[QUEST MUSEO] Primo piano

Quando era partito per il Guatemala, circa un paio di giorni dopo essere stato una settimana nel Montana dai suoi, non avrebbe mai immaginato di rientrare nella Grande Mela così presto. Insomma, dormire nella fanghiglia era un lusso concesso a pochi e lui ci sguazzava una meraviglia in quella specie di letamaio naturale, perfetto per mimetizzarsi con l'ambiente e passare inosservato sotto lo sguardo di creature più grosse di lui. Anche se forse, ripensandoci, sembrava quasi una punizione divina dalla quale era stato miracolosamente salvato in corner, ma solo per fare il guardiano di un museo. Solo... per modo di dire, insomma, considerando l'importanza di ciò che rischiava di finire nelle mani sbagliate. Era tornato in città la sera precedente all'impegno lavorativo e, per prima cosa, si era accertato tramite contatti secondari che Jake stesse bene, che Maeve lavorasse ancora in ospedale, al sicuro, e che William, rientrato anch'egli in città dopo la telefonata di J, fosse disposto a schiodare il suo didietro regale dalla sua egualmente regale poltrona di casa per un paio di bevute... di troppo. Erano finiti col parlare di Maeve quando J aveva già iniziato a strusciare il bicchiere sul tavolo, perché naturalmente quello era l'argomento che lo rendeva alla stregua del cliché d'uomo col cuore spezzato. Una bestia di troppi chili piegata su una sedia con la faccia da cane bastonato e il bicchiere che si svuotava con la stessa velocità di un battito di ciglia, un'immagine di un imbarazzante così ineguagliabile da non dover meritare nemmeno la punteggiatura. Forse era New York a fargli male, a renderlo vulnerabile quando si concedeva una pausa dagli impegni lavorativi che lo esigevano sempre sull'attenti, e allora la dignità, per una notte, finiva sotto le scarpe. Erano un po' di anni che passava più tempo fuori che in città, più precisamente da quando il gruppo era stato costretto a dividersi. Non aveva problemi ad ammettere quanto gli mancassero tutti, quanto avesse nostalgia dei tempi in cui c'era anche Caspar. Delle braciolate in mezzo in mezzo al nulla, delle nuotate delle due di notte quando nel mezzo di una missione si sentiva la necessità di staccare la spina anche solo per qualche minuto, perché quando si era accerchiati dall'oscurità spesso bisognava fare qualcosa per sentirsi vivi, liberi e ingerire una boccata di speranza fra una risata e l'altra quando qualcuno veniva trascinato a forza nello specchio che rifletteva la luna, e allora il riposo veniva rimandato. Continuavano a sentirsi, seppure tramite messaggi brevi e concisi, e finché fossero stati tutti bene Jeremiah avrebbe accettato quella situazione senza battere ciglio. Ma rivedere William era stato decisamente positivo, si era sentito più pronto che mai ad affrontare una ronda che avrebbe potuto nascondere qualuque tipo di problematica durante le sue ore. E aveva saputo che, da qualche parte, ci sarebbe stato anche Daniel quella notte. Sperava solo di poterlo vedere una volta passata la nottata e l'indomani, forse, avrebbe fatto un salto in ospedale per vedere lei. Per adesso poteva stare tranquillo del fatto che fosse al sicuro, magari a casa a leggere qualcosa o a cucinare... da sola, possibilmente.

Era stato assegnato al primo piano insieme a William e una gnocca che forse serviva a distrarre eventuali presenza indesiderate. No, scherzava... era certo che fosse un'abile strega. Non scherzava sul fatto che fosse gnocca, però, e grazie a Pelor era stato dotato di occhi per poter apprezzare.
«Allora ci dividiamo come deciso. Io mi occupo della parte est, Will si prende la zona centrale e quella a sud-ovest, Heatcliff la restate parte ad ovest. Mi raccomando, teniamoci in contatto per qualunque cosa. Se qualcuno avesse bisogno di andare a-», si interruppe un attimo e guardò la mora, «alla toilette, lo dicesse senza problemi e ci si organizza. Occhi aperti, mi raccomando.»
Sistemati gli ultimi dettagli, J diede una pacca sulla spalla di Will e annuì una sola volta con decisione, perché non avevano bisogno di parlare. Si capivano al volo.
Per prima cosa J si posizionò all'angolo dello Starlight Café, un punto dal quale era facilmente visibile sia il corridoio con gli accessi più facilmente aggirabili, sia quello che conduceva verso l'uscita sull'81sima. Quello era il posto perfetto per posizionare una sentinella in grado di avvertire intruisioni indesiderate, nascosta nella penombra e capace di captare odori e movimenti senza troppo sforzo. La piccola taglia, l'agilità, la rapidità e una buona capacità di nascondersi e di restare immobile, poi, erano doti essenziali se non voleva che quell'animaletto potesse dare nell'occhio. Per proteggere qualcosa che non poteva assolutamente finire nelle mani sbagliate, J era disposto a cedere un po' del suo soffio vitale per richiamare sul loro piano qualcosa che potesse aiutare, compensando laddove loro possedevano degli svantaggi. Un richiamo minore per evocare un ermellino dal manto scuro, così differente da lui da essere perfetto nel ruolo di vigilante indisturbato nell'ombra di un angolo, era ciò di cui aveva più bisogno per iniziare. Adulto e maschio, lungo fra i 20 e i 30 cm per un meso massimo di 250g, sarebbe stato in grado di captare presenze puntando principalmente sull'olfatto, utile anche nel caso in cui si ricorresse ad incantesimi di invisibilità o di camuffamento di ogni genere. Inoltre avrebbe potuto puntare sulla rapidità in caso di minaccia, senza contare la sua capacità di spiccare balzi fulminei per attaccare. Certo, non sarebbe stato neanche lontanamente letale, ma Jeremiah non voleva che lo fosse.
Se fosse riuscito ad evocarlo gli avrebbe fatto annusare prima gli odori dei suoi compagni per non rischiare di incappare in stupidi errori, poi gli avrebbe chiesto di tenere sotto controllo i due corridoi servendosi dell'olfatto e dell'udito restando immobile e nascosto nell'ombra dello Starlight Café che aveva accesso su entrambe le vie. A quel punto, conscio di quanto l'ermellino - che aveva già chiamato Tessy per motivi che non staremo qui a spiegare - completasse le parti di sé che meno aveva sviluppate, ritenne opportuno unire i loro sensi in modo che queste mancanze fossero del tutto compensate. [È la prima volta che provo ad utilizzarlo, non so bene come farlo ma l'intento è quello di preparare occhio animale]
Di punto in bianco, fermo in quel punto mentre decideva da che parte iniziare, Jeremiah si schiarì la voce e ne impostò una più profonda del solito.
«William Knight è atteso al reparto rettili. Ad aspettarlo serpentoni di ogni taglia, solo per lui, solo per oggi.»
Passo e chiudo.
A quel punto, soddisfatto come un ragazzino con evidenti problemi di sviluppo mentale, si incamminò verso sud, attraverso la Rose Gallery diretto verso la Theodore Roosevelt Memorial Hall. Era incredibile come riuscisse a trasformare quel sorrisetto da demente in un'espressione seria e concentrata nell'arco di una manciata di secondi, ma dopotutto quella era una missione importante e il cazzeggio era accettabile fino ad un certo punto. Quindi nel tragitto mormorò a voce bassa la formula di un incantesimo che l'avrebbe allarmato in caso della presenza di maghi malvagi, non necessariamente neri: impronta del male.
«Illectum vestigium mali.»

Quell'ermellino era grosso all'incirca la metà del suo braccio. Se J fosse stato crudele avrebbe detto che gli sarebbe bastato assestargli un pitalocco sul musetto per farlo secco e usarlo come collo di pelliccia (Isy sei una persona orribile...), ma come ci tengono a ricordare più o meno tutti smontando la sua immagine di uomo-bestia lui non avrebbe mai fatto una cosa simile. Insomma, bando alle ciance. Tessy, un nome femminile per un ermellino maschio, era perfetto per il suo ruolo. I più piccoli erano sempre i peggiori figli di buona donna, lo sapevano tutti, e lui avrebbe stanato chiunque senza nemmeno sforzarsi più di tanto. Era il compagno migliore che potesse desiderare in quel momento, l'unico in grado di potersi muovere in un modo che lui non avrebbe mai potuto fare ed essere parte veramente attiva di quella nottata. Grazie a lui forse sarebbe riuscito a tenere sotto controllo anche la zona più a nord, quella dalla quale lui si stava allontanando passo dopo passo. Si fermò qualche secondo e chiuse gli occhi per entrare in contatto con la bestiolina lasciata indietro, perché doveva essere certo di essere in grado di sentire ciò che che sentiva il suo ermellino (occhio animale).
Fu dopo qualche secondo che lo scambio di battute fra lui e Will venne interrotto dalla voce odiosa di James. Sorvolò su tutte le stronzate che era solito dire quando James era nei paraggi, accigliandosi appena per quella notizia fresca fresca.
«Hey, Turner, la finestra era semplicemente aperta o c'erano segni evidenti d'effrazione? È stata analizzata per avere qualche informazione in più? Giusto per capire con chi abbiamo a che fare.»
Domandò avvicinandosi a grandi passi alla Theodore Roosevelt Memorial Hall, e da lì iniziò a controllare le finestre* subito prima di entrare nella Gottesman Hall of Planet Earth. Da quel punto aveva la visuale sull'Heilbrunn Cosmic Pathway, quindi anche sulle scale che portavano ai piani superiori. Se qualcuno era entrato dal quarto piano, o si nascondeva ancora lassù oppure aveva iniziato a spostarsi dall'interno, quindi servendosi delle svariate scalinate che collegavano i diversi livelli.
Sentì la voce di Will attraverso l'auricolare, così rispose ad entrambi i colleghi del suo piano.
«Qui ancora niente, Nemmeno abbiamo iniziato e già siamo in compagnia. Ci sarà da divertirsi, eh?»
Probabilmente no, ma non c'era bisogno di buttarsi giù di morale. L'importante era tenersi vigili, allarmati abbastanza da non lasciarsi sfuggire dettagli importanti ma non troppo, altrimenti sarebbe stato più facile commettere un errore dopo l'altro. Moderazione, ecco cosa serviva. E un uomo in più. L'area da controllare era grande, i corridoi troppi, quindi finire con il perdersi l'intruso - o gli intrusi -, non era difficile. Aveva bisogno di una mano e di questo ne era consapevole. Inoltre, era certo che chiunque volesse appropriarsi degli oggetti che loro stavano custodendo non si sarebbe risparmiato dal fare sfoggio di tutte le sue abilità magiche, e nemmeno Jeremiah. Così, mentre camminava, iniziò a preparare un richiamo parallelo per avere dalla sua parte una copia di se stesso appartenente ad un altro piano (la parte relativa alla volontà incontrastabile e al sacrificio dell'essere la inserisco nel terzo post).
All'interno della Gottesman Hall of Planet Earth chiuse di nuovo gli occhi per qualche secondo per una percezione dell'aura, utile per smascherare chiunque non potesse giocare con la propria per sopprimerla o camuffarla. Doveva concentrarsi esclusivamente su quelle estranee e di stampo oscuro quindi si concentrò in un angolo della stanza, in modo che se qualcuno fosse arrivato non l'avrebbe colto di sorpresa. Non era nascosto, era solo fermo in un punto vuoto della stanza.
Poco più lontano, nel frattempo, c'era qualcuno che continuava a fare affidamento sui propri sensi. L'ermellino uscì dal suo nascondiglio ed iniziò a spostarsi verso nord nel modo più rapido possibile. Il musetto si spostava dal terreno al soffitto con una velocità tale da permettergli di captare ogni mutazione di odore in quell'ambiente, ed era proprio all'olfatto che si stava affidando per cercare tracce di possibili intrusi nella zona con più accessi vicini tra loro dell'intero piano. Nel caso in cui avesse subito un attacco improvviso, Tessy non ci avrebbe pensato due volte a fare marcia indietro per scappare in direzione di Jeremiah, scattando da una parte all'altra per evitare di essere colpito.

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Alcune azioni dell'ermellino sono ripetute due volte