Sometimes words have two meanings.

Tristan & Dulcinea.

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  1. _Wednesday_
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    Dulcinea Angelique Verhoeven Beelzebub has a devil put aside for me

    A differenza di Marsiglia, New York vantava una vasta gamma di università e corsi di preparazione, in particolare di questi ultimi ve ne erano davvero di tutti i tipi: per fare i segretari, i pompieri, i pasticceri, perfino per il fattorino della pizza. Eppure, nessuno che si sognasse neanche lontanamente di istituirne uno per "l'autodifesa dal passato", la francese era certa che sarebbe stato utile a molte persone. A lei per esempio.
    Se solo avesse potuto, Dulcinea avrebbe preso a pugni tutte quelle casualità, figlie illegittime di un universo crudele, fino ad avere le mani esangui di consapevolezza, quella consapevolezza che per l'intera esistenza l'aveva sospinta in avanti come un areoplanino di carta nel vento, quella consapevolezza che come un fiammifero nelle mani di un piromane, l'aveva spinta a dar fuoco ai suoi stessi passi. Era facile vivere con la certezza di non avere nulla da perdere, gridare contro la vita senza la paura costante di poter, un giorno o l'altro, udire l'eco di tutti i ricordi persi per strada, Dulcinea veramente pensava di potersi nutrire solo dell'avvenire incerto, posare gli occhi nel sole sciolto all'orizzonte e amarlo come un vagabondo ama la strada, consapevole di non possedere altro, non valeva la pena riesumare le spoglie di certe esperienze, seppur piacevoli esse appartenevano al divenuto.
    "Non voltarti" si era detta.
    "Dietro hai solo vetri rotti" si era detta. Ma lei non ascoltava mai nessuno, talvolta nemmeno se stessa.
    Si era voltata, e l'aveva visto.
    Tristan sedeva di fianco a lei, la mascella scolpita sulla pelle chiara che ancora profumava di cenere e distruzione, le spalle larghe fra le quali aveva affondato le dita ubriache di vertigini, in una ricerca spasmodica delle ali tagliate dal dolore, la bocca corrotta nella quale un tempo sarebbe morta come una lacrima mai asciugata, in agonia, in estasi, o forse entrambe le cose, sulle labbra dove avevano inciso con baci logori i segni di una dolce maledizione, le dita lunghe che aveva stretto fra le sue in una preghiera senza dei, priva di idoli utopici, solo per godere di una vicinanza malata, incapaci di capire se tutto quel miscuglio omogeno di carne e respiri fosse solo il desidero irrefrenabile di salvarsi da se stessi. Lucifer l'aveva fatta sentire parte di qualcosa, amando il modo in cui lui le faceva del male, seppur indefinito e incontrollabile, due lembi di Inferno cuciti insieme da una passione distruttiva, si somigliavano così tanto che Dulcinea più di una volta avrebbe adagiato la testa nell'incavo del suo petto giurando di non essere in grado di distinguere il proprio battito da quello di lui, avrebbe sfiorato quegli scrigni, un vorticare di verde-azzurro, consapevole di essere l'unica a possedere la combinazione corretta per aprirli. Nessuna regola, nessuna condizione, fra loro vi era stato un tacito linguaggio fatto di graffi, gemiti e sguardi avvolti nel ferro, come se avessero aghi sulla lingua e coltelli al posto delle dita, essi non erano in grado di sfiorarsi senza farsi del male, martiri di un'innocenza negata fin dalla nascita si erano adagiati fra le meravigliose macerie dell'oblio. Era annegata in lui perdendo tutto, limiti, credenze, perfino se stessa, i loro corpi si erano uniti a tal punto da non riconoscersi senza l'altro in un abbraccio di fuoco forgiato dalla confusione, e quando il caos raggiungeva un'intensità tale le era sembrato di morire... forse perché in un certo senso era morta, aveva varcato il paradiso ed era tornata indietro più viva di prima. Tristan era stato il suo piccolo intimo miracolo.
    Ma entrambi avevano iniziato un gioco che andava ben oltre qualsiasi comprensione, sadico e corrotto.
    Dulcinea non si soffermava mai sui pro e i contro, agiva buttandosi nel fuoco dell'irruenza e quella mancanza di cautela aveva finito per scottarla, Tristan era un piromane di emozioni e non si sarebbe avvicinato se non per vederla bruciare più ardentemente. Poi l'aveva perso così come si perde un cappello in una giornata ventosa, le circostanze si erano frapposte fra di loro, i quali avevano preferito rimanere aggrappati al proprio orgoglio piuttosto che ammettere una dipendenza divenuta qualcosa di più. Mai la bionda avrebbe pensato di posare nuovamente lo sguardo su quel viso ridisegnato ormai dalla maturità, gli angoli un tempo morbidi quanto angoli di paradiso ora mostravano i segni d'una bellezza oscura, come se la notte si fosse intrecciata con la pelle per risplendere di dannazione; quattro anni erano passati dall'ultima volta che l'aveva visto ma ancora poteva sentire il cuore esplodere di battiti, ancora le mani bramavano nuove briciole di pelle da possedere con lo stessa brama e lo stesso bisogno di una volta. Un tempo gli avrebbe risposto che il tempo si ubriacava di Red Bull e per questo " metteva le ali", un tempo Dulcinea si sarebbe rifugiata in una squallida battuta solo per evitare qualsiasi sfumatura vagamente nostalgica, eppure davanti a quella costatazione così pura e vera la ragazza non potè fare a meno di sorridere poggiando entrambe le mani sul bancone quasi la solidità della materia fosse l'unica certezza rimasta << Più veloce di quanto pensassi>> rispose a sua volta afferrando il bicchiere con la mano destra e sollevandolo con fare impaziente verso il barista reclamando un nuovo giro. Dopo l'espulsione di Havel si era immischiata in questioni più grandi di lei, prendendosi l'incarico di portare la droga all'interno di Beauxbatons, un lavoro sporco il cui unico scopo era quello di allontanare il più possibile la consapevolezza di essere nuovamente sola e invece aveva conosciuto Tristan, i tratti docili da ragazzino sfrontato adagiati vicino ad un sorriso che riportava tutte le pieghe del dolore. Ora di fianco a lei sedeva un uomo, bello da togliere il fiato << Eh già, hai sempre avuto una fervida immaginazione per quanto riguarda certe cose...>> rispose curando le labbra fino modellare un sorrisetto audace, la mano scivolò sulla gamba fino a sfiorare il bordo della calza per estrarre una sigaretta, ne riponeva sempre qualcuna in posti improbabili, un po' perché se le scordava, un po' perché non si poteva mai sapere e considerando la fine del suo fedele pacchetto di sigarette non riuscì a non ringraziarsi per la propria sbadataggine. Osservò il viso del ragazzo avvinarsi alla luce tremula in bilico sul tubicino nero, l'aveva visto fare quel gesto tantissime volte, era così familiare che la francese riconosceva tutto, l'inclinazione della testa, l'angolo della bocca curvato verso il basso, il petto che si alzava per accogliere il sapore amaro della nicotina...
    Dulcinea accese velocemente la sua sigaretta lasciando le labbra appena dischiuse mentre il fumo usciva lento annaspando fra l'aria stantia del locale, gli occhi si soffermarono ben presto su Tristan, rimasto piuttosto vago sui motivi che l'avevano spinto ad abbandonare la Romania, ma lui era sempre stato così, non amava che le persone si immischiassero in faccende che non le riguardavano in alcun modo, schivo e riservato almeno per quanto riguardava la sfera personale e in fondo non si vedevano da anni, perché avrebbe dovuto fidarsi di lei? << Va bene>> asserì la bionda spezzando il rivoletto di fumo e stringendo fra le dita il bicchiere nuovamente colmo di assenzio nero per poi buttarne giù più di un terzo rivolgendogli un'occhiata furbetta << Faccio finta di crederti >> Non pretendeva alcuna spiegazione, anni addietro forse l'avrebbe preso a pugni pur di sapere di chi fosse la ragazza con cui si era intrattenuto mentre lei andava a prendere da bere , ma sapeva di non essere più in diritto di conoscere nulla di lui, e questo la metteva a disagio, la faceva sentire inutile, impotente di fronte al tempo che le aveva strappato il giovane Ivashkov e gli anni in Francia << Attento Tristan , se è un'altra delle tue battute sulla mia statura ci tengo a ricordarti che ho ancora una scarpa e nessuna paura di usarla!>> rise prendendo un lungo tiro dal tubicino bianco della sigaretta << Nel caso così non fosse allora merci beaucoup! Anche tu sei... cresciuto, e pure bene direi>> scherzò dandosi una piccola spinta e facendo compiere un intero giro allo sgabello come una vanesia attrice di teatro, dando al ragazzo una visuale completa delle condizioni alquanto disastrose del suo outfit.

     
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