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Moses & Efrem | Los Angeles, 22 aprile 2024

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    18. \ cacciatore \ 1 di 3
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    Quanno Morgan è morto me so torto dar cazzo. Alla veglia ce so stato pe manco cinque minuti. Nessuno pe fortuna s'è accorto che ne mancava n'altro. De solito so bravo a passà inosservato. Però a te lì nt'ho visto. Quanno Morgan è morto io me so torto dar cazzo perché un motivo pe restà a Glen Cove forse nc'avevo. Così come me pare de non poté sta da nessuna cazzo de parte perché nessuna cazzo de parte me appartiene. Però poi pe natale so tornato a casa da mà nella mezza speranza de trovatte lì e allo stesso tempo, de non trovatte affatto. Che quando se semo messi a cucinà per cenone j'ho detto de non fatte sapé ncazzo. Alla fine le madri ste cose le capiscono. Come è morto Morgan è morto pure Benjamin e per quello che me riguarda, è normale se quelli come noi vogliono evità de affezionasse ai vivi. Perché la vita è n'attimo. Nsoffio. Me sa che l'anima de cui la gente parla è proprio questo. Er fatto che semo instabili, volubili, è che non dovremmo mette e radici su un terreno che è molle. Che nce po sostené pe sempre. De la morte de Morgan Crain io non j'ho detto niente. I cacciatori le cose le vengono comunque a sapè, ma io non c'ho avuto voja de daje altre preoccupazioni. Già è stato tanto non prende e mazzate quanno ho parcheggiato davanti casa senza nemmeno avella avvisata. Che s'è messa a piagne non to diremo. Così come nte dico quanto ho pianto io quando j'ho detto che te volevo venì a trovà. Che vedesse nsignifica pe forza votasse all'altro. E che è proprio per tutta sta serie de riflessioni insensate che forse statte vicino c'ha er senso suo. Che me parono mesi che guido sto pick up. Mesi che dormo male sui sedili. Che me butto sul retro quanno fa caldo e de notte me posso permette de vedé le stelle. Me pare na vita che macino strade su strade. Che me magno la polvere e che attraverso l'America senza nemmeno sapé do cazzo so passato.
    Però in sto buco di culo illuminato a giorno pure de notte alla fine ce so arrivato.
    E non c'ho avuto le palle de presentamme subito.
    Non so mai stato bravo co ste cose da femmine.
    Già è tanto che me so messo a piagne. Già è tanto che t'ho pensato. Che me so preoccupato e che pe la preoccupazione poi me so mosso. M'ha detto lei che stai male pure te. Pure te. Come s'avesse capito er motivo che m'aveva spinto a tornà a dietro. Che le prime notti dalla veglia de Morgan n'ho dormito ncazzo. Che i sogni, quelli belli, ho smesso de falli quando me so iniziato a preoccupà de poté morì a mia volta. Come se n'avessi mai saputo. Come se me ne fossi accorto mo.
    Così t'ho guardato. T'ho cercato e prima de te ho trovato il tipo con cui vivi. Er ragazzino che esce la mattina e rincasa troppo tardi. Nso che cazzo fai qua. Non sapevo da quant'è che te piace er sole, a compagnia. Che cazzo ce fa un maschio co te. Però poi me dico che non c'ho voja de sapé le cose. Che me basta aspettà de vedello andà via sur motorino pe lascià er pick up parcheggiato più lontano dae finestre de casa tua e salì e scale che me portano su a lavanderia. Stai a lascià a caccia pure te? Pe che motivo però?
    Busso. Piano.
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    moses holt
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    "Che te sei scordato stavolta, Sìm?" Perché pensi a questo. Quando senti bussare a distanza ravvicinata dalla sua uscita, pensi sia lui che rientra. Non è raro che si dimentichi cose qui e lì. Tanto che quando succede quasi ne approfitti per dargli un motivo per restare.
    Quindi è normale che, andando ad aprire la porta tu ti guardi intorno per capire cosa può aver lasciato a casa. "Manco e chiavi c'hai?"
    Apri, senza una protezione, come invece dovresti, perché hai passato mesi ad aprire le porta con una pistola alla mano. "Nme dì che te man- ah, sei te" battiti, Moses, che perdi. Pallido, smunto, hai ripreso un po' di quella forma muscolare solo di recente, ma i tuoi occhi sono ancora arrossati dai fastidi degli ultimi mesi. Simeon ti ha indebolito il cuore, e adesso lo senti battere come un folle. Lo senti scaldarsi e sciogliersi anche nei ringhi che generi solo per tenerlo in piedi. Stringi le dita infossandole quasi nel legno dello stipite della porta. Non vedi Efrem da mesi, da quando poi sei ciondolato fino a quel vicolo in cui Simeon ha avuto la sfrontatezza di raccoglierti. E poi si, qualcosa hai spiato di lui, ma più lo vedevi e più ti rodeva il culo.
    Lui che aveva scelto una famiglia diversa perché la vostra non era neanche più degna un cazzo di spreco.
    Ma lo vedi diverso. Lo vedi più grande, ha passato gli anni e lo sai, non hai voluto alzarti quel giorno, e ti sei scopato Simeon fino allo sfinimento. Gliel'hai detto dopo, il perché.
    E dovresti mandarlo via, sul volto ti si dipinge la stessa identica espressione di quando sei incazzato con lui, minaccioso... e dura poco, dura il tempo che hai per ricordarti che sta cazzo di vita è breve da far paura.
    Mastichi il ringhio e lo ingoi perché non ti esca, mentre Cody uggiola perché aspetta il tuo ordine. Aspetta che tu gli dica che può andare a coccolare Efrem - come forse per una cazzo di volta dovresti fare tu. Soppesi l'idea mezzo secondo, poi con la mano liberi il cane dalla sua stasi, e lui si fionda.
    "Che voi?" Lo chiedi piano, con la porta aperta ed il tuo corpo spostato perché lui possa entrare in sto appartamento mini. Che possa entrare nel tuo territorio, anche se i segreti che cela gli saranno palesi. Capirà che avete una camera da letto, con un solo letto per due. Una cucina minuscola, in un salottino semplice e un bagno con due cazzo di spazzolini. Magari capendo che sei un cazzo di frocio alzerà le tende prima lui.
    "C'hai fame?" Fingi un disinteresse che non è reale, hai in caldo ancora un po' di zuppa del contadino con pane ammollato.
    Non sai se sia un'offerta di pace, ma sai che Efrem te lo guardi, come immagini lui stia guardando te.
    Te che sei emaciato nonostante le cure, perché la ripresa è lenta e la bronchite ha rischiato di farti fuori un polmone appena un mese fa.
     
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    18. \ cacciatore \ 1 di 3
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    Non m'aspettavo un'accoglienza migliore de questa. Te conosco ancora bene da sapé che è tanto se non m'accogli a suon de scappellotti. Se non me meni solo pe costringeme a sentì com'è che stai a vive te sta nuova vita. Perché questa è palesemente na nuova vita. Me ne rendo conto quando faccio un passo in avanti e allora m'arrivano tutti quei profumi che danno la sensazione de sta a visità na casa accogliente, viva. Ed è un buco sto posto, me ne rendo conto dal modo in cui non rimbomba la tua voce. Me ne rendo conto dal modo in cui ce guardiamo e allora me viene facile pensà che quello non è solo n'amico tuo. Che la malattia che c'hai l'hai presa come la prendono certe persone. Come l'ha presa er fratello di Rosalie prima di morì e non avecce nessuno al funerale. So cose a cui penso senza pensacce davvero. Quei pensieri che me balenano il cervello e che poi non se fermano da nessuna parte. Scappano semplicemente via, perché alcune cose non me le so spiegà e magari me vié pure da rabbrivì all'idea. No o so manco io de preciso.
    "Nso Siméon" il nome suo lo conosco perché l'ho pedinato un po'. Ma giusto pe capì chi cazzo fosse a vorticà ntorno a mi fratello e, pe ncerto verso, pe damme pace. O almeno, pe trovà na risposta alla confusione. Ma de Moses n'ho mai sentito parlà, forse perché è uno riservato. Forse perché c'ha davvero da lavorà come sembra. Nso manco che lavoro faccio. So solo che dev'esse n'artista, perché poi, quando mette i piedi nei studios io cor cazzo che me posso avvicinà.
    "Te volevo solo venì a trovà" ammetto senza troppi giri de parole. Sta volta superando davvero la porta e avvicinandomi al cane che subito me fa le feste. È cresciuto un botto. Cosa che se se mette in piedi ce potrei ballà nsieme. "Ao" je dico arruffandoje e er pelo e lasciandome mordicchià quanto je pare. Che e bestie così me piacciono. Ce vivrei insieme a vita. "S'è fatto popo bello." Er cane, dico. Ma questo o po capì perché mo lo sguardo ce l'ho su de lui e non sur resto. Nvojo vedè e foto che ha affisso pe casa. Nme va de scoprì che magari Siméon non sa ncazzo de noi. Pure se sarebbe giusto così: che de piagne pe l'artri nc'avemo tempo né l'occhi. "M'ha detto Mà che stavi qua."
    Tiro su cor naso. È nmodo pe dije che quello che voleva n'anno fa alla fine ho fatto. Che a casa ce so tornato. Che qua donna me la so ristretta almeno n'altra volta. Che io nso n'animale, nso nragazzino, so solo uno che ce mette tanto a mantenè e promesse.
    "J'hai fatto a zuppa tua?" A sto Siméon, dico. Jo faccio ntende quando arzo npo' rviso e annuso l'aria. So cose che nso dimenticà, pure se er profumo se mischia ar dopo barba e a quello der pulito. Sto ragazzetto te deve fa pure da lavandaia, evidentemente. Nte sarai nnamorato de n'omo. "Mo magnerei npiatto." Te sorrido. Che non so qua pe rompe i cojoni. Sto qua perché me so reso conto che c'ho solo te e che me manchi davero.
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    E' stato Simeon a farti capire che il rancore è una bestia, che è peggio di quello che lo stronzo di Ethan t'ha attaccato prima di morire, che macera dentro e devi starci attento. Che quando lo mordi troppo a fondo, lui sa che sei con la mente altrove, che i tuoi muscoli ed i tuoi nervi hanno bisogno di uno sfogo.
    Il tuo sfogo era la caccia, e quanto cazzo ne eri fiero quando tu, Ben ed Effy avevate iniziato a muovervi come un trio perfetto. Troppi pochi anni di sincronia, prima che la piaga di Abraham vi facesse a pezzi la famiglia. Scazzavate come sempre, eri un coglione come sempre, li trattavi comunque di merda, ma erano i tuoi fratelli, il tuo appiglio contro la merda.
    Dopo questi mesi con Simeon, a vivere quasi quella vita che avresti avuto se tuo padre non fosse stato tanto uno stronzo, ti sei detto che se Efrem non era ancora marcio - come te - era proprio perché te n'eri andato.
    Così è vero, non gli hai detto niente. Hai fatto le valigie con la poca roba che avevi e ti sei mosso qui dove a volte fa un caldo del cazzo e si respira solo in collina. Qui dove i mostri sono pochi, anche se tu resti sveglio e pronto a farli a pezzi.
    Ma, tuttavia, il tuo "qui" è anche la cosa più sicura che potessi fare per lui, perché magari sapendoti malato ti avrebbe mandato a fanculo l'ultima volta, e ti avrebbe definitivamente cancellato dalla sua storia. Ne avrebbe scritta una senza di te, senza la tua rabbia, senza il ribollire che senti ancora nelle vene.
    Gli dovresti chiedere che cazzo sa di Simeon, quando lo nomina, ma non entri in quel discorso a gamba tesa.
    Cody, a differenza tua, abbraccia Efrem in tutta la sua lunghezza, con la coda che sbatte ferocemente contro la porta. Chiudi l'uscio perché si facciano le feste in casa e non sul pianerottolo, almeno ti dici che 'sta situazione così sarà contenuta.
    "E' na bella bestia, je famo fa i cuccioli sta primavera" ma non è che uno sbuffare, prima batterti il palmo sulla gamba e sentire Cody spingerti il muso sul ginocchio. Lo richiami, ma lui resta la bestiola più felice qui dentro, guarda Efrem con entusiasmo anche quando torna a cuccia.
    Hai già un mestolo in mano per riempire a tuo fratello una scodella di zuppa e fai uno sforzo disumano per non lanciargliela come si fa con i maiali. Perché in ogni moto di rabbia che sopprimi, c'è Simeon che ti ricorda come cazzo si amano le persone. Non così, Mo.
    "Ah, te sei ricordato che c'hai na famija de sangue. Bravo" mastichi, che questa te la tira fuori dai denti, gli fai cenno di sedersi. Ovviamente sai - ora - che la sua non è una visita di cortesia e basta, è qui perché mamma gli avrà detto che cazzo hai.
    "Seh, il ragazzino n'è bono in cucina, fosse pe lui magneremo sassi cotti tutto rtempo" eppure di te non hai voglia di parlare, vuoi sederti, come la bestia che sei, a gambe larghe, aggiungendo alla zuppa per Efrem anche il pane, almeno un tovagliolo e dell'acqua.
     
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    18. \ cacciatore \ 1 di 3
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    Me fa piacere sentillo parlà, anche se come sempre c'è quell'impressione de volè rimpi i silenzi pe così non dovesse davvero guardà nfaccia e dicce cos'è che c'ha spinto davvero a rivedesse. O almeno, ho l'impressione che lui non voja conosce i sentimenti che m'hanno mosso, perché questo significherebbe parlà da a malattia sua. Na malattia che evidentemente manco è riuscito a debellà. Je lo leggo in faccia che sta na merda, così come me sembra de legge che, comunque quer ragazzino de cui parla tanto aspramente un po' de bene deve faje. Armeno je pulisce casa e non lo fa dormì nella merda in cui dormivamo noi. Che se ce diceva bene Mà saliva a rimboccacce le coperte. Se ce diceva male, passavamo a notte abbracciati ai maiali. Me ricordo ancora quanto cazzo de freddo faceva, pure d'estate.
    "Te sei dato a la compra vendita de cani de razza?" non lo so come cazzo se chiama sto lavoro, so solo che la gente ce fa nmbotto de sordi e che se lui se scopre bravo magari davvero riesce a tirà su quarcosa. Magari tutti i debiti che cercamo de ripagà a mamma ce pensa lui. Giusto pe fa npo' n cinquanta e cinquanta. "Che me tocca fa i sordi pe comprattene uno" dico trotterellandoje pe casa. Co no sguardo un po' tanto attento. Che io le cose le voglio sapé. I dettagli, pure se possono fa nmale der cazzo, io li vojo carpì tutti. Vojo sapé se c'ho ragione. Se Mà, pe tenerezza, ha deciso de omette quarcosa che avremmo dovuto capì tutti. Se papà fosse vivo e vedesse na casa del genere, probabilmente verrebbe qua a massacrà Moses de botte. Ma io nso Abraham. Io non je somio pe ncazzo anche se c'ha provato a forgiasse a sua immagine e somijanza.
    "Magari er ragazzino è bono in artre cose."
    Dico piando posto a tavola, che lo lascio movese ner suo nuovo ambiente naturale. Me faccio servì er piatto callo, er pane un po' rappreso e nbicchiere de acqua fresca. "Er vino no o bevete ve?" Mastico piano, che lo so che sembro irriconoscente. "T'avrei portato io ma già ho finito i sordi."
    Quando pio er pane lo arzo come pe brindà a sta rimpatriata, poi lo faccio scivolà na a zuppa pe fallo impregnà bene. Me piego su a schiena pe magnallo senza sbrodolamme. "Te tratta bene Occhi blu?" So cose che me preme sapè. Perché pure se è frocio comunque resta mi fratello. Pure se nme darà mai n'nipote, resta comunque er sangue mio, come io so er suo. Lo ha detto. C'ha fatto la battutina del cazzo prima. O so pure io com'è che devono annà le cose.
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    moses holt
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    "Se ce se riesce, se fanno dollari. A gente sta scema pe i cani da caccia"
    Ti rimane un raschio in gola, che gratti via con un paio di rantoli. Neanche voi navigate nell'oro e da quando hai smesso di cacciare, a tirar su la baracca ci si mette troppo. Qualche mese d'affitto l'hai pagato con i vostri risparmi, e non hai mai chiesto niente a Mà. Col cazzo che andresti da lei a toglierle quello che de sostentamento riesce ad avere, è già tanto che resisti mandandole poco o un cazzo sti mesi.
    L'ha capito che pure le cure costano un rene e per quanto sei nato bestia come Abraham, ti vorrebbe vivo, come forse ti vuole vivo Efrem. In fondo, per quale altra ragione venire qui se non per compatire lo stato in cui sei, per dimostrarti quello che Simeon ti ha fatto entrare in zucca con enormi sforzi. Sei umano, Moses. Non sei immortale, e non è sempre la caccia il tuo nemico numero uno, non è controllabile.
    E sai già che se lui volesse un figlio di Cody, sarebbe suo senza pagarti niente, è tuo fratello, è sempre nel tuo stupido sangue marcio.
    "Nc'hai più un posto dove sta, mh?" un attacco per un attacco, un affronto che ne scalza un altro. Morgan Crain è morto, il suo protettore in quel ranch da favola in cui ha tentato di far vedere il lato buono della caccia a tuo fratello. E ti rode, come il primo giorno, che abbia scelto lui come guida. Anche se, a conti fatti, tu una merda eri, ed una merda resterai. Per quanto pentito tu sia, per quanto tu abbia capito che le relazioni possono ancora appianarsi, possono ricucirsi tutti i vostri strappi.
    Occhi Blu, calamita il resto della tua attenzione. Raschi ancora un po' la gola.
    "Nte sforzà, quello che te pare de capì è proprio quello che è" sei frocio e stai con uno che è na dolcezza assurda. Che ti prende bene anche quando stai male, che ti tratta come un fiore di campo cambiandoti la terra anche quando non ne hai bisogno. E' l'amore tuo, e ti spaventa ogni giorno.
    "El vino mejo se no bevo. Nso nelle condizioni" lapidario, tanto anche quello sicuramente lo sa già. Cody svicola dalla cuccia, perché sei distratto ed abbassi la guardia, allora si infila sotto il tavolo, appallottolandosi sopra i piedi di Efrem.
     
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    Annuisco e basta. O armeno, è quello che faccio all'inizio, quando comunque co la zuppa me sbrodolo e allora me tocca leccamme ndito pe pulì l'unici pantaloni che me so rimasti puliti a sto giro. Poi tiro su cor naso, ma non sto a piagne, me sa solo che me danno fastidio i fiori che ce stanno in sto posto. Fa troppo caldo pe sperà de non vedé cresce ncazzo. Però che piango un po' pare, ma solo perché capita a cecio e io non me so tené niente in bocca. O almeno, non me pare il caso co Moses. Alla fine è mi fratello pure se resta na testa de cazzo.
    "Facevo da spola tra er Bronx e Glen Cove prima." Mastico piano, passandomi la lingua contro un dente per far saltar via la crosta di pane che c'è rimasta incastrata. "Passavo er tempo libero a casa dei genitori de la tipa co cui uscivo...poi questi hanno iniziato ad accoje troppa gente e intanto a Glen Cove ce se preparava a commemorà Morgan Crain..." Me metto n'altro pezzo e pane nzuppato nbocca. "Nme pareva rcaso de sta nmezzo ar cazzo. Morgan Crain era pure o zio de qua regazzina e i padri...i padri me sa che hanno a che fa cor NHR o quarcosa del genere." Alzo lo sguardo per vedere se sta cosa un minimo te smove er desiderio de tornà a caccia. Che se ce pagassero pe capì chi cazzo se so messi in casa Chrys e Josh io sicuramente ce verrei a spalleggiatte. Nsieme, come ai vecchi tempi, anche se in quer periodo non funzionava proprio ncazzo. Mugugno de piacere perché sta zuppa è popo bona e se chiudo l'occhi me viene pure facile convinceme de sta a magnà a Cody e no in California o do cazzo stammo a fa finta de esse felici e liberi.
    "Nme frega se sei frocio pure te." dico poi rudemente, rispondendo con lo stesso tono con cui lui asserisce certe cose. Ed è una bugia, perché fino a due secondi fa una cosa del genere non volevo saperla. Non quando a Cody me so lasciato prende dal bisogno de spaccà er culo a Ethan. Peccato che Ethan fosse morto e l'unica cosa che m'è venuta da fa è stato sputaje su a tomba. Saliva pe saliva, la stessa che t'ha fatto ammalà da malattia sua, ve? Ma tanto nto chiedo, non so cose che me serve sapé.
    "È frocio pure Chrys, ma m'ha insegnato lui a magnà che posate." Abbozzo nsorriso, ma è na mezza smorfia che subito ricaccio prima. "So davvero interessato ar bene che te po fa quel ragazzetto." Aggiungo poi. "O so che te sei beccato, quarcosa l'ho sentita che a legge faccio ancora fatica..." Leggevo con Remì, ma Remì ora è alla sua scuola per maghi e i suoi beh, i suoi mi sa davvero che non li dovrò vedé mai più. "E se quello t'ha fatto svortà a vita e te rende felice...allora a me nme cambia ncazzo se a luci spente giocate a ncularella..." Mo er cibo o mando già a fatica. Se sente che spingo più saliva dove normalmente manco servirebbe. "Fintanto che sei vivo, me fa piacere venì a constatà la cosa. Alla fine me sa che conta solo quello." Me sfilo na scarpa sotto ar tavolo, ma solo pe giocà cor piede nudo contro er pelo de Cody.
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    "O so ndo stavi" rimarchi, per prenderti il possesso di quelle informazioni. Magari anche per dirgli che non hai mai smesso di tenerlo sott'occhio. Solo che non lo facevi per controllare che cazzo stesse facendo, ma lo facevi per constatare che fosse al sicuro. In qualche modo non avresti voluto mandarlo via di casa in quel modo di merda, e poi vederlo farlo sul serio. Efrem ha preso le palle in mano, come gli hai ordinato tu, se l'è messe in spalla e sia è avviato a trovarsi una cazzo di vita che non ti comprendesse più.
    Capisci solo che una volta non te ne sarebbe fregato un cazzo del modo che ha Efrem di dirti tutto quello che fa. L'avresti messo a lavoro perché tacesse, ed il cazzo di istinto è quello ma non lo fai. Non lo fermi, vuoi che ti parli ancora, che lui non sa che cazzo di pensieri hai fatto quando la morte ti soffiava lungo il collo.
    E ancora lo fa se non stai attento a non prenderti un cazzo di accidenti. Per questo non vai più a caccia. Ché hai vampiri faresti ancora il culo, dio quanto, ma poi se per sbaglio sudi e ti prendi un raffreddore, vai in crisi immunitaria o na roba così.
    "Hanno rotto rcazzo anche a me, i No Human, so cose che le famije poi gestiscono..." e con questo, forse per la prima volta in vita tua ti ritrai, non ti mostri volenteroso verso la caccia, neanche per sbaglio, perché sai che non ci potresti fare proprio un cazzo.
    Ma, Cristo anche la tua pazienza viene messa a dura prova, e sbatti il pugno sul tavolo indicando tuo fratello con un ringhio basso. "Nso frocio!" menti, lo richiami all'ordine, ché così non ti piace essere chiamato da lui. Ma guarda come adesso hai due pesi e due misure. Se non sei frocio, cosa sei? Accettalo, Mò.
    "Nsai ncazzo de quello che me so preso" inizi, tornando composto, vuotando il tuo bicchiere d'acqua come fosse uno shottino. "Ma sì" ammetti, tirandotelo via dai denti. Allunghi altro pane verso Efrem, che faccia la scarpetta nella zuppa che ti piace tanto. "N'ero comunque bravo a insegnatte ncazzo" ché sta bene se è stato quel Chrys a dirgli come si mangia a tavola. "Simèon me fa prende e cure, ma nposso più fa un cazzo de quello che facevo prima, così te sei libero mo" lo guardi.
     
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    Sobbarzo quanno batte er pugno sur tavolo. E allora la zuppetta me macchia er bordo der piatto perché la mano che regge er pane ha tremato n'attimo. Se so irrigiditi tutti i muscoli, pure quelli dee gambe, tanto che er piede nudo l'ho affondato, pe fortuna, sotto n'ascella de Cody. Non j'ho fatto male, ma la bestia ha preso a leccamme er collo come pe rassicuramme che va tutto bene. Ma lo so pure io che è tutto ok. Perché Moses è così e noi o conoscemo bene. O conoscemo tutti e due purtroppo e Siméon pe quanto possa avé l'occhi più belli der monno n'è detto che lo po cambià davvero.

    "Invece o so, perché nso ncojone."
    Non me va mai a genio che me dica che nso e cose, non quando me so nformato pure se a modo mio e allora du spicci l'ho spesi, così come ho speso er tempo pe entrà dentro na clinica e chiede a ncazzo de medico che fosse qua roba.
    Che dije che era pe n'amico mio non j'ha fatto crede a niente: tutti m'hanno consigliato che cazzo fa. Do cazzo annà e se so riuscito a fa i conti io, immagino che pure lui, in compagnia del suo bello, avranno capito come cazzo movese. Non sto manco qua a faje a predica o dije come deve fa e cose. Me sto solo a informà sur benessere suo. Senza nemmeno rompe troppo er cazzo, alla fin fine. Ma lui me pare sempre troppo rigido. Tanto che me sbrigo a finì de magnà e me scolo er picchiere d'acqua come se nbevessi da ducento giorni.

    "E t'ho detto che nmene frega ncazzo de quello che sei o fai qua. Chiamate come te pare." Perché alla fine so solo nomi, no? Nomi npo der cazzo, modi npo der cazzo, ma va be.

    "Sì - sì va be." Aggiungo aspro. "Nso venuto qua pe misurà quello che n'avemo o avemo fatto. Nfa niente, o capisci?" Non je posso dì che me mancava, che je vojo nbene der cazzo pure se m'ha sempre corcato de botte. Ste cose manco riescono a uscimme de bocca.

    "C'avevo solo voja de spenne l'urtimi spicci pe capì perché cazzo te sei fatto piacé nposto come questo. Poi l'ho capito e quindi pace. Basta che sei felice." Me arzo e faccio pe andamme a riempì er bicchiere co l'acqua der rubinetto.

    "A fine sa a meritamo pure noi, no..." Bevo osservando la città fuori dalla finestra de casa sua.

    "Npo' de felicità der cazzo dopo tutta a merda che amo passato." Perché sì, a merda ce fortifica, ma a forza de pialla a secchiate poi questa se secca e pesa tutta su a schiena. Poi ce penso. Me porto na sigaretta a bocca ma non l'accenno. La lascio solo penzolà senza forze.

    "Me sa che fai bene a lascià a caccia. E no perché mo so libero. Nme serve esse libero da ncazzo. Nemmeno me ce sento così libero come decanti te. Però te devi riacchiappà. Che se non te ne frega de fatte trovà morto da Mà o da me pe na questione de onore, armeno fallo pe Occhi blu." Sospiro e alla fine la sigaretta l'accendo ma solo dopo aver aperto la finestra. "Se ho capito qualche cosa quello è n'artista. Non c'ha la testa piena de merda come noi. Quello se fa i castelli in aria come tutti quelli che ancora c'hanno a fortuna de potè sognà quarcosa." Me vorto, buttando l'aria in casa. Lo guardo incrociando le braccia al petto. Lo fisso. Penso se dije o meno na cosa, poi alla fine me dico che non c'ho motivo de trattenemme pure adesso, non quanno pure n'omo de tutto rispetto come Morgan è morto lasciando da soli moje e fii. "E npo' lo nvidio pure. C'ha nsogno e c'ha mi fratello. Spero che no tratterai de merda come me tratti a me, saresti proprio ncojone."
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    Ci sono cose che non vuoi mai vedere, Moses. Tra quelle, tuo fratello. Non vuoi vederlo per ciò che è: un cacciatore migliore, qualcuno che si informa, non una cazzo di capra di campagna. Efrem ha fatto bene ad andare via, a trovarsi un posto con gente più istruita, gente che caccia da generazioni e non solo perché il nonno s'è inventato un mestiere.
    Uno che Abraham ha trasformato in condanna. Uno di cui ti ha fatto carnefice ed esecutore. E diamine se quel ruolo te lo sei fatto cucire addosso. Ma adesso, più senti Efrem parlare, e più ti rendi conto dei tuoi sbagli. E di non volerne più commettere così tanti da spaventarlo, da indurlo a vivere con te una relazione di soli ringhi.
    Detesti - in questo preciso istante - Simeon, per averti reso tanto debole, tanto soggetto ai sentimentalismi, per aver azionato un cuore secco che nascondevi in petto.
    Ora quel cuore vuole tante cose, alcune non gliele potrai mai dare, per altre forse c'è ancora tempo.
    C'è quando Efrem ti parla e tu resti in silenzio. Non accetti quello che ti dice, ma fermi le tue contraddizioni sul nascere. Non vuoi che una tua mossa lo spinga di nuovo lontano da te.
    Che poi, per un cacciatore è normale non avere sempre dove stare. Ti piacerebbe raccontarti che se tuo fratello si è spinto fin qui, è perché ha bisogno di un tetto, o di nuovo della sua famiglia. Ma in realtà è qui per lo stesso motivo per cui tu non lo stai mandando via: ti manca. Efrem e le sue idee del cazzo, ti mancano. Non che ti manchi solo perché è qualcuno con cui te la potevi prendere facile, ma perché 'sta malattia t'ha cambiato davvero.
    Non è stato solo l'amore di Simeon, è stato il male che ti ha contaminato. Te sei a caccia ogni giorno, ma è una caccia interna. Te combatti il morbo del sangue, lo fai come un cazzo di ottantenne, attento a prenderti cura di te, ché ti sei ripigliato per tempo, in ultima secondo lo specialista.
    Ancora un poco, e sta porta ad Efrem glil'apriva solo Simeon con Cody, e te non c'eri più.
    "Nmo devi dì così, o so che nc'ho voja de lascià sto monno così presto, e nc'ho mai pensato quanno ero ncacciatore serio" perché ti sei sempre creduto tale. Un cacciatore serio e pronto a tutto.
    Non fumi, ma non ti vieti di andargli vicino lo stesso, sta finestra non sarà grande, ma al suo davanzale vi potete anche appoggiare in due.
    E magari a te viene più facile parlargli se non lo guardi, se punti dritto verso il parcheggio e poi verso le colline. Sarà un buco di casa, ma cazzo che vista c'hai.
    Sollevi un sopracciglio quando ti mette in riga, e torni a guardarlo sì, glieli punti contro i tuoi occhi famelici, privati però di quella cattiveria che li ha sempre alimentati.
    "Co lui ho fatto de peggio, jo ammazzato er padre. Era peggio de Abraham. Manco lui s'è fatto n'infanzia su allori e poltrone" ammetti, non poi così tanto fiero. Hai trattato Simeon come una cazzo di puttana, eppure lui ha trovato la chiave di volta, e cazzo se t'è entrato dentro. "Ma 'sti sogni che c'ha so belli, se je riesciussero sarei felice" e non è una cosa che Efrem ti ha mai sentito dire. Tanto che, nel voltarti, torni a guardare l'orizzonte.
    "Se te apro 'sto divano letto, ce resti qualche tempo" è un ordine, ma non ha quel tono, sembra piuttosto un'offerta di pace. E, per la prima volta in vita tua, con tuo fratello, gli vai vicino senza l'espressione di chi è su sta terra solo per ferire.
     
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    18. \ cacciatore \ 1 di 3
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    Je faccio spazio quanno se avvicina, come se aspettasse a me daje er permesso de movese ncasa sua. Me faccio piccolo piccolo solo pe ritajamme no spazio in cui posso ancora sentì e spalle contro e sua e rendeme conto che ormai c'avemo quasi a stessa artezza. Che magari me so arzato davvero in sti urtimi mesi. Magari so cambiato, so cresciuto come se deve e allora lui c'ha nmotivo in più pe esse fiero de me. Che non so più no stronzo, nc'ho più i pregiudizi del cazzo de na volta e so pure tornato a casa da Mà. Armeno pe salutalla e pe daje la conferma che io ncell'ho co lei. Io non so arrabbiato co nessuno e, ormai, manco più co Abraham. Io ste cose sto cercà e tojemele de dosso, perché tanto poi alla fine resto solo ioche me ce rodo o stomaco. Nc'ho quarcuno co cui sfogamme. Quarcuno a cui possa interessà na storia del cazzo come la mia. E allora tanto vale non fasse rode troppo er culo.
    Però me vie da sorride quando torna a parlamme der fidanzato. Non perché sia bello sapé che pure l'altro sguazzano comunque nella merda. Ma perché me piace come me ne parla. E se j'ha ammazzato er padre, nsomma, Siméon po solo che esse er ragazzo. Er compagno. O come se dice quando nse vole fa sapé che s'è froci.

    "Ah, sei pure romantico mò." Perché liberà Siméon dar peso de un padre de merda come lo era Abraham a me me sembra na prova d'amore proprio folle. Una de que cose che se possono fa solo se se ama fino a impazzì quarcuno. E me lo ripeto: a me nme cambia un cazzo se Siméon nc'ha e tette. Se da loro due n'uscirà mai n'artro Holt da portà a Cody. Ma d'altronde, se non fosse che manco io all'appello, a me m'andrebbe pure bene fa morì er cognome nostro qua. Alla fine nsemo mica i portatori di chissà quale miracolo. Nvalemo ncazzo noi.

    "Me sa che sarei felice pur'io. Pe tutti e due, pure se sto Siméon manco o conosco." Spengo la sigaretta nel posacenere in cui evidentemente deve buttar le sue Siméon e poi seguo co lo sguardo. Me fa sorride come ncojone er fatto che m'abbia invitato a restà e direi subito de sì, in effetti, se nfosse che comunque dentro a sta casa ce abita n'artro cristiano che mo sta a lavoro e manco po partecipà a la discussione.

    "Qualche tempo quanto?" No o spengo rsorriso, nme frega effettivamente niente de famme vedé contento come npupo a notte de Natale. So anni che non ricevo ncazzo. Manco l'auguri de compleanno, però la sensazione è sempre quella. "Na voi a privacy cor tuo bello? Armeno chiedijelo prima." Tiro su cor naso. Me scappa no starnuto. "Sarei na bocca in più da sfamà se nme trovo nlavoro qua."
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    Efrem è cresciuto, te ne accorgi quando lo affianchi, quando nel muoverti lo fai per una volta senza minacciarlo e lui - abituato a te - si stringe un po', ma non trema. Non scatta in difesa, perché per una cazzo di volta sul serio non sei qui a fargli del male. O forse a farglielo è tutt'altro. A te non è mai fregato un cazzo della sensibilità altrui, e sappiamo bene che Simèon ne avrà ancora di strada da fare per educarti per bene, smussare i tuoi angoli taglienti.
    Ma già così, è un cazzo di miracolo. Anche se ti infastidisce ancora qualcosa in lui, forse la sua capacità di staccarsi da te ad una velocità tremenda e la non riconoscenza che gli hai recriminato nei mesi, e poi negli anni. E, prima, volevi proprio che suonasse come un "t'è morto n'arto padre, fatte du domande" ma la sua reazione non ha saputo appagare quel lato di te, per fortuna.
    Per imparare a dire "te amo" ci hai messo una vita. Figuriamoci la fatica immensa che dovresti fare per dire ad Effy che gli vuoi bene, e poi voi siete uomini dei cazzo di campi, contadini con i fucili, non ve le dite ste cose, e non volete sentirvele dire. Così sai bene giustificare le tue mancanze.
    "So rtipo de romantico da galera" sottolineai, ma perfino quelle parole si incastrano per il troppo miele che fanno trasparire, eppure cazzo se nei mesi ti sei rammollito. Invece ridacchi, con quei colpi di tosse che contieni tossando nei gomiti.
    Fai però in tempo per vederlo sorridere. Efrem, pure nella merda di casa vostra, quella faccia da culo ce l'ha sempre avuta. Magari non hai mai capito che gli bastava restare con te, e tu non hai mai dimostrato alcuna gioia nel stare con lui, l'hai trattato per una vita come un peso a cui badare, come qualcuno che non faceva altro che sbagliare perché non era come te.
    Te che non sei certo una bella persona, Mò.
    "Mo je chiedo" giusto qualche messaggio che ti scambi con l'amore tuo, intanto che Cody non perde occasione per spingere il muso lungo la mano di Efrem, mai stanco dei suoi grattini. Vorrebbe giocarci, che è ancora un cucciolone, mica un vecchio canone pensionato.

    "Poi restà quanto te pare, ma-" gli punti un dito al petto, quando velocemente raggiungi i tuoi accordi con Simeon, mica hai capito che hai fatto di male, ma poi ne parlerete prima che salga in casa, immagini. Torni su Efrem. "A privacy m'ha pijo quando me va, e te trovi nlavoro da domani, namo dove sto io, magari na robetta da fa ta trovano." Ma c'è quasi un accenno di sorriso che ti tira su gli angoli delle labbra, lo smorzi per un punto più serio di cui parlare.
    "Caccerei ogni cazzo de giorno se c'avessi forza, ma se voi annà a caccia, coprì e tracce, nvojo mostri qua intorno" perché nessuno deve minacciare Simeon, o Cody, o la vostra casa. E nessuno dovrebbe con Efrem. "Fattelo annà bene"
     
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    18. \ cacciatore \ 1 di 3
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    "Sei sicuro? N'è che nt'ha risposto e stai a fa tutto da solo?" me frega? no, in realtà nme frega niente. So solo contento. Stupidamente contento, così come non lo dovrei essere o, armeno, m'hanno insegnato ad evità. Che se davvero Moses c'ha quello che c'ha n'è detto che starà co me pe sempre. Magari mo è più fragile, più bisognoso de attenzioni. Quarcosa che de base non me sarei mai pensato de poté vedé o immaginà. E me fa strano, perché più lo guardo e più me viene voja de sta qua pe sempre. Non perché sta casa me piaccia. Non perché so contento de sapello fa l'amore co n'artro omo. No, solo perché c'ho sto bisogno de prendeme cura de lui. Pure se non m'azzardo manco pe nsecondo a strignelo. A dije che ce tengo da morì. Che je vojo proprio un bene del cazzo. E me sa che sta fitta che sento al petto è na sottospecie de emozione. Na cosa che me viene istintiva mo che me rendo conto de essere pure io uno de quelli che alla gente ce tiene. O almeno, alla propria gente sicuro. Che de vedé morì n'artro Benjamin o n'artro Morgan nme va. E non perché sta cosa sia inconcepibile, ce educano a morì da ragazzini, ma perché semplicemente nc'ho più er core de assiste a n'arta pira senza dì ncazzo. E non so manco uno de quello che sa che parole dì. Quindi cazzo ce vado a fa a ste veglie se nposso né piagne né di che a sta gente je volevo bene? Quindi sì, magari mo me preoccupo der benessere de mi fratello e me faccio andà mezza giù l'idea che ce sia n'artro maschio a fa er capofamiglia. N'artro che je ricorda che medicine piasse e che mette insieme i sordi pe daje na vita dignitosa. Dignitosa, come non c'ha mai data Abraham. E sì, sta casa nsarà niente de che perché nc'ha er pollaio e i maiali. De mattina nsentirà i vitelli parlà tra de loro, né l'asini rompe er cazzo giù a e stalle. Nc'avrà animali belli da vedé se non Cody che più che ncane da caccia ormai pare ncane da salotto, però cazzo se è dignitoso. Se nel provà a scusà la scerta de venì a vive n'California poi me pare de capì n'intero mondo. E quer Siméon dev'esse npezzo de pane, na persona popo bona pe fa na cosa der genere.
    Che ste cose mi padre ne faceva.
    Ste cose nc'ha mai avuto e palle de falle nessuno.

    "Ovvio che me trovo n'lavoro." Tiro su cor naso n'artra vorta manco me stessi a raffreddà. A sigaretta a spingo ner posacenere e co n'dito je indico un negozio de oggetti usati lungo a strada. N'è che se vede bene da qua, ma ce sta l'insegna che nminimo svetta.

    "Stanno a cercà personale là. Magari mo che c'ho diciott'anni è tutta n'artra storia. Ce penso, non so se è quello er problema o se, verosimilmente, sta cosa po sembra na marcia npiù.

    "Magari me sistemo pure io e metto su famija." Je sto a dì, in un certo senso, che je so nsacco grado.
    "Che se magna Siméon quanno torna da lavoro? Scenno a fa spesa?" Che lo sa che pe sta cosa intendo che vado a rubà npo' de cose da nfruttarolo.
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    Efrem si troverà un lavoro perché così siete stati cresciuti, sempre con le mani in pasta. Anche quando c'era Abraham a tirare su la baracca a suon di pugni e colpi dal calcio del fucile.
    Quanti cazzo te ne ha dati sulle scapole, uno ogni volta che Ben si ribellava - dopo aver conciato per le feste anche lui - e due ogni volta che il problema era Efrem. Ti ha incattivito giorno dopo giorno, finché non è stata la malattia a tirarti fuori dal buio.
    La malattia e Simèon. Quel ragazzetto con il nome da puttana francese, che quando si incazza ti fa ribollire il sangue e ti insegna anche una lezione.
    Nonostante tu non sia quindi una cima con i rapporti sociali, ti immagini che - per come ti ha risposto - sia già di nuovo arrabbiato con te. Certo non a causa di Efrem. Quando rinfili in tasca il cellulare, tuo fratello spingi indietro per una spalla. "E to vengo a dì?" scherzi, per come ti riesce scherzare. Forse è ancora qualcosa di troppo umano per te, ma la cazzo di umanità l'hai vista, e non ti sei ancora capito. Non hai capito se dovevi morire e non rompere il cazzo a nessun altro in questo mondo, prenderti sta punizione per essere un frocio di merda, o invece implorare il cazzo di Dio in cui non hai mai creduto per darti più tempo. Così da codardo, mh?
    Vedere Efrem così, però, ti fa credere in una cazzo di seconda possibilità per voi due.
    "Te sei fatto grosso, ragazzì" diciotto anni, non ancora l'età per bere - pure se lo fate da quando ne avete tredici - ma l'età per credere di essere un adulto che sa prendere le giuste decisioni. Due anni da quando si è tolto dal cazzo, due anni in cui a farlo crescere non sei stato te. Gli hai dato un calcio in culo fuori dal nido, e tanti saluti.
    Non sai abbracciarlo, ma lo prendi per il coppino con una presa salda, una conferma, mentre annuisci guardandolo. "O demo bagnà sto compleanno, prima che te metti a fa fiji in ogni angolo de sta città" Tu non puoi bere, ma lui sì. "Raccatta quello che te pare qua ntorno, ma nfa rcojone co Sahid, rmagrebino infonno alla via, lui sta a posto"
    Lasci la presa, lentamente.
    "Volevo faje 'sta zuppa e n'insalata, magari du patate, ma me sa che a cena semo noi due stasera"
     
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