New York. Solo il nome mi faceva tremare di gioia. Non avevo mai pensato in modo concreto di poter lasciare la mia famiglia, ma quando si era presentata l’occasione, l’avevo colta. Londra stava iniziando a starmi un po’ stretta, o meglio, l’atmosfera che si era creata era diventata pessima per me e partire era stato davvero una soddisfazione. Pensavo di andare a studiare all’estero, ma non avrei mai creduto così lontano e men che meno avrei mai creduto di andare proprio a Brakebills. Sembrava quasi un sogno, che diventava realtà. Mamma e papà avrebbero voluto che partecipassi più attivamente alla vita babbana, ma quando si erano accorti che non era proprio il mondo per me non avevano insistito, e questo lo apprezzavo davvero tanto. Anche se non avevo le idee chiarissime sul futuro non significa affatto che volessi studiare nelle scuole babbane e andare all’Università lì: In effetti sarebbe stato complicato rimettersi in pari e ottenere una laurea che non mi interessava. Al contrario la magia, che ormai era diventata una parte integrante della mia vita, era una cosa che volevo coltivare e continuare a studiare, in attesa di arrivare ad un lavoro tanto ambito e tanto sudato. Ero ambiziosa, confusa ma ambiziosa, questo lo riconoscevo. E non lo ero solo in ambito scolastico, con me stessa lo ero sotto punti di vista: Con la danza classica ad esempio, che nonostante non praticassi più da tempo, non avevo mai abbandonato veramente. Giorno dopo giorno, anche ad Hogwarts, mi esercitavo, nelle piccole cose, sotto lo sguardo vigile delle mie compagne di stanza che mi guardavano decisamente stranite. Anche sotto il punto di vista fisico ero severa: Ragion per cui mi ero decisa ad uscire di casa per andare a correre. Central Park era la prima - e l’unica a dire la verità - metà che mi era venuta in mente: Avrei sfruttato l’occasione non solo per un po’ di sano jogging ma anche per conoscere meglio una piccola parte della città, a me completamente sconosciuta. Mi gettai una rapida occhiata intorno: Diverse persone accompagnate da auricolari o da altre persone, correvano, altre preferivano camminare, altre ancora ne approfittavano per uscire con il proprio cane. E poi c’ero io: Sprovvista di ogni tipo di tecnologia che non fosse il telefono, e sprovvista di ogni tipo di compagnia. Per fortuna per me non era mai stata un problema la solitudine, anzi, quando ero da sola tendevo ad essere molto più produttiva del solito: Dopo minuti che sembravano ore - in effetti era passata giusto un’oretta - rallentai il passo, per riprendere un po’ di fiato; Ero leggermente fuori forma, e avevo poco fiato. Portai una mano sulla fronte per coprirmi dal sole e guardare meglio lo schermo del telefono, quando senza neanche guardare andai a sbattere contro un ragazzo: La mia caduta a terra era davvero inevitabile. Ma posso essere così sbadata?
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