    Ma non sa giocare il suo stesso gioco: Non è mai stato un bambino come gli altri, non quando dai suoi quattordici anni ha iniziato a vivere con l'idea di dover sembrare più adulto di quanto non fosse. Adulto, indipendente, affinché nessuno avesse dubbi sulle sue scelte o finisse per trattarlo davvero come un poppante.
    Così si studia le sue mosse, in un sorriso che lascia schiudere le labbra in un ''Niente.'' che esce in risposta sincero ed accompagna una mano libera lungo il polso di Caleb. Gliela stringe, ma non per strapparla via dal suo cibo, quanto per portarsela al viso. Trattiene il suo indice nelle sue labbra e lo fa per leccargli via il formaggio dal polpastrello, come un gatto, come una provocazione che non sa evitare. Perché è così che vanno le cose, è così che giocano i bambini come lui. Un po' circoscritti in un ambiente tossico, privati dei loro sogni più grandi e visti come macchine atte a realizzare solo un unico e delimitato scopo. ''Mi fingerò geloso e lascerò recensioni negative affinché nessuno venga preso dalla voglia di venirti a trovare.'' Forse scherza, forse no. Chissà. Sfila il dito dalla bocca, ma resta con una mano stretta leggera sul suo polso. Fa giusto risalire le sue dita, affinché il medio finisca per ridisegnare figure circolari nel suo palmo. ''Non c'è nessuno da cui devo scappare domani mattina...vero?'' Ma il tono della voce cambia e lo si può notare benissimo, perché finendo per intrecciare le dita alle sue, in una stretta di mano leggera, Gray un po' arrossisce.
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    I pigiama-party di Caleb sono sempre stati con Juno, da che ne ha memoria, e forse perché hanno condiviso la stessa stanza per molti anni.. almeno fino alla pubertà. E dopo tutto ha iniziato a ruotare intorno al sesso, agli ormoni in subbuglio, all'incapacità di capire subito se gli piacessero i ragazzi o le ragazze. Non è mai mancato il giudizio di una famiglia con volontà ferree, ma almeno ha imparato ad ignorarlo tanto in fretta da dirsi che doveva decidere da solo. E sì, da quando ha quindici anni, Caleb decide tutto per conto proprio, in barba alla sfiga che potrebbe colpirlo da un momento all'altro o da qualsiasi altra catastrofe improvvisa. Come il non avere una casa o vincerla qualche giorno dopo ad un gypsy troppo borioso, e perfino abbastanza disgustoso.
    Sarebbe anche pronto, Caleb, a replicare, a dirgli che se non scommette niente e se non ha niente da perdere, non c'è quasi gusto a sfidarlo, ma -- beh, Gray fa quella cosa con le dita tra le labbra e per un attimo dalla bocca di Caleb non esce che un fiato spezzato, strozzato da un fuoco placido che si smuove dal basso ventre.
    Cazzo, prendi in ostaggio la mia mano quanto vuoi. Sembrano dire questo, i suoi occhi, che si illuminano di un divertimento che preme un canino sulle labbra, secche ora, che lo trattengono in un piccolo incastro.
    "Vuoi rovinarmi la piazza così non pago nessun altro eh? Ma guardati, pure la finta gelosia ti riesce bene" e si, si nel dirlo Caleb arrossisce ancora, che no, non era proprio in previsione un moto di battiti velocissimi al centro del petto.
    Dai non può essere che un gioco no? Perché sta fingendo. Eppure, nel dubbio, al ragazzino la gola si secca comunque e se lo immagina il momento in cui può esistere un moto di gelosia a farla da padrone. Lui che non ha mai osato chiedere niente da tenere tra le dita così a lungo, lui che prende quello che viene e lo fa godendosela al massimo perché "non si sa mai". Un po' come se ogni giorno fosse l'ultimo per fare quella cosa che sta facendo. Tristemente, però, questa notte è proprio l'ultima che può passare con Gray, ed allora se vuole credere che sarebbe capace di una certa gelosia, lo accetta, lo vive.
    Muove le dita come un ragno, per godere di un massaggio che solletica il palmo, ma lo lascerebbe fare così anche tutta la notte. Oddio in realtà Caleb stesso passerebbe così giorni interi. Con i grattini, il cibo messicano ed a breve anche il suo film preferito.
    "Domani mattina potresti dover scappare sì.." trattiene il fiato per leggere una reazione, che ne basta una qualsiasi, mentre usa la mano libera per addentare un taco e lasciare la sospensione più lunga, almeno finché non ingoia. "... da me" che non esiste nessun amore per Caleb, il quale per altro non è tipo da tradimenti e beh, anche tradirlo con un'altra puttana sarebbe sbagliato, o così dice lui. Il peperoncino quasi non lo sente. Stringe le dita di rimando, si fa un briciolo più serio dopo avergli sorriso. "Non ho nessuno oltre quello che vedi. Me la vivo così, tra cibo messicano, film degli anni '90, e la mia stravagante personalità" un altro morso, prima di scendere un gradino sul personale anche lui. "E io?" quasi senza contesto, "Ti farò tardare da qualche altro cliente, domani mattina?" quasi fiero.
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    Ma Gray non ha capito nulla. Non lo ha fatto quella sera sul tetto, né ci sta riuscendo ora, che vive la serata come fosse davvero la prima vera che può permettersi con l'idea che presto andrà tutto a puttane. Perché anche se c'è stato con Froy niente si è mai rivelato intenso nel medesimo modo in cui ci riesce ora che sì, con Caleb non si sta dicendo nulla ma boh, è bello.
    Lo sa bene poi, da quel briciolo di raziocinio, che la bellezza di oggi risiede tutto nella spontaneità con la quale si stanno cercando e mantengono distanze come se la parola ''imbarazzo'' non facesse affatto parte del loro vocabolario. D'altro canto come potrebbe Gray provar vergogna nei confronti di chi conosce tanto bene il suo corpo da sapere quali punti sfiorare come fossero corde tese di violino?
    Ma non l'ha capito in che direzione stanno andando. Non lo capisce dal modo in cui gli risponde né da cosa Caleb pronuncia di rimando. Va solo bene così, si ripete, perché così deve andare e solo per questa sera.
    ''Lo so, avrei dovuto partecipare al provino di Jack per Titanic.'' Come se fosse già nato all'epoca o comunque grande abbastanza da permettersi un azzardo del genere. Non che poi gli piacesse davvero Titanic: Forse è stato semplicemente uno dei pochi film che ha recuperato di recente assieme a Froy. ''Sarei stato proprio carino.'' Disse quello con la testa ancora chiusa nel cappuccio. Rannicchiato, perché non vuol sentire freddo, non fino a domani.
    Ma non vuole pensare al domani e forse glielo si legge nel modo in cui arriccia le labbra e rimane ad ascoltare ciò che l'altro ha da dire. Che magari sa estrapolarci informazioni importanti. Magari così scopre in che punto del caravan nascondersi affinché nessuno venga preso dalla voglia di strapparlo via da lì. Da quel letto, da quei tacos. Sbarra gli occhi senza accorgersene, poi la lingua scatta e lo fa incontrando il palato. C'è un istante in cui il cervello gli si spegne e tutto ciò che arriva, ogni singola informazione, non viene filtrata a dovere. ''Non voglio scappare da te.'' Ma poi si corregge, sa di doverlo fare in virtù di una confusione che non ha affatto voglia di alimentare: Non vuole restare in stallo in qualcosa che no, non è fattibile. Perché nulla è fattibile o funzionale alla vita che è costretto a fare. ''Sono troppo pigro e questi tacos non credo si farebbero digerire in fretta. Rischierei di slogarmi una caviglia.'' Salvato in calcio d'angolo...forse. Ma la mano comunque non gliela nega. Non la sfila dalla sua, forse è così ferma da esser morta. Amputabile, talmente non la sente più. Però è bollente. ''Già.'' Annuisce con un cenno del capo, avvicinandosi un altro po', vigliaccamente, giusto per poggiare la testa contro una sua spalla e tornare a fissare lo schermo dinanzi a loro. ''Non mi va di andare da Joseph...si accontenterà di un nostro pov.'' Perché scoperanno di nuovo, no? Se non adesso, domattina appena svegli. I maschi vogliono sempre scopare all'aprire dei loro teneri occhietti da cuccioli indifesi. ''Dice che se gli mando un audio mentre vengo mi paga persino cinquanta dollari in più.'' Gli si rannicchia contro una spalla, come un koala. Con la mano libera più vicina alle patatine ne afferra una manciata e se le infila in bocca a forza. Sta così bene da sapere di non potersi trattenere per molto. Giusto per non sfatare il mito de ''Le cose belle finiscono sempre.''
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    E' anche vero che l'autonomia gli ha dato alla testa, tante volte. Si è detto che vivere di espedienti gli riesce bene, in fondo, quella casetta su ruote se l'è guadagnata tutto da solo... certo con l'aiuto della Corruzione, della fame e di quei trucchetti che papà gli aveva insegnato prima di finire dietro le sbarre. Lo strazio arriva solo se poi Caleb ci pensa, a quando non erano ancora corrotti, a quando potevano andare a trovare i genitori ed allora si faceva forza per Juno, parassitando quella di Tyron. Non sono cose a cui gli piace pensare, però lo sa che nemmeno possono fermarlo dal mettere un piede davanti all'altro e farlo con il sorriso giovane di chi divorerebbe anche i muri se potesse. Sposta un paio di vassoi di plastica, svuotati perché sono bestiole fameliche e di questo va particolarmente fiero, ma lo fa anche perché il corpo di Gray è un po' troppo distante. E' vero che si tratta di sicurezza, ma ha pagato tutta la notte. Quindi siamo a posto, no? Eh. "E sei così un tappo che Rose ti avrebbe fatto salire su quella porta.." sa di dover stringere di più la mano, in un sorriso molto molto colpevole, per evitare che Gray si sottragga e la usi per picchiarlo. Lo diverte anche questo, immensamente, che anche se è pagato per stare con lui, per assecondarlo nelle sue voglie, poi sembra faccia solo quello che vuole e quando vuole, prendendosi il diritto di replica e di offesa. Questa è la droga di Caleb, che nel vederlo ancora in quell'uovo intorno al volto, sorride. Non vuole scappare.
    "Puoi provarci, anche se ho le gambe sproporzionate come le giraffe" che gli piacerebbe ricorrerlo per il campo da golf, come due cretini, magari anche sotto i getti d'acqua che usano per farvi manutenzione e si, ecco, dopo sembrerebbe palesemente High School Musical e beh, c'è un certo ribrezzo che gli prende la schiena. "We're soarin', flyin', there's not a star in heaven that we can't reach.." Sospira, pianissimo.
    I vassoi continuano a spostarsi, a finire magicamente - veramente li sposto io - a i lati per permettere loro di allungarsi come gatti, uno sull'altro, davanti allo schermo che si anima di nuovo.
    Gli viene automatico far risalire una mano dietro la nuca di Gray, che stringa appena la stoffa e abbassa il cappuccio, che se deve appoggiarsi a lui, allora tanto vale che gli permette di appoggiarsi con la guancia alla sua testa e non al tessuto. "Ti rovino la carriera se continuo a-.." e non finisce, che tanto non è comunque per niente dispiaciuto di fare piazza pulita dei clienti di Gray, anzi.. anzi a volte si sente un egoista a volerlo per sé quando questo gli farebbe perdere un quantitativo di dollari imbarazzante. Diventerò famoso, manca solo mezzo tour e potrò pagargli tutto. Pensa, in silenzio.
    La mano però è rimasta lì, a massaggiare lentamente la base del collo, l'attaccatura dei capelli, in un gesto che non sta realmente controllando.. è spontaneo, come Caleb stesso. "Un Pov?" ride, piano, i titoli di Jurassic Park in sottofondo a volume molto basso. Sa cosa sono, ovviamente, la sua generazione ne abusa spesso, un po' ovunque, a lui piace guardare la gente che si ingozza, e non ha ancora capito il perché. "E glielo dici che il regista sono io? Non sarò Spielberg -" accenna a quel nome appena apparso in TV ".. ma sono bravino". Incrocia le gambe una sull'altra, ma soffoca una seconda risata nel sentire cosa piace a quel Joseph. Non lo sa come fa ad astrarsi così tanto, tra un pensiero che lo vuole geloso in modo irrazionale, ed uno che lo vede riderne con Gray come se non fosse davvero nulla di rilevante, che importano solo loro due e loro due stanno bene. No?
    "Allora magari non te lo faccio dire il mio nome, prima di venire.." per nulla innocente, gli lascia un bacio divertito trai capelli. "Ma poi quell'audio lo passi anche a me, credo sia un pegno adeguato per lo sforzo che dovrò fare concedendoti di lavorare per altri anche quando sei con me" Continua, sulla linea di una leggerezza che spesso gli salva la vita, certo non il cuore. Un sorso di bibita al lime.
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    Se non fosse una prostituta Gray sarebbe un ragazzo come tanti altri, forse. Se non fosse un maledictus, probabilmente adesso starebbe vivendo una vita diversa da quella che sta vivendo adesso. Ma non sarebbe qui e questo lui se lo sta ripetendo, seppur dirselo un po' lo scalfisce, gli lascia quell'arrossarsi leggero che si ha sulla pelle quando si inciampa per sbaglio.
    Ma si ricorda che è solo per oggi e che è perché Caleb lo sta pagando, altrimenti se ne starebbe tornato da Froy, avrebbe indossato una tuta scassata a caso e si sarebbe lasciato andare nel suo letto sino all'arrivo del giorno dopo. Che si sarebbe rivelato un miracolo. Perché non è detto che ci siano dei ''giorni a venire''.
    Ma è pur vero che sta mentendo a se stesso e lo sta facendo per una causa che gli sembra giusta. D'altronde è meglio evitare che nascano dei malintesi con Caleb, laddove poi farebbe fatica a sbrogliare ogni cosa.
    Perché non sa staccarsene. Perché anche se è una puttana, anche se è un maledictus, nel profondo Gray resta un ragazzino che nemmeno se li sente i ventisei anni. Resta un ragazzino che avendo saltato tante prime volte ora pretende di averne un po' solo per sé. E questa sera è una di quelle: Perché non è mai stato ad un pigiama party. Non ha mai mangiato sul letto né visto Jurassic Park. E non sa nemmeno se è il film ad allettarlo o se la presenza di Caleb che ormai non guarda più perché crede di conoscere discretamente i suoi pattern. Il modo in cui si muove, respira, mangia o sorride.
    ''Allora forse mi avrebbero respinto per questo.'' Non è nemmeno male nel relazionarsi con lui. Ormai è bravo a mantenere quel tipo di leggerezza che fa da gravità al proprio corpo. Ci si adagia. La stringe a sé come se non gli restasse nient'altro. E magari è davvero così che stanno le cose: Magari ha davvero solo quello. ''Non avrei dato quel tocco drammatico che da Di Caprio mentre muore di freddo.'' Ed ora che è al caldo certi problemi forse nemmeno se li pone davvero. Si rannicchia solo di più, ma lo fa per allungare una mano sui suoi fianchi e stringere un lembo di pelle tra indice e pollice.
    ''Per pov si intende point of view.'' Glielo spiega come se fosse qualcosa di cui discutere quando si sta insieme. ''E non la canzone dei McFly, ma quella categoria di porno dove viene inquadrata la tipa che viene fottuta. Del tipo che fotte forse si vede giusto il pene, ma dall'alto.'' Si stacca un istante ma solo per guardarlo bene e vedere che faccia fa. D'altro canto non ha niente da nascondergli anzi, magari così gli da lo spunto per altre richieste extra... si dice. ''Le giraffine non se li guardano i porno?'' Che sì, ormai Caleb è una giraffa. Non più biondino1, ma giraffina. Anche perché anche loro sono bionde come lui. ''No, non glielo dico...'' Struscia la punta del naso contro una sua guancia, ma per mettersi comodo e nascondergli il viso nel collo. Non è che non voglia vedere il film, il fatto è che ha questi momenti di tenerezza che non sa tenere a bada. Il problema è che ora li sta avendo con un cliente.
    ''Mantengo il segreto professionale io...sono un professionista.'' Ma lo sa che non è vero, che il suo è solo un lavoro di merda però...ecco, non saprebbe cosa fare se smettesse di farlo. Lo sa bene come non ha altre doti e che ''saltare in cerchi infuocati solo perché Froy stimola certi rumori'' non fa parte delle sue soft skill. Non ha nemmeno un curricula da presentare alle aziende, né un'assicurazione sanitaria, se è per questo. ''Accordato, basta che poi non te lo senti mentre sono via: Ti mancherei da morire.'' Forse spera di mancargli, forse è solo uno stronzo e basta. Gli cinge un braccio attorno al busto, che la fame già gli è passata: Questa volta gli è bastato un tacos ed una manciata di patatine.
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    "Sì, anche se ne avrebbero perso..." e lo dice perché lo pensa, perché certo quel Jack era un figo della madonna all'epoca, e si è pure tenuto bene, Leonardo, ma nonostante tutto, Caleb è un po' acciecato ed ora sa solo credere che Gray sia più bello. Il suo viso, i lineamenti che non hanno una vera definizione, il modo sgraziato con cui si muove perché l'eleganza non gli interessa. Opposto a Caleb che a volte la esalta per voluta esagerazione. Che gli fa ridere pensare quanto sappia truccarsi meglio lui di Gray. Ha sempre immaginato le prostitute come nei film: tacchi vertiginosi, gonna con lungo spacco, vestito ad esaltare le forme generosissime, o completamente assenti - come piace a lui - lunga chioma ben tenuta. Praticamente Jessica Rabbit. E invece, guardiamo un po' con chi è finito. E la cosa che più dovrebbe allarmarlo, è che gli piace. Gli piace dalla testa ai piedi, per quello che ha, che non ha, che vorrebbe avere. Per tutto. Ed è la prima volta. Per questo ci gira intorno, convinto di essere un bravissimo equilibrista.
    Lo fa anche quando il cuore ha un tonfo, che la fame passa in fretta, che accantona tutto ai lati, salvando le lenzuola dall'olio. Adesso mi stringe anche, cazzo..
    Respira di nuovo quando Gray si stacca un attimo, ma solo perché lo diverte quel tuffo, da iridi scure ad iridi ancora più scure. Sono così profondi che il tempo sicuramente si ferma, e non è solo una sua impressione, no. "Per chi hai preso, mh?" gli pizzica un fianco, ridendo. Abbassa le luci, perché restino accese solo quelle che contornano la stanza, e poi la Tv, e il professo Malcom che spiega la teoria del Caos. "Il fatto che io abbia perso la verginità ieri, non significa che non conosca la categoria. Sono un piccolo degenerato, lo sai.." e lo sa che neanche riesce a rimanere serio, quando il nasco lo sfiora e deve fare uno sforzo immane per non rispettare il cliché di un bacio, adesso. Uno dato mandando a fanculo il film, la stanchezza, tutto. Ma forse è meglio così, che tutto in lui trema, si scioglie, si ricompone e si spezza di nuovo.
    "Peccato, magari avevo un futuro nell'industria del porno.." e sono parole che palesemente volano un po' a caso, che si sta accomodando in questo intreccio di sicurezza, qualcosa che sa -purtroppo- dirgli che non sembra più che stia lavorando. Ma Gray sta solo lavorando, fa così perché ha capito Caleb, ed il ragazzo deve ripeterselo ancora, ancora, ancora. E' bravo, cavolo se è bravo. "O magari volevo sapesse che esisto.." così che non sa contenerlo, quando poi con le dita si infila oltre la manica di Gray, di quella manco che ha usato per cingergli il fianco. Ha le dita gelide, se le scalda così, insinuandosi come una tarantola.
    "Dici che sono già così disperato eh?" e in realtà certo che ascolterà quegli audio quando Gray non c'è, quando non ha tempo, quando non può rispondere e quando, soprattutto Caleb non può pagarlo. "Magari saranno le sole cose che potrò permettermi per un po'.." si blocca un nodo in gola. Non lo pagano.
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    Gray lo ascolta con attenzione come se ogni sua parola potesse rivelarsi oro. Non sa se è perché gli piace l'accento o se perché essendo un ragazzino comunque sa farci: Sa parlare come un adulto a volte. Non sa nemmeno se è perché è stanco e quella mano fredda lungo il suo braccio gli sta facendo chiudere le palpebre talmente è delicata. Sembra quasi una carezza. Una carezza da parte della morte, ok, ma tanto se resiste qualche secondo sa che finirà per scaldarla con il suo di calore. Allora resiste, il che non gli richiede nemmeno tanto sforzo. D'altronde se Caleb fosse concentrato potrebbe notare come la testa inizia a farsi più pesante sulla spalla tanto da scendere un po' in direzione del petto. ''Ah, quindi te l'ho tolta io?'' Forse si riferisce alla verginità. Lo biascica appena, ma prova a riaprire gli occhi per guardare il film che va. Forse i dinosauri li ha visti. Forse li sta solo sognando. Ogni movimento di dita di Caleb è un affondo di palpebre. Ha un brivido di freddo dato dal sonno. ''Lo so io che esisti...basta questo.'' Non ha nemmeno la forza di controbattere davvero o di formulare una frase di senso compiuto che sappia suonare decentemente nella sua testa. Sa solo di essere molto stanco. Che questa posizione comoda un po' lo sta rovinando e che la digestione, bhé, sta contribuendo a rendere tutto molto più difficile. Sente che non si staccherebbe da Caleb per nulla al mondo, nemmeno per andare a pisciare o cercare un altro lembo di coperta in cui nascondere i piedi gelati. Niente. Se ne sta immobile come una statua fino a che non cala il silenzio. E lui sì, avrebbe voluto rispondergli, tenergli testa affinché il biondino tornasse al proprio posto, ma non lo fa. Non lo fa perché Morfeo gli ha lasciato l'ultima carezza e quello che può sentire Caleb, se abbassasse il volume del film, è un leggero sbuffo di fiato che si regolarizza coi suoi respiri e scivola, piano, al centro del suo petto.
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