Carnage VS Satet

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    Ayumu e Shaw

    Curtis Adams
    Mercenario di Cornelius
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    Less feeling more drinking
    Curtis assiste impassibile alla scenetta da duro di Hynes. Ma c'è una cosa che proprio non gli va giù, ed èil suo dannato muso da santarellino del cazzo. Crede di essere il capo del bar, persino migliore di lui, che rischia la pelle per Cornelius, quando invece Shaw non fa altro che servire ai tavoli, un lavoro che potrebbe fare anche una scimmia. Trova ridicolo che lui si possa atteggiare da capo quando invece non è proprio un cazzo di nessuno, si limita a gestire gli affari di casa quando Cornelius non c'è. E' poco più di una donnetta di casa, che bacchetta i figli quando il padre è via per lavoro. Di solito lo ignora, ma quella sera non lo sopporta proprio. Probabilmente contribuiscono i dodici bicchieri di whiskey e Cornelius che ultimamente non gli passa nessun lavoro interessante, anzi non gli passa proprio un cazzo. Non ha nemmeno un dollaro, la banca lo vuole sfrattare e il cameriere di un cesso di posto crede davvero di poterlo zittire. Curtis si fa una grassa risata. Manda giù il fondo del bicchiere che Miguel gli ha versato. «Va bene Hynes, come vuoi tu, sei il capo, va bene». No, non va bene per niente, non è un cazzo di nessuno, però non c'è sfizio ad attaccare qualcuno che finge tanta calma, così decide di farlo innervosire. Sembra tenere alla puttana asiatica, vuole vedere fino a che punto. E se, invece, si è sbagliato ci rimedia una scopata gratis. Si avvicina barcollante alla ragazza. «Sai, non mi sono mai scopato un'asiatica. Cosa sei giapponese, coreana, cinese? Cazzo siete tutte uguali, scommetto che godete anche allo stesso modo». Solleva una mano per accarezzarle una guancia con le nocche ruvide , mentre poggia il gomito destro al bancone. «Hai proprio un bel faccino e io una certa voglia di spassarmela, visto che il tuo amichetto ti ha dato buca potresti far vedere a me un po' di maga bianca».
    narrato ◆ «parlato» ◆ pensato
     
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    Tristan versione kamikaze mode on. È stato bello conoscervi, raga. (':

    half megaeros
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    I WEAR THIS CROWN OF THORNS UPON MY LIAR’S CHAIR. FULL OF BROKEN THOUGHTS, I CANNOT REPAIR BENEATH THE STAINS OF TIME.
    tristan lucifer ivashkov » Σ Θ Η » music » voice » sheet

    I suoi occhi. Erano identici a quelli di quella maledetta che per poco non l'aveva ammazzato, e a quel punto i suoi sospetti cominciarono a rivelarsi sempre più fondati: possedeva lo stesso stile di combattimento, non aveva problemi a cibarsi di carne umana ed in più era certo come la morte che le iridi fossero uguali a quelle della wendigo. Si allontanò dal quel ring improvvisato, e fortunatamente Satet parve non accorgersi della sua presenza. Mentre compieva quei passi che l'avrebbero portato verso un punto un po' più isolato, il ragazzo estrasse il cellulare dalla propria tasca al fine di inviare un messaggio a Shaw.
    "Amico, scendi immediatamente di sotto. Credo ci sia una di quelle stronze delle celle."
    Due periodi brevi e concisi, ma di certo non serviva scrivere un panegirico per esprimere un concetto del genere.
    Il contatto con la parete arrivò pochi istanti dopo, freddo, duro, proprio come la sua mascella, che parve irrigidirsi immediatamente. Accanto a lui c'era quello che sapeva essere un mercenario di Cornelius, mentre a non molta distanza dalla sua figura c'erano un paio di ragazzi che aveva già visto in giro per il Felix Felicis ed una ragazza mora, bassina, che gli sembrava di non riconoscere. Stava tacitamente pensando a chi avvicinarsi al fine di ottenere qualche informazione, quando vide formarsi una breccia nel bel mezzo della folla. Qualcuno era stato scaraventato in malo modo, e quel qualcuno si fermò proprio lì, ai suoi piedi. Satet. Un mugugno non ben decifrabile si liberò dalle labbra del ragazzo, troppe coincidenze si stavano verificando per via della fottutissima pozione che aveva avidamente ingurgitato come fosse acqua fresca, come se quell'intruglio volesse suggerirgli qualcosa; come se gli stesse consegnando la verità tra le mani. A quel punto, tutti i propositi di passare inosservato ed ottenere informazioni svanirono nel nulla; se tutto quello era merito della Felix Felicis, allora voleva dire che dovesse prendere il tono per le corna e passare all'azione.
    E così lo fece. Schiuse le labbra e cominciò a parlare volutamente ad alta voce, di modo da farsi sentire da quante più persone possibile.
    «Ma ciao dolcezza! O forse dovrei chiamarti Satet?» Un sorriso sghembo si formò sulle sue labbra, i polmoni che cominciarono ad assorbire ossigeno. «O forse Gorgone?» Pronunciò quel nome con un tono di voce molto più alto, non era sicuro al cento percento che fosse lei, ma c'erano davvero troppe coincidenze. E lui alle coincidenze non ci credeva per niente. E in ogni caso era sempre meglio prevenire che curare. Doveva rischiare.
    «Ragazzoni, chi è che stasera vuole portarsi a casa venticinquemila bigliettoni? Perché l'occasione è proprio qui, ai miei piedi.» Estrasse nuovamente le mani dalle tasche del proprio giubbino, quel sorrisetto che non accennava ad abbandonare la sua faccia da schiaffi. Sapeva che al Felix Felicis giungessero perlopiù morti di fame pronti a far soldi in modi anche poco leciti, per questo aveva provato a servire un po' di carne fresca sui loro piatti vuoti. E come se ciò non bastasse, puntava sull'efficacia dell'elisir di botta di culo.
    mæve'
     
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    Tristan

    Tutti i presenti si fermano improvvisamente, cala il silenzio, poi il primo, un ragazzo non poi tanto massiccio, con gli occhiali da sole, si lancia sulla ragazza per afferrarle i capelli e trascinarla via.
    Satet hai 24h per difenderti, o fare qualsiasi cosa tu voglia fare
     
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    Ariel Chandler
    « Selket »
    student ▪ black magician ▪ 22 Y.O. ▪ british ▪ sheet©

    La strana monotonia che aveva caratterizzato l’ultimo periodo della sua vita stava finalmente lasciando spazio ad eventi capaci di spezzare quella terribile noia. La notizia dello scontro tra due studenti del Manor era girata rapidamente e mai Ariel si sarebbe lasciata scappare l’opportunità di assistere ad un combattimento in un vero Fight Club. Non era mai stata in quel locale nonostante avesse una fama piuttosto affermata e la sua curiosità regnava sovrana ogni qualvolta si parlasse di un pub mal frequentato, praticamente il suo habitat naturale di cui si era privata per troppo tempo.
    L’odore tipico di tabacco, droghe e superalcolici aveva investito violentemente le sue narici, tentando la parte più debole di lei, la stessa che fin troppo spesso cedeva a quell'invito allettante. Ma non era lì per divertirsi, o almeno non per tornare al Manor assuefatta da chissà quale sostanza chimica, si trovava al Felix Felicis per ammirare due dei più letali compagni che aveva, per imparare le loro tecniche più spietate di combattimento. Li aveva già potuti osservare in azione, li aveva visti combattere e ne era rimasta decisamente intimorita. Il che poteva essere un bene, contando che prima o poi avrebbe dovuto lottare al loro fianco, ma anche un male se si valutava il fatto che non si potesse fidare nemmeno della propria ombra, letteralmente. Perciò Ariel era rimasta lucida, in mezzo ad una folla di gente poco raccomandabile, ad ammirare un po’ di brutalità pura e parecchio sangue versato. Era affascinata, concentrata ma anche apparentemente inadatta al luogo in cui si trovava, all'unico luogo che invece riusciva esattamente a metterla a suo agio. La sua solita eleganza la faceva spiccare in modo piuttosto evidente tra quella folla di energumeni malmessi, celando tuttavia in modo ottimale l’interesse che provava per la crudeltà con cui i suoi compagni si stavano scontrando. Appariva solo come una donna vagamente attenta, presente per cause di forza maggiore magari, mentre i suoi occhi in realtà brillavano alla vista del sangue.
    La sua concentrazione, tuttavia, fu presto spezzata a causa delle dinamiche del combattimento. Satet aveva travolto la folla, sorprendendo ogni presente e causando non poco trambusto, ma mai come ciò che accadde poco dopo. Fu un ragazzo a suscitare lo stupore di ogni persona del Fight Club, un ragazzo apparentemente troppo pulito per quel luogo e anche parecchio stupido. Come poteva essere così ingenuo da lasciare a persone qualunque la possibilità di scappare con venticinque bigliettoni? Senza contare il fatto che certamente una coppia di wendigo non si sarebbe lasciata catturare facilmente da una folla di pervertiti e strafatti.
    Non che ad Ariel importasse più di tanto. La sua unica preoccupazione consisteva nell'evitare di finire nella lista dei possibili sospettati, tra gli alleati dei maghi neri che tanto erano temuti nella grande mela, nonostante effettivamente lo fosse. Perciò si allontanò velocemente dal luogo in cui Emma era finita dopo lo scontro, fermandosi accanto alle scale che la avrebbero facilmente portata al piano di sopra e rimanendo ad osservare la scena con attenzione. Sarebbe intervenuta solo se fosse stato necessario o, perlomeno, vantaggioso. Non poteva rischiare senza sapere quanti danni quella rivelazione avrebbe causato.
    narrato ▪ « parlato » ▪ ascoltato

    è un post un po' inutile ma volevo entrare <3
     
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    I love Puddin'
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    scusate davvero...riprenderò consapevolezza di me stessa appena le mie tonsille non assomiglieranno più a palloni da basket

    ☯ dulcinea angelique verhoeven
    ■ student
    character sheet+libretto
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    ■ single
    ■ 20 years
    Avrebbe dovuto pretendere da Ayumu qualche lezione di teatro, giusto per compensare il prestito della sua canottiera troppo attillata. Uno a uno e palla al centro. Invece l'orgoglio tentatore era riuscito a posarle un dito sulle labbra, zittendola, perfino con ogni sua confusa prospettiva proiettata sullo schermo angosciante del futuro come un'orrida gigantografia. Era conscia che come attrice avrebbe fatto davvero pena, l'unica possibilità per fingere, era fare leva su una sicurezza che da sempre costituiva la radice madre del suo essere. Ma per quanto avrebbe dovuto continuare a fare la puttana da quattro soldi? Non era mai stata una cima nella costruzione dei "piani d'attacco " , erano piccoli castelli di carte modellati dall'appassionata destrezza della mente e lei non vantava né una mano, né una psiche altrettanto ferma. Eppure non ci voleva Napoleone per capire che l'imprevisto avesse sbuffato acidamente sulla loro strategia di paglia come il lupo cattivo alla ricerca della carne fresca. Dove cazzo erano gli altri? Per quanto fosse gelosamente arroccata nei propri individualismi, il Felix non era esattamente il posto migliore dove sperimentare attivamente le proprie doti di sopravvivenza. C'era arrivata persino lei.
    Dulcinea piegò la testa lasciando appena l'incavo del collo scoperto dalle ciocche bionde ma l'uomo non fece in tempo a risponderle perché qualcuno lo trascinò a terra. Se non fosse stata particolarmente immersa nei suoi tentativi di fare la bambolina idiota e non avesse notato Tristan avvicinarsi, sarebbe scoppiata a ridere fino alle lacrime. Occultò seppur a fatica qualsiasi emozione dietro il candido riverbero d'un sorriso vuoto, ma non prima d'aver scoccato un'occhiata in giro approfittando del frastuono dovuto al l'incidente. Le persone incagliate in quel buco non erano tantissime e non le fu difficile constatare la totale assenza dall'inglese e della nipponica. Cazzo.
    Fece roteare gli occhi con teatrale innocenza sul soffitto variegato da una moltitudine di muffe, pregne dell'insistenza acre di non ha saldato i conti. Non poteva approdare con lo sguardo sul ragazzo, non in quel momento. Sarebbe stato come sputare su un tiro fortunato dopo un'assidua violenza di colpi mancini. Schioccò invece la lingua contro il palato, riversandogli addosso quanto più fastidio il suo volto riuscì a mettere in scena. Sapeva cosa stava pensando Tristan, lo sapeva bene, ma l'uomo non doveva sospettare nulla e Ivashkov doveva pensare che lei se la sarebbe cavata benissimo da sola. Nella cecità inviolata della sua ostinazione era certa di potercela fare.
    << Non si preoccupi. Immagino avrà quello che si merita.>>
    Rispose affabile al vecchio facendo facendo sbocciare un'espressione immacolata. Probabilmente aveva fatto a botte più volte di quanto la sua memoria fosse riuscita ad immagazzinare e non le piaceva per niente assecondare il ruolo di chi non ha mai assaporato il proprio sangue sulla lingua. Sapeva cosa cosa avrebbero fatto i due scimmioni al povero disgraziato e non le interessava. Eppure l'ironia ipocrita di chi riusciva in ogni caso a lavarsi le mani dal lavoro sporco l'accendeva d'irritazione.
    << Bien sur, mi stavo annoiando!>>
    Gli aveva servito le sue origini francesi su un piatto d'argento non a caso. Malgrado le fosse universalmente oscura la visione maschile, gli uomini spesso rimanevano intrappolati nell'estasi che un vago accento straniero tesseva con la delicatezza d'una "r" arrotondata. Era stupido è decisamente insensato, ma la Francia richiamava nell'immaginario generale la freschezza marina dello shampagne e grappoli d'uva arrossiti, gli ideali giovanili della rivoluzione Bohémien, la scelleratezza lussuriosa del Moulin Rouge, il lusso irraggiungibile di Versailles. Curioso. Se pensava al suo paese le balenavano dentro tutt'altri dettagli.
    Dulcinea avrebbe fatto schioccare i tacchi per seguire l'uomo tappezzato di stoffe pregiate. Non aveva paura, sapeva che come minimo sul retro del bar ci sarebbe dovuto essere Nightslash nella sua sfavillante tutina in latex e Shaw, il quale però non si era ancora degnato di scendere. Se non viene fuori fra due secondi giuro che lo picchio e gliele esco così rimane traumatizzato.
    Si rivolse quindi al vecchio, dondolando capricciosa come una bambola di pezza. << Mi permetta una curiosità...è solo il fascino della violenza a portarla qui stasera? Io verrei più spesso ma New York si è fatta particolarmente pericolosa di questi tempi...non crede monsieur?>>
    © created by jeankies! - don't copy, be be respectful and use your mind


    Edited by Joy. - 4/3/2017, 11:43
     
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    emma manson
    satet - 21 - wendigo
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    i'm meaner than my demons
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    Il sapore del sangue le solleticò piacevolmente la lingua facendole uscire un basso gorgoglio dalla gola. Da qualche parte, lontano dal baratro oscuro che aveva risucchiato la sua mente, sapeva di aver preso troppo, sapeva che non era il luogo né il momento per una cosa simile, ma non c'era spazio per preoccuparsene. Quello che la bestia chiedeva, la bestia otteneva, e non aveva la volontò di nergarle i suoi istinti. C'era solo un grumo di smania, desiderio e fame. Una fame atavica che allungava mani insanguinate sulla sua mente e la sua anima e bruciava nelle vene come fuoco vivo. La situazione si ribaltò e con un colpo secco Reverse la sovrastò senza nessun problema, forte della sua superiorità fisica e, come lei, dell'odore loro sangue che ormai si mischiava danzando nell'aria e penetrando a fondo nelle narici. Un'odore che per loro era un richiamo a cui non potevano resistere, a cui non volevano resistere. Lo sentì afferrarla per la gamba e lanciarla contro la folla che si era avvicinata a guardarli lottare, cibandosi della violenza che non potevano capire fino in fondo, meri spettatori di qualcosa più grande di loro. La sua attenzione venne catturata da una voce sopra di lei e quando alzò lo sguardo gli occhi si aprirono appena ritrovando un volto familiare. Un sorriso le piegò le labbra mentre chinava appena la testa di lato, il collo steso e contorto per tenere il volto rivolto verso di lui. «E' un piacere rivederti. Vuoi riprendere da dove avevamo interrotto?» L'aveva svenduta a tutti coloro che si sentissero abbastanza stupidi da osare contrastarla, ma quello che doveva essere valutato come un rischio per lei era visto come un malsano divertimento. Il primo avventore provò ad allungare le mani sui suoi capelli ed Emma provò ad essere più rapida di lui intercettando i suoi polsi per stringerli con violenza, senza riserve, senza provare a frenare la forza che sentiva scorrere nelle vene, ampliata e infimmata dall'odore del sangue che ancora le dava alla testa. Con dita decise si sarebbe avvinghiata sulle ossa troppo deboli dell'uomo, così umane e inferiori da poter quasi sembrare porcellana a confronto della sua forza. Avvrebbe tirato verso di lei, sfruttando lo slancio che l'inetto aveva messo nella corsa per raggiungerla, bramoso di mettere le mani sulla taglia che pendeva sulla sua testa, senza sapere che non sarebbe riuscito neanche a pareggiarla, figurarsi sconfiggerla. Avrebbe tirato fino a farlo cedere, crollando con la schiena a terra di fronte a lei, e avrebbe sorriso in quel momento in cui per un istante il fiato gli sarebbe mancato e nei suoi occhi la sorpresa sarebbe stata grande. Bramava di vedere la paura in quel momento in cui la realizzazione di non poterla sopraffare sarebbe giunta, il secondo in cui la speranza moriva e veniva il rimorso, con si suoi sé e i suoi ma che per sempre sarebbero rimasti impressi in palpebre vuote. A quel punto, incapace di prolungare quel momento nonostante la voglia di farlo, avrebbe provato ad affondare i denti nella sua giugulare tirando via un pezzo di carne abbastanza consistente da lasciarlo morire nel suo stesso sangue. Si sarebbe rialzata lentamente, senza curarsi di ripulire il sangue. «Qualcun altro che vuole farsi avanti?»
    narrato ◆ «parlato» ◆ pensato


    "E' un piacere rivederti. Di solito non mi piacciono i piatti riscaldati, ma per te farò un'eccezione" risposta di Isy alla mia domanda sull'interazione con Tristan, sapevatelo.

    BTW Eng, Giova perdonateme se sto andando super lenta tanto affetto <3
     
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    Ayumu Kurosaki
    Medium - A Γ T - Attrice - Scheda
    Ogni secondo che passava, la situazione non faceva che peggiorare e complicarsi ulteriormente. Se fossero usciti vivi da quel covo di vipere, probabilmente avrebbe dovuto fare dogeza a tutti e tre, infinite volte; perché davvero, erano nella merda. Era sul punto di inviare un messaggio a Shaw per informarlo della sua uscita dal locale, quando improvvisamente si sentì una calda mano sulla spalla. Sinceramente sorpresa, la giovane alzò lo sguardo sul viso di Miguel, il quale l'attimo dopo le chiese di aspettare prima di andarsene. Dentro di sé fece un lungo respiro di sollievo e mai prima di allora una pacca sulla spalla le era sembrata così salvifica. Non volendo risultare, però, troppo felice di quel risvolto, si limitò solamente a sgranare leggermente gli occhi sorpresa, prima di annuire leggermente con il capo. Forse non era tutto perduto, o almeno fu quello che sperò vivamente con tutte le sue forze.
    Seguì l'energumeno con la coda dell'occhio, fin quando Curtis non decise di stuzzicarla ulteriormente. Dentro di sé fremeva dalla voglia di ribattergli in modo piccato, sfrontato, ben consapevole di cosa fosse capace un mago oscuro visto che aveva combattuto contro Gregory. Ma non poteva permettersi di alzare troppo la testa, la reazione di Ezra gli era stata da lezione e mai più avrebbe azzardato un carattere così aggressivo, quale invece era il suo. Alzò gli occhi lentamente su l'uomo di colore, simulando un'espressione preoccupata,ma recettiva: non voleva certo avere altri problemi.
    "Me lo ricorderò..." rispose semplicemente, andando a poi a mordersi il labbro con fare tormentato in un palese sintomo di difficoltà. Remissiva, compiacente, superficiale. Sapeva bene che le meretrici non avessero una buona nomea in qualsiasi nazione, perciò non poteva distanziarsi troppo dal ruolo che le spettava in quella letale messa in scena. La mente, tuttavia, non smetteva di pensare a cosa potesse fare per sbloccare la situazione e permettere ai suoi compagni di non finire nel pantano con lei. Fu in quel momento che, finalmente, giunse Shaw e il suo cuore, per qualche attimo, si alleggerì nuovamente. Non ebbe, però, neanche il tempo di rielaborare quella sensazione e di celarla, che successe il finimondo. Dopo, infatti, l'ordine perentorio dell'inglese nel mandare Tristan di sotto, una rissa nacque sotto i suoi occhi nel giro di qualche secondo. Shaw, mantenendo una calma quasi irrazionale, sbatté il viso di Huges contro il tavolo, ferendolo non poco. Per quanto avesse sangue freddo, Ayumu non poté trattenersi dallo sobbalzare sul posto e scrollare le spalle per cacciare via un brivido di paura. Il flusso sanguigno e l'adrenalina cominciarono a salire di botto, quando lo scontro cominciò a farsi più vivo e incalzante.
    - Dove cazzo sei Tris?! - pensò dentro di sé, dissimulando però con una smorfia alquanto irritata nei confronti dei due. In quel momento non era lei, ma una prostituta abituata alle maniere alquanto rozze di certi tipi di uomini. Doveva smettere di preoccuparsi per i suoi compagni, almeno per il momento, altrimenti l'avrebbero scoperta troppo velocemente. Con sguardo scocciato, la nipponica cercò il più possibile di allontanarsi dal veemente scontro tra i due - osservando però con sguardo attento ciò che avveniva. Da quella rissa, molto probabilmente, sarebbe dipesa la sua sorte, perciò non poteva rimanervi troppo distaccata.
    Fu allora che, viscido come pochi, Curtis le si avvicinò barcollante fino al punto di arrivarle talmente vicino da sfiorare con le dita la guancia. Sebbene dentro di sé fremesse dalla voglia di sputargli in faccia, Ayumu non ebbe troppe remore o difficoltà ad indossare una maschera assai più servizievole e compiacente.
    "Beh non ti resta che scoprirlo..." pronunciò con fare sibillino, mentre gli occhi onice diventavano densi di lussuria. Sulle labbra comparve un sorrisino malizioso, profeta di molti piaceri, mentre le proprie dita andavano a sfiorare con voluttuose carezze il dorso della di lui mano poggiata sulla sua guancia. Un senso di angoscia stava nascendo in lei, ma lo mise a tacere in favore di una fredda razionalità: se non voleva mettere nei casini Shaw ed evitare di fare una brutta fine, doveva stendere quel tipo il prima possibile. Poiché con la forza era fuori discussione, anche solo in fatto di stazze, Ayumu decise di giocare d'astuzia, propri come il suo animale totem. Dal suo parlare e dal suo camminare, aveva potuto comprendere che non fosse propriamente sobrio, perché dunque non spingerlo ancora di più nel baratro del coma etilico?
    "Direi che entrambi abbiamo qualcosa che vogliamo... ma prima non dovremmo bere qualcosa e conoscerci meglio?" ribatté con fare accattivante, nel mentre andava a posizionarsi meglio sullo sgabello, accavallando le gambe fasciate di nero.
    "È da diversi minuti che sono qua e ancora non ho potuto assaggiare un goccio di alcool, non è che ne potresti procurare un po' tu. Anche per movimentare la serata..." aggiunse poco dopo, alludendo ad un obbiettivo alquanto desiderato dal mago nero, mentre si toglieva il giubbino e lasciava scoperte le nivee spalle, poiché l'aderente top che aveva non possedeva le spalline. Così facendo, sperava di potersela giocare in modo migliore: da una parte aveva screditato indirettamente l'operato di Shaw, dando a lui il compito di fare gli onori di casa; dall'altro poteva contare dalla sua una alquanto alta resistenza all'alcool e il fatto che non ne avesse ingerito ancora un goccio. Se la sua tattica fosse andata a buon fine, Curtis avrebbe perso tempo a bere, a bere e ancora bere, annebbiandosi ancora di più la vista e la ragione e permettendo a lei di avere un maggiore vantaggio.
     
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    La serata si stava facendo.... movimentata. Satet sembrava indemoniata e una scena di cannibalismo spietato e passionale lo avrebbe piacevolmente allietato, fin quasi a strappargli una risata dalle labbra. In quel momento, però, l'assenza delle sue guardie del corpo lo disturbava. La situazione stava facilmente degenerando e la possibilità di essere coinvolto in una rissa da bar in vecchio stile non lo allettava come avrebbe fatto una trentina di anni prima. Fece strada alla donna dai capelli biondi seguendola poi lungo le scale che portavano in sala, affiorando poco distanti dall'uscita sul retro. Mentre saliva i gradini sorrise alla sua compagna con l'aria di chi la sapeva lunga riguardo ciò che stava accadendo a New York. «La grande mela non è mai stata una città per sprovveduti». Rimanere sul vago era una mossa saggia, ma Wyatt difficilmente riusciva a resistere all'idea di insinuare nelle sue amanti un'immagine di sè potente, un uomo maturo, certo, ma in grado ancora di proteggere, anche meglio di un ragazzino dotato solo dei propri muscoli. Lui aveva tra le mani un dio potente, verde come il fondale di una fogna rancida, ma profumati come rose delle valli di Bièvre. «Ma devo darti ragione, in quest'ultimo periodo New York è diventata una città in mutamento. E non c'è trasformazione che non comporti a suo modo distruzione. I maghi stanno perdendo il loro antico potere su questa città. Si stabilirà presto un nuovo gioco di forze e puoi star certa che io avrò un posto in prima fila per assistere allo spettacolo» Alla fine della rampa di scale Wyatt si portò galantemente alla porta che conduceva sul retro. Prima di abbassare la maniglia di ferro ed aprire, prese con delicatezza la mano della donna. Sfiorò i suoi occhi con i propri accendendo un tripudio di sfumature azzurre, cielo che incontra il mare. «E se vorrai, conserverò un posto per te al mio fianco». Accarezzò il dorso della sua mano con le labbra. «Perdona la mia scortesia, ma credo di non aver chiesto il tuo nome» aggiunse aprendo la porta e facendo un cenno con l'altra mano per invitare la donna ad uscire.
    narrato ◆ «parlato» ◆ pensato


    Satet
    Bonus Post: 27

    Provi ad afferrare l'uomo nel momento che si avventa su di te per trascinarti al MACUSA (cd40: 27+4+9), artigli i suoi polsi appena in tempo e (cd45: 27+4+12, 43) cerchi di catapultarlo a terra, ma riesci solamente a spingerlo all'indietro, così salti su di lui e (cd45: 27+1+14) gli stacchi collo e la carotide con un morso. L'uomo non è resistente come Carnage e non ha magie di sangue, dunque inizia inevitabilmente a perdere sangue come una fontana a schizzi sui presenti.


    Miguel Jorge
    Buttafuori Felix Felicis
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    I mangiacarne in Messico vengono chiamati chupacabra. Di solito si limitano alle pecore, occasionalmente alle mucche, gli umani sono tendenzialmente al sicuro, a meno che non si tratti di pastori. Però, sua zia, la vecchia strega del paese, quando era piccolo gli aveva raccontato di mangiatori di carne umana, esseri abietti e ignobili, brutti come demoni. Quella ragazza però sembra tutto fuorché uno dei mangiatori di uomini che infestano i suoi incubi. Quando la vede divorare un pezzo del suo avversario rimane sbigottito, indeciso, ma al secondo boccone invece rimane pietrificato. Lo sventurato urla per qualche minuto, annaffia i presenti e poi si accascia a terra. Una scena pietosa da film horror di seconda mano. «Cristo, questo me lo sognerò sta notte». Miguel avanza nella folla a passi ampi e manate pesanti. Arriva davanti la ragazza, piazzandosi a difesa di Leah, che in quanto giudice era in prima fila. Rivolge a Satet il più truce dei suoi sguardi, poi parla e ha una voce molto più minacciosa del solito «Lo scontro è finito. Esci di qui». Non sembra in vena di scherzare.
    narrato ◆ «parlato» ◆ pensato


    Ayumu


    Curtis Adams
    Mercenario di Cornelius
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    La malizia della ragazza non gli dispiace. Lancia un'occhiata a Shaw. Forse davvero era una prostituta troppo impertinente e non una qualche spia del MACUSA. Un sorriso sornione solleva le sue labbra poco prima che si volti a guardare la ragazza. «Parlare? Perchè cazzo voi donne volete sempre parlare». Abbassa gli occhi sulle gambe che accavalla con lentezza. Il fatto che sia piccola e così sfacciata gli piace. «E va bene». Accetta solamente per poter fare una cosa che ama fare. Abbatte il palmo della mano sul legno del bancone e si volta a guardare Shaw. «Cameriere. Servici da bere. Il miglior whiskey che hai e non farci aspettare troppo, non vorrai che mi spazientisca, vero? Com'è che si dice? Il cliente ha sempre ragione?». Ride di gusto voltandosi a guardare la ragazzina. Si siede sullo sgabello di fronte a lei. La guarda con prepotenza, passando gli occhi su ogni centimetro del suo corpo. «Allora, di cosa vuoi parlare, dolcezza
    narrato ◆ «parlato» ◆ pensato
     
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    V
    iene sbalzata verso la folla, atterrando i corpi inetti e deboli degli umani troppo velocemente accorsi a guardare la scena. Non si aspettavano la vista di un sangue sporco e corrotto, non si aspettavano la follia bruciante e omicida di creature che facevano pura cibaria della vita umana. Piega il capo, infastidito dalla mancanza di una risposta, deluso forse dall'assenza di una reazione improvvisa e violenta da parte della musa del dolore, troppo occupata, lei, a carezzare con lo sguardo un altro uomo appena accorso.
    Chiude gli occhi, i muscoli del suo collo si tendono in un tic nervoso, mentre avanza lentamente verso la scena. Parole si susseguono nell'aria. Il ragazzo urla qualcosa alla platea, improvvisandosi banditore d'asta e svendendo le grazie di una meravigliosa creatura per un prezzo irrisorio. Poco tempo intercorre perchè uno solo della vile plebaglia provi a uccidere la regina del suo feudo, superiore e forte, fiera oltre ogni possibilità umana.
    La fine è inevitabile.
    Quasi un sorriso increspa le sue labbra quando vede gli schizzi di sangue bagnare il volto di Emma, dipingendo di vermiglio il pavimento in pietra viva, impregnando del suo forte odore l'aria circostante e mandando in estasi i sensi già di per sè sviluppati di Carnage. Già si muove, ondeggia come un viscido serpente la spinta alla distruzione, la spinta all'assassinio totale e cibazione infinita che scuote all'inverosimile ogni fibra del suo corpo. Già cresce dentro di lui quella rabbia, scatenata dalla furia dell'incontro e dall'intromissione esterna in quel rituale amoroso perverso e bellissimo. Hanno interferito. Hanno fermato la sua ira con le loro futili parole, con schermaglie di poco conto messe a confronto con la fiera lotta dei cervi neri, mangiatori di uomini, distruttori e figli del male per eccellenza.
    Le parole del messicano arrivano quasi ovattate. Immondizia tra le immondizie si permette di parlare a gran voce, forte della sua stazza e del suo ruolo, forte di una posizione ottenuta per meriti insulsi, debole, umano, e pure messicano. Si volta, allargando le spalle muscolose e tendendo i muscoli fino all'inverosimile, mettendo in mostra le fibre stesse e le vene mentre alza le braccia per sollevare la maschera quel tanto che basta per lasciare scoperta solo la bocca. L'odore del sangue è una droga dal dolce piacere per i wendigo, ma rivela la loro profonda natura nella sua magnificenza, annebbiando la mente e la ragione e portandoli a seguire puro istinto e morte feroce.
    Lo scontro, amigo, finisce quando cazzo lo decidiamo noi
    Le vene sono in mostra, i muscoli sono tesi allo spasmo quando si gira verso la ragazza, coperta del sangue indegno di un debole, per poggiare gli occhi sul debole e inetto ragazzo che ha denunciato così prontamente la natura di lei. Sorride, in maniera che sia visibile agli occhi del ragazzo, in maniera che sappia dei suoi denti e dalla sua voce quanto sia prossima la fine della sua vita insulsa.
    Che ne dici, tesoro, cominciamo da lui?


    S
    kills utilizzate durante il post


    S
    tatistiche base relative alla Peak Human Condition:


    Forza: +2
    Velocità: +2
    Costituzione: +2
    Agilità: +3
    Resistenza: +3

    Bonus Allenamento:
    Anni di addestramento fisico specifico = +3

    Forza e velocità migliorate: In condizioni normali, i wendigo, sono più forti e resistenti degli esseri umani normali, portando un bonus di +4 alla forza e +4 alla velocità. Hanno inoltre dei riflessi migliorati, portando un bonus di +4 ai tiri prontezza.
    Bloodlust: I wendigo sono sterminatori cannibali, hanno sempre e costantemente fame di carne umana. L'abilità sete di sangue gli conferisce un bonus di +2 a tutte le statistiche fisiche per ogni turno in cui non riescono a colpire, ma se l'astinenza si protrae per più di 3 turni, allora cominceranno a ricevere un danno alla vita.
    BloodSmell: I wendigo hanno la capacità di sentire l'odore del sangue indipendentemente dalla posizione o dal nascondiglio dell'essere umano vittima. Si traduce con un +4 alle prove di percezione e osservazione, riguardo gli esseri umani. Bloodsmell ha un secondo risvolto, se c'è del vero e proprio sangue sul terreno, il wendigo entrerà in frenesia, guadagnando +3 a tutte le stat fisiche, ma sottraendo -4 a tutte le abilità che richiedono concentrazione, come gli incantesimi psichici, evocativi, ecc.
    Tendenza innata agli incantesimi di influenza mentale: Il wendigo è naturalmente portato alla magia di influenza mentale e corruzione, avendo un bonus di +2 a tutti gli incantesimi relativi a questo ambito, tuttavia, a causa della loro natura istintiva, spesso sono anche dei pessimi occlumanti.
    Rigenerazione: Non avendo debolezze contro tipologie di armi specifiche, i Wendigo sono dotati di un potere di rigenerazione lieve e duraturo, che rimargina le loro ferite superficiali.
    Nutrizione: Quando si sono appena nutriti di carne umana, i wendigo guadagnano un bonus di +1 a tutte le skills per 3 turni e migliorano inoltre il loro potere rigenerativo, portandolo a guarire ferite anche gravi in un brevissimo arco di tempo.
    Resistenza al ghiaccio: I wendigo sono figli dell'inverno, come tale, sono quasi immuni al danno da gelo e riescono a resistere facilmente ai climi freddi.
    Capacità magiche: A differenza dei vampiri, i wendigo sono in grado (non trasformati) di utilizzare la magia. È più che possibile che esistano dei maghi wendigo, pur limitati al solo uso della magia nera, in quanto rifiutati dalla società.
    Trasformazione: Durante le notti di luna nuova i Wendigo assumono una forma bestiale. In questa forma guadagnano un bonus di +6 alla forza e +6 alla velocità, ponendosi nel mezzo tra vampiri e licantropi. Oltretutto, a causa della loro pelle dura, guadagnano +6 alla costituzione. Durante questo stadio sono presi dalla fame incontrollabile, ma non perdono l'intelligenza umana, mantenendo persino la capacità di parlare.
    Spirito del cacciatore (trasformato): I wendigo hanno un ottimo spirito da cacciatore, oltre che ottimi riflessi. Portano a +5 il bonus ai tiri salvezza sui riflessi e guadagnano +4 bonus sul seguire le tracce, soprattutto per quanto riguarda l'odore di esseri umani. Sono in grado, oltretutto, di distinguere un simile da un altro grazie all'odore, una volta trasformati, esattamente come i lycan.

    Debolezza alla magia bianca: I wendigo sono creature oscure, come tali sono i principali bersagli della magia di Pelor. La magia bianca, infatti, li colpisce in maniera devastante, agendo come un sicuro deterrente contro queste creature, un wendigo sa che l'unica possibilità che ha contro un Defensor è scappare lontano.
    Debolezza al fuoco: Antiche leggende dicono che il Wendigo sia un figlio dell'inverno e che persino il suo cuore sia fatto di ghiaccio. Queste leggende trovano un fondamento nella forte debolezza del wendigo a fuoco e calore, cui sono estremamente vulnerabili.
    Inabilità alla magia bianca: Il wendigo è, per definizione, forse la creatura più terribile e perversa sulla faccia della terra. Come tale non sono per nulla in grado di utilizzare la magia bianca, anzi, quando essa è rivolta a loro, per curarli, si dimostra totalmente inefficace. Sembra che l'unico modo che abbia un wendigo per curarsi rapidamente sia quello di nutrirsi.
    Debolezza alla luna piena: Essendo più forti durante le notti senza luna, gli influssi della stessa li indeboliscono, arrivando al picco durante le notti di luna piena in cui tutte le skills dei wendigo subiscono un malus di -2.
    Debolezza alla magia di Jhwh e agli oggetti benedetti: L'influsso di Jhwh è devastante per loro quanto lo è quello di Pelor, ma poiché sono molto più rari gli esseri che lo incarnano, la loro debolezza è per lo più rivolta verso gli oggetti di culto (croci, bibbie) o benedetti nel suo nome (acqua benedetta ecc). Oltretutto i wendigo hanno una debolezza, non così forte ma comunque rilevante, verso gli unti, ovvero coloro che sono benedetti col crisma sulla fronte e sul cuore, che porta loro un -2 a tutte le skills.


    gxydCX7

    "SHUT THE FUCK
    AND GET UP!"
    Role Code by Chaos.



    Edited by -Chaos. - 5/3/2017, 18:56
     
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    Sono qui soltanto per cazzeggiare, lo ammetto, ma non ho resistito. Però Eng, se ti servo a qualcosa usami pure ♥
    Interagisco con Ariel.


    “ i never wasted any time on you since then ”
    Shay Delaney • Mani Rosse • Voce

    Finalmente aveva trovato un posto interessante in quella cazzo di New York. Insomma, aveva frequentato il Felix per abbastanza tempo da riuscire a riconoscere chi era il vecchietto stupratore, i sicari, gli spacciatori, e le semplici persone strane... ma quella sera c'erano troppe facce nuove « Stasera c'è una stracazzo di riunione di scout » borbottò con un sopracciglio alzato, osservando il fondo della bottiglia di birra con una palpebra chiusa, parlando più che altro a se stesso - o allo spirito della birra che stava bevendo. La bionda poteva essere una puttana qualunque, aveva la faccia giusta, Ma che cazzo vieni qua a cercare clienti pensò, si sentiva profondamente offeso dal comportamento di quella stupida bionda, voleva farsi ammazzare durante il lavoro? Nel modo più brutto che avesse potuto immaginare?
    Ma era la giapponese, cinese, coreana o qualunque cose fossa, che gli dava più da pensare. Sì, Shay pensava un cazzo, e di solito le stronzate le diceva pure ad alta voce. Che cazzo ci faceva una ragazzina tanto carina al Felix? Avrebbe voluto chiederglielo, ma non lo fece, perché fu distratto dal combattimento in corso che si trasformò ben presto in uno splatter di serie B, che, per inciso, gli piacevano un botto - anche i botti gli piacevano comunque, soprattutto se nelle vicinanze di persone.
    I due combattenti iniziarono a mangiarsi a vicenda, Shay corrugò le sopracciglia alzando un po' il capo per vedere meglio « Cristo... » commentò sottovoce, il labbro fece uno scatto verso l'alto, gli aveva appena addentato un pezzo di collo! La ragazza venne sbalzata in un attimo al di là del ring, atterrando su svariate persone ma sembrava che non si fosse fatta un cazzo comunque, non riusciva a sentire cosa stesse dicendo da quella distanza ma un attimo dopo vide la ragazza che staccava di netto un altro collo, carotide, tutto, il tizio era morto stecchino prima che pensasse soltanto di potersela sbattere da qualche parte - ed è la prima cosa che gli uomini pensavano, giuro.
    La situazione si stava facendo pericolosa e per quanto Shay trovasse stranamente eccitante quella mangiatrice di uomini, pensò che desiderava tenersi tutte le estremità attaccate al corpo, soprattutto l'uccello. Quindi si alzò, e dopo aver lanciato un'altra occhiata schifata ma incuriosita alla scena, fece per allontanarsi avvicinandosi alle scale e sistemandosi accanto ad una bellezza troppo superiore per uno come lui, ma perché non provarci lo stesso? Alzò le sopracciglia una volta voltandosi di tre quarti per guardarla « Ciao, per caso la cannibale sexy è tua amica? Mi daresti il numero? » sorrise senza mostrare i denti e bevve un sorso di birra, poco prima di terminare sembrò ricordarsi di qualcosa quindi si tolse dalle labbra il collo di vetro e aggiunse velocemente « Cioè, se vuoi facciamo una cosa a tre, per me non c'è problema! » e le sorrise di nuovo.
     
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    Miguel Jorge
    Buttafuori Felix Felicis
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    Miguel aveva cacciato diversi esemplari di feccia umana, ma quei due raschiavano il barile dell'umanità. Non era difficile che qualcuno dalla massa di ubriaconi cacciasse fuori le palle per creare problemi, ma quei due superavano ogni dannato stronzo del locale. Avanzò a passi pesanti e lenti fino a portarsi a pochi centimetri dal viso di Carnage. Poteva sparare tutte le cazzate da duro che voleva, ma non poteva permettersi di minacciare nessuno, meno che mai Tristan.
    «Facciamo che cominciamo da te, invece, amigo»
    Miguel piazzò una delle sue manone sulla spalla di Carnage per spingerlo verso le scale.
    «Andiamo, anche tu bellezza. Sono sicuro che da qualche c'è scritto che questo non è un ristorante»
    Indicò le scale facendo un cenno a Satet, non voleva azzardarsi a toccarla, il fatto che mangiasse gli esseri umani lo inquietava più dell'idea che avrebbe dovuto picchiare una donna se si fosse opposta.
    narrato ◆ «parlato» ◆ pensato
     
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    Ayumu Kurosaki
    Medium - A Γ T - Attrice - Scheda
    Poteva farcela. Doveva farcela, altrimenti ben difficilmente sarebbe potuta tornare tra le confortanti quattro mura della sua camera. La sensazione di viscidume che quell'uomo le trasmetteva era immensa, ma la consapevolezza della sua aura oscura e dell'effettivo pericolo che stava correndo furono in grado di declassare il disgusto in secondo piano. Diverse volte era stata costretta ad impersonare ruoli diametralmente opposti al suo carattere, perciò vi era abituata, ma il dover ingannare completamente uno sconosciuto era tutta un'altra storia. Decise, quindi, di proseguire di presunzione, appellandosi alle proprie doti recitative abbastanza elevate.
    Al suo sorriso sornione, Ayumu ribatté con uno altrettanto smaliziato e compiacente, che espanse fino agli occhi lucidi di eccitazione. Un piccolo passo alla volta, ecco come avrebbe dovuto procedere nei confronti di Curtis e della sua libido.
    "Non si è soliti dire che l'attesa del piacere è essa stessa il piacere?" rispose con tono mellifluo, andando a poggiare un gomito sul tavolo e cominciando a passarsi con fare distratto le dita sulle labbra dipinte di scuro. Il corpo seduto sullo sgabello venne girato a tre quarti, in direzione del mago, con gesti volutamente provocanti e che ben si accompagnassero allo sguardo famelico che fece comparire negli occhi onice. La risposta affermativa alla sua proposta le alleggerì il cuore per qualche attimo, giusto il tempo di prendere una boccata d'aria. Non appena Curtis batté la mano sul bancone, però, la nipponica tornò alla dura realtà e al ruolo impersonato.
    Sull'onda della sua reazione, l'attrice dischiuse le labbra in un sorrisino denigratorio nei confronti del barista inglese, prima di avvicinarsi maggiormente al di lui orecchio.
    "Vedo che il personale lascia un po' a desiderare..." commentò canzonatoria, lasciandosi poi andare in una risata argentina ben simile alla sua. Scambiato uno sguardo complice con lui, Ayu ritornò alla posizione precedente e scambiò le gambe accavallate, per poi passarsi con fare innocente una mano tra le pieghe nere dei suoi capelli.
    "Dirmi quello che ti piace non sarebbe male, come inizio..." esordì con voce sibillina, non nascondendo minimamente il doppio senso poco velato. La mano, intanto, andò ad infilarsi nella tasca del giubbotto per estrarre poco dopo un pacchetto di sigarette. Senza staccare gli occhi vogliosi da lui, ne tirò fuori una e prese a giocarci con le dita, muovendola pigramente tra di esse.
    "Per i più bravi, di solito, faccio uno sconto alla fine." aggiunse subito dopo, regalandogli un sorrisino carico di promesse.
    Ok, voleva morire e sotterrarsi da sola; probabilmente, se ne fosse uscita intera, non si sarebbe guardata allo specchio per giorni dalla vergogna. Ma in quel momento non poteva, doveva continuare con quella pantomima.
    "Hai da accendere?" chiese, infine, distrattamente, sporgendosi involontariamente con il busto verso di lui in attesa di una sua risposta.
     
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    Non faccio niente di utile ma volevo cazzeggiare con Shay <3

    Ariel Chandler
    « Selket »
    student ▪ black magician ▪ 22 Y.O. ▪ british ▪ sheet©

    Gli occhi scuri di Ariel vagavano attenti, analizzando i movimenti dei wendigo, dell'ingenuo ragazzo e del burbero buttafuori. La trovava una scena piuttosto divertente, uno scontro brutale che si era poi allargato, lasciandola ugualmente tra i pochi spettatori in grado di sentirsi al sicuro. Era una sensazione piacevole e stranamente la sua concentrazione sembrava non aver subito perdite. Le sue iridi erano fisse sul sangue che sgorgava a terra copioso, circondando un corpo che aveva salutato la vita pochissimi istanti prima. La sua espressione era strana, nuova. Da quando aveva praticamente venduto l'anima ad un circolo di maghi neri, la sua attrazione per quelle scene raccapriccianti era aumentata in modo esponenziale. La stessa prospettiva di poter uccidere qualcuno con le proprie forze la soddisfaceva, la faceva sentire incredibilmente più forte in un contesto di gente più abile di lei.
    Distrattamente il suo sguardo si posò su un uomo al suo fianco, ovviamente un individuo sconosciuto e mai visto prima che con poche parole cercò di attirare la sua attenzione. Ci riuscì, purtroppo, poiché la paranoia superò il desiderio di vedere altro sangue sgorgare e la paura di venir seriamente collegata a Gorgone si impadronì della giovane Ariel. Doveva essere discreta, fingere un'indifferenza che fino a quel momento non aveva ancora preso in considerazione. Pertanto le sue labbra si incurvarono maliziosamente in risposta alle parole dell'uomo, mentre la ragazza piegava il busto in avanti in modo da farsi sentire dallo sconosciuto nonostante il tono di voce soave.
    «Mi piacerebbe, purtroppo però il numero devo ancora chiederglielo.» Fece schioccare la lingua contro al palato, certamente una ragazza in quel luogo non avrebbe avuto problemi a far credere di essere interessata ad una spietata combattente. Il che, ripensandoci, rendeva le cose anche leggermente eccitanti. Un uomo bello e a tratti misterioso che proponeva un threesome con una mangiatrice di corpi? Era decisamente eccitante.
    «Scusa, io non condivido.» Con un sorriso sghembo ritornò a fissare lo scontro. Non avrebbe condiviso una donna? Un uomo, una proposta? Suvvia, era volutamente una risposta ambigua. Non si sarebbe persa l'occasione di flirtare e di risultare misteriosa a sua volta, nonostante davanti ai suoi occhi stesse realmente scoppiando un casino degno di nota.
    narrato ▪ « parlato » ▪ ascoltato
     
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    Shaw Hynes
    Tamarro | Studente | Felix Felicis
    Il cellulare vibrò nella tasca posteriore dei pantaloni di Shaw nel momento in cui Curtis iniziò ad avvicinarsi ad Ayumu, costringendolo in un primo momento ad ignorare quella notifica. Avrebbe voluto spezzargli il braccio e farglielo ingoiare, perché i tipi come lui li aveva sempre odiati. Specialmente ora che Curtis aveva iniziato a trattare Ayumu come la prostituta che pensava fosse, gli avrebbe spaccato volentieri quel muso del cazzo che aveva. Ma fu la giapponese a rispondere, prendendo in mano la situazione senza che questa prendesse un risvolto decisamente peggiore. Shaw non poteva rischiare di mostrarsi per quello che era realmente, di certo non al Felix e specialmente non in quel momento, o avrebbe rischiato di mettere tutti nella merda più di quanto non lo fossero già. Guardò Ayumu, cercando di capire cosa le passasse per la testa, ma a quel punto era impossibile provare a tenere sotto controllo una situazione che aveva perso completamente la rotta prestabilita. L'unica certezza era la fiducia nelle loro abilità e solo su quelle, unite a un po' di furbizia, avrebbero avuto qualche possibilità di tirarsi fuori da quel pantano di merda improvviso. Si era già ritrovato in situazioni - per così dire - spinose con la Kurosaki e conosceva abbastanza bene le sue potenzialità da lasciare che conducesse da sola un gioco nel quale era stata infilata per un caso sfortunato.
    «Cameriere. Servici da bere. Il miglior whiskey che hai e non farci aspettare troppo, non vorrai che mi spazientisca, vero? Com'è che si dice? Il cliente ha sempre ragione?»
    Spostò gli occhi su Curtis e si portò dietro al bancone senza fretta, giusto per farlo aspettare tanto quanto qualsiasi altro cliente in quella bettola.
    Ragione un par di cazzi.
    Ma doveva mantenere la calma, ingoiare il boccone ed evitare di creare ulteriori problemi. Considerando che a quell'ora l'incontro doveva quasi essere terminato e Dulcinea non si era ancora fatta vedere, per le cazzate in nome del suo orgoglio non c'era spazio e ci mancava solo una rissa con uno dei mercenari di Cornelius...
    «Mai fatto il cameriere. Per la grana poi te la vedi direttamente con Bates.»
    Prese una bottiglia di whiskey e due bicchieri e piazzò il tutto davanti ai due.
    «Godetevelo.»
    Il suo compito di cameriere, come l'aveva chiamato quel coglione, poteva dirsi concluso. Shaw tirò fuori il telefono e lesse il messaggio direttamente dall'anteprima, facendo in modo che solo lui potesse scorgere le lettere sul display.
    "Amico, scendi immediatamente di sotto. Credo ci sia una di quelle stronze delle celle."
    Sbloccò il telefono e lo bloccò di nuovo per far sparire il messaggio. Doveva far tornare Leah a sbrigare il suo lavoro in sala, dato che Ezra si era ovviamente rivelato essere la persona meno appropriata a svolgere mansioni elementari come servire alcol. Fu mentre si girava verso la porta che conduceva allo scantinato che vide Dulcinea in compagnia di Wyatt, diretti entrambi verso il retro del locale. Aveva perso di vista i due gorilla che accompagnavano ovunque il viscidone, ma era certo che fuori ci fosse Justin mentre nello scantinato Tristan era ancora da solo. C'era Miguel, ovvio, ma da che parte sarebbe stato? E di chi altri potevano fidarsi?
    «Se te la devi scopare fallo sul retro.»
    Se Justin, Ayumu e Dulcinea si fossero ritrovati tutti insieme avrebbero avuto senza dubbio maggiori probabilità di eliminare le loro minacce. Da soli potevano essere deboli, forse, ma in gruppo avevano sempre una marcia in più.
    A quel punto Shaw uscì dal bancone per imboccare la strada per lo scantinato, consapevole del fatto che se Ayumu avesse avuto bisogno d'aiuto l'avrebbe chiesto.
    [A patto che nessuno si metta in mezzo nel frattempo...]
    Aprì la porta e scese la rampa, facendosi largo fra le persone che sostavano lì dividendolo dal suo punto d'interesse. Non guardò in faccia nessuno, non per bene almeno, troppo concentrato su Miguel, Tristan, il tipo mascherato e la ragazza sporca di sangue per notare la presenza di chi che non avrebbe mai potuto immaginare di incontrare lì.
    «Leah, torna su a lavorare.»
    La voce di Shaw sovrastò le altre. Si era mantenuto su uno degli ultimi gradini per far sì che lei potesse vederlo senza alcuno sforzo. Era chiaro che non avrebbe accettato un no come risposta, senza contare che sarebbe stata una mossa poco saggia da parte sua opporsi a quell'ordine: se era vero che il sangue delle teste di cazzo che avevano affrontato nelle celle era infetto e che almeno una di loro aveva mostrato segni di cannibalismo affatto rassicurante, allora avrebbero fatto meglio a levare le tende più persone possibili. Senza contare che dalla posizione di Miguel nei confronti di Carnage risultava chiaro quanto il clima non fosse dei migliori.
    Finì di scendere i gradini e iniziò a raggiungere Ivashkov. Nel tragitto vide quel corpo a terra e sollevò lo sguardo sulla ragazza, riconoscendola solo mentre si avvicinavano. Avevano frequentato delle lezioni insieme al Brakebills, probabilmente di Magia Psichica, e Shaw si domandò da quanto tempo facesse parte di tutta quella messinscena del cazzo. Si guardò intorno per avere un'idea più chiara sul numero di persone, sulle loro facce e anche sulle loro intenzioni, perché il corpo, seppure un minimo, riusciva sempre a trasmettere qualcosa se si muoveva in un modo piuttosto che in un altro, e fu allora che la vide. Trattenne lo sguardo su di lei per una manciata di secondi, le sopracciglia lievemente aggrottate. Com'era possibile che lei fosse lì, al Felix? Era sicuramente colpa della luce scarsa. Con molta probabilità quella ragazza somigliava ad Ariel e basta, perché altrimenti non avrebbe avuto senso che lei fosse al Felix. Forzatamente convinto di questo si accese una sigaretta tenendo in mano l'accendino, poi riportò gli occhi sul gruppo al centro della scena, e a quel punto iniziò anche a preparare la sua armatura. Non aveva nessuna intenzione di mettersi a combattere nello scantinato del Felix esattamente come la feccia che lo bazzicava, ma se la situazione avesse preso una piega pericolosa allora sarebbe stato pronto.
    Questo post viene dopo quello di Ali!
    Mi sono fermata lì perché credo ci sia qualcosa in atto, quindi non vorrei spezzare niente. Magari ditemi voi se riesce ad arrivare accanto a Tristan

    Skills utilizzate/Potenziamenti

    ◤ I tuoi incanti legati alla manipolazione elementale, evocazione e psichica sono aumentati di potenza.
     
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    I love Puddin'
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    << Cristo...>> imprecò a fior di labbra nell'osservare con quanta brama Satet raspava nella carne altrui. L'enfasi sinceramente avida di quella che credeva essere una ragazza normale (seppure con parecchi problemi nella gestione della rabbia) provocò a Dulcinea un brivido irraccontabile. Non riconosceva la segretezza viscida di quel fremito ma non le piaceva e detestava pensare che fosse figlio illegittimo di qualche paura. Forse lo era, ma non per se stessa. Tristan se ne stava ancora in mezzo allo scantinato improvvisamente colto da un'ossequioso mutismo, e con lui non c'era nessuno a parte il buttafuori. Anzi, il deficiente si stava avvicinando al ring. Si ritrovò a maledire il ragazzo per i suoi istinti masochisti e a maledirsi per l'ennesima manifestazione della sua impotenza mentre caracollava, come suo solito, davanti all'uomo per salire le scale. L'immagine della donna era un fragore privo di clemenza. Che razza di creatura era? Avrebbe azzardato ad un'ipotetica discendenza diretta con Hannibal Lecter o a una dieta iperproteica trovata cliccando sopra uno di quei pop up di google eppure, qualcosa le diceva che la spiegazione rannicchiata fra le sfumature di quell'orrore era molto più complicata e spaventosa di quanto la sua mente fosse disposta a immaginare. Notò un sorriso emergere fra le labbra del vecchio e lei si soffermò su quel dettaglio bianco smunto, con gli occhi incandescenti nella penombra, in attesa che la sua bocca cerimoniosa tradisse il lento emergere di qualche informazione come un'isola lontana. Il pensiero che lui potesse anche solo permettersi di toccarla la disgustava, ma l'urgenza crudele di raccogliere i segreti adagiati sulla sua lingua era più prepotente di qualsiasi istinto. I tacchi gracchiarono contro la severità spicciola dei gradini.
    << La sua fortuna è invidiabile. È un'occasione più unica che rara poter assistere ad un simile scenario...da una simile posizione, si può intuire in anticipo chi possa prevalere...>>s'interruppe all'alba della luce impiccata sugli assonnati lampadari della sala. Doveva mettere a fuoco quante più informazioni possibili perché anche la parola più insignificante poteva essere il sipario di un ben più truce significato. Sul momento, non potè fare a meno di chiedersi cosa o chi volesse strappare ai maghi l'ascendenza sulla Grande Mela, ma soprattutto come e con quale forza. E loro cosa avrebbero dovuto fare? Voltò repentina la testa cercando l'uscita secondaria del locale quando notò Shaw poco distante dal bancone e Ayu che seduta come una gattina intorpidita sullo sgabello accanto al gigante Golia pareva ancora più esile e sottile. Dulcinea emise un tiepido sospiro ed affrettò il passo verso la porta facendo oscillare la chioma incostante sulla spalle. Non stava facendo nulla di male ma l'idea che l'inglese assistesse alla colata a picco della sua dignità l'irritava. Affiancò lo sconosciuto dedicandogli un'occhiata frizzante e un voluttuoso sbattere di ciglia mentre si accingeva a condurla sul retro. Poi lui le prese la mano. Sorpresa, Dulcinea spalancò le iridi color petali di mare e torturandosi debolmente il labbro ancorò lo sguardo sul fondale di quel viso scavato. Modellò la bocca finché la malizia non prese a veleggiare oltre l'arco di cupido ma in verità quel minuscolo incedere di pelle contro pelle non le era piaciuto. Non era abituata a quel genere di accortezze e probabilmente una donna normale ne sarebbe stata, se non felice, per lo meno lusingata.
    << Davvero lo farebbe? Ci sono individui davvero potenti che certamente lei conosce anche solo per il nome e come le ho già fatto presente il mio desiderio è quello di restare in disparte...veramente potrebbe garantirmi protezione?>>
    Ridusse la voce ad uno zufolo mellifluo mentre si avvicinava di qualche centimetro al vecchio col volto denso d'interesse. Ma la francese sapeva per esperienza che la raffinatezza non sempre era tangente alla nobiltà d'animo, così come un baciamano non sempre celava rispetto e ammirazione. Tutt'altro, la guardava con un'ozio capriccioso, come se oramai fosse sicuro d'averla. La cosa le metteva i brividi ma Dulcinea fu ben attenta affinché quella sera nessun pensiero inquinasse le solite movenze, infantili e lascive al medesimo tempo.
    << Angelique...e, se mi è dato saperlo, il vostro monsieur?>>
    Chiese sorridendo prima di varcare l'uscio e scivolare lentamente sul retro del locale.Fornirgli il primo nome era escluso, malgrado ignorasse quali fossero i poteri di quell'uomo. Una verità incompleta, ovvero rifilargli il secondo quanto odiato nome, era l'idea con meno effetti collaterali che la sua testa bacata fosse riuscita a partorire sul momento.
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