The Bad in Each Other

JJ/Kali | 29 Dicembre

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    Kālī al-Fārisī-Dixon

    È passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti con queste premesse, nessun conflitto in attesa, nessuna comunicazione da dare, nessuna voglia di urlare o rompere superfici per distruggerci le mani contro. Per un po’ ho creduto che non sarebbe successo più, non così per lo meno, con solo nella testa il risuonare di una vecchia canzone che ricorda memorie andate, non dimenticate perché nonostante le vite diverse e un addio come quello, non sarebbe mai potuto succedere. Che mi dimenticassi di te e di quello che abbiamo avuto. Forse siamo ancora gli stessi ragazzini naive che credono in una libertà promessa, mai potuta sfiorare realmente. Mi sento così adesso, mentre solco le strade di questa città velocemente per arrivare fino al suo centro pulsante, da te. Nel tragitto ascolto le emozioni di persone a cui passo accanto, come un vento rapido che straccia l’ossigeno e ci si infila attraverso, una coltellata che incurante dell’intimità altrui ne ruba sempre qualcosa. Mi scivolano addosso, non mi scalfiscono più adesso che ho imparato ad ascoltare senza viverle tutte dentro, come se fossero malattie che mi uccidono più il cuore che la mente. Penso a quando invece spierò ciò che provi tu, so che avrà un calore diverso e quello, me lo sentirò penetrare sotto la pelle come è successo tutto il resto delle nostre volte, ognuna di esse, anche quando tenevo tutto chiuso per non lasciarmi travolgere. Adesso voglio che tu mi travolga. Ho bisogno di quella sensazione che mi prende per mani e mi porta indietro, quando c’era acqua gelida, sfide da bambini, troppa timidezza per dirci le cose come stavano, ancora prima che tutto finisse a pezzi per via delle nostre decisioni. Non ha più importanza quanto siano state avventate o giuste, o desiderate fino all’inverosimile, o sbagliate, non importa, ormai siamo quello che siamo a questo punto della nostra esistenza e possiamo vivere solo il retrogusto dei nostri ricordi. Non voglio davvero fare niente di brutto, non voglio cercare di riaverti quando so che in fondo so che sarebbe l’ennesima pugnalata che ti rigiro tra le viscere. Non voglio essere quella me stessa che rovina e distrugge tutto. Voglio solo passare del tempo con te ed è forse la prima volta dopo tanto tempo che ho una brama così pura, simile a quelle che avevo quando eravamo a Bonners Ferry e conservavamo idee come queste, pure, di bambini. Mi fermo nel parcheggio sotterraneo più vicino, scivolo tra le strade modificando i tratti del mio volto per non farmi riconoscere e solo quando sono di fronte alla sua porte, a bussare, li lascio liberi di mostrare il viso che ricorda lui. Quello che ho mantenuto per lui e non l’altro, quello che esiste per un’altra persona e un’altra me. Una che non esce di casa di notte per raggiungere un ricordo e tuffarcisi dentro con la malinconia della fine dell’anno. Tengo il casco con una mano, l’altra ricade morbida lungo il fianco, e gli sorrido appena lo vedo. È automatico, non posso farne a meno. «Ehi,» un sussurro, come se temessi di svegliare una città che si avvicina al momento in cui dovrà dormire per altre poche ore.
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    Alcuni addii non esistono veramente, nemmeno se pronunciati infinite volte di fronte a un destino già piegato sotto il suo inesorabile volere. Alcuni puoi giurarli eternamente e non rispettarli mai, non nella stessa città, non quando due vite si intrecciano sempre più intricatamente come se ogni laccio volesse essere risposta e beffa a quel fittizio volere di abbandonarsi per sempre. Crede di averlo desiderato più di una volta, JJ, che Kali uscisse definitivamente dalla sua vita. Lo ha fatto quando il dolore era troppo da sopportare, ogni volta, per quella malsana abitudine ad isolarsi sempre di fronte alle sensazioni così estreme, grandi, importanti, da sembrargli inadeguate per uno come lui. Lo ha fatto sapendo di non volerlo, mai davvero, neanche quando avrebbe implicato il silenzio di tutti quei dubbi, rimpianti, delle paranoie che gli si sono infilate sotto la pelle nel ripensare ad un passato colmo di sbagli ed orrori. Ma alla fine non ha saputo tenere fede nemmeno a quella, di promessa, alla fine non è riuscito veramente a staccare lo sguardo da una luce accecante, eppure calda più di ogni altra che abbia conosciuto. E non è solo adesso, nell'attenderla in una casa che gli sembra sempre troppo vuota, che sa di aver fallito quell'inutile voto, quando Kali sa essere parte di ogni suo giorno anche da distanze reali, ma mai troppo delineate. Non lo sa se sia giusto o sbagliato, o almeno finché non ci sono occhi oltre ad un uscio pronto a spalancarsi che sanno mettere in un rifugio segreto tutti i suoi dubbi. Sa essere solo giusto questo momento, quello in cui trova il suo viso e lascia che la sua immagine riempia una così grande parte della sua mente da dissipare una fitta inadeguatezza. Ha imparato a lasciarsi andare a questa sensazione nel tempo, a conoscerla e a capire quanto fosse una benedizione, invece che una minaccia. A capirla, anche se così diversa da tutte quelle che costellano la sua vita. Perché potrebbe essere strano sentirsi compreso, o almeno per lui, ma non quando ad accogliere le sue emozioni è un'anima che troppe volte è stata in grado di capirlo così, solo ad un primo e rapido incontro.
    «Ciao.» Gli sembra di non aver respirato da quando ha cominciato ad attenderla, fino al momento in cui le sue labbra si aprono appena, istintivamente, nell'ombra delicata e sincera di quello che tante, troppe volte è stato il suo più sentito sorriso. E ci ha pensato, fino a poco prima, se fosse più giusto abbracciarla e cercare un calore lontano o imitare quei gesti più formali a cui sono costretti lontani da quelle mura pronte a custodire altri segreti. Ma sa che anche quel pensiero diventa inutile quando sente mischiarsi istinti, desideri e doveri in una spontaneità non adatta ad altro che a quel momento, ad un gesto semplice che la invita ad entrare senza mostrare le solite ingombranti barriere. «Avevo voglia, comunque... Di vederti.»
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1 replies since 4/1/2022, 19:59   79 views
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