Dancing and Blood

Kali/Cornelius | Giugno 2019

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    È solo uno stralcio di conversazione che hai colto smuovendo passi che con lentezza si sono avvicinati a parole sfuggite da labbra che forse avrebbero dovuto chiudersi con più rapidità, ma è abbastanza per capire che lì c’è qualcosa su cui puoi mettere le mani. Che ci sono persone che sono sfuggite ai tuoi occhi anche quando gli occhi di Bast vedono tutti, e non si possono permettere di farsi sfuggire neanche uno di quei dettagli che come sangue incrostato si aprono sulla pelle di una città come New York e sanguinano marciume in ogni suo istante di vita. Lo sai, tu come lo sa Bast, che lingue taglienti come quelle di due uomini che scambiano merce sottovoce al tavolo di un bar di un Hotel come quello sono elementi di un disegno che non possono essere in alcun modo ignorati. Così lei si avvicina, con quel passo che è ferino e dentro nasconde la potenza di un abbraccio letale, come tutti quelli che all’interno di quell’Hotel sanno celarsi fra le fronde di alberi velenosi per imbracciare armi solo quando nessuno li guarda. Anche quei due uomini che sai chi sono, fanno parte di un branco di lupi che New York sente ma sembra non voler guardare, come succede a tutti sempre nel perdersi fra i riverberi di luce che i grattacieli immani della metropoli riflettono tra uno e l’altro, raccontando di vite spezzate nel mezzo, vite private della loro libertà, vite che senza il trattenere di una pistola sulla coscia come fai tu ora, non potrebbero resistere all’andamento feroce e furioso di un palazzo fatto di carte già insanguinate come quello in cui abitano lupi con il pelo chiazzato di perdite. E tutti le possono contare su di se, perdite immani che si aprono inclementi ovunque per raccontare storie di vita amara da mantenere salda così che gli altri, quelli come te, Kali, e come Bast, non possono appropriarsene per farla diventare amara merce di scambio. Prendi posto sullo sgabello accanto a quello dell’uomo di cui conosci il nome, conosci la nomea, conosci il titolo e il peso che sulle spalle porta i racconti di quartieri malfamati, di rifugi in cui cercano asilo criminali di bassa fama come lo potevi essere tu prima di incontrare la tua morte e il suicidio della tua anima. Incroci le gambe sotto il bancone, allungando le braccia per fermare gomiti sulla superficie e trovare l’attenzione del barista con uno sventolio della mano «Un Manhattan, merci» lo lasci andare come un sibilo tra le labbra, prima di voltare il capo a guardare Cornelius Bates lì, di fianco a te, e un sorriso sfila lì inclinato appena ad acuirsi nell’angolo «Vuoi condividere quello che resta del tuo drink con una donna annoiata?».


    Continua da qui...



    Edited by hime. - 12/4/2020, 13:09
     
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    Cornelius Bates ▾ Sebastian Moran

    What immortal hand or eye / Could frame thy fearful symmetry?
    In what distant deeps or skies / Burnt the fire of thine eyes?

    Rimasto immobile, ad osservare il silenzioso muoversi dei fianchi di Riley che, con flemmatica lentezza, si allotnanavano da lui. Lontano, sempre di più, come il suo tocco sulla sua pelle, come i suoi occhi sul suo volto. Una stretta dolorosa cingeva con violenza il bicchiere vuoto che si ritrovava a stringere come se stresse stringendo il collo di quell'uomo.
    Un sospiro pesante, quasi affranto, abbandonato nelle nocche che si sbiancavano contro il vetro.
    Irraggiungibile. Ecco cos'era. Non poteva essere altro che irraggiungibile e questo gli provocava un disgusto infinito.
    Non poter controllare, macchinare, guidare i gesti della gente che gli si interfacciava come sapeva fare perfettamente.
    No, non poteva e questa cosa gli provocava un livello di fastidio così elevato da non potersi nemmeno controllare. "Tu" richiamò la voce del barista, mostrandogli il bicchiere vuoto, prima di sbattere il bicchiere sul tavolo "un altro.", ma mentre il barista si premurava di riempire nuovamente il bicchiere, la sua attenzione si rivolgeva alla donna che, in un sorriso, aveva appena ordinato un Manhattan. Sorrise, rispondendo con un cenno del capo alla giovane che aveva avuto l'ardire di avvicinarsi. La guardò attentamente, assottigliando lo sguardo come a cercare nei meandri della sua memoria i ricordi del suo volto.
    Niente.
    Come poteva venire in mente ad una giovane e bella ragazza come lei di dare a parlare ad un essere come lui. Volse lo sguardo a soppesarla, mostrando come le tre cicatrici che gli deturpavano il volto con malgrazia lo rendessero comunque piacente.
    "Per caso ci conosciamo?"
    Il sonoro del bicchiere di vetro sul bancone davanti a lui, non distolse l'attenzione dagli occhi di lei.

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1 replies since 6/2/2020, 11:06   76 views
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