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Myles Marlowe21 y.o. - clumsy - sheet - aestheticStop pretending life doesn't terrify you.
CODE&GRAPHIC BY HIME. -
.©ari chase22 y.o.studentCi sono già milioni di cose che premono sotto la pelle e lasciano un prurito che chiede di essere tolto via, di essere grattato e soddisfatto insieme al fremere di dita che si agitano con quella sensazione che carica le ossa. È sempre così, per lei, è sempre quell’eccitazione di fondo perché è tutto così nuovo da non avere altro che mille e mille promesse che si fiondano una sull’altra per essere afferrate al volo. È una città enorme, quella, una città che si allunga in ogni direzione e si carica, o forse è solo lei a sentire quella scossa vibrante che si agita nell’aria come fosse un invito a premere di più i passi sull’asfalto per farli diventare una corsa sfrenata che asciuga i polmoni. È sempre stata lei quella a buttarsi nelle cose, quella che ha sempre preso tutto e senza farsi problemi, che nel nuovo e nello sconosciuto ha visto miriadi di mondi possibili lasciandosi andare a flussi invisibili come fossero una musica in sottofondo a chiedere solo ai piedi di muoversi a ritmo. È un po’ anche per quello che alla fine sono un match perfetto,perché si equilibrano fra di loro, perché se lei è pronta a prendere sfide e novità fra le mani come fossero carburante, Myles ha bisogno di una stabilità che si allunghi e li trattenga con i piedi per terra. Il che è un bene e lo sa, il che è esattamente quello che le serve a non perdersi un po’ troppo facilmente fra milioni di cose senza mai arrivare a nessun punto. Il che è anche un po’ il motivo per cui è lì, il corpo che si muove mentre si alza sulle punte e torna a terra con i talloni in un movimento perpetuo che accompagna il collo che si stira, di tanto in tanto, allungandosi per cercare fra troppe sagome quella che conosce da sempre e potrebbe riconoscere anche a chilometri di distanza. È contenta che sia con lui in quella nuova avventura, quella così diversa da tutte e che ha un sapore dolce sulla lingua, un pizzicore appena, come una pagina che viene girata per proseguire in un capitolo lunghissimo che forse, forse, è il primo di una nuova parte. Sorride di più quando lo vede da lontano, si appoggia del tutto ai talloni scuotendo la testa ancora prima che arrivi, lasciando che sia un moto che è fintamente arrabbiato per un ritardo che, sotto sotto, si è aspettata perché alla fine è sempre così ed è sempre lui, una di quelle costanti che è bello avere ferme nella vita. «Va bene, va bene. Per questa volta ti perdono ma mi offri una birra come penitenza» arriccia appena le labbra in uno schiocco di lingua sul palato, stringendo la mano a pugno per colpirlo non davvero, ma imprimendo le nocche piano sulla spalla mentre si aggiusta lo zaino con l’altra mano. Neanche lei ha ancora disfatto la valigia, questo è da dire, ma la sua è solo una pigrizia che non è neanche quello, piuttosto un sovraccarico che le impedisce di pensare di sprecare tempo a togliere vestiti per impilarli in un ordine che, tanto, durerebbe solo qualche giorno prima di essere il solito ammasso caotico. «Neanche io se è per questo, ho deciso di adottare la tecnica “la disfo man mano che mi servono le cose”, che secondo me è perfetta» infila il telefono in tasca scostando le auricolari dall’orecchio, lasciando che pendano dal collo mentre piega la testa di lato per guardarlo ancora. «Allora, andiamo? Ho trovato un posto che sembra molto carino, l’ho segnato su map, un’applicazione utilissima che dovresti provare mr non ho assolutamente idea di cosa sia il senso dell’orientamento».
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.©ari chase22 y.o.studentSono sempre stati un po’ agli opposti, anche se poi non troppo, o forse è solo che lo sono nel modo giusto, quello che non allontana ma unisce e sa essere conforto e sicurezza. Alla fine lo sa che è anche un po’ il fatto che non sia lì da sola a impedirle di essere agitata, a non farle sentire il peso di un oceano enorme a separarla da lembi di terra conosciuti e in cui sa come muoversi. Non è davvero spaventata, perché non sa trattenere l’eccitazione che si apre nel petto in respiri che premono per venir fuori, ma sa anche che c’è un conforto innegabile nel sapere di avere comunque sempre un punto, uno che sia fermo e lì e che conosce, che non è lontano o sperso chi sa dove, ma abbastanza vicino da poterlo afferrare allungano appena la mano. È la loro avventura, in un certo senso, una nuova che corona tutte quelle precedenti, una che deve solo avere il tempo di partire, di infilarsi fra le ossa con la dolcezza di un’abitudine frizzante così che possa sentirla anche lui, dopo essere ambientato fra le sue spire e le sue linee. «Tutta la mia vita non ho fatto altro che allenarmi per scroccarti da bere, non lo avevi capito?» gli strizza appena un occhio, si alza di nuovo sulle punte incurvandosi appena mentre lascia andare un respiro che trascina il suono di un sorriso fra le labbra. Muove qualche passo tenendo i suoi con naturalezza, trattenendo per qualche secondo gli occhi sull’ondeggiare dei piedi come fossero sospesi su un filo a strapiombo sul nulla, un gioco d’equilibrio che lascia andare dopo qualche secondo trattenendo lo sbuffo di una risata fra i denti mentre alza appena le spalle. Lo sa che alla fine ha bisogno di tante piccole certezze, punti saldi che sappiano ritagliare spazi sicuri così che possa sentire sua anche quella città, farlo attraverso piccole cose che può stringere fra le dita come fossero tesori inestimabili. «Per quello secondo me ci conviene puntare più lontano dal centro» alza appena lo sguardo mentre mette un piede di fronte l’altro prima di spostare di nuovo gli occhi su di lui con un’alzata di spalle. È più probabile trovare un punto che possa avere quello stesso aroma lontano dalla frenesia di un città che brulica di vita, che non sembra sapersi acquietare neanche per lasciare un piccolo spazio che sappia essere un ritaglio leggero. «Ho visto che ce ne sono davvero tanti però, quindi non dovrebbe essere un problema» gli sorride appena di più mentre stringe le mani sulle cinghie dello zaino, tirandolo un po’ su in un moto che è solo espressione di movimento. «Vedrai che alla fine sarà tutto molto figo, ci si deve solo ambientare un po’, trovare il giusto ritmo e cose così».
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.©ari chase22 y.o.studentQuella è davvero la notizia. Se il problema di quella città è un grigio caotico e impersonale, lo stesso non può dirsi di tutta l’America, un posto enorme pieno di spazi che si aprono come fossero oasi in mezzo al cemento. Il pensiero di poterli raggiungere con una macchina si fa sorriso sulle labbra mentre trattiene appena l’aria, girandosi con uno scatto verso di lui. È una sequela di pensieri che già arrivano alla testa, spingono scenari in cui possono spingersi per non sentire più nessuna costrizione, per trovare posti che siano un rifugio o una fuga se mai ne avranno bisogno. O solo l’esplorazione di posti nuovi e immersi nel verde, nella natura sconfinata di montagne ed alberi che possono ospitarli per qualche giorno in una tenda ed in un silenzio che in qualche modo porta con sé l’odore di casa. È difficile nasconderlo quando il volto le si illumina e si lascia andare ad un passo che più simile ad un salto che altro. «Sei serio? Cioè, davvero?» preme una mano sul braccio voltandosi con uno scatto per mettersi di fronte a lui mentre continua a camminare all’indietro, girando ancora mentre alza un pugno al cielo con fare scenico. «Tua madre è la migliore, dico sul serio. Ma ci pensi una macchina? Hai idea di tutte le cose che potremmo fare con una macchina?» alza le mani al cielo tirando le braccia prima di farle ricadere ai fianchi fermandosi solo un secondo per aspettare che siano di nuovo fianco a fianco prima di riprendere a camminare. «Ci sono tipo moltissimi posti in cui dobbiamo per forza andare appena la hai, ma veramente troppi» è proprio quello che ci vuole ad entrambi, può sentirlo con la precisione di una scarica che sa di elettricità fra le ossa e la scuote in una frenesia che le lascia ancora il sorriso ancorato alle labbra. È quello che ci vuole per assaggiare davvero il sapore di una libertà sulla lingua, perché ci siano tante altre cose per loro, piccole abitudini ritagliate lontane da una metropoli che possano essere un conforto da stringere insieme. «Sai che facciamo? Appena arriviamo al pub iniziamo a scegliere un po’ di posti in cui poter andare che so durante le vacanze. Posti in cui possiamo campeggiare, sì?» torna a guardarlo portandosi i capelli dietro le orecchie senza neanche provare a nascondergli l’elettrizzazione che ha nello sguardo al solo pensiero, perché alla fine sa che anche a Myles l’idea piacerà quanto a lei..