"Il successo è mio. Sono consapevole di ogni opportunità nel mio cammino e ho le intuizioni giuste per fare le scelte vincenti". Ripeteva quel mantra da circa cinque minuti, con gli occhi chiusi e le mani strette, la fronte poggiata sulle dita. Inizialmente ad alta voce, poi tra i propri pensieri, che lentamente si fecero sempre più silenziosi fino a scomparire del tutto. Aveva acceso la
candela della fortuna che aveva preparato con sua nonna, l'ultima, prima che morisse. L'aveva conservata a lungo rimandando sempre il momento in cui l'avrebbe usata. La penultima l'aveva accesa prima degli esami a Salem, il suo ultimo anno. Quella ancora prima alla sua ultima partita di quodpot. E così via a ritroso. Un numero imbarazzante di ultime volte, di pagine voltate. Per quella candela aveva immaginato la notte prima della laurea. Poi però qualcosa gli aveva suggerito di usare l'ultima candela della nonna per una prima volta. Non era agitata. No, non è vero, era agitata. Le aspettative erano gigantesche. Le sue aspettative. Ovviamente. Lei voleva essere in gamba. Non le importava di essere migliore degli altri, solo di essere in gamba. E quando aveva delle aspettative le cose andavano male, sempre. Forse a suggerirle di usare la candela quella mattina era stata la paura, eppure si avvicinava la fine di ottobre e il velo tra il mondo degli spiriti e quello dei vivi si assottigliava. Aveva deciso di credere che svegliandosi quella mattina fosse stata sua nonna a suggerirle l'idea di usare la candela. Certo, avere il suo teschio chiuso in una scatola di legno sotto il letto non aiutava ad essere un po' meno macabri. Eppure quel pensiero era mille volte più confortante dell'idea di avere paura. Quando finalmente la sua mente si svuotò completamente bruciò nella fiammella dei semi di pepo che sfrigolarono in scintille profumate. Inspirò profondamente e alla fine starnutì nella manica del maglioncino per non rischiare di spegnere la fiammella. Sarebbe stata una catastrofe. Doveva rimanere accesa per tutta la durata della lezione di alchimia. Non rientrava tra le norme di sicurezza del campus, ma al diavolo. Quando si alzò dal tappeto lasciò la candela al centro della stanza e infilò un paio di foglie d'alloro in un sacchetto giallo. Poi ci ripensò e ne aggiunse altre due. Alla fine lo mise nella tasca della giacca e corse in direzione dell'aula per arrivare giusto in tempo. L'insegnante le chiuse praticamente la porta dietro le spalle.
Grazie nonna. Ascoltò con attenzione le parole della St. Johnes stringendo la mano intorno al sacchetto nella tasca. Era la prima lezione pratica e doveva fare tutto per bene. Niente fretta. Concentrazione. Quando sentì l'insicurezza tornare strinse più forte il sacchetto e si obbligò a mantenere la mente lucida. Sfilò la mano dalla tasca della giacca solamente quando arrivò il momento di andare. La passaporta era un medaglione con il simbolo dell'ouroboros, apparentemente immobile, ma in eterno movimento. Era quello che ripeteva sua nonna,
"Non lasciarti ingannare, niente rimane fermo, le cose cambiano continuamente, il vero potere non è dominarle, ma riuscire a cambiare con esse". Osservò il serpente per qualche secondo, un altro messaggio della nonna? Sperò vivamente che fosse così, in fin dei conti le aveva già dato tutti i consigli possibili mentre era in vita, il trucco era ricordare quello giusto al momento giusto. Quando finalmente decise di infilare il medaglione sentì il comune strappo all'altezza dell'ombelico. Il suo corpo si contrasse e accartocciò per passare attraverso lo stretto passaggio interspaziale e alla fine si preparò per l'atterraggio. Assecondò la caduta piegando le ginocchia così da non opporre troppa resistenza alla forza di gravità e poi sfruttò la posizione per rimettersi in piedi. Tutto okay. Un po' di nausea, ma la ruota della fortuna continuava ad andare a suo favore. Quel pensiero l'aiutò ad afferrare la calma quando arrivò il momento di
guardarsi attentamente intorno. Avrebbe dovuto capire velocemente dov'era e cosa la circondava. Qualsiasi informazione sarebbe potuta tornare utile.
Un bravo alchimista deve sempre conosce l'ambiente, giocare d'anticipo e usare l'astuzia. St. Johnes lo ripeteva spesso. Niente di più facile. Più o meno. Melanie prese un respiro profondo prima di seguire il giovane rampante Boy Scout che si mosse per primo. Ad occhio e croce era un tipo indipendente e autocratico, accento inglese, sicuramente serpeverde. Gli avrebbe potuto consigliare un paio di infusi utili per rilassare il suo ego, ma probabilmente lo avrebbe preso come un insulto invece di una disinteressata offerta d'aiuto. Insomma, in poche parole sarebbe stato inutile. Dopo pochi passi il motivo per cui erano lì fu chiaro. Dovevano recuperare dei dobloni con il simbolo di Mercurio. Lo conosceva grazie al corso di astronomia a Salem. Adorava le stelle e adorava la magia e la simbologia legata ad esse. Secondo i testi che aveva letto l'aspetto di quel simbolo non era affatto casuale. Mercurio è il simbolo della riflessione. I pensieri passano attraverso la mezzaluna e arrivano nel ventre del simbolo, un cerchio, dove le idee possono maturare e accrescersi, come dei piccoli feti nella pancia della mente. Senza quel periodo di riflessione sarebbero solo dei sussurri nella mente e morirebbero nel silenzio. Invece il simbolo di mercurio termina con una croce equilatera, indica che i pensieri una volta elaborati possono essere messi all'opera. L'insegnante cercava di dirgli qualcosa.
Riflettete e non agite d'impulso. Ecco il messaggio. Involontariamente Melanie annuì con decisione, più rivolta a Lilith che alla piccola figura fluttuante. Quando il boy scout si avviò verso sinistra lei rimase ferma ad osservare la lucina fluttuante.
"Perchè siete venuti qui?". Avrebbe ascoltato con attenzione la risposta, probabilmente non le avrebbe dato nessuna informazione utile, ma voleva conoscere i fatti, sapere com'erano andate le cose, ricostruire tutte le vicende che avevano portato a quel momento. Una volta che la fiammella avesse terminato di parlare le avrebbe fatto una seconda domanda.
"C'è qualcuno, o qualcosa a difesa dei medaglioni? Perchè immagino che se li prendessimo il padrone di casa penserebbe che li stiamo rubando, no? Al posto suo non ne sarei troppo felice". Quando le avesse risposto avrebbe annuito e poi sorriso,
"Va bene, cercherò di trovare i dobloni, augurami buona fortuna" concluse con un occhiolino, si diresse come deciso dal boy scout verso destra.
Avrebbe osservato con attenzione il corridoio, avanzando con estrema accortenza.