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.Quel giorno era particolarmente provata: tra poche ore Clarisse avrebbe compiuto gli anni. Sarebbe diventata maggiorenne ed il solo pensiero che lei non sarebbe riuscita a partecipare ad un evento così importante, la stava facendo impazzire.
Il cuore era diventato pesante ed il respiro faticava ad uscir fuori. Sembrava l'automa di sé stessa, il che non era un bene: perché quando Alexis si trovava in quelle condizioni - triste, maledettamente persa e quasi vuota -, diventava intrattabile.
Il bisogno d'esser sola trasmutava quasi in una necessità... più per gli altri che per sé stessa, che avrebbe sbraitato addosso a persone innocenti senza neanche sentirsi in colpa. Tutto fuorché piangersi addosso. Era caduta in quel tunnel ben troppe volte che già da qualche annetto s'era ripromessa che non avrebbe mai più fatto la stupida vittima di sempre. Ma quel giorno non c'entravano gli altri: quel giorno non c'entrava Michael, le sue compagne di classe o un compito o interrogazione troppo difficili da sostenere. C'entrava sua sorella Clarisse, quella che senza neanche saperlo aveva scoperto di aver desiderato sin da sempre, la stessa che all'inizio non poteva sopportare ma che adesso non poteva fare a meno di rimpiangere. Insieme a Laura e Paul era diventata un punto fermo della sua vita e nonostante sapesse che l'idea di allontanarla da sé fosse stata la migliore che avesse mai preso, non riusciva ad accettarlo. Perché in quel momento avrebbe potuto starle accanto, in quel momento avrebbe potuto gioire dei suoi 18 anni, prendendola in giro sul fatto di star diventando grande.
Ma non le era possibile perché i suoi genitori biologici avevano messo in pericolo l'intera famiglia e lei era stata costretta a farli andar via, facendogli dimenticare ogni cosa e trovandogli casa sicura a Dublino.
Non era riuscita nemmeno a raggiungerli, informandosi su come stessero - nonostante sapesse che un'agente li stava controllando a vista. Non c'era riuscita e non perché fosse una codarda ed aveva paura d'esser vista... bensì per il contrario... perché sapeva che se soltanto avesse avuto l'opportunità di farlo, si sarebbe piazzata davanti a loro e non gli avrebbe mai più abbandonati.
Ma doveva proteggerli. Doveva stringere i denti e continuare per la sua strada, altrimenti non avrebbe fatto altro che dar loro un biglietto per l'inferno.
Così s'era preoccupata nel concentrare le proprie forze ed attenzioni su qualcos'altro... qualcosa che la attirasse quanto Clarisse ed i Davis stessi: i suo genitori biologici, per esempio. Capire dove potessero trovarsi era diventato il suo nuovo obbiettivo... ma nonostante continuasse a pensarci anche quel giorno, le immagini di sua sorella e di Laura e Paul si susseguivano nella sua mente come semplici mantra insistenti.
Così il nervosismo saliva sempre di più e lei ne rimaneva affetta.
Sorprendentemente aveva trovato una cura a tutto questo... in realtà era più di una ma non aveva voglia di recarsi da Rose o Ayumu, ne aveva abbastanza d'esser considerata un problema... perché anche se non lo ammettevano Alexis sapeva che sotto sotto lo era diventata.
No, la cura che sembrava fosse più al caso suo, quel giorno, faceva il nome di Wayne Morgan. Non era da tanto che lo conosceva, e non riusciva neanche a comprendere come diavolo facesse a calmarla senza conoscerla per davvero, ma succedeva. Quando lo guardava, quando lo sentiva parlare... o sorridere anche, il suo respiro tornava ad esser normale ed ogni cosa sembrava tornare al posto giusto. Un'effimera finzione, forse? Un sogno? Non era importante... aveva bisogno di questo in quel momento.
Non sapeva come contattarlo ma sapeva dove l'avrebbe trovato, perciò alle sei e mezza si fece trovare pronta, decisa ad uscire da quel college che era diventato fin troppo stretto per lei. Addentrandosi nel Central Park lo cercava con uno sguardo fermo, attento ed impaziente.
Soltanto qualche minuto dopo le sette ed eccolo entrare nella sua visuale: cappotto nero, viso spensierato e felice, mentre si guardava attorno occupato nell'ammirare l'ambiente circostante. A volte Wayne possedeva gli occhi di un bambino: fin troppo accecato della bellezza del mondo da non distinguerne l'oscurità.
- Sapevo che ti avrei trovato qui! disse non appena l'ebbe raggiunto. Si fermò e chiuse leggermente gli occhi, lasciandosi andare ad un piccolo sospiro accennato. - Come stai domandò successivamente, riaprendo quei lapislazzuli azzurri, puntando lo sguardo davanti a sé.[ code by psiche ]. -
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.Forse neanche lui - quel giorno - sarebbe riuscito a calmare il suo umore, e sperare nel contrario non sarebbe stata nient'altro che un'assurda illusione.
Eppure Alexis confidava nelle proprie convinzioni, non soltanto perché voleva farlo, ma soprattutto perché ne sentiva l'assoluto bisogno.
Non poteva continuare a permettere che il proprio destino la trattasse in quel modo. Non poteva continuare a star zitta, mentre le emozioni governavano il suo cuore.
Eran sempre state loro il suo punto debole: Alexis si lasciava sopraffare da esse come una serva costretta a chinare il capo dinanzi al suo padrone. Era come se ognuno di loro avesse un proprio cervello. A volte l'aiutavano - facendole raggiungere la maggior parte dei desideri ed obbiettivi prefissati -, altre... beh altre volte la dannavano, ridicendola a brandelli, costringendola a rialzarsi nella speranza di sopportare i loro soprusi. E dannazione, quanto le odiava.
Perciò sì, avrebbe imparato ad ignorarle, pensando soltanto a quel che stava rimbalzando nella propria testa.
Non c'era più tempo per arrendersi e per farsi schiacciare da qualcun altro! Sin dalla sua infanzia l'ex rubino non aveva fatto altro che stringere i denti, facendosi sottomettere dai continui ostacoli incontrati nella propria vita. Ma qualcosa era cambiato. Da quando aveva incominciato a frequentare quel mondo, aveva compreso quanto male stesse facendo a sé stessa: aveva sofferto per qualcosa che aveva scelto, per fiducie che aveva riposto esclusivamente per via delle proprie emozioni. Aveva sofferto per persone che aveva amato e che infine le avevano stretto il cuore quasi fino a schiacciarlo.
Era stata colpa sua ed adesso che finalmente l'aveva compreso, sapeva come avrebbe dovuto comportarsi.
Se ci sarebbe riuscita? Di questo non ne era al corrente, ma sicuramente ci sperava.
Indeciso. Con così tante possibilità non saprei proprio che fare della mia vita. lei inclinò il capo di lato. Non sembrava fosse un'affermazione tranquilla... o felice... ma lui sorrideva. Nonostante tutto lui continuava a farlo... come se questo non riuscisse a scalfirlo.
Alzò leggermente gli occhi al cielo, forse era anche per quello che Alexis apprezzava - ed in un certo senso ammirava - Wayne: perché riusciva sempre a trovare un risvolto positivo alle cose.
- Ne verrai a capo, non disperare... magari la tua risposta è proprio dietro l'angolo. disse, lo sguardo verso la strada che presero a percorrere qualche minuto dopo. Tu come stai? la Davis infilò entrambe le mani nelle tasche del proprio cappotto e successivamente alzò le spalle. - Confusa. Arrabbiata... malinconica... dentro di me ci sono così tante emozioni che mi è difficile dare una risposta concreta. commentò scuotendo leggermente il capo. Ma sì, forse si trovava insieme a lui perché insieme al bisogno di credere di più in sé stessa necessitava anche sfogarsi. Almeno per una volta.[ code by psiche ]. -
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.Non sarebbe stata una bella chiacchierata. Più i due vi ci si addentravano e più ogni cosa sembrava voler assecondare il suo pensiero.
Era così abbattuta... così maledettamente giù, che non sarebbe riuscita a dar a Wayne quel che più meritava: tranquillità e calma. Un momento tutto per lui, privo di sofferenze e di istanti pregni di tristezza.
Probabilmente avrebbe dovuto evitare di parlare, seguire la voglia di lasciarsi andare così da risparmiargli quell'atrocità gratuita... ma quel suo desiderio sembrava esser più forte di lei.
Voleva sfogarsi, pronunciare ogni suo pensiero ad alta voce, finalmente pronta ad ascoltare la sua verità. Non importava che ne fosse già a conoscenza... per qualche assurdo motivo a lei estraneo non aveva mai scoperto le sue carte... aveva lasciato che il problema dei suoi genitori continuasse a farle del male, senza urlare al mondo intero la sua sofferenza... senza affermare apertamente quanto li odiasse... e quanto , diversamente, amasse quelle persone a cui sarebbe dovuta essere estranea... quelle persone che non erano sangue del suo sangue ma che in vent'anni, avevano avuto il suo cuore senza alcun indugio. Con loro era cresciuta: aveva sorriso, sofferto, immaginato e sognato un mondo migliore... con loro aveva amato come mai prima d'ora, lottato e protetto.
O almeno aveva cercato di farlo.
Più si guardava indietro e più la certezza di aver fallito incominciava a lacerarle l'anima... perché aveva cercato di proteggerli ma non c'era riuscita.
Aveva - invece - rovinato la loro vita: per colpa sua gli aveva costretti ad abbandonare il loro passato. Avevano subito l'oblivion senza potersi sottrarre ed avevano perso la loro identità, così com'era successo anche con lei qualche giorno più tardi.
Non sapeva se buttarsi alla ricerca dei suoi genitori biologici sarebbe servito a dimenticarsi di quelli che ancora amava - la cui la mancanza le faceva ancora sanguinare il cuore -, ma di sicuro non avrebbe avuto nient'altro da perdere.
Credo che il trucco sia metterti di fronte allo specchio, e prenderle una per una, cercando una motivazione alla loro presenza nella tua testa.
Posso essere il tuo specchio per stasera, se vuoi
Ma lei lo sapeva. Sapeva ogni motivazione e sarebbe stata pronta ad urlarla a voce piena... il problema era che non poteva accettare il suo aiuto. Soltanto in quel momento se ne accorse. Avrebbe dovuto esser completamente sincera e c'era un piccolo dettaglio che Wayne - probabilmente - non sarebbe riuscito a comprendere.
Non erano amici, sicuramente eran più di due semplici conoscenti, tuttavia, Alexis non era pronta a perdere quel che erano diventati.
La magia... non era un argomento facile da uscir fuori.
- Ho appena scoperto di esser stata adottata. disse, cercando di appropriarsi di quel favore precedentemente rivoltale, decidendo di presentargli una mezza verità. - I miei genitori biologici mi hanno abbandonato e quel che voglio è soltanto trovarli e chiedergli il perché. sospirò a fondo, accennando un piccolo sorriso di circostanza. - A quanto mi hanno detto non se la passavano molto bene: avevano diversi conti in sospeso con un gruppo pericoloso di New York. Hanno pensato di lasciarmi alle cure di un estraneo. scosse il capo, stringendo entrambe le mani in due pugni
- Probabilmente la presenza di una neonata sarebbe stata dannosa per la loro fuga... aggiunse col veleno nel tono della voce.[ code by psiche ]SPOILER (clicca per visualizzare)Ho dato per scontato che lui non sapesse del "gene magico" di lei o.o Se ho sbagliato dimmelo che modifico subito v.v. -
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Scusa il tremendissimo ritardo D:
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Alexis DavisKHLOE IAKOVIDĪSSPOILER (clicca per visualizzare)Tranquiiilla :3
ps.: non ricordo quanto si conoscessero xD Me sa che l'uno non conosceva le abilità magiche dell'altro... spero di aver ricordato bene xD. -
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Alexis DavisKHLOE IAKOVIDĪS.