My Heart's To Blame

Caleb/Grace | Matrimonio di Chrys e Josh | Villa Sinister | 9 dicembre 2021 | Contenuti sensibili

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    Lo hai notato il modo in cui Caleb è cambiato e sembra essersi quasi paralizzato alla vista di Chrysanthemum. Lo stesso ha fatto con Joshua, quando nel congratularsi con lui si è solo limitato a pronunciare il suo cognome. In circostanze diverse forse avresti riso del suo imbarazzo, senza limitarti ad un certo sorriso che fa solo da contorno, adesso invece, considerando com'è andato il vostro incontro questa mattina, forse non ci riesci come vorresti. Ti limiti nello stringere la mano alla sua. Intrecci le dita, cerchi l'incastro perfetto, ma lo fai solo per trascinarlo a tua volta verso l'alcol. Perché sì, perché così vanno le cose, sempre, in questo modo. Così non dici niente, non accenni a nessuna battutina che possa in qualche modo rompere il silenzio in cui ti sei avvolto. Sorridi solo, ancora, anche e c'è quel pensiero che ti martella in testa continuamente ed è stupido, sì, perché non è qualcosa sul quale hai modo di soffermarti. Non dovrebbe nemmeno interessarti, ma sei puntiglioso ed alzando un sopracciglio, lo guardi con quell'espressione di curiosità che solitamente ti colora il volto.
    ''Te lo sei scopato?'' Lapidario, ma già ti senti leggero nel dirlo, anche se tornando indietro con la mente, a ciò che Caleb ti ha detto poco fa, forse puoi dedurre semplicemente che da parte sua ci sia stato solo dell'interesse, non proprio dell'attività sessuale ecco.
    ''Cioè, non so, è successo qualcosa? Lo sguardo che vi siete scambiati tu ed il moro ha messo ansia anche a me.'' Il tuo è stato più disagio, quella sensazione che ti capita di percepire di rado, ma che oggi è il cardine di tutta la tua esistenza. Come se fossi continuamente nel posto sbagliato al momento sbagliato. Come se anche se esser pagati per esser lì fosse per te una forzatura.
    ''Va be.'' Ma decidi da solo di non voler una risposta e che forse l'unica cosa giusta da fare è davvero stringere quei bicchieri ripieni di Gin, alzarli nella direzione dell'altro e brindare così al niente. Perché non hai nulla per cui brindare, né gli sposi, né Caleb che vorrebbe essere lì in mezzo a loro. Un terzetto, un'orgia di fighi che può durare massimo una sera, niente di più, un po' come le scopate che ti portano su a Portland. Un fine settimana, giusto quello che serve per darsi e riprendersi.
    ''Ad un matrimonio di ricchi, che non vuoi presentarmi per paura che possa scappare con loro e preferire i soldi alla tua simpatia.'' Un sorriso sincero, che fa forse meno male di tutto il resto. O semplicemente sei tu quello ad essere anestetizzato ad ogni cosa.
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    C'è quel momento, quelli lì preciso, in cui le parole di Gray si incastrano in gola. Insieme all'alcol, producendo quello che è uno sgranare gli occhi pesantissimo. Che il secondo giro è sceso liscio per lo stomaco, ma per quanto il Gin sappia aiutare, non tappa le orecchie. Non lo priva della capacità di sentire, e quando gli si chiede se si è scopato quella divinità del cazzo di Chrys, beh, fa male in qualche punto imprecisato. Allora lo sente come gorgoglia un mezzo ringhio che è solo orgoglio ferito. Giriamo intorno a quello, al modo in cui da ragazzino - ehi! - si è prodigato a scodinzolare per quell'amico di Josh, prefiggendosi come le labbra migliori che avrebbe mai incontrato in vita sua. E beh, è palese come le cose siano andate. Però mica lo trova il coraggio di dirlo, di dire a Grace che è lì perché non voleva essere quello sfigato che è stato rifiutato due volte, ma che si presenta ancora come un idiota, per fare piacere agli altri, solo a loro. "No". Ecco questo gli esce in uno sbuffo che si fa più vicino. "Più o meno.." resta vago lì, che sono solo ricordi da scacciare, lo fa tenendolo per un fianco, riavvicinando le dita perché possano trascinarlo con sé, insieme ad una bottiglia che si fa ostaggio facile dell'altra mano libera.
    "Mi sono.. ehm.. offerto?" che non è sicuro sia la parola giusta per "pronto a succhiarglielo a morte solo perché era bello da morire" od una traduzione adeguata, ma tant'è che gli esce così. ".. e l'ho capito tardi il perché si sia rifiutato" Due di picche del sesso.
    Ora non è che faccia male, che sia uno smacco o quant'altro, perché Caleb è di gomma, sa respingere quelle sensazioni, che neanche vuole sprecare tempo a vivere. Però Josh l'ha spaventato, e per questo il brindisi lo fa con la bottiglia tirando su il sorriso migliore che ha. Anche se, ancora, le parole hanno un peso e lui lo sente tutto al centro del petto. "Lo faresti?" si annebbia il resto, si porta Gray più vicino. Forse la risposta la sa, forse la febbre che sente avere addosso è solo una conseguenza di due bicchieri di Gin che lo rendono più molle, gli sciolgono anche la lingua. Con qualche passo si sposta dal lungo tavolo, dietro un'alta lapide ricoperta di edera. ".. scegliere loro invece che me, dico.." specifica con voce bassa, un attimo spezzata, con la sciocca speranza che sembri anche questo solo finzione. Tutto solo finto. "Insomma.." tira su un angolo delle labbra, accarezza meglio quel fianco a cui si è ancorato. "..so che vuoi essere il fidanzato perfetto, ma forse sono io a non esserlo, mh?" Troppo piccolo.
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    Tu non hai mai avuto un compagno. L'unica persona che a modo suo ci si è avvicinata è stato Froy, ma con lui non c'è mai stato nulla di simile al sesso. Certo, è stata la tua prima volta: Una prima volta funzionale al lavoro che avevi voluto fare. Giusto uno scivolare di dita nel posto giusto, ma solo quello, nient'altro. Non hai mai baciato Froy né hai avuto con lui appuntamenti che non fossero simili ad uscite tra gli amici. Poi Froy si è fidanzato e a te è restata solo la sua cura. Alla fine, per più di dieci anni, hai creduto che quella fosse l'unica forma di amore possibile. Froy era tuo perché tu ti prendevi cura di lui e viceversa. Ma un ragazzo, beh, un ragazzo non lo hai mai avuto, tanto che quasi sa farti ridere il modo in cui Caleb te ne parla. Forse è ancora troppo infantile, forse ha semplicemente un'idea diversa dalla tua, sta di fatto che il sorriso te lo tira comunque su, tanto da doverti sbrigare nel nasconderlo dietro al bicchiere di Gin. Ne bevi un sorso, non te lo scoli tutto, perché per quanto sappia piacerti, sai bene di non essere tuo padre. Non hai bisogno di sentir bruciare lo stomaco per iniziare la tua giornata. Non hai molto da voler dimenticare adesso: Preferisci incamerarle le cose, far tuo il dolore che senti, se ne senti ancora.
    ''Stiamo ancora recitando o è una domanda seria?'' Il resto del contenuto lo mandi giù quando lui ti stringe e lo fai chiudendo per un istante gli occhi come a non volerlo vedere, come a voler cacciar via quelle risposte razionali che vorresti dargli ma che sai come finirebbero per ferirlo. Perché verità del genere non rendono felice nessuno. ''Non ho bisogno che tu sia il ragazzo perfetto.'' Perché tu un ragazzo non lo vuoi, non te lo puoi permettere. Inoltre è lui che sta pagando te, non viceversa, dunque ti senti di non dover avere alcun tipo di aspettativa sul suo modo di fare. Ti va bene così, sei felice così. ''D'altro canto non posso nemmeno farti dei paragoni.'' Ti sbottoni, gli lasci intendere cose che direttamente forse non diresti mai. Giusto per mantenere una certa immagine di te. Giusto per non sentirti ancora un bambino alle prime armi con certe cose. ''Piccolo stupido.'' Gli passi una mano tra i capelli, che non è proprio una carezza, quanto un modo per infastidirlo e spettinarglieli un po'. Ma gli sorridi mentre lo fai e nei tuoi occhi si accende quella stessa luce che avevi da ragazzina, quando ti divertivi nel giocare con i tuoi amici. Hai lo stesso sguardo di quando inizi a solleticare Froy sui fianchi. Solo che a Caleb riservi un trattamento diverso e seppur ghigni, ne approfitti del suo ultimo sorso per lasciargli un bacio a stampo sulle labbra. ''Piccolo, amore mio, stupido.'' Che la falsa continui, no?
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    Si trascina un sorriso scaltro che non vuole specifiche, che non dirà a Grace che la finzione e la realtà son ben confuse ora. Oh ma Caleb è convinto di essere un perfetto equilibrista, anche se sono più le volte in cui cade a terra, di quelle che si vede danzare su travi sospese nel vuoto. Ci prova sempre, ma adesso la sua è una missione suicida. Si dice che è il brivido degli sport estremi, che è così che devono sentirsi quelli che tendono corde trai canyon e poi le percorrono senza agganci di sicurezza. Un passo falso e sei finito, ma cavolo quanto è bello quando sei su, al tramonto e metti un piede ancora in equilibrio. Vale al pena, no? Certo che vale. Così come Gray vale tutti i suoi soldi, i risparmi messi da parte per settimane, magari saltando un paio di pasti, tanto che il buffet ha tutta l'intenzione di non risparmiarlo, dopo. E quindi sì, era una domanda reale e la non risposta sa prenderla nel modo in cui lui affronta le brutte notizie, con un sorriso ironico, storto, un "ok, me lo sono meritato questo colpo dritto allo stomaco". Me lo merito si. Perché in fondo è normale che un'escort punti ai soldi. Certo che se sentisse dire "escort" anziché "puttana" capirebbe la gravità della situazione in cui si è cacciato. Invece no, la presa sulla bottiglia si allenta, mentre quella sul fianco si rinsalda, come se piano dovesse scavarci un solco. "Ricevuto" non lascia tempo allo spirito di vacillare. Mai parlare di soldi con chi li contratta per vivere, una lezione che dovrebbe imparare. Perché quegli occhi lì non sono suoi, sono anche di Joseph, di Gary, di chiunque altro scriva a Grace per i suoi "servigi" o per fargli fare quella sceneggiata a cui Caleb si sta tanto affezionando.
    "Mi stai dicendo che sono il primo che ti chiede una cosa tanto patetica..." oh no, ha capito bene cosa intendesse, ma con un tono quasi basso, quasi un sussurro, sente il bisogno di insultarsi, così da ricordarsi più avanti, che è stata un'idea di merda, forse una delle peggiori dopo quella di provarci con Chrys.
    Ma Caleb fa così, non rimesta - oggi . nell'imbarazzo che può provare l'altro, non insiste su un punto che gli fa invece aprire gli occhi più seriamente. Da quanti anni Grace lo fa? Per quanto? Non ha mai avuto un ragazzo, perché ha sempre e solo vissuto il sesso così? Cazzo. Ed è pericoloso capirlo, dirselo, perché poi per Caleb è troppo veloce la connessione al pensiero successivo: che lui gli farà provare tutto quello che riesce.
    Si fa distrarre dalla mano nei capelli, mossa così, che gli provoca una smorfia come quella dei bambini che non vogliono essere stropicciati dalla zia di turno, ma dopo si evolve n un sorriso divertito, con la lingua che si mostra in tutto il suo splendore. Per l'occasione, i piercing sono due piccoli diamantini levigati.
    Piccolo, stupido.
    Ride.
    Piccolo, amore mio, stupido.
    Muore.
    Colpito e affondato, come un soffio al cuore che si fa mancanza in un secondo. Svuota lo stomaco e i polmoni. "Ok, così va meglio.. altrimenti mi sarei off-" ci scherza, ma gli manca la terra sotto i piedi, e per nasconderlo sa solo spingersi avanti. La mano dal fianco passa alla schiena, lo cinge del tutto. Chiude gli occhi, a frase interrotta, alle labbra che arrivano a colpirlo in pieno. E lui risponde, diamine se risponde. Che i piercing scavano in cerca dell'oro, di un sapore mancato tanto a lungo da non accontentarlo mai. Che è sempre l'apnea a cui si sottopone più volentieri, il suo personale sport estremo. "Sei... bravo" sussurra, a secco, una tregua.
    Deglutisce male, facendo risalire il naso, che sfiori il suo, con un corpo che sa di non potersi appoggiare così impunemente, perché ci sono gli invitati, perché isolati non lo sono del tutto. "Ma puoi migliorare.. E poi, dai, "piccolo", sul serio? Ok che non ci vediamo da settimane, ma te lo sei già dimenticato?" non si rende conto di chiederlo con dolcezza, come se avesse un reclamo ma non volesse portarlo fino in fondo, perché suonava bene quel nomignolo stupido, nella sua bocca.
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    Edited by nocturnæ - 15/12/2021, 22:38
     
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    ''Dico solo che dei fidanzatini non ho mai saputo cosa farmene.'' Menti spudoratamente per pura goliardia. Perché ti piace gonfiarti il petto, assottigliare gli occhi e vedere cos'ha da ridire l'altro. Ti piace giocare in questi modi così stupidi, specie quando sai che Caleb finirebbe solo per stringerti di più a sé, come se le cose sapesse affrontarle solo in questo modo così diretto: Faccia a faccia, cuore a cuore. Ma perché è un ragazzino e così come tu ti ci comporti in ricordo di un tempo che non potrà più tornarti indietro, lo fa anche lui. Che è genuino, che è nuovo a quel mondo che tu hai masticato, seppur in bocconi sbagliati e poi sputato.
    ''Quindi non ne ho mai avuto uno. Lasci schioccare il bacio da vero stronzo e lo fai solo per restare un istante con il naso fermo contro il suo. Punta a punta, a nascondere quel sorriso che ti si apre stupido sul viso. ''Quindi via, puoi vantarti di essere il migliore anche se credi il contrario.'' Incroci gli occhi per guardarlo, che qualsiasi cosa esca dalla sua bocca finisce sempre per sembrarti terribilmente interessante. Non hai capito che, forse, ti interessa proprio lui.
    ''Oh, mi mancava il flex sul cazzo. '' Alzi un sopracciglio e sposti il capo per premere la fronte contro la sua. Continui a guardarlo così, come se fossi un ariete pronto ad aprirlo in due.
    ''Non sapevo che anche i millennial fossero terrorizzati dalla temibile regola della L.'' Quella dove se sei alto hai il pene piccolo mentre se sei un nano, beh, fortunato chi ti prende.
    Ma hai un respiro che non si regolarizza, che ha iniziato a fibrillare non appena ti sei avvicinato ed hai deciso di voler rimaner lì, in quella posizione stupida a sfidarlo in quel modo stupido e fastidioso. Perché sei fastidioso, sì e Froy, Leroy ed Ozzy lo sanno bene: Hanno ancora gli incubi dei tuoi tuffi a bomba nel cuore della notte sui loro letti.
    Se Caleb ti conoscesse bene quasi quanto ti conoscono loro, probabilmente sarebbe contento di sentirti così, di subirti in questo modo. Ma ovviamente, come da copione, tu non gli racconti mai un cazzo.
    ''E sappi che se quello era un tentativo per propormi di scopare...beh, hai da migliorare qualcosina.'' Fai risalire la mano sul suo braccio, lasciando camminare le dita proprio come se fossero due piccole gambe. Poi premi contro la spalla, ma solo per spingerlo via quando in realtà ti basterebbe staccar il viso dal suo.
    ''Quel Grace che hai conosciuto al pub...'' E riparti con la recita. ''Credo sia un tipo parecchio romantico. '' Sorrisino furbo di chi vuole qualcosa in cambio. Di chi sta cercando dei modi per divertirsi ad un evento come questo. ''Scopa forte quando lo si fa emozionare.''
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    Vantarsi è qualcosa che Caleb sa fare, almeno per gioco. Non è il tipetto borioso che si fissa sulle cose, quanto più ci scherza lasciando che tutto finisca con l'avere un sapore ironico. Meglio ancora se auto-ironico. Alza le spalle.
    La vicinanza di questi baci gli fa tremare le ginocchia, perché in fondo alle prime armi lo è, eccome! Di fidanzati e fidanzate non ne ha avuti, non da dire "sei l'amore della mia vita" e tutte quelle cose da film melensi. Solo frequentazioni un po' più lunghe delle classiche sveltine o scopate casuali. "Posso fare di meglio.." spinge il muso, piano, contro Gray, a ricambiare ancora con la dolcezza di chi si è preso uno spazio tutto suo, fuori dal mondo, fuori da una cerimonia che non gli appartiene. "... posso essere l'unico" spavaldo, azzarda per gioco, in fondo è l'unico giorno in cui può, in cui non sembra sbagliato.
    Perché innamorarsi di una prostituta è un grosso problema. Io non sono innamorato di nessuno. Ed ostinarsi, poi, a non riconoscerlo, è forse il peggior torto che possa farsi. Non quando poi è diventata abitudine rileggersi alcune loro conversazioni per addormentarsi con il sorriso, o fermarsi dallo scrivere che vorrebbe dormisse da lui più spesso.
    Caleb è figlio del motto: smetto quando voglio, uno che è imposto dalla giara dei risparmi, ormai vuota. Quindi se deve giocarsi il tutto per tutto, è meglio che lo faccia sin da subito.
    Sono le vicinanze di Grace a tenerlo con il fiato sospeso, a fargli chiudere gli occhi, a farlo sdrammatizzare quando con la punta della lingua va a picchiettargli sul naso. Come due innamorati. Stanno recitando benissimo, no?
    "Lo stai facendo perché ti ho detto che puoi migliorare, mh?" dirgli della regola della L, nota e temuta, o fargli passare quelle dita lungo la spalla. Che Caleb non sa spegnere un fuoco alimentato a baci, a scosse lungo la spina dorsale. Lo muove solo quello che sa fargli provare qualcosa, che lui vive di emozioni, le respira come fossero l'unica aria disponibile. E nel dirlo lo fa quasi spinto da una preghiera dolce, lenta, come una rimostranza che non ha presa, perché quello è un gioco a cui vuole giocare.
    Ora, non concentriamoci sul fatto che il dettaglio dello scopare forte, gli ha fatto gonfiare qualcosa in più dell'ego, e no, la L non gli si addice più di tanto, anche se la realtà è che conta di più l'uso che se ne fa. Ma il punto è che il ragazzino, qui, sorride, nel lasciarsi spingere via, arretra giusto n paio di passi, sollevando piano le mani. "Ah si? Romantico dici?" si riscuote, nell'entrare nella parte, nel girargli attorno, e piegarsi piano contro un vaso di fiore da cui rubare impunemente una rosa. "Ma, romantico di questo tipo.." e glieli sposta davanti al petto, sornione. ".. o romantico di quest'altro tipo?" gli cinge la vita un solo attimo, quanto basta a lasciare che velocemente la lingua stimoli un lobo scoperto. "Vuoi ballare con me?"
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    Beh, per te è già l'unico, no? L'unico che ti abbia mai pagato per accompagnarlo ad un matrimonio. L'unico ragazzino con cui ti vedi, l'unico che ti chiama per il tuo vero nome, l'unico che...
    ''Non devi farti domande.'' Ti piace tenerlo sulle spine. Lo fai per ogni cosa ormai, anche su quelle più stupide, come i suoi commenti sempre molto azzeccati sulle cazzate che ti vien da dire. Ma segui i suoi movimenti e come lui si allontana, tu fai altrettanto. Un po' come quando giochi con Froy e frapponi tra te e lui il suo letto affinché sia più difficile afferrarti per i fianchi e buttarti giù. Come un bambino di dodici anni troppo cresciuto od un adulto fatto a metà, che della maturità forse sa fare a malapena lo spelling. Tra di voi c'è un letto invisibile sul quale dovreste salire, prima che la lava vi raggiunga. Il pavimento è lava, ma lo è anche la spalla che ti ha toccato. Brucia, come se ci avesse davvero marchiato a fuoco le sue cinque dita.
    ''Già...'' Muovi i suoi stessi passi. Uno per lui ed uno per te, così fino a che non ti fermi e nel sorriso che ti lasci sfuggire, percepisci il fastidio allo stomaco quando lui, preso dalla sfida -Forse perché vuole scopare di nuovo - ti porta dei fiori presi dalla tomba di qualche morto. Non sai nemmeno che fiori siano, non sai nemmeno se i fiori hanno odori diversi, eppure te li stringi al petto quando te li passa.
    ''Oh...'' Carino, già, solo perché te li ha rubati e non comprati. Un po' come se volesse dire di esser pronto a rubarti il mondo. ''Proprio come hai rubato il mio cuore.'' Gli fai l'occhiolino, sei uno stupido. Stringi saldamente i fiori tra le tue mani, ti premuri giusto di incastrare un unico petalo tra l'indice ed il pollice. Ma devi rinunciarci, perché lui ti prende in un balzo che sa farti sussultare. I fiori li tieni stretti al petto, ma poi lasci cadere il resto per portartene uno solo, quello con il gambo più lungo, tra i denti. ''Soy el fuego que arde tu piel...'' Batti i piedi a terra a tempo di quella che per te deve essere una danza spagnola, poi fai forza per salirgli sulle scarpe buone. Il fiore cade a terra, te lo strappi da solo dai denti. Incastri lo sguardo in quello di Caleb, lo fai trattenendo le risa che già ti fanno arrossire e gonfiare gli zigomi. ''Soy el agua que mata tu sed...'' Un sussurro di rimando, laddove lui ha lasciato l'impronta delle sue labbra. ''Guarda...'' Lo sfidi, lo sai perché hai questa impressione, questa certezza, che lui ricambierà. Che si impegnerà di rimando, terribilmente, anche se agli occhi degli altri forse sembrate molto stupidi. ''...Devo fare tutto io. Non ci siamo proprio.'' Gli morde piano una guancia, giusto con gli incisivi.
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    E' solo un gioco, sta scherzando. Avvertimenti che non hanno presa alcuna. Non gli sto credendo, eh, sto solo al gioco... anche io.. si. "Ah, quindi ne hai uno.." un cuore, che batta come il suo. E l'ha sentito, sa bene che Grace lo possiede, che a volte si esalta tanto quello incosciente che Caleb si trova in petto. E per sottolinearlo, in quelle piroette che li tengono lontani ma legati da un filo invisibile, il ragazzino picchietta proprio in quel punto, là dove il cuore dovrebbe battere durante gli appuntamenti migliori.
    "Dovrebbe essere qui, giusto?" e la mano si apre, come un sorriso, come quel fiore che resta aggrappato ai denti o quel petalo che alla fine non si strappa nemmeno. Non vuole chiedergli se sia così facile da rubare, se qualcun altro l'abbia già fatto prima di lui. Che si, Gray l'ha detto di non aver avuto nessun fidanzato, ma questo non significa non aver avuto nessuna cotta. E parla Caleb, la cui prima effettiva grande crush si è appena sposata con la seconda. Ma a loro proprio non sa pensare, quando è Grace a rubargli sguardo e pensieri, quando trotterella intorno come fosse realmente felice, realmente pronto ad ingaggiar battaglia con Caleb, il conquistacuori.
    "Ehi, si tratta così un rega-...lo" che poi quel momento è puntuale, arriva sempre, quello in cui al ragazzino manca un battito, un po' per la vicinanza, un po' perché a volte giocare con il fuoco porta a bruciarsi davvero. Ma se queste sono le scottature, allora rogatelo, e ne sarà felice. "Un tango, Roxane?" sì, ha visto il Moulin Rouge fino a consumarlo, fino a sapere a memoria anche i punti in cui gli attori respirano, gemono, si spostano, toccano qualcosa e tornano sui loro passi.
    Brividi al sussurro. E poi ride, nel vedersi usare come piedi di riserva, come trampolino di lancio, come quello spilungone che per entrare dalle porte dei locali più imboscati, deve abbassarsi un po' e curvarsi nelle spalle.
    Allunga svelto una mano che ancori Grace a lui, per la schiena, e con l'altra gli prende quella libera, chiudendo le dita in una presa salda che le intrecci, anche se le sue sono lunge, che con un palmo l'avvolgerebbe se non fosse gentile, ora. Il morso lo agita appena, gli muove l'espressione in una smorfia di disgusto così finta da rivelarsi un sorriso che di poco gli arrossa le guance. "Ouch, mi sto impegnando.. apprezzalo" piagnucola, fintamente, ma nel farlo muove passi a bordo pista, incurante di quanti potrebbe urtare facendolo, o di Aaron che lo guarda, ora, spostando un bicchiere pieno da una mano all'altra.
    Spinge Gray indietro con un bacio, per permettergli di ruotare su se stesso e dopo tornare saldamente ancorato a lui, ancora sui piedi, ancheggiando a ritmo lento, scoordinato, che il tango non la sa ballare e non lo stanno dando, ma non gli importa, fare l'idiota è la cosa più divertente che gli riesca al momento.
    Ok, ci ho perso la testa. Ed è qui che, colto da un moto più dolce, forse per aver visto Chrys e Josh così stretti, forse per gli occhi lucidi che lo colpiscono allo stomaco, abbassa il tono. Rallenta i passi e trasforma il tango in un ballo da homecoming. Piega le braccia di Gray perché si aggrappino al collo, e le sue le tiene ferme in vita, abbassa il viso per sfiorarlo con la fronte. "All'inizio... sai, neanche pensavo avresti accettato di farlo."
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    Ti sta toccando il petto per sentire il tuo cuore. Non è che non lo abbia mai fatto, insomma, anche lui come il resto dei clienti conosce bene il tuo corpo. Sa cosa contieni in questi centosessanta centimetri di mezza altezza e dov'è che ti piace essere sfiorato, ma adesso le cose son diverse. Forse lo sono perché state continuando a bere e sì, a te piace bere anche se ti da subito alla testa, ti piace proprio perché per un momento ti concedi questi sorrisi molto lusinghieri. A denti scoperti, con quegli incisivi che non si incontrano mai, neppure per sbaglio. Ti stai concedendo molte cose oggi, in effetti, più di quante ne meriteresti e più di quanto Froy stia lì a ricordartene.
    Ma non ti interessa niente adesso: Non vai a guardare il modo in cui Caleb ha guardato Chrys, come tutto intorno a voi sembri uno spettacolo grottesco alla Truman Show. Ti interessi solo a quella mano e al modo in cui istintivamente ci porti la tua sopra. Ci intrecci le dita, ci respiri sopra un attimo.
    Respiri, esatto, un po' come forse non hai fatto negli ultimi anni. Lo fai chiudendo gli occhi anche se Caleb ti agita come il peggior ballerino qual è. Ti lasci muovere, direzionare ma sempre con quel cazzo di sorriso stupido sul volto. Che se lo ricacciassi dentro forse sarebbe meglio, farebbe meno male quando, tornando a casa, ti resterebbero solo gli zigomi indolenziti e nient'altro. Penseresti a lui, poi, quando lui è a quale km più distante da te. Quando lui non può esserci per te perché tu, beh, non hai mai pagato nessuno per restare.
    ''You don't have to put on the red light...'' Lo hai visto anche tu Moulin Rouge, forse anche troppe volte, ma sempre perché è stato bello veder Ozzy piangere come una ragazzina stretta al suo plaid preferito. Sono quei film che ti concedi solo perché ti piacere le reazioni degli altri. Forse è per questo che non li guardi mai da solo, che non ti ci concentri mai - non come con gli anime: Perché le tue, di reazioni, come potresti gestirle poi? Non è mai come quando guardi Caleb sorridere e allora sorridi anche tu. E ti fai piacere i dinosauri solo perché piacciono a lui.
    Cerchi di andare a tempo con lui, anche se li senti gli sguardi degli altri addosso. Ma forse è solo una sensazione che non si è tolta del tutto, che non scema e non scemerà mai, non finché non sarete di nuovo a casa stretti in un posto in cui esistete solo voi e nessun altro.
    ''Mi stai facendo vergognare davanti agli altri.'' Ma Caleb lo sa che lo stai dicendo per scherzare, perché poi le braccia le stringi attorno al suo collo anche se è troppo alto e questo ti porta a stenderle del tutto, a picchiettargli sulla schiena solo con la punta delle dita. ''La conosci Reality di Richard Sanderson? Adesso potresti cantar quella e ci starebbe benissimo.'' Poggi il capo contro il suo petto, d'altronde ai balli della scuola le ragazzine fanno così. Non che tu abbia mai partecipato a qualcosa del genere: Già lavoravi quando gli altri si diplomavano, ma insomma, qualcosa l'hai vista. Froy ti ha raccontato com'è stato il suo ballo di fine anno: Lui, a differenza tua, ci ha tenuto a diplomarsi. D'altro canto non lo avrebbero preso ai corsi di infermieristica se non avesse avuto un diploma in mano. Tu invece la scuola l'hai abbandonata subito e non perché Ilvermorny fosse difficile: La magia è sempre stata nelle tue corde, quanto perché...non avevi più testa e tutto ciò che sai, beh, ora te lo ha insegnato Papà.
    ''In realtà ho accettato subito...nella mia testa. '' Ma perché ti era sembrata un'opportunità interessante e ti eri detto di preferire la compagnia di Caleb piuttosto quella di altri cinque clienti uno più peculiare dell'altro. I soldi, come al solito, non li vorresti nemmeno accettare, peccato tu sappia bene che, non facendolo, rischieresti di dare un'impressione sbagliata. Sanciresti un accordo che in realtà non c'è, nemmeno quando lo baci e resti accoccolato lì, a bearti del suono che fa il suo cuore. ''Ero interessato all'alcol e al post matrimonio.'' Al sesso che avreste potuto fare presi dalla noia. ''...Non'' Deglutisci, non lo guardo, quasi ti vergogni. ''Non vuoi tornare a casa?'' L'alcol a te da subito alla testa, eh? O sei solo un bugiardo e ti piace fingere che sia così solo per concederti momenti di dolorosa sincerità?
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    C'è poco che esalti Caleb come trovare qualcuno che sappia leggere tra le trame assurde delle sue citazioni, e così è facile che il sorriso - già fisso - si allarghi ancora, si addolcisca. Che le labbra restino strette nella morsa dei denti, perché perfino quello sprazzo di felicità sciocca sembra impossibile. E non gli interessa più niente di essere ad un matrimonio "importante", e di avere ancora un ruolo da giocare in quella storia. Oh no, lui ha la sua da vivere, e cazzo se è contento di aver raggruppato i soldi necessari a tenersi Grace sui piedi ancora un po'.
    Lo sa, si dice, che sarà per poco, ancora, che in fondo non può viverla una vita in cui il lavoro è in pausa e lo stomaco ha fame. Però c'è una citazione del Moulin Rouge, e quindi può ancora mandare al diavolo tutto per un po'. Ad esempio per il tempo che serve a fingersi profondamente ferito per non essere neanche un po' un ballerino provetto. "Ma guarda che ingrato.."
    Però sì, forse è così melenso, dopo, da potersi far accompagnare solo dalla colonna sonora del Tempo delle Mele, che non ha mai visto. E' troppo giovane, tuttavia insomma, ci sono canzoni che restano nella storia anche fuori dal contesto. "Ahi.. ora sono diventato un cliché. Hai altri complimenti per me?" e lo afferma quasi con fierezza, quando in fondo non lo sa bene cosa sta dicendo, quali parole mette una sull'altra. Che nella sua testa la musica è leggermente diversa ed è per questo che trattiene un respiro dietro i battiti pressanti, uno solo, uno che gli chiude gli occhi. Respira, cazzo se è felice.
    Troppo Caleb, veramente troppo. Ma tant'è che mica sa contenersi, ancora meno quando poi Gray lo ammette. Lo dice. Spazza via la paura del ragazzino con una velocità che fa male al petto, che porta domande a che trovano risposte troppo fantasiose, troppo pericolose.
    Tanto che la mano stretta a Grace, la porta vicino, vicino come il battito del cuore che sente e che per una volta non è il suo. Per una volta non è solo Caleb ad impazzire così, a sentirsi cedere le ginocchia. "Oh" Oh. Davvero, nient'altro per un secondo, nulla di diverso dal rossore che gli prende le guance e da quel sorriso che nasconde abbassando il capo contro il suo. Tanto che quel picco baci di prima, diventa la ricerca di adesso, che le labbra le sfiora, ma poi le spinge, che la lingua scivola, dolce a cercare intrecci che conosce, ma di cui non si stanca mai. Non quando ci respira contro, nel tenerselo contro. "La piccola batterista stasera se la cava da sola" ed è un gioco con se stesso, a Grace neanche l'ha spiegato, ma va bene, perché si apre un sorriso che non promette niente di buono. "Vieni, ninfomane.. la festa è finita. Per loro." Ammicca, da vero latin lover Un po' ci si sente. Un po' sa che tanto è dovuto. Servirà a banchettare sul suo giovane cuore. Quando in fondo lo vuole talmente tanto, adesso, che raggiungere la passaporta, facendosi largo tra la folla come ragazzini, è la cosa più giusta da fare: l'unica che gli riesce.
    Ha bevuto, tanto, troppo e male. Per questo è leggero, è una piuma che sbatte la schiena contro la porta della roulotte, che assale di baci Grace, che vuole divorarlo centimetro per centimetro, mentre la testa la usa come ariete nel farsi avanti lungo il collo, che lo spoglierebbe anche al gelo. Forse lo sta facendo. Le chiavi le trova per caso, in una tasca, ed è strano come sia la schiena di Gray adesso a fare da ostacolo, che ce l'ha spinto lui contro la porta. Non è neanche che ricordi bene come è entrato ma inciampa su tutto. "Ciao Caleb" e affonda in quel bacio dato con entrambe le mani, tra un sorriso ed un ansimo.
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    ''Ad essere carino, beh, è carino.''

    Oswald si gira il cellulare di Grace tra le mani. Sullo schermo c'è una foto di Caleb, una di quelle che ha trattenuto con uno screen dalle storie di Instagram senza chiedergli alcun permesso. D'altro canto, in qualsiasi modo suonerebbe strano.

    ''Oz, ti prego, non mettertici anche tu.''

    Froy fuma passeggiando attorno al falò. Fa lo slalom tra le sdraio aperte e non guarda nemmeno per un istante Gray, che dritto, se ne sta sdraiato come se stesse prendendo il sole, anche se fuori fa freddo ed è già notte. Tiene lo zuccotto piegato sino agli occhi e tra le labbra lascia stretta una canna di fumo.

    ''Perché, scusa? Sono solo realista. Questo tipo è così carino che se potessi gli farei io da finto fidanzato.''

    Continua Oswald, zoomando sulla foto, in particolar modo sulle labbra di Caleb. Gray non sta vedendo nulla, quindi ha poco da obiettare.

    ''Grace, a che stai pensando?''

    Froy gli picchietta sulla fronte. Se il ragazzo stesse dormendo, la canna non continuerebbe a fumarsi da sola.

    ''No, a niente, in realtà.''

    Fa spallucce e se ne resta così, immobile. Allunga giusto una mano in direzione di Oswald, ma solo per farsi ridare il cellulare. La foto di Caleb ancora illumina lo schermo. Non la guarda nemmeno quando lo blocca: Ormai la conosce così bene.

    ''Ma state insieme?''

    La domanda di Oswald fa voltare Froy in sua direzione. Che lo guarda tra lo sbigottito e l'ansioso, come se quella domanda da parenti che vedi una volta all'anno fosse diretta a lui e non a Gray.

    ''No, ti pare?''

    Gray ride da sotto il cappuccio. Trattiene un altro tiro, poi, buttandolo fuori, si gira su di un fianco, verso di loro.

    ''Se ci fossi stato non gli avrei chiesto mille dollari per una giornata così.''

    Ma Froy lo capisce dal tono che ha che, forse, c'è qualcosa che non va. Solo che non si da pace.

    ''Già, è solo un suo cliente.''

    Gray lo indica, annuendo con il capo.

    ''Solo un cliente.''
    ''Ma molto carino.''

    Rincara Oswald. Gray si limita a far spallucce. Froy trattiene il fiato. Fulmina Oswald con lo sguardo.

    ''Guarda che se proprio non ci tieni me lo fai conoscere e ci provo io eh.''

    Ozzy si tira su la sdraio, facendo peso sulle braccia. Si sporge verso il capo chino di Gray ancora coperto.

    ''Col cazzo, mh?''


    Col cazzo che lo divideresti con qualcuno, giusto? Non è qualcosa che sai ripeterti anche ora, ma è sicuramente una constatazione che non puoi fare a meno di portare con te. Anche se, inevitabilmente, lo hai già concesso troppo agli altri: A Chrys e Josh per la loro marcia nuziale, per quei saluti che non hanno fatto altro che metterti un'angoscia indescrivibile e a quella ragazzina, che da quando lo ha incrociato non ha fatto altro che staccargli gli occhi di dosso. Ti dici che se lo conoscesse per come lo conosci tu forse si pentirebbe di guardarlo in quel modo, di desiderarlo come fosse un ragazzino come tanti altri pronto a sperimentare con lei. Caleb non ha più nulla da sperimentare, non in quell'ambito in cui tu quotidianamente lo trascini. Non ha niente da dover imparare se non ad amarsi nel modo in cui palesemente non fa. Perché se si amasse, almeno un po', forse la smetterebbe di cercare la tua compagnia.
    Risparmierebbe i soldi per una cotta più seria: Li userebbe per portare a cena qualcuno che non sei tu, qualcuno di più giovane e con il quale poter sicuramente costruire un futuro migliore di quello che potresti offrirgli se solamente avessi l'intenzione di farlo.
    Ma questo non glielo dici, non quando ogni suo tocco è gentilezza e tu ne sei avaro, terribilmente bisognoso. Tanto che basta una presa del genere, una carezza a farti dimenticare tutto ciò che sei stato sino ad oggi: Solo, una prostituta qualunque.
    Usi Caleb solo per poterti sentire una persona normale per qualche ora. Sei la persona più spregevole e meschina che io conosca. Ed avrei ragione, adesso, se non sentissi come il tuo cuore sa battere all'unisono col suo. Come se fossi tu il ragazzino adesso, quello che vuole la privacy, vuole tutte le sue attenzioni per sé.
    ''Non sono un ninfomane.'' Lo dici ridendo, ma d'altro canto cosa intendi? Che non sei un ninfomane come tanti altri? Che a lui ci tieni? O tieni molto di più al tuo essere una puttana da quattro soldi che il sesso se lo fa piacere per non sprofondare del tutto nella merda? Non lo sai e, ovviamente, non sapendolo finisci per non poterlo spiegare nemmeno a lui. D'altro canto cosa c'è da spiegare ad un cliente? Se Caleb ti vuole ninfomane, poi, tu sarai un ninfomane. Perché la carta canta e quando la carta sono i soldi, beh, le cose cambiano drasticamente.
    Per questo ti lasci trascinare alla passaporta. La tocchi insieme a lui senza alcuna rimostranza e gli rimani incollato, quando avvicinandovi verso il caravan trattieni a te ogni bacio come fosse oro. Come fosse l'ultima colata che ti spetta. Non ti importa nemmeno di inciampare adesso, tanto ti sei già fatto male, né di sentir male alla schiena quando il legno della porta ti si spinge nelle costole. Non ti interessa di nulla, nemmeno di come sia divertente quel ''falling in love'' che ti vede mettere i piedi alla rinfusa. Che ti vede fonderti al suo ambiente.
    ''Grace...'' Un sussurro profondo, proprio come quello che ha spinto Caleb a chiamarlo con quel nome. Il suo, quello di sua madre, quello che ha dato alla bambina che avrebbe voluto vedere crescere. Forse è sempre una stilettata al cuore sentirlo nominare, anche quando sei tu ad ostentarlo, anche quando esce dai tuoi incisivi. ''Sei un po' mio, sai?'' Dici che questo è ciò che si dicono i fidanzati? Anche quelli finti? Dici che non fa male se glielo sussurri sulla pelle, tra le pellicine delle labbra, lo smalto dei denti, sulla punta della lingua a far vibrare i suoi piercing. Perché Grace è di Caleb, non è vero? O è Caleb ad essere di Grace? Chi detiene chi? Chi è che un giorno perderà ogni cosa? Tu diglielo, illudilo, che se proprio devi essere egoista allora conviene che tu lo faccia sino in fondo. Condisci il tutto con le mani che ti scivolano sui pantaloni per sbottonarli da te. Per far prima, che è passato forse troppo tempo da questa mattina, tanto da aver bisogno di riscoprire di cos'è fatta la sua carne. Com'è caldo il suo sangue e di cosa batte quel cuore così fanciullino.
    ''Grace.'' Lo pronunci di nuovo quando ormai le cosce sono già fuori, libera dalle scarpe, libere da qualsiasi tessuto. ''I fidanzati se lo dicono che si amano?'' E tu vuoi sentirtelo dire da lui? Vuoi che pronunci quelle cinque lettere inflazionatissime? Vuoi sentirti così stretto e al col tempo braccato? Cos'è che stai cercando in Caleb questa sera? Forse è sempre l'alcol a parlare per te? Forse sei solo stupido, alla frutta, un perdente di quella stessa vita che non sai tener stratta a te nemmeno questa sera? Che lo senti come Caleb ti sa sfuggire dalle mani. Come se ce le avessi lisce, umide. Sei un pesce, sei informe. Ogni forma, ogni centimetro, lo ridisegna lui. Lo modella lui.
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    18 anni
    "Quindi, Joshua e quel Chrys eh?"
    "Così pare"

    Aaron ci aveva girato attorno poco, quando alla fine gli inviti erano arrivati attraverso l'agenzia. E poi non è che Joshua Çevik fosse uno dai tanti discorsi, tutt'altro. E loro erano solo una band di supporto, non i Morgana, non gli amici di una vita che sanno tutto prima di altri.

    "Non era quello che volevi portarti a letto a Vegas?"
    "Sai già la risposta, stronzo"

    E Caleb gli aveva risposto con un sorriso, anche se carico di ansia, di quel timore che Josh potesse sapere cose e poi beh, sapere anche di aver alimentato le loro belle scopate non è che l'avesse aiutato a sentirsi meglio.

    "Dai che ti consolo io, lo sai no?"
    "Si che finisce sempre che sono io a consolare te"

    Così Aaron aveva allungato una mano, si era messo Caleb seduto sulle gambe, come un bambino, alla penombra di una sala prova vuota, abbandonata per quella sera. E quelle mani meschine erano già pronte a infilarsi nei posti giusti, ma profondamente sbagliati. Tanto che a Caleb era salito un nodo in gola.

    "Non ho voglia stasera"
    "Così mi rendi triste"
    "Beh, capita Aaron sai?"
    "Non capita a me, con te"
    "Smettila, voglio andare a casa"

    Aveva fatto anche per alzarsi, Caleb, trattenuto per i polsi, con uno sguardo infuocato a percorrere quelle prese sbagliate. Ma Aaron non vedeva altro che un bimbo capriccioso che, prima o poi, cede. Così l'aveva lasciato andare.

    "Vienici con me al matrimonio"
    "Un appuntamento? Da quando sei così apertamente checca mh?"
    "Stronzo. Dai, così non ti senti solo"

    Ma Caleb non si è sentito solo neppure un secondo, non quando in Gray ha trovato quel sorriso controproducente che tanto lo eccita. Tanto lo spinge a superare i suoi stessi limiti. Come se fosse pronto a dirgli di saltare nel vuoto e, in aggiunta, gli regalasse una benda omaggio: così da assicurarsi brividi totalizzanti. Perché funziona così anche lui, che è o tutto o niente. E quindi o ci va giù pesante, o non lo fa per niente, senza via di mezzo, che il tempo per calibrarsi non lo ha davvero mai avuto. Né voluto. Se solo sua madre fosse vissuta abbastanza da insegnarglielo, se solo Tyron non fosse stato così preso dal suo mostro interiore. "Si?" se ne esce così, impunito, con un sorriso ubriaco che si apre da lato a lato, che insomma lo colpisce un po' troppo l'idea di essere "suo". Appartenere a qualcuno non è nelle sue corde, no, ma caspita, essere accettato lo è eccome. Sapere che, in fondo, c'è qualcuno che lo vuole per ciò che è, non lo ha mai sperimentato. Non senza doppi fini. Per questo dovrebbe essere più furbo, dovrebbe prevenire oggi le paranoie di domani e dirsi che Grace lo fa per soldi, lo dice per soldi. E Caleb dovrebbe saper giocare bene il gioco delle parti, no? "Sono tuo solo per stasera..." lo prova a dire così, tra la fatica che si usa nel togliersi la camicia, che le braghe sono già andate, che in fondo non vuole pensare ad altro che non sia Gray. Solo stasera, perché non ha più un soldo per tirare avanti. ".. dovrai approfittarne" infierisce.
    Vorrei tenerlo con me per sempre. Lo pizzica un pensiero agli angoli degli occhi. Che tiene chiusi quando il fiato scivola in basso, tra baci che lo incastrano ed un cuore che sa battere in ogni vena, lo sente perfino sulle labbra che gli preme contro adesso.
    E' il tempo, per nulla innocente, che si dà quando ammira un secondo il corpo che si svela ancora davanti a lui. Trema. Gli tremano gli occhi, poi le mani, poi le labbra, poi ancora le iridi che per un secondo si inumidiscono. Dice che ha bevuto troppo. Che non è niente. Che non è questa "ultima volta" a rimbombare in testa che gli fa così male. No, è solo uno sciocco ragazzino, giusto? "Sì." Si che si amano, si che se lo dicono continuamente, si che Caleb vuole sentirselo dire per fingere di crederci, o forse per farlo davvero. Reale come le mani con cui lo afferra sotto le cosce, con cui lo solleva per sentirlo abbracciato al petto, per farlo sedere sull'ultimo scalino e spingere parole lungo la carotide. "Si dicono che si amano.." inizia, una mano libera che si chiude trai capelli. "... che vogliono vedersi ancora.." continua, con il corpo che freme, con la fame dei bambini che cresce all'improvviso. Con il dolore che puntella il cuore. ".. che non è l'ultima volta.." e non sta più parlando per ipotesi, non lo ha mai fatto. ".. che forse insieme stanno bene" che sta esagerando, ma non blocca i movimenti di un corpo che ne ha troppo bisogno. Sorride. "Oh, Caleb"
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    ''Com'è andata?''

    Froy lo ha aspettato sveglio. Lo fa sempre quando il lavoro lo trattiene lontano dal circo più di qualche ora. Lo fa a prescindere, perché così è abituato: A prendersi cura di Grace che non sa prendersene da solo.

    ''Bene...''

    Sorride, cammina barcollando, ma non perché è ubriaco, quanto perché sente di aver la testa leggera. Il cuore pure.

    ''Te lo sei goduto almeno il concerto? Certo, se non avessi avuto da lavorare ci saremmo andati insieme''

    Ed intende loro, Ozzy e Leroy. Anche se l'idea di star sotto palco con lui un po' lo emoziona. Non sono cose che hanno già fatto: Non hanno mai visto un concerto insieme.
    Gray si sfila la maglia e fa per infilarsi una felpa più morbida. Una di quelle molto vecchie e lunghe che usa al posto del pigiama. D'altro canto, non se ne è mai comprato uno.

    ''Sì, la band non era male. Ma niente di che, magari ci rifacciamo una prossima volta.''

    Non lo è stato nemmeno farsi scopare in quel modo, quasi romantico, contro il carretto degli hot dog. Non lo è stato nemmeno fingere l'orgasmo al giro di basso dell'ultima canzone. Chiudere gli occhi, poi riaprirli in direzione delle stelle. In attesa della fine.

    ''Certo che ci hai messo un po' a ritornare. Avresti potuto scrivermi almeno.''
    ''Scusa, è che mi sono fermato a parlare con il bassista della band.''

    Se scopare è parlare, allora gli piace da morire farlo. Ha ancora i brividi addosso. Ancora il suo profumo da discount tra i capelli ricci. Si sdraia nel letto con Froy.

    ''Oh, okay.''
    ''Dai, non fare la mamma apprensiva, sono stato bene.''
    ''Sì, beh, è che non stai mai attento come dovresti.''

    Froy gli sposta un ricciolo dalla fronte, ma si stringe nel suo posto. Gli lascia i suoi spazi.

    ''Tranquillo, abbiamo usato il preservativo.''

    Sogghigna, stupido.


    Lo sento il modo in cui ti stai aprendo, come se il costato ti si stesse spaccando in due e l'unica cosa che puoi fare, ora, per rimediare all'irrimediabile, è lasciarlo spalancarsi. Come un portone, come l'unica strada che sai di poter imboccare prima che tutto questo finisca per starti troppo stretto e soffocarti, come quel collare con cui Froy ti tiene a bada e tira. Come le sue mani che ti lasciano annaspare. Nella sbronza, forse. Nell'eccitazione che hanno i bambini quando sanno di star facendo una cosa bellissima, ma che no, non dovrebbero proprio fare.
    Perché tu, se sei qui, hai dei compiti da svolgere e forse rispondere a tono alle sue affermazioni non è così sbagliato: Lui ti ha pagato per questo. Ti ha pagato per sentirsi amato da qualcuno, a posto in un mondo che non ha spazio per lui e stabile, nelle gambe che gli stringi attorno ai fianchi, nella testa che pieghi quando i capelli vengono trattenuti tra le sue dita. Il gel ormai è andato via e con esso, tutte le angosce che oggi hai portato con te. Le smantella lui ad ogni bacio, una ad una, teneramente.
    ''Voglio amarti di nuovo.'' Come quella notte sul tetto e poi in macchina, tra la nebbia, su quello che non era di certo un cavallo bianco ma che comunque ti ha tratto in salvo dalla tua routine, dai tuoi mostri. Un miscuglio di troppe cose, di concetti che resterebbero appesi ad un filo se non ci fossero le dita di Caleb a tirarli giù, a strapparli dal soffitto contro il quale volano come palloncini desolati. Pieni d'aria che, appunto, è solo aria, nient'altro.
    ''Ma come fosse l'ultima volta.'' Anche se non lo sarà, perché vuoi rivederlo e lo sai. Lo senti nella tachicardia che ti crepa il petto e strappa via respiri. Lo sai nel modo in cui te lo tieni contro. Stretto, gelosamente, come se qualcuno potesse portartelo via. E tu non vuoi, non vuoi smettere di sentire la sua pelle liscia sotto i tuoi polpastrelli. Non vuoi smetterla di sentirti pervadere da ogni suo millimetro di esistenza.
    ''Non ti dimenticare di me, Grace.'' Ricerca di nuovo le sue labbra, ad occhi religiosamente chiusi, in nasi che si incontrano, in respiri che si fondono. ''Io non mi dimenticherò di te, Caleb.'' Ridi, sulle sue labbra. ''Ti amo.''
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    Quanto gli fa male sentirselo dire così? Povero piccolo Caleb, innamorato al punto che credere sia vero, che quelle parole abbiano un senso, è la sola ragione che lo spinge a sorridere. Si sta facendo male, tanto quanto non se n'era mai fatto prima. E Grace, lui è così esperto, lui dovrebbe saperlo, lo attira come fosse cosparso di miele. Il ragazzino è un orso, mai sazio, mai fermo, un fremito continuo di baci che scavano, di lingua che ridisegna vene, percorsi che portino al cuore, lo bacia anche lì, mentre risolleva la maglia perché non resti niente a separarlo dalle cicatrici.
    Ha la testa che gli gira, ha un pulsare continuo all'inguine, ha un cervello che preme per spegnersi, che tutto ora profuma d'amore, di quello vero che si direbbe smielato a sottolineare. E allora non lo fa, non lo fa mai, neanche ne valesse del respiro. Lui che il respiro lo perde facile adesso. Che ha brividi solo perché gli ha detto che vuole amarlo ancora. Come se l'avesse già fatto prima. "L'ultima volta" fa eco, con gli occhi lucidi tenuti chiusi a forza. Che lo è davvero: ultima, perché non c'è più un dollaro da pagare in puttane. Ultima perché così non può andare avanti. Ed è paura, che svuota il respiro.
    La paura di essere dimenticato, di fare da sfondo quando vorrebbe solo un piedistallo su cui salire, uno con inciso il suo nome. Caleb Sharp. Semplice, niente ghirigori strani, o dediche assurde, solo qualcuno che lo ami e basta. Ma mica lo ammette, no, Caleb continua a dirsi che come recita è perfetta. Che Grace è perfetto, che se avesse dovuto affidare il suo cuore per la prima morte, l'avrebbe dato a lui. "Mai.." non se ne dimenticherà mai, tanto che quel "ti amo" a tradimento, lo colpisce dov'è più debole.
    Cucciolo, inesperto, è sparare sulla croce rossa di un amore ai primi germogli, così a calpestarlo quando lo paga solo per sentirselo dire. Se ne bea in silenzio con quello sfiorarsi che rallenta piano, in baci che non dà, che si arrampica piano per raggiungerlo, per spingerlo con il corpo sotto il suo. Tra una tendina che si tira bassa, le luci rossastre che lampeggiano molli su di loro, e quel sorriso che racchiude in sé perfino le stelle. Quelle labbra che si morde piano, che se deve godersela ah, come lo farà. "Dirlo prima di fare l'amore è da stronzi.." e fa un male cane, cazzo.. perché vuole fingere che non stiano per scopare, che abbiano sempre fatto l'amore, come si possono amare due idioti con il destino avverso, due cuori in panne. Il suo, ora, è trai denti, stretto a fatica, mentre le dita scendono, percorrono il busto di Grace, sfiorano le cicatrici, giocano con l'elastico degli slip, piano, con le dita che camminano lungo confini già segnati, ma che pretende siano suoi.
    "Mi vuoi anche sono un idiota?" insiste piano con due dita soltanto, ma affonda con precisione, che vuole la sua schiena sia un arco, per lui, per accoglierla scendendo in baci che gli strappino i primi ansimi perché lui possa berli. ".. anche se sono solo un ragazzino troppo cresciuto?" che se deve dirle, allora le dica tutte. ".. anche se sono la tua scopata migliore?" così a lubrificare l'ego, che la risposta la sollecita con dita che premono di più e brividi che lo animano tanto che emana un calore puro. "L'ultima che avrai con me, Caleb"
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    ''Grace!''

    Froy accelera il passo, lo fa scavalcando le sedie da giardino lasciate scivolare per terra. Il fuoco ancora scoppietta fuori dalle tende. Nell'aria c'è odore di legna bruciata e di alcol, emesso dalle loro narici. Barattano l'ossigeno in cambio di etanolo, che ubriaca il cielo e lo fa brillare, sta notte, come non ha mai brillato sino ad ora.

    ''Ehi, ragazzina!''

    Grace barcolla lenta verso i boschi del Wyoming. Non ricorda nemmeno dov'è che sono stanziati adesso: Le sembra sempre troppo vicino a casa sua, nonostante ci siano diversi chilometri a separarla dal Kentucky.
    Froy, che ha appena compiuto diciotto anni, le sta dietro come fosse il fratello maggiore. Le mette una mano sulla spalla, infatti. Cerca di fermarla.

    ''Posa quel bicchiere, non lo reggi l'alcol a questa età.''

    Ma hanno bevuto tutti e nessuno si è premurato di cosa la bambina avrebbe potuto ingerire. Nemmeno Froy, che è solito tenerle gli occhi addosso come fosse il suo guardiano. D'altro canto è lui che la bracca, che la tiene buona quando la tigre si impossessa di lei. Non importa come la trasformazione duri a malapena per mezza giornata: Il ragazzino si sente quasi orgoglioso di avere un incarico così grande. Grace è la prima bestia che gli hanno permesso di educare.
    Ma ora è fuori dal suo controllo. Cammina trascinando i piedi contro il terreno, ringhia nonostante non abbia denti per farlo.

    ''Lasciami in pace!''
    ''Ehi''

    Froy le si mette davanti. Si china per poter essere alla sua altezza. La guarda sorridendo, ma è anche visibilmente preoccupato. D'altronde è ancora un ragazzino ed un bambino non può prendersi cura di un altro bambino, non nel modo in cui vorrebbe farlo lui.

    ''Possiamo parlarne se vuoi, ok?''

    Ma Grace sta piangendo e più Froy parla, più la bambina si chiude a riccio. Nasconde il suo visino minuto nel colletto della felpa. Lascia che il bicchiere le scivoli dalle mani.

    ''Non doveva dirlo!''
    ''Scusalo, ti prego. Oswald non è bravo in queste cose.''
    ''Ma io non so qual è il nome di mia madre!''
    ''E...e non è un problema. Ok? Non devi saperlo per forza.''
    ''Ma lui ha continuato...non gli piaccio. Non piaccio a nessuno.''
    ''No, dai, ma che dici...''

    Froy ci prova a farla sorridere, sorridendo a sua volta come se la cosa potesse in qualche modo influenzarla.

    ''Che era meglio se non fossi nata...''
    ''Smettila, queste cose non devi dirle.''
    ''No, io le dico!''

    Alza il viso, lo urla e questo non le impedisce di piangere ancora ed ancora.

    ''Non devi farlo un figlio se non puoi tenerlo con te! ''
    ''Ma lei non lo ha fatto di proposito...Se avesse potuto scegliere...''
    ''Ha potuto, ma non lo ha fatto.''
    ''Grace, smettila''
    ''Avrebbe potuto uccidermi prima!''


    Tua madre non avrebbe voluto condannarti. Non lo ha fatto per cattiveria, non lo ha fatto per ripicca nei confronti di quella vita che tanto le aveva dato quanto tolto. Tua madre, per quanto le è stato possibile, ti ha amata. Forse è stata innamorata solo dell'idea di averti per sé. Di poterti stringere per almeno qualche anno. Ed insegnarti a camminare, per esempio, o a leggere quei fumetti che tanto ti piacciono. Forse amava semplicemente tuo padre e, lasciandosi andare, non ha avuto cuore poi di strapparti via dal suo utero. Di rinnegarti solo perché la fortuna aveva rinnegato lei.
    Forse è stata debole, forse, invece, è stata forte nel metterti al mondo sapendo che presto ti avrebbe detto addio. Forse le somigli più di quanto tu voglia. Anche se hai strappato da te l'immagine che più le somigliava, quella che ha finito per gettare tuo padre nel baratro dell'alcol.
    Ma questo non lo racconti a Caleb, nemmeno quando strappi a lui quell'interesse che hai sentito venire meno durante gli anni e che un po' ti ha annichilito, al punto da vederti quasi felice rinchiuso nella tua bolla dia abusi perpetrati da chi quelle mani te le stringe con affetto, quasi amore.
    ''Forse un po'.''
    Che è da stronzi, intendi, anche se nel dirlo ridi di nuovo e lo fai piegando la testa all'indietro, quasi andando a tempo con il ritmo di una mano che scende oltre gli slip e tamburella la dove la cassa di risonanza è grande ed i bassi sono terribilmente profondi, uterini, per l'appunto. Ma d'altro canto hai già detto a Caleb di non saperne niente dell'amore e di com'è che si faccia quando nel guardarlo di sguincio lo riscopri vicino a te più di quanto avevi notato già fosse. Non è nemmeno difficilissimo fingerti suo fidanzato, non quando già parte del tuo tempo finisci per riservare a lui parte delle tue attenzioni. Che quasi non scoperesti più con gli altri se non fosse per soldi. Ma ogni volta che lo fai, beh, su di lui torni spesso. Chiudi gli occhi come ti ha insegnato a fare nel caravan. Li chiudi e fingi di averlo lì laddove invece è Gary a spingere tra le gambe, a divaricartele per permettere che la sua fede vi passi attraverso. E lo stesso è per Joseph, per David, per Smeralda e Genevieve.
    Eppure non è qualcosa che sai rimangiare, non quando le sue mani ti percorrono, ridisegnano e nel farlo ti fanno sentire meglio. Quasi in pace con te stesso e con quel corpo che hai rinnegato, pronto a vederlo trasformarsi irrimediabilmente in quello sontuoso di una tigre.
    ''Io voglio tutto.'' Di te. E glielo dici con forse una punta di amarezza nella voce. Che sai bene come mai ti è uscito in quel modo: Perché Caleb ti piace nei modi che ha di esistere, di condividere la sua aria con te e di formulare pensieri che un po' si legano ai tuoi. Un po' li modificano, li arricchiscono. Ti rende migliore, Caleb, vero e forse è proprio per questo suo essere un ragazzino alle - forse - prime armi. Forse è per il modo in cui ha imparato ad accenderti, farti vibrare, inarcare la schiena come fossi un'arpa. Ti suona, Caleb, lo fa come se fossi il suo basso, come se la tua pelle fossero le corde che lo tengono insieme e sa come farlo. Conosce il tuo sound, ti ha studiato più e più volte. Cantando la tua voce nella sua testa ed ampliando il testo con quei sospiri che non gli neghi e che oggi, come sempre, sgorgano dalla gola come bolle accoglienti. Luoghi in cui rifugiarsi ciechi dell'avvenire.
    ''Cazzo se lo sei.'' La tua scopata migliore, sì. Lo è davvero e forse glielo dici arrossendo, ridendo, di straforo Lasciando che la verità emerga a piccoli passi attraverso l'alcol ed il piace che lui incanala sin sopra il petto. Te lo spinge dentro, ti costringe a lasciar battere il cuore in un determinato modo, come se ci fosse la sua mano a sorreggerlo, a dargli la forza per pompare forte. Per farti sentir venir meno.
    ''Tienimi con te, Grace.'' In questa piccola dimora, appeso al soffitto come fossi un quadro. Una fotografia sbiadita che sta bene solo se abbinata al resto di questo mobilio. Che è bella da guardare proprio perché legata a tutto il resto. ''N...non farmi andare via.'' Una confessione, bruciante. Anche se non vedi l'ora di rivedere Froy, Leroy ed Ozzy. Anche se i tuoi fratelli ti mancano ogni giorno. Ti manca essere terribilmente triste e leggero con loro. Al limite della vita stessa. In uno stato di borderline a cui ormai sei abituato.
    Che ti paghi di nuovo, che lo faccia in eterno, a rate, in natura, in qualsiasi modo. Che ti strappi così via dalla strada, che ti ridia un futuro, una speranza vana alla quale aggrapparsi anche se sei conscio della sua inutilità.
    Che ti trattenga da mani altrui. Che impedisca agli altri di toccarti o anche solo idealizzarti e spingere ad accettare qualcosa che diversamente eviteresti...se avessi motivo di farlo, se le tua vita non fosse quella che è, probabilmente, avresti già smesso.
    Che ti faccia vivere davvero, almeno oggi. Solo per una notte che egoisticamente già strappi, affondando le dita nella sua pelle, scavandogliela alla ricerca dei suoi tesori. Scendendo poi, esplorandola, lambendo ogni centimetro di grasso. Ogni sua piega, ogni suo neo, i tatuaggi che ami e che baceresti se non fossi impegnato ad annaspare in te stesso. Ad ansimare il suo nome senza pronunciarlo, il tuo, non lo sai. Che le mani riscaldano ciò che è già caldo. Che l'alcol risale alla testa, di colpo, di nuovo, in una botta di adrenalina che ti gonfia i polmoni e lo fa rimettendoti al mondo. Come fossi appena nato, nuovo, privo di quel passato che ti ha forgiato e poi distrutto e che, con forza, trascini sempre dietro con te.
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