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Josh & Lilian | Sala prove, 23 dicembre 2020

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    È fatta. Sono già passati due giorni e per questo forse dovrei sentirmi meglio, più leggera, un po' come se non fosse successo nulla e ciò che non c'è stato è solo un segreto che Jack ed io ci porteremo nella tomba. Non gli sto chiedendo tanto in fondo: Queste sono delle scelte che andavano fatte e suppongo non ci sia alcun bisogno di dover raccontare a Josh ogni cosa. Eppure mi guarda, continua a guardarmi da tutte le prove con quell'aria di rimprovero che un po' mi fa rattristare. Perché so bene come non dovrebbero andare così certe cose, non quando ho permesso a Josh di diventare più di quanto avrei voluto, lasciandogli afferrare spazi che avrei tenuto per me se non fossi stata forse così cieca ad un affetto che sa farmi tremare ogni muscolo. Non mi lascia andare nemmeno quando l'ultimo suono lascia spazio al silenzio interrotto di tanto in tanto dal rumore che emettiamo sistemando gli strumenti. Penso che il momento peggiore di ogni prova sia proprio questo, specie quando in sala restiamo solo lui ed io e per quanto possa sforzarmi di ignorare il suo sguardo, poi comunque finisco per sentirmi schiacciata da esso.
    ''Lil...'' Lo sento chiamarmi, conscia di ciò che vorrà ripetermi. ''Gliene hai parlato?'' Me lo dice come se fosse qualcosa che dovrei necessariamente fare perché sì, cazzo, sarebbe giusto, ma questa volta comprendo come il terrore sia forse più forte della verità, della giustizia, di tutte quelle cose con le quali mi sono sciacquata la bocca quando parlando con mio padre ho alzato la voce per fargli comprendere ciò che ho sempre pensato e per cosa, al posto suo, avrei combattuto. ''No Jack...non posso.'' Gli rispondo solo dopo essermi guardata intorno ed essermi così accertata di non avere Josh nei paraggi. Se continua così Jack mi farà scoprire. ''Ma che vuol dire...'' Lo interrompo subito. ''Vuol dire che non glielo dirò. È meglio così, credimi.'' È meglio per tutti, anche se fa male guardarlo negli occhi e sapere di avergli mentito e di continuare così per tutta la vita a conservare una menzogna che non farà altro che ingigantirsi sino ad esplodere. ''Lil, io credo che Josh meriti di sapere certe cose...di cosa hai paura?'' Ho paura di tutto, Jack. Di ogni fottuta cosa. Perché Nicholas forse è riuscito a risvegliarmi da quella menzogna in cui mi sono rifugiata per anni, laddove ho finto a me stessa di valere qualcosa e di essere forte abbastanza da far valere i miei pensieri. In realtà non valgo niente e non so urlare abbastanza nemmeno per convincere te che forse è il momento di collaborare e di mantener la bocca chiusa. Non riesco a convincere nemmeno me stessa di star facendo la cosa giusta. ''Jack, ti prego...'' Non ho nemmeno pianto quando è successo. Mentre le altre donne che erano con me sembravano sinceramente rammaricate per qualcosa, io mi sono seduta al mio posto e lì ho compreso di non provare niente. Non ho provato niente, né gioia, né dispiacere per ciò che sarebbe accaduto e questo credo serva a far la differenza. Perché credo di non aver affatto lo stesso istinto materno che hanno tante altre ragazze. Ho solo paura e la certezza che sarei stata una madre orribile.
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    Ho questa strana cosa del cazzo, che quando qualcosa non va... io lo sento. Non ho bisogno delle parole esatte, né che io guardi in faccia le persone che mi interessano, io semplicemente lo so. Ed è nel saperlo che ci provo, in questo sgabuzzino in cui mi siedo dopo le ultime prove dell'anno, ad ignorare questa sensazione. Mi rompe i coglioni dovermi togliere l'ultimo sorriso dell'anno solo perché sono convinto che ci sia qualcosa che mi riguarda qui fuori. Forse pensano che io sia già andato via, forse credono che io non li senta, ma c'è un altro cazzo di problema ed è che io Lilian non so lasciarla stare. Dovrei, non so più quanto me lo sono detto nell'ultimo mese, e invece niente, invece appena entra in una stanza io la ascolto e, quando la cosa non dà troppo nell'occhio, la guardo e sono così un coglione che poi immagino subito di spogliarla, di portarmela addosso fin dove sarà possibile, e giocarci come se entrambi non sapessimo quanto siamo stupidi. E' stata la cosa più divertente, ed intensa degli ultimi tempi e cazzo ci è stata tutta, ed è per questo che sono attento e che so che se la voce in seconda è quella di Jack, l'argomento sono io. Magari sono solo un paranoico del cazzo, ed avrei anche le mie ragioni di esserlo, però me ne fotto e trattenendo il fiato mi avvicino alla porta in totale silenzio. "...credo che Josh meriti di sapere certe cose" Chiudo gli occhi e già inizio a dirmi che no, tra tutte le persone che possono rompermi il cazzo, non deve esserci anche Lilian. Mi rifiuto di credere che stia facendo qualcosa che non approverei, non se poi c'è Jack che nella sua fottuta saggezza la spinge oltre il confine delle sue paure. Ed io anche se sto già piegando le labbra, resto fermo in crescente tensione. "Jack, ti prego..." E questo invece fa già male nel modo in cui le esce dalla gola, e so che è importante, forse più di quanto saprà sopportare, e cazzo ora ho solo due alternative. Potrei fingere di non aver sentito niente, rimanere qui dentro finché Jack non mi raggiungerà e lei se ne sarà andata, allora me ne andrò anche io, da Edie magari e comincerò ad annegare queste serate nell'alcool da qui all'anno nuovo. Oppure.. Oppure scegliere invece di vederci chiaro quando lo so che è una stronzata che dovrei risparmiarmi, ma sappiamo tutti che se una cosa deve andarmi di merda, allora deve farlo per bene, quindi perché non aiutarla. Io lo so che sguardo ho quando lentamente lascio muovere le catene sulla giacca perché ad ogni mio passo sappiano evidenziare che io, ragazzi miei, sono ancora qui. Io vi ho sentiti. So che mi faccio largo oltre la porta con un respiro pesante che richiamo nello scatto della mandibola che si chiude a vuoto perché ancora sotto i denti non stringo niente. So come le miei iridi siano fredde oltre ogni limite, e che ci sia un avvertimento che rivolgo dritto a lei, Lilian, appena la trovo e le punto lo sguardo contro. E' un palese "ti prego, dimmi che non hai fatto una stronzata anche tu", che la avvisa che non sarà piacevole la conversazione da qui in avanti. Jack non lo guardo neppure, non ha bisogno di sapere cosa penso, anche perché il suo consiglio è comunque stato uno di quelli buoni. Io le cose le devo sapere sempre, tutte, anche se mi fanno un male fottuto. Lui sa solo che dovrà andarsene perché lei non abbia un appiglio, un aiuto, ed io sto sperando per ogni passo che ci separa, che sia veramente una cazzata di poco conto quella non mi sta dicendo. Accetterei anche che dicesse che le piaccio più di quanto dovrebbe, la chiuderei come ho promesso a me stesso di fare, e tirerei una linea da non superare mai più e fanculo al resto. Invece credo sia molto peggio di così. «Cos'è che non mi dirai esattamente?» sono teso, e sono molto serio adesso.
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    ''Cazzo.'' È l'ultima parola che mi muore in gola nel sentire il rumore dei suoi passi interrompere un silenzio che sto forzando bruscamente. Perché questa cosa era mia, mia e basta, invece Jack ha preferito metterci il naso dentro e preoccuparsi quando invece non c'è niente di cui doversi preoccupare, perché ora che va tutto bene ed il bambino non c'è più, le cose so che sarebbero potute tornare come prima.
    Mi sarebbe bastato solo fingere un altro po', quanto basta per convincermi ciecamente di essere totalmente dalla parte del giusto. Perché è vero che l'ho fatto per tutti e due: O per tutti e tre, considerando che un bambino non può essere cresciuto così, senza alcuna sicurezza emotiva.
    Ho fatto bene perché non c'erano delle vere alternative a questa: Josh ed io non avremmo potuto crescerlo né amarlo come se fosse stato davvero voluto. Perché non lo volevamo, il nostro egoismo non avrebbe dovuto generare qualcosa del genere. Io non sarei riuscita a gestirlo.
    Posso fingere di ignorarlo quanto voglio, eppure lo capisco bene dal suo sguardo che forse non avrò vita facile da qui al momento in cui glielo avrò detto.
    Perché vuole saperlo ed è anche giusto che sia io a dirgli di aver abortito suo figlio.
    Suo figlio.
    ''Josh io non...'' Sono con le spalle al muro e non immaginavo che ci sarei finita con così tanta facilità. Non riesco nemmeno a guardarlo in faccia, cazzo. Non ce la faccio, perché lo sento che al minimo spostamento di occhi forse finirei per piangere come una ragazzina che ha capito di aver fatto un guaio troppo grosso e comunque, di non essere riuscita nemmeno a riaggiustare le cose. Non lo so come si incollano certi pezzi o se è inevitabile restare lì a lasciarsi ferire da ogni coccio. ''N-Non c'è niente di cui parlare. È tutto ok.'' Deglutisco rumorosamente: Già mi manca l'aria. Credevo di essere forte, di essere indipendente, eppure non ce la faccio. Non ce la faccio a tenermi in piedi, né a rendermi conto che questo significherà perderlo.
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    Ad accendermi ci vuole poco, soprattutto se sento che la puzza di stronzate dietro l'angolo. Oh, Lilian, non mentire, pensavo fossimo ben oltre questo. E lo so quanto male del cazzo mi fa dirmi che ho esagerato con lei a spingermi fino a questo punto. Non so se sia quel "cazzo" che mi inizia già ad irritare, o il fatto che sia palesemente questa una cosa che non mi avrebbe detto mai. In fondo ho già molte risposte ma io voglio che sia lei ad afferrare ogni fottuta parola del cazzo e sbattermela in faccia mentre la guardo a due centimetri di distanza. E' con le spalle al muro, ed è esattamente dove deve essere in questo momento. No non c'è pietà nel mio sguardo non ne ho se deve rifilarmi qualche balbettante "Josh, io.." che trattiene solo tra le mani un tempo che mi si apre davanti come un tunnel del cazzo. Ora non c'è niente che tenga, neppure la voce di Jack che mi ammonisce di andarci piano, quando già alzo una mano verso di lui perché stia zitto, e torno lentamente ad abbassate il braccio. Io non sono uno che si può raggirare in questo modo ed è già piuttosto irritante che lei anche solo ci provi. Io vado avanti finché non resto a troppo poco dal suo corpo, ma il desiderio di esplorare quel che c'è sotto i vestiti non è contemplato adesso che la mia fissità ha un senso tutto suo nel puntarsi su di lei. Indosso una maschera di rabbia repressa che si dipinge così bene sul mio volto che lo so non si toglierà adesso. «Lilian, guardami.» Non è una domanda, è un fottuto ordine e non mi interessa quanto potrò vederci nei suoi occhi perché i miei sono due blocchi di ghiaccio impenetrabile, che si allungano in spine che richiamo lungo tutto il mio corpo. Lo vede da sola come sono impenetrabile adesso, marmo nel volermi imporre perché non veda altro che me ed il respiro che le lascio tanto vicino. Una mano la porto vicino al suo volto, ma solo per appoggiarla al muro e toglierle una via d'uscita. Non so nemmeno sentirmi una merda per il fatto che la sto braccando, ma lei deve parlare e deve farlo adesso. «Non voglio chiedertelo due volte, non dirmi stronzate.. io vi ho sentiti» E chiariamolo fin da subito che non c'è scampo da questo, da me che sento cose ed adesso voglio sapere che cazzo ha fatto. La sto già incolpando e lo faccio perché mi sembra indifesa ed invece non lo è per niente.
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    Respiro a bocca aperta, ma solo perché so che i dotti lacrimali sono ormai carichi di lacrime al punto da impedirmi di respirare con il naso. Non riesco a respirare quando mi viene da piangere e mi conosco bene al punto da sapere che basterebbe un po' d'aria in più a far sì che io inizi a crollare senza poi smettere. Non lo so come si affrontano situazioni del genere, né cosa bisogna dire quando col bene poi si finisce per perpetrare del male e lo si fa senza poi riuscire a fermarsi né a pentirsi di quanto accaduto. Io non sono triste per il bambino, ma per noi, per quella cosa che forse un giorno saremmo potuti essere senza forse farci più problemi a riguardo. Perché sarebbe stato forse normale guardarci e volerci bene come fanno tante altre persone della nostra età. Eppure so di non poter più pretendere nulla del genere, non quando lui sembra essere già arrabbiato al punto da braccarmi e costringermi ad una verità che non avrei mai voluto pronunciare ma che ora quasi esse fuori sotto forma di preghiera. Tremo.
    Immagino che non capirà, perché la giustizia dietro questa decisione era solo nella mia testa e perché forse una scelta l'avrei pure avuta se avessi avuto il coraggio di parlargliene, di parlarne anche con me stessa.
    ''Non ce la faccio.'' Non riesco a guardarlo, non quando Jack potrebbe ancora essere lì, braccato a sua volta da Josh per aver forse saputo del fattaccio prima di lui e non avergliene parlato al posto mio. Ma non sarebbe stato giusto lasciare a lui un impegno così gravoso, né tantomeno il peso di una menzogna pronta a calargli lungo il collo come fosse una mannaia ogni santo giorno.
    ''Josh...'' Ti prego, vorrei tanto essere perdonata e non condannata per questo. ''Io...'' Mi fa male la gola. La sento così stretta. Forse sto soffocando davvero e cazzo, cazzo se lo odio questo tremolio della voce. Cazzo se mi odio per ciò che ho fatto, per il modo in cui sono arrivata a farlo. ''Ho abortito tuo figlio.'' Cala il silenzio, tanto che non ho il coraggio nemmeno di tirar su un altro respiro, né di fare un passo. Non so nemmeno cos'altro aggiungere: Niente, ora, mi sembra giustificabile anche se so bene qual è stato il sentimento che mi ha mosso. ''Non-non sarei stata una brava madre.''
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    Fa fatica. Potrei chiudere gli occhi e saprei che fatica perfino a respirare, ed invece li ho così aperti che posso vedere le lacrime riempire i suoi. Dovrei fare un passo indietro, invece riesco solo a sentirmi più nervoso di come già non sono, quanto basta a dirmi che ora so che è più grave di quel che mi è sembrato da dietro quella cazzo di porta. So che se non mi riguardasse andrei già fuori, la lascerei con Jack che questo lo sa gestire molto più di me che adesso ho troppe cose per la testa, e so che è una stronzata quando mi rendo conto che per un secondo ho l'idea di stringermela al petto. E' solo un secondo che uccido velocemente perché non si impossessi di niente, nemmeno per lui ho spazio qui dentro. Non sapere cosa mi sta nascondendo, cosa fatica a dirmi e che arriva a pesarle al punto che non mi sa guardare negli occhi, mi logora lentamente. Ed è sempre stato così. L'ho sempre fatto con tutti, con Edie, con mamma, con papà. E poi con Chrys e chiunque mi sia stato abbastanza di vicino da meritarsi almeno un cazzo di sforzo per capire. Ora vorrei solo che Lilian sapesse dirmi che è uno scherzo, che qualunque cosa io stia per dire non mi farà rivalutare questo mese di pausa che mi sono preso dalla merda in cui navigo da sempre. Lo voglio così tanto che mi sembra di essere un senzatetto che per un po' ha abitato in una casa, una vera con un caminetto e la cioccolata calda. Un sogno, quello di un bambino che io ho ucciso tanto tempo fa. E invece sarà una pugnalata, lo so perché il modo in cui mi chiama mi fa stringere gli occhi di nuovo, come se io già sapessi. Vorrei che non fosse così. Vorrei, Lilian, che tu non stessi per dire quello che dirai. Cazzo lo vorrei così tanto che se ci avessi pensato prima allora non glielo avrei mai chiesto, mai. Ma io sono così, io non lascio perdere un cazzo di niente, neppure questo. La voce le trema, è sempre così quando la situazione sta per diventare drammatica in pochi secondi. Riapro gli occhi, perché non potrò ignorare la realtà tanto a lungo. E la verità è che.. «Tu.. hai... cosa?» L'ho sentita, io purtroppo l'ho sentita. E così mi sono cristallizzato. Immobile. Non sento più niente. Non sento la sua voce che giustifica una stronzata perché ho il fiato corto, spezzato. Faccio un passo indietro, non la guardo, non ne sono capace. Ritiro la mano, cade molle al mio fianco. Lilian era incinta. Incinta di mio figlio. Non è una cosa che vuoi sapere, né una che vuoi dimenticare. Ha abortito. L'ha fatto senza dirmi niente se non a cose fatte e sì, sì io che cazzo di padre sarei mai stato? Ma lei... lei ha fatto questo a me. I passi indietro diventano due. Non lo so che cazzo ho in faccia ma credo che la mia espressione sia semplicemente l'eco di un divorarsi interno che si è appena fermato. Prendo un respiro più profondo e non riesco a riempirmi i polmoni di niente che non siano fiamme che bruciano ogni cosa. «Da quanto lo sapevi?» è rabbia che riemerge, riaffiora quando adesso quel che vedo se la guardo è solo quello che mi ha portato via. Una possibilità. Anche se cazzo avrei detto di no, che non ne sarei mai stato capace e che non potevo gestire anche un figlio adesso che il mondo non l'avrebbe mai visto nemmeno lui o.. lei. «DA QUANTO LILIAN!» mi esce dai polmoni come un'esplosione.
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    Potrei morire adesso e non accorgermene. Potrei smettere di respirare senza nemmeno rendermene conto e restare così, imbambolata a fissare un paio di piedi farsi forse troppo vicini ai miei. Lo so che non c'è niente che io possa fare per rimediare a quanto accaduto. Cazzo se lo so, eppure vorrei tanto che le cose andassero diversamente. Sono stata una stupida a credere di potermi far carico di tutto questo: Di poter in qualche modo riuscire a sopportare il peso di una menzogna così grande in grado di corrompermi del tutto. Eppure l'ho fatto, ho tentato ciò che non sarei stata in grado di gestire ed è per questo che ora sono qui, a riprender fiato come se avessi bisogno di ossigeno per continuare a processare un'insieme di informazioni che a lungo andare non stanno facendo altro che farmi impazzire. Mi fa male la testa, eppure non è l'unica cosa a dolermi. Le dita, strette nei pugni, restano serrate al punto da arrossarne la pelle. ''Da inizio mese...'' Sono bastati solo venti giorni per distruggere ogni cosa e pormi così dalla parte di chi non sa minimamente come tenersi in piedi da sola. ''Ma che importa ora! CHE IMPORTA, JOSH!?'' Non lo so se è rabbia quella a fuoriuscirmi violenta dai polmoni, in sbuffi che sanno farmi digrignare i denti e al col tempo, lacrimare. Non lo so se è lei, od una paura selvaggia che sa farmi tremare i polsi. ''Le cose accadono...ed io non avevo alcuna intenzione di esservi di peso.'' Non mi accorgo della mano che gli premo contro il petto, come per volerlo mandare via e restare così da sola con le mie vergogne. Perché mi vergogno, terribilmente ed immagino che né lui né Jack possano capire in realtà ciò che sento, dato che non so spiegarlo nemmeno a me stessa. ''T-te lo avevo detto che ci sono cose che non possono essere dette...'' Perché quel giorno ero quasi intenzionata a mascherarmi del tutto, eppure quando ti ho visto così felice, non ce l'ho fatta.
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    Da inizio mese....
    Lilian lo sa da inizio mese.
    Porca puttana!
    Il nove lo sapeva già.
    «...»
    E' un pugno che crepa il muro del cazzo alle sue spalle.
    Ed è solo perché trema che prendo un respiro di merda.
    E mi fermo. Mi spengo in un ringhio che è dolore.

    Lo sapeva quando mi sono avvicinato, lo sapeva quando l'ho stretta a me desiderando nient'altro che il suo implorare di averne di più come se in fondo sapesse spingermi a dare il massimo anche in una stronzata che non sarebbe mai durata più di qualche stupido mese. Cristo! Sono così incazzato che i denti sembrano scivolare in un morso che vorrei solo affondasse nella sua carne. E' debole, Lilian, più di quanto pensassi ed in questo momento io sono fottutamente disarmato. Lei mi ha disarmato. La guardo anche mentre infierisce, mentre prende il pugnale per l'elsa e spinge così a fondo che non so nemmeno che cazzo ci trova, ma qualunque cosa sia sulla sua strada lo trapassa, e basta. Che mi importa? Come cazzo fa anche solo a chiederselo? Ha già capito tutto di me nella sua testa ed ha commesso un fottuto errore. Uno di quelli imperdonabile. «Non te lo sei nemmeno chiesta che cazzo mi importasse, Lilian, Complimenti. » Tremo anche io, ma è rabbia la mia che reprimo in uno sguardo che le lascio scivolare addosso ed è un fottuto disappunto di merda perché all'improvviso mi è crollata addosso ogni cosa ed anche tornare un passo indietro è difficile come cazzo nemmeno immaginavo. Ma chi cazzo poi immaginava che non prendesse precauzioni o che sarebbe rimasta incinta e poi, senza dirmi niente, avrebbe abortito. A me non dovrebbe fregare un cazzo, ha ragione, che merda di padre potrei mai essere che io i padri degli altri li uccido anche solo per salvare quello che posso ancora tenermi della mia fottuta famiglia. Alzo le mani, lascio andare la presa su qualsiasi cosa, su di lei perché tanto ogni cosa che tocca si trasforma in un fottuto buco nero che mi porta via anche l'anima. Sarebbe stata una femmina, lo so già, e l'avrei amata. Anche dopo mesi di merda ed anni del cazzo io l'avrei amata perché io mi conosco, mentre Lilian non sa un cazzo e mi ha tolto tutto, anche il respiro. La fisso, cerco una scusa che mi dica che è un tutto un cazzo di scherzo, ed invece è fin troppo reale, così la fisso ancora. «Questa stronzata finisce qui.» E' il mio cazzo di punto sulla cosa e non lascia scampo a niente, non c'è consolazione per lei in me quando sono di ghiaccio adesso più che mai. Sto male, mi si è rotto qualcosa dentro e c'è un cazzo di vaso che perde e lo so quando devo concentrarmi anche solo per respirare e prepararmi a togliermi dal cazzo.
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    Ho chiuso gli occhi di rimando. Li ho stretti così forte da credere di poter in qualche modo cacciar via le lacrime, ma non so se ce l'ho fatta davvero. D'altronde non ho nient'altro da poter fare, se non restare qui a sperare che tutto questo finisca alla svelta, come in uno di quei brutti sogni che sanno farci singhiozzare e pregare divinità in cui nemmeno crediamo di poter ritornare al punto di partenza e così ricominciare da capo. Perché se davvero potessi farlo, resetterei tutto e probabilmente mi impedirei di scivolare in piaceri tanto belli quanto fugaci. Perché non sempre ciò che è bello sa durare, non quando esistono crepe in grado di portarci a questo: A scelte che compiamo nella convinzione di non poterci affidare a nessun altro, nelle parole che urliamo nella speranza di far sentire all'altro le nostre ragioni. Perché ne abbiamo, ne abbiamo tutti, sia lui che io tanto da riuscire a comprendere il motivo per cui ci affrettiamo ad interrompere silenzi con così tanta foga. Non vogliamo che l'altro possa in qualche modo vincere quella che crediamo essere la nostra battaglia e questo ci spinge forse a digrignare i denti e a serrare i pugni affinché il dolore non sia fisico, ma solo inconscio, intrinseco. ''Quindi a te sarebbe andato bene!?'' È una provocazione bella e buona la mia, che vorrei tanto lasciarmi scivolare nell'angolo più remoto di questa stanza eppure non ci riesco. Vorrei star zitta, andarmene via, eppure non c'è muscolo che sappia appoggiare le mie volontà. Le gambe sono rigide. Sono io stessa un blocco di marmo. ''Come avrebbe potuto importarti di qualcosa che avremmo dovuto nascondere?'' Non voglio chiedergli nulla con questo, né accusarlo di aver preferito fingere che non ci sia mai stato niente per il bene stesso della band: Io stessa avrei percorso questa strada. Allo stesso modo, non voglio dirgli di aver desiderato avere la priorità su di lui: Perché lui non è mio anche se io sono sua e questo mi spinge a non voler nulla. Nulla di diverso da ciò che già avevo. Io non chiedo mai niente.
    ''...Non c'è niente da far finire.'' Tanto era solo sesso. Del bellissimo sesso. Dei bellissimi momenti di felicità vera, stabile, sincera. Ma come al solito ho finito per mandare ogni cosa a puttane. Forse perché alle cose non riesco a tenerci come credevo, forse perché sono solo in grado di auto sabotarmi.
    Probabilmente è vero che certe cose non me le merito: Come una fedeltà quasi cieca, come il sapore del limoncello, dei complimenti che sanno arrossarmi le guance e quelle sue carezze involontarie. Ne porto ancora i segni addosso, come fossero tatuaggi, dei marchi, foto ricordo dell'aria che una volta sapeva mancarmi ma non per paura.
    Non sarei una brava madre, Josh, così come non so essere una brava persona.
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    𝔅𝔩𝔬𝔬𝔡 𝔄𝔫𝔱𝔥𝔢𝔪
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    «Me lo stai chiedendo troppo tardi.» Lilian, Cristo! E non so dire altro, perché adesso col cazzo che può chiedermi se per me sarebbe cambiato qualcosa. E la verità è che anche se sono qui che la guardo, non ho una fottuta risposta che possa andare bene. Perché no, se me lo avesse chiesto le avrei detto che era una stronzata anche solo provarci a portare avanti questa cosa, non solo per una fottuta Apocalisse in arrivo ma perché io.. non sono proprio il tipo che si ferma per fare il padre. Non ora, e forse mai. Però non me lo ha chiesto e se si fosse limitata a non dirmi un cazzo ora avrei già varcato la soglia della sala prove e invece lei va avanti, mi arpiona così forte che mi costringe a dare il peggio di me, ad avvicinarmi oltre il suo spazio personale un'ultima volta, giusto per rimarcare il fottuto concetto che lei non ha ragione, non ne ha perché se le cose si fanno in due, si disfano anche in due. E può dirsi tutte le cazzate che vuole, ma io lo so come si è mossa con me e se adesso pensa di poter fingere che non fosse assolutamente un cazzo, come avrebbe dovuto essere fin dall'inizio, non fa che farmi incazzare di più. Getta benzina sul fuoco. Come avrebbe potuto importarmi? E' questo, questa sua fottuta idea di sparare stronzate ad un livello talmente alto, che mi fa credere che alla fine forse è un fottuto bene che sia andata così e che abbia preso al decisione di non essere una madre, almeno non di qualcosa di mio. Qualcosa di mio. Qualcosa... di mio. Dovrei dirle tante altre cose, come che ovviamente no che non avremmo potuto nascondere nulla, che avremo preso da parte i ragazzi e spiegato la situazione di merda in cui eravamo finiti. La verità è che io non so più che cazzo dirle. Ha deciso ogni cosa, ha deciso come sono e cosa sono senza chiederlo, con una convinzione che adesso so che è meglio che io le lasci. Alla fine se è questo il dipinto che deve farsi di me, allora va bene così perché io non ho tempo per niente di anche solo vagamente bello nella mia esistenza. Mi ha distratto troppo, e questo non avrei dovuto permetterlo. Così è facile, anche troppo, alzare un muro più alto di quello che lei era riuscita a scalare. Lo alzo anche se c'è ancora un buco perfettamente al suo centro. So come la rabbia sfumi presto, ma so anche che saprà tornare quando sbatterò la porta alle mie spalle. Cerco solo una cosa nei suoi occhi, la forza che avrò di presentarsi qui a Gennaio, per le prove dell'anno nuovo, se non deciderò che è fuori dalla band. E sono ad un passo dal farlo, da sbatterla fuori da tutto ciò che possa avere a che fare con me, invece resto in silenzio, lascio che sia la mia espressione a dirle quanto cazzo ha sbagliato. Non merita nemmeno che io le spieghi la fottuta differenza tra quello che crede che io sia, e quello che sono veramente, perché so solo che mi ha deluso, ed io con lei ho chiuso. Così mi costringo a smettere di cercare cose che non esistono, e prima che l'affollamento di pensieri mi porti via, me ne vado io. Jack è ancora qui, se vorrà raccogliere i pezzi di questa merda, potrà farlo come meglio crede. Io mi sono già rotto le palle. Stacco gli occhi da lei, li punto alla porta, e devo solo andarmene perché non sopporto più la sua vista, la voce, non sopporto più niente.
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9 replies since 20/12/2020, 02:02   171 views
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