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.Carnage vs Satet
«Se pensi sia una stronzata, perché non lo fai tu?»
«Non dico sia una stronzata, solo che sarei molto più brava di te»
Ezra non sembra prenderla bene. Meglio. Il più delle volte è così arrogante che umiliarlo nel suo campo è una prospettiva niente male.
«Vediamo se per una volta sai tenere tu il comando»
La prende come una sfida. Leah si porta le dita alle labbra e getta un fischio che spacca i timpani. Tutti i presenti zittiscono e si voltano a guardarla in cagnesco prima di rendersi conto che a fischiare è stata una donna.
«CI SIETE BASTARDI?!? Le regole le conoscete! Niente armi e niente incantesimi, non fate i pezzi di merda che altrimenti vi faccio spaccare le ossa da Miguel». Si volta per lanciare un sorriso smaliziato all’omone in fondo allo scantinato, che ricambia con un grugnito rivolto alla folla.
«Sapete già chi sono gli sfidanti, la bella e la bestia. Carnage e Satet. Il primo è un metro e novanta di massa muscolare e testosterone. È grosso. È arrabbiato. E non si fa problemi a picchiare le donne! Satet è un aggraziato metro e settanta di passera, gambe lunghe, vita stretta e bicipiti che non vorreste stretti intorno al vostro collo, ve lo assicuro. Cos’altro aspettate? Il permesso della mamma? Combattete!»FIGHT!!!
Non ci sono scadenze per ora, il primo che posta comincia!
Per il pubblico: ricordate che potete postare anche in off commenti, insulti e quant'altro come spettatori.
Per gli AVENGERS: voi sarebbe meglio faceste anche piccoli post. Altrimenti potete aspettare la fine dell'incontro per fare un po' di indagini. Mi raccomando, non fate le femminucce altrimenti Miguel vi butta fuori.
Edited by -Chaos. - 21/2/2017, 22:13. -
.♔ dulcinea angelique verhoevenEra bello vedere New York ammainare le vele di un pomeriggio quasi fuggito in vista dell'incostanza peccatrice della notte. C'era una fede ingenua in quell'arrendevole naufragio di volti che si lasciavano tentare dalle ciglia luminose dei bar periferici, stagnanti in un acquitrino di strade ubriache di troppi passi. Dulcinea spostò lo sguardo sul sole che zoppicava con indelicata incertezza sulla soglia bruna dell'orizzonte. Presto, sarebbe rimasto solo un fragile rosso purpureo. Vestiva di nero, come le era stato
impostoconsigliato. Jeans stretti e scuri, un giubbotto di pelle e i suoi inseparabili stivaletti alti. Avrebbe voluto infilare gli auricolari e aggrapparsi al grembo di qualche nota dal significato irrimediabilmente distante, ma proprio non riusciva a scostare le mani dalle tasche. Un po' per il freddo che si affannava nel suo avido tentativo di venire a conoscenza di un nuovo lembo di pelle da seviziare. Un po' per l'indecifrabile bisogno di aspirare il caotico esistere della città. Sapeva che avrebbe dovuto vederla diversa. Sapeva che le parole dei suoi compagni la sera della riunione, avrebbero dovuto trascrivere perlomeno il sospetto lungo quei muri incagliati l'uno sull'altro, dentro i mattoni, fra la calce pallida, perché le iridi azzurre potessero leggere l'inganno che si articolava con l'infima cautela di un'onda rannicchiata sulle labbra ruvide della costa. E invece non era spaventata. Tutt'altro. Lei era l'ennesima moneta scadente pronta ad essere lanciata nel pozzo delle dissolutezze, insieme alla solitudine perfetta di tutte quelle voglie che per la loro immoralità avevano finito col toccare il fondo. Per quanto tentasse d'imporsi un minimo di seriosa attenzione, la sua psiche finiva col dare l'esclusiva capricciosa alle sfumature divertenti di ogni dannatissima situazione. E spesso ne pagava il prezzo.
L'odore marcio che vagabondava sul ciglio del Felix era un vomitevole avvertimento per chiunque avesse a cuore la propria igiene personale. Dulcinea si tenne stretta il suo sorriso smaliziato mentre i tacchi neri schioccavano per trascinarla all'interno di quello che sembrava lo sputo di Satana sul volto della terra. Sfilò una sigaretta dal pacchetto rigirandosela placidamente fra le dita. La accese, e le labbra si aggrapparono lascive a quella feritoia di piacere a breve termine, caldo, ammutolito. Sentiva il corpo rappreso nelle catene sconfortanti del suo stesso indugiare. Ma da dove poteva partire? E soprattutto come non dare nell'occhio quando tutto il suo essere implorava l'assalto efferato dell'interesse altrui? Il gorgoglio malato di voci venne zittito dal timbro di un bicchiere già tristemente asciutto, posato di malagrazia sul bancone. Voltò la testa assaporando la preparazione di una smorfia convincente, ma stava già caracollando verso il ripiano rigido incrostato di sporco e aureole traslucide di whiskey, lasciate in pegno da chissà quale angelo.
<< Hai del rum?>>
Avrebbe voluto che i suoi occhi, solo per una manciata di secondi, vantassero la disperata delicatezza delle ali dei gabbiani. Sarebbe stato più semplice ostentare un'indifferenza oramai perduta nei confronti di Shaw. E lui le avrebbe rinfacciato d'essere riuscita a mandare tutto a puttane. Bla bla bla. Fece un lungo tiro dalla sigaretta per poi ghermire il bicchiere che lui le aveva posato davanti.
<< Se ti serve una mano... Dietro al bancone intendo>>
Non riuscì a frenare un'espressione pregna della consueta ironia prima di defilarsi ed evitare che la figura dell'inglese appannasse la solida vetrina dentro alla quale aveva riposto con un mero ordine gli obbiettivi di quella sera. Il buttafuori era un mastino cresciuto ad acqua e testosterone. La ragazza sfilò imperterrita davanti ai suoi occhi sperando che non la fermasse per potersi avvicinare meglio alla zona dedicata allo spargimento di sangue e altri liquidi corporei.© created by jeankies! - don't copy, be be respectful and use your mindSPOILER (clicca per visualizzare)La player di Dulcinea ha dei problemi, so per questa volta ne faccio le veci postando al posto suo. -
.Lapuzza di rancido e sudore è l'unica carezza che si possa conoscere in quello scantinato buio. La luce elettrica strilla gracchiando intermittente, lacerando le cornee per la sua troppa violenza. Guardare Leah in questo ambiente è eccitante. Gli sembra di vederla imparare da lui a immergersi nella sua sudicia natura, cominciando a sguazzare come dovrebbe fare da sempre. Da Flint a New York voleva credersi migliore, spacciare di non avere sangue imbevuto di naftalina per non marcire nelle vene. Saperla al Felix, vederla sguazzare con i suoi stracci succinti fra gli uomini peggiori della zona accende una fame che sazia ogni volta che lo attacca e le risponde facendola annegare nell'umiliazione. Ha sempre le cosce scoperte, le clavicole in bella mostra come la curva leggera del seno troppo piccolo. La sua nudità è sfacciata come la sua lingua e Leah la vende con una tagliola per volpi in cui si erge stesso come esca. Le piace sfidarlo. Vuole dimostrare di non avere nulla in comune con lui, di esserci ripulita dal sudiciume che lui spaccia come fosse un sogno distorto e le lascia sulla pelle ogni volta che la tocca fregandosene delle sue moine. Lo sa quanto in realtà le piaccia che lui se ne fotta dei confini della sua intimità. Lo sente fra i gemiti che tenta di mettere a tacere e le reazioni del suo corpo che non può nascondere. Vuole gestire lei un incontro. Non può non pensare che gli stia facendo vedere quanto sia impossibile cancellare il marchio putrido di Flint. Gode a sguazzare nel fango, ma è troppo ipocrita per ammetterlo. Lo sporco che un posto simile ha da offrire potrebbe irretirla con la sua lingua seducente e non lasciarla scappare mai più, e lei ama troppo la fuga per privarsene. La osserva in modo che lei possa vedere ogni espressione sulla sua faccia. «Vediamo se per una volta sai tenere tu il comando». Lei sa bene a cosa lui si riferisca. Sa che ha assaggiato la perdizione estatica e sporca in cui precipita quando le si dice cosa fare con brutalità. È nata per essere sottomessa. Si fa frustare e mettere catene con cui tira a sé i suoi torturatori per godere di quella reciproca distruzione. Ezra si accende una sigaretta, buttando fumo sui combattenti. Non lei. Deve vederla bene mentre gli dimostra di poter comandare. Eppure è ancora lui a tenere le redini. Persino fra le sue parole c'è la sua frase d'attacco, la prova che le è serpeggiato dentro più di quanto voglia ammettere. Si avvicina scivolando fra la folla. Conosce i tempi di un giudice di quegli incontri. Sa quando assestare una frase, quando lei non potrà rispondere. Emerge alle sue spalle annunciando la sua presenza cacciando la nicotina sul suo collo scoperto. Il fumo le accarezza la nuca fino a sparire lontano dal suo corpo. «Ti eccita così tanto guardarmi al lavoro?» sibila nel suo orecchio, restando così vicino da farle sentire il presagio del suo corpo troppo lontano per toccarla, eppure così vicino da farne percepire il calore sulla schiena. Saperlo dietro di lei le piacerà ancora di più. Per un istante si chiede quante volte si pregherà di sapere se lui la sta guardando, quante fingerà di essere disgustata da quegli occhi indiscreti che scorrono il suo corpo con gli stessi riguardi che riserverebbe ad un manichino. Nessuno. Quante, infine, ammetterà di volere che quello sguardo la divori come più volte le ha fatto capire di poter fare.
–EZRA HUGHESbluejay–you take a mortal man and put him in control watch him become a god. -
.i'm meaner than my demons
i'm bigger than these bonesPer quanto si presentasse come il covo delle Arti Oscure, la casa della libertà e dell'istinto, il Manor tendeva a stare stretto sulla pelle. Aveva regole ben precise, invogliandoli ad essere il peggio che potevano ma costringendoli in un codice di rispetto che perdeva il suo senso. L'istinto appassiva, sfiorendo fra limiti insani che venivano imposti a bestie bramose di agire, di assaporare, di scoprire e, sopratutto, bisognose di raggiungere il promesso potere. Piegò appena il collo massaggiandolo con la destra, gli occhi socchiusi mentre pregustava quella calma che, lo sapeva, sarebbe rimasta per ancora qualche istante. Dopo sarebbe stato puro istinto. Ricordava con un sorriso beffardo il tempo in cui quell'impulsività era stato un timore, una paura da nascondere sotto pelle. Adesso era la sua forza. Alzò il volto, aprendo gli occhi chiari mentre inspirava a fondo, un sorriso divertito a piegarle le labbra. L'aria che respirava puzzava di pelle di seconda mano, uno spiacevole odore che non aveva piacere a inspirare, ma che, a quanto pareva, era necessario. Guardò il ragazzo di fronte a lei, un sorriso coperto dal tessuto duro della maschera. Da un momento all'altro lo scontro sarebbe iniziato. Sapeva che i brividi di pregustazione che labivano le sue membra, in quello stesso istante, percorrevano il corpo di Reverse. Condividevano lo stesso animalesco desiderio, entrambi liberi nel sangue e nella violenza. Eppure erano stati costretti da invisibili catene, liberi solo quando la Luna spariva dal cielo e la loro natura si rivelava. Così erano finiti a partecipare a quel combattimento, uno contro l'altra. La voce della ragazza interruppe il breve silenzio ed Emma si alzò, stirando le braccia mentre lanciava uno sguardo divertito al suo avversario. «Che vinca il migliore» strizzò l'occhio destro mentre entravano nello spiazzale delineato per il combattimento. Conosceva il ragazzo, conosceva le abilità che entrambi condividevano. Il ragazzo era forte, molto più di lei, e non era certa che la sua velocità quella volta l'avrebbe aiutata. Ma infondo non si trattava davvero di quello. Doveva sfogare nel sangue quello che tratteneva da quando erano andati al Manor. Sarebbe avanzata a guardia alta, provando a spingere sulle gambe per essere il più rapida possibile. Sapeva che, in quanto a rapidità, lei e il ragazzo erano praticamente in parità, ma non per questo avrebbe rallentato i suoi movimenti. Avrebbe spinto, invece, per rendere lo scontro degno di questo nome. Piegando il busto per trovare il giusto slancio avrebbe fintato con il pugno sinistro, mirando allo stomaco. Sperando che il ragazzo cascasse nel trucco avrebbe poi alzato il ginocchio destro per colpire il nervo di modo da rallenatre i movimenti di Revserse. A prescindere dalla riuscita dell'attacco a quel punto avrebbe provato ad allungare la mano destra sul fianco del ragazzo, cercando un appoggio stabile per sfruttare la sua stabilità e possenza. Avrebbe provato a spingere sé stessa oltre il suo corpo in un movimento rotatorio per trovarsi a fronteggiare la sua schiena.narrato ◆ «parlato» ◆ pensato
Giova io tvb ma lo sai in che condizioni sto vertendo attualmente quindi perdonami, perdonami anche tu Eng. Perdonatemi tutti <3
EDIT: SCUSATE non mi ero accorta di aver lasciato il link alla scheda diProsperWatson, che imbarazzo
Edited by .Nøctis; - 25/2/2017, 00:32. -
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Satet
Bonus Post: 25
Satet scatta in avanti, finta a sinistra (cd10:2, serve un tiro riflessi maggiore di 2 per non cadere nella finta) diretta allo stomaco, segue una ginocchiata sopra la rotula per colpire il tendine del quadricipite [fingerò che tu non abbia parlato di nervi perchè sono buona](cd35: 18-1+25). Sfruttando il fianco destro di Carnage cerchi di sgusciare alle sue spalle (cd30: 25+1+9).
Carnage hai 24h per difenderti!. -
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Bonus del personaggio nel relativo pannello.
La canzone è figa.. -
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Carnage
Bonus Post: 27
Nota: si possono fare solo tre azioni, escludendo quelle di spostamento verso o lontano dall’avversario che sono gratuite.
Carnage (tiro riflessi 19) si rende conto della finta, (cd50: 27+18+3+2) devia scivolando a destra in modo da mandare a vuoto tutti gli attacchi successivi di Satet. Tira un diretto destro al volto (cd35: 27+7+2). Satet dovrai provare a schivarlo. Infine tenti un colpo all’incavo del ginocchio(cd45: 27+20+3+2).
Satet hai 24h per difenderti. -
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Ayumu
Al piano di sotto percepisci un conglomerato di auree nere in movimento. Una in particolare sta risalendo le scale ed è in avvicinamento. Nella sala in cui ti trovi tu invece ne percepisci precisamente sette, altre dieci sono soppresse, cinque invece hanno semplicemente colori confusi. Un uomo si avvicina al bancone e la sua aura fa parte di quelle nere.
Intanto inizi a sentirti stanca, per percepire le auree hai espanso la tua, le aure nere hanno così assorbito una piccola quantità della tua energia, ti conviene sopprimerla prima di stancarti troppo.Less feeling more drinkingIl Felix è sempre il solito cesso di posto. Brutta gente e alcol scadente. Il buco del culo di Manhattan. Fuori dal bar si radunano i soliti stronzi che non hanno un cazzo di meglio da fare che rompere i coglioni.
«Dai amico fammi entrare, dentro mi aspettano»
Que chupa
«Levati dai coglioni»
«Voglio parlare con il capo, fammi parlare con il tuo capo, cazzo»
Gli basta un’occhiataccia per fargli cambiare il tono. Caccia fuori due pezzi da venti.
«Ho capito, tu parli la lingua di Benjamin Franklin, ecco tieni prendi»
È Andrew Jackson, ma probabilmente quel ragazzino non sa nemmeno la differenza. Miguel gli sfila le banconote dalle mani e se le mette nella tasca della giacca di pelle.
«Ecco, lo sapevo, amico»
Quando il pivello prova ad entrare si scontra con i pettorali di ferro di Miguel.
«Hey hai preso i soldi ora fammi entrare»
Che ingenuo.
«Non ricordo di aver preso soldi, amigo»
«Ma che cazzo dici!? Voi lo avete visto, vero?»
Il ragazzo si gira cercando sostegno, ma i presenti che guardavano la scena subito si voltano dall’altra parte. Miguel saluta con un cenno Tristan quando si avvicina. Gli piace quel tipo, poche parole, simpatico, saluta sempre prima di entrare e ogni tanto gli passa un po’ di coca gratis. Guarda la squinzia che si è portata dietro. È troppo magra, ma ognuno ha i suoi gusti.
«Hai Tristan, ¿Qué pasa?»
La serata procede noiosa come al solito, si è appena acceso una sigaretta quando arriva Shaw per chiedergli di sostituirlo. Gli piace fare un giro al bar, alcol gratis senza dover muovere il culo. Lascia al suo posto uno dei buttafuori che stanno dentro.
Quando Curtis arriva al bancone capisce subito che ci sono problemi. Certe cose le fiuta come un cane.
«Hey Miguel un whiskey»
Esordisce poggiando i gomiti sul bancone. Lancia un’occhiata a Tristan e la sua ragazza, sembra incuriosito.
«Di un po’, adesso si accettano anche maghi bianchi al Felix?»
Lo dice con un tono di voce alto, probabilmente vuole farsi sentire dalla ragazza.
«Cazzo, se sta diventando un posto per bene dovrò cambiare bar e sai a me non piace cambiare bar»
Curtis è uno degli uomini di Cornelius. Non sa come faccia a sapere che la tipa sia una maga bianca, probabilmente ha fatto il bidibi bodibi sbagliato. Miguel si volta per guardare Tristan, non ha bisogno di usare i trucchetti viscidi di Curtis, ha afferrato il concetto e tanto basta.
«Allora? Che facciamo?»
Non vuole doversene occupare lui visto che è la ragazza di Tristan. A lui non sembra una che crea problemi, ma Curtis ha i suoi affari da portare avanti nel bar.narrato ◆ «parlato» ◆ pensato. -
.Laosserva rabbrividire per le sue parole, anche se cerca di ignorarlo. Deve badare all'incontro e lui ha saputo assestare il commento al momento giusto. Ma la sua nuca non può nascondere quello che prova a lungo. Ezra vorrebbe giocare ancora con lei, ma una mano lo prende sulla spalla. Stringe. È quel finocchio che deve considerare come il suo capo. Ora che Jack non c'è più ha abbandonato le puttanate da frocetto e cerca solo di fargli sapere che ce l'ha più grosso. «Spero tu non perda i quattro spiccioli che guadagni in questo buco» ringhia senza voltarsi. Non deve più fingere, il lavoro ce l'ha e su questo Hynes non può fare un cazzo. Carnage evita il colpo di quella viziata con una scopa in culo. Un buon momento per sussurrare il suo saluto a Leah, farle sentire l'alito caldo sulla pelle. «Non piagnucolare troppo ora che non posso più guardarti il culo». Si volta per lanciare ad Hynes uno sguardo in cagnesco. Preferisce stare lì sotto, nel suo violento dominio, piuttosto che in mezzo agli alcolisti di sopra. Ma ora non può ancora dargli quello che si merita. Troverà qualcosa da schiaffare in faccia a Bates per incularlo. Lascia lo scontro sentendo gli insulti che vomitano sui combattenti. Una femmina che decide di tirare le mani si prende i commenti più viscidi. Non si aspetta che la situazione di sopra si sia scaldata. Si avvicina al bancone dove Jorge parla con un negro che spesso partecipa agli incontri. Gli fa alzare un bel po' di soldi con i suoi pugni. Sembra incazzato. Non lo da a vedere troppo. Anche di sotto è calmo prima di fracassare il cranio dell'avversario, ma Ezra ormai sa riconoscere una scintilla negli occhi. «Ci sono problemi?» comincia, e sposta lo sguardo su una darkettona fin troppo magra. Non l'ha mai vista da quelle parti, si chiede come Jorge abbia potuto far entrare una mocciosa simile là dentro. La risposta deve essere l'altro amichetto di Hynes, l'ennesimo barista del cazzo che può evitare restando di sotto. Per un attimo sente l'eccitazione salire. Ha tutte le carte per fotterli entrambi. Uno che si allontana proprio prima che scatti il putiferio, il novellino che garantisce per una fottuta mina vagante. A Bates non piacerà. Ignora il nuovo barista rivolgendosi direttamente alla ragazzina. Nella catena alimentare di quel posto Ezra è ancora sopra di lui. Jorge, poi, non può evitare di buttare fuori una così. È il suo lavoro. Forse spera di chiudere un occhio per Tristan, ma la presenza di Ezra lo costringerà ad andarci giù più duro. «Ti sei smarrita, dolcezza? Potrebbero succedere cose orribili a una come te in mezzo a questa feccia». Le passa una mano sulla guancia sfiorandola appena. Non vede l'ora di vederla reagire. Ha fatto una cazzata colossale anche solo a presentarsi lì, ma usare la magia bianca... è una cosa che non possono perdonare. Il Felix ha una nomea. Devono proteggere i traffici della merda di New York, e lei è come uno sbirro che entra in un covo di spacciatori col distintivo in bella mostra. Gli basterebbe lasciarla in pasto ad uno come Curtis o agli altri che vorrebbero punirla come merita. Jorge potrebbe essere la sua unica possibilità di uscire da lì dentro con la dignità ancora intera, ma solo se nessuno la reclama come prezzo per il disturbo.
–EZRA HUGHESbluejay–you take a mortal man and put him in control watch him become a god. -
.half megaeros23 years♥ mæve'
Scusate il casino, ma sono dal cellulare. çç
Comunque, nel caso dovesse servire, Ayumu ha come animale totem la volpe, la quale le da un bonus di +3 al mimetismo.. -
.Unghigno gli piega la faccia mentre ascolta Ivashkov tirar fuori le palle. Deve solo continuare così. Ormai il locale si è svegliato. La magia bianca non piace a nessuno, neanche se serve a curarsi. È un punto debole per troppa gente là dentro. Molti sarebbero ben disposti a risponderle di tenersi i suoi lividi. Se li è meritati, e se ha anche le palle di rispondere a chi detiene il potere al Felix forse non gliele hanno date abbastanza. Ezra potrebbe sempre rimediare, anche se tutte quelle ossa e trucco nero potrebbero farglielo afflosciare persino nella giusta situazione. La sua scusa è plausibile, ma infondo a nessuno frega un cazzo. Quello è il dominio della feccia, quella troietta è stata fin troppo stupida a usare quel tipo di magia davanti a tutti. «Forse non hai capito bene dove ti trovi, Ivashkov» comincia, gustandosi quel momento. Cosa vorrebbe fare? Chiamare Hynes non servirà a nulla. Ha le mani legate come Jorge. Possono anche fottersene del perché lei conosca la magia bianca, ma quelli che non se ne fotteranno sono i clienti del Felix. Quelli che possono offrire omicidi, rapine, stupri a poco prezzo e alla luce del sole, forti di essere immersi in feccia del loro livello. Quei traffici non li continueranno davanti a una cretina simile. Una macchia sul nome del locale. Si è guadagnata troppo sospetto. «Cosa credi che dirà Hynes? Che puoi portare qui anche il capo del MACUSA se te lo succhia per bene?». Sente quasi il sangue accendersi. Spera che risponda come la squinzia che si porta dietro, quella non comanda abbastanza a bacchetta per chiuderle la bocca. Si avvicina abbastanza per parlargli quasi in confidenza. «Ti conviene portarla fuori di qui e sbattertela sul retro. E fingi di poterle dare la punizione che merita, prima che qualcuno dei ragazzi ai tavoli decida di fare da sé». Si ritrae e sfila una sigaretta dal pacchetto. Quella situazione potrebbe essere proprio quello in cui ha sempre sperato per inculare Hynes. Deve solo essere abbastanza stupido da scegliere la parte sbagliata, e Ivashkov sembra convinto che lo faccia. Ezra non vede l'ora. Accende la sigaretta che tiene in un angolo della bocca mentre si appoggia al bancone. «Uomo Nero, spero tu non ti voglia perdere l'arrivo di Hynes». Si rivolge a Curtis, col nomignolo che gli ha dato per gli incontri dabbasso. Tenerlo lì vicino è utile per far sentire al barista la pressione dei favori della clientela. Un utile testimone se le cose si mettessero abbastanza bene per Ezra, permettendogli di bussare alla porta di Bates con qualcosa di così succulento fra le mani.
–EZRA HUGHESbluejay–you take a mortal man and put him in control watch him become a god. -
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.SPOILER (clicca per visualizzare)Praticamente la sua azione è quella di osservare la folla per trovare la coppia scomparsa (?), Dulcinea e anche un tizio abbastanza "fidato" che credo sarà un png.