Ma Chérie

Caleb & Gray | 15 Novembre - Bronx

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    E niente, Caleb aveva forse deciso al primo messaggio. O probabilmente quando ha capito che Gray era davvero con quel Joseph che si eccita a sentire gli orgasmi di una puttana. Peccato che parte del suo orgoglio parte dal fatto che sia lui ad indurli, e che quella particolare registrazione - che magari gli è valsa l'ingaggio pochi giorni dopo - l'abbia fatta con lui. Tutto un suo sforzo, insomma, quasi un motivo per dirsi che ha molteplici ragioni per spingere sull'acceleratore e seguire le mappe dal telefono. Non perché è innamorato. Nossignore, ma perché gli dovrebbe una percentuale. Dopo meno di due kilometri ha perfino iniziato a dirsi che in fondo, era proprio doveroso dal punto di vista morale andare a prendere Gray e pretendere qualche trattamento di favore. E con che convinzione se l'è detto! Ferrea, proprio. Tutto facilmente annullabile in un sospiro che lascia andare dicendosi che, si, è proprio nella merda. E che tra tutte le persone di cui si è infatuato nel tempo, per lo più irraggiungibili, Grace è la peggiore. Non perché sia arrivabile, non lo è in realtà, ma perché sa convincerlo di valere abbastanza da curvare il caravan pericolosamente, quasi sgommando lungo il penultimo vialetto.
    Allora abbassa il volume della radio, ma non lo annulla. Ha bisogno della sua musica, di qualcosa che spezzi il ritmo forsennato del cuore. Che piccolo traditore. Sì perché l'ha proprio sentito spezzarsi in quell'ora e mezza passata a guardare uno schermo che non si accendeva. Che po dovrebbe essere normale, insomma, Gray è da Joseph per lavoro, il che implica.. che lavori! Però no, non è una situazione che gli piace ricordare. Finge, volentieri, che Gray sia un elettricista e non di quelli su PornHub.
    La verità? Eccola. E' un sorriso che si allarga quando gli apre la porta allungandosi con la mano oltre il sedile, un po' come l'autista troppo zelante di un autobus di linea. In perfetto orario anche se già in ritardo. Sbuffa un saluto che è tutto fuorché serio. "Abbiamo fino a mezzanotte per arrivare al ballo, muovi i tacchi Chérie" Ma poi lo sta già aiutando a salire. Che trattiene il primo slancio di stringerselo contro, solo perché immagina di dover volare via come un razzo lontano da Joseph e chiunque voglia Gray. "Prima regola dei rapimenti: devi farti rapire dalle persone giuste" allude a sé, ancora un po' ridendo, ancora tanto felice.
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    ''Josh, mi stanno venendo a prendere.''
    ''Non resti fino a che non se ne va la nebbia?''
    Joseph è un no mag pacato. Ha dei gusti discutibili, non sa farci con le persone, ma nel complesso non è un uomo terribile. Forse è peculiare, ma d'altronde tutti noi lo siamo. Lo è persino Caleb, nel modo che ha di vivere le sue giornate come fosse lui il maledictus e non Gray.
    ''No...avevo da fare quelle prove alle 18, ricordi? Ovviamente non devi pagarmi di più. Risparmi i soldi per la prossima volta.''
    Non ce la fa Gray a non sentirsi in colpa per non aver mantenuto una promessa che sapeva tenersi in piedi solo sul tornaconto economico. Ma quei soldi extra ora non li vuole più. Non tanto perché con Joseph si annoia, non avendo nulla in comune a cui aggrapparsi saldamente durante i momenti di silenzi, quanto perché ha lasciato la posizione di quella casa a Caleb. E sa che il biondo a differenza sua le promesse le sa mantenere.
    ''Vai tranquillo.''
    Joseph gli stringe la guancia tra le dita. Gli sorride come farebbe un padre se non fosse che un ragazzino del genere poi finisce per scoparselo.
    ''Mi mandi qualcosina dopo?'' Per ''qualcosina'' lui intende sempre qualche foto o video cortissimi in cui Gray scende a toccarsi un po'. Roba su cui può trastullarsi dopo cena.
    ''Certo, nessun problema.''
    Ma l'aria che c'è li dentro lo affanna, lo fa tossire, tanto che uscire verso il giardino lo spinge a chiudere gli occhi per un attimo, giusto per quel metro di strada che lo separa dal caravan e che percorre accelerando il passo. In silenzio.
    Non che volesse vedere Caleb in particolar modo. Insomma, è questo che si dice quando corre dalla parte del passeggero ed apre la portiera. Si dice che è solo perché non voleva ritrovarsi lì per giorni interi. Con quel messaggio Caleb era riuscito a fargli salire l'ansia.
    ''Sì ma questo non è un cavallo bianco, hai mentito sui nostri accordi.'' Sta scherzando, ovviamente. Afferra la sua mano caldo e la usa come slancio per salire su. ''Ah, allora mi sono fatto fregare di nuovo.'' Preme la schiena stanca contro il sedile e tira fuori il pacchetto di sigarette dal taschino. Ne trattiene una prima di lasciarlo scivolare sul cruscotto, verso la radio come per dire a Caleb di prenderne una. Che sta iniziando a ripagare il proprio debito. ''Grazie, comunque.'' Del fatto che è arrivato a salvarlo dalla noia e che lo stia facendo senza richiedere nulla in cambio.
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    "Che gli hai detto?" si, Caleb lo sta chiedendo davvero, e con uno di quei sorrisi spavaldi che si allungano dopo il contatto con la mano, dopo che la porta si è chiusa, dopo che il motore è ripartito. E' bravo eh, non ha grande esperienza e non ha la patente, ma ha portato la macchina dei suoi quando era piccino e quella del manager spacciandosi per un guidatore integerrimo, uno che almeno da due anni sa dove si trovi la frizione e come si scalino le marce. In fondo, il caravan non è tanto diverso, solo un po' più grosso e più alto. C'è da prendere le misure, quello si. Che però lo tratta con cura, non sia mai che gli si strisci la casa. Lui una ne ha, quella. Escluso Pittsburgh. Esclusa Juno, ovviamente, a cui pensa sempre con affetto ma no, grazie, Caleb è un gypsy proprio di natura. "Stronzo" e glielo dice con il sorriso, che no, non ha sbagliato a farsi rapire da uno come lui. Forse potrebbe essere la cosa migliore capitata a Gray, ed è il biondino stesso a pensarlo intensamente, in un moto sarcastico delle labbra che tira all'insù. Si allunga quel che serve a scroccare una sigaretta. E' proprio un bravo Lannister, si. E mica solo quella, ma una cosa alla volta si.
    Si è segnato un punto sulle mappe, che tiene in equilibrio sul telefono vicino al portaoggetti, e ci butta un occhio ogni tanto, ma così legge davvero poco. "Nah, ringraziami quando ci fermiamo.. che non si sa mai, posso ancora ucciderti e nascondere il tuo corpo da qualche parte. O mangiarlo" Ride, sì, guardando avanti, ma perché sa che non gli può credere davvero. Ed in fondo non mangerebbe mai Gray in quel senso, no proprio no. Vuole conservare per sé il sapore buono che ha quando gli bacia la pelle. "Però gliele mando le foto a Joseph del tuo corpo, promesso" Stupido, sì, perché le cose che un po' gli rodono, finisce per tirarle fuori ridendo, con ironia, e forse maledicendosi un tantino anche dopo che le ha dette.
    Dopo aver acceso la sigaretta, in una manovra che l'ha visto guidare per cinque metri con le ginocchia, fa un primo tiro. Rimette la sinistra sul volante, con il fumo che sale verso il finestrino aperto di poco, che quando guida ha caldo. La destra, però, scivola sulla gamba di Gray, e lì si ferma, vicino al ginocchio. "Di niente" sbuffa, sincero, prima di mandare tutto in malora di nuovo con un sorriso. "Non pensavi che l'avrei fatto, mh?" Ecco sì, gli piace pensare di essere imprevedibile.
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    La sua mano sul ginocchio. Un respiro che appanna da subito il parabrezza. Anche se fa caldo: Questo è un novembre strano. Lo sguardo scivola dal cruscotto alla mano. Ne studia le pieghe leggere attorno alle nocche, alle falangi. Un sospiro che gli impedisce di allungare la mano sulla sua, di farla aderire quasi perfettamente. Che le sue mani son più piccole di quelle di Caleb. Lo sono nonostante l'età, nonostante il testosterone.
    ''Che passavano a prendermi.'' Lascia cadere la risposta così, che poi non è nemmeno una bugia, nemmeno quando è palese che non ha alcuna voglia di parlare di ''lavoro'' quando non sta lavorando. Lascia aderire la schiena contro il sedile, ancora, ancora. Come fosse impossibile trovare una posizione comoda dopo ore passate ad assumerne di scomode. Gli fa male la schiena.
    ''Bravo, che gli ho promesso roba su whatsapp dopo.'' Ma non resiste e la mano la lascia scivolare sulla sua. Ne intreccia le dita, accarezza distratto i lati delle sue. Respira. Si sente molto meglio adesso che è uscito da quella casa. Adesso che sente di non dover rispettare alcun tipo di canone in favore del Dio denaro.
    ''Posso dirlo che...che un po' ci ho sperato?'' Perché dovrebbe mentirgli? Solo perché è un cliente? Ma oggi non lo è e non lo sarà, non quando da lui non accetterà più alcun soldo. Sbuffa il fumo fuori dal finestrino e lì vi lascia correre lo sguardo. Che non si aggrappa a niente, che rimane sospeso nell'etere.
    ''Anche se è stato da incoscienti.'' Ci pensa e più lo fa, più finisce per rendersi conto di come quello sia l'aggettivo adatto ad ogni loro incontro. Sarà sempre da incoscienti e continuerà ad esserlo fintanto che la mano resterà ferma lì, quasi paralizzata. Ma non vuole toglierla, così come non vuole le sue dita a bruciare sul suo ginocchio. Che fa molto caldo, sì, ma non quanto basta a convincerlo nel toglierla via.
    ''Ma con questi possiamo andare a cena fuori.'' E tira fuori le banconote che Joseph gli ha dato. Ben 200 dollari puliti puliti. ''Bastano due kg di tacos come pagamento per i tuoi servigi? Non vorrei morire e portare i debiti con me nella tomba.'' Sta sorridendo, lo stupido. Anche se guarda fuori, anche se lo fa di proposito per non farsi vedere. ''Inoltre suppongo che tu abbia bisogno di energie per uccidermi e far sparire il mio cadavere. Vanno fatte con una certa minuzia queste cose.''
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    "Gli piaci proprio tanto eh.." che questo Joseph è un po' un meme, ma in realtà è sempre un punto che si fa vivo quando Caleb si ferma a pensarci. Che esistono volte in cui - da solo - si chiede dove sia, e se in alcuni casi è abbastanza sfrontato da chiederlo direttamente, poiché non ha proprio nulla da perdere, poi finisce a non gradire molto la risposta. Non si è mai sentito come quelli lì, gli stronzi ricconi che vanno a puttane perché è più facile, perché a loro non piace che ci sia la possibilità di un rifiuto, allora pagano perché non avvenga. Oppure Caleb è semplicemente un cliente gentiluomo: uno che in fondo non chiede silenzio nel sesso, chiede compagnia. Abbastanza patetico da dirselo da solo allo specchio. Però poi niente, ogni rimostranza che possa venirgli, si spegne quando segue il profilo di Gray che fa il gatto sui sedili.
    E poi c'è quel dettaglio no? Quello del colpo al cuore che sente quando alla sua mano, su quel ginocchio, si unisce quella di Gray ed è spontaneo che sia uno stringere reciproco, uno che gli gonfia il petto mentre continua ad andare avanti. Che lì fuori ci saranno anche mille Joseph, ma un solo Cameron. "Lo sapevo che c'era un "ma" da qualche parte.." sogghigna, che l'incoscienza è parte stessa del suo patrimonio genetico. Che poi, senza, non sarei divertente. "Dici che è perché potrei fare.. questo?" e nel dirlo sterza nel modo sbagliato, ma non molla la presa sulla sua mano, rafforza solo quella sul volante per rimettersi in assetto subito. Non sa proprio tornare serie. "Ma non oserei mai, sono un cavaliere senza macchia, io" e gli piace salvarlo.
    Nel guardare le banconote, il sorriso per un attimo si crepa. E con la scusa di guardare avanti, perché è così che fa un bravo guidatore, stacca gli occhi rapidamente da Gray. Non sa come si resista in un silenzio carico di domande. Che un po' ce l'ha scritta in fronte. Cosa ha fatto per meritarne così tanti.. Ma non si scompone, che lo sa invece cosa ha fatto con lui per quella cifra. "Mh"
    La manda giù così l'amarezza di un boccone che si infila in gola a fatica. "Non saprei.. ma possiamo considerarlo un pagamento anticipato per il mio fino alla fine dell'emergenza ambientale"
    Ci prova così a tornare con un sorrisino furbo in volto, anche se la presa sulla mano si è allentata un pochino, diciamo solo che stringe meno forte. "Hai.. fame?" che forse c'è un posto in cui fermarsi lungo la via per portare qualcosa al punto in cui stanzierà il caravan. Joseph.
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    Alla sterzata stringe con la mano che tiene la sigaretta la portiera del caravan. Chiude un attimo gli occhi e con essi trattiene un gridolino che diversamente sarebbe fuoriuscito spontaneamente. Anche la mano ferma su quella di lui si contrae. Stringe la presa per poi mollarla subito.
    ''Cazzo.'' Ma è un istante solo. Che poi i muscoli tornano a rilassarsi, a cercare la forma di prima. Si lagna un po' per il mal di schiena, ma è un mugugnino che rimane inchiodato tra i denti.
    ''Gli piaccio come piaccio a te.'' Risponde cattivo, forse, ma è solo perché si è davvero spaventato per quella sterzata. Diciamo che non se l'aspettava e che non è mai tanto rilassato quando a guidare non è lui.
    ''Con la differenza che a me di lui non frega un cazzo.'' E non lo sa il motivo per il quale glielo sta spiegando. Sente solo che deve, come se così facendo potesse in qualche modo toglierlo dai suoi pensieri. Non vuole che gliene parli sempre. Gli da un po' fastidio, forse.
    ''No...se prima l'avevo ora non la ho più.'' Ma lo dice sorridendo, che palesemente non ce l'ha con lui. Non è arrabbiato. Spaventato forse, stranito da quel bisogno che ha di lasciarsi andare a Caleb come fosse l'unica giusta da fare da lì alla trasformazione finale. Torna a guardarlo con la coda degli occhi. La sigaretta si consuma in un altro tiro che poi riesce dalle narici. Cerca il respiro laddove non può trovarlo nel fumo. Eppure finge di averlo trovato. Di essere un cercatore d'oro di battiti mancati. Tanto bravo che ormai quelli che gli mancano in compagnia di Caleb quasi non lo feriscono più. Il cuore non fa male nemmeno quando li manca. Sembra solo il corso naturale delle cose. Con Caleb funziona così, non esistono altre vie di misura, altri risultati nella divisione degli addendi. Un cazzo di controllabile.
    Ma Froy glielo ha detto di stare attento con lui, di non affezionarsi troppo. Froy ci ha provato a fare il saggio, a tirarlo indietro prima che fosse troppo tardi, eppure ha fallito.
    D'altro canto, per Gray, è tardi per qualsiasi cosa vorrebbe fare. Sempre troppo tardi, sempre troppo vicino alla fine. Lo guarda con gli occhi pieni di quel colore profondo, scuro, un pozzo infinito di scuse che non sa pronunciare. Perché si è già scusato, ma lo ha fatto nella sua testa. Lo ha fatto laddove nessuno potesse sentirlo davvero. ''Hai il android auto o quel che è su questo scassone?''
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    Prenderlo in contropiede gli piace parecchio, tanto che insomma la cosa che rimane è sempre un sorriso che poi a creparsi ci mette un attimo. Si che Caleb si sta concentrando solo su uno di quei clienti che a volte accendono lo schermo di Gray in piena notte richiedendo qualcosa. Che sia una foto, un pov, un audio, un video. E' un tormento che non dovrebbe appartenergli. Eppure. Eppure sono un coglione. Ecco, questo non sa risparmiarlo quando si becca in pieno muso il fatto che Joseph apprezzi Gray quanto lo apprezza lui. No, ovviamente non è così perché l'interesse del piccolo Sharp è sicuramente più alto, quasi disperato nei tratti che si concede di nascondergli. Che insomma, non potrebbe mai funzionare, è meglio quell'amicizia con benefici, tra cui anche il batticuore che aumenta quando le cose prendono ancora un'altra piega. E' un'altalena di amore e odio. L'amore di quando gli dice che gli interessa e l'odio di quando risponde stizzito sulla fame. Neanche a fare così, però! E lo lascia ammutolito, a fumare guidando sotto i lampioni di un tramonto su un Bronx desertico. Hanno tutti paura della nebbia, anche se sembra confinata, e ne ha anche Caleb che ci vuole stare il più lontano possibile. Si concentra su quella, per provare a mantenere una calma che risulti diversa da un clima irrespirabile. Vuole che resti leggerezza, quella che in fondo sente nel tenere la mano ancora su di lui. "Per così poco.." dice, infine, dopo un momento di silenzio che non sa qualificare. Lo fa con il tono radioso di un bimbo che sa di aver commesso una marachella, ma che se sorride non può ricevere più di un brontolio in risposta. Si, Gray gli piace troppo.
    "Mi serve la mia mano" sussurra piegandosi appena verso Gray, ma proprio per farlo apposta e togliere la mano dalla sua, che davvero gli serve per prendere il telefono, sbloccarlo con il codice e farlo girare tra pollice e medio, nel consegnarlo a lui direttamente. "Si, non dimenticare che sono della generazione Z, e chiudi pure le mappe, so dove siamo adesso"
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    Gli serve la sua cazzo di mano, certo! Perché non ci ha pensato prima? Perché non ha mollato la presa come ora, di scatto, impaurito, come se fosse stato colto in flagrante a rubare qualcosa che non gli appartiene? Gli si arrossano le gote all'istante, senza che nemmeno possa farci tanto caso. Sono espressioni così spontanee del suo corpo che il solo fatto di non averle mai provate, forse, le fa passare inosservate ai suoi occhi. Si concentra per questo sul telefono che gli viene lasciato in mano. E chiude le mappe di Google come prima cosa, conscio di essere talmente curioso da voler navigare quanto basta per scoprire cos'è che Caleb ci tiene. Magari scoprirebbe che è un po' feticista come Joseph, che per tutto il corridoio principale di casa sua ha foto scattate a lui e ad altre puttane della sua età. Forse anche più piccole. Ragazze androgine dai capelli corti e sparati. Ragazzini effemminati dalle gambe magre. Come le sue, come quelle che Caleb stringe. O ha stretto.
    Stringe lo smartphone in mano come fosse un dono di quelli rari che se li lasci cadere poi si rompono a prescindere. Perché sono fragili, lo sono come metafora delle loro cazzo di vite passate a vivere dietro una cristalliera. E forse c'è anche adesso qualcosa a dividerlo da lui: Anche se può toccarlo, anche se può sentirlo.
    ''Scusa.'' Per la mano, intende, anche se il suo cervello lo ha processato in ritardo, che tutto sembra rallentare. Il tempo in macchina con lui, quella mano ancora sul ginocchio anche se non c'è più. Ci sposta lo sguardo, poi ritorna a concentrarsi sul cellulare per aprire così Spotify e insozzare la sua playlist - che non scorre - con Billie Eilish. Perché Gray ascolta solo lei e le sigle degli anime, ma quelle possono esser scoperte solo in momenti particolari, come al circo, quando Papà lo presenta ed in sottofondo si sente Tiger man in giapponese. Seleziona Bad Guy che è un classico ed è anche quella che in cover suona benissimo. Tipo quella degli Interrupters lo gasa, lo fa fomentare. Tanto che prima seleziona quella di Billie, poi passa alla loro. Ed il basso gli piace così tanto che il piede inizia a muoversi a tempo. Poi alza entrambe le gambe e le porta sul cruscotto. Dritte, che se fanno un incidente sicuro le perde. Chiude gli occhi, abbassa di più il finestrino. Che il caldo li asfissi un attimo. Uno solo. ''I like it when you take control!'' Da che la voce è lieve inizia ad alzarsi: Che gli piace cantare in macchina, gli piace persino farlo in motorino, anche se il casco attutisce la voce, anche se così non ha mai i capelli al vento. Ed il fatto che adesso il vento sia caldo non gli cambia molto. ''Even if you know that you don’t own me, I’ll let you play the role... La mano libera batte sulla gamba vicina a Caleb. Il busto si fa in avanti, ma giusto per permettergli di urlare meglio dal finestrino, mentre con quella stessa mano risale sul cambio e le dita si insaldano sul suo polso. ''I’ll be your animal!'' Che fermasse il camper per scoparselo ora.
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    Caleb non ha attaccamento ai beni personali, tanto che l'unica cosa che conta davvero in quel cellulare, è la sim. E poi forse le foto, magari adesso quelle sì, ma tanto è tutto nei cloud, perciò anche se Gray all'ennesima curva presa con troppo brio, finisse per farselo scivolare oltre il finestrino, non se ne preoccuperebbe. O forse lo pensa perché il suo numero lo conosce a memoria. Ed in teoria mica serve, almeno non in questo secolo in cui è la rubrica a fare tutto. Eppure.. E' che ho una buona memoria, mi alleno la mente così. Si, certo, appunto.
    Se la aspetta la musica, ed infatti sbircia Gray appena può, giusto per provare a carpire con gli occhi lo schermo ed anticipare le sue mosse. Ma il caravan dissente, borbotta un pochino, deve abbassare le marce che sta decelerando, sta entrando nel viale della sua nuova piazzola di sosta. Che poi abbia scelto l'ennesimo enorme parco usabile come campo da golf, è solo un dettaglio, uno a cui non presta attenzione. Billie Eilish..
    La riconosce subito, il giro di basso è così famoso che lui per primo sa benissimo come si suona, tanto che il ritmo è automatico. Gratta con l'indice ed il medio sul pomello del cambio, come se avesse le sue amate corde sotto. Anche la testa si muove a seguire e quel piede libero dalla frizione, a fare da punto di batteria.
    Ci sarebbe da dire che Billie Eilish non gli piace, ma Bad Guy ha un ritmo che funziona, un sound che lo fa sorridere quando poi Gray la intona a modo suo. E si, Caleb lo pensa subito, che lui abbia anche una bella voce. C'è qualcosa che non ha?. "Ululi anche?"
    Che non si sa che tono abbia, forse quello intrigato di chi viene palesemente - non è vero, ma non importa - sfidato a cantare insieme. La voce di Caleb è diversa, lo è sempre stata. Non bella come Josh, ma particolare. Canta spesso, per conto suo, le cose sue, mentre al resto si adatta ai contro-canti. A volte li inventa su teorie del suono che abitano il suo cervello. Così mastica il ritmo a denti stretti, senza smettere di suonarlo. Sorride, leggero.
    "I'm that bad type..." ma no, è un bravo ragazzo alla fine. Forse.. cannibalismo a parte. No? "Make your mama sad type"Occhiolino alla strada, "Make your girlfriend mad tight, might seduce your dad type" Ok questo magari è proprio molto calzante per lui, però non lo bela il finale, quel vibrato in gola, che la stretta sul polso riattiva gli ormoni e quasi spegne il cervello, che il tono gli si abbassa in gola, che per un attimo gli parte un brivido lungo la schiena. Non posso, sarà stanco, e chissà che cazzo gli ha fatto fare Joseph per quei duecento.
    "Lo sai che non si disturba il conducente?" abbassa i decibel, e si abbassa anche lui, che sta rallentando per cercare un bel punto dove parcheggiare e disilludere il caravan in una bolla invisibile. Le labbra deve mordersele, perché ha già il petto in crisi ed il respiro un po' corto. "Hai una voce quasi sopportabile" mente, e la mano si sposta di nuovo dal cambio, lo fa per premersi più vicina all'inguine, con una spavalderia che ama usare per lasciare l'acquolina in bocca, stringe di poco la presa, sorride, torna a guardare avanti. Dai, saltami addosso adesso, su. Che, insomma, lui ci sta.
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    Ad ululare ulula, perché glielo ha chiesto Caleb e perché gli sembra uno di quei giochi stupidi da assecondare quando ormai si è fomentati per piccole cose. E Gray adesso è felice, lo è divenuto da poco. Gli è bastato veder sparire la villa di Joseph dietro gli specchietti retrovisori e fingere di non essere più parte di quel mondo. Di non essere una puttana alla quale fa male la schiena perché è stata legata male e le corde hanno premuto un po' troppo su due vertebre. Essere felice porta ad ululare, anche se la tigra bruisce e lo fa come Billie Eilish nell'ultimo vibrato che accompagna e che finisce per fargli rimbombare il cuore in petto come fosse esso stesso parte dell'intera composizione. Una percussione. Un tamburo voodoo.
    E la canzone finisce non appena Caleb fa la battutina sul conducente. Come se avesse aspettato il tempo giusto per tirarla fuori, dopo aver cantato con lui ed aver tirato fuori una voce che Gray sicuramente non conosceva. Perché Caleb è il bassista del gruppo di supporto, non il cantante, anche se, a detta sua, forse potrebbe dare testa persino a Josh. D'altronde sono voci diverse e non è detto che non ci sia una fetta di popolazione capace di apprezzare o addirittura, preferire la sua.
    Gray invece non canta: Non c'è musica nei loro spettacoli se non quella lasciata andare di sottofondo. Ogni tanto arriva qualche tenore femminile ad alternare classici al lounge, ma solo quello. Gray non ha mai cantato se non in doccia, se non per fatti suoi od in compagnia di Froy. E Froy non si è mai complimentato con lui, tanto che il ragazzo crede di avere una voce nella norma. Niente di eccezionale, insomma, solo uno strumento che va e che nel modularsi poi diviene divertente. Perché si diverte nel alzarla, nell'abbassarla o nel lasciarla vibrare come fosse corda di un basso pizzicata. Appena lo pensa, appena finisce per fare mente locale su dov'è stato l'ultimo posto in cui ha cantato così, di cuore, finisce per chiedersi se è Caleb a tiragliela fuori in questo modo. Come se la pizzicasse, appunto, perché è un bassista.
    ''Oh, non forzare troppo i tuoi complimenti. Non ucciderai la nostra autostima. Sappiamo di essere più bravi del tuo Joshua, qui. '' Finge di essere una di quelle star che quando parlano un po' chiudono gli occhi e tirano su il collo, come a recuperare qualche millimetro di altezza che possa permetter loro di mangiar in testa al povero malcapitato che ha osato parlargli.
    Poi però torna la sua mano e non è più sul ginocchio. Sale un po' più sull'inguine che in pochi secondi prende a bruciare. Respira così forte che gli si vede il petto alzarsi ed abbassarsi. Ha mal di schiena, ma Caleb gli piace. Per lui forse farebbe sempre un'eccezione, anche se è scalmanato, anche se scoparci è come correre una maratona. Non si accontenta e se a te non piace non sa lasciarti andare. Vuole farti felice, ci si impegna, cosa che nessun altro fa.
    ''Ehi...'' Vorrebbe risuonare come un'ammonizione solo per il fatto che non lo ha chiesto. Per il fatto che non si è offerto di pagare la sua prestazione, ma osa solo. Perché ha capito e la colpa è solo di Gray che glielo ha lasciato intendere. Che gli piace, come si piacerebbero due ragazzini. Allora si sporge verso il cambio, lo scavalca un attimo ed è solo per lasciargli un bacio veloce sulle labbra che sa già di nicotina. Che forse sa anche di Joseph.
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    Ha davvero ululato, e per un attimo Caleb gli ha fatto eco, come se fossero un branco. Con il totem a riverberare nelle ossa, a dargli pacche di consenso sulla spalla. Bravo Caleb, è così che non ci si innamora di una prostituta. Ma tanto a lui adesso non importa, che Gray potrebbe fare qualunque lavoro, e gli piacerebbe lo stesso, per il modo in cui gioca, scherza, lo asseconda e lo rifiuta. Ah, quanto lo manda in estasi quando nel rifiuto resta appeso un ghigno che trattiene tutto nella finzione. Ride stavolta, ma lo fa con il cuore, con i polmoni che si svuotano del fumo e della sigaretta lasciata scivolare fuori dal finestrino prima di fermare il motore e spegnerlo. Il sole è stato sostituito da un manto nuvoloso, ma tanto chi si muove da lì? Lui no di sicuro. E la bellezza di guidare quel caravan, è che che l'abitacolo è collegato al resto della casa, che gli basta proprio tirare il freno a mano ed è fatta.
    "Non si sa mai, vi conosco voi artisti.." lo sussurra per quel che resta di una battuta che gli lascia la gola secca e lo fa rantolare un attimo. Reagisce subito a quel "ehi" che gli pianta un sorriso quasi meschino in volto, scaltro come una volpe. O così sa dirsi, quando non riesce a contenere l'appetito, quando dovrebbe concedergli una tregua, che non sente sia lavoro e quando - soprattutto - dovrebbe ricordarsi di essere quasi al verde. Tardi...
    Si è proprio tardi, perché nel vederselo vicino, slaccia la cintura di sicurezza, che scivola oltre la spalla quando il bacio arriva e gli scuote le fondamenta. Che la mano preme ancora un po', e no, non lo lascia andare così presto. Non sa esistere, oggi, per Caleb, un bacio che duri poco, che possa essere anticipazione di qualcosa, quando non da neanche il tempo a Gray di risedersi al suo posto, che la mano libera la usa per stringergli il maglione e tenerselo così vicino. I piercing battono sui denti e scivolano morbidi, docili al passaggio di una lingua che non resta al suo posto, che si spinge un po' oltre, che lo fa con precisione, in un esserci e non esserci, che già gli secca la gola. "Ciao" sa di dirlo a fior di labbra, con gli occhi che si aprono piano in cerca dei suoi.
    Allora, poi, una gamba la incastra dietro il cambio, la piega perché spinga entrambi ad alzarsi e barcollare un po' indietro, tra un sorriso che si fa largo piano piano, e promette tantissimo in un battito perso del cuore. E quanti ne ha persi in due minuti? Non li conta più. "E' così che va avanti il porno di Cerentola?" tacere è fuori discussione, quando finisce per stringerselo contro, che il cavallo dei jeans è solo in fiamme, al rogo. "Non me lo ricordo.." oh lo ricorda molto bene, nel piegarsi a baciarlo ancora, potrebbe farlo per sempre.
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    Edited by nocturnæ - 2/12/2021, 13:04
     
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    Sa che Caleb avrebbe ricambiato e che lo avrebbe fatto nel modo in cui i ragazzini baciano. Forte, smanioso, in uno slacciarsi di cintura che lo porta a trattenere Gray per sé. Che se lo mangerebbe se potesse. Lo ingloberebbe e questo a lui sta bene adesso, soprattutto quando slaccia la cintura a sua volta e lascia che la gamba di Caleb gli si incastri vicino. Che ribalti la posizione. Che se lo metta sotto, lo bracchi un istante come Froy con la tigre quando si agita, quando scalpita perché la trasformazione fa male così come fa male questo cuore che batte un po' troppo veloce da lasciare incastri nel petto. Spacca pure le costole, ci prova.
    ''Ciao Gray.'' Usa il suo stesso tono, quel modo carino che ha di rendersi conto di cosa sta succedendo. Come se ''salutare'' fosse utile a fargli aprire gli occhi e ad accettare che sì, Gray è lì e si stanno comportando come due ragazzini nascosti giù per il parco. Su di una panchina a vista, ma comunque convinti di non esser notati dal mondo dato che loro non lo vedono, non lo tengono in considerazione. Ci sono solo loro adesso. Un camper parcheggiato nel verde. La nebbia fuori a far da scudo, ad appannare ogni sguardo indiscreto. ''Di Cerentola non lo so.'' Lo prende in giro in respiri che già mancano anche solo per il fatto di essere incastrato tra il cambio ed il suo petto. ''Ma a Cenerentola tagliano il piede e poi lo vendono ai feticisti.'' Inventa, gioca e lo infilando come può le mani sotto la sua maglia. Vuole sentire che temperatura ha oggi il suo corpo, vuole spogliarlo dei vestiti che indossa, delle maschere, come se questo fosse un porto sicuro in cui farlo ed esser certi di non essere traditi dalle onde.
    ''Il porno di Gray lo conosci?'' E chissà se aver partecipato a video amatoriali rende automaticamente degli attori porno. Chissà se bastano anche solo le foto di Joseph a regalargli questo appellativo. Chissà se Caleb lo ha mai trovato, disperso, nei meandri di Pornhub. Ci pensa per un attimo solo per rispondersi che forse gli farebbe piacere sapere di essere salvato tra i suoi preferiti per così essere visto ancora ed ancora quando non è lì con lui. Incastra il viso nel suo collo dopo aver giocato con i piercing con la punta della lingua. E lì lop bacia, un'altra volta. Trattiene la pelle in un succhiotto. ''Gray si fa ospitare da questo ragazzino in casa sua e poi si fa buttar giù come i peggior film romantici della Paramount. '' Respira, lascia che le gote gli divengano violacee. Non gli interessa molto, alla fine. Caleb ha già visto tutto ciò che poteva vedere e non sarebbe bello, no, se non fosse tutto così naturale, così sincero. ''Fortuna che il ragazzino è passato a prenderlo a casa del brutto orco cattivo.''
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    "Cameron.." lo ha capito al volo, quel gioco delle parti, ma dopo.. beh dopo i neuroni hanno vissuto solo continue scosse sismiche: perché questo fa Gray. Che non è mai passivo al punto da farsi andare bene tutto senza fiatare, non è una bambola gonfiabile, né un oggetto con cui divertirsi per il solo scopo di lubrificare l'ego. No, Gray è vivo: e per questo Caleb saprebbe impazzire. Se avesse una coda, si vedrebbe scodinzolare ogni volta che lo vede arrivare, o che gli va in contro, solo nel dirsi che nessun giorno sarà mai uguale all'altro. Che tutto può succedere, che sono due fuochi d'artificio che si accendono a vicenda ma che nessuno sa direzionare a dovere. Ed è caos, ed è la cosa più bella del mondo. "Che schifo.." sussurra distrattamente, per quel piede mozzato che neanche gli passa davanti agli occhi. Quelli vivono su Gray, sul volto, sul mento che trattiene tra le dita quando nei baci scava solchi incolmabili. Caleb che vorrebbe riempire vuoti senza sapere quanti ne possiede o ne genera. Caleb che scava nel principio equivalente del togliere da qualcosa per mettere in qualcos'altro. Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto evolve. Come evolve l'ansimo che si crepa nel condurlo già un po' alla rovina. E quanto gli piace essere spinto in basso, a muoversi nel fango, dove trova pace una volta tanto. Non ha neanche acceso le luci, non le vuole c'è abbastanza riflesso per vedersi comunque, ed abbastanza profumo da sapere che sotto le mani c'è Gray. Che poi lo ricerca nei suoi pensieri anche quando non è lì. "Temevo fossi stanco." E' un altro sbuffo di fiato che lo ancora, a gambe divaricate, con una mano che risale la schiena dell'altro, si infila gelida sotto il maglione, e l'altra che scava sui pensili alti e si aggrappa come un artiglio, con polpastrelli impuntati. Gli occhi chiuso per godere di ogni singolo brivido quando gli tira la pelle, rompe i capillari, arrossa il collo. "Cazzo.." è così che funzionano i piccoli gemiti di Caleb, che nascono quando ha fiato in gola per una parola soltanto. E sorride, fastidiosamente, lo fa sempre. E' impossibile strappargli dal volto l'espressione di chi questa cosa continua a vincerla, queste attenzioni, questo am-... ico.
    "Mi sembra già di una certa qualità, la scrittura è buona..." lo spinge appena, inguine contro inguine. lui l'idea ce l'ha molto chiara in mente, che nello strusciare il corpo lungo il suo, febbricita. "Ma questo ragazzino vale la pena di essere visto? Lo cosparge almeno di petali di rosa, quel letto?" e nella serietà di uno scherzo, che altri ansimi si collegano al primo, che le mani iniziano a spogliarlo davvero, a sfilare il maglione con una lentezza volutamente esasperata, che lo vuole sentire come va avanti si. "E Gray, ha ancora un po' di voglia?" si abbassa, spinge la lingua sulle labbra.
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    Edited by nocturnæ - 2/12/2021, 14:09
     
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    Gray ha ancora voglia di Cameron. Sembra proprio uno di quei pensieri che gli si fissano facilmente in testa quando glielo dice. Se ne sta lì, sicuro di sé, tronfio, come fosse quasi orgoglioso di avere ancora quel briciolo di forze per affrontare lui. Che detta così sembra quasi di star per raccontare una di quelle gesta epiche che solo i cavalieri sanno compiere. Ma lui non si stanca, non Gray, che nonostante il mal di schiena sa incendiarsi a quel contatto. Perché è nuovo, lo è sempre, anche se ormai conosce Caleb da qualche mese e sa bene come a certe azioni ne rispondono di uguali. Lui lo conosce. Non sa quale sia il suo colore preferito, né la canzone che gli fa battere il cuore, ma cavolo se lo conosce, se sa bene quali punti premere affinché possa renderlo felice per qualche ora. E non vuole per nulla al mondo rinunciare a questa sua dote. A questa capacità che ha di scoprire sfumature diverse della conoscenza. Se li ricorda tutti i loro gusti, come catalogati in un archivio ben dettagliato. Se lo ricorda bene come il primo bacio sul collo lo fece impazzire e come quel succhiotto gli rimase lì per qualche giorno, lieve, come un arrossarsi quasi timido delle gote quando, nel guardarsi negli occhi, finisco per dirsi qualcosa che diversamente non riuscirebbero nemmeno a pronunciare. E la verità è che forse si piacciono, in un modo loro che trascende il concetto stereotipato di coppia. Si piacciono per ciò che sono, forse e per ciò che riescono a darsi in quei brevi istanti in cui, l'uno accanto all'altro, finiscono per alimentarsi.
    ''Già...questo ragazzino ha un qualcosa che...'' Ma si blocca: Non può dirglielo, d'altronde non è qualcosa che sa avere forma propria. Lo ha solo pensato, adesso, in questo preciso istante, come un flash che ha fatto luce su dei pensieri confusi e forse sconnessi. Gli respira sul collo, ansima e nello spingersi a fondo, come a volerglielo scavare, strappar via la carotide, si nasconde da se stesso. Ma Caleb lo scopre, lo costringe alla resa, ad un corpo che si spoglia della sua corazza e che all'inizio trema, anche se fuori fa caldo. Trema nell'incrociarsi di sfuggita delle iridi, che di nuovo si cercano magnetiche per poi perdersi in quel contatto che gli occhi li fa chiudere in ciglia lunghe che sbattono piano lungo le guance. Respira e l'ossigeno è il suo profumo. Quel miscuglio amarognolo di dolcezza e sudore. Il caravan ne è impregnato. Ci sono aranci ogni dove quando c'è Caleb. Con lui è sempre febbraio. Sempre marzo. ''Gray vuole ogni fottuta cosa adesso...dice di essere un po' egoista.'' Un sorriso che si incastra sulla pelle, così come il corpo scavalca malamente il cambio e si spinge indietro, più in fondo, affinché ci sia spazio. Affinché possa sentirlo meglio. ''Cameron vorrebbe dargli tutto?''
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    Ha già dita che si infilano lungo jeans troppo larghi per Gray, che liberano un segreto per pochi e per molti. Per un'elite che paga, che deve apprezzare una differenza che sa farlo amare e odiare, una cosa che ha tenuto Caleb a bocca aperta per qualche minuto quella volta sul tetto. Che non se lo aspettava, perché Grace sembra un ragazzino perfino nella voce, perché le cure che fa hanno un effetto che sta fin troppo bene sul suo corpo. Ma resta un corpo a metà, eretto a santuario da Caleb. Neanche se lo chiede, lui, che cosa cambierebbe se quella parte cambiasse, se il "ragazzo con sorpresa" finisse per essere un ragazzo e basta. Ma è palese, nel suo subconscio, che il motivo per cui non lo chiede sia uno ed uno soltanto: perché la risposta è nel modo in cui gli prende i fianchi e se li avvicina, pericolosamente, che averlo contro è la cosa migliore a cui sa pensare. "Cosa ho io..." che gli altri non hanno.. una richiesta che si perde come saliva giù per lo stomaco, che un bacio asseta l'altro, che con i piercing gli circumnaviga le labbra, anche solo per il gusto di rubarne il sapore. Che piccolo ladro. Strozza un gemito.
    Sono attimi stupidi, in cui lo guarda, gli entra negli occhi e poi si dice solo che i soldi non sembrano più così importanti, che è solo il prezzo per averlo "salvato" da un cliente con cui si annoiava ma da cui tornerà appena la nebbia sarà andata via ed avrà smesso di spaventarli. Perché Gray funziona così, e Caleb.. beh lui.. lui certo che se lo ripete.. sicuro, ogni.. ogni volta si. Convintissimo.
    Spinge la testa indietro, per fargli spazio, per passare le dita su tutto, perché non gli sfugga niente di un corpo che conosce e che impara a scoprire ogni volta. "Prenditi tutto, cazzo.." glielo sussurra con un ringhio divertito che rilascia solo nel momento in cui le mani tornano a scavare nella pelle, che quasi apre la braccia per invitarlo a fare di lui tutto quello che vuole, che già così è spettacolare. Si ferma un piccolo istante, uno in cui le dita di una mano risalgono dalla cinta, sfiorano con il pollice il viso squadrato, e si fissano lì, su labbra che più stanno distante e più diventano invitanti. Sono proprio perso, andato.. "Mi gioco a carte ogni cosa, con te" non ha altri modi per dirgli che si, gli darebbe tutto, pure quello che non ha. E sono giochi, i loro, che conoscono, battute che si rincorrono in richiami che intessono trame. E più la ragnatela è fitta, più sono due mosche per un ragno che li prende entrambi. Prede di un destino che gioca male.
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