Tristan Lucifer Ivashkov

APPROVATA || Quarto Anno

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    • Il codice della scheda non è stato creato da me, bensì da Ah, putrefaction; ergo, siete pregati di non spacciarlo per vostro.
    • I contenuti della scheda sono frutto della mia mente, di conseguenza, onde evitare fraintendimenti vari, gradirei che non venissero copiati altrove. Nel caso in cui le cose andassero diversamente, sappiate che non mi faccio scrupoli a rispolverare il manuale delle torture medievali.
    • Il prestavolto è quello gnocco di Max Irons, che, sorry not sorry, non condivido con nessuno.
    • La sua voce ongame è offerta da Stefano Crescentini, ma, essendo Tristan di nazionalità rumena, il suo accento natale è piuttosto forte e marcato.
    • Probabilmente non c'è neppure bisogno di dirlo, ma nel dubbio metto le mani avanti: io non sono Tristan e Tristan non è me. Ergo, nel caso in cui lui si approcciasse in maniera "critica" al vostro pg, sappiate che non dipende assolutamente dalla simpatia che nutro nei vostri confronti, ma dalla coerenza. In sostanza, quello che intendo dire è che ongame ed offgame non sono la stessa cosa; quindi, per favore, evitiamo scenate inutili.
    • Se i contenuti sono di vostro gradimento, allora non esitate a pigiare il tasto +1.
    • Se qualcuno volesse intramare o ruolare con questo stinco di santo ragazzone, può tranquillamente molestarmi tramite mp. Su su, non siate timidi!




    primo nome Tristan — È un nome di origine celtica, d'incerta interpretazione. Tramite il francese Tristan o Tristran, risale al nome pittico Drustan o Drosten o al nome gallese imparentato Drystan; secondo alcune fonti, si tratta di un diminutivo del nome celtico Drust, dal probabile significato di "rivolta" o "tumulto"; secondo altre, è un derivato del nome celtico Drustagnos (di non meglio specificata etimologia), mentre Drust e forme analoghe sarebbero solamente ipocoristici. Successivamente, la grafia del nome venne alterata per associazione con il termine latino tristis ("mesto", "triste"), rendendo difficile discernerne la corretta etimologia.
    secondo nome Lucifer — È composto dai termini latini lux ("luce") e ferre (o fero, "portare"), e significa quindi "che porta luce", "portatore di luce". In origine, era un nome che indicava la stella del mattino. Venne utilizzato nelle versioni latine di Isaia 14:12 per tradurre il greco Φωσφόρος (Phosphoros), a sua volta traduzione dell'ebraico Helel ben Shahar, che si riferiva al re di Babilonia: la parte del verso riferita alla caduta dal cielo portò, alla lunga, a rendere nella tradizione cristiana "Lucifero" un sinonimo di "Satana", soppiantando il precedente significato augurale
    cognome Drăculeștii Derwent Ivashkov — Cognome tipicamente rumeno, venne scelto da Vlad ed Aida al fine di celare quel Drăculeștii che, senz'alcun dubbio, avrebbe dato troppo nell'occhio. Tale nome di famiglia, inizialmente stava ad indicare chiunque si dedicasse all'esercizio della pesca; ma con il tempo assunse il significato di "favorito di Dio". Sembra quasi una barzelletta.
    Tuttavia, benché sui documenti sia riportato questo cognome, la sua vera famiglia paterna è quella dei Derwent. Inutile dire che lui, nonostante ciò, non li consideri neppure parte del suo ego.
    età Ventiquattro anni — La strada verso l'età adulta si fa via via più stretta. Eppure, nonostante sia giovane, gli sembra di sentire doppiamente il peso dell'esistenza gravare sulle proprie spalle.
    data&luogo di nascita 24 Agosto 1993, Bucarest (RO) — In Rumeno București, è la capitale e la città più popolosa della Romania e la settima più popolosa dell'Unione Europea. Posta nel sud del Paese, sul fiume Dâmbovița, è il maggiore centro industriale e commerciale del paese. Il territorio della città è interamente circondato dal distretto di Ilfov, pur non facendone parte, in quanto il municipio è l'unico della Romania a fare distretto di per sé.
    razza Mezzo megero — Benché non ne sia a conoscenza, sua madre, Aida, è una megera; dunque, Tristan ha ereditato da lei il proprio patrimonio magico. Stando alle regole della cerchia, essendo un discendente maschio, sua madre avrebbe dovuto sacrificarlo ad Urano; ma così facendo non avrebbe rispettato il patto stretto con il padre dei vampiri. Il ragazzo, dunque, non solo è vivo, ma ha ereditato dal proprio genitore ben due capacità tipiche della sua razza: la capacità di trasformarsi in un albero, e, al contempo, il rischio di essere avvelenato, qualora il terreno fosse deteriorato.
    nazionalità Rumena — Ovviamente. E ne va anche molto fiero.
    sesso Maschile — Mai ha avuto problemi con la propria sessualità, Tristan, mai ha pensato di cambiare il proprio genere e di ricorrere a metodi chirurgici al fine di perseguire tale scopo.
    orientamento sessuale Eterosessuale — Soltanto due sono state le storie serie che ha avuto, entrambe finite nel peggiore dei modi; il resto è stato semplicemente una continua voglia di soddisfare se stesso, ricavandone soltanto altro vuoto. Quelle poche relazioni che ha avuto, sono state soltanto con donne, ma deve ammettere che alcune volte, ubriaco o sotto effetto di sostanze stupefacenti, gli sia capitato di scambiarsi effusioni con degli uomini. Tuttavia, niente di eccessivamente intimo.
    occupazione Studente e spacciatore — Al momento frequenta il Brakebills College, ma quando le lezioni e lo studio non gli portano via tempo, lavora come spacciatore presso il Felix Felicis. Non è la prima volta che si dedica ad un mestiere del genere; quando era in Romania era proprio in questo modo che si procurava da vivere, con la differenza che, oltre a spacciare droga, si dedicava anche al traffico illegale di armi.
    allineamento Legale Neutrale (LN) — I personaggi Legali Neutrali credono nell’ordine – facente capo ad un sistema di regole personale, sociale, o entrambi – sopra ogni cosa. Cercheranno sempre di rispettare e preservare l’ordine, anche se ciò risulta per loro e per gli altri assolutamente inconveniente, e anche se sono i primi ad ammettere che quella legge in particolare è una legge ingiusta. Mentre un Legale Positivo può arrivare ad infrangere il proprio codice di condotta appellandosi al Bene Superiore (la cui salvaguardia rientra appunto nel suddetto codice), il Legale Neutrale non lo infrangerà mai, in quanto il Bene non fa parte dei punti cardine della sua morale.
    Una cosa importante da sottolineare è che i personaggi Legali Neutrali seguono la loro visione personale dell’ordine e della legge. Quest’ordine potrà essere definito dalle leggi della zona in cui si trovano, ma non necessariamente: i Legali Neutrali non obbediranno a tutte le leggi che incontrano nel loro cammino, ma solo quelle che fanno parte o non confliggono con il codice a cui hanno deciso di obbedire. Possono tranquillamente ribellarsi contro le autorità se sono in disaccordo con le sue leggi, pur rimanendo perfettamente Legali.

    ▪ Fuma solo Winston Blue, all'occorrenza preferisce rollarsi le sigarette da solo. Detesta, invece, le Marlboro.
    ▪ Soffre di una lieve forma di claustrofobia, la quale gli impedisce di fermarsi all'interno di luoghi particolarmente angusti, o comunque in cui c'è una limitata circolazione di aria.
    ▪ Ha due tatuaggi: il primo è stato fatto in seguito al suo ingresso al Brakebills, più precisamente nel Dicembre 2016, ed è ubicato sotto il pettorale sinistro; il secondo, effettuato nel Dicembre 2018, invece, si trova sulla clavicola destra. Quest'ultimo tatuaggio, in particolare, costituisce un blocco perenne per l'abilità di Sensate. [Role di acquisto]
    ▪ Ha bevuto il tè soltanto una volta in vita sua e tanto gli è bastato per detestarlo: lo giudica, difatti, soltanto "un miscuglio di insignificante acquetta bollente".
    ▪ Oltre al Rumeno, conosce il Russo, l'Inglese e mastica appena il Francese.
    ▪ La prima bevanda alcolica che ha sorseggiato in vita sua, è stata la vodka al melone. È stato amore a prima vista.
    «Mamă!» Urlò il piccolo Tristan con la sua vocina e gli occhi lucidi. Non capiva, non capiva più niente, mentre vedeva sua madre Aida preparare frettolosamente le proprie valigie. Ultimamente accadeva sempre così: i suoi genitori litigavano di continuo anche per questioni di poco conto, finché la donna non si ritirava nella propria camera e prendeva tutte le proprie cose. Era stanca, addolorata, e glielo si leggeva chiaramente negli occhi; ma puntualmente si fermava, si asciugava le iridi e poi tentava di ingoiare quel boccone amaro, cercando quindi di mostrarsi normale ed impassibile agli occhi di tutti. Quella volta, però, le cose andarono diversamente: era arrabbiata, Aida, questa volta per davvero. Tristan lo capiva dal modo in cui recuperava tutti i propri vestiti, senza alcun briciolo di delicatezza.
    «Lasă-mă să trec!» Fammi passare! Sbottò poco gentilmente contro il bambino, mentre si trascinava dietro la propria valigia stracolma di roba che probabilmente nemmeno le serviva; e così, il piccolo Tristan non poté fare a meno di spostarsi appena, di modo da liberarle il passaggio. Aida approfittò di quel momento e sgattaiolò fuori dalla stanza, per poi raggiungere la porta d'ingresso della loro casa.
    «Mamă!» Urlò ancora una volta Tristan, come a volerle chiedere "ma cosa stai facendo?". Poi, però, vide la donna abbassare la maniglia della porta ed aprirla, soltanto per poi sparire dietro di essa e chiudersela violentemente alle spalle.
    «Mamă...» Le lacrime cominciarono a scendere silenziosamente su quel volto fanciullesco, mentre un'altra figura si palesava all'interno del corridoio.
    «Lasă-l să plece, Tristan! Asta e doar o curvă!» Lascia perdere, Tristan! Quella è solo una puttana! Il vocione di suo padre, Vlad, giunse alle sue orecchie. Esso era carico di odio e risentimento; ma questo il bambino ebbe modo di comprenderlo soltanto parecchi anni dopo.

    ***

    Era buio, fuori e dentro, e Tristan non sapeva assolutamente cosa fare. Girava silenziosamente tra le strade di Bucarest, a quell'ora praticamente deserte, con una bottiglia di birra mezza vuota in una mano ed una sigaretta nell'altra. A fargli compagnia, soltanto i sensi di colpa che gli laceravano l'anima da anni. Camminava con un'andatura scomposta, tipica di chi aveva una certa quantità di alcool in corpo, ed i suoi occhi, leggermente arrossati, ogni tanto si strizzavano al fine di non chiudersi definitamente e riposarsi. Non sapeva che ora fosse, non sapeva da quanto tempo stesse girovagando silenziosamente per la città, non sapeva nemmeno cosa stesse cercando, a dire il vero. Un luogo? Una persona? O forse semplicemente se stesso? Perché una parte di lui era andata perduta, e lui lo sapeva; solo che non riusciva a ritrovarla: era difficile farlo, quando dove sottostare al volere di qualcun altro ventiquattro ore su ventiquattro. A passi sempre più pesanti e con l'alcool che circolava sempre più prepotentemente nelle sue vene, si avvicinò lentamente ad un gruppetto di persone che stava facendo la fila davanti ad un tendone color porpora. La curiosità di sapere cosa stessero attendendo si insinuò nelle sue cervella, e dunque costrinse i suoi occhi a captare un qualcosa che potesse in quale modo rispondere alla sua domanda e che si palesò, pochi istanti dopo, in un cartellone con su scritto "La discesa all'Inferno è facile, ma lo sarà altrettanto la tua vita?"; e sotto, con una grafia che gli era impossibile decifrare al momento, una firma piuttosto elegante e femminile. «UAU! Che figata!» Biascicò indicando il cartellone, improvvisamente entusiasta e con gli occhi spalancati. Portò le labbra sul bordo della bottiglia di birra, piegò la testa all'indietro e... non ce n'era più. Arricciò il naso, contrariato, e scosse appena l'involucro di vetro per cercare di constatare se la bevanda fosse davvero finita o se, invece, ce ne fosse ancora. Sfortunatamente non si mosse nulla. Sbruffò, infastidito, irritato, e lasciò che la bottiglia cadesse e si schiantasse contro l'asfalto, rompendosi in mille pezzi; ma nel frattempo non si mosse: determinato com'era in quel momento, sarebbe stato capace di non tornare a casa, pur di entrare in quella tenda. Attese per circa un quarto d'ora, prima che il suo desiderio potesse realizzarsi, e quando si ritrovò finalmente a varcare la soglia del tendone non poté fare a meno di guardarsi intorno: la luce era soffusa, i mobili di legno leggermente datati, ed un leggero profumo di vaniglia galleggiava nell'aria, insinuandosi nelle sue narici in un modo così violento da fargli venire il mal di testa.
    «Accomodati, ragazzo.» La sua mano stava per allungarsi verso un suppellettile, ignorando qualsiasi regola sua madre gli avesse imposto da piccolo riguardo il fatto che non si dovesse toccare nulla a casa degli sconosciuti, quando la voce di un'anziana signora giunse alle sue orecchie ancora perfettamente funzionanti. Si voltò verso di lei, lo sguardo stralunato e gli occhi gonfi per la stanchezza, e poi decise di cogliere il suo invito: si sedette proprio lì, di fronte a lei, e poggiò i gomiti sul tavolino di ciliegio, sul quale erano posati un mazzo di carte ed una palla di cristallo. «Perché sei qui, ragazzo?» La domanda non era difficile, eppure in quel momento gli sembrava un vero e proprio enigma, dal momento che non riusciva a formulare nemmeno una frase di senso compiuto. A dirla tutta non ne aveva neppure la voglia, di parlare. E così, decise di assecondare il suo desiderio proprio come usava fare un bambino capriccioso: non proferì parola. Semplicemente, porse una mano all'anziana donna nella speranza che facesse il suo lavoro. «Puzzi di alcool...» Constatò lei, afferrando delicatamente il suo arto. «E tu puzzi di fregatura.» Ribatté con schiettezza. La sconosciuta, dunque, corrugò la fronte e cominciò ad accarezzargli il palmo della mano, probabilmente cercando di capire quale sarebbe mai potuta essere la sua sorte. Continuò in quel modo per trenta secondi; poi, improvvisamente, si fermò e sgranò gli occhi, guardandolo in faccia. «Curioso...» Commentò, per poi abbassare nuovamente gli occhi sulla sua mano e continuare a toccarla così delicatamente da fargli sentire quasi il solletico. Tristan, dal canto suo, la guardò con aria interrogativa; quasi la stesse pregando di dirgli cosa le stesse passando per la testa. Poi, finalmente, gli lasciò la mano e lui la ritrasse senza pensarci due volte. «Chi sei, tu?» In che senso voleva sapere chi fosse? Perché nemmeno Tristan lo sapeva, a dire il vero. «Perché ogni tuo singolo pezzettino della tua anima mi dice che tu...» Si fermò, lasciando il discorso in sospeso, al che Tristan le fece cenno di continuare. «Mi dice che tu porti morte.» Doveva aver sentito male. Per forza. Non c'era altra spiegazione, altrimenti. Aggrottò le sopracciglia, l'espressione confusa e la vista che gli sembrava sempre più annebbiata. «Tutta colpa dell'alcool! Non mi fa capire un cazzo!» Sbottò, infastidito, convinto che l'alta assunzione di sostanze alcoliche gli stesse facendo udire cose false. «Non provare a negarlo, ragazzo! Non farlo!» Lo ammonì la vecchia imbrogliona, con l'indice puntato contro di lui. Il ragazzo fissò quel dito per due minuti buoni, cercando di capire quale fosse il senso di tutto ciò, e spostò lo sguardo sugli occhi della veggente. Essi erano neri, intensi, colmi di rabbia e di disprezzo nei suoi confronti. La fissò a bocca aperta, e lei, ad un certo punto, tornò alla sua posizione iniziale. «Le tue mani si sporcheranno di sangue. Ripetutamente.» A quel punto, stufo di udire tutte quelle sentenze prive di senso, Tristan sì alzò velocemente dalla sedia (cosa della quale si pentii subito, visto che la testa gli girò tantissimo) e fu lui a puntarle il dito contro. «Basta con queste stronzate! Basta!» Così esclamò, arrabbiato, prima di rivolgerle un'occhiata truce ed andarsene da quel posto senza nemmeno pagare la donna.

    ***

    Quella di Tristan non era una famiglia ricca, anzi: da qualche anno, difatti, rasentava quasi la povertà; causata dal fatto che suo padre Vlad preferisse rinchiudersi in casa e scolarsi chissà quante bottiglie di vodka, anziché andare a lavorare. Dunque, spettava proprio al ragazzo mandare avanti la baracca; e l'unico modo che aveva per farlo era spacciando. La scusa più ricorrente era quella che uscisse con i suoi amici, seguita a ruota da quella secondo la quale doveva svolgere chissà quale servizio urgente. Mai e poi mai avrebbe ammesso che si sarebbe avventurato tra i meandri bui e loschi della cittadina per cedere qualche dose di droga in cambio di denaro. Quella sera, tuttavia, fece più tardi del solito, e quando rincasò qualcuno accese improvvisamente le luci del corridoio. Inizialmente il ragazzo si portò una mano davanti agli occhi, in quanto tutta quella luce lo accecava; poi, quando si abituò al nuovo livello di luminosità, se la tolse e vide che suo padre era lì, in piedi, appoggiata allo stipite della porta e con le braccia incrociate all'altezza del petto. «Non cominciare. È tardi, sto morendo di sonno e tutto ciò che voglio fare è dormire. Ne riparliamo domani.» Sperava davvero di riuscire a defilarsi soltanto con quelle parole, ma quando tentò di superare la figura di suo padre allo scopo di salire le scale, questi gli afferrò il braccio con violenza. «Col cazzo, Tristan Lucifer Ivashkov!» Urlò, mentre il ragazzo sentiva un forte odore di alcool penetrare all'interno delle sue narici. Suo padre si era ubriacato, di nuovo. «Ti sei scolato di nuovo un'intera bottiglia di Vodka? Ma che cazzo fai, papà?» Domandò aggrottando le sopracciglia, con un tono che sprizzava rimprovero da ogni singola sillaba. «E comunque abbassa la voce... non vorrai mica svegliare tutto il vicinato!» Aggiunse subito dopo, con più calma, per poi sospirare. «Io non abbasso nessuna cazzo di voce, Tristan! Quando cazzo capirai che questa casa non è un fottutissimo albergo?» Vlad era sempre più fuori di sé. Tristan riusciva a capirlo non tanto dal suo tono di voce, quando dal fatto che il suo viso fosse rosso dalla rabbia e la sua vena giugulare si fosse leggermente gonfiata; cosa che accadeva quando lui era particolarmente nervoso. «Proprio tu dici che questa casa non è un albergo? Tu, che passi giornate intere chiuso nella tua camera ad ubriacarti come una spugna e a scoparti la prima puttana che passa?» Tris non ci stava, assolutamente. Se c'era qualcuno che credeva che quella casa non fosse un albergo, se c'era qualcuno che faceva qualcosa di concreto per far sì che la famiglia non finisse in mezzo alla strada, quello era proprio lui. Lui, che si svegliava presto e che si faceva le nottate fuori casa, rischiando di incappare anche in qualche guaio. Eppure Vlad non sembrava capirlo, ed ecco che cominciava a picchiarlo non solo fisicamente ma anche psicologicamente. Così accadde anche quella volta: gli diede uno schiaffo, poi un altro, poi un altro ancora. «Figlio di puttana che non sei altro!» E così dicendo gli tirò un pugno in pieno viso, facendogli uscire il sangue dal naso. «È così che tu, lurido bastardo, mi ringrazi, eh?» Era pazzo. Completamente pazzo. «Ringrazi così me, che ti ho cresciuto pur sapendo che tu fossi il frutto delle malefatte di tua madre? Perché non vai da lei, allora? Perché non te ne vai da quella puttana?» Puttana. Sapeva che Tristan odiasse a morte quando chiamava Aida puttana, eppure non se ne curò. Non solo non se ne curò, ma fece anche qualcosa di completamente inaspettato: gettò ai suoi piedi una donna che lui neppure conosceva, probabilmente una delle tante prostitute con cui Vlad usava passare la notte, e gli chiese, per chissà quale motivo, di morderla. La prima reazione di Tristan, fu quella di aggrottare le sopracciglia, confuso; la seconda, invece, quella di rifiutarsi. I toni si fecero nuovamente accesi, e la cosa fece aumentare il nervosismo del ragazzo.
    «Destul!» Adesso basta. La sua voce era infuriata e sprizzava rabbia da ogni dove. Era potente quanto un tuono, ma non si aspettava di certo che potesse causare ciò che causò. Un lieve movimento s'insinuò nelle sue orecchie, ma non ci fece molto caso; o meglio, non fin quando il problema divenne evidente: dei rami, difatti, cominciarono a stringere Vlad. Inizialmente Tristan non si smosse; anzi, si alzò da terra e si avvicinò a lui guardandolo fisso negli occhi. Cosa stava succedendo? Sentiva qualcosa, come una forza, farsi sempre più palese in lui; e se ne rese conto soltanto quando vide il legno andare sempre più in fondo. «Tristan! Ma cosa cazzo... ?» Eppure il ragazzo non si muoveva. Era come in estasi, come se la sua anima fosse volata via da qualche parte; ma, fortunatamente, tornò all'interno del suo corpo prima che fosse troppo tardi. Batté le palpebre e cominciò a respirare affannosamente, interrompendo quella sorta di "contatto"; e quando vide Vlad immobile, tanto da sembrare morto, Tristan andò nel panico. Cosa era accaduto? Aveva davvero rischiato di ucciderlo? No, dai, era impossibile! Come avrebbe potuto farlo, se non gli aveva messo nemmeno un dito addosso? Eppure, in preda allo sbigottimento più totale, cominciò a camminare all'indietro per poi voltarsi e correre via da quella casa. Non c'entrava niente, ne era sicuro, eppure si sentiva ugualmente colpevole.
    ------“Close my eyes and then cross my arms. Put me in the dirt, let me dream with the stars. ---------------------------------------------------------Throw me in a box with the oxygen off.”
    aspetto "Una specie di dolcezza splendeva sorridente in quegli occhi crudeli azzurro-chiari e su quella bocca vigorosa, rossa, dalla piega amara."
    — Paul Verlaine

    Bellezza. Un concetto strano ed alquanto vago perfino per un tipo come Tristan, da sempre voglioso di dare una risposta soddisfacente a tutti gli interrogativi di questo mondo; ma che allo stesso tempo gli appare anche fin troppo chiaro: fin da piccolo, infatti, gli è stato insegnato che la bellezza esteriore giochi un ruolo rilevante nella vita dell'uomo, che basti un bel faccino o un paio di occhioni profondi per ottenere tutto quello che si vuole. D'altra parte, stando al meticoloso racconto della Guerra di Troia, fu proprio la bellezza disarmante di Elena con annesso rapimento a causare la Guerra di Troia! Eppure, a Tristan è bastato poco per capire che la bellezza esteriore sia sì importante, ma mai quanto quella che riguarda l'animo, lo spirito. Avere un fisico marmoreo, dunque, per lui non è niente rispetto al possedere il coraggio. Peccato soltanto che questa logica, di gran lunga più giusta, non valga tra le persone a lui contemporanee; così superficiali da non saper cogliere nemmeno una piccola peculiarità. Ad ogni modo, vi trovate di fronte ad un ragazzo dai tratti già ben formati: il periodo dell'adolescenza è ormai lontano, e Tristan è un uomo a tutti gli effetti. Bello ed affascinante sono gli aggettivi con cui viene descritto più frequentemente dal genere femminile, e la cosa, deve ammetterlo, lo lusinga e non poco; perché è sì consapevole della propria fisicità, ma non la sfrutta di certo per ingigantire il proprio ego o per "darsi delle arie": crede che ciò sia tipico delle persone insicure; e vi assicuro che lui non lo è per niente, anzi! È alto un metro ed ottantotto centimetri, ed il suo corpo, benché possegga soltanto un piccolo accenno ai fatidici muscoli tanto agognati dai ragazzi della sua età, è perfettamente bilanciato alla sua altezza; creando così una perfetta armonia. Tuttavia, se chiedeste a Tristan quale tratto preferisca del suo corpo non vi direbbe di certo i pettorali o gli addominali; bensì i suoi bellissimi occhi verde-azzurri, forse il tratto che rende più evidente il fatto che lui non sia figlio di Vlad. Questi ultimi sono messi ulteriormente in risalto dai suoi capelli castano chiaro e dalla barba (che si lascia comunque crescere piuttosto raramente, dal momento che non gli piace come gli sta) che gli ricopre le gote, la mascella e le tempie; la quale è del medesimo colore. Il suo è uno stile molto semplice, se non addirittura banale: Tristan, difatti, non è di certo il tipo che andrebbe in giro abbigliato con un completo maschile e con tanto di accessori costosi; bensì un amante della comodità. I jeans sono i suoi migliori amici, insieme alle t-shirt e alle camicie. Nel suo armadio non è presente un colore che prevale su tutti gli altri; semplicemente perché lui preferisce usare delle tonalità piuttosto neutre. Insomma, si può dire che abbia un buon gusto, sebbene non sia propriamente conosciuto per la sua passione per la moda.
    carattere "Angelo in esilio, Satana adolescente."
    — Paul Verlaine

    Eventi, attimi fuggenti, avvenimenti spesso insignificanti. Sono proprio loro a modellare la psiche a loro piacimento, giocando con essa, manipolandola. È proprio per questo motivo che descrivere l'aspetto psichico di una persona è un procedimento complicatissimo; ma fare ciò con la psiche di Tristan lo è il doppio se non il triplo. Perché Tristan è tutto e niente. Tristan è la pioggia che batte insistentemente contro i vetri delle finestre. Tristan è un urlo che si infrange contro un muro fatto di indifferenza e silenzio. Difficile capire quale misterioso enigma si annidi nei meandri della sua mente, in quel terreno oscuro ed inesplorato che lui tende a nascondere sotto un atteggiamento che, talvolta, viene definito da stronzo. Il cinismo è il suo modo di rapportarsi al mondo, o, almeno, il modo in cui preferisce palesarsi all'occhio estraneo, mostrandosi fortemente disilluso e nichilista, sprezzante nei confronti della stessa esistenza umana, oltre che dei valori sociali. Sarcastico per natura, fa della sua ironia amara il suo biglietto da visita, sebbene non sia raro che talvolta tenti un approccio completamente diverso: è come se si rapportasse alle persone in modo del tutto personale, lasciandosi trasportare dalle impressioni che esse suscitano in lui così, a pelle. Ben pochi sono gli individui che possono vantare la sua fiducia, ancor meno quelli che hanno la sua stima; in linea generale preferisce non nutrire alcuna aspettativa nei confronti del prossimo, e questo non per mero individualismo, quanto per non rischiare di essere tradito ed abbandonato. Cose che sono già accadute in passato e che hanno lasciato, al suo interno, delle cicatrici indelebili. Checché ne dicano gli altri, nonostante la facciata da stronzo patentato, Tristan è ben lontano dal possedere un'indole cattiva: per quanto alle volte possa sembrare malvagio, se non addirittura vendicativo, la verità è che non riuscirebbe mai a fare del male senza poi sentirsi terribilmente in colpa. E così tentenna, dietro la sua maschera da duro, celando un'insicurezza che non lascia trasparire quasi mai. Apparentemente composto e in pace con se stesso, nutre, in realtà, una rabbia indomabile che si ostina puntualmente a reprimere, a stringere all'interno del suo animo fortemente lacerato e frustrato, ma che, se toccati i tasti giusti, non tarda a cavalcare i battiti del suo cuore e ad esplodere con la stessa irruenza d'un vulcano. Lava. Ecco come può essere metaforicamente definita la sua ira, un sentimento che talvolta lo porta a peccare d'impulsività, ad agire senza riflettere. Non gli piace granché parlare di se stesso, ancor meno palesare un affetto che, benché esistente, lui si ostina a negare fermamente. A volte mostra sprazzi di gentilezza equiparabili a dei fulmini nel bel mezzo di una giornata piovosa: improvvisi, effimeri, eppure talmente forti da lasciare un segno.
    Contraddittorio per natura, è un vero e proprio ossimoro vivente: brama e disprezza il contatto umano allo stesso modo, alle volte gli capita di iniziare la giornata con un sorriso sulle labbra e finirla, invece, iniettandosi dell'eroina e pensando a quanto l'esistenza stessa sia solo un appiglio inaffidabile. Depressione. Frustrazione. Stanchezza. Ecco cosa fa trasparire ogni suo singolo gesto, quale sia l'essenza racchiusa nel suono della sua voce. Alle volte gli sembra di non avere alcun motivo per continuare a vivere.
    poteri Essendo sua madre una megera (per più informazioni leggere la voce inerente la razza), Tristan ha ereditato da lei ben due capacità:

    1. trasmutazione arborea Capacità di trasformarsi in un albero. In tale condizione, può curare le proprie ferite assorbendo l'energia dalla terra.

    2. assorbimento inverso Quando è trasformato, se la terra è avvelenata\deteriorata, viene avvelenato anche lui; perdendo, dunque, energia.

    sensate I Sensates sono anime che si incontrano, che s'insinuano l'una nell'altra, che si raccontano e si osservano, amandosi profondamente proprio perché non sono più un io, ma un noi. E' lo sradicamento supremo dell'egocentrismo radicale dell'essere umano. I membri di una cerchia sono persone comuni, così diverse che, senza quel legame, probabilmente non si sarebbero mai comprese, né avrebbero mai tentato di farlo ma che adesso si ritrovano immersi nel naturale equilibrio di una mente collettiva, in cui si sente tutto e si capisce tutto dell'altro per la prima volta in assoluto. Questo potere si può manifestare comunemente in una coppia di due personaggi, ma anche in un gruppo che a quel punto viene chiamato "cerchia". Al momento, Tristan intrattiene questo legame con Aleksandra Elena Nicolaevna Kiselëva.



    catalizzatore Come da prassi, gli è stato assegnato nel momento in cui ha messo piede al Brakebills, ed ha deciso di incastonare le due pietre sul ciondolo della collana che, ovviamente, indossa sempre. Il nucleo è costituito da Occhio di Tigre ed Ossidiana, che ne sono rispettivamente lo yin e lo yang. L'OCCHIO DI TIGRE (YIN) aiuta a centrarsi, rende consapevoli delle potenzialità nella vita materiale e del proprio posto sul pianeta. Solitamente questi portatori hanno una buona propensione nel mantenere il controllo nelle situazioni difficili rigettando l'indecisione e sono molto fiduciosi di sé perché hanno pienamente coscienza delle proprie capacità. I maghi possessori dell'Occhio di tigre sono i dominatori per eccellenza, i leader di qualsiasi fazione: sanno con poco sforzo dirigere senza stancarsi, trovare la giusta decisione per tutti. Spesso sono i capogruppo e vengono trattati con riguardo e rispetto. L'OSSIDIANA (YANG), invece, è tutt'altra cosa. Spesso la perspicacia è accompagnata anche da un buon carisma, ma in questo caso è il contrario. Come l'Ossidiana cerca di bloccare ogni cosa all'esterno come un muro così è il proprietario: è spesso restio a mostrarsi, tenebroso, caparbio per ciò che gli interessa e incapace alla totale apertura se non in casi eccezionali: se il proprietario di un'Ossidiana oscura si confida con voi ritenetevi persone fortunate.

    pozione corazza Ottenuta durante la prima lezione di Alchimia del secondo anno, la Pozione Corazza rende la pelle dura come l'acciaio, e quindi impenetrabile.

    candela di gladiolo Ottenuta durante la lezione di Magia Psichica, se ne vengono aspirati i vapori della candela ha proprietà curative, se viene sciolta la cera e applicata in un amuleto dona +2 alla resistenza fisica.
    Il Gladiolo nasce allo stato spontaneo nelle zone del bacino del Mediterraneo e il suo nome gli venne attribuito da Plinio, il quale, nel guardare le foglie vedeva in loro la spada dei romani, cioè, il gladio. Il significato del Gladiolo è abbastanza chiaro: forza, soprattutto di carattere e di rispetto stesso per questa forza. Un altro significato attribuito al Gladiolo, ma molto meno usato, è quello di diffidenza. In altre tradizioni, il Gladiolo viene interpretato come fiore simbolo di generosità e sincerità.

    amuleto Ottenuto durante la I lezione di Magia Runica.

    maschera alter Potere: la maschera è in grado di modificare i suoi tratti somatici facendo prendere ad una persona l'aspetto di qualcun altro che abbia davanti in quel momento o di cui ha già preso le sembianze in passato. In nessun caso può cambiare i connotati fisici del corpo, ma solo del volto.
    Plus: la maschera può distorcere la voce assumendo una particolare vocalità, ma sarà più difficile con tonalità completamente differenti da quella del possessore. [Role di acquisto]
    Wladislaus III Drâculeștii Suo padre, più o meno. Non condividono nulla se non un cognome fasullo, scelto appositamente per oscurare quello dell'uomo, che altrimenti avrebbe attirato attenzioni indesiderate. Quando era piccolo era il suo idolo, in lui rivedeva l'uomo che sarebbe voluto diventare, ma quando è venuta a galla la verità, e con essa anche la ferocia dell'uomo, Tristan ha cambiato radicalmente idea. Lo odia. Lo teme.

    Aida Cărtărescu Gli unici ricordi felici della sua infanzia, sono strettamente legati a lei. Benché non si capaciti ancora del fatto che lo abbia lasciato da solo, Tristan non riesce ad odiarla. Anzi, tende a giustificarla, anche di fronte all'evidenza. Probabilmente, se sapesse che la donna gli ha nascosto molte cose, comincerebbe a giudicarla in maniera differente.

    Arawn Drakulya Lorem ipsum dolor sit amet, consectetuer adipiscing elit. Aenean commodo ligula eget dolor. Aenean massa. Cum sociis natoque penatibus et magnis dis parturient montes, nascetur ridiculus mus. Donec quam felis, ultricies nec, pellentesque eu, pretium quis, sem. Nulla consequat massa quis enim. Donec pede justo, fringilla vel, aliquet nec, vulputate eget, arcu. In enim justo, rhoncus ut, imperdiet a, venenatis vitae, justo. Nullam dictum felis eu pede mollis pretium. Integer tincidunt. Cras dapibus. Vivamus elementum semper nisi. Aenean vulputate eleifend tellus. Aenean leo ligula, porttitor eu, consequat vitae, eleifend ac, enim. Aliquam lorem ante, dapibus in, viverra quis, feugiat a, tellus. Phasellus viverra nulla ut metus varius laoreet. Quisque rutrum. Aenean imperdiet. Etiam ultricies nisi vel augue.

    Morrigan Drakulya Ha conosciuto Morrigan quando avevano entrambi sedici anni, e fin da subito si sono osservati con occhio critico, finendo sempre e comunque per scontrarsi anche per la minima cosa. Ciononostante, i due hanno palesato un'insolita attrazione fisica, la quale è sfociata in una notte di passione in cui entrambi hanno perso la verginità. L'idillio, tuttavia, è durato poco, pochissimo: per un caso fortuito, difatti, Tristan si è ritrovato tra le mani una fotografia di Vlad appartenente proprio alla ragazza. E lei, dal canto suo, è scomparsa all'improvviso, portandosi via il suo ciondolo raffigurante lo stemma di famiglia. Quello che all'epoca non sapevano, era che fossero cugini.

    Gabi Petrescu La sua prima ragazza, o, perlomeno, la prima considerata tale. Gabi è entrata nella sua vita all'improvviso, facendosi spazio nei corridoi della scuola e conquistandolo, piano piano, con la sua innata dolcezza. Tristan era preso da lei, forse non al punto da considerarla il suo primo amore, ma nei suoi confronti nutriva dell'affetto. Ma, forse, non abbastanza. Vogliosa di sperimentare le droghe, difatti, Gabi una sera è andata in overdose. E quella stessa sera, Tristan l'ha abbandonata.

    Jake Derwent Probabilmente, se si ritrovassero nella stessa stanza, comincerebbero a picchiarsi come se non ci fosse un domani. Jake è il suo fratellastro, figlio di Robert Derwent, che a quanto pare sembra essere l'uomo che ha passato una notte di passione con Aida e che l'ha lasciata incinta di lui.

    Aleksandra Kiselëva La sua Sensate, nonché l'unica persona che ha libero accesso al flusso ingarbugliato dei suoi pensieri. Benché Tristan si comporti come se la loro convivenza fosse stata forzata da qualcuno ai piani alti (ed effettivamente non ha tutti i torti), in realtà la considera un po' la sua sorella minore. Alle volte è un po' stronzo con lei, ma in verità, se qualcuno le facesse del male, potrebbe seriamente perdere le staffe.

    Alaska Morgenstern Esistono milioni e milioni di libri, aventi come argomento principale le relazioni tra gli esseri umani; ma vi posso assicurare che, nel caso del rapporto che intercorre tra Tristan ed Alaska, ce ne vorrebbe uno a parte, dedicato soltanto a loro, a due persone così simili ma diverse allo stesso tempo. Una relazione complicata, la loro, nella quale momenti di puro odio si alternano a quelli di puro amore; un rapporto insano, probabilmente perfino sbagliato, ma che nonostante tutto, nonostante le parecchie divergenze, continua ad andare avanti. Tristan crede che ciò sia dovuto al fatto che entrambi, in compagnia dell'altro, semplicemente si divertano, ma la verità, evidente a tutti tranne che ai diretti interessati, è che c'è qualcosa di più: un legame. Un filo rosso che li collega e che loro, stupidi masochisti, non sembrano vedere: per quanto possano fingere di odiarsi, perlomeno a parole, difatti, i due finiscono perennemente per contraddirsi nelle azioni.

    Kaylee Amberson Strano. Il loro rapporto è strano. Lo è stato sin dall'inizio, quando lei gli si è avvicinata e gli ha chiesto se potesse sedersi accanto a lui. Nulla di eclatante direte voi, e probabilmente avreste ragione se soltanto i due non avessero quasi rischiato di morire per mano del Burattinaio; o se, invece, durante la lezione di Magia Bianca, nel pieno del proprio panorama interiore, Kaylee non fosse stata ferita da Vlad. Si sente tremendamente in colpa nei suoi confronti, ma nonostante ciò si fida di lei.

    Shaw Hynes Lorem ipsum dolor sit amet, consectetuer adipiscing elit. Aenean commodo ligula eget dolor. Aenean massa. Cum sociis natoque penatibus et magnis dis parturient montes, nascetur ridiculus mus. Donec quam felis, ultricies nec, pellentesque eu, pretium quis, sem. Nulla consequat massa quis enim. Donec pede justo, fringilla vel, aliquet nec, vulputate eget, arcu. In enim justo, rhoncus ut, imperdiet a, venenatis vitae, justo. Nullam dictum felis eu pede mollis pretium. Integer tincidunt. Cras dapibus. Vivamus elementum semper nisi. Aenean vulputate eleifend tellus. Aenean leo ligula, porttitor eu, consequat vitae, eleifend ac, enim. Aliquam lorem ante, dapibus in, viverra quis, feugiat a, tellus. Phasellus viverra nulla ut metus varius laoreet. Quisque rutrum. Aenean imperdiet. Etiam ultricies nisi vel augue.

    Dulcinea Verhoeven Dulcinea non è stata la sua prima ragazza; bensì la sua prima donna: prima di incontrarla, Tristan non ha mai conosciuto qualcuno che potesse capirlo davvero fino in fondo; qualcuno di così simile a lui che potesse attrarlo così tanto. L'ha amata, in un modo malato, sincero, intenso, e tale sentimento è stato contraccambiato dalla bella Francese; ma, ahimé, hanno dimostrato i loro sentimenti nella maniera sbagliata: abituati alla violenza, ed avvezzi a subirla anche da persone che avrebbero dovuto amarli, difatti, sono finiti anche loro nel circolo vizioso ed hanno cominciato a farsi male in tutti i sensi possibili. Si urlavano contro, si picchiavano, giuravano a se stessi che non sarebbero più tornati insieme; ma alla fine, puntualmente, i loro vestiti scivolavano sul pavimento ed i loro corpi, martoriati, su univano. Fin quando non ricominciava tutto da capo. Non si sono lasciati nel vero e proprio senso della parola, ma è stato il Fato ad intervenire e a porre una cesura definitiva alla loro relazione: decisi ad introdurre illegalmente delle armi e della droga all'interno di Beauxbatons (Tristan all'epoca non sapeva si trattasse di una scuola di magia, difatti sarebbe stata Dulcinea ad occuparsi della gestione del materiale, una volta entrato lì dentro), difatti, i due sono stati colti in flagrante; la qual cosa ha spinto Tristan a scappare dalla Francia per non essere arrestato, e Dulcinea a troncare il loro rapporto per non essere espulsa dalla scuola.

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    MAXIMILIAN PAUL DIARMUID IRONS as TRISTAN LUCIFER IVASHKOV
    © AH, PUTREFACTION


    Edited by hypérion - 16/1/2019, 20:37
     
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