metamorphomagus – 25 y.o. – supporter – brooklyn

Non me lo aspettavo così, non così violento. Non sarebbe stato piacevole, no, ma speravo fosse più graduale, che la Corruzione faticasse di più a riprendersi quello spazio appena sanato. Speravo di fare a tempo, di essere abbastanza veloce per colmare quello spazio con energie diverse, ma questa roba non è solo veloce. No, veloce è troppo poco, è immediata, fulminante, come lo sbattere delle palpebre: non riesco nemmeno a vedere quando è che riesce a riprendersi tutto quello spazio.
«Respira, respira lentamente.» gli dico trattenendolo con una mano sul petto e una in mezzo alle scapole per invitarlo a regolarizzare il respiro, aspettando che la pozione di Edie faccia effetto e che anche lui si calmi. Cazzo.
Non rispondo nemmeno all'altro, giustamente allarmato dalle grida del compagno. Guardo soltanto Edie per prendere le due pozioni che mi passa e annuire provata. Fa male. Lo so, fa un cazzo di male, ho capito, questa roba è una merda e non ci posso fare niente se non cercare di sollevare un argine davvero troppo fragile, troppo odiosamente fragile. È così che deve andare? Continuando a tirare su barriere e muri troppo sottili aspettando che l'onda più alta li infranga e sfondi di nuovo? Perché più staremo qui, più passeranno le ore, i minuti, e più quel muro si assottiglierà perché non avremo più la forza di ritirarlo su.
«Avevi ragione, sta roba torna su immediatamente, speravo ci mettesse di più, non mi ha dato neanche il tempo.»
Mi passo una mano sulla fronte, togliendomi qualche ciocca di capelli. Vaffanculo, adesso mando a fanculo anche sta faccia, in barba a tutto.
«Però dovrebbe essere stabile, per ora.»
Non reggerà a lungo. Dobbiamo, devo, accettare l'idea che questo ciclo andrà ripetuto continuamente, fino a quando non troveremo questa fonte che cazzo, va trovata. Io non riesco a pensare ad altro adesso, di fronte a tutta questa virulenza. Va trovata la fonte o altrimenti continueremo a prosciugarci nel tentativo di tenerlo più umano possibile. Siamo già destinate a fallire se continuiamo così. Per questo dobbiamo andare, sì. Dobbiamo trovare questo ennesimo potenziale infetto, perché continuerà a spandere Corruzione. Come un vero virus. Come un cazzo di virus.
«Forza, aggrappati a me. Non possiamo restare qui. Vedrai che adesso andrà progressivamente meglio.»
Spero, è una cazzata, non andrà un cazzo meglio fin tanto che non troveremo una falla in questo sistema, un'ansa sicura in mezzo a questo banco di nebbia.
«Troviamo l'altro.»
Quando rientriamo all'interno amplifico nuovamente il mio udito per sentire eventuali passi o suoni che siano da ricondurre a questo tipo, e poi ancora la mia vista per cercare dettagli del suo passaggio nel corridoio, e insieme oltre a cercare di avere chiara un'idea di quanta gente ci sia ancora nella nostra area, cerco anche le tracce della sua aura. Che, tutto sommato, non troppo tempo fa ha lasciato il cortile.

Vivianne
Comstock
Dixon.

metamorphomagus – 25 y.o. – supporter – brooklyn

Non va bene. Non va bene proprio per niente. Sì, siamo ufficialmente tornati al Key Food, in mezzo alla nebbia, a fare i conti con qualcosa di sconosciuto, qualcosa da contrastare. C'è solo una grossa differenza, forse, rispetto a quella situazione. Ed è il fatto che forse siamo tra i pochi, di fronte ai fatti posti davanti a noi, a sapere di doverla trovare questa fonte se vogliamo effettivamente fare la differenza. Altrimenti sono solamente sforzi inutili e vani. Va trovata. Purtroppo, va trovata. E non credo che qui ci sarà qualcuno in grado di venirci a salvare. Per quanto mi riguarda io qui neanche ci dovrei essere. Forse lo stesso vale anche per Edie: non siamo qui perché ci ha mandate il Sacred. Non so nemmeno se abbiamo la capacità di arginare questa cosa. Per cosa? Per tamponare che cosa? Sapendo che non funzionerà, sapendo che qualcosa continuerà a contrastarci? Non riesco a levarmelo dalla testa adesso, per quanto cerco di non pensare al fatto che sta succedendo di nuovo. Oh ma stavolta - e nemmeno per la prima volta - non basta nascondersi sperando di non venir trovati. Ha funzionato una volta, mi ha salvato la vita una singola volta, e da lì qualcosa mi si è attaccato addosso e periodicamente torna a cercarmi. Ma non ci voglio pensare adesso. Penso soltanto che bisogna fare in fretta, e che forse spetta proprio a noi trovare quella fonte, qualunque cosa essa sia. Anche questo fa paura. Ho visto la Corruzione prendere diverse forme e aspetti. E questa serpeggia. Serpeggia silenziosa dentro le vene. Ha cambiato pelle, di nuovo, ancora in maniera imprevedibile. Per questo fa paura. Perché la seconda volta ha preso le fattezze di papà, e adesso è un morbo virulento.
Seguo con lo sguardo il tizio che sta rientrando e a cui si rivolge tutta la preoccupazione di Edie.
Ma porca puttana, me lo mastico in silenzio, stringendo i denti e la mascella. È così che si spande, con niente. Una festa, come un vero virus.
«No, devi restare calmo, ok? Prima capiamo come si è diffusa e troviamo la fonte, e prima la cosa si stabilizzerà.» modulo la mia voce per risultare più convincente e rassicurante, visto il modo con cui già manifesta una certa aggressività spazientita; normale, direi, in altri casi, ma purtroppo non in questo dove è facile sospettare di tutto.
Quel rimarcare l'idea di trovare la fonte, è diretto anche a Edie, perché la sento come una necessità sempre più stringente, perché se non lo facciamo resterà comunque tutto inutile e già so che non potremo durare a lungo qua dentro in questo stato. Ci sono civili, no-mag coinvolti ingiustamente, come questi che abbiamo davanti, e che non hanno la più pallida idea di ciò che sta succedendo. Siamo qui anche per loro, siamo al Sacred anche per loro e il nostro primo pensiero dovrebbe essere quello di preservare loro. Ma purtroppo credo che questa urgenza abiti più in Edie che in me in questo momento. E da un lato l'ammiro, e dall'altro ho questa forma di egoismo che vorrebbe spingermi solo avanti, sopravvivere e proseguire. Nessuno viene lasciato indietro. Mi si ritorce contro.
Allora stringo i denti, cerco di calmare gli animi, e annuisco ad Edie rivolgendomi ad Evan.
Cerca di stabilizzarlo. Comincio allora cercando di contrastare e ripulirlo dalle energie entropiche che agiscono su di lui, armonizzandolo con l'Anima Mundi per alimentare e mantenere più stabile possibile il suo legame con la Sintropia, nel tentativo di togliere ogni possibile spazio alla Corruzione e occuparlo. Ne approfitto per ristabilire l'equilibrio dei suoi chakra, alterata dall'agire fisico e biologico dell'entropia su di lui.
Cerca di stabilizzarlo, cerco di proteggere e mantenere il suo nuovo stato il più possibile risanato.
«Dimmi sempre come ti senti, capito? Se senti dolore, qualunque sensazione.» dico di nuovo ad Evan, nella speranza di tenerlo il più possibile aggrappato alla sua razionalità qualora dovesse cominciare a venire meno. Lì, comincerei subito ad accorgermene. L'ulteriore metro di giudizio per capire quanto male siamo messe.

Vivianne
Comstock
Dixon.

metamorphomagus – 25 y.o. – supporter – brooklyn

Credo che vedere una faccia amica mi sia di conforto. Lo è sempre del resto, è naturale. Mi fa sentire di non essere completamente sola in questo grandissimo casino. Sì, grande, veramente grande. Provo ancora a cercare la fonte di questa Corruzione, ma non c'è, è ovunque, è densa, spessa, è come una nebbia fitta e pesante che confonde tutto il resto. Ed è un problema, è un grandissimo problema non sapere neanche da cosa sia necessario tenersi lontano al momento. Stiamo viaggiando alla cieca.
E lo so, stiamo ufficialmente entrando in una fase ben definita, una che conosco bene, quando finisci le risorse, quando il piano si esaurisce perché le intenzioni sono impraticabili, e allora si passa alla sopravvivenza.
«Meglio di certe giornate al Sacred.» le rispondo sdrammatizzando, per quanto possibile.
Per questo è rassicurante anche trovare volti come quello di Edie. Non che non sia strano, ormai mi ero abituata alla normalità - una espressione che, già solo a pensarla, andrebbe rivista e corretta. Non esiste veramente la normalità, nel nostro caso esiste soltanto questo dejavù terribile che ci vede di nuovo qui, chinate su un ragazzo in pessime condizioni, a cercare un male che stavolta però non sembra risiedere in nessuna milza o organo o arteria.
«Che vuol dire nascondersi?»
A me, questa Corruzione, sembra tutto tranne che nascosta. Sembra più una muraglia, un blocco pesante dietro il quale, sì, in questo caso sì, si nasconde forse la sua fonte.
«Ho provato a fare anche io delle percezioni, per provare quantomeno a capire se ci fosse una fonte o se ci fossero delle creature entropiche ma niente, è generalizzata ed è ovunque, non si capisce niente.»
E poi quella parola, zombie. In altre situazioni farebbe anche ridere, risulterebbe pure cringe, ma onestamente, in questa situazione, voglio dare credito a questo paragone quantomai preoccupante.
«Zombie? Ci mancavano.»
Preoccupante sì, e non per l'aspetto in sé o la pericolosità di simili soggetti, ma perché sono soggetti, sono persone.
«Quindi bianca non funziona?» E se nemmeno Edie riesce a fermare il processo, beh, nemmeno io credo di esserne in grado «Beh, cazzo.» Sì, fa paura.
Guardo il ragazzo pallido di fronte a noi, accennandogli un sorriso, forse perché è pure troppo tempo che continuo a fissarlo lasciando che cali il silenzio mentre nelle nostre menti io ed Edie portiamo avanti in segreto questa conversazione.
«Hai incontrato qualcuno che stava poco bene? Ci hai avuto qualche tipo di scambio?»
Ragioniamo, fermiamo la testa.
«Ok, ragioniamo. Per un po' hai detto che ha funzionato e che sei riuscita a contrastare la Corruzione. Vuol dire che ci deve essere una fonte che la spande poi di nuovo, no? Ha senso?»
Non mi sembra così illogico, ad un certo punto la sintropia ristabilisce gli equilibri a meno che qualcuno non la forzi costantemente, e non credo che le doti di Edie le impediscano di eseguire un incantesimo sintropico correttamente.
«Sei qui da sola?»
Di nuovo mi rivolgo al ragazzo.
«Non preoccuparti, ok?»

Vivianne
Comstock
Dixon.

metamorphomagus – 25 y.o. – supporter – brooklyn

Non volevo prenderla, ma l'ho fatto, sì, l'ho fatto, e voglio dirmi che è stata pure una cosa buona e saggia rubarle questo che, sì, in effetti, è proprio un artefatto. Essere degni, Cristo, mi sembra di trovarmi tra le mani excalibur mentre le rune prendono a rilucere appellandosi a quella parte di me più radicata, più viscerale, chiedendo un nome, un sacrificio, una prova degna per sprigionare quello che è il suo potenziale. Se significa questo essere degni allora siamo a cavallo. Non so nemmeno cosa farci con una spada, penso che alla fine dei conti sia stato un fatto decisamente istintivo. Istintivo e stupido.
Quando è tutto finito la dai a mamma che la porta al Macusa, che la cede alla Piramide ed è tutto sistemato, l'artefatto è tornato al suo posto, ci penseremo quando sarò uscita di qua. Bella sì, usiamo questa come giustificazione per mettere un attimo a tacere una scelta veramente discutibile presa decisamente di pancia contro tutti i pronostici. Ci penserò più tardi, basta che adesso se ne resti celata e buona mentre inforco velocemente il corridoio.
Non mi piace ma ci provo di nuovo, cerco ancora una volta l'estendersi della Corruzione. Voglio capire fin dove si estende, da dove proviene, se ci sono entità o oggetti che sono fonte di tutta l'entropia che sta infestando questo posto. Vorrei capire se è vicino, quanto è vicino.. Perché me lo ricordo. Cavolo, se me lo ricordo che aspetto hanno le ombre, cosa possono diventare, quanto fa male la sferzata del loro artiglio. E, me lo ripeto, purtroppo ne ho tanti di spettri a cui poter dare forma adesso. Quindi voglio sapere dove è, voglio sapere se questo labirinto sta già iniziando a prendere forma e a chiudersi in sé stesso, a intrappolarci qui. A intrappolarmi, intrappolarmi.
Squadro appena il tipo che mi incrocia, tenendomi a distanza, quasi schiacciandomi contro il muro mentre passa decisamente nero in volto. Probabilmente le offese che ho sentito volare poco fa devono essere uscite dalla sua bocca visto lo sguardo torvo e il borbottio molesto contro il solito soggetto femminile che continua a ripetere mentre passa.
Mi affaccio allora al cortile e mi guardo attorno. E ci vuole poco. Strizzo gli occhi, mi avvicino di qualche passo: quella è Edie. Ormai sono abituata a vederla al Sacred, ma ritrovarla qui, così, per di più con due tipi che, avvicinandomi ancora, dimostrano di essere non così in forma, mi riporta subito a quella volta, sempre qui nel Bronx, in quel supermercato del cazzo. È uno strano - non così strano- dejavù, ma uno di quelli terribili, di quelli che ti prendono alla gola e ti fanno già presagire e assaporare il peggio. Un terribile presentimento che la storia si stia ripetendo di nuovo.
«Serve una mano, collega?» le chiedo raggiungendola con gli ultimi passi e riagganciandomi alle ultime parole che ho sentito provenire proprio da lei. Sì, somiglia decisamente a quel supermercato.
Mi avvicino a lei, spalla spalla, e la guardo appena nel cercare un riscontro visivo alle parole che le trasmetto aprendo un colloquium.
«Sono Vivianne, però chiamami Emma a sto giro.».
«Che è successo?» le chiedo di fronte ai due tipi decisamente provati.
«Non sto a fare domande del tipo "che ci fai qui?". Solo che sta succedendo? Puoi rispondere così?», ma per davvero, dove altre orecchie non possono arrivare.

Vivianne
Comstock
Dixon.

metamorphomagus – 25 y.o. – supporter – brooklyn

Controllo di nuovo che sia questo l'oggetto magico, su cui la Polvere effettivamente si deposita.
Sì, questa donna probabilmente non ha la benché minima idea di che cosa si sta tenendo in casa. Perché quelle sulla spada sono rune, le riconosco. Roba seria. Non so nemmeno se sia giusto che questo tipo di oggetto sia qui, ma deve essere una sorta di cimelio per come lo tiene esposto proprio sopra il letto, pure con una strana associazione mentale - una sorta di spada di Damocle sopra il capo mentre si dorme, ma che cazzo è, insomma. So di non avere molto tempo, non so nemmeno cosa è che dovrei fare esattamente. Non mi sembra una bella cosa cercare di portargliela via, ci sarà pure un motivo se ce l'ha lei, anche se con molta più probabilità deve essere stato uno dei tanti acquisti su qualche bancarella di gente discutibile e fleshata con l'esoterismo che non si è accorta di aver venduto ad un'eccentrica signora del Bronx un probabile artefatto. Cosa mi faccia pensare poi di essere degna di rubarle una spada nel bel mezzo del caos non lo so, esattamente. E se è roba corrotta? Qui è tutto corrotto, non riesco neanche a capire se si tratti degli oggetti o dell'area in sé. Ma perché dovrei poi prenderla, ma che cazzo di discorso è? Come non ho toccato la pietra e quello stracazzo di specchio dove so cosa ci ho visto - probabilmente era solo nel mi cervello, ma so cosa ci ho visto - allora non dovrei toccare nemmeno questa. Ma che cazzo me ne faccio poi di una spada? Mi sto lasciando prendere dal nervosismo e dalla furia, e dall'idea che sono di nuovo alle prese con la Corruzione.
Ma sticazzi.
Imprimo energia sintropica sulla spada per bloccare o rallentare l'eventuale entropia e Corruzione che possono aver attaccato l'oggetto, prima di allungarci le mani sopra ed effettivamente afferrarlo, sperando non succeda niente di così terribile. Penso che dovrei trovare il modo di sostituirlo, per nascondere la sua così palese mancanza - sono veramente una merda - ma non credo di averne neanche il tempo. E del resto una spada del genere io dubito che, per una no-mag potrebbe essere stata rubata tanto facilmente così come sto facendo adesso io, che raccolta consumo l'ultima manciata di secondi che mi sono rimasti per infilarla nella borsa celata, sotto la giacca. Richiudo la porta accuratamente prima di sgattaiolare di nuovo in salotto come se niente fosse. Probabilmente ho fatto una stronzata allucinante, sì, una delle tante. Una per la quale mi crocifiggerò dopo. Ma cerco di pensare ad una giustificazione, quantomeno morale: lasciavo una spada del genere ad una povera signora inconsapevole delle sue potenzialità anche a me ignote?
Ma prima di andare mi rovisto di nuovo nella tasca dei pantaloni.
«Vorrei soltanto chiederle se conosce questo nome, se abita qui o se è mai capitato che passasse di qui?» le chiedo mostrandole la scrittura di Lucian.
«Demoni, ok. Starò attenta. Faccia altrettanto.» le dico poi nell'uscire.
Le ho rubato una spada. Cazzo.
Riprendo il passo velocemente nel corridoio.
Voglio ritornare da dove sono venuta. Credo che ormai mezza gente si sia già chiusa a doppia mandata in casa, ed io non credo di volermi addentrare da sola per corridoi altrettanto solitari. La conosco la Corruzione. La conosco abbastanza per sapere con che facilità il fumo si trasmuta in melma e prende le fattezze di cose che non vuoi vedere. Ed io ne ho adesso di cose che mi tormentano, ne ho di punti deboli, di nervi scoperti per i quali dovrei faticare il doppio pur di inoltrare di nuovo il più possibile sotto la pelle.
Torno quindi indietro e inforco per il corridoio alla mia destra, quella da cui sono arrivati Lucas e gli altri due, avanzando il più possibile. Forse è da lì che vengono le voci, non lo so, mi sembra logico seguire a ritroso il percorso di tre persone che sembravano venire proprio da quella già citata "festa". A questo punto credo di sentire anche troppe cose, tutte insieme. Però credo ci sia ancora qualcuno che non si è barricato dentro i propri appartamenti.
Anche se la verità è che io adesso non so bene cosa dovrei fare. Ci sono entrata di mia volontà qui, non mi ci sono trovata come è stata la prima volta a Central Park. Sono venuta qui per un motivo, quindi adesso non so se dovrei fare di tutto pur di uscire, cosa piuttosto logica e naturale, oppure cercare quello per cui sono venuta e che con grande probabilità rischio oggi di perdere. Eppure dovrei saperla la risposta. Dovrei sentire la voce di Lucian in testa dirmi che sono una cretina, di lasciare stare, di ignorare qualsiasi cosa ci possa essere scritta su quel biglietto perché non mi riguarda e non lo farà mai a questo punto, di rimanere al sicuro. Te la stai cercando, Vi, devi smetterla.

Vivianne
Comstock
Dixon.

metamorphomagus – 25 y.o. – supporter – brooklyn

Corruzione.
Mi prende alla gola, è oppressiva, è come respirare aria densa, fumo, ancor di più adesso che ne ho consapevolezza, adesso che la sento così, ovunque. Satura tutta la stanza, tutto l'appartamento. È ovunque, sono costretta ad abbandonare ogni percezione, perché è come un'ondata di melma che mi colpisce in pieno, prova la mia resistenza: sento come il volto vorrebbe quasi contorcersi in un'espressione sofferta. Fa quasi male per il modo con cui prende ai polmoni, alla bocca dello stomaco, è come una voragine in mezzo al petto che mi impedisce di respirare normalmente.
Respiro dentro la tazza, cerco di nascondere lì e di sfogare il leggero boccheggiare aria. È, labirintico. No, sarebbe un modo troppo geometrico, preciso e schematico per descriverlo. È caos puro, non mi riesce fare altro, cercare altro, mi respinge completamente.
È per questo che hanno chiuso tutto, cazzo. Non è una variante, è Corruzione, non possono non essersene accorti quelli del Macusa. E ha senso che siano stati loro a chiudere tutto, a mettere tutti sotto una più che giustificata quarantena. Se è stato il Macusa a mettere tutti i sigilli significa probabilmente anche che si riattiverà la task force, quella task force, e finiremo per ritornare indietro a quel 25 novembre di sette anni fa.
Cazzo… cazzo, veramente.
No, mi serve tenere i nervi saldi e non farmi prendere in contropiede già solo da questa sensazione, da questo spettro che ci avvolge e satura l'aria.
Rimango ad ascoltarla, cercando di nascondere l'angoscia e di mantenere l'espressione quieta, piatta quantomeno. Tengo la tazza tra le mani, e quando la porto alle labbra fingo, mimo soltanto un gesto nell'inclinarla leggermente e sparire con il naso dentro i bordi della ceramica.
Mi dispiace, ma non mi fido, adesso meno che mai. Col cazzo che mi metto a bere. Non importa se è una No-mag, se non si rende probabilmente nemmeno conto di ciò che sta dicendo perché non conosce vera realtà dei fatti. C'è Corruzione ovunque.
Rimango in piedi, come ho fatto da che sono entrata qui ad ascoltarla e a concentrarmi sulle sue parole, sugli elementi del suo racconto, per non cedere a questa sensazione disarmante.
Anche se adesso tutto è allarmante, mi tiene sulle spinte pronta a saltare. Come Lucas che finalmente si mette a ridere e sputa la tisana ovunque. Non mi riesce cedere a nessuna espressione. Li seguo solo con lo sguardo mentre escono dalla stanza, e allora riappoggio la tazza sul tavolino senza averne bevuto neanche un sorso.
Approfitto della loro assenza per guardare meglio i due oggetti sul tavolino, la pietra e lo specchio. Il punto è che non voglio toccare niente. C'è troppa Corruzione, davvero troppa, al punto che sì, sono quasi più portata a indagare e chiedere come è che questa tipa sia entrata in possesso di oggetti potenzialmente corrotti… ma no, no, qui è tutto corrotto, io non capisco se sia l'oggetto in sé, se sia l'ambiente. È soffocante. Opprimente. Non so nemmeno che dovrei farci con sti oggetti, non ci sto capendo veramente un cazzo.
Continuo a guardare nella stanza, mi avvicino alle pareti, alle mensole con i suoi oggetti, alla libreria per scorrere con la vista velocemente i dorsi dei libri.
Mi affaccio poi al corridoio, devono essere entrati nel bagno, a sinistra, ma voglio vedere anche in quel caso da dove proveniva la Polvere.
La camera è ancora peggio del salotto.
Guardo la spada, sopra al letto. Come posto l'ideale. Credo che il baluginare della Polvere provenisse da lei. Mi avvicino per osservarla meglio. «observo.» amplifico la vista per cercare dettagli sulla spada, e poi volgermi a osservare la stanza in sé.
Di nuovo observo per rimanere in ascolto, e anticipare i movimenti della donna prima che apra la porta e mi ritrovi nella sua stanza.
Mi dovrebbe trovare di nuovo al mio posto, nella sala, di fronte alla tazza, quando fa ritorno dal bagno.
«Belli questi oggetti.»
La butto lì.
«Comunque non vorrei esserle di ulteriore disturbo, dovrei andare.»

Vivianne
Comstock
Dixon.

metamorphomagus – 25 y.o. – supporter – brooklyn

C'è magia. È sul palazzo, sul muro, verso l'esterno, se alzo gli occhi e seguo l'ammasso luminoso lo vedo fino a ricoprire tutto il soffitto sopra di noi. Forse me l'aspettavo una cosa del genere. O meglio, mi aspettavo che non sarebbe stata una cosa tanto normale. Gli uomini fuori che devono aver chiuso il palazzo non sono gente della sanità, sono probabilmente quelli del Macusa. O almeno è così che continuo a immaginarmi la cosa. Perché la Polvere è densa, è davvero densa sulla parete, fa sempre effetto vederla.
I due non sono maghi invece, un po' come sospetto sempre più decisamente che non lo fossero gli altri due che abbiamo lasciato andare. La signora non è una strega, sarà pure una cartomante credulona e naif, ma usa oggetti magici. Sono qui, in questa casa, se non conto quelli che mi baluginano davanti insistentemente. Ne approfitto del suo alzarsi e darci le spalle di nuovo per avvicinarmi al tavolino e osservare i due artefatti che brillano di Polvere.
«E che persona è questa Olivia?»
Le chiedo cercando di intrattenerla nel discorso.
Vorrei dirmi pure che non sono fatti miei, che nella sua carriera da astrologa o che so io sarà stato pure probabile, se non naturale, finire per incappare in oggetti veramente magici di cui non conosce probabilmente nemmeno il potenziale. Non vorrei neanche indagare più del dovuto, più di quanto non mi serve. Perché se si tratta solamente di sentirla parlare di demoni e spiriti allora non ha tanto senso trattenermi qui. Non per mancare di rispetto, ma ognuno ha le sue, ed io vorrei capire in cosa sono rimasta coinvolta di nuovo io e perché c'era questo indirizzo tra le cose di Lucian.
Voglio solo assicurarmi di una cosa. Quella cosa lì, in fondo.
Continuo ad esaminare i due oggetti, senza dar troppo nell'occhio, mentre continua a versare l'acqua calda, per cercare segnali di evidente entropia e decadimento. Perché mi sembra almeno giusto assicurarmi che sta tizia non si tenga in casa roba allucinante visti i presupposti decisamente poco confortanti. Non lo degno nemmeno troppo questo Lucas, che fa di tutto pur di non scoppiare a ridere. Se fossi una No-mag come lui probabilmente saremmo in due a prenderci a spallate, sì, ha ragione. Ma oltre a questa consapevolezza di dover prendere sul serio certe cose, anche se escono dalla bocca di qualcuno di inconsapevole, ci sta pure questa sensazione di inquietudine dettata dal fatto che questa donna, nel bel mezzo di una quarantena appena annunciata, ci ha invitato e fatto entrare come fosse niente in casa sua.
«Lei crede negli spiriti quindi? Sa come proteggersi?»
Sì, lo so dei casi che sono arrivati anche al Sacred, e allora comincia ad aver senso che le cose si colleghino. E allora comincia pure ad aver senso il certo e solito sospetto, che di nuovo mi fa andare in cerca di entropia, di Corruzione, ma non più nei soli oggetti che rifulgono di Polvere, ma nell'intero ambiente di questo appartamento, fin dove le percezioni riescono a spingersi.

Vivianne
Comstock
Dixon.

metamorphomagus – 25 y.o. – supporter – brooklyn

«Abitate qui?»
No, potete pure tornare all'ingresso per chiedere cosa sta realmente accadendo, ma ho la sensazione che non credo vi diranno qualcosa di veritiero qui fuori, come non credo si tratti dell'ennesima variante dello stesso virus. Ormai conosco quello che tendenzialmente entra ed esce dal Sacred Heart, conosco quali sono le priorità, le preoccupazioni, i dati che salgono e che scendono sui grafici. Comincio ad entrare in certe meccaniche di gestione delle emergenze, e questa sembra più l'eccezione ad una prassi che difficilmente subisce mutamenti e riformulazioni così repentine.
Penso siano no-mag, in sostanza, sì.
Già inizia a non piacermi la situazione. Perché nei fatti pratici sono ufficialmente chiusa qui dentro. Certo, sento che potrei trovarne di modi per sgattaiolare qui fuori se davvero si tratta dell'ennesima variante che ha ripreso a circolare - mi basterebbe qualche cambio di faccia rapido e un po' di ingegno, una noia, ma sento che rientrerebbe comunque nelle mie possibilità. Potrei pure provarci per scoprire se effettivamente si tratta davvero di questo, ma non lo penso, penso che si tratti dell'annuncio di una quarantena dalle note singolari ma purtroppo tremendamente familiari. Significa guai, e roba che forse questi non sono minimamente in grado di capire. Ci sono già passata, sempre per rincorrere l'ombra di Lucian. Solo che poco più di un anno fa era vivo, ed è stato un sollievo trovarlo tale. Adesso…
Scatto con lo sguardo, rubata al pensiero, quando un chiavistello gira e una delle porte si apre. Non rispondo, non inventare ulteriori cose quando non ho la stretta necessità di farlo. Non vorrei nemmeno scegliere di seguire lei piuttosto che gli altri due. Solo che, mentre da un lato ci vedo un buco nell'acqua, dall'altro, dietro questo invito, ci intravedo una minima possibilità di raccogliere qualche indizio sulla mia ricerca. Anche perché adesso che siamo tutti chiusi qui sento che le cose potrebbero complicarsi ulteriormente.
«Va bene. Grazie. Ti reggi in piedi?» dico piano al ragazzo che si dirige con certezza verso la porta della signora.
Non mi piace la porta chiusa, ma non posso pretendere cose, mi tenuta a mente il fatto che non l'abbia chiusa a chiave; questo mi avrebbe preoccupato di più. Probabilmente è solo una signora, alquanto eccentrica, visto l'appartamento e le suppellettili, ma dopotutto spaventata. Eppure a me non va di dare veramente niente per scontato, specialmente adesso che sono sola. Ho ceduto in passato a suggestioni decisamente false, a pensarci col senno di poi. Ho imparato la mia lezione. Mi guardo attorno, seguiti i due nella stanza. Decisamente eccentrica.
«Emma.»
Sarà pure una sorta di cartomante o dedita a pratiche dettate più dalla superstizione che da un'effettiva capacità divinatoria, visti gli oggetti e il modo con cui prende a guardarci, ma, di nuovo, non ho voglia di rischiare nemmeno con le sciocchezze.
È da relativamente poco che mi sono dedicata a questa branca, ma mi piace pensare all'utilità e ad uno strumento nuovo da utilizzare, con cui giocare un po'.
Fingo di guardarmi un po' attorno, muovo qualche passo nella stanza, quanto basta per fingermi attratta da tutto quel mezzo ciarpame, dar loro le spalle e sussurrare sulle labbra protego ululātus, per accorgermi subito se qualcosa prova a infilarsi nella mia testa, anche se poi in maniera alla fine inoffensiva, giusto per dare sostanza a qualcuno dei suoi eventuali giochetti di carte.
«A volte.» le rispondo. Perché di nuovo, in quel vagheggiare con lo sguardo per l'ambiente, si ricama tra le labbra silenziosamente un'altra formula. Ostende mihi pulverem. Torno a voltarmi verso di loro e cerco allora dove è che si deposita la Polvere, se in questa stanza qualcosa o qualcuno possiede una qualche scintilla che segni un discrimine tra ciò che effettivamente è comune e ciò che invece lo appare soltanto, come forse pure questa donna che magari è solo una cartomante, oppure no. Allo stesso modo indago anche le auree dei due presenti, Ho imparato a non dare mai niente per scontato.
Purtroppo.

Vivianne
Comstock
Dixon.

5 Maggio 2023

5 Maggio 2023