Male Fantasy

Caleb & Grace | 9 dicembre 2021 , Pelham Bay and Split Rock Golf Courses

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    Star male non è un concetto così nuovo, solo non ricorrente, ecco. Perché se c'è una cosa che Grace ha imparato in questi anni è stata proprio quella di riuscire ad affrontare il dolore, di qualsiasi forma esso sia, stringendo semplicemente i denti. E ieri sera li ha stretti, anche quando Froy gli si è addormentato vicino ed un po' lo ha stretto, per i fianchi, come a volerlo proteggere dai suoi demoni. Li ha stretti così tanto questa notte che forse svegliarsi da quelle poche ore di sonno non è stato propriamente piacevole. Sta male, ma non capisce in che modo, tanto che spiegarlo anche a Froy è complicato. Lo è dal momento in cui non sa come articolare i propri pensieri e lasciarsi semplicemente andare ad essi è difficile, difficilissimo.
    Ma si è comunque svegliato. Si è lasciato scivolare giù dal letto e dopo l'ennesima doccia ha indossato con rabbia i boxer da uomo che ha prontamente gonfiato di ovatta. Si è sentito un idiota nel farlo, specie dopo aver riletto ancora ed ancora gli ultimi messaggi che Caleb gli ha mandato ma ai quali lui non ha risposto. Eppure non si è tirato indietro. Non ha accettato, forse, che l'altro potesse apprezzarlo per ciò che è. Non ha accettato l'idea di ignoto che sa dargli questa cerimonia, dove già si sente in agitazione e sotto gli occhi di tutti. Come se il fenomeno da baraccone fosse lui e l'attenzione potesse in qualche modo scivolare dagli sposi fino a raggiungerlo.
    Ha paura, ma non sa spiegarsela e l'unica cosa che sa dirsi è che ha promesso a Caleb di esser per lui il fidanzato perfetto. Non la fidanzata e che per questo Caleb lo sta persino pagando fior di quattrini. Soldi che oggi non può meritarsi se non riesce un minimo a rispettare determinate aspettative. Sono le ragazze quelle a non avere un fallo, non lui. Non i fidanzati.
    Gli sembra per questo di essere tornato all'inizio della sua transazione, quando guardarsi nudo un po' gli faceva strano, quasi ribrezzo. Prova la medesima sensazione di disagio e forse questo Froy l'ha notato, perché passandogli la giacca ci ha provato a rassicurarlo accarezzandogli una spalla, ma ovviamente non ci è riuscito.
    E nonostante l'appuntamento sia alle 13, Gray il motorino lo ha preso alle 9.45, giusto per essere da Caleb in anticipo e non so, provare con lui quelle ultime cose che servono a rendere questa giornata perfetta. Che poi non ha senso che sia perfetta per lui, eppure non sa, non sa il motivo per il quale sente di tenerci. Allora parcheggia come gli viene, tiene stretto al braccio il sacchetto con dentro il gel che non è riuscito a mettersi sui capelli e si dirige a passo svelto verso il Caravan. Sulle scale non esita nemmeno un po', nemmeno dietro alla porta, quando in un colpo secco fa sentire che c'è. Che Caleb deve svegliarsi, subito. Perché ha bisogno di sentire come suona ''Grace'' con la sua voce. Vuole capire i motivi che lo legano tanto ad un nome che non potrebbe rappresentarlo più come un tempo. Perché Grace è la ragazzina che è mezza morta con Papà. Gray è invece al realtà dei fatti, quella che lo vede in bilico tra ciò che potrebbe essere e ciò che non sarà mai. Perché non ha senso battersi ancora, non quando il tempo ormai stringe. Stringe troppo. Così allenta la cravatta e prova a prender fiato così, anche se all'inizio sembra fottutamente inutile. ''Ehi, mi apri?'' Sono più di dieci giorni che non si vedono e questo gli fa strano, stranissimo. Ha le gambe un po' molli a pensarci.
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    Come i bimbi, Caleb ha dormito abbracciato al cuscino, dopo aver passato ore a chiedersi che avesse fatto di male. Si è tormentato nei sensi di colpa, nel darsi dell'idiota per essere stato distante da Gray così tanti giorni. Però ne aveva bisogno: aveva la necessità pesante di dirsi che andava messo un freno al galoppare del cuore. Che è piccolino lui, un cucciolo che si finge tanto grande nell'aver messo un piede nel mondo degli adulti, ma con un cuore sano e completamente esposto. Non lo ha corazzato, non sa - forse - neppure come si faccia a proteggersi da cotte improvvise tanto forti e invalidanti. Dice che va tutto bene, si, ma per convincersene ha dovuto staccarsi dalla sua prostituta, recidere un abbonamento che lo stava prosciugando. Che se non compra una caldaia nuova e si fa fuoco con Taurus, è solo perché non ha soldi. Non ne aveva per chiamarlo, non ne ha per scaldarsi. Ne ha raccolti, tra le lezioni a Chrys e lavoretti casuali, solo per avere un'ultima volta Gray. Per non essere solo ad un evento che gli lascia solo cumuli d'ansia sparsi per il corpo. Li spenderà per divertirsi, come si fa quando si compra un biglietto per il luna park. Ecco si, Gray è il mio luna park. Ed è così convinto, che vuole entrarci all'alba e restare fino a dopo la chiusura, come faceva da piccolo, quando sognava di restare chiuso un'intera notte in un market, a mangiare schifezze e dormire su pile di lenzuola usate per costruire bunker con Juno e Ty. Il suo parco giochi, che bussa alla porta con abbastanza anticipo da fargli balzare il cuore in gola.
    Che cazzo di ore sono?! gli serve tempo per vestirsi, e la sensazione di essere in ritardo lo prende per lo stomaco e lo trascina, in pigiama, che ancora profuma di bucato, giù per l'alcova e verso la porta. "A-.. arrivo" Biascica urlando un po' troppo, con voce roca e impastata. Imbocca una caramella al volo, e da uno sguardo all'orologio. E per fortuna lo fa, che allora può montare un mezzo sorriso e passarsi la mano trai capelli sconvolti dalla notte insonne, puliti ma sparsi a cazzo.
    Apre al volo, con un respiro profondissimo che si mozza appena lo vede. Cazzo non mi ricordavo fosse così carino. Merda. "Ah ehm.. ehi, sei.. sei parecchio in anticipo.." non sa che altro dire, resta come un idiota a guardarlo sulla soglia, con la porta aperta, un braccio a tenersi largo sullo stipite, mezzo sorriso pallido, un po' stanco e l'espressione di chi non sa decifrare niente. Gray è arrabbiato per ieri? Lo sta mollando? Gli sta dicendo che non va, come le spose che anticipano la vista dello sposo solo per dire che non possono? "Io... ehm.. tu.."
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    Grace è persino un nome semplice, dice. Non rappresenta di certo ciò che vorrei essere ma insomma, è ciò che sono. D'altro canto siamo costretti ad accettarci per ciò che siamo, vero Gray? Vero? Ti guardi i piedi pur di non rischiare di rivedere il tuo riflesso impresso da qualche parte. Come se la porta del caravan fosse uno specchio, come se a proprio modo lo fosse anche Caleb che ancora non apre e che per questo ti lascia fuori, al freddo, a battere i piedi a terra nella speranza di scaldarti, di far scivolar via quell'ansia da prestazione che subito ti ha ammutolito. Aspetti, ma sinceramente non sai nemmeno bene cosa. Ti concedi solo questo momento intimo che comprendi a fatica. Un tu per tu inutile che non sa portarti da nessuna parte: Perché tu non hai posti dove andare, hai solo Papà, hai solo un circo itinerante che ti sposta di città in città. Che non ti permette di mettere radici da nessuna parte. Lo fa per te, d'altronde, lo fa in funzione del maledictus e di quella lancetta biologica che continua a picchiettare i secondi, i minuti che ti restano. Ti sembrano sempre troppo pochi. Pochi per riuscire a metter da parte tutti i soldi che ti servono per la falloplastica. Pochi anche solo per godertela, per darle un senso che vada oltre la semplice foto dinanzi ad uno specchio.
    Non hai tempo nemmeno per raccontare agli altri chi è questo Gray che ormai hai cucito addosso come lo stigma più giusto da mostrare come effige. Non hai modo di guardare Caleb e dirgli che sì, ti piacerebbe davvero sentirlo chiamare il tuo nome, quello che ti ha dato tua madre prima di morire, quello che non cambierai mai nonostante non ti rappresenti più. Grace è il maledictus e cambiarlo ti sembra un capriccio stupido. Grace è ciò da cui non puoi scappare, non davvero, nemmeno quando tutti ti conoscono come Gray ed alcuni capiscono che quello è solo un modo per avvisarli del fatto che sai sempre vivere una vita per metà. Non sei niente o almeno, ti senti di non essere nulla, di non essere abbastanza. Né un uomo fatto e finito come vorresti, né una donna che ti è sempre stata stretta, ingombrante.
    Ma è un peso che oggi non sai reggere. Forse perché ti aspetta una giornata abbastanza impegnativa, lontana dal tuo modo di operare. Forse perché potendo scegliere forse centellineresti il tuo tempo diversamente: Portando Caleb al mare, per esempio. Che a te piace tanto per quel poco che sei riuscito a vedere.
    Invece no, sei stretto in questo completo del cazzo, con un cazzo finto e l'idea di non meritarli quei mille dollari. Non meriti un centesimo, perché anche se lui te lo ha scritto, anche se lui ci ha provato a dirtelo, tu hai preferito credere che saresti una delusione. Per lui, dinanzi agli altri. Ed essere sotto i riflettori, oggi, ti sembra insopportabile. Non lo vorresti, mai.
    Per questo forse la prima cosa che fai quando apre la porta è saltargli al collo. Stringerti a lui in un abbraccio che per te è consolatorio, ma che per lui non lo sarà affatto, probabilmente, non quando questo gesto è solo tuo. Sei un egoista del cazzo.
    ''C-ciao Grace.'' Gli dici in un fil di voce, come quella volta che lui era la guida e con un bacio lo hai salutato e ti sei ricordato come in sua compagnia finisci sempre per spingerti oltre, per ignorare ciò che ti dice Froy. Ignori ogni cosa come se avessi stupidamente compreso di non voler morire senza prima esser stato davvero felice. E Caleb ti rende felice, nel suo piccolo ci riesce sempre.
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    Sono momenti di indecifrabile panico. Il cuore che palpita, l'ansia che morde caviglie e gola. Sta già per affrontare una giornata che sarà difficile, lunga e che da solo non avrebbe voluto viversi, se Gray fosse davvero lì per dirgli che non vuole i suoi mille dollari e dovrà cercarsi un altro, beh... Gli occhi restano puntati sulla figura vestita di tutto punto. Cazzo se ci sta bene così. E gli capita, in questi attimi di stasi, di trovare quel punto di malinconia in petto, che lo fa deglutire male, che gli fa tremare un attimo le dita. Perché se è l'ultimo giorno con Gray, dev'essere grandioso e basta. Oh e si crede anche tanto forte, Caleb, così capace di reggere un addio che si incastra un po' ovunque nella sua vita. Da quello sussurrato insieme a delle scuse, di sua madre, a quello serio e triste di suo padre. Così abituato agli addii, che un abbraccio sa ucciderlo. Ma forse è perché c'è Gray dall'altra parte, è lui l'altro corpo, ed allora il resto può andare al diavolo. Perfino il tremolio che l'ha preso per aver realizzato di colpo che no, non ce l'ha con lui per quanto gli ha scritto. E' un sollievo che lo scioglie, che neanche si da il tempo di capire, accoglie solo lo slancio. Barcolla un pochino, ma non tentenna, mai. Le braccia avvolgono il damerino in una sola mossa, stabilizzando i piedi e permettendogli di nascondere il viso lungo l'incavo del collo. Ci vorrebbe vivere, così. Lì tra il profumo del bagnoschiuma e quello dello shampoo, lì con gli occhi chiusi ed il cuore ai matti. Soffoca un singhiozzo.
    "Ciao Caleb" è la risposta di una dolcezza disarmante, che lui piega tra le sillabe senza rendersene conto. Un nome non è mai solo un nome, era quello che stava provando a dirgli, che voleva fargli capire. Ha un lento sorriso, che si apre a quella commozione che gli bagna un secondo gli occhi, che la paura che non volesse più vederlo gli si era davvero piantata nel cuore, lo stava già logorando. Ed è un male, perché non può permettersi questo. Ma non gli importa, non quando può rialzare il volto e guardarlo dritto negli occhi, nelle iridi che tremano scavando. "Ciao Grace" gli piace come suoni sulla lingua, come sia giusto anche quando non dovrebbe per canoni di cui se n'è sempre sbattuto le palle. Ed è su quelle che punta ora, piano, ma con la sicurezza. Perché l'ha sentito, e non va bene che senta in dovere di essere un ragazzo in tutto e per tutto solo per lui. Gli stringe l'ovatta. Gli fa ridere pensare che si imbottiva i boxer anche lui, da piccolo, quando pensava che le dimensioni fossero tutto. Ma con Gray non ride, trattiene solo un moto dolce delle labbra, che parlare è difficile di prima mattina, è impastato tutto. "Questo non era invitato alla festa" la stringe, la mano sul rigonfiamento truccato, la fa risalire fino alla cintura ma, prima di slacciarla, trascina Gray dentro e chiude la porta con lo scatto di un piede. "Grace", lo ripete, gli piace troppo.
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    Respiri a fondo. L'aria qui è tua, lo è diventata dalla prima volta che ci hai messo piede ed hai finito per collegar a quei profumi delle immagini che sono solo tue. Solo vostre. Questo che senti non è solo l'odore che emana Caleb appena sveglio: Un miscuglio di calore dato dalle coperte e di pelle pulita, ma è l'odore che deve avere la sua vita. Perché anche chiudendo gli occhi. Anche premendoli contro il suo petto, tenendoli nascosti affinché possa ignorarli del tutto e passar avanti, tu riesci a vederlo. Lo vedi muoversi in pigiama per quel lungo corridoio che è casa sua. Lo vedi aprire al fattorino, farti il caffè, portarti da mangiare al letto. Lo vedi viverti intorno come fosse un dettaglio perfetto della tua stessa vita. Una proiezione del riflesso che hai scorto dietro la tua barriera.
    Ma non sai vedere te e nell'esser così cieco finisci per chiederti se esisterà mai per te un senso di perfezione tanto simile al suo. Vorresti essere Caleb, forse, vorresti essere qualcosa che ci somigli affinché nessuno, laggiù, abbia il dubbio di chiedersi cos'è che ci fai al suo fianco. Se te lo meriti. Lui, i suoi soldi, quel tempo che forse avresti dovuto impiegare diversamente e senza metterci troppi sentimentalismi beceri. Perché non puoi permetterteli, così come sai di non poterti permettere quel sorriso che si tira su nonostante il dolore provocato da quella sua battuta. Che ti fa irrigidire e stringere di più gli occhi. Ti senti uno stupido, sì, terribilmente stupido nell'aver una sola cosa da dirgli che no, non rispecchia affatto la tua maturità: A volte finisci per sentirti più piccolo di lui. Più insicuro, impreparato.
    ''Io...'' Un balbettio che preannuncia il pianto da nervoso. Perché ti senti tirato al limite vero? Ti senti stanco ma non sai di cosa. Ti senti svogliato, inadatto, un falso. ''Pensavo potesse rendere le cose più realistiche.'' Respiri a fondo, stringi più forte i suoi fianchi. Entri in lui o almeno, lo faresti se fosse possibile. Se fosse una casa dentro la casa. ''Quella sera...in quel bar, hai offerto da bere ad un ragazzo.'' Ripassi il copione vero? Ormai lo hai direttamente impiantato nel cervello. ''Non ad una donna.''
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    "E menomale che quello più in ansia dovevo essere io ... " glielo sussurra con dolcezza, lì vicino, in un abbraccio che neanche sa separare. Perché non voglio staccarmi adesso, cazzo sono passati più di quindici giorni.. Tuttavia lo sa che ha trattenuto il respiro per tutte le volte che si sono scritti, quando sapeva cosa avrebbe voluto chiedergli, e cosa proprio non poteva dire. Beh neanche adesso può dire tutto: ad esempio non lo dice che gli è mancato, che sarebbe una cosa un po' stupida. Non gli piace tanto non essere ricambiato. Ci è abituato e spesso e volentieri le sue avance non vengono prese benissimo, insomma si sta ancora calibrando ma.. beh, da quando Gray ha iniziato a mancargli le cose si sono fatte più difficili in ogni campo. Scopare? Una fatica assurda, tanto da finire insoddisfatto, e voler tornare a casa solo per scorrere le immagini sul telefono e dire che andava bene così- E' come una crush, un po' sbagliata ma chissene, quando potrà permetterselo, lo farà sempre, a discapito di un dolore. Ed il dolore c'è solo che è ancora poco, si accumula piano in un cuore forte.
    Lo sa, lui, che non ha l'aspetto di qualcuno che possiede innata empatia. Ehi! Tuttavia in quell'abbraccio si sente un idiota, uno di quelli belli tosti eh. Che un po' gli occhi si fanno lucidi e nel dirsi che è perché si è alzato dal letto tipo cinque minuti fa, mente. La sente la stretta sui fianchi. Cazzo se mi era mancata. E solleva il volto per incontrare quello di Grace. "Ehi" si impone un tono più serio, che scuote la testa, e lo fa senza riflettere neanche un po', anche se con calma che non vuole sia come strappare un cerotto. Lo fa, appunto, infila la mano oltre la cucitura delle braghe eleganti, sottili, le sue dita scivolano anche sotto l'intimo fino a pinzare il cotone. Quello, in particolare, deve proprio andarsene. Ed è così mentre ancora respira piano perché Gray prenda il suo esempio. "E' vero si.." che ha offerto da bere ad un ragazzino, uno dannatamente bello eh, ma è anche vero che.. "Però è a te che ho chiesto di venire con me oggi."E' solo parte di una recita no? Allora perché non impegnarsi a farla bene. Il cotone si accumula a terra, Caleb è serio, ma gentile, delicato come un diciottenne con la fame tenuta a bada contro il pigiama. Che cazzo di idiota si infatua di una puttana? Io ovviamente io. Arretra, se lo tiene contro, chiude gli occhi, si abbassa perché la punta del naso lo sfiori, perché sia una carezza lieve sulla guancia, sulle labbra, come quelle dei gatti. Farebbe le fusa se sapesse come si fa. "E ci vieni tu, per come sei, chiaro? Fingerai solo di amarmi..." già
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    Fingerai solo di amarlo. Fingerai di provare qualcosa che non hai mai provato o almeno, non nel modo in cui lo provano nei film: Non le hai mai avute le farfalle nello stomaco tu, né hai mai pensato a qualcuno intensamente. Ti sei sempre bagnato solo perché qualcuno si è sforzato di toccare i punti giusti, di calibrarti sino allo scoppio, un po' come fossi una mina di prossimità o una qualsiasi altra cazzo di arma. Ma comunque non lo hai mai fatto per amore. Con Kiki forse ci eri andato vicino, ma anche lì hai confuso l'affetto. Per altro poi si tratta del medesimo sentimento che devi nutrire da una vita per Froy: Uno di quelli che ti spinge a fare ogni cosa per loro, ma giusto quello. Non te li immagini nudi vicino a te. Non te li immagini ad un palmo dal tuo naso e con le loro dita tra i tuoi capelli. Non è come quando a Caleb un po' ci pensi, ma la sua immagine la scacci subito via. Perché lo sai poi come finisce, dove va quella mano. Hai sempre il suono della sua risata impiantato nel tuo cervello, tanto da sembrarti uguale alla tua. Allora annuisci contro il suo petto, dal quale non vorresti staccarti mai, soprattutto non quando ti stai sforzando di ricacciar dentro ogni lacrima. Sei un adulto, cazzo, cresci. Ma non sai farlo oggi. Perché se c'è una cosa di cui senti il bisogno è proprio quella di cedere ogni tanto a quella voce che ti dice di frenare, di buttar giù le barriere che per comodità hai innalzato durante gli anni e che adesso finiscono per starti strette. Hai bisogno che ci siano, è giusto che ci siano, certo, eppure più ti sembrano utili, più finisci per non sopportarle. Per questo lasci che Caleb invada i tuoi spazi, che ti privi della corazza che hai indossato e la getti via, ai vostri piedi. Perché sei stufo di accettare il maledictus, la morte. Tra le tante cose, poi, forse hai bisogno di sentirti vivo. Di godere del brivido che prova il contatto con un corpo che non è ostile come quello dei clienti: Il suo non ti si para davanti come verità assoluta. Tu non devi venerarlo per soldi: Puoi contemplarlo solo perché ti piace notare quanto il busto sia sproporzionato rispetto alle sue gambe. Come il collo sia davvero lungo. Lo guardi per quello, per una questione artistica, forse, o perché ti piacerebbe averne una foto nascosta sotto al cuscino.
    ''Ok... Un bisbiglio che può esser riferito a tutto e al col tempo a niente. Un sussurro che ti fa risalire col viso verso la sua mascella, per lasciarle un bacio lì, in prestito, nella speranza che lui te ne ridia un altro in cambio. ''...Grazie.'' Sibilato ad occhi chiusi e cuore aperto: Perché c'è una parte di te che quelle parole le ha trovate davvero di conforto. Ti hanno convinto quelle, forse più delle sue mani e di tutto il resto.
    Non vuoi illuderti, questo è certo, ma sai bene come Caleb abbia una delicatezza che altri clienti non hanno.
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    Fingerai solo di amarmi.
    Fingerai solo di amarmi.

    C'è un "solo" che gli costa quel crampo allo stomaco. Gliel'ha detto così, con la tranquillità di chi non ha niente di cui preoccuparsi, che deve "solo" fingere di amarlo. Lo sa come questo lo faccia sentire patetico, eppure un mezzo sorriso non gli si spegne, lo tira su come i tendoni di un circo: in fondo, è una farsa, no? E' il modo che ha trovato a lui congeniale, per non avere nessuno che andasse a chiedergli nulla, che non ha voglia - questa sera - di finire ubriaco in qualche angolo, e meno che meno di passare il tempo da solo, a guardare gli sposi nella loro bolla di felicità. Oh, non che Caleb sogni il matrimonio, per carità, un legame troppo stretto...però un po' invidia quella felicità che saprà riflettersi negli occhi di chi è stato ad un passo da lui. Chrysanthemum Sinister.
    La cui immagine, però, ora svanisce in baci che glielo fanno dimenticare facilmente, perfino troppo. Che non è giusto provare questo per qualcuno come Gray, come Grace, qualcuno che è pagato solo per soddisfarlo. E Caleb lo sa, lo sente come il cuore si stringa, si colori di una tristezza permanente. Che può essere anche il ragazzo più solare del mondo, ma questo non cambia il fatto che sappia sentirsi tanto solo. Tanto perso anche quando è convinto ddi avere le redini in mano. E allora si spinge.
    Allora prende coraggio, spezza la maledizione di un ringraziamento che sa pesargli sulle spalle. Lui lo sa che non gli deve proprio niente. Non per quello che per me è normale. Che lui, nella sua innocenza scaltra non ha mai voluto l'approvazione di nessuno, ma non significa che per tutti sia così. E si ritrova con in mano una fragilità che non gli appartiene, ma cavolo se la vuole trattare con cura. "Di niente..." inciampa, piano, in un sorriso che gli fa chiudere gli occhi al baci che scivola lungo la mandibola. Però poi quella mano che è scesa non la sa rialzare, non la fa scivolare in su, quanto piuttosto in giù, che il cervello ha un tempo di recupero molto lungo: soprattutto di mattina, soprattutto con qualcuno che sa piacergli così tanto. ".. è molto da fidanzati farlo prima di vestirsi per la cerimonia, lo sai?" che poi lo dice perché vuole solo rivedergli quel sorriso che sa fargli tremare anche i piedi. "Vorrei fare pratica.." mezzo sorriso che spera lo contagi almeno un po', almeno quando l'avanzata delle dita si fa presente. "..Tu?" Scende, sicuro, trattenendo il volto tra le dita, per riprendersi labbra che sono mancate tanto a lungo.
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    26 anni
    Non hai nulla di cui obiettare adesso. Non hai la forza di negarti e non perché tu voglia farlo, quello passa momentaneamente in secondo piano. Non hai la forza di farlo perché lui tira in ballo la questione del finto fidanzato. E sai, sai come sia normale, ancora, che lui non capisca niente di ciò che ti sta passando per la testa in questo momento. D'altro canto tu non dai mai modo di scoprirti ed anzi, quello di oggi forse è stato persino l'unico grande sforzo che tu abbia mai fatto nell'arco degli ultimi cinque anni, almeno. Qualcuno potrebbe esser fiero di te, se davvero ci tenesse alla tua persona in qualche modo, ma quel qualcuno non sei di certo tu. Ti senti così fragile adesso e nel modo più ingiusto che esista. Perché non sai darti uno spazio nel quale muoverti e l'unica cosa che ti sembra fattibile è proprio quella che ti vede restar avviluppato a Caleb come se lui stesso fosse l'unico sostegno al quale tenersi saldamente affinché la merda non ti trascini via.
    Ti prendi quei baci in sorrisi che tremano un po' e che spariscono solo per lasciar spazio ad altri baci e a prese, che ti vedono affondare le dita nel tessuto del pigiama. Stringi così forte che potresti bucarglielo, strapparglielo via. Ma è l'unico modo che hai per respirare adesso, per dirti che non è cambiato davvero un cazzo dalle altre volte e che le tue sono solo le paranoie di un perfezionista che non può esser tale quando si fa questo lavoro. Non dovresti impegnartici così tanto, non quando lui ti pagherà a prescindere. Ma non sa entrarti in testa questo concetto, lo scarti a priori, quasi certo che a fine giornata finirai per non accettarli quei soldi. Perché Caleb è buono e le persone buone non si trattano così, non ci si approfitta del loro cuore, dell'amore che nutrono nei confronti degli altri. E Caleb deve amarti un pochino, anche se quell'amore potrebbe benissimo essere contaminato dalla convinzione di averti in suo possesso solo perché sa come giocare col tuo portafogli. Non indaghi oltre. Annuisci solo, in un lento movimento del capo che ti porta a tenere gli occhi chiusi. Fai come ti ha detto quella volta nella nebbia. Li sigilli perché tanto lo vedi lo stesso. Lo vedi attraverso i polpastrelli che si infilano sotto il pigiama, che cercano la pelle, il punto debole su cui far affidamento. Omrai conosci Caleb in ogni sua forma, in ogni suo dettaglio, persino nella ricrescita dei capelli scuri.
    ''Mostrami come ci amiamo.'' Un singhiozzo che spezza il fiato. Un ansimo. Tutto ciò che non avresti mai voluto dire, ma che ti serve per tener di nuovo alte quelle barriere. Le innalzi nuovamente a forza, anche se ti graffiano il palmo delle mani, anche se sono terribilmente pesanti. Lo spingi dentro affinché nessuno, capitato lì per caso, possa ritrovarsi ad osservarsi e scoprire così quanto sai renderti ridicolo. Insulso.
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    CALEB SHARP – bassista – mago nero – cannibale – nomade di strada
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    18 anni
    Come gli piace annegare in quei baci, diavolo non c'è niente che sappia ritenere più bello adesso. Tanto che li respira, li beve, li divora con la dolcezza pressante di un ragazzino. Che Caleb è un ragazzino, uno di quelli abituati a prendersi quello che passa, a desiderare il mondo ed arrancare lungo grandi scalinate solo per mettere la mano in cima. Prima degli altri, e senza aiuti. Ed è un impostore fatto e finito, perché se volesse potrebbe tornare a casa, vivere nell'agio, sposare una ragazzetta scelta da Juno per soddisfare il bisogno di sfornare eredi ed entrare così nella catena di montaggio. Già. Non lo farà mai, e lo sente come sia felice ora di avere un'alternativa tanto importante che vi si aggrappa. E si gode quelle strette, che fanno spesso di Grace l'adulto. Si perché il ragazzino qui lo sa bene come sia acerbo un approccio che si fa pressante solo se ha davvero una voglia atroce, altrimenti è gentile, onesto, buono. Ma Gray d'altro canto ha l'esperienza, la capacità di trovargli punti di pressione ad una velocità spettacolare, che a volte a Caleb basta chiudere gli occhi e ripercorrersi il corpo in quegli spazi precisi e ritrovarlo lì, come se fosse con lui. E cazzo se l'ha immaginato per tutti quei giorni di assenza, ma il calore delle sue labbra non era proprio replicabile in nessun modo. Sorride, lo stronzo, piano piano, sapendo che si sta facendo del male, che accoglierlo così, facendo perfino attenzione ai vestiti - che dovrà indossare di nuovo tra un paio d'ore - è deleterio, è una cura che non è dovuta. La vuole regalare e basta. Mi vuoi solo per te eh? si ritrova a pensarlo, nell'urgenza con cui viene spinto in fondo.
    Ma è al "mostrami come ci amiamo" che il tuffo al cuore si fa voragine, un risucchio dall'inguine allo sterno. E viceversa. Cazzo, sono fottuto. Ed è la realtà, perché questo possiamo considerarlo il punto in cui Caleb ha capito che la recita, dopo, sarebbe stata devastante. Perché avrebbe detto solo la verità, convinto che sarebbe stato facile crederlo un bravo attore. Si, solo quello. Che una puttana non si ama. E una puttana non lo ama.
    Che si sfila la maglia, gli toglie la giacca, gli slaccia i pantaloni, tutto con le labbra che respirano le une sulle altre, con i piercing che si impegnano in virgole lente che scivolano sul collo, che si ripercorrono le ossa disegnando confini spezzati. Gli occhi tremano, per quello li chiude, li stringe, perché se lo guardasse ora, beh non saprebbe più nascondere niente. Li sente solo inumidirsi, quando fa forza sulle braccia per tenere Grace sollevato, su di lui, sempre su di lui, appoggiato contro il primo mobile su cui fare spazio per amarlo. Amarlo senza emettere un fiato.
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