"...sembra si siano ritrovati a vagare per le strade del Bronx senza saperne il motivo. E c'è di più: molti di loro sono persino stati feriti ma non hanno nessun ricordo dell'accaduto." I misteriosi attacchi a danno dei componenti della Congrega erano sulla bocca di tutti. Persino in quella Nera non facevano altro che parlarne, dando vita a veri e propri dibattiti, spesso interrotti da commenti poco graditi. La Corte dei Miracoli sembrava esser diventata la sede di uno squallido mercato del pesce e se c'era qualcosa che Mama
odiava era proprio quello: gente che urlava per avvalorare la propria tesi, giudizi infondati e parole poco inerenti al caso sembravan essere ormai all'ordine del giorno. Ma dopotutto era sempre stato così da quando aveva scelto di unirsi a loro... eppure in quel periodo ogni cosa sembrava essersi enfatizzata, compresa la paura, presente negli occhi dei quei poveri topi di fogna, urlanti di terrore.
Anche tutto il Bronx viveva lo stesso disagio: chi si barricava in casa - spaventato -, chi rincasava prima del calar della sera, chi - invece - dava vita a delle cacce solitarie, probabilmente molto sicuro di sé stesso.
La maggior parte delle persone aveva individuato l'identità dell'aggressore nella Llorona, uno spettro che al calar della notte scendeva per le vie, urlando tutto il suo dolore per la perdita di suo figlio... il pensiero di Mama, però era diverso. Secondo lei il colpevole di tutto quel trambusto altro non era che un mago, magari un componente delle tre congreghe stesse, probabilmente un hoodoo doctor, in quanto sembrava sapere il fatto suo. Cancellava la memoria alle proprie vittime perciò doveva anche esser molto abile con la magia psichica.
Se aveva paura di lui? No.
Se era incuriosita? Abbastanza. Voleva incontrarlo, scoprire i suoi segreti, percepire se sarebbe potuto essere una minaccia ma
soprattutto comprendere se avesse potuto stringere un'alleanza con lui.
Sì, voleva incontrarlo... e voleva farlo anche quella sera, quando una scossa Leanòr continuava a guardarsi intorno sfinita, la voce tremante e l'espressione di chi aveva appena visto la morte in faccia.
«Scusate, vi avevo chiamato per le aggressioni, ma... Lupe è morte, e io...» e lei non sapeva cosa fare, glielo si leggeva negli occhi, ma non fu quello il particolare a cui Mama prestò più attenzione.
Aveva ucciso. Era la prima volta? Quanti altri corpi aveva fatto fuori? La donna inclinò il capo di lato, la testa che incominciava a lavorare per trovare elementi o spiegazioni possibili.
Non era mai stata abile nel confortare gli altri, né tanto meno le era mai importato farlo: il centro della propria vita era sempre stata sé stessa, le terze persone erano soltanto delle anime sconosciute con cui era stata costretta a sostare per determinati periodi della sua esistenza. Anche con Leanòr era così: non era sua amica, né tanto meno una vera e propria compagna di sventura, forse un'alleata, sì... era anche per questo che era corsa in suo aiuto, ma lungeva da lei dir frasi di conforto. Quel che fece non fu nient'altro che appoggiarle una mano sulla spalla, alla piccola streghetta sarebbe bastato.
«Agents!» dire che l'improvviso arrivo dei due l'annoiasse era dir poco: non aveva mai visto di buon occhio i pinguini in giacca e cravatta, se non altro adesso potevan avere il lusso di esser dalla stessa parte... di non averla contro. Loro come anche Naja, la ragazza che Leanòr aveva chiamato esattamente come lei.
Sospirò e poi seguì la giovane in direzione della discarica, ansiosa di osservare come fosse ridotta la povera Lupe. Forse sarebbe riuscita a carpirne qualcosa. Forse sarebbe stata la prima tappa che l'avrebbe portata dritta dritta all'obbiettivo prefissato.
Nel mentre, Mama si concentrò nel richiamare uno dei suoi pugnali di collezione: lo visualizzò nella propria testa, immaginandosi l'impugnatura solida ma sottile, esattamente come la sua forma, mediamente lunga ed appuntita al suo apice. Un'arma facile da maneggiare ma perfettamente capace di far danni se in contatto col corpo umano: l'avrebbe aiutata nel difendersi da un'attacco improvviso.
SOLTANTO SE NON ARRIVANO ALLA DISCARICA:Perfettamente convinta che giocare in anticipo sarebbe stata la scelta migliore, Mama
si preparò anche a lanciare un'eventuale
Scudo Istantaneo, che avrebbe liberato soltanto se costretta.SE ARRIVANO ALLA DISCARICA ILLESI e SENZA INTOPPI:Storse il naso non appena mise piede nella grande discarica del luogo: posti come quelli dovevano esser vietati, soprattutto lì nel Bronx, dove - anche se ben distante - viveva anche lei. Si permise di alzare gli occhi al cielo ed arrivando in prossimità del cadavere
l'osservò con estrema attenzione, nonostante per farlo fosse costretta a chiedere aiuto soltanto ai suoi semplici occhi scuri. Ne guardò ogni centimetro di pelle, per niente scandalizzata dalla visione tramortita della donna, ormai abituata nel vedere scenari ben simili davanti agli occhi... soprattutto dopo che la mano di alcuni di quelli era la sua.
Conscia che affidarsi soltanto al proprio occhio nudo non l'avrebbe aiutata, Mama richiamò a sé una coppia di Imp, precisamente degli Alkhud. Probabilmente sarebbe stato inutile, ma dubitava che l'aggressore non li stesse controllando, soprattutto visto la presenza di agenti che indagavano su di lui: capire se fosse al sicuro o meno doveva esser ciò che più gli sarebbe importato...
chissà se li stava spiando!- Controllate se qui vicino c'è qualcun altro oltre a noi. Voglio sapere tutto quel che trovate, sta morendo troppa gente. sussurrò infine, giusto per spingere la creatura ad esser chiara, esaustiva e
soprattutto sincera.