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Judith e Isaac

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    Judith C.M. Hurler de la Roja
    Non era una brutta giornata, ma il cielo nuvoloso di New York se la faceva da padrone. Avevo da poco preso un appartamento li vicino e stavo aspettando una riposta dal DCMC, per il posto di Hunter. Naturalmente non avevo detto nulla a nessuno della famiglia, e forse nemmeno dopo sarei andata nel dettaglio, troppo pericoloso, ma cosa fai, e tante altre inutili discussioni che non avevo assolutamente voglia di sentire. Avevo viaggiato tanto anche per quello, non solo perchè per me viaggiare era come l'ossigeno, ma per imparare di più sulle culture e sugli ambienti. Ripensai all'appartamentino e al fatto che Baghi si fosse ambientato senza troppi problemi, quel cane a volte mi creava un sacco di problemi, ma sembrava che avesse capito la serietà della cosa, e quindi si stava comportando egregiamente. Deviai di qualche isolato e lo andai a prendere decidendo di portarlo a Central Park, visto che abitavamo li vicini. Lo lasciai correre libero e mi sedetti sotto un albero fumandomi una sigaretta. Ero nervosa, ma non sapevo il motivo, c'era da dire che non era proprio un periodo semplice, tra ennesimo trasloco, una prospettiva di lavoro, e lettere mandate senza ricevere risposta. Avevo per il conto dei giorni. Se ne era andato, non sapevo dove ma lontano da me, in giro per il mondo a seminare figli. Mi mancava qualcuno con cui liberarmi dei miei pesi, e poter parlare liberamente. I miei altri fratelli erano sempre li pronti a parlare, a discutere e a bere sopratutto, ma non erano lui.
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    Edited by Meh• - 3/4/2020, 11:43
     
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    scusami il ritardo, ho avuto dei problemi e non ho avuto molta voglia di scrivere, ma ora eccomi, risponderò puntuale da adesso in poi!

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    Isaac Hurler
    13/2/2020
    Ama la vita più della sua logica
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    Il via vai di persone a New York è sconcertante. Sarà colpa della luce grigia di quel giorno, o dell’inquinamento della metropoli, o forse semplicemente per lo stile di vita che si conduce in quel tipo di città, tuttavia le facce che si susseguono ad ogni angolo d’incrocio sono tutte uguali. Forse la colpa è di Manhattan, sono tutti impegnati a fare carriera, lavoratori ambiziosi fatti con lo stesso stampino. Eppure nel profondo sa che sta semplicemente dando a quella città il volto di una sola persona, una che invece di conquistare la sua libertà decide di inserirsi in un binario precostituito. Forse vuole rendere un servizio all’umanità, è nobile, ma anche incredibilmente stupido. Lo sa, non dovrebbe immischiarsi nella sua vita, ma il senso di protezione che fugge da sempre adesso che è così vicina ha una presa asfissiante. Non vuole farle cambiare idea, o forse in verità è ciò che spera davvero. A volte si dice che vuole solo fare un saluto, ma se così fosse gli sarebbe bastato chiamarla. Ma non può farlo. Non può farlo perché sa che se provasse a parlare delle sue scelte per telefono le sarebbe fin troppo facile svincolarsi dalla sua presa. Spera che vedendolo di persona possa davvero prestare ascolto a quello che ha da dire, sebbene nemmeno lui sappia cosa sia, intrappolato tra due poli opposti che gli impongono allo stesso tempo di ascoltare e di parlare, accettare ed imporsi. Ha scoperto dove vive e adesso è da qualche ora che gira nell’isolato con la speranza di incontrarla per caso, così da non dover bussare alla sua porta e ammettere di essere stato sulle sue tracce negli ultimi giorni, invece di chiedere direttamente a lei dove fosse. C’è un’intesa quasi dolorosa tra il legame e il distacco che gli impedisce di lasciarla davvero libera e allo stesso tempo di irrompere nella sua vita con la forza e la naturalezza che potrebbe avere un qualsiasi fratello. Tuttavia sente che c’è qualcosa di sbagliato in ciò che sta facendo e non vuole cedere completamente a quel desiderio. È tutto troppo confuso. È molto più facile nascondere ogni sotterfugio e cedere al destino la responsabilità di quell’incontro. Alla fine incappa nell’ingresso di Central Park, non è molto lontano dal suo appartamento, né tantomeno dal macusa, a metà strada. Non ci sono molte persone, è quasi l’ora di pranzo, così invece di passeggini e genitori ci sono uomini e donne in giacca e cravatta che consumano panini sulle panchine. Il parco è avvolto nel silenzio, uno di quelli che preannunciano un’apocalisse, il cielo grigio e le sferzate di vento non alleggeriscono quella tensione. Cammina per poco e poi la trova seduta ai piedi di un albero. Il cuore in petto quasi gli scoppia di gioia. Mentre si avvicina i suoi passi sul terreno sembrano risuonare più rumorosi che mai ora che il vento si è fermato. Teme che quel rumore possa distrarla dai suoi pensieri, assorta così appare come un ricordo e in verità vorrebbe davvero che quello fosse solo uno dei tanti pomeriggi a Ilvermorny, ma non indossa la sua divisa e a guardarla bene ormai è tutta un’altra persona. Ha fatto trascorrere tanto tempo, forse troppo, o magari non abbastanza. Si sente in colpa per non essersi fatto vivo più spesso, ma si sente anche in colpa di stare per tornare nella sua vita. Si siede accanto a lei sulla coda del suo cappotto scuro. L’odore di terra bagnata è molto intenso. Non ha idea di come la prenderà e a dire il vero teme la sua furia, ma più si sente insicuro più sul suo viso si allarga un sorriso. ”Ciao, sorellina” mormora cercando i suoi occhi prima ancora di una risposta.
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    Edited by Moonage - 26/2/2020, 12:59
     
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    Judith C.M. Hurler de la Roja
    Si era alzato il vento e il cielo si stava facendo più scuro. Avrei riportato a breve Bag a casa se non fosse stato per l'uomo che si era seduto al mio fianco. Mi voltai lentamente verso di lui, nonsapevo nemmeno io cosa stavo provando in quel momento. Ansia , rabbia, stupore.
    Per quale motivo il mio fratello maggiore era seduta accanto a me in una città che non aveva nulla da offrirgli? E soprattutto come diavolo aveva fatto a trovarmi? Cercai di evitare il suo sguardo ma non ci riuscii, sapevo che i suoi occhi erano li ad aspettarmi come un magnete e lo odiavo per questo. Isaac
    Fu l'unica cosa che riuscii a spiccicare , e non avevo la minima intenzione di dilungarmi ulteriormente, in inutili sproloqui sul perchè fosse li o sul tempo che era passato. Buttai velocemente un occhio Bag e vidi che era a correre beata e spensierata. Non le mancava nulla, aveva un bagno a cielo aperto, spazio per correre, e a volte rimediava anche qualcosa da sgranocchiare. Mi passai una mano tra i capelli e chiusi gli occhi tirando via la sigaretta. I miei buoni propositi durarono veramente poco, volevo sapere cosa lo aveva portato li e cosa aveva combinato della sua vita.
    New York?
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    Edited by Meh• - 3/4/2020, 11:48
     
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    Isaac Hurler
    13/2/2020
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    Il tempo inciampa tra due realtà differenti, si è fermato, ma corre anche freneticamente, ogni respiro aspetta con ansia l’istante successivo, mentre i pensieri tra l’uno e l’altro si susseguono talmente veloci da accelerare ogni cosa. Eppure Isaac rimane calmo, perché gli basta guardare la sua sorellina per essere sicuro che è l’unica cosa che desidera continuare a fare finché rimarranno lì seduti, sotto un albero. Si sofferma con curiosità su ogni nuovo dettaglio del suo viso, modella la ragazzina che era sul volto della donna che si trova davanti e anche se sa che in verità per lui sarà sempre la piccoletta vivace e sveglia che era un tempo, ammette amaramente con se stesso che su di lei si sono posati anni di esperienze senza di lui. In fondo è quello che voleva, è ciò che dovrebbe renderlo felice, Judith sta facendo esattamente quello che tacitamente l’aveva costretta a fare, andarsene in giro per il mondo da sola, sulle sue gambe. Allontana lo sguardo perché quell’ultimo pensiero è un macigno che pesa più di quanto riesca a sopportare. Segue il profilo della natura del parco, l’inverno ha spogliato molti alberi, il verde di chi resiste si è fatto più pallido e un cane solitario scorrazza qui e lì sull’erba bagnata. Dev’essere di Judith a giudicare dal modo in cui di tanto in tanto la guarda, giusto per confermare che lei sia ancora lì. Ha preso un cane. Forse ha avuto una vita più stabile di quanto non possa dire lui. Quasi gli dispiace constatare che lei sia riuscita ad avere almeno un punto fermo. L’idea di doversi prendere cura per la vita di qualcosa che senza di lui non sopravvivrebbe è pura fantasia. È davvero rimasto indietro sulla strada della maturità, ha barattato il sogno di una casa, con la possibilità di provare ancora l’estasi del viaggio e a dire il vero per lui è stato uno scambio fin troppo facile. Anche in quel momento, con la responsabilità di anni d’assenza sulle spalle, non si pente di averlo fatto. New York? Solo una tappa in un tour infinito e a dire il vero crede che sia stato il destino a portarlo lì in quel preciso momento della vita di Judith. Se ci sono punti fermi il suo è quell’istante. ”Avevo del lavoro da fare quindi mi sono detto, perché no? Tornare sui miei passi non è la mia specialità, ma a volte dopo che è passato del tempo, certe cose cambiano abbastanza da darti di nuovo le sensazioni della prima volta”. Sospira prendendo il pacchetto di sigarette che tiene nella tasca dei pantaloni, l’accendino è di un imbarazzante color verde lime, ma ogni volta che ne compra uno più costoso degli altri finisce per fare comunque la stessa fine di tutti, dimenticato. ”Tu, invece?” domanda con il filtro stretto tra le labbra. Cerca di accendere la sigaretta stringendo la fiammella al riparo di una mano perchè il vento non interferisca, eppure è più difficile del previsto, così mugugna contrariato finché non ci riesce. Prende un respiro profondo di tabacco e alla fine espira ”Perché qui a New York?”.
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    Judith C.M. Hurler de la Roja
    Perchè New York? Perchè era un nuovo inizio, un nuovo lavoro, lontano da casa, ma non troppo, lontano da te, che sei mio fratello, l'unico con cui non abbia mai dovuto sforzarmi di essere qualcuno che non volevo essere, tipo con Eleonir. Dannazione siete così diversi tu e quella grandissima stronza. Ma tu no, e poi tu non torni mai su i tuoi passi, ci deve essere altro che ti ha spinto a tornare.
    Inizia a piovere e caccio un grido richiamando Baghi, la quale ti annusa, e poi si avvicina a me leccandomi tutto il viso, rido di cuore e poggio il viso conro il suo muso Andiamo a casa che non mi va di prendere l'acqua, ho appena lavato i capelli e non ho intenzione di farli gonfiare ulteriormente
    Ti guardo velocemente alzandomi, è ovvio che voglio che tu mi segua, ci son tante cose di cui parlare, la mia ultima relazione finita male, un lavoro che mi fa rischiare l'osso del collo.
    Non è lontana casa da qui
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    Edited by Meh• - 3/4/2020, 11:56
     
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    Isaac Hurler
    13/2/2020
    Ama la vita più della sua logica
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    Il tempo peggiora e l’odore di terra umida si fa più intenso. Il parco sembra deserto e non è difficile immaginare che il tempo d’improvviso si sia fermato in attesa della pioggia. Trova meraviglioso il modo in cui tutto si calma poco prima di una tempesta. Non importa se è per mare, o in una grande città, tutto si zittisce nella fretta di mettersi al riparo. Lui non ha mai avuto paura di bagnarsi, è piuttosto il genere di persona che cammina senza ombrello e si aspetta l’incontro di una vita mentre la pioggia lo infracida. Ascolta il silenzio che si accompagna solo al fruscio del vento, aspetta che Judith gli dia una risposta. In quell’attesa legge dell’ostilità, ma forse è solo una sua impressione, i sensi di colpa gli fanno credere che lei abbia qualcosa da biasimargli, un freno che le impedisce di aprirsi. Ma forse Judith è solo incerta, d’altronde è sempre stata istintiva, ha sempre fatto le cose perché sentiva di volerle fare, senza porsi domande. Lì sotto il cielo grigio, in quell’attimo ovattato nel tempo, strappato ad una routine che si è trasformata in un’eccezione imprevista, trovare una ragione per cui è lì, a New York, potrebbe essere più difficile del previsto. Non sa se il destino centri davvero, di sicuro ha qualcosa a che fare con le coincidenze e la ragione per cui è lì ancora dibatte dentro di lui per trovare una forma. Per il momento vuole solo sapere perché, ma forse Jude non sa dargli una risposta. Chiama il suo cane, Isaac si lascia annusare una mano. Sorride appena per la circospezione con cui l’animale si avvicina timoroso, incerto, poi lo vede tuffarsi tra le braccia della sua padrona, farsi elargire grattatine dietro le orecchie. Finalmente Jude parla, cambia argomento, probabilmente non ha trovato una risposta valida, o almeno una che abbia voglia di condividere, così ignora con disinvoltura il suo interrogativo per mettersi in moto. È così che fa da sempre, l’azione vince sul pensiero, quando il pensiero è troppo complesso per essere afferrato con razionalità pratica. Sarebbe facile dire che è a New York per una proposta di lavoro, ma forse c’è qualcosa di più, o peggio ancora potrebbe non voler condividere quel dettaglio, perché non vuole che si preoccupi, o non vuole che s’immischi, non vuole dover spiegare i motivi per cui ha preso quella decisioni, o teme che lui non sia d’accordo. Dopo anni che non la vede si rende conto che le ragioni per cui l’aveva lasciata andare per la sua strada sono ancora lì, intatte. Si prende troppe libertà nella sua vita. Si rimprovera silenziosamente. Decide che non dirà niente sulla sua scelta di diventare agente, si promette che non cercherà di farle cambiare idea anche se è dannatamente pericoloso e ha la terribile paura che le accada qualcosa mentre lui è lontano, distratto da piaceri della vita effimeri, quelli che d’altronde gli piacciono di più. Si sente un idiota superficiale. Si issa in piedi con uno scatto imprevedibile di energia, deciso ad alleggerire quella tensione che fino a quel momento gli ha dato la sensazione di volerla soffocare. ”Ottima idea! È il tempo perfetto per un Piperita Patty, grappa alla menta, cioccolata calda e crema di cacao fondente. Si tratta di un cocktail che ho imparato a fare in svizzera, è una goduria” commenta pulendo la terra dalle mani. Jude è già in marcia e Isaac la segue accelerando appena il passo per portarsi di fianco a lei. Si stringe nel cappotto infilando le mani nelle grosse tasche niente di personale, ma fa sempre più freddo. ”Ovviamentea patto che tu abbia tempo da dedicare al tuo fratellone a lungo disperso. Non vorrei intralciare i tuoi piani per il pomeriggio, anche se è giusto che tu sappia che sono di ottima compagnia, sono una specie di celebrità al Cairo. Nessuna festa si può definire tale se non sono ancora arrivato io. Per non parlare del fatto che ho ottimi argomenti di conversazione, ad esempio lo sapevi che struzzi e zebre per avere una maggiore protezione, passano molto tempo insieme: gli struzzi hanno una vista acutissima, un udito relativamente buono ma un olfatto scarso. Le zebre, invece, hanno un ottimo udito e possono sentire l'odore dei predatori da lontano, mentre la loro vista lascia molto a desiderare. Insieme, zebre e struzzi sono ben equipaggiati per individuare il pericolo. L’ho imparato da una guida molto ubriaca durante un safari e potrei essere stato o non essere stato io a passargli gli alcolici. Era una gita fuori stagione, eravamo praticamente solo io e lui, e sono abbastanza sicuro che un leone ci abbia guardato in modo strano…” a pensarci bene aveva rischiato la vita più spesso di quanto avrebbe desiderato ammettere, ma d’altronde suggerire che forse era stato considerato un pranzo per un grosso carnivoro della savana poteva esser un buon modo per intavolare una conversazione sull’argomento “rischiare la vita e modi per farlo” e arrivare alla fine a parlare del suo lavoro.
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    Judith C.M. Hurler de la Roja
    Parlava, parlava, e continuava a parlare di cose che aveva fatto in giro per il mondo, delle lodi che aveva ricevuto in questo o in quel posto, ma a me non importava. Non volevo essere cattiva dopo tutto quel tempo, mi sentivo frustrata, e gli occhi pizzicavano, ma mai gli avrei dato la soddisfazione di piangere.
    Era nervoso, quando parlava così tanto era nervoso, come lo ero io. Mi era piombato tra capo e collo come se ci fossimo visti poche settimane prima. Ma non era così, in quei anni avevo studiato, mi ero innamorata, avevo chiuso una relazione, iniziate altre più fugaci, cambiato casa, sopportato quella stronza di nostra sorella, Visto Marcus fare delle cose assurde per cercare di tirarmi su il morale.
    Eppure tu, che sei sempre stato il mio punto di riferimento, il mio porto sicuro, non c'eri a goderti tutto questo, a vedere i miei progressi, a celebrarli con me.
    Arrivammo a casa e gli intimai di togliersi le scarpe prima di fiondarmi in cucina e aprire il frigorifero e tirare fuori della Coca - Cola e il rum, le proprorzioni quando mi preparai il drink, non erano le più giuste, visto che la Coca Cola era praticamente inesistente. Poggiai le mani sul banco della mia piccola e stretta cucina, cercando di prendere un lungo respiro. Mi voltai verso di lui guardandolo dritto negli occhi.
    Ero emozionata, delusa, felice e triste allo stesso tempo. Stavo per crollare e di certo non volevo fare davanti a te.
    Lavorerò come agente DCDM
    Avevo risposto alla sua domanda, sapevo che si sarebbe arrabbiato, che si sarebbe infastidito, ma aveva perso il diritto di dirmi che era pericolo, che era sbagliato, che non potevo. Tornai a nascondermi dietro la chioma di ricci che da sempre mi avevano caratterizzato, che mi avevano fatto distinguere dalla massa, ed ora mi proteggevano come un piccolo scudo, anche se sapevo di non potermi nascondere ulteriormente.
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    Edited by Meh• - 3/4/2020, 11:57
     
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    Isaac Hurler
    13/2/2020
    Ama la vita più della sua logica
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    Ha un ottimo aneddoto sulle rane, ma non fa in tempo a cimentarsi nel tema degli anuri che arrivano davanti casa di Judith. È stata taciturna per buona parte del tragitto e così Isaac ha finito per riempire il silenzio ed evitare l’imbarazzo di trovarsi a non sapere come giustificare quella distanza che adesso sente tra di loro. Non può non pensare che se Judith lo volesse le cose potrebbero essere esattamente identiche a com’erano ai tempi di Ilvermorny. Eppure è abbastanza chiaro che non è quella la direzione in cui si stanno muovendo le cose. Rimpiange di non averle fatto un cenno da lontano al parco dandole la possibilità di corrergli incontro e saltargli tra le braccia. Sarebbe stato decisamente più facile. Ma forse sta solo sperando che le cose fosser più facili. Con Judith le cose non sono mai quello che sembrano, anche se è indipendente, fin da piccolina aveva un mondo interiore, nascosto e sconfinato, di emotività che avvolte si confondevano, se voleva davvero recuperare il rapporto doveva fare i conti con i pezzi che si era lasciato dietro. Vorrebbe avere un modo per quantificare quanto grave sia la situazione, solo per sapere come comportarsi. Non ha idea se sia infuriata con lui, o se in fin dei conti comprenda le sue scelte, è fin troppo brava a nascondere la rabbia dietro un contegno che richiama perfettamente quello della madre. In quel momento in effetti le somiglia molto. La segue con lo sguardo mentre fa titubante i primi passi all’interno del suo appartamento. È accogliente, semplice, ma anche nella sua semplicità sembra attentamente raffinato, la rispecchia a dire la verità. Quando glielo chiede si toglie svelto le scarpe, sembra un soldatino sull’attenti. Quando si rimette in piedi si sistema meglio i jeans sgualciti, cerca di rendersi il più presentabile possibile anche se la polvere dei viaggi che gli si è depositata addosso gli sembra più visibile che mai. Si sente trasandato e anche incredibilmente fuori luogo, come se uno come lui non addicesse ad una casa come quella. Finalmente Judith riemerge dalla cucina, fuori un tuono fa tremare appena le finestre. Lo spicchio di grigio che s’intravede tra i palazzi da tutta la sensazione che sarà uno di quei giorni in cui è piacevole stare in casa con una pizza e la persona che si ama. Fortunatamente è già a metà della lista e anche se Judith non lo sa è dannatamente contento di essere lì, specialmente in un momento come quello. Prende il bicchiere che gli porge allungando una mano senza muoversi troppo, come se bastasse occupare meno spazio possibile per essere il meno inopportuno possibile. Prende un sorso e quasi finisce per strozzarsi quando Judith conferma tutti i sospetti e gli confessa di avere tutta l’intenzione di lavorare come agente per il dcmc. Tossisce grattando la gola che brucia, il jack nella coca è più di quanto si aspettasse, quel dettaglio non ha facilitato l’impresa di mandare giù il sorso. Solleva il bicchiere e lo osserva accigliato, ”Sorellina, se ci dai dentro in questo modo di primo pomeriggio, non so come arriveremo a fine serata” ride imbarazzato lanciandole, di sottecchi, un’occhiata incerta, perplesso all’idea che sua sorella sia tanto alta di gomito, sospettando a dire il vero che il rum e cola serva per mandare giù più facilmente quell’incontro. ”Ma immagino che ci servirà tutto l’aiuto possibile” ammette buttando giù un altro sorso abbondante. Quando finalmente riemerge e si asciuga i baffi sulla manica del cappotto, inspira profondamente, annuisce e si guarda intorno. ”Lo sai che tu puoi fare tutto quello che vuoi, Dio, quelli del dcmc sarebbero solo fortunati ad avere una come te al dipartimento”, buon inizio, anche se frenarsi è quasi praticamente impossibile. Indugia qualche istante prima di arrendersi alla domanda successiva, cercando di fingere un’aria del tutto disinvolta, ”L’hai detto a mamma e papà?” chiede alla fine, agitando appena il contenuto del bicchiere ”Come l’hanno presa?”. .
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    L'ennesimo tuono scuote i vetri del piccolo appartamento, e scuote anche me. Non amo i tuoni mi hanno sempre fatto paura, e lo sai. Come sai che tutto questo Rhum mi serve per prendere coraggio, per affrontare qualcosa a cui non ero decisamente preparata. Mi ero quasi abbituata alla tua non presenza, al fatto che fossi sparito del tutto dalle nostre vite.
    Gli ho detto che ho iniziato a lavorare al Ministero, non hanno fatto troppe domande
    Sai come sono mamma e papà, basta che io stia bene, e che abbia un futuro felice. Non me la sono sentita di dirgli effettivamente quale sarebbe stato il mio compito, le mie mansioni, anche perchè non ne ho tutt'ora idea. Non so nemmeno cosa voglio ora, se non buttarmi sul divano e sapere cosa effettivamente ci fai qui.
    Uso semplice cenno con la testa pre dirti di seguirmi in salotto sul divano, dove mi siedo e prendo una coperta tirandomela letteralmente sopra.
    Per quanto rimarrai a New York?
    Mi interressa sapere se potrò condividere nuovamente con te pezzi della mia vita quotidiana, perchè forse è proprio quuella la cosa che mi è mancata di più,avere qualcuno con cui parlare, con cui condividere anche le più minime cose.
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    Edited by Meh• - 3/4/2020, 11:58
     
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    Il fatto che i suoi genitori non avessero chiesto niente lo lasciava un po’ basito, ma in effetti non ne era sorpreso. Per loro la grande capitale della magia poteva sembrare già un grosso traguardo, lavorare per il governo li doveva aver mandati in brodo di giuggiole. Non che la cosa non fosse in effetti un successo. Anche lui ne era orgoglioso, però c’erano dei dettagli tecnici che non riusciva a sottovalutare. Il fatto che lei sembrasse non volerne fare affatto menzione tuttavia non gli dava grande campo di agibilità, o metteva lui in tavola l’argomento, o Jude avrebbe continuato a sorvolare sulla cosa come niente fosse. La osserva spostarsi di nuovo nel salottino e così la segue senza aggiungere altro. Il fatto è che trovare il momento giusto per parlarne è complicato, per non dire quasi impossibile senza rischiare di scatenare la furia della sorella. Magari dopo qualche bicchiere sarà più incline alle sue obiezioni. Non è esattamente una mossa coraggiosa, ma potrebbe essere la più efficace. Così rimanda annegando in un secondo sorso del rimedio a cui ha deciso di affidarsi, come coraggio liquido raccolto in un bicchiere. ”Beh scommetto che sono piuttosto orgogliosi” mormora tornando nel salotto. Jude si limita ad affondare nel divano e avvolgersi in una coperta. A guardarla così rilassata quasi gli passa la voglia di impelagarsi in problematiche conversazioni sulle scelte di vita della sorella. L’apparente possibilità di rilassarsi e lasciar perdere però viene messa in discussione dalla domanda successiva. Incredibilmente le cose si stanno facendo complicate anche da sole. Isaac si siede sul divano accanto a lei tirandole via un lembo della coperta per allungarla sulle gambe. Poggia i piedi sul tavolino per mettersi più comodo sul divano. ”Beh qui sembra carino” non è che gli venga molto altro da dire, i suoi sproloqui finiscono per affondare come il titanic quando si trova davanti la realtà dei fatti. Non ha idea di quanto tempo rimarrà. ”Di certo rimango fino al matrimonio di un mio amico. Si sposa tra poco in una villa extralusso. Dovrò fittare uno smoking e fare il pinguino per una giornata intera, ma mi conosci, per gli amici questo e altro. D’altronde l’altruismo è la mia terza migliore qualità, dopo il fascino e l’umiltà, ovviamente”, rivolge a Jude un sorriso d’intesa. Lo sa perfettamente che non è la risposta che voleva, ma scherzarci è il modo più facile per evitare conversazioni che non saprebbe come portare a termine. ”Però rimarrò tutto il tempo necessario per aggiornarmi sulla tua vita, sorellina. Quindi sarà meglio che ci dai dentro con quel rum, come un vero pirata, perché sarà una luunga notte”, cerca i suoi occhi perché vuole che lo prenda sul serio, anche se ci scherza vuole sapere davvero come stanno andando le cose, ci volessero ore prima di arrivare al punto. Una piccola parte di lui teme che possa mandarlo a quel paese, convinta che non abbia alcun diritto di presentarsi all’improvviso e aspettarsi pure una sessione di confessionale. Allunga una mano per cercare sopra la coperta uno dei suoi piedi, lo stringe un po’ per farle sentire che davvero è lì per lei. ”Voglio sapere come ti vanno le cose”.
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    So di avere una faccia decisamente perplessa, non ti ci so vedere in uno smoking, però ti ci vedo nei fiumi dell'alcol e della festa, perchè un po' tutti a casa siamo delle anime in festa, tranne quella stronza della tua gemella, sono veramente contenta di non avere sue notizie, non l'ho mai sopportata, ma questo lo sai bene, quante volte ci ha diviso nelle nostre litigate furiose?
    Mi avvicinò un po' poggiando le gambe sulle tue, solo perchè la coperta non è abbastanza grande per coprirci entrambi, nonostante Bag ti guardi ancora con sospetto, non ti conosce e non capisce perchè tu sia effettivamente così vicino a me quando è sempre stata abituata a vedermi da sola, Sono abbastanza contenti, li ho sentiti lo scorso fine settimana
    Ed è vero, sono contenti che abbia un posto mio dove stare, anche se casa mi manca a volte, mi manca lo stare tutti insieme a fare grandi mangiate in giardino, o semplicemente sentire i racconti di mamma davanti il camino, eppure siamo tutti cresciuti, ognuno di noi per la propria strada senza dimenticare da dove siamo partiti.
    Ma la mia vita è decisamente tranquilla in questo periodo, ho preso questo bellissimo appartamento, con me c'è Bag che mi fa compagnia.
    Sono andata alle cascata del Niagara prima di trasferirmi qui, anche perchè non so se avrò tempo per il momento per ulteriori escursioni. Quindi per il momento la mia vita va discretamente bene.

    Bevo un'altro sorso di quel intruglio che ho preparato poggiando la tazza a terra, inizio ad avere fame, anche se non so che ore sono, il tempo sembra come bloccato. Devo essere onesta Isaac, faccio fatica a capire perchè tu sia qui in questo momento, nonostante tu mi stringa il piede, mi sembra di averti così distante, ma la colpa è mia che mi sono isolata da tutti, facendo fatica a rapportarmi con qualsiasi essere umano che non sia io.
    codice role © <a>!


    Edited by Meh• - 3/4/2020, 11:59
     
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    Allunga le gambe di Jude sulle sue ginocchia. Quella familiarità scioglie buona parte delle sue preoccupazioni, gli piace come le cose siano cambiate. L’appartamento, il cane, loro due sul divano. Potrebbe diventare una nuova normalità per un po’, qualcosa che rifarebbe molto volentieri. Ha passato buona parte degli ultimi cinque anni in hotel da quattro soldi e quando ha finito per non permettersi più neanche quelli in una tenda accampata in giardini pubblici e insediamenti sotto i ponti. Non si può dire di aver vissuto fin quando non si beve della grappa con dei rumeni intorno ad un fuoco acceso in un cassonetto della spazzatura. Probabilmente in quelle notti ha dato via buona parte della sua capacità polmonare intasando gli alveoli con combustibili volatili che sfidano ogni norma di sicurezza ambientale. Prende un altro sorso di rum mentre ascolta il breve resoconto di Jude sulla sua vita. Un riassunto pragmatico e piuttosto veloce, che suggerisce una certa reticenza nel condividere informazioni personali con lui. Forse non è arrabbiata quanto si aspettava, d’altronde ne avrebbe avuto tutte le ragioni, ma può scommettere che provi un sottile astio che ha finito per erigere un muro tra loro. Una reazione passivo aggressiva che ha ereditato tutta da sua madre. C’è da dire che è una tecnica che ha raffinato incredibilmente, in quel momento le permette di conservare una certa superiorità morale lasciando intendere allo stesso tempo un distacco emotivo che grida ”hai deciso tu di sparire per anni, non ti sorprendere se ti tratto da estraneo”. Tuttavia Isaac ha imparato a non affrontare di petto questo genere di atteggiamenti, non solo perché ha passato praticamente tutta la vita ad evitare litigi con sua madre e la sua gemella, ma anche perché i trascorsi gli hanno insegnato che non c’è modo di uscire vincitore da un’eventuale discussione con le donne della sua famiglia. Così continua a bere sperando che l’alcol attenui gli spigoli del loro rapporto. ”Beh va tutto bene quindi, io non posso dire esattamente lo stesso. Ho scoperto che andare in giro per il mondo a fare fotografie non ti arricchisce particolarmente. Forse è ora che mi sistemi un po’. Che stia in un posto e cerchi di rimpolpare le mie finanze. Magari potrei lavorare per un po’ per un giornale, o qualcosa del genere” non ha ancora un piano ben definito, in verità è un’idea che gli è venuta in mente solo in questo momento, che ha colto persino lui di sorpresa. Non avrebbe mai scommesso sarebbe rimasto in una sterile metropoli americana, ma d’altronde i piccoli e flokloristici insediamenti che ha amato di più, sono poveri sobborghi arabi e qualche paesino cinese, nessuno dei quali è abbastanza ricco da permettersi di spendere per qualcosa di futile come le fotografie artistiche. ”Potrei persino esporre qualche lavoro in una galleria se dovessi trovare qualcuno che apprezza le mie fotografie. Mi piacerebbe fartele vedere un giorno, se ti va, così decidiamo insieme quali proporre”. Non è poi un’idea così malvagia ora che ci pensa, non ha mai fatto questo lavoro per la notorietà, tuttavia farsi conoscere sarebbe un ottimo modo per vendere, sebbene ovviamente non faccia fotografia per soldi, ma se serve per pagare un affitto è disposto a rinnegare le sue tendenze democratiche e abbracciare il più bieco capitalismo.
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    Sono certa che la mia faccia abbia una faccia indecifrabile, per un decimo di secondo, ma poi sorrido, come non facevo da tempo. Anche se, razionalmente, mi sembra tutto così strano. Tu fisso in un solo posto? Che decidi di sistemarti? Questo per me è veramente strano. Sei un' anima che ha sempre viaggiato e girato il mondo cercando di scoprire ogni sua più piccola sfaccettatura, ed ora decidi di stabilirti qui, a New York. Una piccola parte di me, si chiede se non sia a causa mia questo voler rimanere, e forse un po' ci spero.
    Sai che adoro le tue foto Isaac
    Le tue foto sono sempre state per me la possibilità di vedere aspetti di un mondo che non ho mai avuto il coraggio di esplorare fino in fondo, che mi sono limitata ad osservare con i tuoi occhi, nonostante ami viaggiare non mi sono mai immersa dentro una cultura, dentro delle usanze come hai fatto tu, mi sono limitata a fare da spettatrice.
    Sarei la persona più felice del mondo nell'averti qui, ma ti si può veramente legare ad un posto? Non riesco a cosa darei per godermi di più tutto questo e rilassarmi finalmente. Poggio la testa sulla tua spalla come facevo anni fa sentendoti parlare di questo o di quello, e me lo godo quel attimo di familiarità che ci troviamo a godere.
    Rimani per cena?
    Mi sembra stupido chiedertelo, forse perchè ho paura di non saper accettare un no come risposta, magari hai da fare, amici da incontrare, cose da celebrare, o semplicemente non vuoi e hai bisogno di stare distante da quella che è la tua famiglia. Però ci spero in un si, voglio sapere cose degli ultimi posti che hai visitato, nonostante tu abbia provato a raccontarmele prima, ma ero troppo arrabbiata per poterle sentire, per poterle gustare come meritano di essere gustate quelle storie così ricche di dettagli che solo tu riesci a raccontarmi.
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    Isaac Hurler
    13/2/2020
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    L’espressione di Judith è eloquente. Nemmeno lei crede che possa riuscirci davvero, però sarebbe stupido non provarci almeno. Cosa che finirebbe per rimproverarsi, perché ora come ora l’unica cosa che vuole è passare un po’ di tempo con lei. Forse è passato il tempo in cui scappava solamente. Forse adesso può riuscire a starle vicino e credere di poter essere amici. D’altronde sono cambiati entrambi e sono cresciuti, recuperare la vecchia sintonia non vuol dire per forza riaccendere certe sensazioni. Abbassa lo sguardo cercando di non pensarci. Torna piuttosto a contemplare l’idea di rimanere ed esporre alcuni suoi lavori. Non si è mai soffermato troppo sulle proprie fotografie, se non per riappropriarsi di certe vecchie emozioni. A volte si perde in alcuni dettagli più intensi di altri, ma bastano anche dei colori particolarmente intensi, o i lineamenti di un viso corrugato. Il fatto di dover improvvisamente mostrare a qualcuno i suoi lavori e lasciare che li giudichi è quasi una bestemmia. Potrebbe rivelarsi più difficile del previsto, anche se incredibilmente più redditizio che vendere fotografie a riviste di viaggi. Cerca lo sguardo di Jude mentre parla dei suoi lavori, giusto per avere la certezza che sia sincera, anche se in verità non ne dubita, ma così forse è più facile per lui crederci. ”Grazie, è bello sentirselo dire. In più se dovessi essere io a scegliere quali presentare non ci riuscirei, ma apprezzo i tuoi gusti, quindi se mi dai una mano mi faresti un grosso favore”. Manda giù il fondo del bicchiere, così lo lascia sul tavolino davanti il divano. Il rum gli riscalda lo stomaco, ma in verità si sente stranamente ubriaco, come di felicità. Ha il cuore che sfarfalla e un sorriso che non gli si toglie dalla faccia. ”Ma certo che rimango per cena! Anzi ti dirò di più io devo rimanere per cena perché c’è un’altra cosa che ho bisogno mi aiuti a fare, cioè scrivere il mio discorso da testimone. Pensavo di riguardare quattro matrimoni e un funerale per prendere ispirazione. Che ne pesni?”.
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    Sembra quasi di essere tornati alla normalità, e me la faccio andare bene. Una cena e un buon film, che poi Quattro matrimoni e un funerale non mi sembra proprio il film più adatto per scrivere il discorso di un testimone, ma pienamente in linea con te, e con quello che potresti dire, quindi annuisco ridendo prendendo il telefono per ordinare la cena, non ho voglia di cucinare e poi non ho chissà cosa nel frigorifero.
    Cinese, Sushi o Hamburger e patatine? E non ti azzardare a propormi cose strane come Eritreo o Turco che l'ultima volta non è andata benissimo
    Scoppio a ridere, ricordandomi di quella serata in cui eravamo andati a mangiare con tutta la famiglia ed era finita che tutti avevamo dei dolori di stomaco allucinanti, solo lui non si era sentito male, abituato a mangiare schifezze di tutti i tipi, a causa dei suoi viaggi.
    Prendo il telecomando e glielo passo mentre mi metto a spulciare sul telefono, cercando un posto decente dove ordinare.
    Tieni cerca il film dovrei averlo salvato
    Potrei sembrare distratta ma sono ben attenta, cercando di imprimere nella mente ogni singolo istante, perchè per quanto Isaac possa dire di voler rimanere, non l'ho mai saputo immaginare fisso in un posto, con legami stabili.
    Io non facevo testo, il nostro era un legame reso instabile dalle convenzioni sociali che agli occhi del mondo lo rendevano così sbagliato, e che ha finito per allontanarci pur di non essere esasperati da quello che provavamo. Perchè ero certa, non ero l'unica a provare quelle cose.
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