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TheFedIvan.
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©cornelius batesGli occhi sembrarono addolcirsi tutti d'un colpo, mentre si concedeva di assorbire nel suo io più profondo la paura negli occhi di Rayon. Rimase ancora un istante ad osservarlo, occhi negli occhi come fanno i gatti, sperando di essere il vittorioso che non ha ancora distolto lo sguardo. Un sorriso delicato sulle labbra, mentre con una mano scivolava a carezzare i bordi dei lividi sul suo volto, sentendo l'elettricità provocata dal dolore fargli fremere le membra. Un tacito movimento, aveva fatto passare le dita sul suo corpo come se lo stesse studiando, come si fa con gli animali da rivendere al miglior offerente.
Camminano con lentezza in direzione del loro tugurio. Non del suo, del loro.
Ha un brivido incontrollabile nel sentire quella parola "loro", come se appartenesse ad entrambi, come se l'avessero costruito insieme, come se fossero una coppia. E se, da un lato, sapeva che non poteva in alcun modo permettersi di continuare e continuare a portarsi dietro lo spaventoso fantasma del defunto Cornelius, sapeva anche che quello non era altro che un silenzioso palliativo di un boccone più grosso che non sapeva raggiungere. Che non poteva raggiungere, che non voleva essere raggiunto.
"Se non hai fatto niente di male non dovresti avere paura", aggiunse, sorridendo prima di baciare la sua fronte sudata, dopo avergli spostato quelle piccole ciocche di capelli dal viso. Aprì la porta, facendolo entrare per primo come l'educato e galante gentiluomo inglese che era sempre stato. "Dopo di te."
“
“A mind not to be changed by place or time.
The mind is its own place, and in itself
Can make a heav'n of hell, a hell of heav'n.”.