a heart choice

Joel&Rose's home 11:45 pm

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    Se mi fosse chiesto, potrei certamente dire di star vivendo la vita che desideravo. Non ho mai ambito alla gloria o al successo anche se la mia casa a Hogwarts è stata Serpeverde. Sono abbastanza sicuro che sarei finito a Tassorosso se non fosse stato per la rettilo...fonia, si dice così? Forse perché non erano mai solo parole con quelle creature, era una vicinanza di pensiero, di natura se vogliamo. Ho sempre avuto una leggera titubanza nello scegliere cosa fare da grande, anche se fuori non lo davo a vedere, grazie alla vicinanza di Rose e al sostegno che mi trasmetteva Seraphia a cui nulla mi era concesso di nascondere, neanche la più recondita delle emozioni. Ma non perché ne avessi paura, credo di non aver provato più quella sensazione da quando stavo con Rose, quanto piuttosto perché conoscevo in fondo quale fosse la mia indole e qualunque cosa avessi fatto l'avrei fatta per altruismo e non per un tornaconto personale. Era stato questo uno dei motivi fondamentali che mi avevano spinto a declinare l'offerta di mio suocero entrando a far parte della sua azienda, certo non il solo, ma era stato comunque un elemento significativo assieme alla volontà di intraprendere un percorso che fosse più nelle mie corde. E così avevo scelto il M.a.f.i., il connubio perfetto tra azione, adrenalina, altruismo e libertà. Ma ero un soldato semplice e sapevo che per indole ci sarei rimasto. Avrei fatto carriera solo per dare ordini che non compromettessero la vita dei miei sottoposti, ma questo avrebbe significato non essere mai pronto a correre il rischio, a lasciare che vite umane fossero cancellate a causa di un mio ordine. Sarei quindi stato o un capo fragile o una pedina tutta la vita.
    Lo avrei accettato se fossi stato solo come mi sentivo prima di stare con Rose, lo avrei fatto per tenermi lontano da quella parte di me che da ragazzino ha quasi ucciso un ragazzo per vendetta. Ma io non sono più quel ragazzino e la mia vita nel frattempo mi ha dato qualcos'altro e ancor più importante qualcun'altro. Si chiama Maeve, ha appena sei mesi e porta il mio cognome e quello di Rose. Avevo già provato tante emozioni intense in questa vita, ma nessuna e sottolineo nessuna, è stata paragonabile a prenderla in braccio la prima volta. E' scattato qualcosa, senza che me ne rendessi conto, un desiderio impellente di cambiare la prospettiva delle mie azioni, di agire in funzione di quella nuova creatura venuta al mondo, cercata e desiderata da entrambi i suoi genitori. Dell'ultima retata a cui avevo partecipato ne sentivo ancora gli strascichi, ma mi era bastata per prendere una decisione che avevo rimandato ancora per altri sei mesi, non so nemmeno per quale motivo.
    Tuttavia, non ero il tipo da prendere decisioni avventate senza un confronto costruttivo, me l'ero imposto di non essere più quell'impeto di istinto che tanto mi aveva fatto bene, ma che tremendamente si scontrava col pragmatismo che mi avevano insegnato all'addestramento. Era stato il giusto comportamento di un ragazzino troppo spesso vittima di sé stesso, ma ora c'era bisogno di un uomo capace di porre il giusto tempo alle cose, ponderare bene le proprie scelte perché da esse dipendono le vite di chi amiamo.
    Feci un profondo respiro, dopo aver poggiato la bambina nella culla accanto al nostro letto. Avevo preferito che fosse dal lato mio perché fossi il primo ad alzarmi lasciando che una Rose più esausta potesse concedersi un ristoro maggiore. Dal canto mio tornava utile il mio passato da musicista amatoriale, anche se di nascosto da Rose cantavo spesso sottovoce alla bambina auld lang syne, questo perché nonostante fosse un brano scozzese, aveva pur sempre insito un lato malinconico e triste. Eppure non c'era nulla di più efficace di un paio di strofe per farla addormentare. Secondo me le ricordava il motivo che spesso ascoltava quand'era ancora nel grembo di Rose, ma erano solo congetture alle quali non prestavo mai particolare attenzione. Funzionava per farla addormentare e tanto mi bastava.
    Chiusi piano la porta, raggiungendo il soggiorno. Trovai Rose intenta a leggere un libro nonostante la tv fosse accesa per quanto a basso volume. Mi sedetti scostandole piano il volto dal cuscino per averlo sopra le mie gambe e avere la sua testa a portata di mano. Non c'era nulla più efficace di un grattino quando si doveva parlare di qualcosa di più serio. Era un ottimo espediente per farla mugugnare un po' in attesa di farla sobbalzare al suono di «Sto pensando di lasciare il lavoro».
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    Era uno dei rari momenti in cui Maeve dormiva beatamente, non che fosse una bambina particolarmente esigente. Riusciva a farla dormire con facilità e anche lei a riposarsi a sua volta, o come in quel momento a leggere un libro. Aveva risposto ad un paio di email, aveva preso parte ad una riunione del CdA e ora se ne stava sdraiata sul divano, tra le mani il grosso volume che stava leggendo. Il titolo della copertina recitava “Anna Karenina”, sicuramente non un passatempo leggero e neppure una lettura leggera.
    Si era sentito appena qualche rumore dalla baby camera, che Joel era scattato verso la camera, con il suo solito passo leggiadro, se così poteva essere descritto l’avanzare pesante dei suoi passi. Ci provava a muoversi con leggerezza, ma se Maeva si lamentava di qualcosa lui scattava immediatamente.
    Non ci mise molto a calmarla, poiché senza sollevare lo sguardo dal libro, lo sentì rientrare chiudendo delicatamente la porta alle sue spalle.
    Rose arricciò leggermente il naso, mentre il solito sentore che stava per dire qualcosa si faceva sentire. Non amava guardare avanti nel futuro, lo faceva talmente di rado. Però ricordava di aver avuto uno stralcio di visione qualche tempo prima in cui entrambi erano seduti su quel divano a parlare del loro futuro. I dettagli erano gli stessi e Joel emanava quella vibrazione che preannunciava un discorso serio.
    Lasciò che si sedesse accanto a lei, che si prendesse il tempo necessario, poteva quasi sentire le parole passare dalla sua testa alle labbra per essere pronunciate.
    Le carezze leggere sulla sua testa sortirono anche l’effetto sperato, distraendola momentaneamente, ma quella vibrazione silenziosa era ancora nell’aria. Poteva vederla, sentirla e la vide prendere forma nelle sue parole.
    Lasciò che si depositassero qualche secondo, mentre le metabolizzava. Sapeva che Joel non prendeva decisione affrettate, che in quel momento ne stava parlando proprio per avere un suo parere, ma sapeva anche che era molto determinato e che se aveva deciso qualcosa di rado cambiava idea.
    Annuì con il capo abbozzando un sorriso rivolto più alle pagine del libro, visto che Joel non poteva vederla in viso.
    La ragione….ho la mia idea, ma suppongo che se tu abbia introdotto il discorso è perché tu ne voglia parlare rispose dopo qualche altro istante di silenzio chiudendo il libro e facendo appena leva sugli avambracci per mettersi seduta e guardarlo in viso.
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    Resto qualche momento in silenzio a fissare un punto indefinito davanti a me, mentre i polpastrelli giocano coi suoi capelli mentre le accarezzano la fronte. Ci sono diversi pensieri che mi attraversano la mente in quel momento: la bambina, frasi buttate lì da Angus in questi mesi, l'annuncio dei Giants, le parole di Knight. Non so bene da dove iniziare, o forse sì. Penso lo farò dal principio, così che lei segua il filo dei pensieri che mi hanno portato a parlarne con lei in questo momento, esordendo andando dritto al punto. Probabilmente lei già sa, da sempre Rose è un abile osservatrice, lo dimostra il suo di esordio, per nulla sorpreso. La vidi chiudere il libro e mettersi seduta per ricambiare il mio sguardo, pronta ad ascoltarmi qualunque cosa abbia voglia di dirgli. Sospiro.
    Mi concedo un momento per guardarla negli occhi. Credo che prima di tutti quei motivi, di quei pensieri che mi hanno portato a parlarne prima di prendere una decisione definitiva, ci sia la stessa Rose. Non so come dirlo senza sembrare smielato, ma come spiego quella sensazione di guardare l'altro e sentire dentro di essere nel posto giusto?
    E' un concetto che esula dal romanticismo, è la consapevolezza di avere molto da perdere. Forse avrei tentato il suicidio se quella condizione di depressione prima di conoscere lei fosse peggiorata, non lo nego. Ok aver seguito l'istinto di non lavorare per il padre, non avrei seguito le mie inclinazioni, ma scegliendo il M.a.f.i. sto mettendo inutilmente a repentaglio quanto ho di più prezioso. Do sempre la colpa alla mancanza di sonno, ma ho smesso di contare le volte che mi svegliavo di soprassalto colto da un incubo in cui un criminale avrebbe potuto vendicarsi di me, o di tutti i pericoli che possa correre in una retata. E' un mestiere che amo, il mio, ma ho visto sul campo quanto può toglierti.
    Perciò è codardia il primo passo? Forse sì e non mi vergogno ad ammetterlo. Decido per questo di partire proprio da qui.
    «Sì, ho bisogno di parlartene» asserisco con un sorriso un po' tirato. «Non è solo quello che per dirti, è un insieme di cose. In primo luogo, cosa diresti se ti dicessi che ho un po' paura?» è una domanda a cui do subito un seguito. «Paura di morire in una retata, paura della vendetta di un criminale. So che sai difenderti da sola, ma non è un pensiero che mi lascia tranquillo e se penso che possano arrivare a Maeve vivrei un patema ogni volta che si allontani. E non è quello che voglio. Voglio che possa sentirsi libera di vivere la sua vita, anche rischiando se deve, ma non a causa mia.»
    Primo punto toccato. Mi fermo perché non voglio dar l'idea di essere un fiume in piena, come in realtà mi sento. Ho scelto di parlarne anche per dar voce a tutti quei pensieri e trovare assieme a lei quella che possa essere la soluzione migliore.
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    Aver ereditato, dopo l’incidente di Regan, quel dono di percepire il futuro a volte le rendeva difficile interagire con gli altri, lei che per molti versi era sempre stato tanto impulsiva si era ritrovata a fare i conti con la necessità di essere maggiormente riflessiva, per riuscire a gestire quella sua condizione.
    Era però per questo che riusciva ora a capire meglio come interagire con Joel. La preveggenza non era la stessa cosa dell’empatia, ma la metteva nella giusta condizione emotiva per accogliere determinate rivelazioni. Perché lei la visione di quella chiacchierata l’aveva già avuta.
    E sapeva dove voleva arrivare Joel, ma sarebbe dovuto arrivarci con i suoi tempi nonostante, fosse evidente che avesse fretta.
    Ascoltò quelle prime parole mantenendo un’espressione tranquilla, non particolarmente sorpresa, quel sorriso rassicurante di chi era totalmente disposto ad accettare ogni cosa.
    Sapeva bene cosa aveva provato quando aveva quasi perso Regan, la disperazione che aveva riempito il suo cuore quando lo aveva visto stare male, quando niente sembrava capace di farlo riprendere e sembrava sul punto di lasciarli veramente. Le notti insonni accanto a lui, il patema di cui parlava Joel lei lo conosceva per questo non giudicava codardia quel pensiero, nonostante gli occhi di Joel dicevano proprio il contrario.
    Tese la mano per prendere quella del marito tra le sue mani accarezzando leggermente il dorso della sua mano. E’ normale ora che non siamo più solo io e te di avere paura. Anche io la guardo e non so cosa farei se le succedesse qualcosa. E’ una nuova sfumature della nostra vita, essere genitori e preoccuparsi. Io so che tu non faresti mai nulla per metterla in pericolo gli disse guardandolo negli occhi con tenerezza. Tu ami questo lavoro, se devi rinunciarci solo per questo non vorrei che ti condannassi ad una vita in un lavoro che non ami…ma so che ci sono altre motivazioni…. e con un cenno della testa gli fece segno di andare avanti.
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    Resto ad ascoltarla annuendo a quello che dice. Maeve ha cambiato le mie priorità più di quanto immaginassi, ma come Rose stessa non manchi di intuire ci sono altre motivazioni oltre la bambina. Mi prendo qualche momento mentre mi tiene la mano e la accarezza, accompagnando le sue parole a una tenerezza che scoglie un po' la tensione accumulata poco prima che mi decidessi a parlargliene.
    «Sì ci sono» asserisco mesto mentre un sorriso appena accennato mi compare sul viso mentre richiamo alla mente quei pensieri. «Conosci Angus, mai che si dia per vinto» commento scuotendo la testa. «Mi ha fatto altre proposte dopo che gli ho raccontato dell'ultima retata, ma non è una questione di soldi. Lì ho tutti i miei ricordi più belli, compresi i nostri. Certo non è come dire di avere un padre nel M.a.f.i., ma almeno potrei vederli crescere. Una cosa non così scontata visto il casino che è New York»
    Volevo ripassarle la palla per sentire cosa ne pensasse anche di questo, ma non era solo il bar a farmi vacillare. Lei stessa aveva parlato di qualcosa che potessi amare e lo sport è un'altra delle mie passioni.
    «C'è un'altra cosa» riprendo prima che potesse dirmi qualcosa. «I Giants cercano una guardia» lo dissi così, di getto, senza chiedermi se ci fosse bisogno di spiegare, ma forse era il caso di farlo. «Sono la squadra di Quodpot di New York. Dovrei difendere il pot e far ripartire l'azione»
    Ho volutamente usato la prima persona per farle intuire quanto mi fossi informato a riguardo, ma è essenziale aggiungere un ultimo punto, il motivo cardine che la rende un'idea non campata in aria, ma con serie prospettive.
    «Te lo ricordi Knight? Quel fuori corso famoso al Brakebills» provo a ricordarle, non ricordo quanto effettivamente segua lo sport americano per eccellenza. «Dopo l'ultimo MVP ha deciso di smettere e i Giants lo hanno preso come coach»
    Bastava a spiegare senza bisogno di aggiungere altro? Probabilmente no, mancava un punto. «Ha organizzato delle selezioni con l'intento di scoprire nuovi talenti anziché acquistare un giocatore già formato. C'è chi parla di scarsa stima nei colleghi, chi di rinnovamento. Il punto è che mi ha selezionato»
    Per quanto fossimo più legati al quidditch come origini, non doveva essere una così grande sorpresa per lei, dopotutto il fisico per misurarmi nel quodpot ce l'avevo, specie se in difesa del pot dove la stazza contava molto. Ero ancora nel pieno degli anni, avrei avuto almeno cinque anni buoni davanti e poi sarei tornato a essere un barman.
    Lascio la frase lì in sospeso. Anche perché è tutto lì il problema, non so cosa fare o meglio lo so, ma non voglio dirlo apertamente. Posso conciliare dimissioni e allenamenti della squadra, ma nel momento in cui inizieranno le partite, diventerebbe un lavoro a tempo pieno.
    Vorrei aggiungere un "che ne pensi", ma voglio che intuisca come quell'opportunità apre prospettive che non sento di ignorare. In cuor mio, spero mi dica di seguire il mio istinto perché il suo appoggio mi è comunque essenziale.
    Qualunque cosa io faccia nella vita, la sua approvazione per me è imprescindibile.
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    Quel commento volle farlo prima che Joel andasse avanti, prima che quelle parole si spegnessero coperte da altre, perché la conversazione si sarebbe fatta via via più profonda. Si avvicinò a lui scivolando sul divano, la sua mano ancora stretta nella sua. Non credo che a Maeve o a chiunque verrà dopo di lei importerà avere un padre agente del MAFI o un barman. Gli importerà più di avere un padre affettuoso, presente per loro e soprattutto felice di ciò che fa. Lo disse perché fosse subito chiaro prima che lui proseguisse.
    Poi il discorso scivolò verso la sua vera grande passione. Si era sempre chiesta perché non avesse seguito quella strada da subito dopo Brakebills, forse anche subito dopo Hogwarts. Lo sport era l’anima di Joel, lo rendeva vivo, lo riusciva a vedere chiaramente.
    A sentir nominare lo sport e l’opportunità si aprì in un grosso sorriso di incoraggiamento. Sorriso che si affievolì quando lo sentì nominare quel tipo. Knight. Come dimenticarlo…era…anzi scusa. È un coglione commentò amabilmente. Lo lasciò finire perché sapeva che era il punto cruciale dell’intero discorso quello che stavano affrontando ed era felice che finalmente lasciasse andare quei pensieri. Aspettò che l’ultima parola si zittisse prima di prendere lei la parola. Così da non accavallarsi. Il punto non è ovviamente quanto sia coglione Knight, perché sappiamo che è fondamentalmente un deficiente. Un grande atleta ma davvero privo di sostanza. esordì la rossa. Però come dicevo il punto non è questo, quanto piuttosto cosa significhi per te questo opportunità. Sai mi sono sempre chiesta come mai dopo Hogwarts o ora dopo Brakebills tu non abbia provato la carriera sportiva. È ovvio che sia la sola cosa che ti animi e in cui io credo tu sia davvero te stesso. continuò Rose, affrettandosi però ad aggiungere. Non che tu non avessi le qualità per il MAFI, anzi rispetto a Knight hai sicuramente molto più cervello e l’intelligenza giusta per essere nell’esercito, ma… si fermò un momento a parlare perché voleva essere certa di usare le parole giuste e far passare il messaggio giusto. Non sei mai stato felice come quando eri su una scopa… solo quando è nata Maeve ti ho visto così felice… poggiò una mano sulla sua guancia per accarezzarla e indirizzare il suo viso verso l’alto. Eppure non è ancora questo il punto…e ora ci arrivo non fare quella faccia. Il punto è tu cosa vuoi fare? Qualsiasi sia la tua decisione io ti appoggerò…e poi diciamolo sarei anche io più serena.
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    Ammetto che ricevere il suo commento prima ancora che le parlassi di tutto, mi ha rasserenato. In effetti molti dei miei timori erano infondati, anzi sembrava che più ci pensassi più ci vedessi lati negativi nella scelta che avevo fatto. Oltre a mettere in pericolo la mia famiglia, forse essere uno sbirro avrebbe reso i ragazzi più schivi nei miei riguardi convinti che potessi sgamarli, oppure peggio li avrebbe tarpato le ali e se c'erano ricordi da ragazzo di cui andavo più fiero erano le stronzate quotidiane con Diego, sempre oltre i limiti imposti, altrimenti non c'era gusto. Certo quello a Rose non potevo dirlo, per lei dovevo essere stato un vero e proprio tormento anche se in fondo so di averle fatto provare una certa sfida nel riuscire a beccarmi sempre e comunque.
    Quando mi rispose non potei fare a meno di sorridere all'ennesimo "non è ancora questo il punto…" beccandomi un'occhiataccia, ma mi dava da pensare ciò che aveva detto eppure non quanto avrei voluto. Sapevo bene la risposta e gliel'avrei data sapendo già come mi avrebbe guardato per un pensiero tanto infantile, tuttavia la lasciai finire anche per mera curiosità di quale fosse il punto.
    Ok il punto è una domanda. Cosa voglio fare io? Bellissima domanda, peccato non abbia la risposta. O forse sì, non posso mica far finta che sia stato per via della proposta di Angus che ho voluto un confronto con lei, so bene quanto tenga sia a lui che a Dorothy. No, pur prendendola alla lontana, il vero motivo era chiederle se potevo mettere da parte i panni del padre di famiglia che combatte contro i crimini di questa città e indossare quelli forse a me più congeniali di un padre giovane che forse può ancora divertirsi e seguire la sua natura finché il fisico glielo permetterà. Dopodiché sarà un semplice barman.
    Bene. Ora questa decisione devo tradurla a parole.
    «Avevo paura che mi chiedessi perché avevo partecipato alle selezioni» ammisi ridendo. «In ogni caso, per rispondere a quanto hai detto prima, la verità è che non ho mai provato la carriera sportiva perché non volevo fare la figura dell'immaturo che pensava a fare sport e poi perché per il Quidditch in America pagano una miseria» feci una pausa. «Se te lo stai chiedendo sì, sono talmente inglese che non ho mai pensato al Quodpot prima di sapere delle selezioni pur avendoci giocato essendo stato negli sportivi»
    Tiro un profondo sospiro di sollievo. Poi mi avvicino e la bacio sorridente.
    «Grazie di aver capito. Ti amo» concludo stringendola a me.
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    Scosse la testa,perché era incredibile come i pensieri umani potessero condurre a fare certe considerazioni. E soprattutto erano capaci di influenzarci al punto da non farci fare qualcosa perché timorosi del giudizio della società. Giocare a Quidditch qualcosa da bambini? Oh andiamo, chi giocava lo faceva dopo duri allenamenti, studi di tattiche e strategie, corsi e quant'altro. Non vi era rispetto solo nei lavori accademici o nel mondo della finanza. Scoppio a ridere sonoramente alla sua affermazione che era tanto inglese da non aver pensato al Quodpot, sport ufficiale lì in America. Oh Joel, come sei posh lo prese in giro facendo un occhiolino. Lasciandosi attrarre a lui e ricambiando con amore il breve bacio che il ragazzo le diede. Ma figurati...non si tratta solo di capire...si tratta che tu devi essere felice. Pensi che potrei mai esserlo io sapendoti infelice? Che qualcosa che fai non ti rende tale, che qualcosa che faccio io ti rattrista? gli chiese la ragazza infilando la testa nell'incavo del suo collo. Se tu avessi voluto giocare a Quidditch e per farlo saremo dovuti tornare a Londra, lo avrei fatto senza battere ciglio. Dopo tutto quella è la nostra casa gli ricordò voltando il capo verso di lui andando a guardare il suo profilo di cui ne tracciò i contorni con l'indice. Joel siamo una famiglia fortunata, non ci manca niente e questo ci permette di plasmare il nostro futuro come vogliamo. C'è chi lo fa con molto meno, noi abbiamo i mezzi e le risorse affinché tutti possano trovare la propria strada. Noi e nostri figli non dobbiamo chiederci che lavoro fare ma che lavoro vogliamo fare perché la vita è una e bisogna essere felici di viverla quotidianamente aggiunse mentre quel discorso la infiammava un poco. Non credi? gli chiese retorica. Quindi la prossima volta non stare a rimuginare troppo...Poi ci vedi grandi prospettive nello sport. Finita la carriera da sportivo potrai iniziare a lavorare da procuratore, agente e anche lavorare nelle società sportive ma internamente. Fare il talent scout. Credo sia proprio la carriera adatta a te. stabilì la ragazza annuendo con convinzione, prima di suggellare tutto quel parlare con un bacio. E poi diciamolo quando arriverà il maschietto sarà molto più contento di avere un papà come te... sempre che non prenda da me, e allora sarà sempre a studiare. Poveri noi... rise la ragazza mettendosi a sedere prima dritta e poi spostandosi a cavalcioni del marito. Quando facciamo il prossimo?
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    Credo che lei abbia ragione, abbiamo l'opportunità di scegliere cosa fare ed essere liberi di perseguire i nostri intenti. Abbiamo anche un'altra fortuna che resta tacita, come il non essere gelosi dei traguardi dell'altro. Sembra facile pensarlo guardando come siamo noi, ma nei vari casi che mi sono capitati per le mani al Mafi, specie all'inizio dove gli incarichi erano molto semplici, il movente più frequente era proprio la gelosia.
    Mi sento anch'io più sereno all'idea di non dover rischiare la vita ogni giorno, anche se c'è una parte di me che si rammarica di questo. E' perché tutti pensiamo prima a noi stessi che le cose a New York vanno sempre peggio. Avrei voluto essere più utile alla causa, l'ultima luce di giustizia a spegnersi, ma la verità è che ho avuto così tanto dalla vita che sento che ho molto da perdere. Rose è stata la mia fortuna più grande assieme a Maeve e l'idea che qualcuno possa fare loro del male per ripicca mi terrorizza.
    Un po' vigliacco mi sento, non posso negarlo, ma per mia fortuna non è solo questo a spingermi verso l'opportunità che Knight mi sta offrendo. Non sono più giovanissimo, avrei dovuto iniziare già durante l'università, ma il mio fisico e l'addestramento militare possono colmare questo gap con gli altri atleti.
    La guardo sorpreso quando accenna all'Inghilterra. Non credo che tornerei a Londra, quanto piuttosto in Scozia, lì sarei davvero felice di tornare, ma non ora. Per quanto pericolosa e corrotta, New York è ancora il posto migliore dove Maeve possa crescere e scegliere quale sia il suo posto nel mondo. Un po' mi dispiace perché non essere Hogwarts ma Ilvermorny la sua casa, anche se fino ad allora ne passerà di acqua sotto i ponti.
    Accenno un assenso col capo quando mi coinvolge retorica, prima di darmi un bacio. E' un crescendo di sorprese il suo discorso, da quando è nata Maeve non ho più pensato all'idea che potesse allargarsi la famiglia, pensare che possa nascere un maschio era tra i miei desideri, ma l'arrivo della piccola mi ha coinvolto a tal punto da non sentirne il bisogno impellente.
    Non riesco a pensare a molto altro perché Rose cambia posizione, portandosi a cavalcioni su di me, con una domanda schietta che mi fa sorridere. «Maeve sta dormendo, direi... subito!»
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    Lo sapevo quello che stava pensando Joel, i pensieri che rendevano bui la sua mente. Ne avevano parlato in passato del loro desiderio di voler cambiare in meglio quella città, di voler cambiare il mondo, dopo tutto ciò che avevano passato. Rose ancora se la ricordava quella notte al Brakebills quando per poco non era morta, ancora se vedeva un falena aveva la sensazione che Moth potesse comparire alle sua spalle e corromperle il sangue.
    Lo sai che potremo cambiare sempre il mondo e dare il nostro contributo, non è solo nella lotta al male che si vince questa guerra, ma è nel portare avanti valori e attività giuste. gli mormorò ad un soffio dal viso.
    E per farlo dobbiamo essere prima noi felici della nostra vita, quindi non pensare di star rinunciando, semplicemente userai un modo diverso. Offrire a tanti giovani qualcosa in cui credere, li farai appassionare allo sport e tifare per una squadra, torneranno a credere che si può vincere senza barare e un domani potrai offrire loro la possibilità di vivere la propria vita con un lavoro serio e rispettoso senza cercare altre strade. aggiunse offrendogli una prospettiva diversa di quello che aveva immaginato per il suo futuro.
    La conversazione continuò solo fino a quando lei con molta malizia si era posta a cavalcioni del ragazzo che aveva quindi smesso di pensare. La sua affermazione la fece sorridere, perché Joel non diceva mai no alla loro intimità, poteva stare anche distrutto trovava sempre il modo di farsi accendere la lampadina.
    Però dovremo essere veloci e silenziosi…potrebbe svegliarsi da un momento all’altro mormorò la ragazza vicina al suo viso ad un soffio dalle sue labbra, che guardò qualche secondo prima di fiondarsi a baciarlo stringendo il suo visto con entrambe le mani. Si mosse appena su di lui trovando una posizione appena più comoda e vicina a lui per quanto possibile. Solo una cosa prima di passare ad altro, quando quindi inizierai con Knight, quindi quando lascerai il MAFI. Così so quando smettere di contare i minuti che mi separano dal tuo ritorno appena esci di casa gli chiese la donna, perché sebbene lei non lo avesse mai detto, era in pensiero continuo per Joel quando andava a lavoro.
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    Sono contento che riesca a vedere qualcosa di nobile anche in una scelta così lontana dall'idea iniziale che avevo e che mi ha portato a scegliere il Mafi, mi aiuta a non sentire quel peso latente di cui ho parlato prima. Ma nell'attimo in cui si mette a cavalcioni, non sono mai molte le cose a cui penso. Penso di essere fortunato, quello sì, e non parlo di quella fortuna più romantica di cui ho parlato prima e che coinvolge anche Maeve. Parlo del desiderio materiale di voler fare l'amore con lei, alla prima occasione. A volte mi chiedo se sia una questione di indole, ma poi mi ricordo della nostra prima volta, quando non mi feci ripetere che sarebbe stato per una notte soltanto. Avevo esagerato quella sera con l'alcol, lasciandomi trasportare da Angus e il suo modo di fare. Ricordo la reticenza di lei, il modo in cui me ne sono preso cura prima che si addormentasse. E poi quelle parole che hanno lasciata socchiusa una porta. Una sola notte e nulla di più. Credo sia stata la notte in cui nonostante il desiderio, la mia mente fosse più lucida di quanto sia mai stata tutte le volte che abbiamo fatto poi l'amore. E non perché mi chiedessi come potessi fare per far sì che non fosse l'ultima, quello me lo sono chiesto al mattino, no il pensiero cardine era come condensare tutto quello che provavo in un'unica notte.
    Non avevo la benché minima idea di cosa volesse dire amare qualcuno, non mi era mai capitato con nessuno prima perciò allora non sapevo nemmeno si trattasse di questo, associavo la sua figura a una sensazione interiore di star bene, mi sentivo felice e tanto bastava a cercare di far breccia in tutti quei muri eretti dal rapporto che avevamo avuto ad Hogwarts.
    Sorrido quando mormora il suo assenso e poi nulla, basta, mi bacia stringendo il mio viso fra le mani ed è blackout. Se possibile il suo movimento per trovare una posizione più comoda accentua la vicinanza. Non credo avrò molto margine ancora per una conversazione, ma quello che dice dopo ammetto che contribuisce non poco ad aiutarmi nel non spegnere il cervello, almeno un altro po'.
    Questo non lo sapevo. Potevo immaginarlo e lo avevo anche fatto, ma non me l'aveva mai detto apertamente.
    «Potrei farlo anche subito, ma i prossimi mesi sono di pre-season e li sfrutterò per non lasciare pratiche in sospeso» è sottinteso che da parte mia sia un modo per agevolare il lavoro del distretto. «Avrei dovuto capirlo tempo fa che la vivevi così. Ti chiedo scusa»
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    Poggiò un dito sulla fronte di Joel mentre la vedeva assumere quell’espressione di chi era perso nei suoi pensieri. Un penny per i tuoi pensieri, signor Brody. gli mormorò lasciando scorrere il dito sul suo profilo accarezzando il dorso del naso fino alle labbra molto morbide del marito.
    Ecco il viso di Joel era qualcosa che amava osservare anche mentre lui dormiva e non se ne accorgeva, o come in quei frangenti quando la vicinanza lo permetteva. Lo prendeva tra le mani, lo accarezzava gentilmente sulla barba a volte appena incolta e si soffermava a guardarne il più piccolo dettaglio. Solitamente poi dopo un po’ veniva colta dalla voglia irrefrenabile di baciarlo. Se le capitava di ripensare all’inizio della loro relazione, al modo in cui si erano avvicinati, quella che doveva essere una sola notte poi era diventato il pensiero tormentato di molti giorni, fino a che lei aveva ceduto. Era andata da lui e quella singola notte si era ripetuta ancora e ancora, fino a che divenne chiaro che non avrebbe potuto facilmente fare a meno di lui. Ecco con lei il desiderio era lento ma costante, non poteva dire che non ci fosse un momento in cui non desiderava suo marito, ma a volte era più intenso di altri momenti, ed emergeva implacabile, bruciandola da dentro partendo dal suo centro fino all’esterno. Si maledisse per avergli fatto l’ennesima domanda perché ora era tornato il desiderio di baciarlo e non poteva farlo se lui stava parlando. Era stata lei a chiedere come intendeva organizzarsi, a volte era proprio capace di darsi la zappa sui piedi. Quindi la tua presenza non sarebbe essenziale agli allenamenti perché. Scusa ma non è che io ne capisca molto di Quodpot, il Quidditch almeno mi era familiare era vero che aveva tutti altri pensieri, però era sempre interessata a quello che faceva Joel, anche quando non ci capivo niente. Sei davvero un bravo collega comunque, per non lasciare il dipartimento su due piedi gli disse orgogliosa delle sue scelte e del percorso che comunque voleva intraprendere. Tranquillo, non è in generale il lavoro, è proprio la vita. Io mica potevo sapere quella notte di Novembre che sarei finita rapita da un gruppo di maghi neri, i pericoli possono essere ovunque praticamente aggiunse accarezzando il viso del compagno. Probabilmente anche quando giocherai e sarai sempre in volo conterò i minuti che mi separano da te, ma proprio perché è la separazione ad infastidirmi e poi dovrai stare comunque attento a non farti male in nessun modo. E’ violento come sport? domandò la donna approfondendo la questione. Forse dovresti portarmi a vedere una partita appena ai modo. Non ho mai giocato, forse solo una volta. Non ricordo neanche le regole di base
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    Quello che ho appena detto è facile a parole, meno che nei fatti. Potrebbe trattarsi di altruismo, ma la verità è che credo sia l'orgoglio a spingermi a lasciare il Mafi portando a termine le pratiche che mi sono state affidate. Credo però di non essere stato esaustivo come avrei voluto nel spiegarle e la domanda di lei fuga quel dubbio.
    «No agli allenamenti è anche peggio, dovrò dare il 200% per mettermi al pari degli altri» tralasciando il fisico e l'addestramento militare, il quodpot è schemi, movimenti, smarcamenti, intercetti, tutte cose che puoi allenare solo sul campo. «Ma essendo molto intensivi richiederanno solo mezza giornata, l'altra mezza potrò passarla al distretto» L'unico dramma è che non ci sarà riposo. E' implicito che il tempo per noi sarà solo di sera, forse ancora meno di quanto riusciamo a ritagliarcene ora. «Tranquilla saranno solo pochi mesi» Ci dicevano che, dopo il matrimonio, sarebbe scemato quel desiderio impellente di cercarsi, ma la realtà è che per me è sempre la stessa e credo anche per lei. Inoltre vorrei aiutarla di più con Maeve, essere più presente e il Quodpot, per certi versi, mi permetterà di farlo. «Sarò molto più presente a casa quando inizierà la stagione, salvo per le gare in trasferta» dubito che coi suoi impegni riesca, ma tanto vale dirglielo. «Potresti seguirmi quando hai modo, sarebbe un'occasione per viaggiare anche perché concedono sempre un giorno dopo la partita per riposare»
    Quando il discorso devia sui suoi timori, il sorriso si fa più triste, non ha senso mentirle. «E' solo per questo motivo che posso riuscire. E' uno sport molto più fisico del Quidditch, non ci sono bolidi, solo contrasti molto veementi, ecco perché Knight mi ha scelto. Ritiene che la mia stazza e il mio fisico allenato possano tornarci utili. E' un po' come il gioco della patata bollente per i no-mag» ci rido pensando al paragone. «La "pluffa" esplode» questo dettaglio lo butto qui in mezzo ad altre parole, sperando passi inosservato. «Tranquilla» le dico subito, conscio di quale sguardo sopraggiungerà nell'esatto istante in cui l'ho detto. «Al massimo mi farò qualche livido, ma è di certo meglio che partecipare a una retata. Quello per fortuna non sarà più un problema»
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    Di bene in meglio scherzò la ragazza, una punta di ironia non proprio mascherata. Sarai un livido ambulante e non ti si potrà toccare aggiunse lamentosa, ma in realtà si divertiva a fare così, ed era certa che anche Joel lo trovava divertente. Però dovrai fare un sacco di bagni con i sali, ecco vedi proverò molto di più la vasca da bagno. L’abbiamo testata poco, ci regge entrambi? e scoppiò a ridere poco dopo alla sua reazione. Strinse le braccia intorno al suo collo avvicinandosi a lui come per abbracciarlo. Sicuro ti seguirò, lo sai che verrei con te anche in capo al mondo. Forse riusciremo anche a fare quella vacanza di cui tanto abbiamo parlato. Tornare in Italia ad esempio, Maeve deve iniziare da subito a conoscere il mondo, lo sai che qui non insegnano niente, solo quanto e grande e gloriosa è l’America. aggiunse la donna. Puttanate, non esiste paese meno glorioso e non mi interessa che sei ancora un federale, resta un paese dove troppi folli possono fare del male e credono di essere i migliori commentò sinceramente, Joel sapeva bene come la pensava. La conversazione proseguì sul gioco in sé, visto che Rose non aveva mai giocato ad una partita ascolto con attenzione la descrizione. Probabilmente la sua faccia davanti alla parola esplosione associata alla parola bluffa doveva aver fatto ridere Joel. Non era esattamente l’idea di gioco tranquillo che avrei in mente io provò a scherzare prima di aprirsi in un sorriso solo quando ebbe scrutato l’espressione del ragazzo con attenzione. Quindi lividi in allenamento, lividi in campo, pluffe che scoppiano. Dovevo laurearmi in Medicina praticamente. Invece del dottorato in Fisica Quantistica. scherzò sulla loro futura situazione. Beh diciamo che la differenza è che non dovrei rischiare di morire mentre lavori…diciamo che è il punto a loro vantaggio. Solo un’altra cosa… si prese una pausa di qualche minuto. Ti prego solo di non diventare come Knight, quello non lo reggerei e dimmi che non dovrò invitarlo a cena, non saprei di cosa parlare con lui, forse di comprargli un cervello nuovo?
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    In effetti ha ragione, di lividi ne vedrò parecchi e forse più di quanti immagino, ma la sola idea mi gasa anziché scoraggiarmi, potrò essere libero di fare quello che mi riesce meglio, divertirmi. Suona molto infantile, me ne rendo conto, in passato mi sarei persino giudicato per questo, ma crescendo ho capito che ognuno deve seguire le sue inclinazioni. Persino Rose si è stupita che non abbia intrapreso questa carriera prima, per quanto sono convinto che non si sia stupita molto della motivazione che l'ha accompagnata. Sa quanto sia sempre io stesso il mio peggior nemico e di come riesca a tarparmi le ali da solo.
    Continuerei a pensarci se non fosse che la sua battuta sulla vasca mi porta istintivamente a immaginare quel momento, guardandola per un momento come se fosse una splendida idea, scoppiando poi a ridere.
    Non faccio che annuire a quello che dice, mi toglie le parole di bocca e quasi me la cucio pur di non smorzare il suo entusiasmo. Perché i Giants arrivino a giocarsi la coppa intercontinentale, e soprattutto perché io possa giocarla, ne dovrà passare di acqua sotto i ponti. Servirà impegno e dedizione da parte mia, ma anche una buona dose di fortuna. Sarebbe troppo lungo da spiegare, ma in sintesi dovrei diventare un pilastro della squadra, uno di quelli che vedono regolarmente il campo e sono decisivi. Si tratta di capire i momenti di una partita, avere il giusto tempismo, la sagacia di vedere un passaggio che gli avversari non hanno marcato, così come al contrario leggere le situazioni e posizionarsi nel posto giusto per intercettare un passaggio decisivo.
    Si gioca su questo filo sottile la mia opportunità, la prestanza è ciò che mi ha permette di entrare dall'ingresso principale senza essere passato dalle giovanili, ma sul piano tattico dovrò farmi un mazzo quadrato.
    Mi fa ridere quando mi parla di dover diventare medimaga. «Se vuoi posso farlo da ora il paziente» ci scherzo perché il nostro rapporto è così da sempre, pronti a punzecchiarci alla prima occasione, solo che ammetto ci siamo fatti più gentili l'uno verso l'altro. Ma non ha finito, lo vedo da come si prende un momento di pausa per parlarmi. Resto in attesa rispettando il suo silenzio.
    Tiro un sospiro di sollievo quando da voce al suo pensiero, nulla di preoccupante. Le sorrido. «Non può succedere, io ho te» vorrei spezzare una lancia a favore di quel ragazzo, nonostante tutto ciò che dicano di lui. Tutte verità per carità, ma per quanto mi riguarda, non così vere fino in fondo. «Non è tipo da cene a casa, lo sai bene» le dico dandole ragione. «Però non credo che Knight abbia tutte le colpe di quello che è. Aveva un dono quando giocava, la fama è stata una diretta conseguenza» vorrei spiegarle meglio che posso quello che penso. «Non credo però sia stato solo quello. Ha milioni di fan, ma nessuno da cui tornare, neanche adesso che ha smesso. Credo ci sia un motivo più forte dietro, ma non siamo così in confidenza da parlarne»
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