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Sebastian / Seth

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    Sebastian Knight
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    "Che freddo, meglio coprirsi oggi" pensò Sebastian mentre si metteva una tuta molto semplice per andare a fare un po' di jogging a Central Park. Il lavoro e le scartoffie causate dagli incidenti recenti lo stavano uccidendo. Erano mesi che indagava e non c'era nessun tipo di azione per il momento rendendo la cosa estremamente noiosa. Aveva fatto qualche appostamento e aveva dovuto riferire agli uffici, come al solito, una noia tremenda per lui.
    Sapeva che la sua cerchia non avrebbe avuto problemi mentre andava ad allenarsi, sperava in poche intrusioni, sperava che, come suo solito, di poter staccare il cervello per un po'.
    Correre era essenziale nel suo lavoro, passava più tempo a correre che a fare altro, correre e lanciare magie, correre e interrogare gente, correre e oblivare la gente prima che possa farsi troppe domande.
    Correre ed ogni settimana avere mal di testa perché la procedura prevedeva oblivazione obbligatoria. E per il suo poco tempo libero? Correva. Non gli era mai piaciuto come si muoveva il suo cugino Aaron, lui era il grande atleta e il grande pallone gonfiato, era solo lui il grande in famiglia secondo lui. Sebastian faceva il suo nell'NMSF e non aveva problemi con nulla e nessuno. Correva e Correva un passo dopo l'altro mentre pensava ai tempi andati, al quodpot ad Ilvermorny, l'incidente, la spalla che dal tempo si era rinforzato. Gli mancava il volo, il brivido della velocità, l'essere in aria e volare velocissimo il Senso di libertà pura. Corse ancora e vide una faccia conosciuta, era un giocatore, un Vip come Aaron, Seth Jaheem, dei NY Giants. ai tempi dell'università erano usciti forse un paio di volte insieme, durante il periodo del Quodpot con Aaron. Non sapeva cosa fare, doveva andare a salutarlo, magari una battuta?
    Fece uno scatto e lo raggiunse. "Seth! Seth!" provò a fargli cenno di fermarsi. Nel caso non si sarebbe arreso e avrebbe affiancato l'atleta dicendogli "Sebastian Knight, ricordi? Eravamo nello stesso anno ad Ilvermorny, uscivi con mio cugino Aaron! Posso correre con te?" non stava andando troppo veloce e non aveva avuto problemi a raggiungerlo, un allenamento con un professionista non sarebbe stato un problema per lui.
    Sperando che lui avesse risposto nel caso Seb avrebbe poi chiesto "Come va? Come sta andando la stagione?" sapeva che giocava, era nei Giants "Cazzo conosco una celebrità"

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    30 y.o.
    E' tutto un rigirarsi di informazioni e gesti controversi questa permanenza a New York che pare la città in cui il mondo della fama viene potenziato in ogni propria caratteristica negativa, in cui è la finzione ad essere accentuata in regole che siano scritte o meno ma che di certo risultano ferree. Perché può uscire prima ancora che il sole sorga per correre in un parco come era abituato a fare da ragazzo ma non può comunque evitare la presenza di sguardi o fotocamere, perché gli è stato chiesto di non indossare un cappello o indumenti che lo renderebbero irriconoscibile ma il marchio di una squadra che lo ospita con orgoglio, perché non deve risultare come se abbia paura della stampa, come se volesse sottrarsi ad essa quando è solo un po' di tranquillità che cerca in un orario in cui ancora può evitare di essere assalito dalle folle. E anche i suoi pensieri a riguardo sono incoerenti, perché sa di essere inevitabilmente attratto da un successo che lo insegue da tutta la vita e allo stesso tempo è conscio di non saperlo gestire, di non essere fatto per sorrisi finti e frasi rapide che possono risultare scorbutiche di fronte a chi lo avvicina senza davvero interessarsi ad altro che alla sua fama crescente.
    Ed è per questo che vedendo un volto conosciuto si ostina a procedere senza nemmeno voltarsi, che scappa da un passato che potrebbe tenerlo ancorato in una situazione che ormai è obbligato a definire spiacevole, semplicemente perché non è mai stato capace di sopportarla. Si sente leggermente colpevole nell'ignorarlo mentre è costretto a vedere, con la coda dell'occhio, labbra muoversi per pronunciare il suo nome quando non potranno raggiungerlo veramente al di là delle cuffie che gli tappano le orecchie. Ma poi il contatto diventa inevitabile quando Sebastian Knight gli si avvicina e lo costringe a liberarsi della musica per immergersi in una vita reale dalla quale è in continua fuga pur senza saperne il vero motivo.
    «Knight! Certo che mi ricordo.» Ma procede nel correre anche con lui al suo fianco, evitando di soffermarsi troppo su un volto che ha rimosso per molteplici motivi, oltre al fatto che non appartenga più al suo mondo. Perché Sebastian apparteneva ad un gruppo più ampio di persone, un insieme che per lui ha smesso di esistere quando la sua ammirazione nei confronti di Aaron si è trasformata in competizione, poi in velato disprezzo.
    «Benone, ancora primi in classifica. Non lo senti tuo cugino?» E lo sa che non dovrebbe alludere a lui con una nota celata di astio nella voce, non quando sono compagni di squadra di nuovo dopo tanti anni e i media stravedono per un'accoppiata che sembra essere vincente.
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    Sebastian Knight
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    Era un mucchio di domande ovvie, ma sapeva che non poteva permettersi troppo con Seth, era effettivamente strano che gli avesse risposto anche se Sebastian era stato un bel po' noioso a riguardo. La menzione piccata di suo cugino, con cui Seth era compagno di squadra, era abbastanza attesa.
    "Non ha tutti i torti ma stavo solo cercando di socializzare" pensò mentre correva dietro l'atleta. "Certo che lo sento, ma di solito Aaron reputa il suo ego un miglior compagno di conversazione" rispose ridendo.
    Sapeva che non poteva fare altro se non parlare di ovvietà, era passato così tanto tempo e lui era letteralmente così famoso da doversi vestire in anonimo per non essere beccato dai media. Altro motivo per cui era a quell'ora a correre con central Park praticamente deserto. Non era la prima volta che si era trovato a parlare con una persona occupata, era ormai diventata un'abitudine, ma non gli era stato chiesto di andarsene, quindi non si sarebbe fatto problemi a continuare.
    "Oltre a fare faville sul campo come va?".
    Era davvero interessato a cosa passasse per la testa a qualcuno che era nella stessa posizione di Aaron ma con un po' meno ego del cugino. Seth gli era sempre sembrato sotto sotto un bravo ragazzo, e non voleva andare contro una celebrità.
    Era difficile parlare se non interpellato, era troppo abituato agli ordini e troppo abituato a quella terrificante fretta che metteva new york, in più le indagini sugli ultimi avvenimenti, c'era davvero bisogno di sistemare un po' di cose in quel periodo.
    "Hai sentito degli ultimi episodi di violenza? Vorrei il tuo parere a riguardo, come celebrità e come ragazzo che sotto sotto mi è sempre sembrato uno con la testa sulle spalle, per quanto ho potuto vedere" il suo tono si fece più cupo, sapeva di rischiare molto in quel momento, ma voleva il suo parere. Voleva un parere esterno alle solite voci che aveva in testa e che sentiva tutti i giorni.

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    30 y.o.
    È il riflesso di un istante quello che lo porta a sorridere in risposta a parole più affilate di quelle che si sarebbe aspettato di sentire. È una smorfia appena che gli incurva le labbra nel sentirsi un po' meno solo, nel sentirsi compreso da chi come lui è considerato uno dei fortunati a poter circondare tra lavoro e vita privata il campione in carica. Eppure le belle sensazioni provate ad Ilvermorny sono ormai sepolte sotto strati da apatia indotta dall'incapacità di comprendere come gestire la fama, sono ricordi lontani e irraggiungibili, quasi difficili da comprendere. Per questo è più facile non soffermarsi su niente di tutto ciò, scavalcare ogni dubbio con sfacciata apatia e lasciarsi trasportare da una gelosia celata tra sorrisi di circostanza e frasi preparate dalla notte prima. È quello che fa per le interviste o le conferenze stampa, perfino prima delle apparizioni in televisione o ad eventi affollati, ma con Sebastian Night, all'alba e in un parco di New York, pensa di non avere davvero niente di pronto da dire.
    «Niente di impressionante. Non ho molto tempo per la vita privata e tendo a passarlo tutto con mia sorella.» Anche se i giornali sembrano dire il contrario, sottolinearlo giorno dopo giorno con foto e avvistamenti che non sono sinceri come le parole che ha appena pronunciato. In fondo niente lo è, o almeno niente riesce ad essere esattamente come appare, tanto meno le voci di una sua possibile frequentazione con Diana Gallows o le fotografie con qualche misteriosa ragazza lontana dal suo mondo. Allora la sua vita sembra molto più interessante di come lui stessa riesca a vederla e forse è proprio quello il punto, lo scopo di chi sa stringere con certezza tra le mani qualcosa di guadagnato ma completamente sconosciuto, qualcosa che dovrebbe imparare a fare ma che gli sembra ancora troppo lontano.
    «Non fai il giornalista, vero?» Forse dovrebbe conoscere la risposta, forse dovrebbe semplicemente saper riconoscere una domanda disinteressata e non confonderla con la richiesta di una dichiarazione, ma in fondo non è mai stato un problema mostrarsi un po' al di sopra dei suoi coetanei, e allora è meglio risultare sgarbato e non rischiare di infrangere qualche stupida regola del successo.
    «Scusa è che non posso fare dichiarazioni ma insomma... ho letto qualcosa, mi sembra una bella merda. Sono un po' preoccupato, soprattutto quando non sono con Jude.»
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    Sebastian Knight
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    Stavano ancora parlando, cosa che rendeva Seb molto più tranquillo, la possibilità che il ragazzo avesse effettivamente qualcosa di migliore da fare rispetto a lui era molto alta ed il fatto che non lo avesse ancora mandato a quel paese lo era ancora di più.
    La sorella era sempre stata importante per lui, forse la sola di cui Seth sentiva di potersi fidare davvero. La famiglia, alcuni dicono che ne esiste una di sangue e una di scelta, molti di questi pensano che la seconda sia quella vera, l'altra solo una coincidenza astrale e del tutto casuale.
    I rapporti che si hanno con gli altri, con la famiglia di sangue sono essenziali a modellare chi troviamo come famiglia di scelta.
    Sebastian aveva purtroppo trovato una famiglia di sangue rigida e una famiglia di scelta altrettanto trovata casualmente e a tratti più invasiva della prima. I dubbi su un possibile coinvolgimento di Sebastian con i media lo lasciarono interdetto.
    Si lasciò scappare una risata. "IO? Un giornalista? Maddai, proprio non ci riuscirei a fare il giornalista, mi avresti già visto in giro" lo guardò poi seriamente, cercò con quello sguardo di fargli capire che stava scandagliando la sua anima. Poi non resistette e tornò a ridere. "No, non sono una sanguisuga di informazioni, sono un agente, MACUSA" fece un respiro, non poteva dire cosa faceva in modo preciso, ma avrebbe. Sperava gli credesse, ma nel caso sarebbe stato pronto a dimostrarlo al bisogno.
    "In realtà o dei colleghi che ci stanno indagando, ma mi piace avere il parere di qualche civile, e capiti a puntino, era una cosa che ci sta tenendo abbastanza sulle spine, non ne capiamo la natura, non ne capiamo i motivi e la cosa, oltre a non avermi fatto dormire mi ha fatto uscire ad allenarmi così presto stamattina" Fece un respiro, la corsa iniziava a farsi sentire e stavano ormai facendo il giro di central park da un po' "Quindi no, per quanto il tuo parere sia per me interessante, non mi servono dichiarazioni ufficiali e se mi servissero mi servirebbero poco", Sapeva bene quanto fossero semplici e tutt'altro che utili le "dichiarazioni ufficiali" dei vip, non potevano sbilanciarsi, dalle dichiarazioni ufficiali uscivano solo un gran mucchio di ovvietà, e a Sebastian le ovvietà davano solo fastidio. "Delle dichiarazioni ufficiali dei VIP mi sono sempre fatto poco in realtà, tendete a dare sempre un colpo al cerchio e uno alla botte, Quando sento quelle parole so per certo che da lì in poi saranno ovvietà pronte a non incolpare nessuno o a diffamare una vittima evidente. Scusami, mi sono lasciato prendere dalla frustrazione, di solito non capita, e non capita nemmeno che approccio un conoscente" Era stressato e si poteva vedere, ma sapeva di poter provare ad abbassare la guardia, forse, con lui poteva fingere di permetterselo.

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4 replies since 10/12/2019, 22:23   179 views
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