Hyperlogical acquaintance

Anna/Hazel | The Lucerne, 201 W 79th St | Upper West Side | April 2023

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    Dopo il Ritz Carlton, anche il Lucerne, storico albergo del Upper West Side si era aggiunto al lungo elenco di rogne che il suo capo aveva deciso di passarle, dopo che aveva lasciato il lavoro a tempo indeterminato per restare come consulente. Una lista che non sembrava mai concludersi, e che comprendeva la maggior parte dei suo vecchi clienti, Gilles incluso altrimenti avrebbero iniziato una tiritera dopo che i rapporti si erano riappacificati. L'uomo non aveva preso affatto bene le sue priorità, ma ecco le cose sembravano essersi chiarite. Non tutte, ma per quelle c'era ancora tempo.
    L'aspetto del lussuoso albergo newyorchese era imponente e sofisticato, memoria di antichi fasti e dall'architettura.
    Tanto antico fuori quanto lo era anche dentro, almeno prima del loro arrivo. Aveva cambiato praticamente tutto il sistema di gestione delle camere, dei dati e del personale, compreso il sistema di accesso alla rete e alla vpn.
    In pratica un albergo completamente rinnovato, ma le novità erano difficili da far comprendere a tutti e questo portava a segnalazioni aperte per ogni problema. Ed eccola lì con la sua borsa in spalla e l'intenzione di finire prima possibile. Non era cambiata molto da quando prima lo faceva a tempo pieno, forse solo il suo modo di vestire si era adeguato al suo nuovo ruolo di giovane imprenditrice, che comportava la necessità di incontrare molti più investitori e uomini o donne d'affari. Infatti mai avrebbe pensato di indossare dei tacchi come quelli di quel giorno, ma il luogo richiedeva un certo decoro. Anche nel vestire.
    Sorrise in segno di ringraziamento la concierge che le apri la porta e si diresse verso la reception, trovò una delle ragazze libere, una giovane forse appena diciassettenne, che le fece anche dubitare che fosse legale che lavorasse, dall'aria e il viso angelico. La targhetta sulla sua divisa recitava "Hazel H." Buongiorno sono Anna Valerious, consulente informatica. Sono qui per la segnalazione, sai indicarmi con chi posso parlare o dove si trova il problema? domandò con un delicato tono professionale, mentre intanto non perdeva occasione per sondare l'ambiente. Vecchio vizio da cacciatrice. Quelli erano meglio che non morissero mai.
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    April 2023. Lucerne Hotel 🗝️
    Mi stavo gustando le ultime gocce del nettare degli dèi, più comunemente conosciuto sotto il nome di caffè, quando l’orologio al polso dolorosamente mi rammentò che la pausa caffè era terminata. Con un lungo sospiro gettai il bicchiere di carta biodegradabile nell’apposito contenitore e feci un rapido salto in bagno per assicurarmi che il mio riflesso non necessitasse di un’ulteriore sistematina. Tutto il personale del Lucerne era obbligato a mantenere un certo decoro, perfino nei piccoli momenti di pausa quando ci si poteva tornare ad essere sé stessi. Mi sistemai la ciocca ribelle che non dava cenni di volersene stare buona, al suo posto, tenendola ben ferma con un fermaglio realizzato con vere perle. Un regalo ricevuto da mia cugina per il mio 15esimo compleanno, ma che dubitavo fosse sentito. Le mani che si muovevano con fare frettoloso e stizzito non potevano negare l’evidenza: occuparmi dei capelli era una delle ultime cose al mondo che avrei voluto fare con piacere. Non a caso, raggiunta l’età dei 10 anni, avevo deciso di dare un drastico taglio ai miei capelli da raperonzolo, e da allora li tenevo sempre in un lungo caschetto che mi sfiorava le spalle.
    Terminata la tortura, abbandonai il bagno – riservato unicamente a noi dello staff – e feci ritorno in reception laddove, pochi istanti dopo, una ragazza vestita di tutto punto fece la sua comparsa.
    “Salve! Io sono Hazel ed è mio piacere darle il benvenuto al Lucerne Hotel. Come posso esserle utile? ” Le mie labbra erano piegate in un sorriso meccanicamente cordiale, recitando a memoria il messaggio di benvenuto che noi receptionist eravamo tenute a riservare a chiunque varcasse la soglia dell’antico edificio. Questa cosa di dover rigorosamente accogliere gli ospiti con un sorriso sul volto non smetteva di darmi la nausea. Non che detestassi sorridere agli sconosciuti, ma a lungo andare lavorare a stretto contatto con il pubblico si rivelava stancante. Per fortuna dovevo dedicarci solo un paio di giorni la settimana e non più di 4 ore al giorno.
    Mi presi qualche secondo per osservare la ragazza prima di risponderle. A primo impatto mi ricordava vagamente una mia compagna di classe, con la quale condivideva il fascino della donna mediterranea. Lunghi capelli scuri incorniciavano il suo volto olivastro, su cui un delicato trucco esaltava i suoi profondi occhi color nocciola. Non doveva avere più di 28 anni.
    Comunque, la giovane donna dall’altra parte del bancone disse di chiamarsi Anna Valerious e di essere una consulente informatica.
    Giusto. Quel problema.
    Il Mac adiacente al mio ci aveva dato un sacco di gatte da pelare nelle ultime ore, poiché il database installato su di esso andava puntualmente in crash ogni volta che provavamo a registrare un nuovo check-in, finendo dunque col rallentarci il lavoro e causare malcontento nei clienti.
    Era, in poche parole, un problema che urgeva di essere riparato, senza se e senza ma.
    “Oh, sì, certo. Grazie per essere venuta.” Questa volta le mostrai un sorriso meno impostato. Mio padre aveva sottolineato con tono piuttosto intransigente che avrei dovuto riferire all’operatore informatico, chiunque egli fosse, l’urgenza di sistemare la situazione e, che se mai dovesse ripresentarsi il problema, il Lucerne Hotel avrebbe sciolto il contratto con la loro agenzia per rivolgersi altrove. Erano delle minacce velate che difficilmente avrei fatto con qualcuno con cui mi sarei imbattuta in nulla di personale. Quindi speravo davvero che Anna mi facilitasse la cosa, risparmiandomi il dovere di indossare i panni scomodi della contraente insoddisfatta.
    “Se può venire da questo lato le mostro il problema.” Le feci cenno di raggiungermi dall’altra parte del bancone mettendo tempestivamente il cartellino “chiuso” sullo stesso, più precisamente al lato della mia collega al momento assente, per evitare che gli ospiti scambiassero Anna per una receptionist.
    “Come può vedere, il programma impiega tantissimo tempo per avviarsi.” Esordii sollevando brevemente la mano verso lo schermo che valeva quanto un’auto usata, il tono leggermente sofferente che non ero riuscita a nascondere. “Tutta questa lentezza è a dir poco snervante. Eppure non le ho ancora presentato il problema più spinoso: ogni volta che tentiamo di inserire un nuovo check-in il database si rifiuta di registrarlo.” Feci un sospiro. Dovevo restare professionale e contenere la frustrazione che il computer mi aveva causato fino a quel momento. L’informatica era lì presente per, appunto, fare l’informatica e non la psicologa.
    Feci un passo indietro e le lasciai tutto lo spazio di cui necessitava per il suo operato.
    “La mia collega crede che si tratti di un’opera di un hacker per rubare dati sensibili o cose del genere.” Mi lasciai sfuggire un sorriso divertito, malgrado la tensione che mi germogliava nello stomaco.
    Ma se avesse ragione?
    Mordicchiandomi il labbro inferiore cercai nello sguardo di Anna un cenno, un segnale, un qualsiasi cosa, che smentisse la teoria della mia collega.

     
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    L'accolse una ragazza che non doveva avere 18 anni, forse era appena diventato legale per lei lavorare e in tutta onesta Anna non ne era neppure tanto sicura.
    Gli Hotel non erano sempre del tutto ligi al rispetto delle leggi sul lavoro minorile. Non avrebbe indagato, solo perché non le andava di ficcanasare, ma qualche domandina per capire quanti anni avesse era lecito farla. Nel frattempo si limitò a rispondere al sorriso meno impostato che le rivolse Hazel, che facendole da chaperon le chiese di passare dall'altro lato della barricata, enunciando il "terribile" problema che stavano riscontrando.
    Certo ogni problema era relativo al proprio campo d'azione e senza dubbio non poter registrare nuovi clienti era una problematica non di poco conto per un hotel rinomato come il Lucerne.
    Anna osservò la ragazza mentre previdentemente posizionava davanti a lei il cartellino chiuso perché non venisse scambiata per una reception, visto che il suo completo blu poteva facilmente confondere, e non essere quindi disturbata durante il suo lavoro.
    Era una giovane attenta e molto amabile, una ragazzina che a prima vista le dava l'impressione di essere davvero in gamba. L'ascoltò con attenzione prendendo posto davanti al computer e posizionando la sua borsa di lato per prendere alcuni dispositivi che le servivano per fare una diagnostica. Ok ed è solo questo computer che vi sta dando problemi o anche altri dispositivi. Se non lo sai subito, potresti informarti nel mentre che sono qui, per capire se è un problema limitato o ha colpito anche altre aree dell'albergo? domandò gentilmente la ragazza mentre guardava ciò che Hazel le stava mostrando, la lentezza del computer sovraccaricato da qualcosa, probabilmente un programma troppo pesante per quel processore, sebbene fosse un modello di nuova generazione. Poi le mostrò il problema principale ovvero il programma di check-in che crashava. E che causava non pochi problemi agli addetti ai lavori che si trovavano a dover subire ovviamente le lamentele dei clienti: il problema del front-line. Le poggiò delicatamente una mano sul braccio per pochissimi istanti rassicurandola. Tranquilla capisco perfettamente la tua frustrazione. Intanto che lavoro qui tu hai un altro computer con cui poter lavorare? O questo è il solo? Te lo chiedo perché nel caso ti creo un collegamento da remoto a questo computer bypassando qualche protezione così che lavori dall'altro pc... doveva capire bene quanto tempo avesse prima che un cliente furibondo si avvicinasse. Ok ok, tutto chiaro. La tua collega ha una fervida immaginazione. sorrise la ragazza che aggiunse però poco dopo con molta serietà. Ora sebbene io confidi che non sia questo il caso, ovviamente non lascerò cadere nel dimenticatoio questa ipotesi. Purtroppo al giorno d'oggi gli hacker sono furbi nel prendere dati. Devi stare sempre attenta mi raccomando. Mai cliccare su link da parte della tua banca o di enti governativi che ti chiedono dati. Non lavorano così gli enti professionali.
    Quell'affermazione le fece accendere una lampadina. Poteva essere un tentativo maldestro di accedere ai dati personali dei clienti, alle carte di credito che venivano registrare per il pagamento. Un modo semplice per rubare identità e soldi. Avrebbe fatto una diagnostica mirata anche a quello per poi cercare di capire come fosse stato possibile una cosa del genere, sebbene in una reception era facile lasciar andare una pennetta usb con uno script caricato, aspettare che qualcuno la inserisse per provare a capire di chi era ed entrare nel system installando un programma.
    Collegò il suo computer al device corrotto con un cavo che riusciva a rendere sicura la connessione e lanciò il programma di diagnostica mentre il programma per il check-in era in funzione. Intanto spese qualche momento a guardare l'albergo. Qui è davvero bello, non c'ero mai stata ad essere sincera. Deve essere comunque affascinante lavorare a contatto con il pubblico, sebbene sicuramente non sia sempre rosa e fiori. Lavori da tanto qui? domandò così giusto per fare conversazione.
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    April 2023. Lucerne Hotel 🗝️
    Lasciai che la ragazza prendesse tutto il tempo e lo spazio necessario per occuparsi del pc lancia-grane, restando ad osservarla mentre estraeva dalla borsa una serie di oggetti a me sconosciuti ma che per l'altra dovevano essere i tipici strumenti da lavoro. Sinceramente, a me ricordavano vagamente gli aggeggi che Tom Cruise usava nei film per scassinare porte blindate. Guardai piuttosto incuriosita i suoi attrezzi mentre,logicamente, mi domandava se il problema avesse colpito anche altri dispositivi. "Posso già confermarle che solo questo Mac ci sta dando un bel pò di gatte da pelare." E lo dissi anche con tono piuttosto convinto, o quantomeno cercavo di convincere me stessa che tutti i pc finora controllati non riscontravano nessun'anomalia, per la precisione nessun problema che richiedesse l'intervento di un esperto come Anna. Cercai di nascondere l'aria smarrita dietro un sorriso di chi ha perfettamente afferrato il concetto quando Anna cominciò a tirare fuori paroloni che avrei potuto comprendere solo se avessi prestato più attenzione alle lezioni di informatica. La telecomunicazione in sé non mi aveva mai suscitato quell'interesse e quella curiosità tale da spingermi ad approfondire l'argomento. Indubbiamente ero in grado di usare programmi informatici, così come sapevo riconoscere le trappole del virus facilmente trovabili sul web -non ero una boomer dopotutto- ma a stento sapevo distinguere una rete LAN dalla rete WAN. Ero una nerd sì, ma solo del cinema. In cuor mio sperai di non dover sentir Anna parlare in un gergo a me indecifrabile, anche se non aveva tirato fuori grossi paroloni che mi avrebbero fatta sentire stupida e a disagio. Perlomeno non ancora.
    Comunque, la vedevo muoversi con una tale sicurezza da farmi credere che di situazioni così ne aveva viste parecchie. Risolvere i problemi informatici doveva in fondo essere il suo pane quotidiano. Ciò mi fece tirare un sospiro di sollievo, ma non quanto la carezza che mi lasciò successivamente sul braccio. Il contatto fisico mi aiutò ad allentare la tensione, più di quanto non lo avessero fatto le sue parole di conforto. Le rivolsi un sorriso di gratitudine, ringraziandola tacitamente per la sua comprensione e pazienza. Secondo l'etica dell'hotel non mi ero mostrata professionale sin da subito: non avrei dovuto lasciar trasparire la frustrazione davanti a qualcuno che non fosse dello staff. Ma Anna non me la stava facendo pesare, anzi, mi sembrava che non ci stesse nemmeno facendo caso. Mi aveva direttamente dato del tu ed era un segno positivo, benché io non potessi lasciarmi andare ad un tono più informale, almeno finché non mi sarei allontanata dall'hotel e tornata ad indossare i panni di una comune liceale.
    "Può procedere tranquillamente! Abbiamo un laptop di riserva da usare in caso di emergenza." Le esplicai mostrandole il computer portatile che cacciai dal mobiletto sotto il bancone. Dovevamo tenerlo sempre sotto portata di mano qualora un giorno dovesse accadere qualcosa ai PC principali come, beh, adesso. Anna non confermò né negò l'ipotesi di un attacco hacker. Cominciai a sentire la tensione formarsi all'altezza dello stomaco. Non riuscii a prestare attenzione ai suoi consigli sul come evitare i virus che la mia testa era impegnata ad immaginare tutti gli scenari peggiori che una notizia del genere avrebbe potuto scatenare: il Lucerne Hotel al centro di un nuovo scandalo e mio padre sotto processo.
    Cercai di non pensarci su e di concentrarmi invece sul presente.
    Per mia fortuna la conversazione sembrò essersi spostata su argomenti più piacevoli. "In realtà qui ci lavoro da meno di un anno." Mi guardai anch'io attorno, accarezzando la hall con lo sguardo. Anna non aveva tutti i torti: il Lucerne Hotel era tanto antico quanto affascinante. La bellezza del vecchio qui dentro era intramontabile.
    Preferii però non specificarle di essere proprio la figlia dell'attuale proprietario per evitare di trovarmi davanti all'ennesima accusa di nepotismo. Non tutti potevano capire che io avevo accettato quel lavoro non per motivi di vanto o per rinfacciare agli altri la mia fortuna di essere nata nella famiglia giusta. Nessuno poteva conoscere la verità: non volevo deludere mia madre, ovunque lei si trovasse, voltando le spalle a mio padre. Dentro di me sapevo che il lavoro era solo una scusa di mio padre per restare più vicino a me, gli sarebbe bastato solo uno schiocco di dita per trovare un'altra receptionist - e anche più competente di me -, eppure voleva tenermi lì, perché a casa facevo di tutto per evitarlo. Mia madre, quando era ancora in vita, aveva sempre definito il Lucerne come un piccolo grande tesoro da custodire. E io avrei fatto di tutto per rispettare il suo desiderio, a partire dall'accogliere turisti da dietro un bancone in legno pregiato.
    "Beh, non nego che lavorare con il pubblico è una grande sfida da affrontare ogni giorno." Limai le parole per evitare di rifilarle una risposta che potesse svalutare il ruolo che ricoprivo lì, ogni weekend, e finire nei guai con mio padre e gli altri responsabili della struttura. "Diplomazia, empatia e pazienza non sono fondamentali, ma molto di più, per gestire in modo professionale i rapporti con i clienti. " Eppure in me, a causa del mio ascendente sagittario, questi valori non spiccavano particolarmente, men che meno la diplomazia. Più volte di quanto volessi ricordare, rincasavo stanca morta e sopraffatta dallo stress perché soffocare il mio istinto impulsivo non era per niente facile. "D'altro canto devo riconoscere che conoscere nuove persone, interloquire con loro, mi rende spensierata. Mi aiuta a non pensare. Lei invece da è molto che fa questo lavoro?". Guardai Anna trafficare con i cavi, chiedendomi che tipo di studi e percorsi formativi avesse fatto per arrivare dove era oggi.
    "Signora Valerious, gradisce un caffè?" Senza aspettare una sua risposta sollevai la cornetta del telefono interno e composi il numero del bar. La familiare voce di Peter, il barista del piano di sopra, non tardò ad arrivare. "Buongiorno Peter, per cortesia potresti farci portare giù in reception una bottiglietta d'acqua e un caffè...?" Lasciai la frase sospesa a metà. Abbassai leggermente la cornetta dall'orecchio e rivolsi un sorriso cordiale ad Anna, facendole intuire che poteva espormi le sue preferenze in merito alle bevande. A primo impatto avrei detto che Anna era una tipa da espresso macchiato, probabilmente zuccherato, ma mi sarei potuta tranquillamente sbagliare.



    Perdonami per il ritardo ç__ç
     
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3 replies since 2/5/2023, 21:25   110 views
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