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Ray & Josh | 10 Dicembre

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    Gli abissi ai profondi.
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    Sei un ragazzo adorabile. Le sorrido. Non come faccio di solito, ma nel modo in cui piaceva tanto a Martha. Per un po’ ha provato ad essere mia madre e così le sorridevo come se lo fosse veramente, ma non sono mai riuscito a darle più di questo. Avevo costruito quest’immagine del figlio perfetto e non so se ci hanno mai creduto, spero di sì. La signora che abita davanti casa di Josh comunque è una brava persona. Forse troppo impicciona, ma chiacchiera che è una meraviglia, abbiamo discusso per trentacinque minuti delle abitudini moleste del suo vicino, nessuna delle quali batte però, i visitatori che a tutte le ore. Il campanello lo sente tutto il piano e inoltre sbatte la porta troppo forte, fa quasi vibrare i bicchieri nella cucina, che poggia esattamente sulla parete che si affaccia sul pianerottolo. In ogni caso nessuno dei suoi ospiti è solitamente presentabile, tranne me ovviamente, e forse quella ragazza bionda, che sembra tanto carina, cosa ci fa con uno così? A questo punto mi sono riscosso, “Ragazza bionda?”, la donna sembra piuttosto felice di cominciare a descrivere minuziosamente il suo aspetto, nonostante il fatto non sia riuscita a vederla bene, perché l’ha incrociata salendo le scale giusto una volta, ma se deve proprio essere sincera, per caso l’ha vista dallo spioncino. Stava solo controllando se il cane del signore dell’interno in fondo a destra sgocciolava dovunque dopo la passeggiata, indossa un impermeabile blu, ma non è assolutamente sufficiente, povero cane, in ogni caso finisce per bagnare tutto il pianerottolo. “Ah e la ragazza bionda sgocciolava?” no, la ragazza non sgocciolava, perché usciva. “Come, usciva? Non ci credo”, era proprio così invece, perché la verità è che non ha mai visto la ragazza arrivare quando invece è uscita era mattina inoltrata, quindi aveva passato la notte da lui. “Incredibile, ma com’era fatta lei?”, alta, magra, bionda, occhi azzurri, molto pallida, davvero bella ad opinione della povera signora che non poteva fare niente se non guardarla buttare la vita con un tipo come Joshua. “È un bravo ragazzo, infondo, ma di certo tutti quei tatuaggi…” scuoto la testa con disappunto, la signora concorda con aria grave. “Certo, è una cosa da giovani, ma insomma… povera ragazza”, le confesso che la ragazza forse la conosco. Joshua tarda ad arrivare e la donna mi ha offerto la colazione quando aprendo la porta, o più probabilmente guardando dallo spioncino, mi ha visto ancora seduto vicino alla sua porta. Non mi aspettavo che tornasse quella notte, ma non volevo nemmeno perdermelo se invece mi sbagliavo, per questo lo avevo semplicemente aspettato. Avevo idea di lasciargli il regalo appeso al pomello, ma non è esattamente un bel quartiere e credo alla fine se lo sarebbero preso in modo molto disinvolto. Non entra nemmeno nella buca delle lettere, ma ora sto iniziando a pensare che la signora potrebbe essere il tramite perfetto, anche se ho paura che finirà per far irritare Joshua. Comunque le dico che è una bassista ed è incredibile che alla fine si sia lasciata irretire da un tipo così, ma è carismatico, canta molto bene, “l’ha mai sentito?”. La donna dice di no, a lei piacciono i vecchi musicisti, quelli su cui si poteva ballare un lento. Mi fa sorridere di nuovo e le dico che anche io amo quel genere, peccato che non ha un pianoforte. Le canto If you leave me know e così frigge un altro po’ di beacon e un paio di uova che tanto erano rimaste in frigo solo quelle, farà la spesa nel pomeriggio. Mi propongo di darle una mano se sarò ancora nei paraggi, ma è possibile che Joshua non mi perdoni, mi fa promettere di raccontarle come vanno le cose e io ho tutta l’intenzione di mantenere la promessa. Poi mi dice che lui sta salendo le scale. Non capisco a cosa si riferisce finché non sento il suono delle chiavi venire dal pianerottolo. Sarà vecchia, ma ha un udito impeccabile. Afferro la busta con il regalo, la giacca, lei mi apre la porta e mi saluta con un sorriso veloce. Si sbriga a chiudere la porta alle mie spalle a doppia mandata. “Proprio non gli piaci, mh?” glielo dico fissando il colletto della sua giacca, non sono proprio convinto che non mi ucciderebbe mai sulla soglia di casa sua, visto che la signora sicuramente ci sta guardando. “Comunque… buon compleanno” gli allungo la busta argentata con il simbolo del Peaches Record Store, dentro ci sono alcuni dischi jazz che ho ascoltato meticolosamente uno ad uno al negozio prima di comprarli. Si tratta di musicisti semi-sconosciuti di New Orleans, ma che a mio parere sono incredibilmente bravi.
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    Edited by Moonage - 9/12/2020, 23:43
     
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    Che cazzo vuoi, Ray? Non lo faccio nemmeno un passo indietro per spiegare che ho passato un fottuto compleanno quasi in pace dei sensi, perché tanto lo so che è inutile quando basta sempre un niente per riportarmi al mio stadio natura, quello in cui sono perennemente incazzato per qualcosa. Ed ora questo qualcosa ha una voce alle mie spalle, è uscito per altro di corsa dalla porta della mia vicina del cazzo. Ottimo, davvero perfetto. Era esattamente quello che speravo quando salendo le scale mi sono detto che oggi non avrei pensato ad un cazzo di niente, così per tenermi addosso una sensazione decente che si trascina da ieri. Ma no, no perché i miei nervi si tendono quando riconosco la sua voce, quando i muscoli si irrigidiscono e gli occhi si serrano che ho ancora in mano le chiavi di casa. A dirla tutta non ho ancora fatto in tempo a far scattare l'ultimo giro della serratura, e non intendo farlo quando so che non entrerà in casa mia se non saprà darmene un buon motivo. Ed è triste, cazzo, è triste perché eravamo amici e la cosa mi fa incazzare anche di più, perché lo so che quando mi girerò a guardarlo rivedrò solo lo stato pietoso in cui ha lasciato Chrys. L'ho detto che Ray è fortunato che io abbia altro su cui sfogarmi di recente, ma il formicolio nelle mie vene non si ferma, si accende come una scintilla che mi attraversa lo sguardo e mi impone di irrigidire la mascella. Scattano anche le dita che smettono di stringere il ferro. Lascio ricadere le braccia lungo il corpo e mi impongo di rimanere fermo, respirando con la calma di un cazzo di bue muschiato. Ma io lo so benissimo cosa vorrei fare, prima ancora di voltarmi, e credo lo sappia anche lui perché non gli do proprio modo di credere il contrario. E mi vedo, mi vedo girarmi di scatto, allungare una mano fino a stringerlo per il collo e trascinarlo con forza di schiena di fianco alla mia porta. E poi, stringendo, mi vedo anche a chiedergli che cazzo gli passa per la testa di venire a trovarmi e con che faccia da culo ha deciso di farlo. E aggiungerei che quello è solo un fottuto avvertimento, tenendo per me che so che non gli farei davvero del male proprio per via di Chrys, che è un cazzo di fratello per me e forse Ray non sa cosa significhi quando qualcuno ferisce le persone che amo. Oh ma lo imparerà, perché Chrys può anche fingere con i suoi fantasmi di stare benissimo, ma sono io che l'ho visto crollare perché ha cercato in me qualcuno che non si sarebbe più presentato. Non faccio niente, ovviamente, trattengo la fottuta voglia di lasciargli almeno un cazzo di livido, così per pareggiare dei conti che sono anche mie, checché ne dica il resto del mondo. Ma devo sgranchirmi le dita, allungandole come ragni lungo i jeans, giusto per tenerle occupate. «Ray» Sono piuttosto sicuro che sia suonato come un ringhio di avvertimento, uno che ti avvisa con precisione che hai già fatto un passo di troppo. Eravamo amici, mi sono fidato di lui, sono stato lontano dai loro cazzi finché non è diventato impossibile perché tra lui e Chrys non c'è bisogno di chiedermi chi sceglierei di salvare. Quindi finché è stato che le cose andavano bene, non mi sono preoccupato, ma quando sono andate davvero male, è stato un cazzo di problema. A dirla tutta pensavo che non avrebbe avuto il coraggio di farsi vedere mai più, e forse sarebbe davvero stata la cosa migliore. Penso sia chiaro che di primo impatto non me ne frega un cazzo che mi abbia fatto un regalo di compleanno, tanto che quando davvero alla fine mi giro a fronteggiarlo lo cerco direttamente negli occhi. Se ha avuto le palle di venire fin qui deve avere le palle di guardarmi sul serio, di vederlo il lampo che mi attraversa nello sguardo gelido che lo trapassa. Sei una testa di cazzo, Ray, lo sai sì? Non devo aprire bocca, è palese ciò che penso. L'unica decisione che devo prendere è se incazzarmi sul pianerottolo per dare uno spettacolo all'impicciona del cazzo, o aprire la mia fottuta porta e vedere che altro ha da dire. Ed è sottinteso che gli convenga dire qualcosa perché, mi dispiace, non funziona così con me. Faccio un passo verso di lui, non la nascondo neanche l'espressione poco rassicurante che ho adesso, non deve proprio sentirsi sollevato di un cazzo. E mi dispiace, l'ho già detto, ma io le cose le ingigantisco esponenzialmente quando in ballo c'è la mia famiglia, e lo ritengo un fottuto pregio quindi questo non cambierà. Lo squadro dalla testa ai piedi e non so neanche da cosa iniziare a incazzarmi, se dal fatto che si è lavorato la mia vicina, o che sia davvero qui. Comunque poi scuoto il capo e faccio compiere l'ultimo giro alla chiave, apro la porta ed entro, lasciandola aperta. Se vuole darmi il suo cazzo di regalo, dovrà entrare e chiudersela alle spalle. Eravamo amici, porca puttana, Ray!
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    Ray. Ci sono poche persone che mi hanno fatto tremare sotto i vestiti pronunciando il mio nome. Joshua è appena entrato in lista. La cosa strana è che lo ha fatto con la stessa intonazione di biasimo, come se ci avesse sperato davvero che facessi la cosa giusta e sparissi dalla faccia dalla terra, inghiottito da una voragine, invece no, non sono riuscito a fare nemmeno questo. Può sembrare assurdo ma non è il primo che ha questa reazione. Non è nemmeno il primo che mi fa pensare che rimedierà presto al fatto che ancora respiro. Non è nemmeno il primo che lo fa rimanendo semplicemente in silenzio. Forse è la prima volta che riesce a fare tutto questo senza nemmeno guardarmi. Avrei preferito che mi guardasse? Non credo. Lo so che espressione ha. Gelida.
    Mi fa pensare ad Ardan.
    Dura giusto un attimo, ma in quell’attimo lo rivedo in piedi con due occhi di ghiaccio, mi lancia dietro il suo pugnale quando apro la prota, riesco a richiuderla giusto in tempo per non farmi ammazzare e vedere la punta della lama sporgere oltre la superficie di legno. Non era uno da mezze misure, ma sapeva essere eloquente anche senza dire una parola. Mi manca a volte, quel bastardo. Ora è sotto due metri di terra e mi chiedo sinceramente quanto tempo ci metterò a raggiungerlo di questo passo. Potrebbe essere la volta buona. Ragione per cui supero la soglia di casa anche se so che è una pessima idea. Non ho alternative e voglio aggiustare le cose e se proprio devo morire così sia, finalmente cazzo.
    Conosco un’infinità di persone, le vedo a lavoro, allo Sphynx, a Brakebills, al bar quando non ho niente da fare e non riesco a dormire. Però, sono uno che si affeziona alla fine a due tre persone alla volta. Persone che poi si perdono, si allontanano, muoiono. Non depone bene per Joshua e sinceramente non gli affibbierei questa sventura se non fosse che ogni volta ho la capacità di dirmi “andrà bene”. Lui mi piace. Non ho scritto musica con qualcuno per anni dopo Durmstrang e adesso ho paura che non riuscirò a farlo mai più se non faccio pace con lui. Appena metterò le mani sul pianoforte mi ricorderò di Chrys e di Joshua e di quanto tutto faccia schifo.
    Invece voglio fargli sentire la ninnananna che ho scritto per Pan. Voglio che la senta lui per primo e sarei anche io il primo a sentirla perché l’ho suonata solo nella mia mente e ho paura che sia molto più significativa lì che nella realtà. Quindi voglio la sua opinione.
    Chiudo la porta alle mie spalle e lo faccio con attenzione. Ho intenzione di farmi perdonare.
    “Mi dispiace”. Ecco. Non è abbastanza.
    Mi guardo intorno e lascio la busta con i dischi sul tavolino davanti al divano. Non provo a togliermi la giacca perché probabilmente non rimarrò qui a lungo, soprattutto se do l’idea di mettermi comodo.
    Gioco con il pungo intonando un motivetto ritmico contro il palmo, che batte un po’ i tempi della mia frustrazione. “Quella sera alla rimessa, quando mi hai chiesto se volevo farmi ammazzare… beh sì, lo volevo, avevo picchiato Chrys e… avevo fatto delle cose” delle cose, già. Fantastico modo per dirlo, mi complimento con me stesso. Spero che Joshua non indaghi perché sarei capace di dirgli la verità come un bravo coglione. “Non sono qui per pulirmi la coscienza” e soprattutto per buttargli addosso tutto quello che ho combinato, anche se mi sembra che stia lì pronto per venire fuori. Forse cerco davvero un’assoluzione, voglio che senta quanto faccio schifo e che mi picchi fino a quando non ho pagato tutto il male che ho fatto. “Lo sai che sono stato un mago nero… Chrys ha scavato nel mio passato ha trovato storie che non possono venire fuori… ci sono persone che devo proteggere” e qui inizio a fare il verme, Isobelle ha scelto la definizione più appropriata. Ci provo davvero a conservare un po’ di dignità ma il problema è che mi sento un verme. Come posso nasconderlo? “E… certe cose non solo mi farebbero finire nella cella più buia del macusa, dove butterebbero la chiave nel primo tombino. Ma la parte peggiore è che quello che sa potrebbe farmi uccidere”, mi chiedo se sono stato troppo specifico, a sentirmelo dire ad alta voce mi chiedo come cazzo sia possibile che sono ancora vivo. È incredibile che questa storia non mi sia ancora esplosa in faccia, ma la verità è solo una “non mi sono fidato di lui, ho pensato che volesse minacciarmi e ti dirò la verità non so come ho fatto a fermarmi e a non ucciderlo…” abbasso lo sguardo perché la verità la conosco ed è vergognosa, mi pesa sulla coscienza come un blocco di cemento, è così insopportabile che se potessi scontare la mia pena qui e adesso lo farei. “Forse perché… perché non si è difeso” e senza la corruzione sono riuscito a rendermene conto e a fermarmi. Almeno è questo quello che mi dico, spero che sia stato così e non solo fortuna. Spero che non fosse amore.
    “Ma sono ancora vivo, quindi ho sbagliato a non fidarmi”.
    Alla fine allargo le braccia prima di farle cadere di nuovo lungo i fianchi, “questo è tutto”.
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    Stringo i denti perché se non si ritrova a terra adesso, appena chiusa la fottuta porta di casa mia e posato quel cazzo di pacco è solo perché lo so, lo so che Chrys non approverebbe. Sinceramente non vorrei nemmeno spiegargli perché ho picchiato a sangue il suo ex ragazzo nel mio appartamento. Il sangue nelle mie vene, potrei dare la colpa a quello, che ribolle mentre risale e scuote i nervi ed io sono solo un cazzo di muro contro cui non deve neppure provarci ad appoggiarsi. Se lo aggredissi adesso sarei esattamente come è stato lui: un coglione. Ma Dio se vorrei farlo stare zitto prima ancora che inizi a spiegarmi cose che mi faranno incazzare ancora di più, e mi chiedo sì se vuole morire anche oggi. Perché lui non lo sa, non ha idea del fatto che io abbia deciso di non fermarmi lì dove il limite era convinto di averlo messo lui in quell'autorimessa. So vederlo nella mia testa quel fottuto pugno allo stomaco con cui lo piegherei tanto volentieri in avanti da tenergli solo la testa con una mano e spiegargli in un ringhio molto chiaro che mai, mai dovrà fare un'altra cosa del genere a Chrys o ad una qualsiasi delle persone a cui tengo. Mi volto verso di lui perché voglio che me lo ripeta in faccia che ha picchiato Chrys, ho bisogno che me la dia una cazzo di scusa per superare i miei limiti e convincermi che sia la cosa giusta, così potrò fottermene dei miei rimorsi, che tanto uno in più o uno in meno non fanno un cazzo di differenza. Avrei dovuto ammazzarti. Non è quello che penso davvero, ma è quello che suggerisco quando mi avvicino di un altro passo ed è il messaggio che rimandano i miei occhi. Ed anche se lo avessi ammazzato sarebbe stato tardi perché aveva già alzato le mani e cristo, non esiste davvero che ci provi anche solamente a farlo di nuovo. Non me ne frega un cazzo dei suoi problemi, non quanto me ne sarei preoccupato mesi fa, adesso è passato troppo tempo perché possa dimenticarmi di tutto, a maggior ragione perché quello che ha lasciato al suo passaggio l'ho quasi raccolto io l'altra sera. «Anche perché non servirebbe ad un cazzo» se tu fossi qui a pulirti la coscienza, per capirci. Non lo sa davvero che se è ancora vivo è perché conosco le persone meglio di come faccia lui. Soprattuto le mie persone. Sono attento eh, lo sono quando mi parla delle sue stronzate da mago nero, perché ci finirei dentro anche io, ma non sono empatico manco per il cazzo, non quando il suo limite per me ò'ha superato alla grandissima. Solo che poi lo dice, dice che non sa come ha fatto a non uccidere Chrys, a fermarsi prima. Ora dovrebbe capire che è la cosa più sbagliata da dirmi perché adesso sì che sono ad un fottuto passo dallo smettere di controllarmi. Cazzo Ray deve ringraziare Slater se so cosa non fare in questo momento. Ad esempio non posso estrarre la mia lama e perforarlo da parte a parte e no, sinceramente non voglio farlo, non così tanto da chiamare Faust e spegnere Josh. «Ripetilo... dimmi di nuovo che non sai come cazzo hai fatto e non ucciderlo e sarà l'ultima cosa che farai davanti a me, Ray.» E' una minaccia e voglio gli arrivi come tale, con la pesantezza dei passi che fermo quando la mandibola è letteralmente bloccata ed i denti stringono tra loro una morsa che vorrebbe solo farlo smettere di parlare. E non sarà nemmeno l'unica minaccia che si sentirà rivolgere e non me ne fotte un po' un cazzo se diventerà uno scontro, aspetto solo che mi dia occasione di non essere il primo a colpire. «Certo che non si è difeso, è Chrys porca puttana che cazzo ti aspettavi da lui eh?» ho la voce che è ferma in una rabbia costante, logorante, che non si preoccupa di uscire frammentata per quello che è: odio. So che quando sono tanto incazzato gesticolo, minaccio anche solo con una mano che si sposta continuamente tra me e lui. «Ascolta a me non frega un cazzo che tu abbia i tuoi fottuti problemi di fiducia, siamo tutti nella stessa merda. E non hai capito un cazzo di lui e questo è chiaro.» Forse non sono sicuro che abbia capito la gravità della situazione, quindi magari la ripeto con un po' più di enfasi eh. «Non lo farai una seconda volta.» Non è una domanda, voglio che mi giuri qui e adesso che non alzerà di nuovo le mani su Chrys. E' l'unica cosa che importa, più del suo stupido regalo o del fatto che eravamo amici.«Dillo»
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    Come posso prometterlo? Cazzo, avrei dovuto aspettarmelo. È la prima cosa che avrei chiesto anche io. Forse perché ero convinto che mi avrebbe solo riempito di botte e che alla fine la cosa sarebbe finita così, o lasciandoci tutto alle spalle, oppure io in una fossa. Non mi aspettavo una conversazione quasi ragionevole… perché sta facendo una conversazione quasi ragionevole? Cazzo, negli ultimi mesi le cose sono cambiate. Forse è più in gamba di quanto sia stato io a gestire la magia nera. Lo sapevo già che lo era, ma così in fretta? non me lo aspettavo per niente. Sono fottuto. Fottuto. Con la f maiuscola e un bel punto alla fine perché non ci sono possibilità di redenzione da questa condanna. Vorrei dirgli che sono una testa di cazzo, gliel’avevo pure anticipato. L’avevo avvertito. Sono una testa di cazzo e lo so che non sono capace di gestire la rabbia. Quell'imbecille di Chrys fa cose assurde. “Hai ragione. Io non ho capito un cazzo di lui” abbasso lo sguardo, uso le tattiche da lupo omega, quello sfigato che sta sempre con le orecchie basse e la coda tra le gambe. Perché lo so che alla fine rimane il fatto che sono un povero stronzo e non posso permettermi di sembrare pure sicuro di me mentre dico cose che lo faranno imbestialire. Se potessi promettergli davvero che non farò più stupidaggini sarebbe più facile, ma probabilmente se ne fossi capace avrei smesso una vita fa. “Io sono irascibile. Non ci posso fare niente. Sono geloso, sono paranoico, bevo troppo e lui fa troppe cose strane che io non capisco e mi mandano ai matti” probabilmente è una scusa stupida, soprattutto articolata malissimo, pensavo che mi sarei impegnato un po’ di più per salvarmi la pelle. Non che le mie ultime esperienze mi abbiano dimostrato che ci tengo davvero a non farmi ammazzare. Avrei dovuto prepararmi qualcosa, ho avuto parecchio tempo. Tempo che a quanto pare ho sprecato pensando a quanto sono una merda e quanto male mi avrebbe fatto Joshua, piuttosto che studiarmi quello che avrei dovuto dirgli. Mi ero detto che avrei parlato con il cuore. Adesso mi sembra una grossa stronzata. Seguire l’istinto è peggio che seguire i consigli di un’idiota nel mio caso. Sto solo cercando di essere sincero, di solito nei film della Disney risolve il problema. “Lo sapevi che fa tipo sesso con i fantasmi? Si fa possedere… oppure sapevi che gli trova corpi… persone – vive per incuso – per farle possedere dai suoi fantasmi? Come cazzo la devo prendere questa cosa, eh? Dimmelo perché… perché a me sembra roba da psicopatici” d’accordo mi sto facendo prendere la mano, forse il fatto che posso parlarne per la prima volta con qualcuno mi sembra incredibile, perché queste cose sono rimaste a rimestarsi da sole dentro di me come la jambalaya che ho visto cuocere in Louisiana. Sta lì sul fuoco per ore a bollire. Questa roba mi sta dentro da un po’ e il fatto che Joshua sia la persona peggiore con cui parlarne è solo l’ironica ciliegina sulla torta di inadeguatezza che ho sempre dimostrato nella mia vita. “Che cosa devo fare se lo vedo sacrificare una persona per un fantasma? Me lo dici tu? Devo stare lì a guardare e magari dopo fare finta che non sia mai successo niente? E poi l’altra sera è venuto a cercarmi… mi ha detto che mi preferisce morto piuttosto che lontano da lui. Gli ho chiesto che cazzo voleva dire e non mi ha risposto. Ora penso che un giorno o l’altro sarò uno dei suoi cazzo di fantasmi, o magari sarò posseduto da un fantasma. Non dico che ho paura di lui. Ma vorrei che non mi venisse a cercare. Perché è chiaro che io non posso accettare letteralmente niente della sua vita. Però, lui ha qualcosa… mi manca. Io non lo so cosa devo fare. Cosa devo fare?” glielo chiedo come se mi aspettassi davvero una risposta diversa da “me ne frego dei tuoi problemi del cazzo, tu non lo picchi più, ecco cosa fai”. Forse vorrei una risposta diversa, anzi niente forse io ci spero. Voglio sapere cosa devo fare e avere la conferma dal suo migliore amico che è la cosa giusta così da non sbagliare mai più. So che non alzare le mani sarebbe il primo passo obbligatorio e che il resto viene dopo, ma è davvero così?
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    Deve dire solo una cosa. Una fottuta cosa. Mi serve perché poi potrò dirmi che se lo rifà, se lo picchia ancora, non avrò niente a fermarmi. E so perché gliela sto chiedendo, mi sto dando il tempo di pensare. Perché se io smettessi di farlo, Cristo se io smettessi di pensare che è Ray quello che ho davanti e non un fottuto ragazzo a caso del cazzo, allora non ci metterei che due minuti per fargli rimangiare ogni fottuta parola che ha deciso di pronunciare in casa mia. Sento come il respiro che prendo sia solo l'ennesimo modo che ho per ricordarmi che devo stare calmo, che non posso montare come una furia ogni volta ma mi basta vederlo come abbassa lo sguardo per dirmi che con me non attacca. Può dire il cazzo che vuole, ma non è lui la vittima, niente per me potrà mai giustificare quello che ha fatto. E siccome so come funzionano queste stronzate, so anche che non mi sta dicendo quello che vorrei mi dicesse. Mi sta dando solo altri motivi per cui non fidarmi di lui o della stabilità che non ha. E parlo io, che non ho mai saputo che cazzo fosse. Ma Ray ha fatto questa stronzata durante il periodo peggiore della mia esistenza e adesso io non posso fare niente se non un passo indietro. Non me ne fotte niente che gli faccia schifo quello che fa Chrys con i fantasmi, o che sia strano o che abbia perfino paura che lo ucciderebbe pur di tenerlo per sé. Forse questa è l'unica parte che mi dà da pensare, ma resto incazzato, resto a fissarlo con un'espressione che so sta diventando delusione. Io che ora sto deludendo ogni giorno, ed ogni notte, la persona che più amo al mondo e che più tiene a me, ho il coraggio - e cazzo si che ce l'ho - di guardarlo come se lui avesse deluso me. Ma io funziono così, non si toccano le persone che amo, non ci sono scusanti, né attenuanti. Questa cosa non diventerà una seduta di consulenza, e mi viene quasi una risata ironica quando vedo che sta davvero cercando il mio aiuto. Vuole chiedere a me che cazzo fare con Chrys, ma io lo so benissimo cosa deve fare lui, e lo so dal mio punto di vista. A me non frega un cazzo che gli manchi, che possa provare qualcosa o tutto quello che gli passa per la testa, Ray non ha detto quello che doveva, quindi ora io dirò quello che devo. «Sì, lo so.» Intanto cominciamo con il dire che so bene quale sia il suo rapporto con il mondo oltre la morte, e non c'è nemmeno l'ombra di un giudizio nello sguardo serio che tengo su di lui. Parla a me di sacrificare le persone, e anche qui dovrei ridere in un modo così inquietante da far tremare anche me, invece resto in silenzio a vedere come cerca di giustificarsi da solo e no, non gli permetterò di farlo per tutto il tempo, non davanti a me, non quando la sicurezza di Chrys è al primo posto rispetto perfino a ciò che vorrebbe lui. A me non frega un cazzo nemmeno che Chrys sia andato ad implorarlo in ginocchio di tornare insieme, proprio per questa ragione Ray non avrebbe dovuto rispondergli. Alla fine però quella che era rabbia diventa un sospiro che trattengo sulla lingua mentre il ferro del piercing batte sui denti. Scuoto il capo, non c'è un cazzo di buono in questa storia, e non so nemmeno perché io senta il bisogno di essere sincero con Ray ora, forse sono solo stanco di vedere chi amo soffrire perché la gente mi risponde di essere "fatta così". Beh, se sei fatto così allora .. «Devi toglierti dal cazzo, Ray.» Punto. E magari essere anche un po' meno un egoista di merda nel pensare che ti manca, perché sai, a me mancano un sacco di cose eppure sono qui a fare tutt'altro. Sono irremovibile e non sono sicuro che sia un consiglio, quando mi sembra più l'imposizione che gli lascio addosso. «Se ti cerca, non farti trovare. Se non puoi assicurarti di essere una persona decente con lui, o che ti vada bene quello che fa, allora togliti dal cazzo Ray.» Non so più se sto parlando con lui, o con me, ma trattengo il fiato un fottuto secondo e vado in cucina, ho bisogno di una birra, ed è in linea d'aria, e lui può fare il cazzo che gli pare, restare, andarsene, raccontarsi altre stronzate o convincersi che ho torto. Ma lo so cosa accadrà se scoprirò che gli ha fatto male di nuovo, ed io lo saprò, le so sempre queste cose.
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    Ryan Wilson
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    Mi sono reso conto di quanto vorrei che mi rispondesse quando passano due secondi e non ho il coraggio di pensare che una risposta non ce l’abbia. Lo guardo, rimango immobile. Vorrei capire cos’è che lo trattiene. Poi lo dice. Arriva dritto come un pugno in faccia. Non uno che non ti aspetti, ma uno che sapevi sarebbe arrivato, però non ci hai voluto credere quindi hai tenuto la guardia bassa. Vaffanculo. Vaffanculo a me e vaffanculo a Josh. Vaffanculo soprattutto a me, però, che sono un vero imbecille. Abbasso lo sguardo e annuisco. Lo so che ha ragione. Non ho bisogno che aggiunga niente. Però, non è così facile. Chrys rimane immobile nel passaggio che sta tra il mai più arrivederci e il vorrei vederti sempre, ogni giorno. Sta lì e non vuole decidere dov’è che deve andare. Però, questa cosa di scappare perché sono come un cancro per gli altri l’ho già fatta. Lui mi manca. Quando dico che mi manca vuol dire che mi manca la sensazione che provo quando sono con lui. Vive in un mondo tutto suo e io sono lì, l’unico abitante che attira l’attenzione di ogni cosa, ogni suo gesto, ogni suo sguardo. L’ho lasciato gravitare intorno a me e a feste rumorose perché potesse tornare sempre sotto le mie mani alla fine. La mancanza di lui ora è come un vuoto nello stomaco che mi fa girare la testa fino a perdere l’equilibrio. Arretro fino a cercare un posto dove sedermi, così affondo sul divano quasi potessi trovare l’appiglio di cui ho bisogno. “Già ci ho provato, ma non è servito a niente. Gli ho detto che non voglio stare con lui, gli ho detto che deve andare avanti e trovare qualcun altro. Lui è tornato lo stesso, alla fine” incrocio le mani, anche se in verità le torturo intrecciando le dita tra loro e poi perdendo il contatto con ogni polpastrello per stritolarlo l’attimo successivo. “E io non sono riuscito a mantenere le distanze” passo le mani tra i capelli furiosamente. Sono un idiota. Mi odio, davvero, ma è successo e vorrei succedesse di nuovo, e di nuovo, e di nuovo. “Quindi questa promessa non posso fartela perché l’ho già infranta” passo le mani sui jeans per avere qualcosa da fare, non sono stoico come Joshua quindi devo dare tanto l’impressione del ragazzino impaziente che chiede al fratello maggiore un modo per nascondere il vaso che ha rotto. Forse ho rotto davvero qualcosa e spero non sia Chrys, ma solo il mio equilibrio mentale che sento crollare come fosse stato solo una gigantesca presa in giro a me stesso. “Voglio togliermi dal cazzo, perché non mi piace niente di queste puttanate con i fantasmi. Ma non ci riesco perché invece lui mi piace e mi manca parlare con te” mi volto a guardarlo, chissà che cazzo gliene frega a lui. Perché ancora continuo a dirgli cose di cui conosco già la risposta? Sono un masochista. Il fatto è che Chrys non è l’amore della mia vita. Quello è passato e per quanto se ne dica non ce ne sarà un altro. Ma qualcosa dev'esserlo per forza, non è possibile che adesso non mi resta più niente. “Non mi metterò all’improvviso insieme a lui. Non andrò a vivere con lui. Né ti dirò adesso che farei di tutto per riaverlo, persino accettare quello che fa con i fantasmi, o lascerò correre il fatto che abbia ficcato il naso nella mia vita… però, cazzo io gli voglio bene e non voglio fargli del male. Te lo giuro”.
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    Joshua Çevik
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    mago nero
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    Io davvero non lo so chi cazzo me lo fa fare di prenderne due di birre ed appoggiarne una rumorosamente sul tavolino davanti al divano, già aperta. Ray non merita un cazzo da me ed ho passato giorni a dover distrarre il mio cervello dopo aver visto con i miei occhi che cazzo aveva fatto a Chrys. Eppure sono un incoerente di merda, quindi oggi è la sua giornata fortunata e mi lascio affondare sul divano al lato opposto al suo, non lo guardo nemmeno quando parla. Però lo ascolto anche se vorrei proprio dirmelo che non me ne frega un cazzo di niente di come sia stato così debole da non riuscire a dire un "no" che valesse per due. Io lo so come funziona, so come si fa e quanto costa una cosa del genere e l'ho già fatto... ed è forse per questo che non riesco a farlo più. La mia coscienza di merda, che pensavo fosse morta dopo Faust, è sempre qui a dirmi che dovrei allontanarmi di più dalle persone a cui tengo perché non finirà mai bene per nessuno di noi quando le cose si spiegheranno ed io sarò quello che sono, e che sono sempre stato. Quindi sì, sono io che dico a Ray quello che dovrei fare, e che non faccio. E quindi inspiro più profondamente e ci penso a cosa cazzo dirgli. «Questa cazzo di cosa puoi farla solo tu..» lo indico con il collo della bottiglia che gli punto contro. «Non puoi essere debole, non puoi avere un fottuto ripensamento e non puoi, cazzo, credere che gli altri debbano sempre farti trovare tutto pronto. Non è questa la fottuta vita che ti tocca adesso. » Quasi rido, di me, ovviamente. Perché questo me lo sono detto nella testa tantissime volte, e non è servito ad un emerito cazzo visto che ogni volta che c'è qualcosa che posso rovinare, io vado avanti a farlo fino in fondo. Sono un diserbante per la vita degli altri. Pure la sua, che non lo sa che cazzo significa dirmi che gli è mancato parlare con me, ci sono cose che sono conseguenze dirette di stronzate che si fanno. Eppure sono così una merda che mi fisso sulle venature del legno scadente davanti a me quando me lo dice. E bevo. E' amara, non so neanche che cazzo ho preso dalla riserva, ma va bene serve a ricordarmi cosa mi costa anche solo respirare ultimamente. La conversazione potrebbe farsi molto deprimente da qui in avanti, però io non ho smesso di ringhiare le mie condizioni e lui non deve smettere di prendere le mie parole come le minacce che sono. «Tu devi capire che Chrys è una parte della mia famiglia, quindi non me frega un cazzo che ti mancasse parlare con me. E non me ne fregherà nemmeno quando e se lo rifarai di nuovo, perché non mi fermerò Ray e questo è l'ultimo avviso. Questo sono io.» E sono stanco di doverlo ripetere come se non fosse drammaticamente evidente. Sono poche, pochissime le persone a cui so di tenere fino a questo livello, e quando succede non c'è proprio niente che si metta in mezzo. E lo guardo ancora con un senso di gelo che scompare lentamente dal mio sguardo. Mi dispiace perché non ho mai capito cosa cazzo avesse in testa Ray per davvero, e anche se mi sono detto che ho già abbastanza cazzi a cui pensare, non è andata bene comunque. Non sono l'amico giusto per nessuno adesso, e più andrò avanti e meno lo sarò. E mi sta bene, è una parte di me a cui so rinunciare per tenere in vita il mio dannato cuore. «Adesso smettila, cazzo.» Con i giuramenti e tutte le stronzate sul "sono pessimo ma mi piace troppo per andarmene", perché non mi piace doverci fare i conti, e quindi basta. Quindi mi spingo più indietro sul divano, allungo gli stivali accavallandoli e tiro fuori il cellulare dalla tasca dei jeans. L'ho perdonato? No. Andrò avanti con sta cazzo di cosa? Nemmeno. «Senti... sto per ordinare una pizza, vuoi restare? E noi non parleremo di Chrys, mai più.»
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    Gli abissi ai profondi.
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    Ryan Wilson
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    Forse non è la cosa peggiore che mi abbiano detto. Anzi è molto simile ad un consiglio su come fare per diventare una persona decente.
    Non puoi avere ripensamenti.
    Sembra più facile con alcune persone che con altre. È più facile rimanere aggrappato ad Isobelle ad esempio, anche se il mondo mi crollasse intorno, anche se lei decidesse un giorno che non vuole più vedere la mia faccia del cazzo. È facile con Yael perché è la cosa più simile ad una famiglia che ho adesso.
    Invece Chrys… lui mi rende felice. È bello come il sole, lo ricordo la mattina appena sveglio che mi guarda, con il caffè in mano. Sono ricordi che colleziono sempre di mattina, anche Isobelle me la ricordo tra le lenzuola con il sole che entra a falci sottili tra le persiane abbassate. Me la ricordo con la voce impastatae cercava il caffè per riuscire a mettere in fila due parole. Dio, quanto cazzo mi manca. Distraggo la mente da quel pensiero che si è infilato senza che lo volessi tra le mille altre cose a cui vorrei rimediare. Chrys è una di queste.
    “Mi ha chiesto di amarlo” glielo dico a bruciapelo, ma alla fine scuoto la testa. Non ha alcuna importanza. Lui già lo sa. In qualche modo lo sa che è l’unica cosa che vuole, forse per questo Chrys non si è difeso ed è per questo che Joshua mi ha detto che è ovvio che non abbia alzato le mani. Non ci ho pensato. Sono proprio un coglione. Penso sempre che le cose debbano essere facili, ma ha ragione, questa cazzo di cosa posso farla solo io. Posso farlo solo io. Voglio farlo. Se non posso avere quello che voglio posso rendere felice l’unico stronzo che almeno ci ha provato per quel mezzo secondo che gli ho concesso.
    Quindi annuisco, perché non posso fare altro. Basta parlarne. Se farò stronzate aspetterò Joshua con la porta aperta. Metterò prima in ordine le mie cose e alla fine accetterò che non sempre mi può andare bene. Forse mi ci crogiolo troppo a lungo in questa idea di morire. Mi chiedo se mia madre sarebbe triste. Se Isobelle lo sarebbe nonostante tutto. La risposta è no, ovviamente. Yael sarebbe triste per un po’, poi mi raggiungerebbe presto perché si farebbe uccidere in qualche folle piano di vendetta.
    “Farò del mio meglio” glielo assicuro senza alzare gli occhi quando mi dice di darci un taglio con questa storia e con tutti i discorsi drammatici da film romantico.
    Sono d’accordo con lui, basta parlarne. Ho già la nausea, sento la bile sul fondo della lingua, ho tutto il pacchetto del bravo vermicolo, quindi mi va più che bene passare ad una pizza e forse mi si nota dall’espressione che mi si disegna sulla faccia. Sorrido come un idiota, “pizza con i peperoni” non aggiungo altro. Mi tolgo la giacca e prendo la birra per portarla alle labbra. “Ho un nuovo brano che voglio farti sentire, è una ninna nanna”, per Pan. Sempre lei.
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8 replies since 8/12/2020, 19:09   214 views
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