Votes taken by Patrizia.

  1. .
    jackals
    52 y.o.
    Sa rivedere tutto nei suoi occhi, tutto ciò che un giorno deve essere passato in mezzo al suo sguardo e che poi ha potuto riconoscere in quello dei suoi figli. Sa rivedere ogni goccia di adrenalina che cresce e cresce assieme alla soddisfazione, alla consapevolezza di essersi meritato il proprio posto nel mondo, un posto che non sempre sa essere giusto se non per sé stessi, ma è così che a loro sa bastare. Sa rivedere uno scopo, una scelta che in lui per anni è stata spenta e sopita, ma che ora rinasce e viene alimentata da giorni che, come questo, sanno bruciare tra una pila di ricordi non altrettanto vividi. Ma questo lo è, questo lo sarà per altri infiniti giorni quando non c'è modo di spegnere scintille capaci di insinuarsi nelle vene per far pompare più velocemente il sangue e donare tanta vita. Lo sa che è una cosa che ha imparato ad apprezzare solo nell'ultima metà della sua vita, da quando il suo scopo è così diverso e anche adesso sa rivederlo in un rapporto che non credeva di poter paragonare a quelli che gli si stringono alle vene per condividere il suo stesso sangue. Eppure è lo stesso, è lo stesso anche nel non conoscere un segreto che forse non importa, perché ha saputo vedere Chloe come una figlia anche senza fissare lo sguardo sul suo sangue. «Una Double IPA.» E sa sorriderle ancora, incoraggiante, mentre raggiunge un tavolo appartato con il suo bicchiere stretto tra le dita. «Vacci piano, che hai già abbastanza adrenalina in circolo.»
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  2. .
    jackals
    28 y.o.
    Non sa quante altre volte potrà ripetere lo stesso sbaglio senza sentirlo premere forte contro la cassa toracica nell'impedimento di un respiro muto, non sa quante volte si rifiuterà di sentire le urla che da solo vorrebbe provocarsi nella testa, che gli chiedono di smettere, di sentire, di svegliare istinti ormai da troppo tempo sopiti. Sa solo che sta meglio così, senza preoccupazioni che si sforza di sottovalutare al punto da renderle nulla. Nulla come tutto ciò che lo circonda, nulla come ciò in cui sa ridurre anche le reali presenze che si mostrano con colori così vividi, solo per essere ridotti alla stessa scala di grigi con cui si sforza di guardare il mondo. Perché sta meglio così, tra respiri spezzati piuttosto che tra le lacrime che non vuole far scendere dai suoi occhi, sta meglio nel circondarsi da una storia senza importanza per non guardare più in faccia ciò che invece un peso lo ha avuto e lo ha tutt'ora, ciò che gli si vorrebbe stringere addosso ma che al suo posto trova una statua impenetrabile. Tutto o niente, è sempre stato così e troppo spesso ha scelto la via più facile. Tutto o niente perché potrebbe morire in una via di mezzo capace di soffocarlo davvero, di premergli addosso ogni colpa e ogni perdita e di mischiarle assieme, di renderle una nebbia densa da cui non potrebbe sottrarsi, non con le poche forze che gli sono rimaste addosso. Perché lo sa come stia dormendo poco, come non stia mangiando affatto e come sia troppo l'alcool che ogni giorno si sforza di mischiare al proprio sangue. Perché lo sa che nel chiudersi in una solitudine silenziosa sta chiudendo anche ogni spiraglio di luce proveniente dal mondo esterno, lo sa che è inevitabile in questo modo che anche i suoi ultimi appigli diventino più deboli, fragili, pronti a franare nel momento stesso in cui lo vedranno tremante e incerto davanti ai loro occhi. Non ha più qualcosa per cui lottare e allo stesso tempo è deciso a non dare a nessuno un motivo per lottare per lui. Perché non li vuole gli stimoli di un mondo che sa riservargli solo lame affilate, non li vuole gli artigli pronti a penetrargli la carne ad ogni passo che compie che non sia semplicemente così, solitario e silenzioso. «Vega mi hai cercato?» Ma ci sono abitudini che hanno saputo farsi meno piatte e meno grigie, ci sono nomi e parole che sa pronunciare con un calore diverso nella voce e con un sorriso che debole si sforza di incurvargli le labbra. Vega è una di quelle. Vega sono occhi da guardare fino ad immergercisi dentro, fino a provare qualcosa che non gli appartiene, ma che è così trasparente da travolgerlo anche nella sua ostentata durezza.
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  3. .
    jackals
    28 y.o.
    Non è facile accorgersi di quello che lo circonda, non è facile sentire, vedere, sapere, quando tutto ciò che si aspetta da una giornata e dall'altra è la solita patina di apatia che ha deciso di stendere su tutto. Ci sono dei momenti più vivi di altri, sì, ci sono giorni in cui un sorriso timido gli si apre sul volto e lo fa passare, qualche inutile raggio di sole, ma comunque niente di più dell'illusione di una serenità che sia passeggera. Non lo sa più come cercare in quegli attimi di positività qualcosa a cui aggrapparsi davvero, non da quando ha scoperto che la sua presa più ferrea era stretta su un pugno di nebbia, su convinzioni sbagliate, su sogni che non avevano davvero fondamenta su cui erigersi fino a diventare realtà. E così non è facile neanche cercare qualcosa in questi paesaggi che sembrano tutti uguali, tutti spogli, privi di una luce che saprebbe disegnare contorni su ciò a cui vorrebbe dare un'importanza, ma non ci riesce. Perché raramente sa soffermarsi ancora su quanto Dorothy sia essenziale per vedere scintille anche dove non dovrebbero esserci, dove si rifiuta di sentirle, raramente sa pensare ad una spensieratezza che Lucian, Vivianne o Diana hanno saputo portare in lui con più o meno irruenza, in situazioni diverse da questa. Perché adesso anche loro sembrano fantasmi, anche se così assiduamente presenti, adesso anche in loro non sa vedere altro che figure piatte davanti a cui è facile diventare ciechi. E' facile e basta, è facile sempre. Non sentire niente lo è, neanche il brivido di un momento che si allunga quando non dovrebbe e che lo spinge a restare, ma non ad aspettarsi qualcosa. Che cosa c'è in quella donna che gli da un lavoro? Che cosa c'è nelle sue parole che gentili lo tengono fermo in un posto che non gli appartiene? Ma in fondo non esiste un luogo che lo faccia davvero, che possa essere chiamato casa, quando anche la sua è vuota e sa solo di questa stessa asfissia che prova in ogni istante da giorni che ormai non conta più. Un posto è uguale ad un altro, anche se questo sguardo che si sente premere addosso sembra malinconico, a differenza del suo. «Certo. Sei gentile, ti ringrazio.» La risposta è che per lui non può esserci niente, non nelle sue parole né in quelle di una donna che non può vedere qualcosa in lui, non davvero, perché nessuno potrebbe. E allora un luogo sa valere quanto un altro ma un pasto in sua compagnia sa portare più frivole distrazioni di quelle che mancherebbero tra i muri solitari di una casa che forse non ha mai voluto, ma che c'è ed è vuota. «Nessuno di migliore con cui cenare? Avrai capito da sola che non sono un'ottima compagnia. Posso fumare?»
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  4. .
    student
    17 y.o.
    A volte anche la sua voce sa essere decisa, sa farsi più affilata del solito sussurro per risuonare convinta nell'aria umida. A volte anche lui sa esserlo, deciso, sa riconoscere i propri desideri, almeno quelli più superficiali, più istintivi, più facili da liberare come onde leggere che non per forza sapranno travolgere tutto il resto. Sono piccolezze che sa concedersi con delicatezza, con una spensieratezza che a volte lo fa sembrare davvero il ragazzino impetuoso e un po' maldestro che dovrebbe essere, solo quello e non tutto ciò che è nascosto tra i sussurri di una città che non sa solo reprimerlo e tenerlo incatenato, ma è anche capace di infilare numerosi spilli lì appena sotto la pelle, dove crede di essere ancora parzialmente libero dai dolori. E invece c'è sempre, tranne in momenti come questo, c'è sempre una voce che lo tiene al suo posto ma non quando può saltare, quando può volare, quando può trasgredire poche regole superflue e tornare a casa con un malanno. Lo sa che è solo un modo per chiudersi in casa e non vedere suo padre, lo sa che è l'unico momento in cui può isolarsi in un silenzio che duri più di una notte soltanto. E gli va bene, è quello che così spesso sa servirgli finché le manette che lo tengono fermo non saranno scivolose e inutili per davvero e non solo nell'illusione di una notte d'estate. «Ma certo che ti prendo.» C'è una calma dolce nella sua voce per affermare qualcosa di tanto scontato, di semplicemente sottinteso in tutte quelle altre parole eccitate che un po' gliela fanno perdere già la presa sul mondo, anche tra quelle poche certezze che rimangono vivide, anche se ancora la testa non gli sa girare abbastanza per rendere meno scomode anche tutte quelle altre sillabe che non pronuncia mai. Ma le fa un sorriso solo prima di scomparire nel buio, prima di annunciare con un urlo un salto che anche nell'essere l'ennesimo sa dargli sempre lo stesso brivido, la stessa carica, la stessa vita. E' solo un attimo e poi è in acqua, è solo un attimo e poi è ospite di un freddo che sa stringerlo attorno alla carne e dargli un posto da occupare per un istante che gli mozza il fiato e al contempo sa riempirlo di una vitalità così lontana da quella che di solito lo abbandona tra sfumature più lievi, meno vivide. Ed è già pronto a stirare i muscoli in quelle acque gelide, a muoversi rapido per stringersi attorno a Kali con le braccia e dare anche a lei ciò di cui ha bisogno, in un momento che non sa sembrare mai sbagliato come tutti gli altri ma la perfetta cornice in cui seguire semplicemente impulsi troppo naturali. «Ti tengo.» Ed è una voce decisa anche se sa tremare appena e annaspare tra polmoni contratti, è un sussurro urlato nella notte per squarciare tutto ciò che prima li ha premuti contro il terreno con troppa violenza e ora, su di loro, non ha più alcun potere. E urla ancora, allora, urla per liberare quella voce che troppo spesso reprime ma che ora sa sgorgare leggera in ogni risata mentre scioglie la presa di una sola mano per nuotare verso riva in modo impacciato, con i capelli davanti al volto ma un sorriso che sa distinguersi anche nel buio. «Sei un po' matta tu che mi assecondi sempre.» E non si scioglie, quel sorriso, nemmeno nella fatica di issarla sulla roccia prima di fare lo stesso da solo, nemmeno nel sentire il freddo umido premere contro la pelle mentre afferra di nuovo la bottiglia e la porge a lei per prima con le dita ancora tremanti.
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  5. .
    jackals
    52 y.o.
    Lo sa mantenere un sorriso che non parla solo di soddisfazione, ma di brividi che non ha pensato di poter provare ancora e che rimangono lì, sospesi come scintille quando è solo una risposta che cerca in ogni sguardo che poggia su di lei di sbieco, intento già a muovere la macchina. Lo tiene tirato sulle labbra senza fatica mentre non gli serve cercare conferme, non gli importa di conoscere qualcosa che sia così lontano da ciò che Chloe potrebbe provare e che già comprende, che già sente appoggiarsi su di loro in un legame familiare anche nell'essere così assurdo. Perché lo è anche se per lei sa provare quel senso di protezione che deve solo alla propria famiglia, perché lo è anche se è normale, se si è sentito in colpa per anni, se a lei si è sentito legato da subito come ancora, a volte, pensa di esserlo con Dorothy stessa. Ci sono presenze che semplicemente non sfumano, anche nell'essere distanti, ed è qualcosa che rivede adesso in ogni gesto che li unisce. Perché ora, davvero, sente di poterle concedere qualcosa che non ha mai avuto. Adesso sa di poterlo fare, di potersi redimere per sbagli che in un momento così perfetto non sanno più come esistere. «E grazie di cosa? Eri pronta, me lo hai dimostrato direi.» Ma lo è, soddisfatto, è grato di poter essere stato la spalla contro cui erigersi con tanta solidità, è fiero di averla vista tremare appena mentre le sue mani non lo facevano, mentre i suoi occhi seguivano diligenti il bersaglio e niente, neanche la paura, ha potuto intaccare la perfezione di un colpo. «E hai proprio bisogno di una birra.» Lo dice ma c'è già una risata a mangiarsi quelle ultime parole mentre accosta, mentre non sa provare altro che gratitudine per poter condividere un momento che faccia così bene ad entrambi. «Sicura di stare bene?»
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    Edited by Patrizia. - 27/4/2020, 13:53
  6. .
    hunter
    27 y.o.
    Anche questo momento mi è apparso nella mente, chiaro e inevitabile, dal momento stesso in cui sono uscita da quel museo da sola, o meglio senza mio fratello. Queste domande, questi dubbi che mi hanno perseguitata fino a questo momento, questi interrogativi che ho sentito echeggiare nella mia testa fino a che, adesso, sono diventati un suono forte e impossibile da mettere da parte, sono stati inevitabili dal momento stesso in cui lui è morto. E anche se sono convinta di poter continuare da sola, con le alleanze che in questa città sanno coltivare la mia stessa sete di vendetta, so anche di non poter agire più nell'ombra, non con loro, con una famiglia a cui non voglio mentire. «Eravamo lì dentro insieme, nel museo c'era un artefatto che mi interessava da un po'.» Un bastone, anche se si è rivelato essere solo un frammento, che il mio scopo me lo fa sentire sempre più vicino, appoggiato ad una pelle che è cresciuta nella consapevolezza di dover inglobare ogni sensazione che, come questa, sa di vittoria nonostante tutto. «Penso che potrebbe essere utile contro Vlad, che è qui a New York.» Una verità dopo l'altra, una goccia per ogni parola che questi schemi li sa riempire davvero, a differenza dei silenzi che ho dedicato loro negli ultimi mesi. Ma ora devono saperlo, devono sapere che hanno perso Alexander su un percorso che non poteva essere altro che il nostro, l'unico che ci si è scritto sulla pelle dal momento stesso in cui Vlad ci ha rinchiusi nelle sue celle. «Ho contatti con i Licantropi e con la congrega Hoodoo, con qualche mercenario e con il figlio di Vlad, che potrebbe essere un'ottima arma. Ma questo artefatto mi procurerebbe un vero esercito.» E' un piano perfetto, lo è dal primo giorno in cui ho mosso passi silenti sulle strade di questa città per essere gli occhi di ogni ombra e le mani che si stringono su ogni potere. Ed è perfetto anche adesso, anche se è da giorni che sono chiusa in casa e non mi sento la stessa persona che qualche giorno fa, con meno certezze, sapeva essere più decisa di così. «E' morto seguendo il suo scopo.» Ed è tutto ciò che importa, l'unico motivo per cui io stessa potrei concedermi di morire quando non c'è altro che un equilibrio da ristabilire, un cuore da strappare da un petto congelato per ridarci la libertà che abbiamo perduto troppi anni fa.
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  7. .
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    jackals
    23 y.o.
    Ci sono così tante verità che ci siamo detti, a parole o a gesti, con presenze o inutili distanze che non abbiamo mai saputo mantenere, ci sono così tante promesse e segreti che abbiamo deciso di rilegare semplicemente nel petto dell'altro per non essere gli unici a conoscerli, ad averli, a doverli sopportare. Ci sono parole che ci raggiungono in ogni respiro, così come ci sono imposizioni e richieste, preghiere ed obblighi, ma altre che abbiamo sempre pensato di poter tenere ricucite tra le nostre labbra perché non pronunciandole, non accettandole, sembravano avere un peso più mite a piegarci le spalle. Ma anche quelle si sono inevitabilmente insinuate tra occhi sempre troppo attenti, ma attenti in una naturalezza che non sa mai solo pretendere in una condivisione che è tutto quello in cui ci è concesso di respirare così tranquillamente, così come abbiamo fatto per una vita intera, ogni giorno, in ogni istante, anche in quello meno consapevole. E anche queste verità sanno essere lame da cui è semplicemente impossibile ripararsi, sono qualcosa a cui siamo destinati e che forse non può cambiare, che forse ci si premerà sempre sulle spalle anche in milioni di tentativi di fuga. Perché lo so, Marcus, che anche nell'accettare questa distanza, nel fare mie le tue ragioni, ci sarà sempre una mancanza che non saprò colmare a premermi contro il corpo, contro la mente, contro un'anima che sa già essere a pezzi perché lo sa, lo sa e basta quale sia il destino che la aspetta. E anche nel cercare mille nuove convinzioni che siano solo mie, lontane da te, saprà solo esistere e distruggermi in ognuna di esse. «E cosa sono io?» Perché forse non mi è mai servito, forse non mi serve saperlo adesso che le tue mani mi stringono i polsi e i tuoi occhi sanno essere così vicini, così accessibili, così pronti a ricordarmi quale spazio sappiamo riempire. Non mi serve saperlo quando in ogni modo che conosciamo i nostri corpi sanno incastrarsi e nascondere infiniti significati, infinite evidenze alle quali sappiamo reggerci con forza, ma te lo chiedo lo stesso di essere il primo ad insinuarsi come denso miele in ogni mia crepa per tappare fessure e renderle inaccessibili, per chiudere ferite che non dovranno esistere quando ogni corrente saprà come far franare tutto ciò che non si erge abbastanza solido. Te lo chiedo perché è solo così che potrò sapere se aspettarti come macerie o come fortezza.
    ©
  8. .
    hunter
    27 y.o.
    So che questo è un momento inevitabile, sapevo che sarebbe dovuto arrivare prima o poi, anche nel convincermi di poterne rimandare almeno il travolgimento emotivo. Non sono pronta, penso che non lo sarò mai, a vedere questo stesso dolore che mi costringo a non provare riflesso negli occhi di qualcun altro. Perché sono stata capace di gestirlo, a modo mio, rivelandolo solo a Caiden nella speranza che bastasse un singolo momento di debolezza a lasciare calma in una carne ormai martoriata. Ma lo so nel momento stesso in cui vedo Anna e Nicolae davanti alla porta di casa mia che non è vero, che non è bastato e che ancora e sempre ci saranno lacrime a minacciare di rendere umidi i miei occhi un po' assenti. So di provare dolore, so che non è qualcosa per cui mi posso punire, ma il rifiuto che provo per questi sentimenti è tutto ciò che mi permette di non sentire infinite lame premute contro ogni mio lembo di pelle. A volte mi sento asfissiata, a volte è semplicemente troppo da sopportare, ma è solo con queste dure convinzioni che posso pensare di farcela. Non con un pianto, non con un abbraccio, non abbattendomi in questa inutile commiserazione. «Sto bene.» Non c'è tutta la freddezza che mi servirebbe in queste parole, solo la convinzione che eviterà alla tristezza di potersi insinuare nel mio o nei loro corpi. Sto bene perché è così che voglio stare, tra consapevolezze ferree e tutto ciò che mi tiene in piedi nonostante tutto, nonostante una perdita che non ho mai pensato di poter subire. Ma a quanto pare non siamo mai stati davvero invincibili. «Era inevitabile, Alexander non era pronto.»
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  9. .
    hunter
    30 y.o.
    Ci sono nuove e vecchie abitudini della cui incompatibilità mi sono convinta ormai da anni, ci sono novità così in contrasto con un passato che non riesco mai veramente a rinnegare, mai a lasciarmi veramente alle spalle. Perché cacciare da sola mi ha portata ad abbracciare nuovi ideali, a comprendere nuovi bisogni e a non nascondere mai la scintilla di vendetta che ancora e sempre mi illumina lo sguardo nel momento in cui una lama affonda la carne nemica e porta giustizia nel mondo. Perché uccidere mi piace, non è solo necessità, non è più solo il mezzo per raggiungere un equilibrio necessario. Questa sono io, questa violenza è quello che più di ogni altra cosa mi fa sentire viva ed è diverso da quando cacciavamo tutti insieme, è diverso da quando a New York ci ero appena arrivata e da quando avevo un unico scopo. E' qualcosa che si è saputo insinuare in ogni mia crepa e che alla fine si è inevitabilmente fuso con il mio sangue, è qualcosa che ho dentro e che pulsa più forte perfino dell'adrenalina. E' soddisfazione, è quiete che mi scalda i muscoli come tutti quei piaceri che così raramente mi concedo. E mentre guardo Morgan, mentre gli sorrido appena e so farlo più apertamente del solito, lo so che questa bestialità è presente in ogni mio lineamento, in ogni mio sguardo e gesto che lentamente mi avvicina a lui, a quel sangue sporco e simile che ci ricopre realmente le mani, adesso. «Sai che non rimangio mai quello che ho detto.» E so anche che il mio sorriso è affilato più del solito, che non nasconde una soddisfazione che adesso è parte di me e non vuole essere trattenuta, non vuole indossare una maschera che non sa più appartenermi. Non lo so se sarà diverso per lui, non lo so se mi riserverà uno sguardo nuovo e mai visto o se anche quello, come tutto il resto, saprà soddisfarmi. «Da quanto sei a New York, Morgan? Sai che io non avrò un bar preferito in cui portarti.»
    ©
  10. .
    jackals - dealer
    23 y.o.
    Papà è soddisfatto e bhe, questo lo so già. E' solo molto piacevole sentirlo dire, ancora e ancora, per sottolineare quanto io possa essere giusto per qualcosa, almeno una fottuta cosa in questa vita che di buchi da riempire me ne ha dati fin troppi. E' da un po' che l'ho accettato, tutto quanto. I Graves, papà, la famiglia. La verità è che essere una pedina mi piace, è comodo, è quello che posso fare per riempire un tempo senza ambizione né fatica, perché semplicemente tutto questo mi viene naturale, è parte di me. Ma so quanto sia parte di me anche sgarrare di fronte a regole ferree, farlo nell'ombra e senza rischi reali, perché l'idea di essere pestato ha smesso di spaventarmi ormai da troppi pugni incassati. In realtà non ci penso neanche alle conseguenze di questo respiro trattenuto con il fumo ancora in bocca, di questo ghigno che può solo aprirsi sulle mie labbra, affilato come una lama che non mi sento davvero puntare sul collo. C'è solo una scappatoia, solo una misera curva dal tracciato principale che porta con sé paesaggi eccitanti, più di questa festa, più di questa vita che ancora mi ospita nonostante io non sia più parte di niente qui dentro. Ma è quello che dicevo, no? Sono nelle loro fottute teste ormai, sono una voce che non smette di echeggiare e un nome che non può essere cancellato. Fedeltà, mi piace, ma adesso mi voglio solo divertire un po'.
    «Agli ordini.» Alla fine lo sbuffo insieme al fumo mentre mi tiro dritto e non sto più appoggiato a questo muro, perché non è qui che possiamo stare se davvero vogliamo divertirci. E penso di aver letto questo nel suo sorriso, semplicemente un desiderio che nasce e cresce davanti agli occhi sorpresi di ogni ricordo del passato. Sì, questo, questo mi piace, questo è esattamente ciò che voglio interpretare dal suo sguardo così acceso. Che tanto alla fine si sa, quello che interpreti da uno sguardo alle feste è al novanta percento quello che poi succede. Alzerei la percentuale solo perché stiamo parlando di me, ma in questa scena sa esserci davvero qualcosa di imprevedibile. C'è anche quando le faccio un cenno di seguirmi e lo so che lo farà, quando mi sposto sui pontili di legno come se fossero ancora la mia casa e cerco un angolo buio in cui infilarmi come ho imparato a fare un po' troppo bene. Ed ecco la cosa imprevedibile. Non avrei mai immaginato di nascondermi qui, ancora una volta, proprio con Ava Graves, tra tutte. Ma eccoci qui, con dita che corrono veloci ad un taglio che fa da tasca nascosta nel borsello e che si stringono attorno a poche pastiglie di MD, due, prima di mostrarle nel buio. «A sua maestà può andare bene?»
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  11. .
    jackals - dealer
    29 y.o.
    Ho visto Deek, oggi. Non che sia qualcosa di strano, è da due anni ormai che vedo solo il mio fottuto fratellone oltre ai delinquenti con cui ho condiviso il carcere. Ma oggi lo ho visto davvero, ho potuto abbracciarlo per più di cinque maledetti secondi e ci ho parlato. Non che avessimo molto da dirci, non ne abbiamo mai, ma è comunque stato il più bel momento di questi ultimi mesi infiniti. Gli ho chiesto dei cani, come sempre, poi gli ho chiesto se avesse riempito il frigo di birra gelida e la sua risposta affermativa è bastata per calmarmi per almeno cinque minuti. Sì perché non so desiderare solo la birra in questo momento, ma sarebbe una lista troppo lunga quella che avrei da fare riguardo ai miei forzatamente trascurati bisogni. Non ho mai voluto immaginarlo questo giorno, quello in cui sarei finalmente uscito da quel cesso di posto, non ho mai voluto farmi programmi riguardo a cosa avrei o non avrei fatto. Penso che i bisogni debbano essere sentiti così, come impulsi a fior di pelle che vogliono semplicemente essere soddisfatti. Così mi sono fatto lasciare a Brooklyn, in mezzo alla strada, appena siamo arrivati in città. Non lo so perché fosse una mia necessità, ho sempre odiato questa città e questo posto, ma ho comunque sentito questa sensazione di casa che mi ha accompagnato in ogni strada, in ogni vicolo, fino a bhe, casa. Sì, casa mia e di Deek, con i cani, le birre e tutto il resto. No, in realtà non mi aspettavo che ci fosse un resto, ma quello lo ho scoperto solo dopo aver coccolato Eris e tutti gli altri, perfino una new entry, e aver raggiunto il frigorifero. Appena in tempo per aprirmi una birra e rispondere al suono del campanello.
    «Oh, buongiorno. Non pensavo che Deek m'avesse organizzato il comitato di benvenuto.» E' carino da parte sua, anche se mi sembra più un'idea che potrei mettere in atto io, piuttosto che quell'uomo tutto d'un pezzo di mio fratello. Comunque, carino dicevo, dato che non vedo una donna da quelli che mi sembrano secoli, sempre se non si contano quelle due volte in cui sono riuscito a rubare un telefono in prigione. «C'hai una faccia che ho già visto. Abbiamo scopato?»
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  12. .
    student - wampus
    14 y.o.
    Provocarsi del nuovo dolore non caccia il dolore che già provi, lo ho studiato in questi giorni sulla mia stessa pelle. Lo ho capito, anzi, dopo tentativi che invano mi hanno aperto tagli sulla pelle e la hanno resa viola in troppi punti diversi per poterli sentire tutti. Ed è questo il punto. Non li sento nemmeno tutti, non sento tutti i lividi bruciare e penetrare come spilli nella carne, non sento tutti i tagli divenire insopportabili morse sulla mia pelle. Non sento. Non sento altro che una voce nella mia testa che mi dice che non ho più nulla, neanche quel poco che mi era rimasto a cui aggrapparmi. Perché mio padre è morto con qualche proiettile nel corpo e adesso non ce l'ho più quella guida che credevo di avere anche tra mille assenze, quelle mani che mi si stringevano sulle spalle con forza, sempre con decisione, ma anche con un affetto che non penso di poter trovare in altri, nemmeno in Deek. Perché mio fratello non ha mai capito, è sempre stato più forte, ha sempre visto la vita in un modo che mi sembra più facile ma anche così sbagliato, con quel filtro di speranza e gratitudine davanti agli occhi che mi rifiuto di indossare come delle fottute catene. Non so per cosa dovrei ringraziare i Graves, sinceramente, perché questo bel funerale non mi ridarà niente di ciò che ormai non posso più stringere. Non sono grato, non posso esserlo, perché la sua causa non ho mai voluto capirla e alla fine ha saputo solo darmi questo: una mancanza. E' quello che mi sento premere nella testa, il vuoto di qualcosa che non ho più, che mi spinge a guardare Deek con occhi insofferenti senza davvero dirgli niente, perché tanto non lo capirebbe, perché tanto si sforzerebbe solo per mettermi la sua stessa patina di illusione davanti agli occhi. Non le voglio le sue fottute consapevolezze, non voglio niente che questa città possa darmi. Però lo saluto mio padre, lo guardo con quel proiettile in testa un'ultima volta perché non mi importa se ha fatto tutte le scelte sbagliate, ha comunque cercato di avere sempre anche noi in ognuna di esse. Con Deek ci è riuscito meglio, ovviamente, con lui che ha già stretto quel patto a cui mi sento sempre più destinato anche senza capirlo, senza volerlo. Non li andrò a ringraziare i Graves, non sarà gratitudine quella che proverò per loro.
    «Se devi parlà con qualcuno, vacci. Io voglio andare a casa.» E lo so quanto potrà vedere Deek in queste lacrime, anche tutto ciò che non voglio tradurre a parole, lo so che non saprei mettere odio in nessuna incomprensione con lui ma solo una delusione che anche nell'essere diversa, è pur sempre sorella della sua.
    ©
  13. .
    Hai finito!
    Benvenuto a Brakebills!
    Ora sei ufficialmente un membro di Brakebills! La prima cosa che devi fare è inserire la pietra nell'inventario [è obbligatoria per poter partecipare a lezioni e quest] e comunica che la tua scheda è stata accettata e che quindi il prestavolto non è più prenotato ma IN USO, qui. Se è il tuo primo pg, ricordati di aggiungerlo nel censimento così verrai spostato nel gruppo Students. In seguito aggiungi il Libretto degli Incantesimi che poi trovare nel regolamento studenti, è molto importante perché altrimenti non potrai partecipare a quest o lezioni. Dovrai tenerlo aggiornato!
    Se il tuo PG è un Adulto ricorda di controllare regolamento degli adulti.
    Poi controlla nella bacheca se ci sono eventi in corso, potrai subito partecipare, oppure cerca qualcuno con cui ruolare in questo topic o sul gruppo di Facebook.
    Per i Maghi Neri/Necromanti il catalizzatore è sempre d'Onice, ma bisogna scegliere l'animale Totem. e ricordati che, nel caso il tuo pg sia uno studente, devi iscriverti correttamente nel Circolo di New York
    Ricordati di inserire il banner del GDR in firma!

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  14. .
    princess - valkyria
    24 y.o.
    Non c'è mai stato nessuno a dirglielo, oltre alla sua famiglia, di come ogni sua parola sappia avere un'importanza, anche quella di un dettaglio capace di incastrarsi con un luccichio nel resto della storia e donarle semplicemente un modo in più per brillare e distinguersi. Ma ogni cosa le sa sembrare importante adesso, ogni idea che diventa parola prima ancora di essere stata pensata o formulata bene, in un moto euforico che non conosce confini, non conosce limiti di forma e dimensione, non conosce filtri. Forse è proprio quella libertà a non permetterle di esitare come farebbe altrimenti, a non far esistere domande e dubbi ma solo certezze a cui aggrapparsi, appigli che la trainano verso nuove parole da condividere. Perché è quello che stanno facendo e lo vede nei suoi occhi, perché non gli sta raccontando di ricordi come se fossero storie finemente ricamate d'oro ma come le esperienze che sono state, quelle che vuole rivivere tramite immagini che vede riflesse in iridi ormai familiari. Lo trova assurdo anche senza pensarci che proprio quegli occhi sappiano darle rifugio con tanta sincerità, con un'accoglienza tiepida che non sa mai di invasione e mai di obbligo. Lo trova strano, insolito, anche nel sapere quanto in realtà sia vero. Lo è e basta, anche se non si sono mai vissuti così a fondo come nelle ultime ore, lo è anche se i loro incontri sono stati così diversi da quelli che il suo mondo definisce normali, da quelli che ha imparato con il tempo a desiderare. Perché le è successo tante volte di desiderare semplicemente quello che agli occhi del mondo sarebbe apparso come giusto, le è successo di volersi integrare al punto da condividere sogni e bisogni con una popolazione che, a pensarci, sembra infinita. Ma adesso è un desiderio che le cresce nel petto, un desiderio solo suo, quello che la riempie di un'euforia raramente tanto intensa. E vorrebbe restare lì per giorni. O forse non le importa di restare, non le importa quali mura la abbraccino con il sapore di casa stretto in ogni muro, non le importa quali voci possa sentir echeggiare nei corridoi ma solo che quegli occhi, quelli di Eså, non smettano di brillare in quel modo ad ogni sua parola. E' lui che ha bisogno di veder restare. «Allora dovrai ascoltarmi per un sacco di tempo. Mi sembra di avere così tante cose da dirti.» Un sacco di tempo non lo sa quanto potrà essere, perché semplicemente non ne vede una fine, non lo sa prevedere, ma sa solo sperare che duri abbastanza per sentirsi così ancora e ancora. E c'è solo una risata eccitata, una di quelle che sanno urlarla un'impazienza gioiosa nell'aria fredda della sera, a seguire fiumi e fiumi di parole per cercare una pausa che non sia altro che l'ennesima favola in cui vivere. Perché non importa se decidono di farlo con storie e parole o con il silenzio di occhi che si cercano, non importa se saranno le stelle, adesso, la fiaba in cui vivere senza che niente possa apparire sbagliato. Sa alternarsi tutto con la perfezione di un filo delicato che lega storie ed emozioni in un corso che è così facile da percorrere, che fa sembrare ogni cosa al suo posto, anche una pausa di semplici passi e risate che si inseguono lungo un parco vuoto, se non fosse per loro e qualche coperta di troppo. Perché anche nell'impazienza sa apprezzare ogni dettaglio, anche nel gettarsi immediatamente su un prato umido sa non dimenticarsi di nulla, di nessun passo ormai compiuto e di nessuna domanda ancora stretta tra le sue labbra. «Sono tutte così, le stelle?»
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  15. .
    jackals
    52 y.o.
    Non è mai stato un buon supporto per gli altri, neanche quando ci si impegnava così assiduamente a far propri drammi e problemi di chi gli stava vicino semplicemente per soffocare memorie e tragedie appartenenti alla sua, di vita. Lo ha saputo fare con pochi individui a cui il tempo ha saputo affiancarlo, renderlo un compagno anche sul campo e non solo là dove i pensieri si facevano vicini e gli mostravano persone degne della sua fiducia, persone che avrebbe voluto trattenere anche in ogni momento di un futuro che gli era sempre sembrato solo incerto. Lo sa quando questo ha saputo cambiare davvero, quando non sono più stati solo Diana, Lucian o Vivianne a conoscere la sua complicità, Kali o Aalia a vedere in lui ogni sensazione come se la sua pelle potesse diventare trasparente a comando. Lo sa che è stato quando è arrivata Maeve, che tutto è cambiato, quando ogni suo pensiero non ha saputo più avere un solo soggetto ma un punto fisso attorno a cui girare. Poi Avery, poi Nolan, con cui è stato a volte più facile, a volte più difficile, ma sempre intenso nello stesso identico modo. E non se lo sarebbe aspettato di provare lo stesso con altri, di sentire ancora quel legame premere per spingerlo ad essere solo una spalla, solo tutto ciò che potrebbe servire a qualcun'altro e non a sé stesso, alla propria causa, ai propri affetti. Chloe è il suo pensiero adesso, la sua unica preoccupazione e ciò che segue con lo sguardo come se quei movimenti gli appartenessero. Perché è qualcosa che stanno facendo assieme anche se è tutto nelle mani di lei, è qualcosa che stanno condividendo così a fondo da bruciare negli occhi per la troppa attenzione. «Pulito.» E gli basta uno sguardo per sapere che il lavoro è fatto, che quei movimenti sono stati davvero i suoi anche se non è stato lui stesso a premere il grilletto. Lo sa e basta, lo sa nel modo in cui vede cadere una vittima e la fa sovrapporre ad ogni ricordo che conserva, lo sa perché potrebbe far combaciare questa scena con mille altre e notare che sì, è identica, che Chloe è stata identica a lui. Per questo la porta via in un istante solo, quello che gli basta per toccarla su una spalla e aprire un cunicolo fino alla macchina, di nuovo, dove adesso è lui al volante. «Colpo perfetto. Come ti senti?»
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    Edited by Patrizia. - 27/4/2020, 13:53
1445 replies since 24/10/2010
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