I wish He would come out

Shaw/James

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    Shaw Hynes | New York | Ottobre 2017


    Non si interrogò sul perché qualcosa di non programmato stesse accadendo in quel momento, di conseguenza non si chiese nemmeno cosa stesse per mettersi in moto. Semplicemente si stava lasciando trascinare dagli eventi senza imporre dei paletti precoci e imprecisi. Lo stesso errore, o almeno qualcosa di simile, lo aveva fatto conoscendo Peterson. Era iniziato tutto in un momento di crisi con se stesso e, alla fine, si era lasciato incastrare nelle spire di una falsa promessa. Aveva trovato nel docente una figura di riferimento alla quale aggrapparsi senza neanche rendersene conto e per questo errore adesso stava scontando una pena senza nome. Non l’aveva compreso subito ma solo alla fine, quando quelle che sembravano essere ormai certezze quasi consolatorie erano crollate su loro stesse, lasciandosi dietro nient’altro che confusione. Stavolta, seppure inconsciamente ma memore di un’esperienza vissuta sulla propria pelle, l’avrebbe affrontata in maniera diversa. Per questo restituì uno sguardo neutro quando si sentì osservato dal proprio interlocutore, perché inevitabilmente la coincidenza di quell’incontro meritava un’analisi abbastanza attenta da non lasciarlo preda del caso. O di qualcuno. Era sempre stato piuttosto sospettoso, ma mentre prima fiutare la minaccia era semplice, adesso si sentiva abbastanza spaesato da non comprendere più cosa reputasse personalmente pericoloso. Perché era soggettivo, il male, e la considerazione dell'uomo nei suoi confronti voltagabbana con un'accezione stranamente neutra.
    Inizialmente non rispose, almeno non per dirgli che aveva ragione e che lui, questo, l'aveva già capito. Restò a guardarlo con la coda dell'occhio, derubando i suoi sguardi rivolti a quel silente padrone di casa. Di nuovo e anche se solo per un breve istante, lo sguardo del ragazzo incrociò gli occhi dell'uomo e poi fu un attimo, il tempo sufficiente a sbattere le palpebre, e comprese di essere seduto accanto a qualcosa di sbagliato per Dio. L'Occhio di Dio, così l'aveva chiamato Richard, era un avvertimento macchiato di rosso per distinguere il bene dal male, i devoti dai blasfemi, ma se quel Dio non gli aveva portato altro che piaghe secondo quale criterio giudicava i suoi figli? Non era quella distorta fede a vacillare nel ragazzo, bensì la cecità imposta dal Supremo, un compromesso che non avrebbe accettato.
    «Ti rivolgi a Lui come farebbe un devoto... "Grande Padre"...», iniziò prima di riportare gli occhi sull'altare, «... solo che sei già stato marchiato.», concluse con quella che, seppure pronunciata con un tono piatto, suonava tanto come una verità assoluta. Ed era sicuro che l'uomo lo sapesse già, o non avrebbe abbassato Dio al di sotto dell'uomo nella sua stessa dimora, sfidandolo un po' come aveva fatto Shaw. E per come se ne stava tranquillo in quel luogo, consapevole dell'esistenza di Dio, doveva essere anche schifosamente sicuro di poter osare tanto. Il ragazzo, inevitabilmente, ne fu affascinato. Iniziò a balenargli in testa l'idea che non potesse affrontare una battaglia come quella da solo, che necessitasse l'appoggio di qualcuno che probabilmente ne aveva in atto una tutta sua. E non poteva che realizzare quanto la sua storia fosse sempre la stessa, destinata a ripetersi probabilmente all'infinito. Stavolta però, al contrario di quando era appena arrivato a Londra, non sarebbe partito come vittima consapevole di eventi per raggiungere i suoi scopi, non era più un ragazzino.
    Appoggiò le spalle allo schienale della lunga panca, rilassando il corpo ad eccezione delle mani. Quelle restarono aggrappate alla spada, che sembrava interessare particolarmente all'uomo, sebbene avesse deciso di prendersela comoda con le sue pause ad effetto. Sentì le sue mani lisciare il cappotto, i suoi respiri mescolarsi alla pioggia che batteva contro le vetrate e, non avendo alcuna fretta di andarsene ora che sembrava essere spuntato fuori qualcosa di interessante, Shaw attese pazientemente che finisse di parlare. Anche lui si prese il tempo di una pausa, spezzando il silenzio solo dopo qualche lungo secondo.
    «Credo che l'ignoranza sia perfetta quando si vuole essere in pace con Dio. La consapevolezza sbatte tutto sotto una luce diversa, ma visto che hai detto di essere abituato a certi problemi questo lo sai già.», spostò lo sguardo sulla lama, «L'hai detto tu stesso che a Lui non interessa della mia vita, per quanto ne so potrebbe aver fatto una grossa stronzata e ancora non se n'è accorto. Lui o chi per lui. Ma non penso sia un mio problema che mi abbia rifilato l'arma di un Angelo.», perché, in fondo, non aveva idea di come gli fosse arrivata fra le mani. Era successo prima dell'incontro con Peterson che gli aveva cambiato la vita, prima che qualcosa di assopito si risvegliasse in lui. Non sapeva come mai l'arma di un Angelo fosse finita nelle sue grinfie prima dell'ancora incerta rivelazione. «Anche Lucifero era un Angelo.»
    Spostò una mano sulla fronte per asciugarla dall'acqua ancora imprigionata fra i capelli e, portate indietro le ciocche bagnate, tornò ad osservare di nuovo chi gli sedeva accanto.
    «Quindi... non sei devoto ma mi hai avvicinato perché c'ho un'arma che è vicina a Dio? Anche questo è un contrasto interessante



    Prima o poi troverò l'immagine giusta...
     
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7 replies since 14/10/2017, 10:56   211 views
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