Posts written by Chrysalide

  1. .
    licantropo . α . mago hodoo . new york accent . 29 y.o
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    sasha grimes
    in viaggio
    Sa per cosa lo ringrazia. Perché non sempre un credo è profondamente e ineluttabilmente giusto. Perché non c'è qualcosa irradiato dalla pura luce. Il bene non sta tutto da una parte, no. C'è sempre qualcosa a macchiare i buoni propositi. A cacciar via le convinzioni, a costringere la riformulazione di pensieri. C'è sempre qualcosa che punzecchia fastidiosamente agli angoli della propria mente. Un senso di colpa che dilaga anche nel giusto, anche nella speranza. Ed è un serpente che scivola lento lungo i polsi. È proprio lui a fermarne l'accelerare delle cose. A bloccare totalmente il tempo affinché si possa cedere all'agonia. E soffocare, soffocare senza avere nulla da dire. Nulla con cui controbattere. Che nel sentirlo Sasha non dice niente, piuttosto si limita a chiudere la porta alle loro spalle assicurandosi di sfilare le chiavi da fuori e di posarle sul tavolino incassato nel muro. Una striscia di legno su cui a malapena c'entrano due piatti e due bicchieri. E ora che la porta è chiusa in questo container si soffoca. Negando per un istante lo sguardo a Nate va ad aprire le finestre che danno sulle stelle. Piccole botole che possono permettergli di raggiungere il tetto e, volendo, di dormire proprio lì.
    Sasha vi respira sotto come in ricerca di aria, mentre le prime stelle fanno capolino oltre le luci della città. Soffocate, timide anche loro, ma pronte a brillare nonostante siano per natura morte e quindi impossibilitate a rinnovarsi a divenire altro.
    Il loro è solo un ricordo, il motivo per cui tutti si ricordano di qualcuno quando questo è pronto ad andarsene via.
    Un modo per spiegarlo, ecco. E se fosse morto, probabilmente, il ricordo che si avrebbe di Sasha sarebbe molto diverso da questo. Non sarebbe un licantropo affranto, sperduto, solo in se stesso, no, se fosse morto Sasha sarebbe stato un guerriero. Morto per la famiglia, per la difesa del branco. Allora non sarebbe stato solo un guerriero ma anche un eroe. Ma non vuole appesantire Nate e questo se lo ripete fino alla nausea, fino a che al suo spogliarsi della maglia, prende a sfilarsi i pantaloni. Lui in maglia ci resta, perché è così che dorme: maglia e mutande.
    Persino i calzini li sfila per lanciarli via, appallottolati insieme alle scarpe sotto al letto. I piedi nudi che accarezzano il pavimento del container, puliti abbastanza da permettersi il letto. Ed è lì che va ad accovacciarsi prima di Nate, con le gambe larghe, ma solo per far cenno al compagno di sedersi dinanzi a lui.

    "Vieni, dieci minuti di massaggi e poi ci facciamo una tisana."
    Di fame non ne ha, anche perché sta ancora digerendo i wurstel con cui si è distrutto lo stomaco a pranzo. Qualcosa che andava fatto, d'altronde con quei soldi devono riuscire a permettersi qualche giorno in questo posto.

    "Mi pare di soffocare qui, ma immagino che nessun posto sarà come giù a Venice Beach." sospira scrocchiandosi le dita per poi spingersi con la schiena contro il muro e così lasciare a Nate più spazio sul letto.

    "Ormai sono abituato a dormire sotto le stelle, forse è per questo che non mi viene più sonno."
    Magari, magari fosse quello il motivo.
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  2. .
    licantropo . α . mago hodoo . new york accent . 29 y.o
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    sasha grimes
    ospedale di Brooklyn
    "Ti giuro, l'ho detto tanto per dire. In realtà pensavo mi fosse rimasto quello del Bronx, sai, certe parole tanto marcate, le parolacce." Non scompone il corpo quando parla, ma per dar enfasi alla cosa muove appena le mani. Sempre nella sua zona, che a lei non si avvicina più di così e non solo per rispetto, forse perché quello che è successo giù a Venice Beach ha alzato a modo suo una barriera. Roba apparentemente intangibile, ma che rischia di far male se ci si sbatte contro. A forza di fumare nel medesimo modo in cui lo fa lei, quasi studiandosi la postura e la cadenza del respiro, il drummino diviene un mozzicone giallo in poco più di qualche minuto. Incastrandolo tra pollice e indice Sasha lo lancia cercando di mirare un tombino e ce la fa, bingo.

    "Vivianne, come la sacerdotessa di Avalon" ha approfondito poco il ciclo arturiano o del romanzo bretone che dir si voglia. Non è parte della letteratura americana, anche se gli americani provengono dagli inglesi e sono il popolo meno autoctono, cioè, gli americani che conosciamo noi, ecco, quelli che son venuti su dalle colonie e dallo schiavismo.
    Non che a Sasha non interessassero anche quelle di opere, ma ha sentito il dovere di specializzarsi in qualcosa e quel qualcosa non poteva che essere parte del proprio vissuto. È difficile che nelle scuole qui si studi Shakespeare. Gli insegnanti preferiscono J.D. Salinger e far agli studenti una testa tanta con il Giovane Holden. Che poi, volente o nolente è ciò che resta in testa più del resto. Rimane più utile di un corso di falegnameria, ad esempio. Perché nei libri c'è sempre qualcosa che colpisce a segno. Che fa i suoi punti al gioco delle freccette. Tanto che nel sorriderle pensa ai dibattiti avuti con Nate e al fatto che tutto questo, tutto questo viaggiare, scappare, scomparire, diverrebbe molto più semplice se il Giovane Holden fosse stato interiorizzato a dovere. Con il giusto accompagnamento, senza lasciarsi andare al proprio e facile buonsenso.
    Che anche Salinger lo scriveva: Voglio dire che ho lasciato scuole e posti senza nemmeno sapere che li stavo lasciando. È una cosa che odio. Che l'addio sia triste o brutto non me ne importa niente, ma quando lascio un posto mi piace saperlo, che lo sto lasciando. Se no, ti senti ancora peggio.

    "I tuoi erano appassionati dal romanzo bretone o suonava semplicemente bene?" parla e se parla non pensa, spinge un po' più in là la barriera, fa sì che almeno una persona, una sola per volta, possa entrarvi.

    "È confortante sapere che se si ha bisogno e un'assicurazione sanitaria si può venire curati da una sacerdotessa." Ma non può parlare troppo, d'altronde non sa se Vivianne ha da fare, se è in pausa o se semplicemente ha staccato dal suo turno e allora vuole tornarsene a casa a dormire. Si chiede dov'è che possa abitare una come Vivianne: se è della zona o una viandante come lui. Qualcuna che fa da pendolare, che a breve siederà su un treno e lì prenderà sonno. Ha gli occhi stanchi. Magari lo è anche nella voce ma non è qualcosa che Sasha può permettersi di giudicare. D'altronde non la conosce e probabilmente non avrà modo di sentirla parlare ancora. Non in momenti diversi, non in situazioni diverse.

    "Tante cose, in realtà..." e si morde l'interno della guancia, colpito in fallo, sul punto di essere smascherato.
    "Cercavo qualcosa di più forte della melatonina per combattere l'insonnia e un lavoro. C'è una stazione di pompieri qui vicino? È da quando sono un ragazzino che nutro la stessa aspirazione di Grisù." Ma Grisù è il personaggio di una serie animata italiana. Non è detto che Vivianne lo conosca.
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  3. .
    33 anni . archeologo . mago bianco . inquisitore . avitus
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    Kosta Papadopoulos
    MET
    Avrebbe potuto proporsi per i bandi del Louvre, o per quelli dell'Ermitage, ancora più in culo al mondo, senza però dire di essere un greco con un permesso di lavoro per l'America. Uno che per anni ha vissuto nel Maine e si è lasciato influenzare dalla cultura di quelli. Avrebbe potuto andare ovunque, tentare la fortuna altrove, magari senza nemmeno cambiare davvero Stato. Magari scendendo giù, oltre l'America centrale, quasi oltre quella del sud, fino all'Argentina, laddove adesso fa un po' più fresco perché basta superare la linea dell'equatore per vivere quasi una vita all'opposto di questa.
    Avrebbe potuto scegliere qualsiasi via, una vita diversa, vendendo la casa che ha e magari acquistandone un'altra più piccola, modesta, con meno piante da gestire e meno spazi da pulire. Avrebbe potuto davvero avere ogni cosa tra le proprie mani: le scelte, le possibilità, ma non l'ha fatto.
    Kosta è salito sulla sua auto, quella di sempre, dei viaggi senza metà per tutto il settentrione ed è arrivato a New York. Prima si era detto fosse per poco tempo, tanto da aver affittato una casa modesta, piccola, necessaria in ogni sua forma. Perché non avendo un lavoro fisso, ma a chiamata, gli sarebbe bastato indagare in giro per conto dell'associazione e poi tornare indietro. Sempre verso casa, ma più vicino il Vermont questa volta.
    Poi però New York si è rivelata invitante, un'ottima ospite e senza nemmeno pensarci Kosta si è trovato quasi costretto a restare. Perché è qui che la corruzione dilaga più che altrove. Gli altri non hanno ancora avuto conferma che gli scavi della Norton Group in Messico avessero risvegliato qualcosa del genere. Una sorta di Pazuzu ma più messicano che sumero - accadico, ma in New York ci credono e Kosta pensa abbiano mandato lui non tanto perché sia bravo nel tracciare informazioni, quanto perché il suo battesimo a Pelor è assai più fresco di quello degli altri. È una sorta di prova la sua, una prova che va avanti da più di un anno ormai.
    E New York gioca a loro favore. Lei gioca dalla parte di tutti e non è solo invitante, dolce, gentile, no, lei è anche affamata, subdola e sussurra piaceri nelle sue orecchie tanto da spingerlo a conoscerla. Vuole che Kosta si muova tra le sue strade, che la esplori, che l'aspetti. Perché un giorno accadrà qualcosa. Un giorno, quando forse nemmeno se l'aspetta, tutte le sue ricerche avranno il loro soggetto e allora lui sarà pronto, pronto a contribuire per la salvaguardia di questa Dimensione. Magari meno conscio di altri, ma comunque fedele, devoto.
    Poi è arrivata al lettera di risposta dal The Met, un colloquio conoscitivo, la presentazione delle sue più vecchie tesi. La fortuna che il capo di quel dipartimento che interessava a lui fosse spostato altrove. Che ci finisse lui al Louvre al posto suo. Una coincidenza alla quale Kosta non crede. Perché per lui c'è sempre un filo rosso che collega ogni cosa. Una causa e un effetto in un ciclo continuo. Un serpente che si morde la coda fino a fagocitarsi del tutto e così si alimenta, resta vivo, in moto, una ruota. Il tempo che scorre e pone ogni cosa al proprio posto. Kosta sente di essere un tassello, un tassello che si muove per le sale del Metropolitan Museum of Art di New York. Un tassello in attesa di una connessione. In attesa di una sfida. Tanto che quando varca la soglia del dipartimento egizio per controllare che ogni opera, ogni reperto esposto lo sia nella più perfetta condizione, finisce per cercare tra i nomi sulle targhette esposte quello di Nathaniel Hill. Istantaneo o istintivo. Una passeggiata tra la valle delle regine, lontano nel tempo, proprio durante le spedizioni del 2017/2018.
    E li si sofferma, un respiro profondo, la prova, per se stesso, che il proprio Chakra non verrà turbato da vecchi e non ancora antichi rancori.
    ©
  4. .
    Aggiungo Kosta Papadopoulos
    (Spero di non aver scritto boiate, che non compilo un registro dal 15/18)

    CODICE
    <table style="border: 1px solid #A2C4B1; width: 100%; border-collapse: collapse; font-family: times; font-size: 13px"><thead>
    <tr><th style="background: #A2C4B1; color: #000; text-align: center; font-size: 16px; font-weight: bold; padding: 4px;">ANNO</th><th style="background: #A2C4B1; color: #000; text-align: center; font-size: 16px; font-weight: bold; padding: 4px">I LEZIONE</th><th style="background: #A2C4B1; color: #000; text-align: center; font-size: 16px; font-weight: bold; padding: 4px">II LEZIONE</th><th style="background: #A2C4B1; color: #000; text-align: center; font-size: 16px; font-weight: bold; padding: 4px">AURA</th>
    </tr></thead><tbody>
    <tr>
    <td style="border: 1px solid #A2C4B1; border-collapse: collapse; padding: 4px; font-size: 16px; font-weight: bold;">I ANNO</td>
    <td style="border: 1px solid #A2C4B1; border-collapse: collapse;padding: 4px">30</td>
    <td style="border: 1px solid #A2C4B1; border-collapse: collapse;padding: 4px">30</td>
    <td style="border: 1px solid #A2C4B1; border-collapse: collapse; padding: 4px; text-align: center" rowspan="5"><b>Rossa</b>
    Gialla 10%;
    Arancione 40%;
    Bianca. 5%

    Bagliore dorato post Battesimo.
    </td>
    </tr>
    <tr>
    <td style="border: 1px solid #A2C4B1; border-collapse: collapse; padding: 4px; font-size: 16px; font-weight: bold;">II ANNO</td>
    <td style="border: 1px solid #A2C4B1; border-collapse: collapse;padding: 4px">30</td>
    <td style="border: 1px solid #A2C4B1; border-collapse: collapse;padding: 4px">30</td>
    </tr>
    <tr>
    <td style="border: 1px solid #A2C4B1; border-collapse: collapse; padding: 4px; font-size: 16px; font-weight: bold;">III ANNO</td>
    <td style="border: 1px solid #A2C4B1; border-collapse: collapse;padding: 4px">30</td>
    <td style="border: 1px solid #A2C4B1; border-collapse: collapse;padding: 4px">30</td>
    </tr>
    <tr>
    <td style="border: 1px solid #8AAFC1; border-collapse: collapse; padding: 4px; background: #8AAFC1; color: #000; text-align: center; font-size: 11px; font-weight: bold;">ANNO</td>
    <td style="background: #8AAFC1; color: #000; text-align: center; border: 1px solid #8AAFC1; border-collapse: collapse;padding: 4px; text-align: center; font-size: 11px; font-weight: bold;">OBIETTORE</td>
    <td style="background: #8AAFC1; color: #000; text-align: center; border: 1px solid #8AAFC1; border-collapse: collapse;padding: 4px; text-align: center; font-size: 11px; font-weight: bold;">CAMMINATORE DELL'AURA SACRA</td>
    </tr>
    <tr>
    <td style="border: 1px solid #A2C4B1; border-collapse: collapse; padding: 4px; font-size: 16px; font-weight: bold;">IV ANNO</td>
    <td style="border: 1px solid #A2C4B1; border-collapse: collapse;padding: 4px">30</td>
    <td style="border: 1px solid #A2C4B1; border-collapse: collapse;padding: 4px">30</td>
    </tr>
    <tr>
    <td style="background: #A2C4B1; color: #000; text-align: center; font-size: 16px; font-weight: bold; padding: 4px;" colspan="4">SKILLS A SCELTA</td>
    </tr>
    <tr>
    <td style="border: 1px solid #A2C4B1; border-collapse: collapse;padding: 4px" colspan="4">Elenco Skills Scelte in questo formato:
    • <b>Infusione dell'Ordine;</b> IV- Obiettore
    • <b>Veste d'Equilibrio;</b> IV- Obiettore
    • <b>Furia dell'Anima Mundi;</b> IV- Obiettore
    • <b>Convergenza Sintropica;</b> IV- Obiettore
    • <b>Catena dell'Anima;</b> IV- Obiettore
    • <b>Blocco dell'Anima O Pena d'Esilio;</b> IV- Obiettore
    • <b>Arma di Luce;</b> IV- Camminatore dell'aura sacra
    • <b>Scintilla dell'Inquisitore;</b> IV- Camminatore dell'aura sacra
    • <b>Mira Benedetta;</b> IV- Camminatore dell'aura sacra
    • <b>Tempra Benedetta;</b> IV- Camminatore dell'aura sacra
    • <b>Radiosità Purificante;</b> IV- Camminatore dell'aura sacra
    • <b>Repressione dell’Aura;</b> IV- Camminatore dell'aura sacra
    • <b>Infrangere Prigioni;</b> IV- Camminatore dell'aura sacra



    </td>
    </tr></tbody>
    </table>


    Edited by Chrysalide - 8/5/2024, 14:22
  5. .
    licantropo . α . mago hodoo . new york accent . 29 y.o
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    sasha grimes
    ospedale di Brooklyn
    Afferra l'accendino dalla dottoressa degli umani e riaccende il drum. Deve tirare piccole boccate di fumo per far sì che la fiamma lo ravvivi, che la carta torni a bruciare e quell'odore di tostato vada a mischiarsi un pochino al fumo della sigaretta di lei. Come promesso e in un sorriso che coglie perfettamente il senso di quel nome, Jack torna da lei, dritto nella tasca della divisa che Sasha non sfiora, perché gli estranei non si sfiorano, ma che centra con finta maestria, lasciandoglielo cadere proprio per dritto al suo interno. Per un istante non dice niente, sempre per la questione di non saper chiedere, di non voler alcun favore, eppure c'è sempre quel bisogno a masticargli un po' la bocca dello stomaco. Magari è semplicemente la necessità di un dialogo, di un momento che possa estraniarlo da tutto il resto. Elevandolo, spostandolo altrove. Che a Brooklyn probabilmente non c'era stato nemmeno da bambino e allora alla sua domanda sente di rispondere che sì, sì, lui non è di qui, anche se è nato qui ed è qui che è stato rimbalzato dagli Hainois ai Grimes. New York alla fine è quella, anche se è immensa e a volte c'è il rischio di perdersi. Sopratutto per un ragazzino che in casa non è mai voluto starci, ma finiva per arrivare semplicemente fino al fiume Hudson per poi tornare indietro. Che a fargli cambiare idea erano le rane: non poteva scappare davvero di casa se era convinto che le rane stessero solo lì, infestanti, come se il Bronx potesse esserne pieno e allora New York, di notte, venisse invasa dal loro gracchiare. Non ha mai creduto che i rumori che sentiva al calar della sera fossero dei grilli. I grilli non gli sono mai piaciuti, perché si sviluppavano in lunghezza, andavano altrove, sparivano già dalla visuale, mentre le rane erano compatte, forse più consce dei grilli della loro esistenza. Quindi sì, da bambino, quando voleva scappare, si ricordava del gracchiare delle rane e del fatto che non poteva lasciare Froggie da solo a casa. Magari sarebbe dovuto tornare a prenderlo: a lui, a Mitja, fino a che non ha compiuto la maggiore età e allora ha avuto la vocazione. La conferma che New York non apparteneva a lui nonostante vi fosse nato. Né per il Bronx, né per le rane.

    "No, non esattamente." Una boccata di fumo, la sigaretta si accorcia. Si fa più piccola col passare del tempo, come le donne quando invecchiano e allora si chiudono in loro stesse, a riccio, si fanno compatte come le rane. Divengono consapevoli della loro natura, della loro forza.

    "O almeno, non tornavo a New York da dieci anni e in una città del genere è sempre tutto un po' nuovo"
    Sorride, tira su il muso per guardarne i palazzi: ora i loro tetti sono più vicini. Ha senso quando da piccoli si ha una prospettiva diversa delle cose.

    "Perché questa domanda? Senti l'accento di Los Angeles? "
    Il fatto che quella città adesso non esista più per lui non vuol dire che non ci sia mai stata. Sono successe tante, diverse cose lì. Avvenimenti più belli che brutti. Ci ha alimentato speranze lì. Stava per diventarci padre e sua figlia, lì, sarebbe stata sempre abbronzata, con i capelli sempre più chiari e le lentiggini, sì, a macchiarle tutto il nasino.

    "Oh, comunque sono Sasha."
    Nessuno lo chiama più Alexander, non ha senso, per lui, presentarsi con quel nome.

    "Grazie per Jack."
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    sasha grimes
    in viaggio
    Il discorso si chiude qui, Sasha capisce bene di non poter andare oltre. Che no, non lo inciterà ancora, non diversamente, perché non è nel suo intento insinuare altre forme di disagio in Nathaniel, non quando possono provare a raccogliere insieme i pezzi e Kosta, beh, Kosta è un pezzo di puzzle che a lui non appartiene, anche se si è sentito in colpa quando, sentendo Nathaniel disperarsi per il lupo, si è detto di aver distrutto un matrimonio. Un taglio netto, buttandosi nel mezzo, anche se per lui la reazione di Nate non è stata altro che troppo, troppo esagerata. Per questo ha pensato di cercare Kosta in capo al mondo, per morderlo e portarlo al cospetto dell'omega. Una sorta di regalo, un tieni, adesso non avrete paura di niente e sarete forti, forti, perché forte è Gaia e il suo credo. Ma il credo è caduto tra le fiamme e così ogni briciola di speranza. Sasha non trova ci sia più motivo di meditare, di entrare in comunione con l'assenza, quando appunto c'è solo quella e un vuoto, un vuoto che non fa altro che aprirsi come una faglia nel suo petto. Magari un giorno lo inghiottirà del tutto, magari un giorno sarà così fottuto da non sentire più niente. Il suo potere inverso, la pena da pagare se si vuol essere davvero al mondo. Ancora vivi per miracolo, ancora vicini a qualcuno che ha un legame indissolubile con lui. Perché Nate forse gli appartiene più degli altri, così come Timothy, Rosie e Jack. Così come lui è appartenuto a Gaia.
    E non vuole ucciderne la speranza, non questa sera, quando vedendolo muoversi si sofferma sull'orchidea ed esclama, in un sibilo che si sperde nella sera e avvolge il container dalla tinta verde e i numerosi rampicanti.

    "Colsi un'orchidea per mettermela all'occhiello; era una mirabile cosa, tutta macchiata, efficace come i sette peccati mortali." Chissà cosa intendeva dire Oscar Wilde. Non aveva mai letto nulla di suoi ai ragazzini, perché erano ragazzini, appunto e per loro doveva esserci la morale nascosta nella favola, nel racconto epico e Wilde di epico non ha mai avuto nulla. Forse è stato solo che decadente, terribilmente triste e affascinante proprio per questo. Un pugno nello stomaco anche in assurde descrizioni come queste.

    "Secondo te cosa intendeva Wilde? Ti sembra un peccato esser qui piuttosto che da mio fratello?" Si guarda intorno, lo segue per farsi dire dov'è la latrina. Una gioia, sì, dover andar a pisciare fuori casa quando fuori fa freddo. Le erezioni muoiono proprio in questo modo. In istanti come quelli.

    "Fortuna che non abbiamo trovato birre decenti ma solo tisane con melatonina. Magari sono meno diuretiche." bofonchia accarezzando gli angoli di questa casa, un modo come un altro per imprimerla nei propri sensi e iniziare così a darle un nome a sentirla quanto più sua.

    "Grazie...comunque." Dice fermandosi sull'uscio. Ancora non entra del tutto, no, aspetta che sia Nate a farlo per primo. A prendere posto su una poltroncina o direttamente sul letto, che sì, purtroppo è uno solo, ma non così piccolo da creare un problema. D'altronde giù a Venice Beach dormivano tutti insieme. L'uno stretto all'altro, come un cestino di cuccioli appena venuti al mondo.

    "Non eri obbligato a venire fin qui con me" Ci tiene a specificarlo, perché da parte sua non vuole in alcun modo costringere Nate alla sua presenza.
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  7. .
    licantropo . α . mago hodoo . new york accent . 29 y.o
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    sasha grimes
    30th Road, Queens
    La maglietta è così corta da fargli vedere l'inguine quando tira su le braccia. E le maniche sulle braccia muscolose stringono, perché forse questa maglia è da donna e Sasha non ci ha pensato quando l'ha infilata nel borsone ed è partito via. Magari non era nemmeno sua: ci ha visto su delle scritte e allora ha pensato che potesse appartenergli. Che fosse ironico etichettarsi come una ragazza interrotta in un momento della vita in cui tutto resta a cavallo di qualcosa. Con un piede sulla terra e l'altro verso il vuoto, proiettato chissà dove.
    E la scritta che è in rilievo lo spinge a grattarla via, o almeno, a passarci su il pollice mentre cammina, quasi a rilassarsi così piuttosto che ritrovarsi a strapparsi via le pellicine dalle dita. La cosa buona è che il container che Nathaniel ha affittato per qualche tempo è vicino all'indirizzo che gli ha girato Mitja. Solo qualche isolato, il tempo di aggrapparsi saldamente ad una bottiglia di vodka e rendersi conto che, pur con la tristezza in corpo, più beve e più non gli sale un cazzo. Almeno si dice essere bravo perché è riuscito a rubarne due. Una ad alimentare il suo coraggio, l'altra come offerta di pace per il fratello. Che raggiungere Mitja non è semplice, nemmeno quando i chilometri da macinare non sono niente e i passi volano via in falcate. Che non vede l'ora di vederlo e al col tempo ha paura. Un fastidio atavico alla bocca dello stomaco che no, no, non è per l'alcol. È solo un fuoco, quello di cui cerca di non parlare con Nathaniel quando, guardandolo, gli salgono alla mente i ricordi di una vita fa. Perché sembra già essere passata un'intera esistenza e, al col tempo, di non essere passato nemmeno un giorno. E si sente in bilico, così come sta camminando adesso, che mette un piede dinanzi all'altro e cerca di disegnare una linea retta con la punta delle scarpe. Per un momento pensa a Jesse e si chiede cosa farebbe: se come lui si limiterebbe a passare lungo una linea o se, semplicemente, saltellerebbe qua e la cercando di evitare il peggio. Perché non solo il pavimento è lava, ma tutto il resto. A volte persino l'aria.
    A Nathaniel non ha neppure detto dov' è che andava di preciso. Si sono solo congedati con la promessa di rivedersi al container per la sera. Senza un orario ben preciso. Perché ora l'archeologo ha ripreso con il suo lavoro mentre Sasha, beh, Sasha non fa che ritrovarsi con le mani in mano. E magari aspira anche a qualcosa di troppo grande. Magari cerca qualcosa che nemmeno merita o che non rientra perfettamente nelle proprie competenze. Così si logora ancora un po', perché di essere in debito non gli è mai piaciuto, non quando ha passato più di dieci anni della sua vita a sperticarsi per gli altri. Magari farà domanda per il volontariato tra i pompieri. È un pensiero che gli balena nel cervello per un istante, quello in cui si immagina in divisa e pronto a spegnere il fuoco. Perché il pensiero è sempre lì, è tutto un fuoco, sempre e solo fiamme. Anche se poi l'immagine cambia e anche se lui indossa una divisa poi questa porta incisa su un braccio il disegno di una salamandra. Ed è come in Fahrenheit 451: c'è lui che con la pompa da fuoco ad ogni cosa. Al branco, a tutti libri che ha letto ai bambini, perché la speranza non esiste e se deve farlo, allora bisogna che si ricrei sulla violenza, sui pensieri futili.
    Così si sente impaziente, agitato, irrequieto. Una faccia di luna piena, di cera. Senza nemmeno un poro, un pelo, inespressivo. Un errante del motore a scoppio. Così si ferma dov'è che il messaggio di Mitja indicava. Con la bottiglia di vodka vuota batte contro il cancello, il muro, la porta. Toc toc toc, una botta di culo. Culo di bottiglia. La mano serrata lungo il collo, in attesa che il giudizio di suo fratello arrivi e allora gli ricordi quanto abbia ragione: che non è un alpha uno che lascia morire il proprio branco, che si ritrova impossibilitato a far qualcosa. No, un alpha non deve essere fortunato, non deve potersi salvare la vita. Un alpha affonda e se Sasha tanto ha caldo, allora si merita solo di morire bruciato come tutti gli altri.
    ©
  8. .

    Kosta Papadopoulos
    archeologo . OOPArt addicted . Cat lover

    ultimo accesso: ora


    [18.00] Ciao Nate, non preoccuparti, avevo già fiutato il tuo ritorno. Stai tranquillo, per me non è un problema incrociarci, d'altronde siamo colleghi adesso.

    [18.03] Felice che tu sia tornato nel giro.
  9. .

    Kosta
    Per colui che è malvagio, la coppa della
    vita non è che fonte di eterna dannazione.


    ultimo accesso: ora


    Chiamata in corso


    Attacca.
  10. .

    Kosta
    Per colui che è malvagio, la coppa della
    vita non è che fonte di eterna dannazione.


    ultimo accesso: ora


    Chiamata in corso


    Rimane ad ascoltare la sua voce ma non risponde.
  11. .

    Kosta
    Per colui che è malvagio, la coppa della
    vita non è che fonte di eterna dannazione.


    ultimo accesso: ora


    [01:13] Se o vuoi allra rtonra. PErché non troni! non psso essere l'unmo migliore s ce poi mi lasi così
  12. .
    1 gennaio 2023

    Kosta
    Per colui che è malvagio, la coppa della
    vita non è che fonte di eterna dannazione.


    ultimo accesso: ora


    [01:02] Ti pvrego tofna a cfa. Ti amo tnto, scsa, non le faccio più quelle cose gke non tcpicciono
  13. .

    Kosta
    Per colui che è malvagio, la coppa della
    vita non è che fonte di eterna dannazione.


    ultimo accesso: ora


    [07:12] Buona caccia, allora...
  14. .

    Kosta
    Per colui che è malvagio, la coppa della
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    [07:10] Che ci fai sveglio a quest'ora? Buon Natale anche a te.
  15. .

    Kosta
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    vita non è che fonte di eterna dannazione.


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    [12:04] In chiamata


    "Ok..."

    Si prende una lunga pausa in cui si sente che si tira su e che versa da bere in un bicchiere.

    "Allora mandami l'elenco delle cose che viene a prendersi tua madre così gliele impacchetto. Ti amo."

    Attacca

3631 replies since 16/10/2015
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