Votes given by -Chaos.

  1. .
    Joëlle
    QUOTE
    QUOTE
    QUOTE
    lycan ✖ Ψ Β Z
    23 y.o.
    ▌▌
    titolo canzone, artista - album
    date role xx.xx.xxxx
    place, time (h. 22:00)
    La situazione si ribaltò nel tempo di un battito di ciglia: Noah, fino a quel momento impossibilitato a fare altro, aveva afferrato Lara per disarcionarla e poi si era bloccato mentre il biondo era ormai atterrato fra loro. Ma il peggio arrivò poco dopo, quando Joe aveva già incoccato un'altra freccia ed era pronta a tentare un nuovo colpo nei confronti di chi stava mettendo in scena quel teatrino. Forse fu proprio quello il suo errore: mirare al biondo, guardarlo. All'improvviso, come una spinta energica data dal nulla apparente, Joe sentì la propria mente violata, la volontà piegata sotto il volere di qualcuno che di certo non era lei stessa. Una rabbia così bruciante non le apparteneva, era talmente estranea da spaventarla di ciò che le stava passando per la testa. Colpire l'alpha e quella che era la sua amica migliore, una cosa da non credere. Eppure, il seme del dubbio era stato piantato nella sua mente da qualcuno che evidentemente ci sapeva fare, eppure stonava fin troppo con la sua natura di appartenenza ad un gruppo che era ben più di una semplice cerchia di amici. Loro condividevano qualcosa di ben più grande, qualcosa che nessuno avrebbe mai compreso davvero. Quel biondo non aveva la minima idea di cosa volesse dire sentirsi finalmente accettati da qualcuno senza dover avere paura di essere scoperti e braccati. Non aveva la minima idea di cosa significasse trovare una famiglia dopo anni di timore di essere ritrovata anche solo per puro caso dalla propria, quella che ormai la dava per morta. Non aveva chiaro, forse, quanto quel branco potesse significare per Joëlle e quanto fosse stata proprio la protezione verso i suoi componenti a spingerla in quell'angolo malfamato di città. Non aveva raggiunto il Felix col primo pensiero di rubare la pietra ma con quello di affiancare Noah, spalleggiarlo e proteggerlo con tutte le forze che aveva. Di aiutare il branco. E lo stesso aveva fatto con Lara prima che la situazione si ribaltasse e andasse loro contro. No, quella rabbia tossica e maledetta nei confronti dei suoi amici, quel desiderio di piantare le ultime due frecce rimaste proprio nei loro corpi prima di arrendersi e concedersi al nemico, non era affatto roba sua. Sarebbe morta piuttosto che sottostare al volere di qualcuno che desiderava spingerla a far del male ai suoi amici, che sfruttava la propria rabbia per contagiare gli altri a commettere atricità nei confronti di persone alle quali lei voleva bene. Quell'istinto che sentiva premere dentro di sé andava completamente contro ogni sua legge morale. Ma a renderla consapevole di questo, forse, ad aiutarla a ritrovare la ragione dentro di sé avrebbe contribuito la situazione generale nella quale il branco era stato catapultato, una situazione che aveva messo in allerta ogni suo componente affinché tutti potessero uscirne incolumi. Se avesse avuto un minimo di dubbio in quel preciso istante, se in tutta quella spinta a fare del male a Noah e a Lara avesse ritrovato anche solo un momento di lucidità, avrebbe anche cercato di entrare in contatto telepatico con Lara per farsi dare man forte, per far sì che potesse aiutarla a sgombrare la mente da quella rabbia cieca che non era la sua.
    [Se riesce a contrastare l'ipnosipedia di Ardan e, soprattutto, se può fare azioni dopo il suo attacco, continua a leggere. Altrimenti fermati che è tutto inutile ahahahah]
    Lasciò cadere la freccia a terra e si gettò dietro al cassonetto, di nuovo momentaneamente al riparo. Non l'avrebbe più guardato in faccia, quel vile* che non aveva nemmeno le palle di sporcarsi le mani. Che avrebbe lasciato degli amici trucidarsi fra loro mentre lui non avrebbe fatto altro che osservare. Figlio di buona donna. Con la punta della freccia rimasta, senza perdere troppo tempo, Joe impresse rapidamente il tracciante di richiamo della sua area animale affine contro il ferro del cassonetto. Aveva bisogno di un animale che potesse tratte vantaggio dalle ombre della notte, che potesse essere molto più rapido del biondino e abbastanza letale da lasciare un gran bel segno, da rallentarlo e tenerlo impegnato almeno per il tempo di capire come agire. In quel momento aveva bisogno di un alleato che potesse spalleggiarla in una situazione in cui tutto sembrava stesse andando in rovina, quindi tentò di richiamare un bell'esemplare di giaguaro nero.
    [Se ci riesce...]
    Nel momento esatto in cui l'animale apparve Joëlle, che con due dita della mano dominante intanto aveva posizionato la propria pietra sulla nuca, pronunciò la formula "Geist" per stabilire un contatto mentale con l'animale e chiedergli così di attaccare Ardan agli arti uscendo allo scoperto dal lato differente rispetto al suo, facendo comunque attenzione a non farsi colpire. Lei, invece, uscita di nuovo allo scoperto, avrebbe di nuovo incoccato quella freccia ma stavolta per tirare di nuovo a Nik, concentrandosi al meglio sulla sua coscia per mandare il colpo a segno e tenersi pronta, in seguito, a schivare qualunque attacco potesse coglierla di sorpresa.

    *LOL...
    © code created by jellyfish in blondieland


    Ci ho provato...
    Azioni:
    - Si ripara dietro al cassonetto
    - Richiamo Animale Affine
    - Contatto Mentale
    Requisiti: > 27 prima lezione primo anno
    Tipologia: Incantesimo di comunicazione
    Descrizione: Lo studente potrà comunicare con il proprio animale parlando direttamente nella sua mente. Se viene effettuato l'incantesimo di linguaggio i due potranno anche dialogare.
    Può essere effettuato anche su animali diversi dall'animale guida con CD aumentata di +5
    Formula: Geist
    Movimento: Bisogna chiudere nel pugno della mano non dominante la propria pietra-catalizzatore e alla nuca, tenendola con due dita e pronunciando l'incantesimo essa si illuminerà e permetterà al mago di comunicare con l'animale.

    - Tira di nuovo una freccia ma a Nik, ovunque lui sia
    - Schiva un eventuale attacco con tutti i suoi riflessi e bla bla
    Giaguaro:
    - si lancia contro Ardan dal lato opposto rispetto a Joe
    - si muove senza seguire una direzione prevedibile
    - Attacca Ardan mirando agli arti
    Sorry sorry
  2. .
    emma manson
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    i'm meaner than my demons
    i'm bigger than these bones
    Il sapore del sangue le solleticò piacevolmente la lingua facendole uscire un basso gorgoglio dalla gola. Da qualche parte, lontano dal baratro oscuro che aveva risucchiato la sua mente, sapeva di aver preso troppo, sapeva che non era il luogo né il momento per una cosa simile, ma non c'era spazio per preoccuparsene. Quello che la bestia chiedeva, la bestia otteneva, e non aveva la volontò di nergarle i suoi istinti. C'era solo un grumo di smania, desiderio e fame. Una fame atavica che allungava mani insanguinate sulla sua mente e la sua anima e bruciava nelle vene come fuoco vivo. La situazione si ribaltò e con un colpo secco Reverse la sovrastò senza nessun problema, forte della sua superiorità fisica e, come lei, dell'odore loro sangue che ormai si mischiava danzando nell'aria e penetrando a fondo nelle narici. Un'odore che per loro era un richiamo a cui non potevano resistere, a cui non volevano resistere. Lo sentì afferrarla per la gamba e lanciarla contro la folla che si era avvicinata a guardarli lottare, cibandosi della violenza che non potevano capire fino in fondo, meri spettatori di qualcosa più grande di loro. La sua attenzione venne catturata da una voce sopra di lei e quando alzò lo sguardo gli occhi si aprirono appena ritrovando un volto familiare. Un sorriso le piegò le labbra mentre chinava appena la testa di lato, il collo steso e contorto per tenere il volto rivolto verso di lui. «E' un piacere rivederti. Vuoi riprendere da dove avevamo interrotto?» L'aveva svenduta a tutti coloro che si sentissero abbastanza stupidi da osare contrastarla, ma quello che doveva essere valutato come un rischio per lei era visto come un malsano divertimento. Il primo avventore provò ad allungare le mani sui suoi capelli ed Emma provò ad essere più rapida di lui intercettando i suoi polsi per stringerli con violenza, senza riserve, senza provare a frenare la forza che sentiva scorrere nelle vene, ampliata e infimmata dall'odore del sangue che ancora le dava alla testa. Con dita decise si sarebbe avvinghiata sulle ossa troppo deboli dell'uomo, così umane e inferiori da poter quasi sembrare porcellana a confronto della sua forza. Avvrebbe tirato verso di lei, sfruttando lo slancio che l'inetto aveva messo nella corsa per raggiungerla, bramoso di mettere le mani sulla taglia che pendeva sulla sua testa, senza sapere che non sarebbe riuscito neanche a pareggiarla, figurarsi sconfiggerla. Avrebbe tirato fino a farlo cedere, crollando con la schiena a terra di fronte a lei, e avrebbe sorriso in quel momento in cui per un istante il fiato gli sarebbe mancato e nei suoi occhi la sorpresa sarebbe stata grande. Bramava di vedere la paura in quel momento in cui la realizzazione di non poterla sopraffare sarebbe giunta, il secondo in cui la speranza moriva e veniva il rimorso, con si suoi sé e i suoi ma che per sempre sarebbero rimasti impressi in palpebre vuote. A quel punto, incapace di prolungare quel momento nonostante la voglia di farlo, avrebbe provato ad affondare i denti nella sua giugulare tirando via un pezzo di carne abbastanza consistente da lasciarlo morire nel suo stesso sangue. Si sarebbe rialzata lentamente, senza curarsi di ripulire il sangue. «Qualcun altro che vuole farsi avanti?»
    narrato ◆ «parlato» ◆ pensato


    "E' un piacere rivederti. Di solito non mi piacciono i piatti riscaldati, ma per te farò un'eccezione" risposta di Isy alla mia domanda sull'interazione con Tristan, sapevatelo.

    BTW Eng, Giova perdonateme se sto andando super lenta tanto affetto <3
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    emma manson
    satet - 21 - wendigo
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    i'm meaner than my demons
    i'm bigger than these bones
    Aveva visto Reverse prepararsi per parare il colpo, ma non aveva potuto fare nulla per evitarlo. Non era riuscita a sbilanciarlo, ma prima ancora di potersi riposizionare lui stava già preparando il prossimo attacco. Tutta la preparazione del ragazzo era ora gettata palesemente contro di lei, ed Emma sapeva che se avesse continuato così non avrebbe mai avuto neanche una blanda chance. Lo vide girarsi, muoversi rapidamente con una fluidità ammirevole, veloce e violento. Roteò e prima che potesse anche solo intuire il prossimo movimento il piede di Reverse stava raggiungendo la sua faccia. Il dolore esplose sulla sua guancia, mentre il corpo veniva spostato facendole quasi perdere l'equilibrio. Il sapore ferroso del sangue le stuzzicò la lingua mentre alzava lo sguardo sul ragazzo che aveva di fronte. Prima di vederlo ne sentì l'nebriante odore delle narici. Scivolava nei condotti respiratori, sulla pelle come brividi che si arrampicavano. Di nuovo dritta sorrise ancora, e se lui non poteva vederlo sulle labbra coperte avrebbe potuto intuirlo dai suoi occhi. «Va bene, giochiamo» sentì il consueto impulso farsi strada nella sua mente, mentre tutto diventava impulso, bisogno e sangue. Inspirò mentre l'ultimo stralcio di meccanicismo abbandonava la sua mente, lasciando che la bestia emergesse ancora una volta dal suo stomaco divorandola completamente. Non c'era più spazio per la ragione, non c'era più spazio per il pensiero corerente. C'era solo la brama e la violenza, l'istinto del cacciatore e la brama di sangue. Reverse aveva deciso di portare quel combattimento su un altro livello e lei non poteva che assencodarlo mengtre, ancora una volta, era libera da ogni costrizione. Una libertà che poteva condividere con lui e lui soltato, che avevano assaporato e bramato e da cui non si sarebbero mai più potuti discostare. Con ritrovata furia si sarebbe scagliata contro di lui, senza più schemi, senza più ragionamenti. Avrebbe saltato prima di raggiungerlo, spingendo sulle gambe con nuova forza, portando le mani in avanti per afferrarlo mentre tirava le ginocchia verso il petto. Voleva abbatterlo, voleva cadere su di lui e stenderlo a terra. Avrebbe provato ad afferrargli le spalle e, se fossero caduti una sopra l'altro avrebbe scostato la maschera dalla bocca senza pensare alle conseguenze. Non le importava in quel momento, niente superava il bisogno che aveva di affondare i denti nella carne del ragazzo. Digrignando i denti avrebbe fatto scattare in avanti la testa provando a morderlo all'attaccatura del collo. Poteva quasi sentire il suo sapore sulla lingua, scivolare fra sangue e carne nella gola procurandole un brivido che niente avrebbe mai potuto eguagliare.
    narrato ◆ «parlato» ◆ pensato


    Boh lo sapete entrambi ma io lo metto lo stesso wooooooooo

    BloodSmell: I wendigo hanno la capacità di sentire l'odore del sangue indipendentemente dalla posizione o dal nascondiglio dell'essere umano vittima. Si traduce con un +4 alle prove di percezione e osservazione, riguardo gli esseri umani. Bloodsmell ha un secondo risvolto, se c'è del vero e proprio sangue sul terreno, il wendigo entrerà in frenesia, guadagnando +3 a tutte le stat fisiche, ma sottraendo -4 a tutte le abilità che richiedono concentrazione, come gli incantesimi psichici, evocativi, ecc.
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    emma manson
    satet - 21 - wendigo
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    i'm meaner than my demons
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    Fin da quando gli aveva chiesto di andare in quel buco sapeva che non stava affrontando un bersaglio qualunque. Non poté fare a meno di sorridere sotto la maschera quando Reverse schivò i suoi attacchi. L'attenzione era ancora alta, lungi da lei sottovalutare il ragazzo contro cui si stava scontrando. Ogni sua capacità e ablitià con lui divenivano nulle, così come i suoi vantaggi. Lo sapeva fin troppo bene per abbassare la guardia e lasciarsi distrarre. Perché se era vero che si trattava di un semplice gioco, di un rilascio di tensione e di uno svago perverso era anche vero che Emma detestava perdere. Gli occhi erano fissi sugli arti del ragazzo, pronti a cogliere qualcosa che potesse fregarla all'ultimo. Doveva concentrarsi sui suoi movimenti ora che si era scoperta nell'attacco o lui l'avrebbe soprafatta in qualche mossa. Dopotutto doveva rendere il gioco stimolante anche per lui. Reverse si era spostato scongiurando ogni possibile attacco. Doveva puntare, ancora una volta, sulla velocità e la reattività. Avrebbe provato a chinarsi per evitare le nocche di Reverse che si avvicinavano con rapidità al suo zigomo, piegandosi sulle ginocchia cobn rapidità per scivolare sotto il suo colpo senza esserne colpita. La stazza di Reverse, micidiale alleata durante le loro cacce, poteva essere uno svantaggio ora che erano uno contro l'altra. Il suo peso si poggiava ancora sulla gamba destra, esattamente quella che ora lui stava mirando. Se avesse provato a scostarla avrebbe rischiato di perdere l'equilibrio offrendogli un vantaggio non indifferente e, fintanto che riusciva a tenere la mente lucida, avrebbe provato ad evitare idiozie simili. Avrebbe invece provato a ritirarla verso la sinistra, assecondando il movimento rapido con il busto per trovarsi di nuovo in una posizione quasi frontale verso il ragazzo. Se c'era un modo per avere una chance contro di lui era sbilanciarlo. Senza aspettare o esitare avrebbe alzaro appena il piede destro caricandolo contro la caviglia, che ancora poggiava a terra, del ragazzo. Ci avrebbe messo tutta la forza che possedeva nella speranza di sbilanciarlo o, se fosse andata per il meglio, lesionarla a tal punto da renderela un appoggio inutile. «Lo sai cosa succede quando mi sclado troppo, tesoro».
    narrato ◆ «parlato» ◆ pensato
  5. .
    Ayumu

    Al piano di sotto percepisci un conglomerato di auree nere in movimento. Una in particolare sta risalendo le scale ed è in avvicinamento. Nella sala in cui ti trovi tu invece ne percepisci precisamente sette, altre dieci sono soppresse, cinque invece hanno semplicemente colori confusi. Un uomo si avvicina al bancone e la sua aura fa parte di quelle nere.
    Intanto inizi a sentirti stanca, per percepire le auree hai espanso la tua, le aure nere hanno così assorbito una piccola quantità della tua energia, ti conviene sopprimerla prima di stancarti troppo.

    Miguel Jorge
    Buttafuori Felix Felicis
    11Xl4nC
    Less feeling more drinking
    Il Felix è sempre il solito cesso di posto. Brutta gente e alcol scadente. Il buco del culo di Manhattan. Fuori dal bar si radunano i soliti stronzi che non hanno un cazzo di meglio da fare che rompere i coglioni.
    «Dai amico fammi entrare, dentro mi aspettano»
    Que chupa
    «Levati dai coglioni»
    «Voglio parlare con il capo, fammi parlare con il tuo capo, cazzo»
    Gli basta un’occhiataccia per fargli cambiare il tono. Caccia fuori due pezzi da venti.
    «Ho capito, tu parli la lingua di Benjamin Franklin, ecco tieni prendi»
    È Andrew Jackson, ma probabilmente quel ragazzino non sa nemmeno la differenza. Miguel gli sfila le banconote dalle mani e se le mette nella tasca della giacca di pelle.
    «Ecco, lo sapevo, amico»
    Quando il pivello prova ad entrare si scontra con i pettorali di ferro di Miguel.
    «Hey hai preso i soldi ora fammi entrare»
    Che ingenuo.
    «Non ricordo di aver preso soldi, amigo»
    «Ma che cazzo dici!? Voi lo avete visto, vero?»
    Il ragazzo si gira cercando sostegno, ma i presenti che guardavano la scena subito si voltano dall’altra parte. Miguel saluta con un cenno Tristan quando si avvicina. Gli piace quel tipo, poche parole, simpatico, saluta sempre prima di entrare e ogni tanto gli passa un po’ di coca gratis. Guarda la squinzia che si è portata dietro. È troppo magra, ma ognuno ha i suoi gusti.
    «Hai Tristan, ¿Qué pasa?»
    La serata procede noiosa come al solito, si è appena acceso una sigaretta quando arriva Shaw per chiedergli di sostituirlo. Gli piace fare un giro al bar, alcol gratis senza dover muovere il culo. Lascia al suo posto uno dei buttafuori che stanno dentro.
    Quando Curtis arriva al bancone capisce subito che ci sono problemi. Certe cose le fiuta come un cane.
    «Hey Miguel un whiskey»
    Esordisce poggiando i gomiti sul bancone. Lancia un’occhiata a Tristan e la sua ragazza, sembra incuriosito.
    «Di un po’, adesso si accettano anche maghi bianchi al Felix?»
    Lo dice con un tono di voce alto, probabilmente vuole farsi sentire dalla ragazza.
    «Cazzo, se sta diventando un posto per bene dovrò cambiare bar e sai a me non piace cambiare bar»
    Curtis è uno degli uomini di Cornelius. Non sa come faccia a sapere che la tipa sia una maga bianca, probabilmente ha fatto il bidibi bodibi sbagliato. Miguel si volta per guardare Tristan, non ha bisogno di usare i trucchetti viscidi di Curtis, ha afferrato il concetto e tanto basta.
    «Allora? Che facciamo?»
    Non vuole doversene occupare lui visto che è la ragazza di Tristan. A lui non sembra una che crea problemi, ma Curtis ha i suoi affari da portare avanti nel bar.
    narrato ◆ «parlato» ◆ pensato
  6. .
    Carnage
    Bonus Post: 27
    Nota: si possono fare solo tre azioni, escludendo quelle di spostamento verso o lontano dall’avversario che sono gratuite.
    Carnage (tiro riflessi 19) si rende conto della finta, (cd50: 27+18+3+2) devia scivolando a destra in modo da mandare a vuoto tutti gli attacchi successivi di Satet. Tira un diretto destro al volto (cd35: 27+7+2). Satet dovrai provare a schivarlo. Infine tenti un colpo all’incavo del ginocchio(cd45: 27+20+3+2).
    Satet hai 24h per difenderti
  7. .
    emma manson
    satet - 21 - wendigo
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    i'm meaner than my demons
    i'm bigger than these bones
    Per quanto si presentasse come il covo delle Arti Oscure, la casa della libertà e dell'istinto, il Manor tendeva a stare stretto sulla pelle. Aveva regole ben precise, invogliandoli ad essere il peggio che potevano ma costringendoli in un codice di rispetto che perdeva il suo senso. L'istinto appassiva, sfiorendo fra limiti insani che venivano imposti a bestie bramose di agire, di assaporare, di scoprire e, sopratutto, bisognose di raggiungere il promesso potere. Piegò appena il collo massaggiandolo con la destra, gli occhi socchiusi mentre pregustava quella calma che, lo sapeva, sarebbe rimasta per ancora qualche istante. Dopo sarebbe stato puro istinto. Ricordava con un sorriso beffardo il tempo in cui quell'impulsività era stato un timore, una paura da nascondere sotto pelle. Adesso era la sua forza. Alzò il volto, aprendo gli occhi chiari mentre inspirava a fondo, un sorriso divertito a piegarle le labbra. L'aria che respirava puzzava di pelle di seconda mano, uno spiacevole odore che non aveva piacere a inspirare, ma che, a quanto pareva, era necessario. Guardò il ragazzo di fronte a lei, un sorriso coperto dal tessuto duro della maschera. Da un momento all'altro lo scontro sarebbe iniziato. Sapeva che i brividi di pregustazione che labivano le sue membra, in quello stesso istante, percorrevano il corpo di Reverse. Condividevano lo stesso animalesco desiderio, entrambi liberi nel sangue e nella violenza. Eppure erano stati costretti da invisibili catene, liberi solo quando la Luna spariva dal cielo e la loro natura si rivelava. Così erano finiti a partecipare a quel combattimento, uno contro l'altra. La voce della ragazza interruppe il breve silenzio ed Emma si alzò, stirando le braccia mentre lanciava uno sguardo divertito al suo avversario. «Che vinca il migliore» strizzò l'occhio destro mentre entravano nello spiazzale delineato per il combattimento. Conosceva il ragazzo, conosceva le abilità che entrambi condividevano. Il ragazzo era forte, molto più di lei, e non era certa che la sua velocità quella volta l'avrebbe aiutata. Ma infondo non si trattava davvero di quello. Doveva sfogare nel sangue quello che tratteneva da quando erano andati al Manor. Sarebbe avanzata a guardia alta, provando a spingere sulle gambe per essere il più rapida possibile. Sapeva che, in quanto a rapidità, lei e il ragazzo erano praticamente in parità, ma non per questo avrebbe rallentato i suoi movimenti. Avrebbe spinto, invece, per rendere lo scontro degno di questo nome. Piegando il busto per trovare il giusto slancio avrebbe fintato con il pugno sinistro, mirando allo stomaco. Sperando che il ragazzo cascasse nel trucco avrebbe poi alzato il ginocchio destro per colpire il nervo di modo da rallenatre i movimenti di Revserse. A prescindere dalla riuscita dell'attacco a quel punto avrebbe provato ad allungare la mano destra sul fianco del ragazzo, cercando un appoggio stabile per sfruttare la sua stabilità e possenza. Avrebbe provato a spingere sé stessa oltre il suo corpo in un movimento rotatorio per trovarsi a fronteggiare la sua schiena.
    narrato ◆ «parlato» ◆ pensato


    Giova io tvb ma lo sai in che condizioni sto vertendo attualmente quindi perdonami, perdonami anche tu Eng. Perdonatemi tutti <3

    EDIT: SCUSATE non mi ero accorta di aver lasciato il link alla scheda di Prosper Watson, che imbarazzo

    Edited by .Nøctis; - 25/2/2017, 00:32
  8. .
    Carnage vs Satet
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    «Se pensi sia una stronzata, perché non lo fai tu?»
    «Non dico sia una stronzata, solo che sarei molto più brava di te»

    Ezra non sembra prenderla bene. Meglio. Il più delle volte è così arrogante che umiliarlo nel suo campo è una prospettiva niente male.
    «Vediamo se per una volta sai tenere tu il comando»
    La prende come una sfida. Leah si porta le dita alle labbra e getta un fischio che spacca i timpani. Tutti i presenti zittiscono e si voltano a guardarla in cagnesco prima di rendersi conto che a fischiare è stata una donna.
    «CI SIETE BASTARDI?!? Le regole le conoscete! Niente armi e niente incantesimi, non fate i pezzi di merda che altrimenti vi faccio spaccare le ossa da Miguel». Si volta per lanciare un sorriso smaliziato all’omone in fondo allo scantinato, che ricambia con un grugnito rivolto alla folla.
    «Sapete già chi sono gli sfidanti, la bella e la bestia. Carnage e Satet. Il primo è un metro e novanta di massa muscolare e testosterone. È grosso. È arrabbiato. E non si fa problemi a picchiare le donne! Satet è un aggraziato metro e settanta di passera, gambe lunghe, vita stretta e bicipiti che non vorreste stretti intorno al vostro collo, ve lo assicuro. Cos’altro aspettate? Il permesso della mamma? Combattete!»
    FIGHT!!!



    Non ci sono scadenze per ora, il primo che posta comincia!
    Per il pubblico: ricordate che potete postare anche in off commenti, insulti e quant'altro come spettatori.
    Per gli AVENGERS: voi sarebbe meglio faceste anche piccoli post. Altrimenti potete aspettare la fine dell'incontro per fare un po' di indagini. Mi raccomando, non fate le femminucce altrimenti Miguel vi butta fuori.

    Edited by -Chaos. - 21/2/2017, 22:13
  9. .
    Ayumu
    bonus post: 32
    Cerchi di carpire più informazioni dall'ambiente con un nuovo observo (CD: 35; punteggio: 41), ma non scopri niente di nuovo. Le scanalature che vedete per terra sembrano far parte di un disegno più grande, forse sareste in grado di saperne di più da un'altra prospettiva. La polvere nera non sembra essere la stessa che compone la grotta, è più lucida, come quella che una volta conduceva la fiamma verso gli esplosivi.

    Yael&Levi
    bonus post: 40
    Vabbè, vi esito per sfizio, perché non esiste CD che non puoi superare con questo bonus. Isolamento? La CD è 38, ma se volete saperlo il vostro punteggio è 42 e 57. Yael riesce quindi a fare in modo che la scossa colpisca la parete, ma non si propaghi verso il soffitto (sarebbe piuttosto spiacevole) né colpisca voi. Levi si appella al suo spirito (CD: 42, punteggio: 60, penso sia la prima volta che ne vedo uno) in modo da creare un'area erbosa sotto la parete (CD: 40; punteggio: 54) e contenere la frana (CD: 40; punteggio: 50) così da proteggere la sua compagna. Eeeeee scatta magnitudo 2 (CD: 38; punteggio: 47). La parete crolla, permettendovi di accedere ad una galleria piuttosto affollata. Lì troverete bel sorrisoShaw, Dulcinea e Nik.

    Shaw, Dulcinea e Nik mi spiace avvisarvi che avete 24h per togliervi da vicino quella parete visto che Yael vi ha avvisato, prima che debba tirare per vedere se qualche sassolino abbasserà il vostro QI fino a 75. Su questa base, in effetti, Nik sta tranquillo.

    Skyler
    Tendi le orecchie per cercare di carpire qualche suono e riesci a sentire un'eco che porta fino a voi stralci di frasi. "...qualcunooo...ahi... fischio". Non hai assolutamente idea di chi sia né cosa stia cercando di comunicare, ma ti rendi conto di non essere solo. Verso sud, infatti, c'è qualcuno. Risulta ancora più evidente da un bagliore lontano e fievole, per raggiungerlo dovrete immetervi in un tunnel decisamente stretto (ciao ciao claustrofobia)

    Justino (ti esito che tanto le azioni riescono uguale)
    bonus post: 40
    La sai la storia. Hai 40, non c'è nulla che possa fermarti. Per questo decidi di invitare Aijirn al tuo party personale (CD: 42; punteggio: 49), evochi la torcia (CD: 35; punteggio: 43), fai il tuo campo di scintille (CD: 40; punteggio: 44, ma che è stasera co sti dadi... sono 2 scintille in tutto, so sorry). Orchidea non l'ha scritto ma agita la torcia per incendiare la garza (CD: 42; punteggio 52), che tanto se no sei te a spedirle fulmini e saette contro, la cosa potrebbe risultare spiacevole. Osservi l'ambiente illuminato dalla torcia. Vi trovate in una specie di caverna, ma a sud intravedi un buco, come un'apertura per una creatura molto più piccola, mentre a nord nella parete c'è un tunnel piuttosto stretto.


    PER TUTTI: Potete ruolare i vostri spiriti come più volete, in questa fase della lezione non avranno indizi da darvi.
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    «Don't go 'round tonight
    It's bound to take your life
    There's a bad moon on the rise»
    Wladislaus Drakulestii [sheet]
    Vampiro
    Queens
    Vlad guarda attentamente il ragazzo muoversi. Segue ogni suo gesto, ogni suo cambiamento d’espressione. È un idiota, è evidente. Ha tolto la vita a maghi meno fastidiosi. Dovrebbe ringraziare la sua buona sorte, invece finge di andare via. Che illuso. Quando gli volta le spalle il suo sguardo s’indurisce. Non gli piace la sfrontatezza con cui lascia dietro di sé un’esca cui spera abbocchi. Se Vlad l’Impalatore abbocca di solito lo fa al collo delle sue prede, non di certo ad informazioni elargite come per beneficienza. Vlad non muove un muscolo per fermarlo. Lo osserva dirigersi verso la soglia, indeciso. Quel ragazzo presume di sapere molte cose su di lui e i suoi alleati, cose che quasi gli elemosina come briciole di pane. Parla di tradimenti e raggiri con una leggerezza tale da infastidirlo. Vuole essere fermato, vuole sentire Vlad chiedergli di più, ma non lo farà. Non è così stupido. Le informazioni sono potere, è vero, Chaos è venuto lì proprio per fare una dimostrazione di forza e non ha alcuna intenzione di lasciarsi piegare. Se le sue parole sono vere lo scoprirà personalmente. Dubita che Persephone sia davvero riuscita a trovare una gemma in così poco tempo, ma non pone limiti al possibile. Andrà a trovarla molto presto. Intanto, sarà meglio tenere d’occhio il rosso. Fa cenno ai vampiri di lasciarlo andare via. Uno di loro apre il portone fissando il ragazzo dritto negli occhi. Vuole intimidirlo, ma con soggetti così incoscienti la paura non è mai il mezzo adatto. Vlad si solleva, lasciando andare la ringhiera di metallo. Si porta al fianco di Andrej al punto che quando si volta quasi gli parla in un orecchio. «Visto che tieni tanto alla sua vita, seguilo. Voglio sapere dove va, cosa fa, chi frequenta, anche quante volte va al cesso. È chiaro?» sussurra con voce bassa e profonda. Inclina il capo per guardarlo negli occhi, anche se gli è di fianco. C’è una sola persona che conosce il suo intero nome ed è lui. «Non mi deludere Andrej, non vorrei si ripetesse ciò che è accaduto a Parigi». A quei tempi gli aveva mentito, aveva tramato alle sue spalle e aveva cercato di manipolarlo. Lo aveva esiliato a quei tempi, ma se fosse accaduto una seconda volta non sarebbe stato altrettanto clemente.

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    «Don't go 'round tonight
    It's bound to take your life
    There's a bad moon on the rise»
    Wladislaus Drakulestii [sheet]
    Vampiro
    Queens
    Wladislaus Drakulestii. Lo chiama per nome. Insolente. Non porta il rispetto che dovrebbe. Non conosce le regole del gioco. Si comporta come se fosse il re bianco della scacchiera, senza rendersi conto che è accerchiato da alfieri neri. Non ha speranze e ancora non lo ha capito. Vlad lo osserva dall’altro, il suo volto s’indurisce in un’espressione truce, eppure irriverente, non può prenderlo sul serio. I suoi occhi dicono ciò che non ha nemmeno bisogno di articolare. Morirai. Molto, molto presto. Certe giovani anime sono destinate ad una vita breve ed inutile, vittime di quella sciocca spavalderia che spacciano come eroismo, coraggio, mera stupidità. Il rosso ha la superbia scolpita in faccia, una faccia che vedrà presto deturpata da terrore, sottomissione e impagabile vergogna. Gli farà ingoiare la sua lingua e quella della sua audace amichetta. Il solo pensarci già lo compiace. Piega un gomito sulla ringhiera, come a volersi fare più vicino. Davvero mantiene lo sguardo del figlio del diavolo? Vlad si passa una mano ad accarezzarsi la barba brizzolata ed ispida. I vampiri chiudono le porte alle spalle dei ragazzi e lasciano scattare la serratura di un grosso chiavistello. Sono in trappola. L’odore di sangue fresco ha attirato i suoi figli come fameliche bestie. Sorridono, mostrano i canini e così lui si compiace. Solleva un angolo delle labbra. Nel suo sguardo si illumina una scintilla di violenza e di attesa. Tra poco vedrà il sangue scorrere e annuserà la paura di quei due piccoli sfacciati. Un fruscio leggerissimo alle sue spalle gli annuncia che Andrej si è portato al suo orecchio. Sa già cosa sta per dirgli ancora prima che lo faccia. Con movimenti precisi schiocca le vertebre del collo. È irritato e Andrej lo sa perfettamente. «Lascia che parli». A che pro? Potrebbe ottenere le informazioni che dice di avere anche da solo. Non ha intenzione di cedere ad alcun ricatto. Tuttavia. Inspira profondamente cercando la calma. Poi sorride in direzione del ragazzo. «Vieni senza invito» inizia, lento, quasi con fatica. «Nella mia casa». Solamente quello basterebbe come oltraggio, ma lui è un uomo indulgente, paziente, comprensivo. Può addirittura accettare che un topolino cada per sbaglio in una trappola più grande di lui. «Minacci di uccidere uno dei miei figli». È aspro, duro, sul volto ha disegnato lo sdegno. Anni di guerre combattute al fianco dei suoi soldati gli hanno insegnato il valore degli alleati e dei compagni. Nessuno, può permettersi di minacciarne uno in sua presenza. «Insulti me e la mia patria». Scuote la testa, schioccando la lingua contro il palato. «Insinui che io non sappia cosa trami un mio alleato». Quasi gli viene da ridere. Si inumidisce il labbro superiore distogliendo lo sguardo. Vorrebbe prenderlo a calci. Si sofferma sugli occhi gelidi di Andrej. La richiesta di lasciarlo vivere è quasi un affronto. Ritorna a guardare con sufficienza il ragazzo e la sua compagna. «E ora vuoi farmi credere che sarai così gentile da dirmi quali siano questi piani segreti ai miei danni? Perdona il mio scetticismo, ma qualcosa mi dice che progetti di fregarmi».

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    Narrato «Parlato In Italiano» "Pensato" Scheda
    WSuwB3W
    Quello che le si presentò davanti di poco superava il bello artistico che riusciva - probabilmente solo lei - a vedere nel proprio accompagnatore dai capelli rossi ben pettinati sulla testa. L'odore acre di sangue solo adesso si sentiva in lontananza e, come circondata da un'aura Poteva percepire il terrore aleggiare in urla violente ed eteree intorno al corpo dell'uomo in età avanzata e congelata in sé stessa per secoli e secoli. Era chiaro che fosse un vampiro: i suoi occhi glaciali, la sua pelle diafana; La vera essenza della morte e della non morte allo stesso tempo, l'esempio dell'eternità che le fece brillare gli occhi, forse poco più dell'uomo che aveva scelto di accompagnare. Uomo che aveva scelto di accompagnare ed al quale si strinse di più, ritrovandosi lasciva a far scivolare la mano dal suo braccio fino alla sua, artigliandola in una presa forte ed accuminata, conficcando in un brivido le unghia allungate e ben curate nella pelle di Chaos. Probabilmente, poteva permettersi di rispondere a tono ad uno come lui, ma ad un vampiro al quale lo stesso Chaos sembrava calare la testa, non poteva fare altro che mostrare uno sguardo di totale rispetto, senza nascondere la malizia nei suoi occhi nocciola.
    E così, ecco com'era un eterno vivente. Emblema di morte e vita che coesistevano in un'unica figura che, con quello sguardo, poteva, far bagnare chiunque avesse davanti.
    Che sia di paura o di eccitazione, beh, lascio a voi scoprirlo.
    Loimos era combattuta da un turbinio di emozioni e sensazioni che non sapeva spiegare e forse non voleva farlo. Per un attimo, nel notare come anche il tono di Chaos fosse diventato quasi devozionale, sorrise inclinando un solo angolo della bocca per stringere di nuovo la sua mano intorno a quella di lui, poi, in un brivido, si staccò con malizia da essa.
    Inclinado la testa e lasciando pendere tutti i capelli da un lato si predispose per avvicinarsi lentamente all'uomo, completamente assorta dallo sguardo nero e glaciale che poteva pietrificare violentemente chiunque volesse e con un solo schiocco di lingua. Vedeva, Loimos, la donna con cui il vampiro, potenzialmente un uomo ch'aveva vissuto millenni, si accompagnava e rimase quasi folgorata dalla potenza estetica di ella che, con un viso così bello poteva fare invidia solo agli dei stessi e poi ripropose lo sguardo in direzione dell'uomo, mentre Chaos parlava.
    Stuzzicare continuamente il caos in persona era qualcosa che aveva imparato ad apprezzare nelle ultime ore e certamente, ed era quello il suo preciso obiettivo: se Chaos non si fosse interessato più di tanto di quel repentino abbandonarlo alla presenza del vampiro, sarebbe comunque tornata a casa (o sarebbe stata spedita all'aldilà) con una quantità di adrenalina in corpo notevole da rimanere soddisfatta anche nel girone dell'inferno in cui sarebbe stata mandata. Voleva leggere, in quegli occhi, la profonda eternità che lo caratterizzava, voleva percepire nel muovere della sua mandibola l'eterno fluire del tempo che sembrava non sfiorarlo nemmeno per un attimo, con l'odore di Chaos ancora addosso, con il suo sapore fra le labbra, alzava gli occhi in sua direzione quasi ad indurlo a quel dominio della mente di cui i non morti erano abili autori: «Verrà la morte e avrà i tuoi occhi / questa morte che ci accompagna / dal mattino alla sera, insonne, / sorda, come un vecchio rimorso / o un vizio assurdo.»
    Loimos non aveva una fazione, Loimos stuzzicava il caos e la morte in contemporanea, voleva sentire la reazione di tutti e di nessuno, voleva percepirsi al centro dell'attenzione e allo stesso tempo distante, fuori dai piani di Chaos e dentro allo stesso tempo. Viva e morta contemporaneamente.
    Quello che avrebbe sperato di percepire, nel contatto con gli occhi del vampiro, non era altro che un'assaggio di eternità alla quale anelava con emozione trepidante e quanto forti fossero le reazioni di Chaos nei propri confronti.
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    Scusami ma è il primo post con Vlad e quindi sono un po' impacciata, spero di migliorare andando avanti :3


    «Don't go 'round tonight
    It's bound to take your life
    There's a bad moon on the rise»
    Wladislaus Drakulestii [sheet]
    Vampiro
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    Alzò lo sguardo dal corpo che si freddava tra le sue mani. Gli occhi della donna si erano ormai velati di bianco, vuoti di ogni traccia della vita che vi aveva dimorato fino ad allora. Guardò con curiosità il viso di Eirlys. Si soffermò sul rosso intenso delle sue labbra, incorniciate dall’oro liquido dei suoi capelli. «Ospiti?». Quella possibilità era talmente lontana dalla sua concezione di base segreta, che iniziava a dubitare della discrezione dei suoi figli. «Umani». Singolare. Molto singolare. C’erano poche cose in grado di sorprenderlo dopo cinque secoli di vita. Eppure la stupidità continuava a sfuggire ad ogni sua previsione. C’erano modi molto più semplici per suicidarsi, perché prendersi la briga di arrivare fin lì? «Ce ne occupiamo?». La voce di Eirlys era suadente anche quando parlava di morte. Tornò a guardarla affilando gli occhi chiari. Era sempre stata troppo impetuosa. «Perché mai?». Era proprio curioso di conoscere umani tanto coraggiosi. Probabilmente credevano di poter anche uscire sulle proprie gambe. Ne dubitava profondamente. Lasciò il corpo esanime sul divano dov’era seduto. «Andiamo ad accoglierli come dei bravi padroni di casa» aggiunse con un sorriso conciliante, invitandola così a seguirlo. La voce dell’ospite si accompagnò al cigolare dei battenti. Vlad si avvicinò con passi cadenzati alla balaustra che si affacciava sull’interno del magazzino. Poggiò entrambe le mani sulla ringhiera di ferro, sorridendo divertito, persino estasiato da quell’arrivo. Era un ragazzino, sentiva il suo cuore battergli placidamente nel petto. Al suo fianco c’era una ragazza bionda, molto bella, anche se acerba. Si aspettavano davvero un comitato di benvenuto? Un saluto formale da lui? Diamine, aveva ucciso migliaia di uomini per farsi un nome, non certo per ricevere visite di cortesia dai vicini di casa. «Perdonami, ma non sono solito salutare il mio pranzo» commentò, senza accennare a scendere le scale, anzi prendendo una posa più comoda sul parapetto. «Però, apprezzo il servizio di consegna, per ringraziarti di avermi risparmiato una passeggiata inutile ti lascio decidere quale dei miei figli può prendersi il merito di ucciderti».

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    Narrato «Parlato In Italiano» "Pensato" Scheda
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    I capelli adesso sfioravano lentamente i vestiti insozzandoli di lordura salmastra e violacea, abbassò lentamente lo sguardo, chiudendo candida gli occhi mentre si beava del novello odore di Chaos che, con un gesto rapido l'aveva riportata su da quel casqué che suonava di morte. A pochi millimetri dal suo viso osservò i lineamenti morbidi e lasciò abbandonare la presa ferrea alla sua camicia prima di inclinare la testa e, soddisfatta, sfiorare il profilo del suo volto con un dito, come a carezzarlo con l'unghia come un micio.
    Lo sguardo che si sentì addosso era uno sguardo diverso dal solido viscido che lo caratterizzava: sentiva il suo sguardo sempre come differente dagli sguardi famelici degli altri ma adesso. C'era qualcosa che sembrava turbarlo, non sfiorava maggiormente le sue labbra come per paura di rompere quella situazione che sembrava quasi una piccola listella di cristallo, pronta a rompersi anche alla minima vibrazione.
    «Già è finita, già non vado più bene?» Mormorò, nella sua innocente sensualità, mordendosi candida le labbra come a sentirsi in totale difetto, come se ci fosse qualcosa che non va ma che allo stesso tempo non potesse far nulla. Il suo volto per un attimo aveva assunto un'espressione strana, un guizzo di silenzioso ragionare che non le aveva fatto comprendere ciò che passasse per la mente di lui.
    Rise un attimo, osservando la bella silhouette di lui brillare al chiarore della luna mentre accendeva la sigaretta con candida nonchalance: sapeva quanto per i fumatori fosse difficile condividere un rituale del genere, quindi evitò di avvicinarsi nel tirare una boccata di nicotina per limitarsi ad avvicinarsi.
    Non mantenne alcun contatto, non disse alcuna parola, si limitò a camminare dritta e tronfia seguendo i suoi movimenti: scosse la testa, abbassando ogni tanto lo sguardo in direzione delle punte dei capelli che ancora bagnate la inumidivano, ma quello che rimase fra loro fu un semplice e candido silenzio.
    Serrò la mascella più volte in un movimento che tentava di opporsi a qualsiasi tentativo inconscio di voltarsi verso di lui, mentre le strade cambiavano, diventavano più strette o più larghe, diventava tutto più meravigliosamente spaventoso e sudicio; la puzza di piscio e qualsiasi altro liquido corporeo impregnava i muri e una ragazza così ben vestita non era per niente adeguata in un luogo del genere, ma in fondo: quando mai era stata adeguata alla situazione?
    Quando si fermarono il suo corpo cedette al meraviglioso istinto di stringersi a lui, avvolgendo il suo braccio con il proprio, artigliando lentamente la sua camicia in un gesto di pura possessione. «Che schifo.» Si limitò a commentare, mentre si guardava intorno e già sentiva il viscidume degli sguardi degli uomini addosso. Sorrise, scostandosi bene i capelli prima di voltarsi verso di lui.
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    ISOBELLE OPHELIA LAGRANGE
    chaos
    scheda
    narrato – «parlato»pensato
    La
    furia cieca mosse le sue mani ancor prima che il sangue affluisse abbastanza al cervello per fermarla. Lui doveva restare fuori da quella faccenda. E Chaos, per quanto schifosamente potente e spaventoso, non doveva permettersi di toccarla. La sua mano dietro la nuca le stringeva lo splenio del collo paralizzandole il muscolo. Il fastidio si irradiava fino alla mascella. Le dita scattarono per colpire il collo col pugnale, la lama che voleva solo affondare violentemente nel tessuto molle fino a lacerargli la carotide. Doveva vomitarle quelle parole. Vedendo il sangue schizzare dal taglio lo stupore fu fagocitato dalla soddisfazione bestiale di essere finalmente riuscita a metterlo a tacere. Avrebbe continuato a ridere quel figlio di puttana? Quasi lo sperava. Fino a vedere la pozza vermiglia gorgogliare al di sopra della clavicola al suono della sua voce. «Affari» sibilò abbassando la lama fino a incontrare le prime ossa del busto. «Non si parla di quello che faccio nella mia vita privata. Non si minaccia nessuno che non sia io» continuò, estraendo il pugnale mentre la mano gli tremava. Ezra era un colpo basso. Sapeva cosa era successo, cosa non era successo, probabilmente ne sapeva più di lei che riusciva a ricordare a stento quanto era stato fatto. Ma l'aveva tirato in ballo comunque. Voleva vederla incazzata? Dimostrarle cosa era in grado di fare? Spinse il pugnale nello stomaco, girandolo per farlo affondare per bene. «Volevi questo? Prego» concluse, pensando per un istante a quanto fosse stata di nuovo infinitamente egoista a mettersi in una situazione simile, mettendolo in pericolo senza neanche rendersene conto. O meglio, senza volerci pensare, perché lì davanti al suo istinto ferino non poteva negare di non aver voluto pensare a cosa sarebbe potuto succedere pur di non lasciarsi fermare da quell'eventualità.
    i know the choices color all i've done
82 replies since 25/1/2016
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