Ramblin' Man

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Che presa a male tornare in questa merda di università. No, sul serio. È tipo una sprangata di ferro sulle gengive, tipo mazza chiodata in purissimo acciaio inox. Proprio per essere scuri che è una roba che da fastidio. Ma che dobbiamo fare, purtroppo questa è una città di omertosi dove ogni giorno succede qualcosa ma sempre tutti io non ho visto niente, che considerando la densità di popolazione o sono tutti ciechi come le talpe, o stronzi in culo. Io opto per la seconda. E quindi non è che posso dire “no, che schifo” solo perché questo lo dobbiamo pescare dentro quell’inferno sceso in terra che chiamano Brakebills. Ed è certo anche che quello che deve entrare sono io, perché insomma la prima e ultima volta che questo posto del cazzo è stata quando ce le siamo date di santa ragione e non è che abbiano gradito poi più di tanto. E vabbè. Che ci dobbiamo fare, è un lavoro del cazzo ma qualcuno dovrà pur farlo. Quindi, olè, immersione nei ricordi che mi sarei davvero volentieri risparmiato, a passo svelto neanche pensassi di potermi beccare la lebbra a starci troppo qua dentro. Che forse è pure vero, magari sono diventato allergico. E soprattutto, penso di essere allergico alla gente del Canpus, o loro a me, non lo so è che Peyote e perle di saggezza non vanno d’accordo con quelli che studiano qua, a parte Ray che grazie a Dio esiste se no mi sarei probabilmente cimentato a spararmi con una pinzatrice il cranio. Magari ad una certa riuscivo a lobotomizzarmi così. Quindi la missione è facile. Bussare, un paio di cazzate del tipo ciao sono Caiden, uno studente qui e sto mandando avanti una ricerca sulla Magia Nera tralasciando che sono studente solo fino alla fine del semestre che, ahhaha, non completerò neanche se iniziano a pagarmi per ogni secondo che passo qui dentro. Ti dispiace rispondere a qualche domanda mia e del mio collega? È proprio qui fuori blablabla, chi se ne frega. Voglio solo uscire da qui dentro alla velocità della luce e tornare fuori, nella libertà priva del prurito che mi da questo posto. Cazzo è un film horror ad occhi aperti. Per quello prendo un respiro quando rivedo quella grandissima faccia di eh di mio fratello, aspettando bello paziente che faccia anche lui le sue magie e, wow, il tipo parla e parla un sacco. Il che è mitico, onestamente, visto che appunto mi cito: questa è una città di omertosi. Però, insomma. Cioè. Ora. Non è che voglio dire che sono un grande esperto, anche se certo la mia esperienza, quella sul campo mica le cazzate che dicono là dentro, me la sono fatta. Ma insomma. Non penso avessimo bisogno di Einstein, qui, per sapere che quello che, riporto dai giornali, hanno incontrato in una delle dimensioni, cose, sticazzi, di Corruzione non fossero di questo piano. Eh no, giura. Ma sorrido, anche se un po’ tirato forse, un po’ sarcastico, che poi mi chiede se siamo esperti in criptidi e, ok non ne ha idea lui, però dai è tipo una situazione ironica di quelle belle. «Beh» lo marco un po’ questo beh, perché insomma, sto cercando di non darmi alle battute e fare il serio. Giuro. «Possiamo saltare la parte di ovvietà inerente a creature di altri Piani visto che è stato appurato che eravate in, beh sì un altro piano» mi ricordo che devo essere una persona affabile, e penso di avere carenza di nicotina. Sì, è sicuramente quello. Sorrido un po’ di più, infilando la destra nella tasca per tirare fuori le sigarette e sfilarne una per accenderla, prendere un gran bel tiro e respirare fuori il tiro. Guardo un po’ intorno, anche se no, purtroppo non mi aspetto ci siano tracce quando è passato tutto questo tempo e cose come quesa non è che stanno ad aspettare a noi. «Studiamo le Dimensioni Corrotte, e proprio sorte di fenomeni come questo di Dicembre. Stiamo sviluppando una teoria sulla stabilità della Dimensione Ombra» lo dico premendomi il filtro fra le labbra, prendendo un altro tiro che allungo nei polmoni. Me la sono studiata, la cosa, perché a dove stare qua fermi non è che possiamo sparare cagate casual che tanto poi leviamo le tende e chi si è visto si è visto. «Quindi diciamo che ci siete entrati ed usciti così, normalmente, giusto? » ripenso anche a quello che mi ha detto Morgan quando è venuto a raccattarmi proprio in quel college di merda, quando “camminando” si è trovato nella Dimensione Ombra. E insomma, se due più due fa quattro e tutte le cose che m ha detto in merito sono corrette, qua c’è gatta da pelare. «C’è un’intera fetta della Magia Nera che conta sulle manipolazioni, tu non hai avuto esperienze simili? Che so, cambi emozionali più menati su cose come rabbia o comunque emozioni negative?»

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Lezione numero uno sulla Magia Nera: fa schifo. Okay, magari specifico: fa davvero schifo. Non è che la odio in sé, sinceramente non me ne può fregar de meno, è che odio esattamente questo, ovvero il fatto che è dotata di una cazzimma immane che, se usata contro delle persone, beh è una vera merda. In oltre, appunto per me: un cazzo di registratore per la prossima volta. È utile, sopratutto quando sono tante informazioni e ci si deve soffermare su altre mille cose, fare un passo indietro, uno in avanti, aspetta torniamo su quest’altra cosa. La verità è che sento l’infinita urgenza di trovare un modo di mettere le mani suoi rapporti dell’NMSF e DCMC che, sicuro come la morte, qualche nozione l’avranno tirata fuori. Credo. Spero. Che diamine, è il loro cazzo di lavoro e, se non altro, ci sono i resoconti di quello che hanno trovato qua con le dovute percezioni al tempo. Un po’ mi maledico di non esserci venuto casualmente a dicembre, ma ero molto certo del mio ostinarmi con tutta la puttanata del vita normale e beh, venire a indagare su una cosa del genere mi sembrava un po’ troppo oltre la bella storiella del giovane universitario. Mannaccia a me. Comunque. Schematizzando la cosa: paure, nozioni piuttosto personali, l’entrata alle fogne sbucata dal nulla, materiale chitinoso, influenze negative leggere e un cazzo di casino. Ecco cosa abbiamo, un bel cazzo di base. Però lo guardo, giusto qualche secondo, prima di tornarmi a fissare un po’ intorno come se potessi davvero trovare qualche indizio anche se no, palesemente no. Il fatto che si siano accorti di essere usciti e non entrati è qualcosa, il fatto che le influenze non fossero così pressanti dovrebbe dire qualcosa, perché insomma, quella merda non è così clemente, non se parliamo della vera e propria dimensione ombra che ha un po’ quel simpatico vizio di fotterti il cazzo di cervello. Ma sono più interessato onestamente allo sfiancamento con le paure e le cose personali, molto personali stando a Tyson, quindi insomma, che cazzo voleva qualunque cosa fosse quella che c‘era dietro e che, evidentemente, era di una materia chitnosa? Ah, bella domanda, peccato che di solito quando c’è un attacco di Magia Nera del genere le motivazioni alla base sono folli e schizzate come lo sono quelli che, beh, attuano le cose. «Posso chiederti cos’era su cui stavi facendo questa ricerca?» prima domanda, prendo un tiro dalla sigaretta, e cerco onestamente di rimettere in ordine i pensieri. «E poi erano reali, intendo i ragni e le altre cose? E anche: avete incontrato un mago? Insomma, c’era qualcuno dietro che tu sappia?» lo so che quei bastardelli dei corrotti possono metter su allucinazioni come se si trattasse di mangiare caramelle, anche se no, non mi aiuta a capire come cazzo facesse, di qualunque cosa si trattasse, ad avere queste informazioni su di loro. Anche una stupidissima paura dei ragni, per dire, non è una cosa che puoi sapere così a buffo a meno che non ci fai, che so, qualche roba di pisichica o comunque qualche incantesimo di qualche sorta sopra, no? Eh chi lo sa. La verità è che si sa sempre troppo poco della corruzione, e ancora più vero penso proprio sarebbe carino andare a chiedere a qualcuno di loro una volta che avremmo tratto qualche conclusione, così giusto per non impazzire del tutto. Anche se continuo a pensare a quei bellissimi, meravigliosi e fantastici rapporti, e a quanto vorrei metterci le mani sopra.

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Mi sposto abbastanza in fretta, fermando la sigaretta sulle labbra, per sporgermi sul diario. Un po’ mi viene sempre da benedire tutti quelli che hanno cose del genere, anche quando insomma non sono dei cacciatori. Che ogni tanto me lo scordo che non è una cosa che fa solo gente come noi, e che magari esistono altre persone che, boh, che ne so hanno bisogno di segnare tutto da qualche parte. Benedetto ragazzo, anche se a essere onesti ci sto capendo un po’ poco di questa faccenda. Voglio dire, è un po’ sempre così quando alla fine andiamo in giro a chiedere informazioni a chi non è del mestiere, quando poi si ha a che fare con uno che palesemente è un curioso la situazione degenera. Preferisco sempre i discorsi brevi e concisi quando cerco di arrivare da qualche parte, ma non è che ora posso mettermi a dirgli ti prego, solo l’essenziale e pretendere che parli schematico che manco un robot. Dei fatti suoi, a essere onesti, non me ne può fregare di meno, che è già tanto se me ne frega dei miei cazzi privati, figurarsi quelli altrui. Al massimo posso fottermene di quelli di Morgan, ma non è neanche per una questione del tipo facciamoci i fatti suoi, che insomma anche no, è più un monitorare il suo stato... generale. Ecco, sì. Mica me la sono scordata la chiacchierata che abbiamo fatto quando mi ha portato a beh, casa. Che strano dirlo, anche se solo nella mia testa. «Tranquillo amico non siamo impiccioni» lo dico mentre sto già tirando il telefono da fuori la tasca dei jeans, perché sì, lo so che Morgan è già tanto se ha un telefono qualunque, chiedergli una fotocamera forse è un po’ troppo, tipo aspettare la pioggia nel deserto per piantare due margheritine. Insomma, sì, il compito foto spetta decisamente a me, così la faccio prima di fare di nuovo due passi indietro, ingrandendo un po’ l’immagine per ripassare alcuni pezzi su, insomma, questa cosa. Questa cosa che non mi piace. Questa cosa che grida cazzi amari da ogni punto, angolazione, tutto. E non è che quello che dice mi fa cambiare idea, anzi. Se sono tutte cose vere vuol dire che qualunque cosa fosse, non ci ha messo niente a infilarsi bella bella nella testa della gente, e farci di base un po’ il cazzo che le pareva, ed è onestamente un pensiero... inquietante. Ci sono anche tante cose che non hanno così tanto senso, del tipo se davvero la magia Bianca non aveva nessun cazzo di problema, dove minchia erano. Eh. Immagino che a meno che il giornalista non si sia fatto un po’ di lsd prima di scrivere l’articolo, l’informazione che fosse un piano corrotto deve averla avuta da, beh sì i cazzo di agenti. E torniamo lì, su quei succosi documenti su cui voglio così tanto mettere le mie mani. Cazzo. «Predatori oscuri, meraviglioso» un po’ mi scappa, anche se sticazzi. Il punto è che non penso proprio sia un caso che siano sbucate fuori cose di necromanzia, e quando mai ci sono cose casuali, il che vuol dire per forza che in un modo o nell’altro, non lo so, ci fosse un controllo da parte della cosa. O forse no, ed erano solo lì a bazzicare, ma se bianca sembrava funzionare bene non può di certo essere la fottuta Dimensione Ombra. Che bello quando le cose sembrano andare tutte da una parte e poi invece ahahah no. Voglio quei documenti, ne ho davvero, davvero, davvero bisogno. Quindi me lo segno mentalmente, perché si è una cosa che dovremo cercare di fare. In qualche modo. Non so come. Ci arriverò poi. «Beh, sembra essere stato un vero schifo» la butto lì, un po’ sull’empatia, anche perché, davvero, non ci sto cavando un ragno dal buco. Quindi lancio uno sguardo a Morgan, anche se insomma, a meno che non mi sono perso un piccolo dettaglio fra le informazioni, neanche lui deve aver avuto un lampo d’illuminazione divina che ha improvvisamente spiegato questa situazione rendendola ovvia.

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Eeee, eccolo all’attacco. Sì, non è un’idea brutta quella di chiedere di poter accedere alla sua testa, anche perché, insomma, è il modo più rapido per avere davvero un quadro preciso della situazione, e sicuramente anche per notare magari qualcosa che a lui è sfuggito. Non per qualcosa, ma questa roba io e Morgan la facciamo da tipo, beh, sempre, se non altro da più di un decennio a testa, quindi insomma, abbiamo anche una certa propensione. Alla fine, diventa davvero naturale pensare in un certo modo, e sappiamo anche sempre cos’è che cerchiamo. In questo caso, direi di puntare alle anomalie della cosa, oltre che al resto, ma non è che ho bisogno di dirlo a Morgan perché, appunto, anche lui lo sa. Che insomma, possiamo essere due cretini quanto vogliamo, e Dio lo sa se siamo bravi ad esseri i più coglioni sulla faccia della terra, sopratutto per le cose sospese fra noi due e tutto quello che ci trasciniamo dietro da anni, ma cazzo se siamo bravi in quello che facciamo. Siamo Crain, e penso che conosciamo tutti e due bene la responsabilità che viene da questo nome e, sopratutto, dall’essere gli eredi del fottutissimo Alan Crain. Gli lancio solo uno sguardo quindi, mettendo via il telefono mentre prendo un tiro dalla sigaretta prima di spostare gli occhi sul nostro accademico, che okay, pare ci sta, anche se non mi sfugge la battutina sul nome. Battutina, poi, in realtà è solo un’osservazione, la battuta è quella che mi faccio da solo in testa con un bell’applauso, costringendomi a non alzare gli occhi al cielo e dire a Morgan che deve proprio smetterla con questa cosa dei nomi, perché prima o poi ci metterà in un mare di guai, io me lo sento. Ma lasciamo stare, torniamo al nostro compare, qui, signor Tyson. Okay, chiaramente c’è un problema, anche se è quasi un dettaglio, perché non è che possiamo davvero dirgli tutto, anche perché meno persone stanno con il naso in questa cosa meglio è, meno casino, e forse è anche solo che continuo a pensare che no, non mi piace troppo lavorare con gli esterni, o anche civili, se si preferisce. «Andata» lo dico comunque, con un bel sorriso convinto, anche se poi ne parleremo bene io e Morgan, ma insomma, qualcosa la si può sempre condividere. «Nah, è del tutto fisicamente indolore» lo aggiungo dandogli anche una bella pacca sulla spalla, quasi incoraggiante, perché bisogna comportarsi bene con una persona a cui si stanno chiedendo informazioni e a cui hai appena chiesto di entrare nella testa. Però ho detto apposta fisicamente, perché non è mai bello a livello psicologico emotivo, ma certo conosco cose peggiore. Tipo, buttata lì, svegliarti con uno spettro inginocchiato sullo stomaco che ti fissa dritto in faccia in piena notte. Quello, quello è brutto. «E direi che ce la possiamo cavare, ma se serve sappiamo dove trovarti» mi allontano di nuovo molleggiando appena sulle gambe, lanciandogli un sorriso ancora prima di girarmi verso mio fratello per un secondo. «Beh, andiamo a metterci comodi? Tipo su una panchina» e decisamente non alla macchina, che è sempre un po’ troppo rintracciabile ed è meglio se non la associ a noi.