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Josh/Caiden | 18 Dicembre

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    Penso, al cento percento, che sia una buona idea? Assolutamente no, ma diciamo anche che ormai mi accontento di un onesto quarantacinque percento e passa la paura, perché non è che possiamo fare gli schizzinosi. Anzi. Direi proprio il contrario, ma mi concedo il mio onesto margine di dubbio, anche perché io non è che lo conosca. Anche per niente. L’ho visto un quarto di volta, da lontano e di sfuggita, per cinque secondi ad una festa, dopodiché so solo cose tramite la bocca di Morgan. È tutto un “tizio ha detto a caio, che ha detto a ciccio”, per cui si capisce che no, non è una buona base di partenza, ma diciamo anche che mi sono stancato di starmene dietro le quinte, anche perché in tutta questa enorme storia, che va decisamente oltre i fratelli Çevik per quanto mi riguarda, sono anche più o meno l’unico stronzo che pensa a mio fratello. Quindi sì, è arrivato il momento del grande incontro, e per fortuna ho una faccia di cazzo tale da farmi anche zero problemi. Sempre avuta, anche senza l’incentivo di tutta la merda che ci sta piovendo addosso e in cui ci stiamo infilando sempre di più che, diciamolo, quelle due inibizioni che forse avevo me le ha abbastanza distrutte. Quindi eccomi qui, fuori un posto del cazzo quando sì, lo so, dovrei starmene buono buono a casa, senza rischiare di mandare definitivamente a puttane i miei timpani, che doveva essere tipo il motivo base del nostro momentaneo stop con la Caccia, ma io non sono mai stato capace di stare fermo davvero. E poi, non è che avrò altre occasioni per fare questa cosa senza che Morgan se ne accorga. Non è che non voglio dirglielo, solo che voglio dirglielo dopo, quando ormai ho già fatto e non può fare o dire niente per impedirmelo, o diciamo anche che così non si preoccupa, perché è quello il punto. Sono ad un punto in cui so di essere abbastanza testardo da fare un po’ il cazzo che mi pare anche con tutto quello che dice lui, il problema è che finché posso evitargli anche un briciolo di stress, non vedo perché non farlo. Ovviamente no, questo non mi ferma dal fare le cose, ma mi spinge solo a farle in un certo modo. Tipo, quasi di nascosto. Non proprio, ma insomma “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Quindi eccomi qui, solo, in un posto di New York che conosco anche troppo bene, ma che onestamente pensavo di non rivedere più se non per il pub, perché insomma. Non è che ho tutto questo tempo libero. E questo ci riporta al perché ci sono venuto adesso, e non chi sa quanto tempo fa, come avrei voluto. Perché sì non è che stamattina mi sono svegliato con il pallino di parlare con Joshua Çevik, no, col cazzo, ce l’ho in testa da un bel po’ in realtà, ma ho avuto altre priorità. Cacciare, per dirne una, e poi allenarmi per i fatti miei, che è quello che faccio sempre quando ho quei cinque minuti fondamentalmente, ma ora che ho addirittura una settimana libera, beh. È proprio un’ora o mai più. Premo la sigaretta contro le labbra, e me ne sto appoggiato al muso della macchina di merda che ho preso per tenerla al Bunker, quando era arrivata la necessità di averne due nello stare fermi in un posto perché, insomma, stiamo nel fottuto New Jersey e vorrei avere la possibilità di venire a New York senza dover sempre chiedere un passaggio a Morgan, visto che di prendere la macchina manco lo chiedo, sia mai eresia. Ma comunque, adesso sarebbe anche impossibile, ma questa è un’altra storia. Da quello che so, dovrebbe essere qua che fa le sue prove con la band, e dovrebbe esserci proprio stasera, anche perché no, se non ne fossi stato abbastanza sicuro, non avrei fatto il viaggio a vuoto e al massimo me ne sarei stato a fare altre inutili per un piano B della cosa “salviamo la vita di Morgan”, cosa che per inciso ha a stento un piano A, diciamo la speranza che l’opzione A sia un piano e non un’enorme buco nell’acqua. Ma anche questo è un altro discorso. Uno diverso e di cui adesso è meglio non parlare. Per cui sì, fondamentalmente aspetto e mi sono anche preso una birra nel mentre, perché non è che so esattamente quanto ci vuole, spero non molto perché sinceramente mi sto ghiacciando il culo. Avrei potuto aspettare in macchina? Probabile, ma mi sarei sentito un po’ creepy a dirla tutta, e almeno per adesso voglio almeno cercare di non dare un’impressione troppo brutta. Per adesso, appunto. Vedremo come girano le cose. Mi scosto dalla macchina quando vedo movimenti e qualcuno che inizia ad uscire, allora mi sposto più vicino scostando la sigaretta dalla bocca, e lasciandola pendere fra pollice e medio. «Joshua Çevik? Sono Caiden Crain, sì quei Crain» non che pensi possa fraintendere, ma insomma, meglio chiarire subito. Piego appena la testa di lato prima di prendere un sorso di birra e alzare appena le spalle. «Che dici, li hai cinque minuti per due chiacchiere» che è una domanda più di circostanza che altro, perché sì, non ho davvero intenzione di accettare se dice “no”, girare i tacchi e chi si è visto si è visto. Anche per niente, e penso che sia abbastanza ovvio dalla mia faccia ora come ora. Così come che no, decisamente non penso saranno cinque minuti.
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    Ho raschiato il fondo della mia voce, che se non ci fossero questa cazzo di pasticche miracolose non so come farei a parlare dopo due ore passate a logorare le mie corde vocali. Cazzo quella volta il consiglio del ragazzino sul palco prima di noi è servito per una vita intera. Però è stata una liberazione, e non è più qualcosa di scontato per me, quindi la mia voce può anche andarsene a fanculo se è il prezzo da pagare. Ho i muscoli che sembrano rinati, i polmoni che invocano pietà e le gambe che mi chiedono di sedermi a bordo palco almeno qualche minuto. Faccio i chilometri letteralmente durante le serate e questa era la prova prima dell'ultima che faremo e con cui chiuderemo l'anno e, cazzo, è andata da Dio. Tanto che posso quasi sentirla un scintilla di felicità che è strettamente legata a questi momenti con i miei stronzi preferiti. L'idea poi sarebbe quella di sistemare la nostra roba e trascinarci fino al Doe's, come facciamo di solito e come cazzo ho voglia di fare anche stasera, forse anche con la consapevolezza che mi trascinerò Lilian dietro senza troppe cerimonie perché per questo fottuto attimo mi sento bene. Ovviamente è un equilibrio troppo instabile il mio perché possa goderne più di qualche goccia, così come quando all'inizio di un temporale estivo ti becchi quelle prime gocce che sono quasi calde, poi viene giù il diluvio. Se sei stato troppo stronzo da pensare che non sarebbe successo, allora non ti ripari per tempo. Ma io invece questo me lo aspettavo, non proprio in questa forma, ma va bene in ogni caso. Quindi quando mi sento chiamare, sento anche come per un secondo gli altri si voltino assieme verso il punto da cui proviene la voce. Faccio giusto un passo avanti per avere la miglior visuale su Caiden Crain. Quel Crain, come preferisce evidenziare quando proprio non ce n'era il minimo bisogno. So dimostrarmi sufficientemente sorpreso, come lo sarebbe chiunque, ma la mia sorpresa finisce così come è iniziata e mi resta l'espressione di chi ha suonato da Dio con la sua band ed ora è in pace dei sensi. Neppure l'ombra del fatto che so benissimo il motivo che l'ha spinto fin qui, da solo. Non dico che arrivo a sorridergli, non siamo a questo livello, ma non ho il minimo problema ad allungare una mano verso Hugo, senza smettere di tenere d'occhio il mio nuovo ospite, e farmi dare le chiavi del magazzino. "Chiudo io, voi andate avanti" è quello che gli dico con la serenità di chi non ha bisogno di agitare le acque e meno che meno tenere i ragazzi troppo vicini a questa faccenda. Loro d'altro canto non si fanno problemi a seguire il flusso che li stava già portando al bar. Fermo con un piede la porta anti-panico, che altrimenti si richiuderebbe da sola. Ho atteso una visita dei Crain, lontano da Edie, per un bel po' quindi ora vorrei proprio capire come intende approcciare la questione Caiden, da che punto vorrebbe prenderla, e che cazzo è venuto a dirmi fin qui in questo buco di mondo. La verità è che c'è una parte di me che davvero non aspettava altro, ma anche questo ho imparato a non darlo a vedere, schermare la mia mente abbastanza perché dall'espressione non compaia neppure un accenno di quello che invece mi si agita dentro. So quale ghigno avrebbe Faust in volto, conosco la risata che lo scuoterebbe nel profondo. Josh invece solleva le spalle senza fare una piega, perché in fondo non è nemmeno insolito che a questo punto Caiden sia qui, a prescindere dal cadavere che è stato recapitato a loro. Quello che io posso mostrare è che forse era proprio il momento di farsi una chiacchierata tra fratelli visto che pur contro ogni mia fottuta volontà, saremo parenti fra meno di nove mesi e lui sarà in vita ancora per un po'. «Anche dieci» Lo dico indicandogli con il braccio l'ingresso da cui siamo appena usciti tutti. Non è un posto enorme, ma lo sappiamo entrambi che non saranno solo cinque minuti, e quindi stare comodi conviene ad entrambi. Però gli lascio facoltà di scelta, non impongo proprio nulla, consiglio, suggerisco, invito. Non sono per niente ostile.
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    Beh, non mi sembra sia iniziata male. Sarà perché probabilmente entrambi siamo in una fase, non so, guardinga? Insomma, c’è anche una buona quota di stranezza nel sapere che saremo entrambi zii dello stesso bambino, ma non ci siamo mai neanche presentati. Certo, direi che “stranezza” non è neanche una giusta definizione per il casino che si è creato, ma insomma. Sì. Lascio cadere la sigaretta a terra, pestandola con la punta del piede prima di infilare la mano in tasca, mentre con l’altra ancora tengo la birra. E sì, non lo nego che lo sto studiando, ma è anche normale per me. Diciamo deformazione professionale, in parte, e circostanze nel restante. Voglio dire, è stato così in mezzo ai discorsi con Morgan che è anche ovvio che abbia una buona dose di curiosità, e forse anche qualcosa di sottofondo che potrebbe essere una specie di, non lo so, feeling. Non che approvi quello che sta facendo, ma del resto non approvo neanche quello che sto facendo io, quindi insomma. Che dire. Gli rivolgo un sorriso che no, non è un sorriso davvero cordiale, perché andiamoci piano, ma insomma penso che come io sto studiando lui, anche lui stia studiando me. É anche normale, a parte tutto, siamo i numero due estremamente coinvolti nelle dinamiche dei numeri uno, e sì parlo meramente di ordine di nascita, anche se con me e Morgan non è proprio così, ma insomma. Ci siamo capiti, senza entrare in mille discorsi che non avrebbero neanche senso ora come ora. E lancio anche uno sguardo agli altri, anche qui, deformazione professionale, non posso farci niente. Raccolgo indizi, dati, e lo faccio h24, sette giorni su sette, in ogni istante, quindi è anche ovvio che queste altre facce me le stampi bene in testa. Non che ci voglia fare qualcosa, non sono il tipo da coinvolgere civili, o anche chiunque. Anzi, sono proprio il tipo che meno gente c’è in mezzo alle cose, più è contento. Ma insomma, non si può mai sapere. Magari un giorno mi servirà chiedere qualcosa, o che ne so. Insomma, mi sto perdendo. Torniamo a Joshua. Non mi sembra troppo sulla difensiva, ma questa potrebbe essere una sensazione che è lui a volermi dare, del resto anche io sono nella modalità più sciolta che so avere, quindi potrebbe essere lo stesso per lui. C’è da dire che l’immagine che ho io, passata da mano di mio fratello, non è delle migliori, ma so anche che io sono molto più duro di Morgan su certe cose, e solo quando si tratta di lui. Così è un’altra storia, e sono abbastanza furbo da mettere già in conto che ho a che fare con qualcuno che Morgan non lo può neanche vedere, e scommetto tutti i soldi che ho che sarebbe felicissimo, Joshua, di spaccargli la faccia, fargli saltare tutti i denti e appenderseli ad una collana da portare sempre solo per ricordarsi un motivo per cui essere felici in questo schifo di vita. Quindi sì, magari abbasso anche la mia modalità se parli male di mio fratello mi incazzo davvero molto, perché sarebbe abbastanza ridicolo ora come ora. La base è letteralmente che ci sono alti livelli di odio, e di fastidio, in contrapposizione ai numeri uno, no? Sì, certo che è così. Mi muovo piano, come se dovessi palesare fisicamente di non avere nessuna strana intenzione, cosa che non ho, per essere proprio precisi. Voglio davvero solo parlare, e ci sono anche abbastanza cose di cui discutere. Moltissime. Quindi sì, accetto l’invito, e giochiamo in casa per te Joshua, no es problema. Afferro la porta per aprirla un po’ di più mentre lo seguo, tenendo ancora la birra nella mano perché no, non sono il tipo di persona che si fa il problema di non portare alcol non comprato in un suddetto posto, anche sticazzi, e infatti mi prendo una bella sorsata approfittandone per guardarmi bene intorno. Contare i passi, visualizzare gli spazi, ricordare esattamente la strada che sto facendo. Così, giusto per soddisfare la mia innata paranoia, grazie papà per avermela piantata nel cervello. «Era arrivato anche il momento visto che da qui a qualche mese saremo ufficialmente una famiglia» sì, lo so benissimo che il modo in cui lo dico è strano, ma insomma. Sua sorella la detesto, lui non lo conosco, sarebbe più inquietante se fossi tutto una pasqua a questa idea, senza contare il fatto che abbiamo dei sinceri ed onesti sospetti proprio su di lui, e che quindi, che dire, ci sono dei palesi attriti. Ci portiamo avanti, abbiamo già problemi prima di esserlo, una famiglia. «Io ho sentito tanto parlare di te, non credo valga al contrario» perché io non è che abbia fatto questo gran che di eclatante. Cioè, sì, ma solo nel mio piccolo intimo. Ecco. «Sei uno che si da’ da fare, eh? Scommetto che sei un po’ uno stacanovista» sì, è sempre la solita cosa di me che dico cose tanto per parlare, ma anche per tastare un po’ il terreno e capire come pormi con lui. Come detto, non so niente se non quello che mi viene riferito, che è un dato un po’ marginale. «Ma se vuoi posso smetterla di far finta che sono qui a parlare di queste cazzate»
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    Dev'essere la genetica di base dei Crain che fa si che mi stiano tutti sul cazzo. Tuttavia, è solo uno dei primi pensieri che tengo per me mentre gli lascio modo di decidere che cazzo vuole fare sul serio. Sondiamo il terreno, ci giriamo attorno, forse indecisi su chi dovrà colpire per primo, e lo so che questo è uno stallo in cui io potrei stare tutto il tempo ora che sembra sia innato in me il sostenerlo ostinatamente. Non me lo chiederò quanto sul cazzo gli stia Edie, lo so già e non serve il tono che userà per descriverci come una famiglia perché io lo capisca, ma è ovvio. Potrei quasi non avercela con lui per questo, insomma quello stronzo che ha come fratello ha buttato nel cesso al sua esistenza per lei, e nessuno glielo ha mai chiesto. E dovendo essere proprio sincero ci sono stati momenti in cui ho provato pena per Caiden. Nonostante tutto fisserò ogni cosa nella memoria perché Edie è l'unica che in questa storia non ha mai voluto centrarci un cazzo proprio, quindi è molto meglio che ognuno di noi tenga lontano il primo dei fratelli dalla conversazione. Di mio non ho la minima intenzione di tirare fuori l'argomento. Stavolta però un mezzo sorriso amaro me lo tengo stretto alle labbra, in uno sbuffo che è solo l'ennesima ironia di merda della mia vita. No, non sto empatizzando con lui, sebbene ci sarà sempre qualcosa a tenerci seduti attorno ad una cazzo di tavola per le feste comandate, non avremmo altro in comune. Dicevo che non sto empatizzando realmente, e questo vuol dire che invece un po' lo faccio ma solo per evidenziare la sfiga condivisa di sta merda di vita. Un po' di cameratismo non fa mai male, dovrebbe esserci abituato nelle comunità in cui vivono. C'è qualcosa in me che freme perché si arrivi al dunque, perché io possa cimentarmi con il vero interrogatorio che può prenderla larga quanto vuole ma io lo so il motivo che gli ha spinto i piedi fin qui, a lui però la possibilità di dirlo o ignorare totalmente la faccenda. Per contro, invece, mi godo anche le chiacchiere del cazzo di circostanza che sono un preliminare non indifferente. «Ti sottovaluti, ho puntato su di te alla festa di Chrys.» Così per dire che anche quando non sapevo che mi sareste stati così sul cazzo, sapevo che esistevate. Certo avrei preferito che da quel momento le cose non fossero andate così in merda per me, ma il passato può andare a fanculo, ho ben altro a cui pensare adesso. In ogni caso, se pensa davvero che io non mi sia fatto alcuna idea su di lui, gioca solo a mio favore, tanto che mi limito solo all'accenno della festa, non credo serva che io specifichi cosa era successo, la vetrata dovrebbe ricordarla bene. Stakanovista è la parola giusta, anche se altri direbbero "pigna in culo", dipende dai frangenti ma sì è esattamente così, e non è che sia una cosa che nascondo, ho letteralmente girato il fottuto mondo per trovare una cura, e va beh, lasciamo anche perdere come sia finita la faccenda, è qualcosa che ho superato, ora. «Tengo la mente occupata» è invece quello che dico con adeguata noncuranza mentre lui ancora si muove nel mio ambiente. Sarebbe facile per me dire che sono nel mio campo, che gioco in casa o che sono in vantaggio e stronzate simili, ma la cosa non mi interessa perché non muoverò un solo dito contro di lui. Quanto mi costa? Troppo, ma va bene così e lo so meglio di chiunque altro. Mi meraviglio di come lui stesso impieghi veramente poco a cambiare idea sulla rotta della conversazione, ed io resto semplicemente fermo, arrivo a bordo palco, mi appoggio con le spalle alle casse impilate una sull'altra. Questo è il momento in cui mi accenderei volentieri una sigaretta se non fosse che lo so come sto meglio dopo aver smesso ed anche se è fottutamente dura, resisto e mi limito ad allargare le braccia con la stanca teatralità di un performer che ha già lasciato il palco. E no, non sono per niente stanco in verità. «Sarebbe la cosa migliore» Non sono mai stato uno di tante parole.
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    Edited by nocturnæ - 13/12/2020, 11:42
     
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    Addirittura, ha scommesso su di me? Incredibile, anche se immagino ora come ora sia abbastanza facile essere il Crain che gli sta meno sulle palle, probabilmente anche se lo mandassi a cagare così, di botta, non riuscirei a pareggiare mio fratello. Che dire, lo so, Morgan ha una dote tutta sua. Ma no, non è questo il punto, neanche quel suo tengo la mente occupata che sa di molte cose, moltissime se pensiamo tutte quelle che ci sono sotto questa stessa conversazione, perché no, non penso proprio sia il tipo da credere davvero che sono venuto fin qui solo per intrattenerci e fare davvero due chiacchiere. Voglio dire, se era per quello e basta, potevamo tranquillamente continuare ad ignorarci da qui a chi sa quando, forse il 4 Luglio e tutti i suoi risvolti. Quindi no, lo sappiamo bene entrambi, e non sono proprio il tipo a cui attualmente piace perdere molto tempo. Anche io ho le mie cose che mi tengono la mente occupata, e richiedono anche molto tempo nell’essere attuate, ma questo è un discorso che neanche gli faccio, perché non sono propriamente qui a difendere Morgan a spada tratta e dire a Joshua che poverino, si sta sfanculando l’esistenza giorno dopo giorno, potrebbe anche smetterla di tenergli il broncio. No. Non sono neanche cose in cui voglio entrare davvero, le dinamiche fra lui e Morgan. Non del tutto, per così dire. Ma mi sposto, lo faccio piano, lanciando uno sguardo al posto e facendomi scivolare anche un fischio di apprezzamento prima di prendere posizione non troppo lontano, ma neanche vicino, poggiandomi con le mie regali chiappe sul palco e lanciandogli un’occhiata che si allunga mentre annuisco appena. E sì, parliamo delle cose serie. Quelle serie davvero, quelle che mi stanno facendo perdere il sonno insieme a tutto il resto, e che sì, tutto bello gestirla come la si sta gestendo, ma anche basta. Basta perché insomma, guardiamoci un attimo negli occhi, Joshua, proprio io e te. Ora, penso che entrambi abbiamo capito una cosa dell’altro, una ed una soltanto, molto chiaramente: non siamo i tipi che non si mettono di fronte quando c’è da proteggere la famiglia, e non dico questa cosa allargata in cui ci siamo trovati in mezzo. No, per niente. Quindi, io lo so di lui perché so tante cose, molte più di quante ne vorrei sapere, ma immagino che anche lui debba essersela fatta un’idea di com’è che funzioniamo io e Morgan. Più che altro, perché siamo estremamente palesi, quindi insomma, non penso sia un dettaglio che sfugge. E se lo avesse fatto, nessun problema, eccomi qua a chiarire ogni dubbio. Premo una mano sulla gamba, quella libera, girandomi appena per poggiare la birra di fianco a me e dare ancora uno sguardo al posto. Sì, basta cazzate. Non sono venuto qui per questo, e onestamente sono anche tipo due ore di macchina dal Bunker di New Jersey a qui, quindi insomma, inutile perdere tempo. «La cosa migliore» lo sbuffo appena, continuando a guardare dritto di fronte a me per qualche istante, incrociando le mani in mezzo alle gambe appena divaricate e anche belle allungate, messe comode. «Bene, parliamoci chiaro, che non sono uno a cui piace girare intorno alle cose, e non penso abbia troppo senso farlo ora, no?» domanda retorica, sì, mentre mi giro a guardarlo e per qualche secondo lo fisso un po’, non in modo inquietante, per carità, ma in uno che resta la giusta misura di studio. Alla fine, sono qui anche per capire chi è che ho di fronte, perché in un modo o nell’altro lo so che non è che non avremo più a che fare. «Comunque ti notifico, prima di tutto, che ho un vago problema ai timpani ora come ora, quindi se puoi tenere un tono di voce basso, sarebbe davvero perfetto» dovrei sentirmi stupido a dirlo? Forse. Ma ci tengo abbastanza al mio udito, e quindi alla completa ripresa dei miei tessuti nelle orecchie. «Non voglio entrare nel merito della tua vita e le tue decisioni, finché la cosa non diventa problematica per me o mio fratello, per quel che mi riguarda, puoi anche sventrare donzelle all’angolo della strada e festeggiare nelle loro frattaglie» la cosa peggiore, forse, è che è vero. No, non ho più quel moto che per una cosa del genere mi farebbe scattare, partire in quarta. Lo so che è semplicemente così. Tutto quello che, di me, sapeva importarsene davvero di salvare tutti, sempre, e provarci ancora ed ancora, se n’è allegramente andato a fanculo. Mi resta solo questo, questa cosa strana che sono e ha un solo unico, maledettissimo focus, nessun altro. «Però parliamoci chiaro, inizia ad essere problematico se mandi bigliettini e cadaveri insieme a quell’altro» alzo appena la mano, come a dirgli di aspettare che io abbia finito prima di qualsiasi interruzione. «Saltiamo la parte in cui tu non c’entri niente e non sai di cosa sto parlando, ok? Sarebbe inutile, e sinceramente neanche m’importa, non sono qui per vendicare un cazzo né nulla, volevo davvero solo parlare» alzo anche le spalle, prendendo di nuovo la birra per un sorso ancora, lanciandogli uno sguardo nel mentre. «Hai dei problemi con mio fratello, e questo l’abbiamo capito, amen. Non sono qui neanche a fargli da mastino. Parliamoci molto chiaro, Joshua. Attualmente il mio focus è salvare il culo di Morgan, e non te la sto menando sulla cosa del “mi puoi capire”, perché è sempre un altro paio di maniche quando non si tratta di qualcosa di personale, quindi no. Non mi sto buttando a pietà» faccio dondolare la birra fra le gambe, continuando a guardarlo mentre stringo un po’ le labbra. Probabilmente è un’enorme pessima idea questa storia, ma mi sembra ridicolo andare avanti con tutti che sappiamo tutto e fingiamo di no. «Abbiamo deciso di coprirti comunque, urrà, quindi vedi, davvero non sono venuto a fare nessuna minaccia. L’unica cosa che voglio fare, onestamente, è capire» molto semplice, a dirla tutta, ma anche per niente. «Perché dal mio punto di vista, perdonami, sei un po’ stronzo, non prenderla a male» alzo appena le mani, come a dire che sì, dai, non prendertela non sto facendo il bastardo, sto solo buttando fuori i miei pensieri, e il modo in cui inevitabilmente si arrovellano intorno a questa storia. «Non ti dico pensa a tua sorella, perché sinceramente penso che sia proprio quello che stai facendo, e sì è una situazione del cazzo. Se lo chiedi a me, non avrei detto un cazzo del patto né a te né a lei, ma così non è andata. Ora, appunto, voglio solo capire. Né più, né meno. Perché, te l’ho detto, mi interessa solo di risolvere questa cosa di mio fratello, ma poi mi trovo sempre cose che mi spuntano a caso e diventa un po’ un casino» alzo ancora le spalle, e davvero, non penso di essere mai stato così calmo nel parlare di questa cosa. Senza ironia, senza insulti, senza nulla. Solo io, qui, seduto a guardare un’altra persona. «Cos’è che stai cercando di fare? Qualcosa di sicuro, e vedi quello, mio fratello, te l’ho detto, si è messo in testa di coprirti. Ed è una cosa grossa»
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    E' il terzo preavviso che mi lascia dicendomi che non è uno che gira intorno alle cose, eppure lo sta facendo. Non so se mi stia dando il tempo di formularmi un alibi o un'altra stronzata simile, ma in realtà a me non frega un cazzo del modo in cui arriverà al motivo per cui è qui, basta che lo faccia perché voglio guardarlo negli occhi quando mi accuserà di qualcosa in via diretta. Alzo ancora le spalle perché, di nuovo, "come vuoi amico" basta che lo tiri fuori quello che ti si è palesemente piantato in gola. Non mi preoccupo minimamente di nascondere il fatto che io lo stia ascoltando anche se si è messo comodo e questo mi fa solo sperare che la faccenda duri abbastanza a lungo da logorarlo. Lui, ovviamente, non io che per questo mi sono preparato ancora prima di aprire la gola a quell'inutile Cacciatore e lasciare a Slater gran parte del divertimento. Mi fissa, con calma, non ha fretta e non ne ho nemmeno io quando tutto questo è comunque un passo incrociato lungo un cerchio. I denti affilati li abbiamo entrambi, forse lui pensa che i miei lo siano di più, e io penso che lui semplicemente non abbia voglia di mostrarmi i suoi, ma non importa, ci sono tante maschere ed alcune non sono proprio destinate a restare in piedi. Quindi quello che faccio è non incrociare le braccia perché non sono sulla difensiva, non ancora, e ricambiare il suo sguardo con serietà perché sappia che non prenderò alla leggera niente di quello che gli uscirà dalle labbra. Ha un problema ai timpani, ma non rischia con me che annuisco, secco, perché tanto dovrebbe aver capito - mi auguro - che il tono rauco non è che ciò che mi rimane dopo due ore passate a prendermela con i miei demoni. Resta una buona informazione che mi tengo. Il fatto che pensi che quello che mi dirà mi farla urlare qualcosa contro di lui, non fa che alimentale la fiammella del confronto che è una scintilla contro lo sguardo che gli rivolgo. La tengo trai denti la mezza risata ironica di puro sarcasmo che sfocia controllata quando mi dice che potrei sventrare "donzelle" lungo la strada. Mi chiedo se sappia cosa si fa in genere con le ragazze e certo non è quello il modo in cui io le tratto, ma ancora di più mi chiedo quanto facile sarà per me questa conversazione ora che sono già il lupo cattivo della sua favola per bambini. «Ovvio perché sono un Mago Nero, e questo è quello che facciamo noi... no? » E questa è solo la base che lascio scivolare senza rivolgere davvero nessuna accusa a Caiden, sottolineo solo che io quel genere di cose non le faccio e non devo mentire perché è tutto vero. Siamo soli, ed è l'unico motivo per cui sottolineo così semplicemente ciò che sono anche se il mio tono è serio ed il mio sguardo è appena più cupo di prima. Non giocherò la carta della vittima, ma quella dei pregiudizi resta la mia preferita, ed è così che è già in tavola, grazie a lui. Però non è questo il piatto forte, ed è quando arriva che so cosa devo fare, che sento come vibrano le corde della corruzione, le ragnatele che ho tessuto dentro di me e si stanno impossessando di ogni mio organo. La risata di Faust è un'eco che mi attiva ogni cellula, che nascondo dietro la stessa espressione che ho mantenuto fino ad adesso, con solo la curiosità di chi non capisce di che cazzo stia parlando Caiden, e quella me la dipingo sul volto come un fottuto pittore, uno di quelli molto bravi. Non mi lascia il modo di parlare, e va bene da una parte perché non avrei comunque detto niente subito, dall'altra mi dimostra solo che non lo sa come si fanno le cose e venire da me per dirmi che non devo lasciargli cadaveri davanti agli occhi è stata la mossa peggiore che potesse fare. Avrebbe dovuto lasciare che ci pensasse Morgan. In ogni caso io tengo lo sguardo fisso su di lui, smetto di masticare questi miracoli in pillola che mi rilassano le corde vocali, e continuo incessantemente a cercare di capire quando esattamente riterrà di aver toccato il fondo. Resto impassibile quando mi dà dello stronzo, ed anche quando capisco che suo fratello intende coprirmi ed allora corrugare la fronte diventa facile come bere un bicchiere d'acqua, guardarlo come se non ci fosse proprio un cazzo da coprire, che poi è quello che gli dirò. Lo sto ascoltando, e lo faccio finché posso percepire le note di disapprovazione per il comportamento di Morgan e mi chiedo se voglia un cazzo di ringraziamento per un sacrificio che proprio nessuno gli ha mai chiesto di fare. Non lo indago il loro rapporto, non me ne frega un cazzo, ma è quando mi chiede che cazzo sto facendo e cosa ho in mente di fare, che nuovamente sono molto bravo nel rimanere impassibile e perfino incredulo. Riderò di lui più tardi e del modo in cui pensa di essere l'eroe del film della Marvel, che ad un certo punto si siede, fa una chiacchierata a cuore aperto ed il cattivo - non - del - tutto - cattivo gli rivela che non sa cosa sta facendo, che il potere gli ha dato alla testa e magari che ha anche bisogno di aiuto. Beh, casca veramente molto male con me. Quello che invece faccio io è rimanere fermo, guardarlo e dirgli solo quello che posso dire come persona che dei fatti non sa proprio un cazzo. «Invece facciamolo questo passo indietro, Caiden, perché io non ho idea di che cazzo tu stia parlando.» Mi mantengo serio, lo sono, così come lo è la convinzione con cui lo fisso, come se la cercassi veramente la risposta in uno sguardo che potrebbe rivolgermi come anche non farlo. «Mi dispiace che la vostra vita sia una merda e che ne venga fuori sempre di peggio, ma non penso che vogliamo davvero farlo il gioco in cui ci facciamo il conto delle sfighe del cazzo, perché non mi interessa. Tutto quello che ho fatto, l'ho sempre fatto per Edie e quindi non ho niente di cui lamentarmi.» Ora sono anche più serio di prima. Ora sono Joshua Çevic in ogni fottuta minima parte e non mi è difficile nemmeno per un po', perché tutto quello che dirò ha un fondo di verità innegabile, quasi pura. Non sono incazzato, sono realista fino a sanguinare. Ma se vuole accusarmi davvero di qualcosa, dovrà fare molto meglio di così. «Non c'è un cazzo da coprire.»
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    Lo ammetto, è bravo. Non ho problemi a riconoscerglielo e forse se non fossi io, e non fossi assolutamente certo di tutto, quasi quasi ci cascherei come un pollo. Scommetto che è proprio bravo a rigirarsi la gente come vuole, e a far credere loro molte, molte cose. Il che, non mi stupisce onestamente. Considerando tutto, era abbastanza ovvio che non fosse un coglione, e che, anzi, sapesse molto bene il fatto suo. Lo continuo a guardare, prendendo un altro sorso di birra mentre annuisco appena, perché sì, lo sto davvero ascoltando, non per finta. Del resto, l’ho detto che sono qui per questo, anche perché la situazione è già bella precaria di suo, e neanche m’importa del fatto che sia davvero convinto che sono così stupido da venire qui a dirgli cose del genere senza avere qualcosa di certo fra le mani. Voglio dire, ormai lo so che sono in molti a non prendermi troppo sul serio, e superato il fastidio direi che per me è davvero un bonus. E poi, appunto, è bravo. Molto credibile, si vede che questa è una cosa che si è studiato, o ha davvero un talento naturale. Magari è la vena da artista che lo rende poliedrico nei talenti di quel genere, chi lo sa. Ma alzo le spalle, scostando la bottiglia dalle labbra per mandar giù il sorso prima di scuotere un po’ la testa, sempre con la stessa faccia di prima. Non è che mi aspettassi che dicesse “si sono stato io” e iniziasse a parlare, solo che penso che prendere la cosa di petto sia meglio che continuare questo gioco in cui stiamo tutti a girare in tondo. E davvero, per me è una situazione molto scomoda. «Nah non ho niente contro i Maghi Neri, del resto sono pur sempre un amico di Chrys» e questo è vero, mai avuto. Anzi, so anche quanto può essere utile come tipo di Magia, non sono uno stupido, né uno con molti pregiudizi, se escludiamo le creature s’intende. Su quello sono dichiaratamente razzista, e sti gran cazzi. Ma sui Maghi Neri no, mai stato, tant’è che è proprio Chrys uno dei miei contatti più fidati, quindi su questo si può dire che sono addirittura uno con la mente aperta, il che è paradossale visto che non lo sono affatto. «È selettivamente con alcuni Maghi Neri che ho un problema. Tipo Slater, sai» e questo è un altro paio di maniche. Completamente. Il punto è che prima, magari, potevo pensare che anche tutti quelli che andavano ad ammazzare la gente fossero delle bestie, e con questo intendo tutti, a prescindere di cosa gli scorre nel sangue, ma adesso il punto è diverso. Il punto è che la cosa sta diventando molto personale, e questo, questo è il nocciolo della questione. Se fanno qualcosa a mio fratello, è un problema. Menargli un cadavere davanti la stanza, a parte le ovvie problematiche che ne sono scaturite, lo ha portato in un loop da cui cerco di toglierlo da tutta la mia cazzo di vita, e questo non è carino. Però continuo a guardarlo ancora qualche secondo, prima di inspirare un po’ dal naso a bocca chiusa, massaggiandomi appena il mento con la mano. E sì, l’ho detto, non mi aspettavo si sbottonasse, e forse invece è il momento in cui lo faccia un po’ io. Lascio cadere la mano dal mento, facendola sbattere contro la gamba, prima di agitarla un po’ per aria, gesticolando prima ancora di aprire la bocca. «Senti, facciamo così. Puoi continuare a dire che non c’entri, ma non cambierà le cose. Non ti aspetti davvero che solo perché ora mi fai una buona recitazione, cambio del tutto idea. Dai su. Il mio lavoro è letteralmente scovare le tracce, seguire le piste, e arrivare alle cose, quindi insomma» mi prendo un secondo per guardare altrove e sì, possiamo davvero fare così, ma è meglio che sappia che no, non sono venuto qui per farmi rigirare come un calzino. Sono il primo spara balle della storia, capace di mentire dritto in faccia a chiunque, e lo sto facendo alla grande da mesi, quindi insomma. Sono letteralmente un bugiardo seriale, non per vantarmi, ma lo sono sempre stato. Attore nato. Torno a guardarlo poggiando il braccio sulla gamba, quello libero, così da piegarmi un po’ ma torcendo il busto per continuare a guardarlo, ma senza mai mettere nessun’accusa né nello sguardo, né nella voce. Non sono qui per accusare nessuno di niente, sia chiaro, ma insomma. Parliamoci chiaro, ecco. «Oppure, possiamo semplicemente superare la cazzata in cui io faccio finta di bermela, tu magari ci credi anche, e io mi sono fatto due ore di macchina a vuoto» storco appena la bocca in una smorfia, come a volergli sottolineare che no, non mi piacerebbe, ma se vuole possiamo anche fare così, solo che lui non avrà fatto cambiare idea a me, e non c’è niente che possa dire ora capace di farlo. Letteralmente impossibile. Ma torno un po’ più serio prendendomi un altro sorso di birra, e guardandolo ancora. Insomma, il punto è che a parte tutto, appunto, c’è una logica precisa dietro quello che dico. Magari è abituato a Morgan, ma io sono di tutt’altra pasta. Completamente. «Vedi, io non credo che c’entri, lo so. E sai perché? Perché molto semplicemente non avete considerato che del patto di Morgan, e del fatto che Edie è incinta, lo sappiamo io, tu, lei e basta. Quindi, come vedi, non c’è da fingere. Vi siete fregati da soli» e questa è stata la cazzata, già, sì. E sto un po’ bluffando, ma anche se non lo facessi voglio dire, l’unica altra persona che lo sa è Tess Bishop, e come detto anche lei depennata del tutto. Quindi insomma, le opzioni sono molto limitate, e questo è piuttosto ovvio, a meno che non voglia vendere la storia che è stata sua sorella a spifferare tutto a qualcuno. Ma ne dubito fortemente. Tengo anche il conto delle persone sulle dita, così per fargli capire bene il punto e sì, avrebbero proprio dovuto pensare che non siamo i tipi da raccontare i cazzi nostri in giro, sopratutto quando un patto come quello di Morgan va contro le nostre regole da Cacciatori. Dovevate fare i compiti, eh. «E ti giuro, io non ho il numero di telefono di Slater e non ci passo le ore a telefono a fare gossip» sì, una battuta, così, leggera. Insomma, ci sta sempre bene. «Possiamo andare avanti, si?»
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    So di cosa sono capace, e lo so oggi dopo mesi di duro addestramento, so che posso mentire e posso essere credibile come so riconoscere quando non verrò creduto. Ma a dirla tutta, il mio punto non è che Caiden mi creda oggi, è umanamente impossibile e ci ha già messo più del previsto a venire a puntarmi il dito contro. No, il punto è che io non mi mostrerò mai per quello che crede che io sia. Mai. Non una volta che possa significare una marcia indietro per quello che sto facendo. Perciò, anche se so benissimo di cosa sta parlando, la mia espressione non cambia. Lo vedo come ci prova, come tenta davvero di essere quello che è venuto "solo a parlare" e magari lo è, magari fanno davvero il gioco dei due poliziotti e va bene anche questo, non mi farebbe alcuna differenza perché abbracciando la magia nera io non ho fatto solo un accordo con la corruzione. Ho fatto molto di più, ed anche se non sempre ne andrò fiero, non mi muoverò dal chiodo che mi pianta al terreno in questo preciso momento. Posso ammettere che mi batte sul tempo solo nel tirare in ballo Chrys, ma in parallelo dovrei proprio ringraziarlo per averlo fatto. Chrys è come un fratello, ed usarlo come perno su cui far ruotare la mia teoria è una merda e lo so bene e me lo dirò ogni sera da qui a Luglio quando devierò ogni sospetto, ma non ho alternative e so che se lo sapesse capirebbe. Così come so che se Caiden andasse da lui non ricaverebbe niente se non un Josh in crisi per l'avanzare della corruzione che farà esattamente ciò che io dirò lui adesso. il fatto è che nei calcoli non hanno messo molte varianti, una delle quali probabilmente sono io che non reagisco quando mi nomina Slater, se non con quello che è l'interesse di chi vuole ancora capirci un po' di più. Non nego di conoscerlo, perché la base vuole che l'evidenza non vada mai negata ed io lo so bene che loro non hanno la mia impronta su quel cadavere, hanno Slater che ha fatto i cazzi suoi ed hanno me che lo conosco, ma il collegamento è labile, ed è qui che entro in gioco io. Lo studio, lo osservo e mi chiedo quanto sia frustrante per lui non vedermi cedere e soprattutto quanto male sia abituato in genere nella vita. Sono curiosità che posso avere anche quando non me ne frega un cazzo, che se mi va bene nel vano tentativo di salvare suo fratello morirà anche lui e li avrò fuori dal cazzo entrambi. La fortuna di essere un Mago Nero relativamente giovane è che non ci sono persone intorno a me che direbbero che potrei davvero uccidere un uomo, e fare quello che poi ne ha fatto Slater. Mi dispiace ma non avranno mai il pezzo che manca per collegare tutti i passaggi e so quanto questo saprà essere logorante, anzi, quasi lo spero. «Slater» tengo il suo nome come se lo soppesassi, senza un'accusa, senza niente che non sia la semplice conferma che non ho paura a dire che lo conosco. Ma andrò molto più a fondo di così. «Io non sto facendo proprio un cazzo, se non capire esattamente perché ti sei fatto due ore di macchina per parlare con me. » Ancora, sarò irremovibile su questo, e lo paleso che mi importa poco che mi creda o meno perché continuerò a dire sempre e comunque questo, ciò che sono, puntando sull'anello di congiunzione che manca. «Se vuoi giocare a "completa la frase con Josh" hai sbagliato tutto perché davvero adesso mi dovrai dire che cazzo centra la gravidanza di Edie in tutto quello che stai dicendo.» Mi piace come nel pormi adesso io sia anche giustamente un filo più serio, sempre di più, perché nella mia testa la convinzione è che io non sappia che Slater ha minacciato mia sorella, e che mi incazzerò quando lo scoprirò che cosa ha scritto su quel biglietto perché nessuno tocca Edie. La verità è invece molto più ovvia, non temo che Slater alzi davvero un dito contro di lei, non finché farò quello che mi chiederà di fare ed io so cosa devo fare. Lo so molto più di Caiden. «Di cosa mi stai accusando, Caiden?» La serietà si fa ombra, che oscura i miei occhi trasformando l'azzurro in un blu più intenso. Non è minaccia, è che voglio che lo dica chiaramente quello che entrambi sappiamo e che io negherò fino alla morte. Hanno sbagliato i conti, che Edie sia incinta lo sanno anche altre persone, sono solo loro che hanno ritenuto fosse privato. Ed io non negherò che Slater l'abbia scoperto, magari trascinandomelo fuori con la forza, ma dell'uso che ne ha fatto, di questa informazione, non ne so nulla. «Sii specifico stavolta»
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    Che dire, sei proprio bravo. Sfortuna che la conosco così bene quella carta, è la stessa che gioco io da praticamente il giorno in cui ho preso per la prima volta il sangue di Banditore, e in ogni caso, quello che m’interessava mettere sul tavolo, a questo punto è già qui. Il problema, è che io sono un figlio di puttana, e lo ero prima, adesso ho solo la certezza che me ne freghi ancora di meno. Non me n’è importato quando pensavamo che Sarai fosse morta, e sono stato fermo ad aspettare che uno spettro ammazzasse Rexana, e io penso che Joshua non abbia proprio idea di chi ha davvero di fronte. Pensa di avere un Cacciatore, ma non lo sono più da molto tempo. Non quando ho annientato tutte le regole, e ho mandato tutto a fanculo, e se sono riuscito a fottermi ad occhi chiusi per mio fratello, beh. Non mi fermerò di certo adesso. Lo guardo ancora e adesso sorriso, ma in quel modo che è quasi un complimento, perché sta tenendo su un bel gioco, ammetto anche questo, ma non gli servirà a molto. Ero molto serio quando gli ho detto che ho un solo obiettivo ed uno soltanto, e sono stato anche molto più sincero nel dirlo a lui che a chiunque altro. Ma la verità è solo questa, e se pensa di essere l’unico disposto a tutto, beh si sbaglia. Adesso lo so che devo invertire il gioco, per quello metto su anche io un’espressione fatta in casa, come se gli stessi sinceramente credendo ma no, non mi interessa che sia credibile. Anzi. Voglio proprio il contrario, voglio che ci sia quel frammento che gli dice che no, non mi ha convinto e se sono stupito di qualcosa, e di guardarlo continuare questa storia senza rendersi conto in che cosa si sta invischiando. E no, non parlo della Corruzione, anche fatti suoi. Il problema, è che Josh pensa di essere invincibile, o pensa che lo sia Slater, ed è questo l’enorme errore di giudizio che sta compiendo, ed è lo stesso di Slater. Ripenso al Wendigo che abbiamo tirato giù qualche giorno fa, ed è sempre la stessa cosa di quella volta. Siamo noi i Cacciatori, anche quando si convincono che, al contrario, siamo le prede. Abbandono la birra, lasciandola poggiata sopra il palco per mettere su un’espressione concentrata, come nello sforzo di collegare i puntini. Li ho già tutti connessi, e so esattamente come muovermi. Sono molto bravo a bluffare, e sono molto bravo a farlo su più strati. Ho passato la mia vita a raccontare cazzate, è una delle prime cose che mi ha insegnato mio padre quando dovevamo prepararci ad impersonare uno o l’altro agente, perché è parte di quello che facciamo. Quindi sì, non ho problemi a mantenere questo gioco di facciamo finta enorme che ha deciso di mantenere, solo che, appunto, il suo errore è non sapere che io sono una persona estremamente diversa da come può essere mio fratello. Io una morale non la ho più, non così rigida, e sopratutto in questo gioco a me interessa solo di Morgan, a qualsiasi costo. Forse, avrebbe dovuto pensarmi più simile a lui che ad altro. «Beh, pardon, errore nostro evidentemente. Che dire, a questo punto è un sollievo sapere che non dovremo frenare un bel numero di Cacciatori dal trovare i figli di puttana che ne hanno ammazzato uno, sarebbe stato complesso sai. Sono bravi in questo, e quando si tratta di vendetta non ci batte nessuno» sì, è una minaccia. Lo dico ovviamente come se si trattasse di scuse, ma è proprio una minaccia. Non sei tu, Josh? Perfetto. Allora non avrai nessun problema contro un’orda di invasati, come ci definiscono spesso, che sicuro lo trova il modo di arrivare a te. Lo facciamo sempre, lo facciamo da che iniziamo a camminare sulle nostre gambe. Scovare indizi, seguire le piste, risolvere il problema, esattamente come gli ho detto. Nasciamo per questo, e non facciamo altro. Questo, ed uccidere, e siamo anche maledettamente bravi. E spero che lo capisca che non gli conviene questo gioco, perché se poi decidiamo di credergli davvero e lasciar perdere, non ci sarà nessun Slater che sarà abbastanza per tenergli la testa sopra il collo. Non la conoscono la legge della nostra vendetta, ma io sì, e scommetto che ci sono un bel po’ di noi che non vedono l’ora di mettere le mani su chi quel Cacciatore lo ha ammazzato. Ma non ho finito qui. «Immagino però a questo punto che se non sei stato tu, tutta la convinzione che a tua sorella non sarebbe successo niente perché era un depistaggio viene meno, e chi sa potrebbe farsi anche male, ci starei attento fossi in te» spero che lo capisca cosa sto intendendo. Spero fortemente che lo capisca che se insiste con questa cosa, e continua con questa farsa e tutto, se succedesse qualcosa ad Edie, se io le facessi succedere qualcosa, sarebbe il suo atteggiamento a creare il mio perfetto alibi, visto che lui non c’entra niente. E sì, lo guardo esattamente con questo tipo di espressione, perché se tu sei un problema per mio fratello, io lo sono per la tua. Solo che Edie non è come Morgan, no? Non è brava a difendersi. Non che conto di farlo davvero, ma questo non importa, importa che lo veda come ne sarei capace. «Ci è arrivato un cadavere con un bigliettino che minacciava la famiglia di Morgan, ed eravamo convinti fosse un depistaggio per non farci arrivare a te, ma a questo punto chi sa. Siamo tutti nelle mani di Dio» io fossi in lui la rivedrei la mia strategia, ma non sono nessuno per costringerlo a farlo. Sono disposto a parlare, appunto, ma non sono Morgan. Se le parole non funzionano, non c’è motivo per cui non debba fare altro. Nessuno. Non mi importa di lui, non mi importa di sua sorella, solo di quello che ha in grembo e questo e vero. Ma sopra tutto, sempre e solo mio fratello.
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    Ah, il sorriso di chi crede di sapere le cose. Sarebbe anche divertente se non fosse che io adesso non rido. Lo farei se sapessi che ha tutte le prove che gli servono e non solo le sue belle intenzioni del cazzo di farmi parlare di cose che non capirebbe neppure sforzandosi. Certo la conversazione sarebbe meno divertente, espanderei l'aura e tante altre belle stronzate da Mago Nero, giusto per spiegargli quali sono i confini che non supererà mai con me. Magari però in un Universo parallelo, perché in questo la conversazione deve prendere la mia piega, che mi creda o meno. Quindi no, niente sorrisi per me, stacco solo le spalle dalle casse, così per fargli capire che la mia posizione non è tanto statica e che deve stare attento a come parla. Una mano la tengo in tasca, con l'altra mi sistemo i capelli denotando una frustrazione che ho anche nella finzione, perché non essere creduto è una butta cosa no? E allora facciamoglielo vedere quanto sia una merda. Lui può anche pensare di non avere più niente da perdere, ma io sono molto diverso. Abbiamo in comune solo che i nostri fratelli hanno una relazione, una che con un figlio di mezzo adesso non si può proprio negare o evitare, quindi gli conviene ricordarlo che lui per me non è un cazzo. A Morgan potrei anche non torcere un capello, ma Caiden è una faccenda diversa e mancano ancora molti mesi. Sta facendo la cosa più sbagliata che può perché ora lo so che mentiamo entrambi, e sta cambiando strategia e giuro sarebbe davvero divertente se non fossi abituato ad ascoltare ogni cosa che mi dicono, fino in fondo. Non può sapere quanto male sta andando questa conversazione finché io non fermo le dita, le osservo un secondo, guardo gli anelli che fasciano le falangi e quella linea nera che è la mia unica ragione di vita. Edie, solo lei. Vorrei ridere anche perché Caiden è davvero convinto che aggirando il problema - che dovrei essere io? - arriverà a qualcosa di più soddisfacente, ma quello che è dice è così confuso che per una volta so di averla solo io la linearità dei fatti e me la terrò ben stretta. Crede di minacciarmi con l'idea che ora tutti quei paladini di giustizia andranno in cerca di chi ha assassinato il loro amichetto? Come vorrei mostrargli che si sbaglia davvero tanto se pensa che sia così semplice trovarmi, trovare Faust. Certo anche senza alcuna connessione potrebbe dire loro che sono un Mago Nero, come io potrei dire al DCMC dove si trovano due dei cacciatori che di sicuro stanno cercando da un bel po', quindi no, siamo pari su questo e la cosa è in stallo più di quanto lui pensi. Non lo dico, non ne ho bisogno e resto fisso qui e dissento solo sulla vendetta, perché forse davvero non ha capito chi sono io e cosa sia la vendetta per me. Non sottovaluto la minaccia, ma lascio che sia stavolta mia l'espressione di chi non è impressionato come dovrebbe essere. Quasi alzo le braccia, perché non sarò io a dire loro di coprirmi, l'ho già detto e resto dell'idea: non c'è niente da coprire. Sto zitto e non mi costa perché è quasi appagante vedere come si arrampica nel tentativo di emularmi e nel suo essere discreto, è un cambio di rotta che palesemente sta sottolineando come falso anche lui. Poi, tocca Edie. E non lo fa piano come immagina, e tutto è una cosa veramente contorta nella sua testa ma nella mia è molto semplice, troppo semplice. Così faccio un passo avanti, mi tolgo il mezzo sorriso dalla faccia ed inizio ad incazzarmi. «Nessuno farà proprio un cazzo ad Edie e lo sappiamo entrambi che non lo permetterei mai. Perché vedi...» E' questo è un punto che sarà chiaro oltre ogni menzogna perché lo so lo sguardo che ho quando qualcuno anche solo ci prova a minacciare mia sorella. Mi chiedo anche che cazzo ne penserebbe Morgan, ma saranno fottuti affari loro. Non ho problemi a mostrarmi per quello che sono, distaccato dalla situazione che mi descrive, ma completamente votato al bene di Edie ed alla sua salvezza. «... tu non sai un cazzo di me, di cosa ho fatto e di cosa faccio. Credi di saperlo, e tanto ti basta no? Vieni qui e mi accusi perché mi sta sul cazzo tuo fratello e mi pare di capire non sia una cosa che coinvolge solo me questa e, infine... decidi che nel dubbio minacci mia sorella, così per aggiungere, non so, pathos? » Ucciderei per molto meno. Pessima idea, Caiden, veramente pessima. Però mi calmo, lo faccio perché è ovvio che non farebbe mai del male ad Edie, non con suo fratello che è disposto perfino a coprirmi per proteggerla, ma dovevo chiarire il concetto che seppur non sono il carnefice dei suoi sogni, non sono nemmeno una fottuta vittima, e vorrei ben vedere se ha qualcosa da dire a riguardo adesso. «Se vuoi farmi incazzare perché così potrai dire che sono proprio il Mago Nero contro cui puntare il tuo dito, ci sei molto vicino ma non darmi un motivo per diventarlo. Non è me che stai cercando. Le ho detto che avrei fatto funzionare "questa cosa" che si è scelta innamorandosi di tuo fratello, ed ho tutta l'intenzione di mantenere la promessa.» Ma non ho finito, no perché c'è davvero qualcosa che non so e proprio non mi serve fingere quando ci è mancato poco che io ringhiassi fermo sul posto poco fa. «Che minaccia era? Cosa c'era scritto?» Continuo.
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    Mi chiedo se si rende davvero conto del fatto che un buon cinquanta percento delle cose che potrebbero davvero succederle, potrebbero dipendere anche da lui. Io lo so di mio che molto di quello che faccio, rischia di mettere in merda anche mio fratello. Ma è diverso, noi sappiamo come cavarcela, e anche alla grande. Tutto un altro paio di maniche quando si tratta di persone che invece non sono abituate a certe cose, e anche lui, adesso si sentirà forte, non ho dubbi, anche perché probabilmente adesso lo è molto più di quanto lo era qualche mese fa, ma non ha idea di quanto siano grandi i suoi limiti. Certo, avrà ammazzato quel Cacciatore insieme a Slater, complimenti vivissimi, ma non c’è modo che ora, guardandomi così, possa farmi sentire realmente minacciato. Solo un po’, nel modo naturale in cui qualsiasi cosa che percepisco come ostile, mi irrigidisce i muscoli, ma ho fatto di recente un corpo a corpo con un Wendigo, quindi che dire, attualmente il mio ego in merito è bello pompato. E poi, c’è il sangue di Banditore. Tu hai la tua droga, e io la mia, semplice. Solo che questa è il mio piccolo asso nella manica, e adesso neanche reagisco, perché non fa parte del mio attuale personaggio. E no, no che non lo fa. Non sono stupido, non lo sono stato mai, anche se adesso lui pensa di sì, e pensa di essere così furbo mentre sviscera le mie minacce sbattendomele in faccia. Ma non si gioca così, dovrebbe saperlo. E io non gioco così. Infatti, resto con la stessa faccia, non mi muovo, non scatto, non mi indigno, lo ascolto e basta. Lui non lo permetterebbe mai. Vorrei quasi sbuffare, ma non faccio neanche questo, perché adesso, adesso ho capito un paio di cose. O almeno, le sto capendo. Volevo vedere che persona era Joshua, e no, non penso sia un pazzo violento, almeno, non a caso. Con le giuste motivazioni forse, ed è un po’ quello che mi sta dimostrando adesso. Ovviamente, è facile farlo alterare quando c’è di mezzo sua sorella, ma di certo non avevo bisogno di questo momento per capirlo. In conclusione, direi che è un bel po’ lontano dalla realtà, ma ho il sospetto che siano le parole di Slater a farlo sentire così al di sopra di tutti, talmente tanto da non rendersi conto dell’ovvio. Neanche lui dovrebbe sottovalutarmi così come lo sta facendo, dando per scontato che sarei una preda facile. Non sarò grosso come Morgan, ma ho imparato a sparare prima ancora che camminare, e se mio fratello è specializzato in armi da fuoco, la mia specialità sono proprio i corpo a corpo. Penso che la mia immobilità parli da sola, che glielo dica molto più di quanto lo potrebbe fare qualsiasi altra cosa che non ho paura, e che dovrebbe iniziare a pensare chi ha di fronte prima di comportarsi in un certo modo. No, non penso di essere imbattibile, per carità, ma onestamente, faccio questo da una vita, e sono anche fottutamente bravo. Sono stato addestrato da Alan Crain, e se lui è un ottimo mago nero, beh, ho una sua cara amica che è pronta a spremergli la corruzione via dalle mani per un po’, e poi vediamo come ci si diverte. Ma no, niente di tutto questo è davvero un piano, né un intenzione, solo che davvero, penso dovrebbe iniziare a capire che anche lui è umano, e che non tutti saranno disposti a guardarlo alzarsi e fissare gli occhi in quel modo e non partire in quarta. Io, adesso, sono proprio disposto a farlo invece. A Starmene fermo e buono, mentre cerco solo ancora più informazioni su questo Joshua Çevik che non è un santo, ma non è neanche il Diavolo. «Minacciare tua sorella, io? Non lo farei mai» sono ancora immobile, e metto su un’espressione quasi divertita da questa insinuazione. Voglio dire, davvero, non si fa così. Non si spara in faccia alla gente che hai colto un’insinuazione che non è mai stata detta esplicitamente, e pensi che questo sia un punto. Non lo è. Troppo sensibile. Sorrido, sorrido davvero a questo punto, ancora seduto, ancora così sciolto nei miei muscoli, da essere rilassato in ogni centimetro. «Non lo sai? Noi siamo quelli con il mantello e l’armatura scintillante, i buoni. Abbiamo un codice» sì, auto-ironia. No che non sono un eroe, mai pensato, ma se pure lo avessi fatto, di certo avrei abbandonato il pensiero da molto, molto tempo. Se non altro, gli ultimi quattro anni della mia vita. Ma decisamente anche prima non era così che pensavo a me, come nessun Cacciatore pensa di esserlo. Mai. Al massimo, siamo dei soldati, se proprio vogliamo fare delle similitudini. «Non ho minacciato nessuno, devi aver frainteso» mi alzo anche io, sempre sorridendo, afferrando la bottiglia per prendere un sorso senza staccargli gli occhi di dosso. Quando abbasso la birra, ho la mia stessa faccia di bronzo di sempre, alzando appena le spalle. «Anche tu pensi di sapere cose che non sai, Joshua» lo aggiungo alzando appena le spalle perché sì. Conosce a stento Morgan, ma me proprio no. Neanche un pochino, e del resto sono pochi quello che lo fanno. Neanche mio fratello sa esattamente cosa sono adesso, cosa sono diventato, e con lui vivo tutti i giorni della mia vita. «Perché non lo chiedi a lei? Io ero solo venuto ad accusarti a vuoto, ma se sono cose che non sai non spetta a me dirtelo» e questo, stranamente, non è neanche per fare lo stronzo. Sono il primo che si incazza quando si tratta di me, Morgan, e informazioni a caso, ma beh mi incazzerei anche se non me le dicesse. Ma mi incazzerei anche con chi me le ha dette alle sue spalle. Un terribile circolo vizioso. E poi, andiamo, lo sa benissimo. Non è che ho davvero fatto la scena di quello che gli crede, quindi insomma. Mi sentirei anche onestamente ridicolo a riportargli quello che hanno scritto sul biglietto. Sinceramente ridicolo. «Comunque, per inciso, io non direi in giro la cosa del patto di Morgan se fossi in te, non è il tipo di cose che vuoi si sappiano. E non dico per lui, bada bene» e anche questo è vero, ma ovviamente visto che non sa un cazzo del nostro mondo, non ha idea che se saltasse fuori una cosa del genere, non sarebbe solo Morgan nell’occhio del ciclone. Eh no, anche con il cazzo. Ci finiremmo dritti tutti. Anche io e sua sorella, e quindi lui.
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    Ci sono cose che non ho bisogno di nascondere perché non cambieranno mai nella mia vita. Lui cerca qualcosa di vero ed io posso dargli Josh, il fratello che tiene ad Edie più che a chiunque altro possa respirare su questo fottuto mondo. E si, è un punto chiave della mia vita, un punto che è sensibile sempre allo stesso modo e scatenerà la reazione che deve ogni singola volta. Quello che cambia è il modo in cui poi interiorizzo il tutto. Ora non lascio che la vita mi scorra attraverso senza allungare una mano per stringere quel cappio al collo di qualcun altro. E nel non passarmi attraverso, non sfocia nemmeno in scatti che non saprei più controllare. L'ho imparato dolorosamente, perché il fatto che sia stato Slater ad insegnarmi queste cose e tutto questo fottuto controllo meraviglioso, non significa che io non mi sia piegato in due per arrivarci. Lo so che vale poco il mio passo avanti, ma non ho intenzione di spiegargli sul serio quanto lontano da me dovrebbe stare per non rompermi i coglioni, perché so tenere per me le cose che non sa. Credo sia molto facile sottovalutare un neonato della corruzione, e lo è ne sono sicuro, ma d'altro canto quello che ero prima di questo tendono sempre tutti a dimenticarlo, ed io voglio che lo facciano, che non sappiano e non chiedano. E, che a lui piaccia o no, Caiden è esattamente dove volevo fosse. Ho detto che non me lo sarei aspettato, ma è un tassello di un piano di cui ora ho io le redini, anche se lascerò loro la convinzione di avere una possibilità di controllo. Ed è solo per questo che resto fermo e non mi muovo oltre, che mi lascio prendere per il culo dalla sua sottolineata falsa innocenza, che in genere mi farebbe diventare una iena senza complimenti. Ho fatto cose ben peggiori per molto meno quando ancora non ero un Corrotto, e questo perché sono sempre stato un cane rognoso chiuso in una gabbia ma ora, invece, quella gabbia l'ho aperta. Resto un cane rognoso, sempre. Se Faust sarà una loro spina nel fianco, Caiden ha la possibilità di evitare che lo sia anche Josh ma sembra che non ci arrivi, anche se io continuo sulla mia linea e lui a non credermi. Non ha prove, e vorrebbe tanto averle, ma non ci sono e può stare certo che non ce ne saranno mai «Immagino, era giusto per parlare, no? In famiglia.» Sottolineiamola questa parola del cazzo, si? Così come immagino ne parlerebbe con suo fratello, delle minacce alla vita di Edie, ed è roba che quasi rilasso le spalle, e sciolgo i nervi, così da capire che il mio era un avvertimento ed ovunque sia arrivato in genere è anche l'ultimo. Non sono solito dire più volte la stessa cosa, o girarci intorno. Edie non si tocca, punto. Detto una volta, dev'essere chiaro per sempre. Mi piace vedere che la faccenda dei paladini del cazzo non piace neanche a lui, rispetto alla dedizione di suo fratello c'è qualcosa di diverso. Gli deve essere proprio rimasto piantato in gola il fatto che Morgan non gli abbia parlato di quello che stava per fare, perché sono sicuro che non lo abbia fatto. Che sia tornato a casa a cose fatte e, che, magari gli abbia anche detto la cosa fuori dai denti con un tatto di merda. Eppure Caiden è qui e non potrò usare questa cosa per lacerare il loro rapporto, c'è troppo sotto e lo so per primo quando niente mi allontanerebbe mai da Edie, neppure con la forza. Ma è un buon punto di partenza con cui divertirsi un pochino. Aspetto che si alzi, e non glieli stacco gli occhi di dosso, visto che ci siamo al punto in cui se ti senti a disagio io sto meglio. So anche che per nessuno dei due è così. Ora però la cosa si fa più complicata per me, perché non me ne frega un cazzo che mi dica che non li conosco abbastanza, o stronzate simili è dirmi che devo chiederlo ad Edie che attiva ogni fottuta antenna in me ed è come se la mia pelle potesse diventare elettrica in un secondo. Tengo molto a freno la rabbia che inizia a ribollirmi dello stomaco perché, Cristo, adesso so che l'hanno detto ad Edie e spero per quello stronzo di Morgan che si siano limitati a parlargliene, perché altrimenti la stronzata del "lo faremo funzionare" sarà ancora più difficile quando mi incazzerò a morte solo nella mia stanza. Che teste di cazzo. Comunque me lo tengo, sì, me lo tengo anche quando scuoto il capo ed è ancora questa la linea che tengo. La stronzata del patto, poi, è particolarmente ironica. Ed io questa ironia me la tengo tra le labbra, piego appena la testa giusto per vedere quanto a fondo saprà scavare la cosa che sto per dirgli. «Vedi che perdi dei pezzi per strada? Questa convinzione che io sia il tramite di qualcosa di Morgan... è profondamente sbagliata.» Partiamo dalle basi che ancora una volta quello che sto per dirgli è vero al cento per cento. «Esistono entità che a quanto pare conoscevano il destino della tua famiglia e della mia, molto prima di me.. e forse anche di te.» Mi assicuro di avere la sua attenzione, alzo anche le spalle, come a dire che davvero i calcoli li hanno fatti di merda. «So a chi ha venduto la sua anima, e l'ho saputo proprio dai figli di questo Dio» sono sempre serio quando parlo di queste cose, e forse anche perché voglio vederlo il punto in cui per lui sarà troppo, perché per me lo è stato quando Cora mi ha detto quello che avrei preferito non sapere ed ha assestato l'ennesimo colpo alla carcassa di ciò che sono stato. E' uno scambio di informazioni, questo, così a sottolineare che qui il cattivo non sono io. «Banditori» immagino ci abbia avuto a che fare come Cacciatore o che si sia informato perché almeno a lui Morgan avrà detto la verità. Altrimenti l'ho appena fatto io.
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    Ora sono davvero stupito. Molto, in un modo inimmaginabile, ma non per il motivo che pensa lui, anche se non potrebbe mai capire che il mio genuino stupore non è perché mi ha fatto la rivelazione del secolo. Anche perché no, per me non è una rivelazione del secolo. Che Samenar fosse particolarmente interessato a Morgan, e che ci fosse un Destino, lo so da molto tempo. Da prima di tutta la cazzata di Horo, a dirla tutta, da quando Cora mi ha fatto la sorpresa dicendomi cos’era davvero. Quindi no, il suo colpo ad effetto non va dove avrebbe probabilmente voluto lui, ma del resto non gliele faccio una colpa se non immagina che mi sono spaccato culo e schiena per raccogliere ogni briciolo di informazioni sul Calvario, i Banditori, Samenar e Aaos, la loro maledetta Apocalisse e tutto. Ma l’ho fatto, con le buone e le cattive, e ho la mia scorta di informazioni, anche volendo escludere Abigor. Alla fine, è stato a Luglio che ho messo le mani su tutto. Il Valico, i Banditori, ho unito i puntini, e sul serio sul serio lui pensa che dopo sei mesi, non avevo idea di nulla di tutto ciò? Ora capisco molte cose, palesemente deve averci presi per dei cretini, ma non cretini qualsiasi. Degli incompetenti, incapaci anche di seguire un filo al neon nel buio più totale. Gli faccio anche un’applauso, con una faccia da mecojoni, così per enfatizzare. Sì, ho cambiato idea in merito ad un po’ di cose in questa sua ultima uscita, ma è perché abbiamo alzato la posta in gioco. Anche di troppo. Un conto è parlare del cadavere di un Cacciatore, tutto un’altro se si mette in mezzo tutta questa storia. Prendo un altro sorso di birra, la bottiglia è ormai vuota e mi chino per posarla di nuovo sul palco, senza muovermi dalla mia posizione. Ma ho la testa che corre veloce, e lo fa con forza. Perché poco ma sicuro, Joshua non dovrebbe avere queste informazioni. Sono un po’ troppe, e non ho idea cosa voleva dimostrare quando me le ha sbattute in faccia così, ma è stata una pessima mossa. Terribile. Forse sperava che fossi così sconvolto, o che magari, addirittura, gli chiedessi per piacere di spiegarsi, perché magari io da Luglio ad oggi ero stato a grattarmi la pancia e fermo con le mani in mano. «Oh no, cazzo assurdo Sherlock» sì, sarcasmo, lo premo fra le labbra mentre faccio schioccare la lingua sul palato. Davvero, non so se è più assurdo che fosse convinto di farmi la grande rivelazione, o se pensava che questo fosse il suo grande smacco. In ogni caso, mi dispiace dirgli che adesso ha toppato alla grande. «Banditori, grazie, aspettavo che arrivassi tu a sei mesi di distanza dal patto per sapere che si trattava di questo» altro sarcasmo, e lo faccio muovendo un po’ la testa mentre infilo le mani in tasca, per tirarne fuori le sigarette e no, onestamente non penso m’importi se qui si può fumare o meno. Me ne porto una alle labbra, l’accendo, riposo pacchetto e accendino. La prendo per tirarla via dalle labbra, sputare il fumo. Passo molto falso. Falsissimo. E sì, sto ancora cercando di capire dove voleva arrivare, ma so anche che sono rapido a fare i collegamenti che invece mi servono. Biglietto, inferno. Josh, Banditori. Se prima il collegamento era debole, ora mi ha fatto quasi una confessione, solo che è ancora peggio. Questo vuol dire che hanno accesso a entità superiori, e per quanto adori la mia Banditrice del cuore, so che lei non conta quasi nulla. Me l’ha detto, intanto, e sopratutto è diventata Banditrice l’altro ieri, quindi, beh, che dire. Stiamo risalendo le schiere. E non penso che sia stato così furbo da parte sua dirmelo. Certo, non ha idea che ho il mio contatto fisso, e che lo vedo due volte a settimana, a cui chiedere un bel po’ di cose, ma in generale lasciarmi intuire che sa così tanto in merito... non è una buona idea. Torno a guardarlo piegando appena la testa di lato, e sono ancora fermo. Ancora rilassato. «Hai parecchie informazioni per essere uno che dovrebbe essere fuori dal giro, Joshua» decisamente troppe, e troppe che non c’è modo possa avere quando, davvero, del fatto che il patto di Morgan sia legato ai Banditori, lo sappiamo io, lui e Tess. Fine. Non c’è letteralmente nessun altro che abbia questa informazione, al massimo che si tratta di un inferno, ma di certo non quale. «Vedi. Adesso abbiamo un problema però, Josh. Chi te l’ha detto del Calvario, mh? Perché questa è davvero un info top secret quindi capisci che non posso proprio far finta di non interessarmi a come cazzo hai saputo, tu, che è lì che sta andando?» sono comunque calmo, anche se lo so come la tipologia delle parole che scelgo è decisamente diversa da prima. Volevo sapere di un Cacciatore morto, mi sta dando decisamente di più. Buon per me, ma non troppo per lui. Faccio di nuovo schioccare la lingua sul palato, mentre prendo un tiro scuotendo appena la testa, come se davvero, davvero fosse un problema il fatto che ha parlato così tanto adesso. E lo è, purtroppo, sotto molti aspetti. Ma anche un cazzo di fortuna onestamente. Come aver vinto una lotteria. Vengo per un Cacciatore, metto mani su cose del patto. Non pensavo di avere tutto questo karma dalla mia. Ma abbiamo ancora un problema, ed è appunto com’è che Josh ha avuto questa informazione del cazzo. È un bel problema, e anche bello spinoso. «Perché continui a tradirti così, me lo spieghi? Dai, almeno provaci a non lasciare tutti questi indizi. Non avrò prove fisiche, per adesso, ma non mi servono. L’inferno sul biglietto, ora tu che tiri fuori i Banditori. Pensavo fossi un problema del tipo “ci state dando un po’ fastidio” e fidati non vuoi che io pensi che tu sia una minaccia» anche se quello che dico è aggressivo, e neanche lo nego, il tono, e io in generale, è tutto ancora calmo. Ma sta tirando la corda. Anzi, l’ha spezzata. Non intendo fare niente, perché sarebbe un bel problema per mio fratello, ma direi che a questo punto, mi ha dato un po’ troppe cose in mano. «Pessima, pessima, pessima mossa. Non dici a qualcuno che sai di qualcosa che non sa letteralmente nessuno, Joshua. Non te lo ha insegnato Slater a tenerti la bocca chiusa?»
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    «Quanto corri, Caiden.» E nella direzione sbagliata, vorrei dire, ma mi limito a lasciarglielo intendere quando non resto impressionato dal suo applauso e dal suo accendersi una sigaretta che per quanto mi dia fastidio è il minimo, tutto molto sopportabile. Quasi rido perché il punto l'ha saltato a piè pari.. e la differenza tra me e lui è che lui ha fretta, io no. Una fretta che capisco eh per carità, ha un fratello con un timer in testa e credo forse di essere l'unico al mondo che potrebbe comprendere tutto questo. Ovviamente anche questa sorta di conforto non gli interessa e lo so bene perché non è mai fregato un cazzo anche a me, e se un giorno qualcuno fosse venuto a dirmi "sai anche mia sorella è un Maledictus" non avrei voluto ascoltarlo perché nessuno, nessuno sa mai quello che provo. Ma che lui stia andando più veloce di quanto dovrebbe, è palese ed è uno spettacolo bellissimo, che mi godo in ognuno dei suoi atti. Atto primo: ironia, sempre, una cara amica che conosco da una vita quando mi ci sono appellato per primo per sopravvivere a sta cazzo di merda in cui i Çevic sguazzano da quando sono nati. Atto secondo: insinuazioni. Belle, meravigliose quando le seguo una ad una tenendomele sulle labbra per non dire nulla finché non avrò finito il suo sproloquio che, come prima, di sensato ha ben poco a conti fatti con quello che so io. Atto terzo: prepotenza. Un po' come i bulletti a scuola e giuro che un mezzo ghigno adesso se lo meriterebbe, ma io resto serio perché ha già capito come gira il mondo e non glielo devo ripetere. "Abbiamo un problema", beh, genio, l'abbiamo sempre avuto. E dovremmo tutti ringraziare Morgan Crain, in coro possibilmente. Atto finale: saccenza inaudita. Ma, soprattutto, insensata. Già perché pensa di aver fatto un collegamento, e beato lui che è così certo delle cose in un nanosecondo. Io però sono impassibile come quando ha iniziato questa cosa, fermo nel godermi anche un po' di fumo passivo, così per riempirmi i polmoni prima che il silenzio cali di nuovo. Ci sta provando, gliene do atto, ma io ho la mia storia da portare avanti e non sarà un cambio di argomento a farmi deviare dai binari. Mi dispiace perché quella sua fretta io la conosco, e l'ho vissuta così tanto sulla pelle che potrei avere un quadro molto chiaro di quello che sta provando. Mi ha dato talmente tante cose n due minuti che scegliere quale punto premere per primo è difficile, ma poi metto in atto anche il mio spettacolo. «E' particolarmente difficile stare fuori dal giro, quando si tratta anche di Edie. Se può consolarti non ci sono entrato io qui dentro, mi ci ha buttato tuo fratello.» chiariamolo che lui ha sfiorato il discorso di Edie troppo a lungo perché io evitassi di chiamare in causa l'immane stronzata che ha fatto suo fratello. Parliamone, Caiden. «Ho tutte le informazioni di cui ho bisogno per proteggere Edie visto che pare che siate particolarmente ricercati e famosi, abbastanza da - immagino - avere una quantità di stronzi che vogliono rompervi i coglioni e che potrebbero arrivare a mia sorella troppo in fretta per i miei gusti. E se avrò bisogno di altre informazioni, andrò a prendermele dovunque cazzo siano.» Anche questo è tutto molto vero, rientra sempre tra le mie preoccupazioni, perché qui forse non ha capito che il problema non sono io, sono loro con il loro cazzo di cognome di merda che porta ulteriore pericolo intorno alla mia famiglia. Non è più solo un affare loro, e non è più solo mio. Il bello però viene adesso, quando raddrizzo la schiena, e gli pianto gli occhi addosso, lo fisso perché deve imprimersi un concetto che nella sua serietà è forse il modo migliore di vedere le cose; il mio. «Corri troppo, te l'ho detto, ma è una fretta che capisco, la tua. Comunque non abbiamo nessun problema, perché non ho cercato questa informazione nel dettaglio, mi è arrivata prima che potesse venirmi anche solo il dubbio che Morgan mi avesse mentito sul suo patto. E non sto parlando con un primo stronzo a caso, io sto parlando con te.» Oh e poi il nome, quello glielo do senza alcun problema, perché non c'è niente che potrebbe rendermi più felice che mettere in crisi Cora, o Abby, o Abigor, insomma lei che è piuttosto una stronza del cazzo a detta mia. «Abigor, adesso si chiama così. E se te lo sto dicendo è perché mi pare sia evidente che non ho un cazzo a che fare con loro, e che tu dovrai considerare che non sono l'unica persona che potrebbe fare quello che pensi nella tua testa.» Tralascio la parte su cosa mi ha insegnato Slater, e cosa no, ma è evidente che Caiden ora ha superato una linea e penso che debba essere anche piuttosto chiaro quello che devo dire nel mio atto finale che non chiuderà un cazzo ma andrà benissimo così. Sbuffo mezza risata che apre le labbra lasciando ai canini un piccolo riflesso lucido. La verità è sempre qualcosa che la gente non vuole sentirsi dire. «Ma... » e ci penso anche un attimo, ma giusto perché lo veda che mi sto impegnando. Il mio tono è basso perché la mia voce è stanca. «... se quello che vuoi fare, uscendo da qui stasera, è dirti che sono proprio la persona che cercavi, che sei convinto di quello che sai e che non ti serva proprio niente altro perché hai la verità assoluta in tasca, fa pure.» Non hai prove.
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    Lui ride, io rido di più. Prove, prove, prove. Come se mi servissero. Come se questa fosse un’indagine ufficiale e dovessimo tutti prenderci un avvocato. Ma va bene così, ho molto più di quello che mi serviva, e molto più di quanto sperassi di avere. Adesso può anche godersi la sensazione di avermi messo al muro, non me ne importa neanche, infatti gli sorrido con naturalezza, senza forzarlo. Abigor, sì? Bene, vediamo un po’ Abigor, e vediamo anche un po’ quanto posso andare oltre questa storia. Si crede furbo, ma il problema è che non ha idea di quanti contatti ho, di quanto posso andare in là solo avendo una piccola, minuscola informazione in più. Mi basta solo formulare una domanda da sì o no, ed ho tutto quello che mi serve. Quindi ogni parola, ogni dettaglio, per me è musica. Lo è davvero, perché posso stringere il campo, posso modulare ogni richiesta agli Antenati perché non ci sia scampo, e lui proprio dovrebbe informarsi con chi parla prima di aprire la bocca. Cosa che non ha fatto, ovviamente. Non ha studiato il nemico, ed è di questo che si tratta, ormai è ovvio. Morgan che si spacca il culo, e lui che invece se ne sta qui a pensare di avere tutti i diritti di questo mondo e quell’altro. E perché? Nessuno lo sa. Perché gli hanno pestato i piedi ma oh, cazzo, io sono lì, e se qualcuno salvasse il culo di Morgan al posto mio per quanto sì, mi farebbe rodere il culo in modi improponibili, non gli monterei un casino del genere. La verità è che qualcuno dovrebbe proteggere sua sorella da lui, e manco se ne rende conto. A me non frega, figurarsi, finché ho la presa salda su Morgan il mondo intero può andare a puttane e io non mi prendo neanche il tempo di un sospiro di tristezza. Ma insomma, dovrebbe proprio aprire gli occhi. La verità è che ora lo so, e mi è chiaro, quanto sia irrecuperabile, e lo è sotto molti aspetti. Fatti suoi, anche questo. Avrebbe solo dovuto cedere ad un certo punto, invece no. Fa il furbo, solo che questo non è C.S.I. e io non ho bisogno proprio di nessuna prova, le stesse a cui continua ad aggrapparsi. Bel copione, ma un po’ ripetitivo. Sbuffo altro fumo, e lo so che adesso ho smesso di essere gentile, e sì fino ad ora lo sono stato, sempre nei limiti della situazione, ma non ha senso esserlo con lui. Non ha senso parlarci, non ha senso nulla, sta andando dritto nel suo buco nero e può trascinarsi sua sorella, ma col cazzo che ci trascina anche Morgan. Ci sono io prima, e no, nonostante sia convinto del contrario, non sono pane per i suoi denti. Inspiro appena dal naso, continuando a fissarlo con ancora lo stesso sorriso. Fine dei giochi, va bene. «Abbi almeno le palle di prenderti le tue responsabilità, Joshua. Se passi la tua vita a incolpare gli altri non vai proprio da nessuna cazzo di parte. Queste sono le fottute basi, e direi che avresti dovuto capirle da un pezzo» non è colpa di nessuno se non lui se è qui, in questa merda. E non è neanche che voglio difendere Morgan, anche se ovviamente sì, una parte di me lo vuole, ma è anche solo che- dai cazzo. Scelte sbagliate, ecco cosa ti ha portato qui. Convinzioni del cazzo. E un povero cristiano che ha letteralmente buttato al cesso la sua vita per qualcuno. Che sgravo, vero? Un problema insormontabile quando hai addirittura la possibilità di riavere una vita con la tua famiglia. Una normale, senza problemi. Sai chi non ha idea di che cazzo significhi? Sì, io e Morgan. Ma no, non è neanche questo. È che almeno dovrebbe essere convinto di quello che fa, e che cazzo, senza cercare la scusa facile. E invece la cerca. Poverino, sì. Per cortesia. «Se proprio vogliamo dirla tutta, tu puoi frignare perché Morgan ha salvato il culo a tua sorella, e sì lo ha fatto, e lamentati perché te l’ha ridata. E se questo ti fa incazzare, a parte essere un coglione, pensa cosa potrei dire io della tua che è la causa per cui il mio sta morendo. Cresci un po’, Joshua, che il fottuto mondo non aspetta te» e diciamole le cose come stanno, perché appunto, l’ho smessa di fare il gentile. Ha la testa dura, io di più. Ha le sue convinzioni, ma sono tutte stronzate e mi ci rivolto contro come se niente fosse, anche perché è facile quando le sue, sono pretese di merda. Sinceramente. Che mi significa odiare qualcuno e rompergli i coglioni perché si è sfanculato per una persona che ami? Ma no, ovviamente non va bene. Palesemente, è lui quello con il complesso dell’eroe fra tutti. «Ti credi furbo Lo vedo come pensi di essere arrivato bello in alto, come sei in cima. Sta tranquillo che le prove le trovo, e te le vengo a ficcare su per il culo. E non hai capito che non mi serve manco farlo, ora lo farò solo per sfizio. Sono già avanti perché sì, ho fretta, ma tu sei solo un presuntuoso del cazzo. Non stai parlando con un agente, furbone. So come cazzo ci si muove in questo ambiente e fidati, che ti conveniva dire che eri stato tu. Mo sono cazzi tuoi, continua con il tuo inutile orgoglio a dirti che ce la fai da solo, bravo» non glielo do il tempo di parlare fra un discorso e l’altro, non sto neanche fumando, perché a questo punto non sto cercando di fare più niente. Ho quello che mi serve, e anche molto di più, anche se si crede così furbo. Ma ancora, il problema è che non sa quali sono gli assi nella mia mano, e cazzo se ne ho molti. Io, però, non li scopro così come fa lui, perché non sono un novellino. Sto in questa merda da che sono nato. Letteralmente. E non ha neanche capito niente di me, o in generale di come funziona il mondo. Il nostro mondo, quello in cui che voglia o meno, sua sorella è dentro fino al collo. Ma scommetto che non ci ha pensato, e che si è scordato del dettaglio che ora lei è così dentro i cacciatori, che un piccolo passo falso da parte sua, le porta addosso una vagonata di merda che neanche si immagina. «Voglio dirti una cosa, piccolo genio. Lo sai che bar ha aperto tua sorella, sì? Lo sai che mondo ha scelto lei, sì? No, no che non lo sai, perché altrimenti ti renderesti conto che fare la merda con i Cacciatori, è l’ultima cosa che può farle bene. Te la porterai a picco, ma sono cazzi vostri. Io sono quello che tirerà via Morgan dalla merda che tu stai facendo perché non sei capace di accettare la realtà.» ma sono sicuro che il suo proteggere Edie conti anche il fatto che le rovinerà la vita se continua così. E non è un “se” come pensa lui, è un “quando”. Perché si crede troppo sopra, troppo invincibile, e questo vuol dire che statisticamente, farà una gran cazzata. E lei se la porta davvero a picco, e questo mi fa davvero ridere. Infatti sorrido e ora un tiro lo prendo, ma non mi do il tempo di inspirare, non del tutto. «Tu non hai una cazzo di idea di dove posso arrivare, Joshua. Adesso goditi la tua sensazione adolescenziale di avermelo messo in culo solo perché hai detto no, manco dovessi portarti in tribunale. Non hai capito proprio un cazzo» sputo fuori il fumo e alzo le spalle, e davvero. Non ne ho bisogno. Questa non è una causa, e dovrebbe iniziare a capire la differenza fra le cazzate di cui è convinto, e la realtà dei fatti. «Prove, pft lo sbuffo con una mezza risata. E glielo vorrei chiedere con chi pensa di avere a che fare. E non parlo neanche di me, o di Morgan. Ma dei Cacciatori in genere. Prove. Certo. Le teniamo catalogate insieme a tutti i ma che cazzo dici.
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