S
i dice che il giorno in cui troverà di nuovo l’odio di Ath verso sé stesso, sarà il giorno in cui lo avrà distrutto per la seconda volta. Pensa che desidera quel giorno, un flebile capriccio, un vezzo bambinesco che si concede tra un obbiettivo più importante e un altro. Anche lui deve divertirsi; gli piace unire l’utile al dilettevole. Sa che cosa significa dover mettere da parte l’odio e lui è uno di quelli che non ci è riuscito. Samuel odia ferocemente e vuole l’attenzione dell’odio degli altri, se ne ciba come di qualsiasi altra considerazione rivolta a sé. In positivo, negativo, non è davvero importante, vuole essere il centro e non importa cosa vi ci cresca intorno. Sa perfettamente che da Dėlïshk può aspirare solo a odio, rabbia e vendetta, ed è quella che va a cercare; benché da altri abbia cercato e piantato semi per tutt’altro, i loro opposti e sentimenti ancora diversi. L’animo umano è colmo di varietà. Oberato e saturato di emozioni da sfruttare, modellare, utilizzare e di cui cibarsi per accrescere qualsiasi mancanza. È attraverso quei pensieri che sorge un’idea: unire l’utile al dilettevole. Risuona nella sua mente, risuona sulle sue labbra ancora prima di pronunciarla, mentre invece la assapora provando ad immaginare la reazione del ragazzo di fronte a qualcosa che sarà apertamente una minaccia sottilmente confezionata su misura per lui. Vuole che lo odi. Ha deciso che succederà. Incolla i suoi occhi su di lui e lo osserva in silenzio per ancora qualche grave istante, prima di iniziare a parlare e farlo con la lentezza dedicata di un progettato con cura.
«E se fossero due lune protettrici a cadere, Dėlïshk?», usa ancora quel nome perché ha deciso anche quando sarà il momento di chiamarlo Ath di nuovo. Fino a quel giorno,
Ath, sarà solo nel suoi desideri futuri.
«Cosa proveresti?» e sorride, sorride ancora come un disegno indelebile che nessuno sarà mai capace di strappargli via dal volto.